Bo Gate: il cane di Obama viaggia in prima classe!

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Questa settimana, il presidente Obama e la sua famiglia sono tornati a Martha Vineyard per un’altra lussuosa vacanza d’agosto. E ‘il loro quarto viaggio da quando Obama ha iniziato la sua presidenza, il che significa che l’opposizione, indignata per la sua scelta  di destinazioni esclusive per le vacanze mentre in America la ripresa economica stenta, stanno cercando in tutti i modi di denigrare l’immagine del presidente americano. Un’occasione ghiotta per i repubblicani si è presentata quando il Telegraph ha riferito che il cane della famiglia Obama, Bo, ha viaggiato su un volo diverso rispetto a quello della famiglia Obama per raggiungere l’isola di Martha Vineyard.

Il Telegraph ha infatti riferito:

Bo, il cane del presidente Obama, ha viaggiato su un volo separato su uno dei due MV-22 Ospreys, un velivolo ibrido che decolla come un elicottero, ma vola come un aereo. E’ stata la prima volta gli Ospreys sono stati presi da un presidente degli Stati Uniti e dalla sua famiglia.

Il cane avrebbe anche viaggiato a quanto riferiscono i media in prima classe e ha avuto a disposizione durante il volo una cesta piena di palline per poter giocare.

Poi vi è stato un aggiornamento che chiariva che sullo stesso volo del cane presidenziale hanno volato anche lo staff della Casa Bianca, i media, i servizi segreti. Quindi l’aereo non è servito al solo trasporto di Bo.

“Buon compleanno, Barack!” Il tweet di Michelle

_1obama-compleanno-tuttacronacaLa First Lady, Michelle Obama, sceglie Twitter per inviare gli auguri al marito per il cinquantaduesimo compleanno. “Buon Compleanno, Barack! I tuoi capelli sono un pò più grigi, ma ti amo come sempre e anche di più”, Firmato Mo. Oltre al messaggio, una foto in bianco nero, risalente ad almeno una ventina di anni fa, che li ritrae assieme.

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Happy Birthday Mr. President!?

-1bo-obama-tuttacronacaFesteggia il suo cinquantaduesimo compleanno Barak Obama e tutti gli occhi sono puntati… su Bo! Il cane ufficiale della Casa Bianca, diventato un beniamino per tutte le gag di cui è stato protagonista, è infatti sotto stretta osservazione mediatica mentre tutti s’interrogano su cosa farà per festeggiare l’avvenimento. A dar lo spunto per quest’attenzione mediatica lo stesso presidente americano, che ha pubblicato sul suo account Twitter ufficiale un’immagine di Bo abbellito da una ghirlanda di fiori, in pieno stile hawaiano. I giornalisti, da quel momento, si chiedono se questo non sia un indizio per i festeggiamenti. Quello che è certo è che il presidente difficilmente riuscirà a immergersi nei festeggiamenti, visto il fiato sospeso per l’allarme terrorismo di matrice qaidista lanciato dagli Stati Uniti e confermato dall’Interpol a Lione. Lui stesso, pur non avendo cambiato il suo programma, dalla residenza di Camp David resta costantemente informato su ogni sviluppo dal suo team della Sicurezza Nazionale. Tutta l’America sta vivendo con ansia crescente questa strana domenica in cui il Dipartimento di Stato ha stabilito la chiusura di 22 tra ambasciate e consolati in Nord Africa, l’Asia centromeridionale e soprattutto la penisola Arabica.

ALLARME ATTENTATI: non viaggiate, così gli Usa. L’Aquila minacciata?

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Sono «serie e credibili» secondo Washington le minacce che potrebbero accadere nella giornata di domenica e perciò si è deciso di chiudere 19 ambasciate , sparse tra Nord Africa e Medio Oriente. Inoltre, sempre per il 4 agosto, è stato lanciato un allarme per i viaggi a livello globale e con un attenzione particolare alla medesima area. L’intelligence – secondo indiscrezioni – avrebbe raccolto informazioni su possibili attacchi contro obiettivi americani da parte di gruppi vicini ad Al Qaeda che agiscono nella Penisola Arabica.

Manning e Snowden i destini incrociati di due eroi o di due delatori?

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Come da sempre ci insegna la storia occorrono anni prima che si possa poi, quando ormai il tempo fa prendere la giusta distanza dagli eventi e gli interessi economici e politici vanno via via scemando, fare un’analisi oggettiva. Ci sono argomenti, invece, sui quali nonostante passano decenni  un oggettività non si raggiunge mai e gli schieramenti tra sostenitori e contrari restano a dividere l’opinione pubblica. Sarà forse il caso di Snowden e Manning? Probabilmente lo sarà… Nessun europeo riuscirà, nel profondo a capire perchè un crimine di guerra denunciato possa diventare invece un atto di spionaggio. Per assurdo,  nel caso del militare americano, le vittime che hanno subito soprusi sembra quasi che siano diventati i carnefici che hanno costretto Manning al carcere. Eppure c’è chi è pronto a sostenere che Manning non avrebbe mai dovuto rivelare alcune informazioni, neppure se si trattava di 12 civili disarmati uccisi da due Apache americani. Perché? Perché è un problema di fedeltà alla patria, di rispetto per il proprio paese, di lealtà… ma quale paese civile, democratico e leale ucciderebbe su un territorio straniero martoriato da una guerra 12 civili indifesi?  Improvvisamente però, scoppia il caso Snowden, un nuovo delatore che stanco dei soprusi questa volta perpetrati dagli americani, anche contro i propri stessi cittadini, si ribella e fa scoppiare il datagate… dopo mesi di incertezza passati all’aeroporto Sheremetevo di Mosca ottiene finalmente un asilo temporaneo in Russia. Ora Snowden sarebbe diretto «in un luogo sicuro», ma «segreto», che non sarà rivelato.

E’ notizia delle ultime ore che la talpa del Datagate si pronuncerà oggi sul caso del soldato Bradley Manning, giudicato «traditore» da un tribunale Usa per il caso Wikileaks. Lo riferisce il sito web di Julian Assange che pubblica cablogrammi diplomatici segreti.

