Vittorio Sgarbi ha deciso di correre come sindaco di Urbino tra le fila dei Verdi in occasione delle amministrative che si terranno la prossima primavera. L’annuncio è arrivato ieri sera quando alla domanda “Che sindaco servirebbe ad Urbino” ha risposto “Io”. La conferma è arrivata dal vicesindaco Lorenzo Tempesta: “Noi glielo abbiamo proposto e lui ha accettato di buon grado”. Lui, uscito dalla presentazione del libro di Bruno Zanardi, “Un patrimonio artistico senza”, non ha smentito smentisce di aver accettato la sfida, ma ha tuttavia frenato l’entusiasmo: “ci sono più possibilità: che vinca le primarie, che vorrebbe dire essere sindaco di Urbino perché le altre forze non esistono, che perda le primarie e in quel caso uscire di scena o non scendere affatto nella competizione. Quando mi hanno aperto a questa possibilità ho detto che l’unica prospettiva per avere un’ipotesi realistica, cioè di diventare sindaco, è partecipare alle primarie di centrosinistra -continua Sgarbi-. Qualunque candidato aspiri a diventare sindaco deve partecipare alle primarie, non c’è nessuna condizione possibile per un candidato di destra o di centro. Se dovessi fare il sindaco quella delle primarie sarebbe l’unica strada percorribile”.
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La svolta Verde di Sgarbi: correrà come sindaco di Urbino
Pubblicato da tdy22 in gennaio 15, 2014
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“Se Letta si logora non è colpa mia”: così Renzi
La Stampa aveva pubblicato un editoriale di Luca Ricolfi in cui la segreteria di Renzi era stata paragonata a Qui Quo Qua. Ora il neosegretario del Pd ha risposto con una lettera in cui si legge. “Non riusciamo a a capire come come si possa ancora insistere con la tiritera: ‘Vuole solo logorare Letta’. Il primo ministro è il capo del governo. Se si logora, si logora per le cose che fa. O che non fa. Non per il tentativo di altri di realizzare finalmente le riforme attese da vent’anni”. Dopo di che, una nuova stoccata al premier: “Se facciamo la legge elettorale, lo facciamo per dare una speranza agli italiani, non per logorare. Se Letta si logora, è perché governa male, non perché c’è un nuovo segretario del Pd. Da parte mia mi sento obbligato a dare una mano perché Letta governi bene: gioco nella stessa squadra. E non per lui o per me, ma perché è la cosa giusta per l’Italia”. E riguardo i tre nipoti di Paperino, “sono disegnati come molto antipatici”, scrive Renzi, “ma – almeno nella rappresentazione disneyana – qualche problema lo risolvono. Zio Paperino è più simpatico ma non ne azzecca una. E soprattutto l’attuale classe dirigente somiglia molto a Paperoga: dove tocca, sbaglia. Persino volenterosa, intendiamoci. Ma rompe e non paga. E accade da troppi anni”. E prosegue: “Se fino ad oggi si sono perse occasioni su occasioni – scrive il segretario – è difficile dare la colpa a chi non c’era. “Presentando il JobsAct ho cercato di sottrarre ai soli addetti ai lavori la discussione sull’occupazione, per caricarla sulle spalle del Pd, il primo partito del Paese. Non si tratta infatti di materia semplicemente giuslavoristica, ma della principale sfida politica per una classe dirigente che finge di non vedere come la disoccupazione giovanile al 42% sia una sconfitta terribile per l’Italia”. Per quel che riguarda la sua segreteria, il sindaco fiorentino ammette che la squadra “ha molti limiti, certo. Ma siamo volenterosi, pieni di passione, ricchi di grinta e soprattutto desiderosi di mostrare come le cose – volendo – si possono fare”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 15, 2014
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“Il 25 maggio election day: sarò capolista alle europee”: così Berlusconi
Riunione con i coordinatori locali in piazza San Lorenzo in Lucina, a Roma, oggi per Silvio Berlusconi, che nell’occasione ha detto: “Puntiamo all’election day per il 25 maggio e vinceremo, grazie al lavoro dei coordinatori appena nominati e dai numerosi club che stanno nascendo in tutta Italia, siamo già oltre 60.00. Arriveremo a 12.000″. E ancora:”Dobbiamo tenerci pronti a tutto”, convinto che a fine maggio si andrà a votare anche alle politiche. Il leader di Forza Italia ha anche spronato tutti i suoi collaboratori a rimboccarsi le maniche. I presenti raccontano che conta sui Club Forza Silvio e sul lavoro dei coordinatori per riconquistare indecisi e delusi dalla politica. “Spero di essere capolista in tutte le regioni alle Europee”.In una nota del partito, inoltre, si legge: “Il Presidente Silvio Berlusconi ha nominato tre nuovi Presidenti dei comitati regionali. Altri incarichi nazionali e regionali saranno definiti nei prossimi giorni. Abruzzo: Nazario Pagano; Puglia: Francesco Amoruso; Umbria: Catia Polidori (Commissario). Il primo compito dei nuovi presidenti, in accordo con il presidente nazionale, sarà la costituzione di un comitato di presidenza regionale costituito da altri quattro vice presidenti che li affiancheranno nello svolgimento delle loro funzioni”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 10, 2014
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Nessuna apertura da Alfano: “se Pd propone nozze gay ce ne andiamo”
La legge elettorale approderà alla Camera il 27 gennaio, da decisione della conferenza dei capigruppo della Camera dopo un ampio dibattito che ha visto perplesso il Nuovo centro destra per il timore che non si dia sufficiente tempo alla Commissione Affari costituzionali per completare l’esame dei testi. Ma non è l’unica preoccupazione di Alfano, che sbarra la porta a diversi temi di cui parla Matteo Renzi: “Se propongono il matrimonio gay – minaccia il vicepremier al governo – ce ne andiamo un attimo prima a gambe levate e denunciandolo all’opinione pubblica. Siamo in un governo con la sinistra, ma è sufficiente leggere la rassegna stampa delle ultime 96 ore per rendersi conto che se non ci fossimo noi, la sinistra riterrebbe normale legalizzare la canna, i matrimoni e le adozioni ai gay e spalancherebbe le frontiere. Questo è il riformismo della sinistra, il loro universo valoriale”. E insiste: “Siamo al governo per fare scudo a delle cose che la sinistra farebbe se non ci fossimo noi che crediamo che la famiglia sia composta da un uomo e da una donna. Siamo i riformatori di un campo alternativo alla sinistra. Sappiamo quello che c’è da riformare e quello che c’è da conservare”. Per quel che riguarda la legge elettorale, tuttavia, Alfano esprime fiducia al nuovo segretario dem per quanto riguarda la tempistica: “Renzi dice che per lui il governo può andare avanti fino al 2015. E io mi fido – ha detto -. Renzi lo ha detto pubblicamente, è un leader di nuova generazione e ha tutto l’interesse a dire una cosa e fare la cosa che ha detto. Era tipico dei vecchi leader dire una cosa e farne un’altra. Sulla sua volontà di mandare avanti il governo mi fido di lui. Manterrà quel che ha detto”. Discorso diverso per il Jobs Act: “Job act si the same old soup, è la stessa zuppa di sempre”. Non risparmia critiche il ministro dell’Interno al piano di Renzi per il lavoro. “In questo momento siamo alle perifrasi – ha aggiunto – e lo dimostra l’apertura da parte della Cgil”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 9, 2014
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Giovannini e il Jobs Act di Renzi: “Richiede forti investimenti”
Ieri sera è arrivata la bozza del Jobs Act messo a punto da Matteo Renzi e ora iniziano ad arrivare i primi commenti. Il ministro del Lavoro Giovannini, intervenuto a Prima di tutto su Radio 1 ha affermato: “La proposta di Renzi sulla natura dei contratti e le tutele ad essi collegati non è nuova, ma va dettagliata meglio”. E ha aggiunto: “C’è poi da dire che molte delle proposte presentate da Renzi in questa lista prevedono investimenti consistenti”. Il ministro ha continuato: “Nel passato vi sono state due proposte contrapposte una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l’azienda può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro al’inizio attraverso un indennizzo monetario, per poi invece con il passare degli anni lavorati tornare per il lavoratore a una situazione standard, quella protetta dall’articolo 18; una proposta invece del professore Ichino in cui l’articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi bisogna capire di cosa si sta parlando”, precisa Giovannini. “Noi adesso abbiamo ogni trimestre circa 400 mila assunzioni a tempo indeterminato e circa 1 milione e 6 a tempo determinato. Allora riuscire a trasformare contratti precari in contratti di più lunga durata è un obiettivo assolutamente condivisibile”. Ma, dato il “momento di grande incertezza”, il fatto che “come imprese siano disponibili ad andare in questa direzione” è “da verificare”.Quanto all’operato dell’esecutivo di cui fa parte, “il governo in tutti questi mesi ha dovuto prendere moltissime decisioni per fronteggiare una crisi che dura da molti anni, quindi direi che non annaspa affatto – ha aggiunto il ministro del Lavoro – Il patto di governo per il 2014 deve essere estremamente concreto, anche per rispondere alla drammaticità dei dati sul mercato del lavoro – aggiunge – siamo a un livello inaccettabile di disoccupazione giovanile”. Per il ministro non bastano le assunzioni” di 35mila tra giovani, donne e over 50 per effetto degli incentivi varati” dal suo Governo: “Abbiamo bisogno di far ripartire l’economia, ci sono segnali che il settore manifaturriero sta ripartendo, si sta riducendo la cassa integrazione e quindi stanno aumentando le ore lavorate per questo settore, ma settori come l’edilizia, il terziario, il commercio sono ancora in grandissima difficoltà”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 9, 2014
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Il lavoro secondo Renzi: arriva la bozza del Jobs Act
La newsletter di Matteo Renzi questa sera ha presentato, nero su bianco, la bozza del Jobs Act, il grande piano sul lavoro del segretario del Pd. Vi si trova l’impianto delle nuove regole che costituiranno lo scheletro dellla riforma, con “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti” e un “Assegno universale per chi perde il posto di lavoro”. L’obiettivo, spiega il segretario, è la “riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile”. Il tutto accompagnato da un nuovo codice del lavoro da presentare “entro otto mesi”. Il sindaco fiorentino ha individuato tre maxi capitoli nell’ultimo dei quali si parte dalla semplificazione delle norme, con la “Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero” alla riduzione delle forme contrattuali caratterizzata, ed è questo uno dei capitoli più attesi, dal nuovo contratto di inserimento a tutele crescenti. Questo il testo originale della newsletter:
L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto aal mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto
Parte A – Il Sistema
1. Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).
2. Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
3. Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
4. Azioni dell’agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
5. Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici.
6. Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
7. Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
8. Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Parte B – i nuovi posti di lavoro
Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura
Parte C – Le regole
I. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero.
II. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.
III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.
V. Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.
Su questi spunti, nei prossimi giorni, ci apriremo alla discussione. Con tutti. Ma con l’idea di fare. Certo ci saranno polemiche, resistenze. Ma pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della pubblica amministrazione possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani. Oggi stimiamo in circa 3.800 miliardi di euro la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Insomma, ancora qualcuno ha disponibilità di denari. Ma non investe perché ha paura, perché è bloccato, perché non ha certezze.
Noi vogliamo dire che l’Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro. In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini (matteo@matteorenzi.it). Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 8, 2014
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Arriva la busta arancione… così ognuno saprà la sua pensione!
Sembra che dopo tanti annunci, anche del passato, ormai manchino veramente poche settimane alla cosiddetta “busta arancione” che permetterà a ogni cittadino di sapere con quanto andrà in pensione. Ciascun lavoratore iscritto all’Inps conoscerà così il suo futuro previdenziale e potrà riflettere su come migliorarlo o che decisioni prendere. Il sistema della “busta arancione” è nato in Svezia alla metà degli anni ’90, subito dopo l’introduzione del sistema di calcolo contributivo, ma ora sembra che verrà introdotto anche nel nostro Paese. La primavera scorsa, in particolare, sulla scorta del via libera dell’allora ministro Elsa Fornero, i tecnici dell’Inps avevano messo a punto un servizio, ribattezzato SimPol (Simulazione pensione on line), che altro non era se non la versione elettronica della busta arancione. In pratica, i cittadini, muniti di pin, si sarebbero potuti collegare al sito dell’Istituto e seguendo le istruzioni via via indicate nelle maschere, avrebbero potuto non solo verificare lo stato del loro conto previdenziale — cosa che è già possibile attraverso l’estratto conto — ma determinare in via previsionale sia la data di pensionamento sia l’importo della pensione, sulla base dei contributi versati ma anche sulla scorta di ipotesi relative ai versamenti futuri e, dunque, al proseguimento dell’attività lavorativa. Naturalmente questa sarebbe stata solo una proiezione indicativa-orientativa, ma all’improvviso tutto si bloccò, come troppo spesso accade nella burocrazia italiana. A impedire il decollo furono i timori sull’impatto dell’operazione in piena campagna elettorale, in primo luogo per quanto riguarda la copertura pensionistica delle fasce giovanili del lavoro precario. Ora, dopo le riserve iniziali sulla capacità degli italiani di avere a che fare con la matematica, anche l’attuale ministro del Welfare, Enrico Giovannini, ha annunciato che il 2014 sarà l’anno della busta arancione. Forse ci si riuscirà!
Pubblicato da tdy22 in gennaio 6, 2014
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Il duro di Hollywood e la politica: Steven Seagal vuole diventare governatore
Ronald Reagan aveva aperto la strada, passando dai set hollywoodiani a governare la California per poi venir eletto 40° presidente degli Stati Uniti. Dopo di che c’è stato Arnold Schwarzenegger, attore e 38° Governatore della California. Ora un altro “duro” del cinema sembra intenzionato a darsi alla politica. Si tratta del 61enne campione di arti marziali Steven Seagal, che stapensando di candidarsi a governatore dell’Arizona. L’attore l’ha confermato all’emittente locale KNXV-tv, alla quale ha spiegato di aver parlato della sua candidatura con il controverso Joe Arpajo, che ama definirsi “lo sceriffo più tosto d’America”. L’annuncio è giunto durante la presentazione del reality televisivo “Steven Seagal: tutore della legge nella contea di Maricopa”, nella quale l’attore fa squadra con Arpajo, sceriffo di questa contea. Seagal fa parte di una squadra di 3mila volontari civili che affiancano l’azione di Arpajo e ha dichiarato che intende impegnarsi per la sicurezza del confine con il Messico, attraversata da migranti clandestini.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 5, 2014
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Marina Berlusconi scende in campo come candidata premier?
Una svolta che aprirebbe una voragine sulla sponda forzista: chi candidare premier? Problema che finora il capo ha imposto ai suoi di rimuovere. Una qualsiasi investitura anzitempo lo avrebbe indebolito sotto il profilo politico, ma soprattutto giudiziario. Adesso il quadro cambia rapidamente. Bisogna correre ai ripari. Ecco perché in queste settimane natalizie ha fatto testare proprio Giovanni Toti e, a sorpresa, Angelino Alfano, in una prospettiva da ritorno del figliol prodigo. I risultati dei sondaggi — da qui la preoccupazione crescente — non sono stati affatto incoraggianti. Il direttore che di fatto non si è concesso ferie per restare ad Arcore, sogna la poltrona da vicepresidente unico del partito e lavora per organizzare le celebrazioni del ventennale del 26 gennaio, è risultato un tipo che «funziona» in tv. Ma nulla più di quello. Alfano non sarebbe andato meglio rispetto a quando guidava Forza italia da segretario. Col vicepremier i contatti sono stati «affettuosi» anche in questi giorni festivi, ripresi ora sulla legge elettorale. La Santanchè sferza Angelino, invitandolo a «lasciare l’amante e tornare alla famiglia».