La storia si ripete, la Russia non si compromette! Snowden è scomodo.

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La storia di ripete e mai come nel caso di Usa e Russia i cicli sono così rapidi. Era l’aprile del 1961 quando si rischiò la guerra mondiale a causa della crisi dei missili di Cuba. Kennedy non indietreggiò neppure di un passo, ma  Chruščëv ebbe il buon senso di non scatenare una guerra che avrebbe avuto risultati devastanti. Dopo anni che non si parlava più di tensioni fra Russia e America ci ha pensato Snowden a riaccendere la miccia e a provocare un nuovo ciclo di guerra fredda. Il copione si ripete, il film è già visto e la teoria di Vico su cicli e ricicli trova conferme. Da una parte c’è Barack Obama, dall’altra Vladimir Putin. Al posto di Cuba questa volta c’è un uomo, Edward Snowden, una talpa dei servizi segreti americani, uno 007 che si è ribellato e che è divenuto una ‘mina vagante’ in cerca di asilo politico. La verità e la possibilità per un mondo migliore, più giusto e più “trasparente” è alla portata di tutti, ma non interessa a nessuno o almeno così sembrerebbe. Putin “scarica” Snowden e privilegia i rapporti bilaterali con gli Usa piuttosto che “beghe sulle attività dei servizi segreti”. Snowden si è immolato per nulla? La verità sembra proprio che nessuno la voglia ascoltare, è troppo scomoda da sentire, come è scomoda la talpa del Datagate. Quando ci sarà qualche politico interessato a un  mondo migliore? Forse quando gli uomini come Snowden non saranno più chiamati talpe, o spie o delatori, ma prenderanno il nome di eroi!
 

Edward Snowden e l’incontro con i difensori dei diritti umani

snowden-mosca-tuttacronacasnowden ha incontrato i difensori dei diritti umani all’aeroporto di Mosca ed ha chiesto di essere aiutato ad ottenere un asilo temporaneo in Russia. A riferirlo Tatiana Lokshina, dell’Ong Hrw, che ha spiegato che l’ex informatico dell’Nsa “per ora non può andare in America Latina”. La condizione posta dal Cremlino, però, è che cessi “le sue attività contro gli Stati Uniti”. Al riguardo, il deputato putiniano Viaceslav Nikonov ha assicurato che Snowden non intende più danneggiare gli Usa. “Ha detto di essere a conoscenza di questa condizione e ha dichiarato che può accettarla facilmente, dato che è un patriota del suo Paese”. Inoltre, secondo Nikonov, “ha detto di aver già raccontato tutto quello che sapeva. Nel frattempo la tv di Stato Russia 24 ha diffuso le foto della Talpa all’incontro con tredici attivisti, mostrando così la prima immagine di Snowden dopo settimane di fuga. L’avvocato Anatoli Kucerena, che ha spiegato che per completare l’iter della concessione dell’asilo occorreranno tra le e due e le tre settimane, ha annunciato l’intenzione dell’informatico di scrivere una lettera a Obama per raccontare delle violazioni dei diritti umani fondamentali. Il capo dell’ufficio moscovita di Amnesty International, Serghiei Nikitin, ha resi invece noti i progetti futuri della talpa: “Vuole ottenere asilo politico, almeno come protezione temporanea, in Russia. Ma le sue azioni successive non sono chiare. Snowden ha detto che potrebbe andare in un Paese dell’America Latina”.

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Skype e Microsoft collaborano con l’intelligence Usa: parola di Snowden

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Edward Snowden, la talpa del Datagate, alza nuovamente il tiro, fornendo al Guardian file e documenti che proverebbero la collaborazione di Skype e Microsoft con l’intelligence statunitense: “Microsoft e Skype complici del governo Usa perché hanno permesso che fossero intercettati dati, video e telefonate degli utenti”. Sempre secondo Snowden, inoltre, la Nsa avrebbe avuto il supporto di Microsoft per aggirare le difese del suo stesso sistema operativo. Al riguardo, la risposta di Redmon è stata secca: “Microsoft non concede e non offre al governo nessun accesso diretto a nessuno dei suoi prodotti”. Nel frattempo il mistero continua ad infittirsi sulle sorti della talpa: era o non era a bordo del volo Aeroflot 150 partito ieri da Mosca e diretto a Cuba che, decollato alle 14:13, non ha seguito la rotta abituale sorvolando Scandinavia, Islanda e Groenlandia prima di virare a Sud sopra il Canada e gli Stati Uniti, al fine di non venire intercettato? Il cambio rotta è dipeso dalla presenza di Snowden? Il Post ha fornito quest’ipotesi, ma potrebbe essersi trattato anche di un cambio dipeso dalle condizioni meteo, come le tempeste sulla Groenlandia. Il giallo continua.

I servizi tedeschi “vanno a letto” con quelli americani?

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Le ultime dichiarazioni si Snowden innescano un altra bomba. La talpa infatti avrebbe rivelato che i servizi tedeschi collaborassero con la Nsa e che le persone da sorvegliare venissero selezionate in base ai loro profili Facebook e alle loro mail. In una intervista al giornale tedesco Der Spiegel, talpa avrebbe usato l’espressione inequivocabile che gli Usa ”vanno a letto con i tedeschi”

Nella Nsa – precisa Snowden, c’è una direzione degli Affari Esteri e la cooperazione con gli altri pesi è concepita in modo da ”isolare i leader politici dalle ripercussioni” nel caso in cui venisse svelato ”con quale ampiezza stanno violando la privacy globale”.

L’intervista è stata condotta da un esperto americano in crittografia, Jacob Applebaum, e dalla regista di documentari Laura Poitras, con l’aiuto di email criptate, poco prima che Snowden uscisse allo scoperto.

Secondo Der Spiegel, la collaborazione tra la Nsa e i servizi tedeschi del Bnd è più stretta di quanto si sapesse finora, con gli americani che forniscono agli alleati ”strumenti di analisi”, in particolare per il Medio Oriente.