Ma il Cavaliere non ci pensa proprio a organizzare le primarie per coinvolgere il vicepremier:
«A me interessa solo l’alleanza elettorale » assicura il Cavaliere ai dirigenti. Ma sta di fatto che in campo «c’è solo Marina». Molto dipenderà dalla nuova legge elettorale. Berlusconi ufficialmente tiene le carte coperte ma, racconta chi gli ha parlato ieri, esclude fin d’ora il Mattarellum corretto: «Saremmo spettatori della sfida tra Renzi e Grillo, per noi improponibile». Verdini invece sembra lo abbia convinto a puntare sullo spagnolo. «Un proporzionale rivisto ci consente di giocarcela ancora da protagonisti ». Ma non è detto si vada in quella direzione. E allora l’unico «jolly» resta la figlia Marina. «Il presidente sa che se scegliesse un uomo in chiave anti Renzi, sarebbe comunque un clone — spiega un ex ministro berlusconiano dell’inner circle — l’effetto sorpresa funzionerà solo con una donna. E il nome resta solo uno». Quello più fidato, che salverà il brand nel simbolo e forse lo zoccolo duro alle urne.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 4, 2014
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Renzi e il patto ai grillini “per cambiare la storia italiana”
Ha rilasciato un’intervista al Fatto Quotidiano il segretario del Pd Matteo Renzi, durante la quale ha proposto un patto al M5S “per cambiare la storia italiana”: trasformare subito il Senato in una Camera degli enti locali per risparmiare un miliardo di euro”. Dice il sindaco fiorentino: “La madre di tutte le battaglie è la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie locali. Basterebbe un sì dei senatori Cinque Stelle e cambieremmo la storia italiana. Ma loro nicchiano, chissà perché”.E’ questo il messaggio che Renzi manda ai pentastellati: se si vuole davvero cambiare le cose, gli accordi in politica servono. “Grillo da solo non può fare niente, perché mancano i numeri. Non è colpa sua, è la politica. Alcune battaglie – anche sacrosante – del M5S possono essere portate a termine solo se i cittadini pentastellati fanno accordi. Limitati, circoscritti, in streaming, dal notaio, in piazza, al bar, come vogliono: ma accordi. Da soli si fa testimonianza, non si cambia l’Italia”. Secondo il segretario del Pd,”per i parlamentari Cinque Stelle il 2014 sarà l’anno chiave, quello in cui devono decidere se cambiare forma mentis: ci sono quelli che credono alle scie chimiche e ai microchip nel cervello, e questi fanno ridere, ma sta anche nascendo un gruppo dirigente molto interessante […]”. È a quest’ultimo che Renzi si rivolge. “Molti di loro stanno imparando il mestiere. Su alcuni temi hanno fatto cose giuste, sul Milleproroghe, sugli affitti d’oro alla Camera. Ma le loro posizioni sono passate solo perché qualcuno nel Pd ha deciso che bisognava andare in quella direzione; in altri casi l’iniziativa è stata nostra, come per bloccare l’emendamento sulle slot machine”. Sono tutte dimostrazioni – aggiunge – del fatto che non si può fare a meno di “accordi seri, trasparenti e alla luce del sole”. Ma Renzi si rivolge anche a Enrico Letta al quale dice che “sforare il 3% del deficit si può, eccome”. “Si tratta di un vincolo anacronistico che risale a 20 anni fa. Non è l’Europa che ci ha cacciato in questa crisi, ma la mancanza di visione”. Quanto alla web tax, il segretario ribadisce la sua posizione: “Tutti devono pagare le tasse, ma le modalità con cui questa battaglia è stata impostata da qualche nostro parlamentare sono un errore”. Riguardo il job Act, il suo piano per il lavoro, la cui presentazione è attesa nei prossimi giorni, spiega che “Non si tratta di un trattato giuslavoristico ma di un documento con alcune cose concrete da fare subito e altre più di prospettiva”. Un’impostazione che gli ha fatto già guadagnare il sostegno di Maurizio Landini, segretario generale Fiom. Con lui – spiega Renzi – “condividiamo un concetto semplice: chi ci ha portato fino qui, con polemiche ideologiche e scarsi risultati, non è adatto a portarci fuori da qui”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 2, 2014
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Il giuramento di Bill De Blasio, il nuovo sindaco di New York
Era il 6 novembre quando l’italo-americano Bill De Blasio veniva eletto sindaco della città di New York e poco dopo la mezzanotte americana il 109° Primo Cittadino della Grande Mela ha fatto il giuramento ufficiale. La cornice dell’evento è stata lo stesso luogo in cui, un anno fa, aveva lanciato la sfida per il dopo-Bloomberg: davanti alla sua casa di Brooklyn. Il democratico, attorniato dalla famiglia, ha affermato: “Dico a tutti, questo è l’inizio di una strada che faremo insieme. Ha inoltre promesso di lanciare una nuova era per New York, dopo 20 anni di governo di sindaci repubblicani o indipendenti. Lo scopo del sindaco, che nel pomeriggio ripete il giuramento per la cerimonia ufficiale davanti alla City Hall, con 5mila invitati, è quello di ridurre il divario tra ricchi e poveri. Tra i presenti anche i politici che lo hanno supportato nel suo percorso: oltre al governatore Mario Cuomo, l’ex presidente Bill Clinton, nelle cui mani de Blasio giurerà, e anche Hillary, di cui fu il direttore della campagna elettorale nel 2000, quando ottenne il seggio al Senato. De Blasio giurerà su una Bibbia sostenuta da Clinton e appartenuta a Franklin D. Roosevelt.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 1, 2014
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Berlusconi e l’elogio al bipolarismo. Con un augurio per il 2014…
Berlusconi non si rilassa neanche negli ultimi giorni dell’anno e si profonde in un elogio del sistema politico americano: “Il miglior sistema per governare un Paese è il sistema bipolare. Il miglior esempio di democrazia per governare un paese è quello americano dove ci sono due partiti: il partito democratico e il partito repubblicano, questo si chiama bipolarismo”. Ai microfoni del Tg5 prosegue: “Se vogliano scongiurare un futuro di ingovernabilità e di decadenza dobbiamo imparare a non disperdere i nostri voti. Questo è l’obiettivo di Forza Italia. Un azzardo? una follia? Forse, ma ricordo che Erasmo da Rotterdam diceva che i risultati migliori vengono non dalla ragione ma da una visionaria e lungimirante follia. Quando lo disse ne ’94 mi presero, nessuno ci credeva, ma in due mesi portai i moderati al governo”. Arriva quindi un augurio per l’anno che sta per iniziare: che gli italiani “imparino a votare”. “Gli italiani disperdono sempre il voto in tanti rivoli. Ma solo con la maggioranza assoluta data a Forza Italia si potrà cambiare l’architettura istituzionale e rendere finalmente l’Italia un Paese governabile”. E ancora: “Se gli italiani impareranno a votare, il mio talento, il mio impegno e la mia esperienza saranno al servizio del Paese”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 30, 2013
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I Renziani e l’ultimatum a Letta
Dario Nardella ed Ernesto Carbone sono i due renziani che fanno arrivare un messaggio forte, chiaro e diretto quanto duro e privo di politicismi: “Il rimpasto noi non lo chiediamo, ma se Letta, già a metà gennaio, non riesce a mettere mano, e subito, ad alcune cose, poche, ma tutte da fare, allora è molto meglio riconosca che non ci sono più le condizioni per andare avanti, passi la mano e si vada, al più presto, a elezioni anticipate”. Nardella, parla al Fatto quotidiano che lo intervista, il secondo (Carbone) all’Huffington Post, cui aggiunge: “Sulle riforme non si è fatto nulla, tranne i caffè tra Violante e Quagliariello, sulla legge elettorale siamo alla farsa e l’unica vittoria, il suo spostamento dal Senato alla Camera è tutto e solo merito di Renzi, e sulla spesa pubblica, tra buoni propositi e commissari, non si vedono tagli. Ribadisco: se il governo Letta va avanti così, è meglio andare a votare”. La morale che arriva da Renzi e i suoi è chiara: “Il governo va avanti ‘solo’ se fa le cose. Altrimenti…”, dove il guaio sta tutto in quell’altrimenti. Come sottolinea l’Huffington Post:
Una cosa è certa. A metà gennaio dell’anno nuovo, il 2014, il governo Letta e i soci della sua maggioranza metteranno mano non solo al famoso “patto alla tedesca” per il rilancio dell’azione di governo su alcuni precisi punti programmatici (lavoro, a partire dal Job Act, ma anche riforma degli ammortizzatori sociali, scuola, legge sullo ius soli, legge sui diritti civili, tagli alla spesa pubblica, è l’esigente “catalogo” snocciolato dai renziani, ndr.), ma anche, appunto, a un rimpasto. Che, poi, si tratti di un mini-rimpasto (sostituzione delle caselle svuotate dalle dimissioni di due viceministri, Archi e Micciché, e due sottosegretari, Biancofiore e Santelli, di FI) o di un mega-rimpasto (ridimensionamento dei cinque ministri cinque NCD magari spedendo Lupi dalle Infrastrutture a curare il partito e sostituzione di un paio di ministri di area Pd tecnici come Giovannini o bersaniani come Zanonato o dalemiani come Bray, i più invisi ai renziani) è ancora tutto da vedere. Certo, la prospettiva cambia, e di molto: in caso di “mini-rimpasto”, infatti, basterebbe una piccola “aggiustina” al governo, promuovendo in quel caso non solo un esponente del Psi, Craxi o Di Lello, a sottosegretario, ma anche un nome di Centro democratico di Tabacci, che via Nello Formisano dice “prima del rimpasto servono risposte nette”.
Ove si trattasse di un “rimpastone” (un ministro, tipo il Lavoro, a Scelta civica, che dimostra di avere un buon appetito, magari a Ichino; un altro, tipo lo Sviluppo economico, al Pd, magari a Epifani; un altro, ma di peso, a un renziano stra-doc), le cose prenderebbero ben altra piega e, oltre alle opposizioni, già agguerrite di loro, di forzisti, leghisti e grillini, forse anche gli stessi renziani chiederebbero un passaggio formale a Letta con tanto di apertura della crisi, rimpasto e voto di fiducia a un Letta-bis. Si vedrà. Una cosa è certa. Se i renziani premono, i lettiani fanno muro.
Da palazzo Chigi si evita ogni commento, anche solo uno spiffero, sulle parole tranchant e poco gentili usate da Renzi versus Letta (e Alfano…) e si puntano i riflettori sul tweet del premier che rivendica il risultato di aver abbassato, nel 2013, le tasse su famiglie e imprese, azione che proseguirà nel 2014, mentre sul rimpasto si dice solo che “se ne parlerà all’interno della stipula dell’Agenda 2014 (nome che Letta usa per indicare il “patto alla tedesca”, ndr.) se è necessario un riaggiustamento o no della squadra”. I lettiani, invece, qualcosa in più dicono. Francesco Russo, fondatore di “360”, l’associazione storica che fa capo a Letta, spiega: “Il rimpasto non è una priorità ma non è neppure un tabù. Il 2014 sarà un anno decisivo per l’azione del governo, se alla luce dei nuovi equilibri politici Pd-NCD-Sc si individueranno personalità che possono rafforzarne l’azione, ben vengano. Una cosa voglio dirla, però, a Renzi – spiega Russo all’Huffington Post – che è cresciuto, come Letta, nei giovani del Ppi e poi nella Margherita, ed è questa: dimentica troppo facilmente che se, nel Pd, la novità è lui, sul piano politico nazionale sono stati Letta e Alfano a rendere marginale, politicamente, Berlusconi. È stato il loro capolavoro, nell’anno 2013”.
Marco Meloni, vicinissimo a Letta, è molto meno conciliante di Russo: “Esiste Renzi, che ha fondato i renziani e guida il Pd, che è il mio partito, ed esistono i renziani, che trovo meno autorevoli di lui. Faraone è stato smentito da Renzi stesso e sarebbe meglio si occupasse bene di scuola (il suo incarico in segreteria, ndr.), altre voci neppure le voglio considerare”. “Renzi – puntualizza Meloni all’Huffington Post – ha detto che rimpasto è parola orribile e da Prima Repubblica e così penso anch’io. L’azione del governo va rilanciata e rafforzata sulle cose da fare e molte delle proposte di Renzi stanno già nelle leggi varate dal governo come Destinazione Italia anche se, poi, molto dipende dalle risorse, oltre che dal tempo, disponibili. Chiedo solo, a Renzi, che dice sempre di non voler ‘finire’ come Veltroni, rispetto alla sua segreteria, di non ‘iniziare’ neppure come fece Veltroni”. E qui, per onore della cronaca e della storia, va ricordato che, appena vinte le primarie e diventato leader del Pd, il primo atto di Walter Veltroni fu quello di far cadere di fatto il governo Prodi e andare a elezioni anticipate.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 29, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/29/i-renziani-e-lultimatum-a-letta/
No all’espatrio per Berlusconi: è polemica
No all’espatrio per Berlusconi e, nonostante gli impedimenti legali parlino chiaro, non mancano le polemiche. Anche il Csm è intervenuto, con una reprimenda durissima: “Basta delegittimazioni”. A tuonare contro i giudici, e anche contro il Ncd di Alfano, ora è Sandro Bondi, esponente di Forza Italia. I magistrati hanno imposto all’ex premier il divieto di uscire dai confini dell’Italia a seguito della condanna in Cassazione per frode fiscale e ora Bondi scrive: “se la magistratura impedisce al presidente Berlusconi di recarsi al vertice” belga “del Ppe, senza che nessuna voce delle istituzioni avverta il dovere di segnalare una grave anomalia della nostra vita democratica, consiglierei ad Alfano di declinare l’invito per onorare una storia di cui ha fatto parte e per sollevare un problema che riguarda la nostra democrazia, che pure il suo partito solleva almeno nelle enunciazioni di principio”. Pronta la reazione della magistratura, con il Csm che ha approvato a larga maggioranza la pratica a tutela delle toghe aperta in relazione alle numerose dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi da Berlusconi, contro la magistratura. “Questi episodi di denigrazione – si legge nel documento del Csm – sono del tutto inaccettabili, compromettendo la fiducia dei cittadini nella giustizia, condizione imprescindibile di un’ordinata vita democratica”. Ventidue i voti favorevoli espressi in plenum, tra cui quelli del vicepresidente, Michele Vietti, del presidente e del pg di Cassazione, e del laico del Pdl, Annibale Marini. Solo quattro i voti contrari, espressi dai laici Zanon, Romano più Palumbo (Pdl) e Albertoni (Lega). Come spiega Repubblica:
Sotto la lente di ingrandimento dei consiglieri chiamati a votare sono finiti articoli di stampa ma anche il video-messaggio con il quale il leader di Forza Italia aveva definito “mostruosa e politica” la sua condanna da parte della Cassazione e accusato la magistratura di essere diventata un “contropotere dello Stato” che vuole “realizzare per via giudiziaria il socialismo”. E il più recente comizio, pronunciato davanti a Palazzo Grazioli nel giorno della sua decadenza, con cui il Cavaliere aveva accusato Magistratura Democratica “di aver abbracciato le idee estremiste delle Brigate Rosse”. E’ da tanto che il Csm non concede le cosiddette “pratiche a tutela” della magistratura, un istituto il cui ricorso eccessivo era stato apertamente criticato dal capo dello Stato. Ma stavolta si tratta di un intervento “insostituibile” – assicurano i consiglieri – per “tutelare il prestigio e la credibilità dell’istituzione giudiziaria nel suo complesso”. Perché l’accusa ai giudici di strumentalizzare le proprie funzioni a “fini politici”, compromette “la fiducia dei cittadini nella giustizia”.
A stretto giro di posta, tuttavia, la reprimenda del Csm viene bollata dallo stesso Bondi come “atto ridicolo e intimidatorio”. La polemica stamani era esplosa alla vigilia della riunione – fissata per domani nel castello di Meise, alle porte di Bruxelles – del Partito popolare europeo. Quella famiglia politica, cioè, che raccoglie e rappresenta in seno all’Ue le forze moderate, democristiane e conservatrici. Al summit (a cui parteciperanno il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso e la cancelliera Angela Merkel) era già stato annunciato da tempo l’invito spedito ad Angelino Alfano in qualità di vicepremier e a Ferdinando Casini come presidente dell’Internazionale cristiano-democratica. In un primo momento, però, si era sparsa la voce che Berlusconi non rientrasse nella ‘rosa’. Circostanza, questa, che secondo i bene informati aveva fatto arrabbiare, e non poco, lo stesso ex premier. A ruota, tuttavia, è stato lo stesso portavoce del Ppe a precisare che alla riunione “sono stati invitati i leader dei tre partiti” che fanno parte del Ppe, ovvero Forza Italia, Nuovo CentroDestra e Udc, senza fare alcun accenno agli eventuali impedimenti legali per il Cavaliere. Impedimenti che però sussistono visto che dopo la sentenza sul processo Mediaset l’ex senatore è stato privato del passaporto.