Famiglie a confronto: Obama e Mandela

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Barack Obama e la First Lady Michelle Obama hanno incontrato la famiglia di Nelson Mandela al Mandela Center for Memory di Johannesburg. All’incontro hanno partecipato anche le figlie dell’ex presidente del Sudafrica, Makaziwe Mandela e Zindzi Mandela Hlongwane, e alcuni nipoti. Il presidente americano, come rende noto la Casa Bianca, ha anche parlato al telefono con la moglie di Mandela, Graca Machel, ”che resta al fianco del marito in ospedale a Pretoria”. Al telefono il presidente degli usa ha espresso il suo ”appoggio in questo momento difficile”.

Il Sudafrica prega per Mandela e protesta per Obama

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L’Air Force One è atterrato qualche ora fa e ora è iniziata la visita ufficiale di Obama in Sudafrica.

Sono state però centinaia le persone che si erano date appuntamento davanti all’ambasciata americana per un sit in di protesta organizzato dal partito comunista e alcuni sindacati. Sui loro cartelli si legge: “Obama e Netanyahu schiavisti”. E anche un riferimento al caso Snowden: “Stop alla guerra contro la libertà di stampa”.

Le parole di Obama perciò sono caute:

«L’ultima cosa che vorrei ora è essere invadente, inopportuno, in un momento in cui la famiglia è molto preoccupata per le sue condizioni di salute. Ora la nostra principale preoccupazione è che si riprenda. Del resto – ha confermato Obama – il messaggio principale che vogliamo consegnare non deve essere necessariamente inviato a lui, ma alla sua famiglia. E cioè la profonda gratitudine per la sua leadership in tutti questi anni e comunicare i sentimenti e le preghiere del popolo americano che sta vicino a lui, ai suoi cari e al suo Paese. Un pensiero che unisce tutto il mondo».

E’ prevista anche una manifestazione all’Università di Johannesburg, nel campus di Soweto, dove Obama parlerà agli studenti e riceverà una laurea ad honorem.

La ex moglie di Mandela, Winnie, nelle scorse ore aveva parlato di un notevole miglioramento delle condizioni di salute di Madiba, anche se quella diatriba finita in tribunale per decidere dove seppellire l’ex presidente è sembrata inopportuna e troppo precoce.

In questo clima Obama ha ricordato i suoi primi passi in politica che iniziarono proprio a sostegno della lotta contro l’apartheid:

 «Avevo 19 anni – ha raccontato di recente Obama – e stavo all’Occidental College. Era il 1980 ed ero impegnato nel movimento contro il regime razzista di Pretoria». In particolare, come ricorda un suo compagno di studi, Margo Mifflin, Obama fece il suo primo comizio pubblico il 18 febbraio 1981, aprendo una manifestazione a favore del boicottaggio contro le multinazionali che continuavano a investire in Sudafrica, appoggiando di fatto la repressione dei neri. Ma quel comizio finì male, visto che Barack venne praticamente costretto ad andare via, cacciato da alcuni studenti ‘afrikaaner’.

«All’epoca – racconta Obama – non pensavo che Mandela potesse essere liberato, ma già avevo letto i suoi scritti da cui capii che era un uomo che credeva nei principi base di uguaglianza e pari dignità tra tutti gli uomini».

Un incontro tra Obama e Mandela però ci fu già nel 2005, come testimonia una fotografia che ritrae il presidente Usa insieme a Madiba.

Governo Usa pirata le compagnie telefoniche cinesi per raccogliere sms

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La cosiddetta “talpa” del Datagate, Edward Snowden, avrebbe affermato che il governo degli Stati Uniti pirata le compagnie di cellulari cinesi per raccogliere milioni di sms. Lo si legge in un articolo pubblicato dal quotidiano di Hong Kong “South China Morning Post”. L’ex-agente Cia ed ex consulente dell’Agenzia della sicurezza americana (Nsa) rifugiatosi ad Hong Kong ha dichiarato che “La Nsa pirata compagnie di telefonia mobile cinesi per rubare tutti i vostri sms”. Snowden ha aggiunto di “avere delle prove su ciò che afferma”, stando al quotidiano che però non cita alcun documento a riguardo. Il quotidiano spiega che, secondo le statistiche ufficiali, i cinesi si sono scambiati circa 900 miliardi de messaggi di testo nel 2012, il 2,1% in più rispetto al 2011. Nell’articolo non si legge come la presunta pirateria abbia avuto luogo, ma afferma che gli esperti cinesi della cybersicurezza da diverso tempo sono preoccupati sugli attacchi “clandestini” condotti con apparecchiature straniere.

Quei database di DNA dove chiunque può essere schedato

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Esiste un database federale, in America, in cui si raccoglie il DNA degli autori di delitti di una certa rilevanza. I limiti sono severi per quel che riguarda la raccolta di questo dato ed esiste un numero tipizzato di casi e di procedure da seguire. Ma le cose cambiano a livello locale, dove ci si affida anche all’improvvisazione di qualche procuratore o sceriffo. Il New York Times racconta che negli archivi locali finisce il DNA di coloro che si riesce a convincere, spesso con l’inganno, ad acconsentire alla raccolta e anche di chi non acconsente. E non si parla più di persone colpevoli di qualche reato, nei database locali finirebbero infatti anche i dati del DNA delle stesse vittime o addirittura di ignari che in qualche modo hanno consegnato un loro campione biologico alle forze di polizia. Diventa quindi un abuso la pratica che, che in teoria, è nata solo per trattenere solo il DNA dei colpevoli di determinati reati raccogliendo così che possono agevolare la scoperta degli autori di diversi crimini. A livello locale, i database servono per abbreviare i tempi necessari per interpellare gli archivi federali, ma mancano di controllo o supervisione e vengono creati al chiaro ed esclusivo scopo di giungere più facilmente all’incriminazione dei colpevoli, non per scagionare gli innocenti. Il pericolo è che non è dato conoscere se quei database riescano ad essere consultati da curiosi, come la stessa NSA o le compagnie assicuratrici, che hanno un evidente interesse nel DNA dei potenziali clienti. 