I pm dell’ufficio esecuzione di Milano, infatti, hanno respinto in mattinata la richiesta avanzata dai legali di Berlusconi di poter partecipare al vertice belga. Di fronte alla richiesta di nulla osta temporaneo dopo il ritiro del passaporto per l’ex premier, i magistrati hanno risposto con un no definitivo: la legge numero 1185 del 1967 “non consente alcun tipo di eccezione”. Neppure il richiamo della difesa del Cavaliere, secondo la quale la creazione dell’area Schengen, dove si intende libera la circolazione delle persone, ha sostanzialmente allentato le restrizioni precedentemente previste per i condannati dalla legislazioni nazionali, lascia margini ai legali: “Schengen prevede l’abolizione dei controlli alle frontiere, ma non prevede la possibilità di muoversi senza documenti validi per l’espatrio”, fanno sapere fonti della procura.
A questo punto ai legali di Berlusconi non resta che tentare un incidente di esecuzione ma i tempi non sarebbe così stretti: Berlusconi è destinato a saltare l’appuntamento di domani su invito del presidente Joseph Daul.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 18, 2013
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Berlusconi: si cambi la costituzione
Berlusconi vuole che venga modificata la Costituzione italiana ed è tornato a ribadirlo oggi, in collegamento telefonico con un incontro del partito a Cremona. Quello che ha sottolineato è la necessità di “cambiare la Costituzione”. Il leader di Forza Italia propone, tra le altre modifiche da apportare, l’istituzione di una sola Camera, l’attribuzione di più poteri al presidente del Consiglio e l’elezione del presidente della Repubblica direttamente dai cittadini e non dalle segreterie dei partiti.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 17, 2013
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Renzi il ribelle: non teme le minacce di Napolitano e apre a Berlusconi
Diretta twitter #matteorisponde oggi per Renzi durante la quale ha reso nota la sua “allergia” ai “buffet istituzionali” e fatto capire che la nuova stagione inaugurata col plebiscito alle primarie non può essere chiusa dal cronoprogramma di Napolitano e palazzo Chigi. Neanche le sbandierate dimissioni del capo dello Stato in caso di crisi di governo lo fermano. Quello sul quale non ha intenzione di cedere è la scadenza del 31 gennaio per licenziare un testo di legge elettorale che blindi bipolarismo e governabilità. “Basta scherzi. Il Pd ha portato la legge elettorale dal Senato alla Camera, segno che le cose si vogliono fare. Entro gennaio la commissione deve licenziare un testo”. Altro punto del neosegretario, il confronto con Silvio Berlusconi: “Pronti a discutere nel merito con gli alleati di governo un patto di coalizione ma le riforme costituzionali e la legge elettorale si fanno con tutti”. Come spiega l’Huffington Post:
Fine gennaio: è la data più ansiogena per i governisti. Per Alfano che ha chiesto un anno di tempo per organizzare il suo movimento che nei sondaggi non supera il quattro per cento. Ma anche per Letta consapevole che, con una legge elettorale approvata, il governo si deve conquistare una difficile sopravvivenza giorno dopo giorno. Ed è nelle mani di Renzi. Ecco perché la “best option” per il governo è arrivare alla legge elettorale con qualche riforma istituzionale approvata. E non è affatto un caso che l’accelerata renziana arrivi contemporaneamente alla verifica della possibilità che l’election day tra politiche ed europee è ancora possibile. È scritto nero su bianco su un documento prodotto dagli sherpa del sindaco-segretario e pubblicato dal Foglio: in sostanza, sciogliendo le Camere entro la metà di marzo è possibile andare alle urne. Di qui a dire che Renzi ci punta come primo obiettivo ce ne passa, ma è chiaro che le date, in questo caso, sono sostanza nella trattativa. Lo scenario che ha in mente Matteo è quello di una legge elettorale approvata prima delle riforme (e prima che si chiuda la finestra per andare a votare). A quel punto, riequilibrati i rapporti di forza, il governo diventa il terreno della sua rincorsa a palazzo Chigi (nel 2015). Oppure, cade ma a quel punto per colpa di Alfano o di chi non ci sta. Ed è per questa operazione – gennaio, non oltre – che Renzi è pronto ad usare la seconda pistola. Che significa confronto con Silvio Berlusconi, sia pur al momento opportuno e senza conferire ad esso quell’enfasi che ci mise Veltroni nella sua “nuova stagione”. E cioè senza “legittimare Berlusconi”. Perché tra i due, Renzi e Berlusconi, c’è un interesse “oggettivo” su una riforma iper-maggioritaria. Attenzione, perché quando si parla di modelli il diavolo è nei dettagli. E allora andiamo alla ricerca del diavolo. Nella sua diretta twitter Renzi ha spiegato che è pronto a confrontarsi su due modelli: il sindaco d’Italia e il Mattarellum (corretto in modo maggioritario). Epperò c’è un non detto, su cui sono al lavoro gli sherpa del sindaco. Il sindaco d’Italia ha una maggioranza oggi, perché Alfano ci sta. E coincide con quella che regge il governo. Ma rischia di non darla domani, nel senso che Renzi è il primo a sapere che funziona a Firenze dove il sindaco ha potere di sciogliere il consiglio comunale, ma in Italia è diverso. Senza riforme costituzionali rischia di favorire la frammentazione e l’ingovernabilità. Non è un caso che piace ad Alfano. Il sospetto nelle segrete stanze renziane è che “Angelino voglia fare melina” su questo modello dicendo che ci sta, ma che bisogna prima fare le riforme costituzionali. E allora addio gennaio e tempi lunghi. Per questo è iniziata la strategia dell’attenzione a Berlusconi, coperta e prudente evitando che sia bruciata in nome del “mai patti col Condannato”. Epperò è proprio col Cavaliere che Renzi si sente sicuro di poter portare a casa il Mattarellum riveduto e corretto. Che ammazza Alfano ma garantisce governabilità. Nel centrosinistra piace a Pd, a Sel e Scelta civica. Nel centrodestra a Forza Italia e Lega. Sulla carta è quello che ha una maggioranza parlamentare più ampia. Se non fosse che non piace al governo, visto che costringerebbe Alfano ad andare a elemosinare i seggi ad Arcore.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 17, 2013
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“Restiamo ribelli”: Renzi incoronato segretario
Matteo Renzi è stato ufficialmente proclamato segretario del Pd e ha raggiunto l’assemblea generale che si tiene a Milano e che si è aperta sulle note dell’inno di Mameli. In prima fila, vicini, il sindaco di Firenze e il presidente del Consiglio, Enrico Letta. Sul maxi-schermo a mo’ di slogan ‘Il meglio deve ancora venire’, frase di Renzi pronunciata nel suo primo discorso dopo la vittoria alle primarie. Renzi è stato poi proclamato nuovo segretario del Pd dal responsabile organizzativo, Davide Zoggia, mentre in sala scattava la standing ovation. All’insegna del motto “Non c’è un minuto da perdere”, il neosegretario presenta la sua road map. “Restiamo ribelli e cambiamo l’Italia. Ciascuno di noi ha il suo pantheon di ribelli – ha detto Matteo Renzi – Ma l’essere ribelli è soprattutto una sfida con se stessi. Si è ribelli se ciascuno di noi prova a cambiare la quotidianità: dobbiamo essere capaci di cambiare nel nostro piccolo l’Italia”. Nel suo intervento il sindaco fiorentino ha rivolto parole anche al suo avversario Cuperlo. “La sfida alle primarie è stata leale e l’offerta della presidenza del Pd a Gianni Cuperlo è tutto tranne il tentativo di ‘do ut des’, ma è il tentativo di un partito che non solo ha indicato la strada”. “Il voto degli elettori delle primarie è l’ultimo appello che ci hanno dato per dire: cambia il Pd per cambiare l’Italia. Non hanno votato solo il candidato ma il Pd, visto come unico interlocutore per un cambiamento senza se e senza ma”. Anche il premier Letta ha preso la parola: “Oggi, dopo 8 mesi in cui, sulla mancata elezione del presidente della Repubblica abbiamo rischiato la fine del Pd, siamo qui, e il nostro partito è il baricentro, il pilastro della democrazia. Vorrei fosse chiaro a noi stessi”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 15, 2013
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Matteo Renzi, Enrico Letta e la “competizione virtuosa”
La chiamano “competizione virtuosa” quella tra Enrico Letta e Matteo Renzi, con un fedelissimo del neosegretario che spiega: “Enrico ha capito che deve correre più veloce di Matteo, sennò è la fine…”. Il primo gol è arrivato con la decisione del premier di abolire per decreto – seppure gradualmente per i prossimi tre anni – il finanziamento pubblico ai partiti. “E’ una vittoria di Matteo”. A confermarlo anche il popolo della rete, con Twitter che ha visto schizzare in TT l’hashtag #effettoRenzi. Forse Letta ha sfilato all'”avversario” l’arma della “sorpresa annunciata per i grillini” sul finanziamento ai partiti, ma resta il fatto che anche la legge elettorale è passata dal Senato alla Camera e anche questa è una vittoria del fiorentino. Il sindaco può dirsi quindi soddisfatto? Proprio no: è infatti pronto a rilanciare su costi della politica e legge elettorale.Il discorso di domenica prossima all’assemblea Pd alla Fiera di Milano sarà occasione per piazzare qualche altro paletto. Lì in platea ad ascoltare ci sarà con molta probabilità anche il premier Letta. Ora Renzi non può mollare, per non disperdere il vantaggio realizzato. Non sta pensando di tornare alla proposta di abolizione immediata per quel che riguarda il finanziamento pubblico ai politici ma vuole rilanciare per quanto riguarda i costi della politica. “In questo campo, le questioni in sospeso sono tante”, spiegano i suoi. Per esempio, c’è la questione dell’adeguamento degli stipendi dei consiglieri regionali a quelli dei sindaci: “Non si capisce perché guadagnino il doppio”. E poi l’abolizione delle province, del Senato. C’è poi la voglia d’incalzare i pentastellati: rinunciare ai rimborsi elettorali se Grillo firmerà per collaborare sulle riforme. In realtà chiedere ai grillini di collaborare equivale anche domandarlo a Letta e alla maggioranza di governo, soprattutto per quanto riguarda la legge elttorale. Anche su questo tema, del resto, la tabella di marcia è stilata: “Non c’è da perder tempo: la legge elettorale deve essere approvata alla Camera entro febbraio e al Senato entro la fine di maggio al massimo, comunque entro le europee”, sottolineano dall’entourage del sindaco. Da lunedì, inoltre, servirà capire cosa c’è di vero nelle aperture di Angelino Alfano su un sistema di voto maggioritario stile ‘sindaco d’Italia’. “Partiremo da un’intesa di maggioranza, senza escludere altri interlocutori, da Sel a Grillo a Berlusconi, perché la legge elettorale è materia che interessa tutti”. Renzi è già pronto a cercare appoggio altrove in Parlamento se Alfano opporrà i suoi veti. Ma il neosegretario non perde tempo neanche sul tema lavoro: ha messo i suoi esperti a studiare il ‘Jobs Act’, il documento sulle politiche del lavoro di cui ieri ha dato accenno al segretario della Fiom, Maurizio Landini. Un altro punto da presentare a Palazzo Chigi. “Il punto è fare le cose, per ora abbiamo dimostrato che con la vittoria di Renzi alle primarie, il governo si sente incalzato”, insistono i renziani.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 13, 2013
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Berlusconi loda Craxi… e attacca il resto del mondo
Silvio Belrusconi ha presentato un libro di Nicolò Amato su Bettino Craxi e non ha perso occasione per lanciare i suoi ormai noti strali: “Siamo in un quadro drammatico” perché, “l’Italia non è una democrazia”. E ancora: “C’è un ordine dello Stato composto da funzionari a cui è stato conferito il potere di togliere la libertà che si è trasformato in contropotere dello Stato”. Per quel che riguarda il futuro, il leader di Fi ha precisato che “non ci potrà più essere un accordo tra Forza Italia e Pd, visto come il Pd si è comportato facendo un accordo con la Magistratura per assassinare il leader del centrodestra e portare a compimento il disegno di vent’anni di eliminarmi dalla scena”. Quindi ha immaginato un domani dietro le sbarre: “Ho letto le prime 30 pagine di questo libro, leggerò le altre quando sarò in gale…”, ha detto. Poi, ricordando la figura del segretario socialista morto da latitante in Tunisia, Berlusconi lo ha definito “un uomo buono, giusto e molto generoso” che “non si è arricchito lasciando la sua famiglia non in una situazione agiata ma neanche nel benessere…”. E ha aggiunto: “Anch’io sono stato colpito da una sentenza ingiusta e ho avuto una tale indignazione che ho perso il sonno e non sono riuscito ad uscire di casa per un mese”. Parlando di politica, una critica anche agli elettori: “Questo paese non ha imparato a votare, quindi è ingovernabile e tale sarà ancora soprattutto se viene fatta una legge proporzionale. Ci sono possibilità di un governo di larghe intese e difficilmente potrà essere tra Fi e Pd ma sarà un accordo tra Pd e M5S. Ovvero: giustizialismo che si somma a ingiustizialismo: tutte insieme le forze del centrodestra devono fare una campagna di comunicazione sugli elettori per dirgli che l’unico modo per non avere più colpi di Stato è di votare compatti per Forza Italia, altrimenti continueremo ad essere un povero Paese dove i colpi di Stato sono sempre possibili”, ha insistito. Ma nonostante questo, “non andrò all’estero per evitare la carcerazione, ma continuerò la lotta”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 13, 2013
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Renzi convince Cuperlo: sarà il presidente del partito
Alla fine ha ceduto: nonostante un primo rifiuto, alla fine Gianni Cuperlo, inizialmente contrario a ricoprire un ruolo considerato di garanzia, ha accettato la proposta avanzatagli dal neosegretario del Pd Matteo Renzi,di essere il presidente del partito. La sua elezione avverrà domenica all’Assemblea del Pd che proclamerà Renzi segretario. Il sì arriva dopo un forte pressing da parte della sua area, in particolare dei ‘Giovani Turchi’. Cuperlo ha anche chiarito, tuttavia, che accetta l’incarico senza però rinunciare al coordinamento dell’area.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 13, 2013
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Effetto Renzi: il sorpasso del centrosinistra
Stando a quanto rilevato da Swg, dopo l’elezione di Renzi a segretario del Pd il centrosinistra ha guardagnato, in una settimana, sei punti. E l’intenzione di voto degli italiani muta anche per quanto riguarda la Lega, dove alla guida ora c’ Matteo Salvini: mezzo punto guadagnato anche dal suo partito. Calo nell’ordine dei tre punti, invece, sia per Forza Italia che per il Movimento 5 Stelle. La crescita del Pd corrisponde anche ad un sorpasso netto del centrosinistra sul centrodestra: 40,5% contro 33,6%. L’effetto Renzi riesce a mettere d’accordo anche i sondaggisti, anche se si riscontrano lievi differenze di percentuale. Le analisi di Ixe (per Agorà) mostrano che il Pd guadagna più di due punti (+2,1%) e si conferma primo partito con il 29,5 percento di consensi. Perde invece quasi un punto e mezzo (-1,4%) il Movimento 5 Stelle, che segue con il 21,9 percento. In crescita Forza Italia (+0,4%), al 21,3 percento, mentre perde mezzo punto il Nuovo Centrodestra, che scende sotto la soglia del 5 percento (4,8%).
Pubblicato da tdy22 in dicembre 13, 2013
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Soldi per votare alle primarie? Meglio il panino!
Il dubbio è di quelli amletici: è una presa in giro alle Primarie del Pd o all’infinita sequela di esternazioni sui social che offrono consigli su come impegnare i due euro richiesti per recarsi a votare il nuovo Segretario dem? Fatto sta che una foto apparsa sia nella pagina di Castrum Cropalatum che in quella Becero populismo dei link di FB e apparsa ieri ha preso di mira proprio l’appuntamento del popolo democratico. Vi appare un bimbo che regge un cartello che recita: “Il mio papà e mamma non vanno a votare alle Primarie perché con i 4 euro ci compramno domani il panino per la scuola”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 9, 2013
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Primarie Pd aperte a tutti… anche per votare due volte!