I’m Edward Snowden: “ho sacrificato la vita”

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«Non ho avuto nessuna intenzione di nascondere la mia identità perché so che non ho fatto nulla di male» ha dichiarato Edward Snowden, 29enne , che ha sacrificato la sua vita comoda fatta di una ragazza, un lavoro e  una carriera per non vivere in un paese che consente di spiare i propri cittadini. Snowden è la talpa che ha rivelato al Guardian il programma di controllo dati più grande della storia americana: “non avevo la coscienza a posto nel permettere che il governo Usa distruggesse ogni privacy, libertà della rete, e diritti fondamentali delle persone in tutto il mondo.”

Edward Snowden si trova in una camera d’albergo di Hong Kong. «Ho scelto questo Paese – spiega la ‘talpa’ – perchè ha un forte impegno a favore della libertà di parola e a tutela del dissenso politico» e perché lui stesso crede che sia uno dei pochi luoghi al mondo che potrebbe e dovrebbe resistere ai dettami del governo americano.

Sarebbe un’attrice ad aver inviato le lettere alla ricina a Obama?

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Sarebbe stata l’attrice Shannon Richardson  ad aver inviato il 20 maggio scorso le tre lettere contenenti ricina indirizzandole a Barack Obama, al sindaco di New York Michael Bloomberg e a un attivista della campagna contro le armi da fuoco. L’attrice arrestata, ora rischia di essere condannata fino a 10 anni per le minacce al presidente e a Bloomberg che aveva finanziato anche una campagna pubblicitaria da 12 milioni di dollari per mettere sotto controllo la vendita di armi da fuoco e contrastare l’influenza della Nra, potente lobby dei produttori.

Quella strana foto: Obama con i Capi del web…

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Era metà febbraio 2011 e Obama fu ritratto a tavola con i capi del web. La foto fece scalpore per la presenza di Steve Jobs, che fra l’altro appariva in uno degli scatti di spalle e sul quale la stampa statunitense si era sbizzarrita a fare le più fantasiose analisi… Jobs sta bene o Jobs sta male! Se invece di analizzare il Ceo di Apple si fosse prestata più attenzione al fatto che Obama era a tavola con 10 persone ritenuti i veri capi del web e il preside di una delle Università più prestigiose d’America che da sempre fa ricerca per migliorare e ampliare l’offerta della rete, forse ora non ci si stupirebbe poi tanto delle intercettazioni e dei controlli telematici.

Con chi era a cena il presidente Obama? Con i più grandi imprenditori di Silicon Valley… Solo una casualità o il motivo erano le intercettazioni e i controlli? Ecco gli “uomini” con il presidente:

– John Doerr, di Kleiner Perkins Caufield & Byers
– Carol Bartz, presidente di Yahoo!
– John Chambers, CEO di Cisco
– Dick Costolo, CEO di Twitter
– Larry Ellison, CEO di Oracle
– Reed Hastings, CEO di NetFlix
– John Hennessy, presidente della Stanford University
– Steve Jobs, CEO di Apple
– Art Levinson, presidente di Genentech
– Eric Schmidt, CEO di Google
– Steve Westly, fondatore di Westly Group
– Mark Zuckerberg, CEO di Facebook

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Dai cellulari alla rete: gli Usa spiano anche nel web

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Dopo lo scoop del Guardian sulle utenze Verizon intercettate, ora il Washington Post rivela che il governo ha accesso anche ai server dei giganti del web attraverso il programma Prism: si allarga lo scandalo attorno all’operato della National security agency (Nsa) e l’Fbi. L’amministrazione Obama è nel centro del tornado e il Presidente atttaccato su tutti i fronti, tando da essere paragonato a George W. Bush, con gli utenti di Twitter che, approfittando della coincidenza con l’anniversario dello sbarco in Normandia, parla di Dday per la difesa del diritto di privacy. Una fonte anonima cerca di arginare la crisi spiegando che il programma autorizza a controllare solo cittadini non americani o che vivono fuori dagli Stati Uniti. “Si tratta – si sottolinea – della più importante mole di dati d’intelligence di sempre, usata per proteggere la Nazione da molteplici minacce” mentre il direttore della National intelligence James Clapper sostiene che i reportage del Guardian e del Wp “sono pieni di errori”. Ma lo sdegno di fronte alla notizia che l’Fbi ha accesso diretto ai server di aziende come Microsoft, Google, Facebook, Skype e Apple, e che può estrarre foto, video e contatti attorno alla vita di milioni di persone resta enorme e anche il New York Times attacca Obama: “L’amministrazione ha perso credibilità”, afferma il quotidiano tradizionalmente vicino a Obama. Le telefonate spiate sono un “abuso di potere che richiede vere spiegazioni”. Sinora il governo ha risposto “con le stesse banalità che ha usato ogni volta che il presidente Obama è stato sorpreso a eccedere nell’uso dei suoi poteri”. Il Washington Post, da parte sua, spiega che il programma segreto dal nome in codice Prism, somiglia molto “a quello controverso voluto dal presidente George W. Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre”. Nel frattempo è arrivata anche una precisazione da Google, che afferma di comunicare “i dati al governo nel rispetto della legge. Di tanto in tanto alcuni sostengono che abbiamo creato una porta per il governo nel nostro sistema, ma Google non ha alcuna porta per il governo per accedere ai dati degli utenti”. Ma il mistero s’infittisce quando la Apple fa sapere di non avere idea di cosa si stia parlando, di non avere mai fornito ad alcuna agenzia governativa alcun accesso ai propri server.

Gli Usa spiano loro stessi!

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La polemica non è nuova, ma è la vastità del fenomeno che spaventa. E’ il Guardian ad aver fatto uno scoop pubblicando un ordine segreto che obbliga il secondo provider statunitense a fornire informazioni a strascico alla National Security Agency (NSA) sulle chiamate quotidiane degli utenti. L’ordine è stato dato dalla Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC) e stabilisce l’obbligo per l’azienda fornitrice di servizi di telecomunicazione di un’attenta e meticolosa raccolta di dati sensibili.

L’ordine è stato firmato dal Presidente Obama a metà aprile e scadrà, se non verrà rinnovato, il 19 luglio 2013. Ora il partito repubblicano americano ha in mano un’arma micidiale da scagliare contro la seconda amministrazione Obama: le pratiche illiberali messe in atto per sventare gli atti antiterroristici che poi si ripercuotono sull’attività quotidiana di molti cittadini americani. Quanto costa in termini di privacy il terrorismo agli statunitensi? Il Grande Fratello Usa quali ripercussioni avrà su Obama? Quei milioni di telefonate registrate saranno utili o sono solo una misura imponente che però non è efficace?