Maurizio Gallo, giornalista del Tempo, ha raccontato sul quotidiano romano come ha fatto a votare due volte in occasione delle primarie del Pd: gli è bastato raccontare agli scrutatori di aver cambiato recentemente la propria residenza e di non avere ancora i documenti aggiornati per avere tra le mani una seconda scheda di voto e “gabbare” il sistema. “Dopo aver votato dove avevamo diritto, proviamo a ripetere l’impresa dove non dovremmo. ‘Ho tessera e carta d’identità – affermo – ma ho cambiato da due settimane appena casa e i documenti non sono aggiornati. Posso votare lo stesso?’. All’inizio storcono il naso. Poi cedono: ‘E va bene…'”. Il trucco, però, gli è riuscito una sola volta, al seggio di via Cola di Rienzo, quartiere romano di Prati. L’altro voto è stato espresso in piazza Mazzini, dove ne aveva diritto. Non gli è andata bene ai gazebi che ieri erano presenti tra via Giulio Cesare e via Ottaviano, in piazza dei Carracci, in piazza del Popolo e in piazza Madonna dei Monti: “Le tende sono presidiate da attivisti che sembrano soldati sulla linea del Piave: non passa lo straniero” racconta.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 9, 2013
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Le primarie del Pd presentano… il seggio igloo!
Le primarie del Pd hanno goduto di un’affluenza superiore alle aspettative oggi, tanto che si sono formate code ai seggi. E nessuno si è tirato indietro, tanto che anche sul ghiacciaio del Presena, a 2.600 metri di quota, è stato allestito un seggio… a forma di igloo! E non è neanche mancata una scutura di ghiaccio che ritraeva il volto di Matteo Renzi:
Pubblicato da tdy22 in dicembre 8, 2013
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Per una cravatta Cuperlo perse la Segreteria
Gianni Cuperlo, mentre prosegue lo spoglio e in conferenza stampa, si concede una battuta nel suo discorso durante il quale ammette la sconfitta e augura a Renzi buon lavoro da segretario: “La responsabilità della sconfitta è mia, anche per tutte le cravatte che ho sbagliato”. Quindi manifesta la sua lealtà nei confronti del nuovo eletto: “Verso Matteo Renzi il mio comportamento sarà leale e sincero come leale e sincero è stato il nostro comportamento in queste settimane”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 8, 2013
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“Il bipolarismo è salvo”. Inizia l’era Renzi
Inizia la festa al quartier generale di Firenze in onore del nuovo segretario dem Matteo Renzi. E arrivano i primi commenti dai compagni di partito. Tra questi il viceministro dell’Economia Fassina: “Siamo contenti per la straordinaria partecipazione di oggi. Faccio i complimenti a Matteo Renzi per la netta affermazione. Da domani mattina dobbiamo lavorare tutti insieme nel Pd, noi lo faremo sulla base della piattaforma programmatica di Cuperlo. Il Pd rimane unito e sono sicuro che sarà questa la prospettiva da domani mattina”. Lo ha detto il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina. “Matteo Renzi in questi mesi ha saputo intercettare una domanda di rinnovamento che non sempre abbiamo condiviso. Sapevamo di correre controcorrente, non abbiamo fatto sicuramente il risultato che auspicavamo. Per il governo credo che l’impatto possa essere positivo. Coloro che hanno votato Renzi non hanno votato contro Letta, ma per un Partito democratica che segna l’agenda del governo con più determinazione”, conclude. Enrico Letta, presidente del Consiglio, afferma invece: “Con Renzi lavoreremo con spirito di squadra”. E ancora: “Il Pd ha ancora una volta dimostrato la sua forza e la sua vitalità”. “Le primarie – prosegue – rimangono uno straordinario strumento di partecipazione, che oggi dà forza alla nuova leadership del partito. Una partecipazione al voto così alta, inoltre, è fondamentale per fare del Pd un argine contro il populismo crescente”. A fronte dei quasi tre milioni di votanti stimati da Epifani, lo sfidante Civati ha detto: “Dicevano che saremmo stati residuali, ma i risultati dicono altro. E’ un nuovo inizio non solo per chi ha vinto, ma anche per chi porta avanti idee diverse. Le nostre battaglie hanno il sostegno di 300 mila persone”. Lo ha detto Giuseppe Civati, nel corso di una conferenza stampa nel suo comitato. “La sinistra c’è e fa ancora del Pd un partito di sinistra”, ha spiegato Civati. Da parte sua il nuovo Segretario ha dichiarato nel suo rimo discorso: “Da oggi non c’è più alibi per nessuno”. Dopo la sentenza della Consulta “qualche politico di lungo corso neocentrista ha gridato. Ma stasera, con il risultato delle primarie, quella bottiglia glie la abbiamo mandata di traverso”. Ha quindi ribadito che “il bipolarismo è salvo”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 8, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/08/il-bipolarismo-e-salvo-inizia-lera-renzi/
Matteo Renzi, il Tony Blair toscano
Da sindaco di Firenze a “Tony Blair” toscano, con i media internazionali che lo celebrano. All’estero davano per certa la vittoria di Renzi nelle primarie e parlavano della sua scalata con la notizia che è rimbalzata su diversi siti d’informazione, dalla Gran Bretagna alla Francia, dalla Spagna agli Usa. E, come tratteggia il Secolo XIX, “con «un endorsment» pressochè unanime, i media esteri osservano come la vittoria di Renzi segni la fine del «potere grigio» alla testa dei democratici ecostituisca un passo decisivo per l’avvicinamento del primo cittadino toscano alla «corona» di presidente del Consiglio.«La scalata del giovane sindaco segna la fine del ‘potere grigiò», è il titolo con cui THE GUARDIAN si sofferma su Renzi, ora «proiettato in prima fila, accanto al premier Letta, nella politica italiana». THE SUNDAY TIMES titola «Il sindaco attaccabrighe si avvicina alla corona di premier» e ripercorre «la traiettoria apparentemente inarrestabile» di Renzi nel diventare il prossimo presidente del Consiglio italiano. Matteo Renzi si «prende la leadership», annuncia infine FOCUS NEWS. Per il quotidiano francese LA TRIBUNE, Renzi è «il nuovo Tony Blair», soprannome che anche altri media d’Oltralpe scelgono per presentare il sindaco toscano. «Renzi vuole rivoluzionare il centro-sinistra italiano», scrive LE NOUVEL OBSERVATEUR, evidenziando «l’opportunità di rinnovamento» che il Pd ha con la vittoria del sindaco. «La sinistra italiana parla toscano», è infine il titolo di LIBERATION che, in un ritratto del «mediatico sindaco» fiorentino, evidenzia come le primarie siano giunte al termine di «un anno disastroso» per il Pd. In Germania TAGESSCHAU presenta le primarie del Pd guardando al futuro e sottolinea «La pressione su Letta giunge dalle fila del suo stesso partito», mentre in Spagna EL MUNDO scrive: «Questa volta non sembrano esserci dubbi, Renzi è l’uomo nuovo della sinistra italiana». Quello stesso Renzi che secondo il sito d’informazione statunitense THE GLOBAL POST, «si prepara a scuotere il centrosinistra italiano».”