La Casa Bianca respinge però ogni tipo d’accusa… si apre un nuovo capitolo?

AP hackerata, crolla Wall Street dopo il falso attentato a Obama

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Wall Street stava facendo la sua seduta con un buon livello di scambi quando è arrivata la notizia di un attentato alla Casa Bianca, nel quale era rimasto ferito il il presidente Barack Obama. Il Dow Jones in pochi secondi ha perso 100 punti, scendendo in territorio negativo. In realtà è stato hackerato il profilo twitter di Ap. Dopo la netta smentita con molta difficoltà il dj ora a ripreso a salire ma si sta attestando su una valore di +0,89. Intanto il profilo di Ap è stato bloccato:

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ESPLODE UNA FABBRICA DI FERTILIZZANTI IN TEXAS: E’ STRAGE

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Un intera città in fiamme, così si è mostrata ai primi soccorritori la città di West nel Texas, a 30 km da Waco.

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”E’ stato come una bomba atomica scoppiata in giardino”. Così il sindaco di West, Tommy Muska, racconta l’esplosione della fabbrica di fertilizzanti che ha raso al suolo tutti gli edifici circostanti nel raggio di 5 chilometri, riducendo West a una città fantasma. L’esplosione ha provocato anche un sisma, di magnitudo 2.0,  rilevato l’Usgs, l’istituto geofisico americano. ESPLOSIONE-TEXAS-3

Sono ancora tante le case crollate dove credo ci sia tanta gente in trappola. Temo che ci siano molti, molti morti”. Lo ha detto un medico del pronto intervento, George Smith, alla Cnn. Si tratta dello stesso che secondo una tv locale avrebbe parlato di 60-70 morti.

All’appello mancano anche sei pompieri accorsi sul posto quando è scoppiato l’incendio che ha preceduto l’esplosione e che stavano cercando di domare.

Gli ospedali cittadini sono assaltati: subito dopo l’esplosione, più di 60 pazienti sono stati trasportati al  Hillcrest Hospital a Waco: i medici hanno parlato di “lesioni dovute allo scoppio, lesioni ortopediche e diverse lacerazioni”.

Il timore ora è che possa scoppiare un secondo serbatoio presente nell’impianto. Le autorità hanno ordinato l’evacuazione dei circa 2800 abitanti. “Stiamo monitorando la situazione e abbiamo evacuato le zone circostanti più a rischio”, ha spiegato lo sceriffo D.L. Wilson durante una conferenza stampa.

Preoccupa anche la nube tossica che si è formata in seguito allo scoppio devastante, mentre secondo quanto riferiscono i media locali e la Cnn, in un’ampia zona si sente un intenso odore di ammoniaca.

Anche perchè è vastissima l’area coinvolta dallo scoppio: dieci edifici presso l’impianto sono totalmente andati in fiamme e tra le 75 e le 100 case nella zona sarebbero state completamente distrutte. Inoltre sono andate distrutte anche una scuola e una casa di cura.

Dopo il boato terribile, il sindaco ha commentato ”abbiamo visto salire in cielo una enorme palla di fuoco, quindi un altissimo fungo di fumo’’. Gli esperti ricordano che nella strage di Oklahoma City, che provoco’ il crollo di un grattacielo vennero utilizzate due tonnellate di fertilizzante, compresse in un camion. Stavolta invece e’ saltata in aria un’intera fabbrica. Questa fabbrica produceva nitrato d’ammonio, un composto chimico che viene utilizzato come fertilizzante nell’agricoltura, ma per il suo costo piuttosto basso viene anche utilizzato come base per molte miscele esplosive.

Così dopo l’attentato di Boston arriva l’esplosione alla fabbrica di fertilizzanti: l’America è in ginocchio e resta attonita davanti alle televisioni a cercare delle spiegazioni. Purtroppo il malessere americano parte da lontano, dalla crisi economica, dalla tensione a livello internazionale e dalla concorrenza cinese sempre più pressante. Tutto questo costa agli americani la disoccupazione, un abbassamento dei costi di manutenzione delle aziende e condizioni di lavoro sempre più stressanti.

Intanto il Senato boccia una norma importantissima per la riforma sulle armi: l’estensione dei controlli sui compratori. Questo dimezzerà l’efficacia dell’intera riforma. Intanto Obama aveva mostrato i primi segni di insofferenza  “Oggi è una giornata vergognosa per Washington, ma non è finita qui. La mia amministrazione farà di tutto contro la violenza. Una minoranza di senatori americani è riuscita a bloccare l’inasprimento dei controlli per chi acquista armi distorcendo le regole del Senato. La lobby delle armi ha mentito sulla legge sui controlli preventivi”.

E tutti sono sempre più convinti che quell’attentato alla maratona di Boston possa essere stato un segnale preciso che le armi in america non si toccano. Le lobby di potere sono più potenti di qualsiasi politica e di qualsiasi vita umana, anche quella dei piccoli innocenti che sono morti a Newton.

Ed è proprio il padre di una delle vittime della scuola Sandy ad affermare: “Torniamo a casa delusi ma non sconfitti. Torniamo a casa determinati a capovolgere quello che è successo oggi. Andremo avanti”:

Lettera “velenosa” per Obama!

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Una lettera con sostanze sospette sarebbe stata indirizzata al presidente americano Barack Obama. Lo riporta la Cnn citando il Secret Service, l’agenzia federale americana del Dipartimento di sicurezza che protegge il presidente. La lettera – secondo quanto riportano fonti investigative – è “simile” a quella inviata ieri al senatore Wicker, un senatore repubblicano eletto nel Mississippi che ha appoggiato Obama nella riforma in materia di armi, contenente tracce di ricina, sostanza altamente velenosa e letale per l’uomo, ed è stata intercettata dal personale dello Us Postal Service che si occupa di controllare tutta la corrispondenza inviata alla Casa Bianca e al Congresso.

La lettera è stata “scoperta” dall’apparato utilizzato per filtrare la posta alla Casa Bianca. L’Fbi sta collaborando nelle indagini. Oggi una lettera contenente ricina, sostanza velenosa potenzialmente letale, è stata intercettata dal servizio postale del Senato federale Usa durante un’ispezione di routine. La missiva era indirizzata a Roger Wicker, senatore repubblicano eletto nel Mississippi.

Lettera di un prigioniero da Guantanamo… “non voglio morire qui!”

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11 anni a Guantanamo e non farcela più… agonia di un prigioniero di Guantanamo,Samir naji al Hasan Moqbel, che ha deciso di scrivere al New York Times e rivelare le sue condizioni.

“Rifiutiamo il cibo per protestare e mettiamo a rischio la nostra vita. Spero solo che possa servire a portare un cambiamento all’interno di Guantanamo prima che sia troppo tardi” ha detto Moqbel parlando anche delle torture: “Non dimenticherò mai quando mi hanno inserito una sonda nel naso. Non ho mai provato un dolore simile e non lo auguro a nessuno”. Moqbel viene alimentato a forza dai membri di Guantanamo, in risposta alla loro volontà di rifiutare il cibo. “Arrivano due volte al giorno, mi prendono e mi legano a una sedia e mi alimentano in modo forzato. All’inizio ho provato a ribellarmi ma non c’è niente da fare”. Il prigioniero dà la colpa al presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dice: “Si rifiuta di far tornare i detenuti nello Yemen ma questo non ha senso perché io sono un uomo e non un documento e mi merito di essere trattato come tale”. Il prigioniero chiede: “Dov’è il mio governo? Non voglio morire qui. Voglio solo rivedere la mia famiglia e crearne una mia”.

Moqbel è accusato di essere stato uno degli uomini di Osama Bin Laden, ma lui continua a professarsi innocente. Quando si avrà la forza di chiudere Guantanamo? Quando il mondo si rivolterà contro a questo sistema carcerario disumano che è una vergogna per tutti gli Stati Uniti d’America?

 

La diplomazia parte dal… ping pong! Video.

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La politica si sà che è un continuo lancio e rilancio, tra colpi bassi e colpi mancati, tra tecnica e istinto sempre sul filo del rasoio… proprio come una bella partita a ping pong. Ma questa volta gli “atleti” che si sfidano sono il Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama e il Primo Ministro del Regno Unito David Cameron.

 

La follia dilaga in politica… a farne le spese è Obama!

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Scandalo sessista su Obama. Insolito passo falso di Barack Obama con una delle sue più solide basi elettorali, le donne. Non è piaciuto infatti ad alcune commentatrici la battuta, considerata sessista, fatta dal presidente presentando l’attorney general della California Kamala Harris, definita «Ed è anche di gran lunga l’attorney generale più attraente del Paese». E su molti blog liberal, e naturalmente su Twitter, le parole di Obama hanno provocato critiche: una battuta «stupida e sessista», ha decretato Katie McDonough su Salon.
Quella che suona sicuramente come una minaccia alla democrazia è piuttosto la strumentalizzazione che si compie attorno alle frasi dei politici… Certo un passo falso di Obama, ma soprattutto per l’ingenuità mostrata dal Presidente degli Stati Uniti che non si è reso conto del pericolo a cui andava incontro, ormai la politica va avanti solo a gossip, meglio esimersi da ogni puntualizzazione… anche perchè la frase è stata estratta da un discorso ben più complesso del Presidente che tendeva a esaltare le doti anche intellettuali dell’attorney «brillante ed impegnata, una dura, esattamente quello che deve essere qualcuno che amministra la legge»… insomma prima la polita era “parlatene male, ma parlatene”… ora c’è “parlatene… bene o male lo decide la stampa strumentalizzata”.

Pesce d’Aprile alla Casa Bianca

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Dai milioni di contatti su Youtube alla Casa Bianca. E’ la storia di Robby Novak, un bambino nero di dieci anni, in arte ‘Kid President’, che da mesi con i suoi video ironici sbanca il web mostrandosi con il suo vestito scuro e la cravatta rossa, simulando di essere Barack Obama. E oggi e’ stato accolto come un ospite d’onore dalla ‘First Family’ per partecipare alla tradizionale caccia delle uova, una cerimonia che da 135 anni raccoglie tantissimi bimbi d’America nei giardini della Casa Bianca.

Questo personaggio, creato inizialmente dal Dipartimento del marketing della Freed Hardeman University, all’inizio doveva promuovere le cene annuali di beneficnza dell’ateneo, una sorta di testimonial per la raccolta fondi, visto che anche lui e’ malato di una malattia delle ossa. In particolare, comincio’ con la presentazione di un appuntamento con Condoleezza Rice.

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Ma ormai da mesi e’ diventato un fenomeno mediatico, tanto che alcuni suoi video sono diventati ‘virali’, con oltre 10 milioni di utenti. E oggi la consacrazione ufficiale, sul balcone della Casa Bianca, con a fianco Michelle, Barack e le figlie Sasha e Malia.Dopo la Pasqua passata tutti insieme.

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Ritirato il “palazzo di Jabba” di Star Wars

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La Lego, storica azienda danese di giocattoli, ha deciso di ritirare dalla produzione il “Palazzo di Jabba”, dopo le proteste sollevate dalla comunità islamica austriaca che riteneva offensivo il prodotto. La polemica era nata a gennaio, dopo che un padre austriaco di fede islamica aveva scoperto come sua sorella avesse regalato il prodotto al figlio. Il gioco, rivolto a bambini di età compresa tra i 9 e i 14 anni, era stato così accusato di essere anti-islamico. Il personaggio protagonita del giocattolo, “Jabba the Hutt” viveva nella sua tana intergalattica, una cupola orientale dotata di razzi e mitragliatrici molto simile a una moschea. E si mostrava anche la Principessa Leia in catene, come sua schiava personale.

La Lego non aveva acconsentito al ritiro del gioco perché riteneva di aver immesso sul mercato solo la riproduzione del palazzo del film, quindi nessuna allusione all’Islam.

Poi, la società costruttrice del gioco ha cambiato idea: a partire dal 2014, il prodotto verrà ritirato. La decisione è arrivata dopo un incontro a Monaco di Baviera tra i leader della comunità turca e alcuni dirigenti della Lego.

Conte apre le porte all’Inter?

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Alla vigilia della partita con l’Inter, Antonio Conte non si preclude alcun futuro e lascia aperte le strade anche per altre squadre italiane.

«Sono l’allenatore della Juve e il suo primo tifoso – ha detto il tecnico bianconero nella conferenza stampa di stamane a Vinovo – ma sono soprattutto un professionista, ma il giorno in cui dovessi lavorare per l’Inter, come per il Milan o la Roma o la Lazio ne diventerei allo stesso modo il primo tifoso e farei di tutto per vincere. Forse qualcuno questo non l’ha capito, oppure fa gioco insistere sul mio tifo per la Juve per rendermi ancora più odioso agli altri. Ma deve essere chiaro che io sono un professionista»

La bibita killer!

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Le bibite  zuccherate a base di soda, le bevande sportive o energy drink e i succhi di frutta dolci sono responsabili ogni anno nel mondo della morte di 180.000 persone, 500 al giorno. A stimarlo è una ricerca presenta dall’Harvard School of Public Health di Boston alla conferenza annuale dell’American Heart Association dedicata alla nutrizione e alle malattie metaboliche. “Questa tipologia di prodotti consumati in tutto il mondo contribuiscono all’eccesso di peso, una delle cause dell’aumento del rischio di sviluppare patologie croniche come il diabete, le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro”, spiegano i ricercatori della Harvard School of Public Health di Boston.

Lo studio, esaminando precedenti ricerche, ha collegato l’assunzione di bevande zuccherate a 133.000 decessi per diabete, 44.000 per malattie cardiovascolari e 6.000 per le neoplasie. Il 78% di queste morti sono avvenute in Paesi dove la popolazione ha redditi medio-bassi, piuttosto che in quelli più ricchi. “La nostra ricerca – avvertono gli scienziati – mostra che negli Stati Uniti, circa 25.000 decessi nel 2010 sono collegati a questo tipo di bevande zuccherate”. L’American Heart Association raccomanda di consumare non più di 450 calorie a settimana provenienti dalle bevande zuccherate, sulla base però di una dieta di 2.000 calorie.

I ricercatori hanno calcolato i quantitativi di zucchero e dolcificanti assunti dalla popolazione mondiale grazie alle bibite. Raggruppando i risultati per età e sesso, ma anche effetti sull’obesità e il diabete, e decessi correlati. Ebbene su nove regioni del pianeta nel 2010 la zona America Latina-Caraibi ha registrato il maggior numero di morti per diabete (38.000) legato proprio al consumo di bevande zuccherate. Mentre l’Asia ha il maggior numero di decessi per patologie cardiovascolari (11.000). Tra i 15 Paesi più popolosi del mondo, il Messico ha il più alto consumo pro-capite di bevande zuccherate e il tasso più alto di decessi: 318 morti per milione di adulti legate all’assunzione di bevande dolci. Mentre il Giappone, uno dei Paesi con il più basso consumo pro-capite di bevande zuccherate del mondo, ha anche fatto registrare il più basso tasso di mortalità associato con il consumo di queste bibite: circa 10 decessi per milione di adulti.

Un problema quello delle bevande zuccherate che risulta dannoso soprattutto per i bambini. Fra i ragazzini che le consumano, le bibite di questo tipo sono la prima causa di un apporto calorico troppo alto. A dirlo uno studio della University of North Carolina di Chapel Hill pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine. Inoltre, il consumo di bibite come la soda dolcificata, i drink alla frutta e gli energy drink, e’ associato anche con un piu’ alto consumo di cibi poco sani. Gli scienziati hanno esaminato i dati provenienti dal 2003-2010 What We Eat in America e daiNational Health and Nutrition Examination Surveys: i ricercatori hanno esaminato campioni provenienti da 10.955 bambini fra i 2 e gli 8 anni. Le bibite zuccherate sono le principali cause del maggior apporto calorico fra i bambini di 1-5 anni e quelli fra 6 e 11 anni.
Negli Stati Uniti il consumo di bevande zuccherate è molto diffusa. E’ recente l’ultima notizia nel braccio di ferro fra autorità e produttori sul consumo di questi prodotti. Pochi giorni fa è stato infatti bloccato a poche ore dalla sua entrata in vigore, lo stop alla vendita di bibite ad alto contenuto zuccherino in contenitori più grandi di 16 once (poco meno di mezzo litro) nella città di New York. A deciderlo è stato il giudice della corte suprema a Manhattan Milton Tingling  Junior, che ha revocato il divieto voluto dal sindaco della città Michael Bloomberg. Il primo cittadino ha annunciato che presenterà ricorso.

Ora e per sempre Israele! Prima visita ufficiale di Obama in Israele.

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Il Presidente Obama conferma la fiducia e la piena collaborazione a Israele in un connubio perfetto che sembra riallineare la politica estera degli Usa a quella di una lunga tradizione di alleanza tra i due Paesi a danno della Palestina. “Gli Usa sono orgogliosi di essere a fianco di Israele in qualita’ di suo più forte alleato e più grande amico”

Isarele “è la patria storica del popolo ebraico – ha detto Obama – . Già 3mila anni fa” il popolo ebraico viveva qui. La nascita dello stato d’Israele, 65 anni anni fa, rappresenta “una rinascita e una redenzione senza precedenti nella storia”, ha aggiunto. “Restiamo al fianco di Israele, perché è un nostro interesse di sicurezza”.  Il primo ministro israeliano Netanyahu ha ringraziato il presidente Usa per difendere “il diritto di israele all’esistenza”.

Fra gli obiettivi non dichiarati della visita, scrivono i media statunitensi, c’è è anche quello di “conquistare il cuore degli israeliani” e superare le tensioni che ci sono state in questi anni con il premier Benjamin Netanyahu su insediamenti, Siria e Iran.

Obama renderà omaggio alla tomba di Theodor Herzl, il padre del sionismo, vissuto nella seconda metà dell’ottocento; visiterà il santuario del libro, una sala del museo nazionale di Israele, a Gerusalemme, in cui sono esposti i rotoli del Mar Morto, manoscritti di grande significato storico e religioso. Domani parlerà agli studenti israeliani riuniti al Jerusalem International Convention Center, che è stato preferito alla Knesset, il Parlamento israeliano, per il suo discorso principale. Sarà questo il fulcro della visita, un discorso durante il quale ci si attende che il presidente rinnovi le rassicurazioni che gli Usa stanno al fianco di Israele, mentre lo Stato ebraico si trova ad affrontare le minacce iraniane e la necessità di tutelarsi dalla guerra civile in corso nella vicina Siria.

Farà poi tappa alla Chiesa della natività. In Cisgiordania, Obama visiterà il quartier generale della Anp e incontrerà il presidente palestinese Mahmoud Abbas, al quale assicurerà che uno Stato indipendente di Palestina rimane una priorità della politica estera statunitense. Nonostante Obama non arrivi con alcun nuovo piano per dare una svolta ai colloqui di pace in stallo, ha in programma di chiarire che la sua amministrazione intende mantenere gli sforzi per rilanciare i negoziati.

In Giordania, ultima tappa del viaggio, Obama si fermerà per 24 ore e il focus sarà decisamente sulla guerra in Siria. Sono oltre 450mila i siriani fuggiti in Giordania, dove sono ospitati in campi rifugiati e assistiti da diverse organizzazioni umanitarie. Nei colloqui con re Abdullah di Giordania, Obama proverà a sostenere i tentativi di un’apertura liberale nel Paese per evitare anche che si sviluppino movimenti simili a quelli della Primavera araba che in altri Paesi della regione hanno fatto cadere diversi leader.

OBAMA SI ARRENDE ALLE ARMI! Nulla di fatto con i fucili d’assalto.

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La scia di sangue alimentata dalle stragi negli Usa non è bastata a fermare il mercato delle armi. Così la riforma promossa con forza dal presidente americano, Barack Obama, perde uno dei suoi pezzi principali: la messa al bando dei fucili d’assalto. Lo hanno deciso i vertici del partito democratico al termine di un aspro confronto. A stoppare l’iniziativa è stato un senatore dell’Arizona, preoccupato dalla reazione del suo elettorato.

 Il passo indietro imposto dal capogruppo Harry Reid si spiega con la preoccupazione sua e di molti eletti negli Stati del West, dove anche gli elettori democratici sono fan delle armi, di non essere riconfermati alle prossime consultazioni di midterm, nel novembre 2014. Reid ha detto chiaramente che un testo che contenesse questo divieto avrebbe appena 40 voti su 100 al Senato, con ben 15 defezioni tra le fila di Obama.

La più delusa per questa decisione è la senatrice della California, Dianne Feinstein, prima firmataria della riforma. “I nemici della riforma sono molto potenti. Questo lo so da una vita, ma sono ancora fiduciosa di portare a casa la mia idea”. L’obiettivo primario resta comunque l’approvazione finale della riforma sulle armi entro l’anno. Con la Camera in mano all’opposizione repubblicana, Obama per primo sa che è necessario un’intesa bipartisan se si vuole far approvare il provvedimento.

Per la messa al bando delle armi letali, resta ancora aperta la strada dell’emendamento. Secondo la proposta di Feinstein, si dovrebbe proibire la vendita al pubblico di circa 160 fucili mitragliatori: una categoria in cui rientrano le armi tristemente famose per essere state usate nelle stragi più recenti, da Aurora a Newtown.

Michelle vittima degli hackers!

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Da Beyoncé a Hillary Clinton: dodici personaggi tra star di Hollywood e politici americani sono finiti nel mirino di un hacker che ne ha svelato le informazioni personali, come i dettagli dei conti corrente bancari e il numero di Social Security, il codice fiscale statunitense. Un’invasione della privacy che non si è fermata neppure davanti alle porte della Casa Bianca: non è stata risparmiata neanche la first lady Michelle Obama.

In pochi a salvarsi,  tra i personaggi colpiti ci sono Beyoncé e il marito Jay-Z, Mel Gibson, Kim Kardashian, Paris Hilton, Ashton Kutcher e Britney Spears.

Ma a essere colpiti sono stati anche esponenti di spicco dell’amministrazione Obama, dall’ex segretario di Stato Hillary Clinton, al vice presidente Usa Joe Biden. Persino il direttore dell’Fbi Robert Muller è stato preso di mira, insieme al segretario alla giustizia Eric.

Obama in Israele, Giordania e Palestina?

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Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama dovrebbe fare il suo primo viaggio ufficiale in Israele, Giordania e Palestina nel marzo 2013, insieme con l’Autorità palestinese e la Giordania. La visita ha suscitato grandi speranze nella ripresa dei colloqui di pace, interrotti circa quattro anni fa, tra Israele e i Palestinesi.

50 anni di Michelle, manca un anno ma gli inviti sono fatti.. cantano Adele e Beyoncè!

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Anche Adele canterà al 50esimo compleanno di Michelle Obama, il 17 gennaio 2014. Oltre all’amica di famiglia Beyoncè, ci sarà anche la stella della canzone inglese in quello che si annuncia uno degli appuntamenti mondani clue del prossimo anno. Lo scrive la stampa americana che sottolinea come ovviamente si tratterà di un party privato e che tutte le spese saranno coperte dalla famiglia Obama.

I tagli alla spesa pubblica riducono l’ironia di Obama!

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“Non sono abbastanza spiritoso? Effetto dei tagli: chi mi scrive le battute non prende lo stipendio”. Cosi’ il presidente Barack Obama alla cena del Gridiron Club, appuntamento annuale durante il quale leader politici e giornalisti si scambiano scherzi e battute. Obama torna quindi ha parlare dei tagli che ha dovuto approvare con un taglio critico, ma anche sarcastico, come l’occasione ritiene.
Non risparmia neppure una battuta sul Vaticano e sul suo vice, il settatenne Joe Biden ”Ho dovuto prenderlo da parte e dirgli ‘joe sei troppo giovane per essere papa. Non puoi farlo. Devi maturare ancora un pochino’ ”.

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