Pubblicato da tdy22 in dicembre 8, 2013
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Romano Prodi e l’invito ai candidati a fare squadra
Romano Prodi si è recato alle urne in occasione delle primarie del Pd e ha lanciato un appello ai candidati: “Le primarie sono il momento dello scontro democratico, quello che io raccomando è che sia il vincitore sia quelli che perderanno abbiano l’obiettivo di fare una squadra, diretta da chi ha vinto, ma con gli equilibri e le mediazioni che rendono forte un partito politico”. Circa la decisione di andare a votare per la scelta del segretario democratico, ha ribadito: “Oggi, di fronte alla situazione particolare che si è creata, credo sia doveroso andare a votare alle primarie perchè il Pd, in questo stato di fibrillazione così forte, credo sia l’unico punto fermo che abbiamo”. E agigunge: “L’ho fatto credo sia giusto e sia stato anche gradito”. Alla domanda se la decisione di votare influirà positivamente sull’affluenza alle primarie, ha risposto: “non esageriamo sulla mia influenza. Se qualcuno è stato portato a ripensare sono contento e mi prendo anche la responsabilità che posso avere sugli altri”. Il fondatore dell’Ulivo ha poi sottolineato che, dal punto di vista politico, “è ora che una nuova generazione venga avanti”. La decisione di andare a votare per le primarie del Pd è stata sofferta. Ha ‘confessato’ Prodi: “Non dico che ho fatto una notte insonne, ma mezza notte insonne”. E sul rinnovo della tessera del Pd: “Adesso non esageriamo. Dal punto di vista politico non cambia niente”. Ai cronisti che gli hanno chiesto se dopo la sentenza della Consulta sulla legge elettorale il Parlamento ne esca in qualche modo indebolito, ha risposto: “Evidentemente sono nati dei problemi, c’è tanta gente che ritiene esserci una parte dei parlamentari che non siano legittimati e questi sono discorsi che turbano”. “Quindi,proprio in conseguenza di questi discorsi -aggiunge Prodi- io ho pensato e penso che bisogna rafforzare il Pd che questi discorsi non li fa”. Infine, come spiega Repubblica, a chi gli domandava se il pronunciamento della Corte Costituzionale possa essere considerata una sentenza politica, Prodi replica di “no”. “La Corte è la Corte – conclude Prodi – quindi, io che non sono un giurista, dico che le sentenze non le commento, le accetto”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 8, 2013
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Romano Prodi “costretto” a cambiare idea dalla sentenza della Corte
Romano Prodi torna sui suoi passi e se nei giorni scorsi aveva detto che non avrebbe votato in occasione delle primarie del Pd, dopo che qualche settimana prima aveva annunciato che non avrebbe rinnovato la tessera del partito, a 48 ore dal voto ha cambiato idea. “Domenica, di ritorno dall’estero, mi recherò a votare alle primarie del Pd. In questa così drammatica situazione mi farebbe effetto non mettermi in coda con tanti altri cittadini desiderosi di cambiamento”. Non si sa per chi voterà il professore, che spiega così la sua scelta: “I rischi aperti dalla recente sentenza della corte mi obbligano a ripensare a decisioni prese in precedenza. Le primarie del Pd assumono oggi un valore nuovo. Nella situazione che si è venuta a determinare è infatti necessario difendere a ogni costo il bipolarismo. Pur con tutti i suoi limiti, il Pd – aggiunge – resta l’unico strumento della democrazia partecipata di cui tanto abbiamo bisogno”. Da parte sua il segretario del Partito Democratico Guglielmo Epifani ha commentato l’intenzione espressa dall’ex presidente del Consiglio in questo modo: “Una decisione che gli fa onore e che fa bene alle primarie. Ora in tanti al voto”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 6, 2013
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Scoppiano le elezioni? La Consulta esautora il Parlamento?
“Dal giorno dopo la pubblicazione della sentenza questo Parlamento è esautorato perché eletto in base a una legge dichiarata incostituzionale. Quindi non potrà più fare niente, e questo è drammatico”. Così Pietro Alberto Capotosti, presidente emerito della Corte costituzionale, in un’intervista rilasciata a Qn.
“La sentenza entrerà in vigore quando sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, presumibilmente verso la fine di gennaio”, spiega. Quindi il giorno dopo “i deputati che sono stati eletti grazie al premio di maggioranza diventano illegittimi”. Infatti, sottolinea, “l’annullamento che pronuncia la Corte costituzionale ha effetto retroattivo”. Se, aggiunge, l’elezione fosse stata già convalidata “non c’era problema, ma alla Camera non è successo.Dunque, una volta pubblicata la sentenza, essendo la legge illegittima, non si può applicare”.
Ma se la convalida arriverà prima della pubblicazione della sentenza della Consulta, allora “si salverebbero”. Il costituzionalista fa anche notare che “a Montecitorio devono ancora convalidare tutti e 630 i deputati. Diciamolo chiaramente: questa sentenza ha un effetto dirompente”. E prosegue: “In teoria, dovremmo annullare le elezioni due volte del Presidente della Repubblica, la fiducia data ai vari governi dal 2005, e tutte le leggi che ha fatto un Parlamento illegittimo. Sennonché il passato si salva applicando i principi sulle situazione giuridiche esaurite”. Alla domanda se ciò significa tornare a votare, risponde: “Io non lo dico ma lo penso”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 5, 2013
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Regionali in Basilicata: vince Pittella, ma stravince il non voto!
Era stato previsto che il centrosinistra, guidato da Marcello Pittella, Pd, avrebbe vinto le regionali in Basilica, e le aspettative non sono state disattese. Anche se il vero vincitore è stato il non voto: oltre la metà dei 575.160 elettori sono rimasti a casa. A seguire, il candidato del centrodestra Tito Di Maggio e quindi, distaccato, Piernicola Pedicini del Movimento 5 Stelle. Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, ha commentato: “E’ stata premiata la buona amministrazione”. Da parte sua, durante lo spoglio, Pittella è apparso cauto ma incline ad accettare la vittoria: “Provo gioia e amarezza: gioia per il risultato che va profilandosi, amarezza per il marcato astensionismo”. Per Pittella si tratta di una seconda vittoria: durante le primarie per scegliere il candidato presidente, infatti, si era imposto a dispetto delle indicazioni dei maggiori esponenti del partito, dando una prima indiscutibile dimostrazione di forza. Oltretutto, proprio il Pd si appresterebbe – dopo un calo nelle elezioni politiche del febbraio scorso – a tornare ad essere il primo partito quasi in ogni zona della Basilicata. Ma resta la nota dolente della vittoria schiacciante del partito del non voto: solo il 47,6% degli elettori si sono recati alle urne, contro il 62,8% di tre anni prima. E non può passare inosservata la forte critica che ha accompagnato le elezioni, con gli scontrini rinvenuti nelle urne al momento dello spoglio. Delusione amara per il M5S che negli ultimi due giorni di campagna elettorale aveva registrato il pienone durante i comizi del “semplice portavoce” Beppe Grillo a Matera e a Potenza. Sembrava arebbe confermato il successo delle elezioni politiche, in realtò è stato surclassato dal centrodestra, guidato da Tito Di Maggio (Scelta civica). Il M5S ha inoltre subito l’attacco del capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, contestato giovedì scorso in piazza, a Matera, proprio dai grillini: “La nostra vittoria è la migliore risposta alla demagogia e al populismo”. Per quel che riguarda le altre forze in campo, un buon successo sembra ottenere Maria Murante, candidata presidente di Sel e Rifondazione; percentuali molte base, invece, per gli altri quattro candidati.
Pubblicato da tdy22 in novembre 19, 2013
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Basilicata al voto: dalle urne spuntano gli scontrini
Calabria al voto per le Regionali e l’affluenza ha fatto registrare quindici punti in meno rispetto alle elezioni del 2010: fra ieri e oggi per l’elezione del nuovo governatore e per il rinnovo del Consiglio regionale ha votato solo il 47,62% degli aventi diritto al voto, rispetto al 62,8% registrato nella scorsa tornata elettorale. A spoglio iniziato, appare in vantaggio il candidato del centrosinistra Marcello Pittella, a seguire il candidato del centrodestra Tito Di Maggio e in terza posizione Piernicola Pedicini del Movimento 5 Stelle. Ma quello che più colpisce è che, al momento dello spoglio delle schede, gli scrutatori di diverse sezioni del centro storico di Potenza si sono ritrovati travolti da numerosi scontrini, che ricordano l’inchiesta di “rimborsopoli” in cui sono indagati decine di amministratori e consiglieri regionali che, in molti casi, avevano “corretto” gli scontrini per aumentare il rimborso. Diverse anche le schede utilizzate per inviare un messaggio. Gli elettori hanno scritto diversi insulti, tra i quali “ladri” è il più gettonato, ma anche frasi come “prima il lavoro e poi il voto”.
Pubblicato da tdy22 in novembre 18, 2013
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Multa da 7.600 euro: gli era squillato il cellulare in cabina elettorale
Durante la consultazione elettorale politica della primavera scorsa, un cittadino di Feltre, nel Bellunese, si era dimenticato di lasciare il cellulare prima di entrare nella cabina elettorale. Ma proprio mentre stava votando, il telefono ha iniziato a squillare e subito sono scattati i controlli. Anche se l’uomo ha tentato di spiegare che si trattava di una semplice dimenticanza, una specifica legge pone il divieto al fine di evitare il cosiddetto voto di scambio, ovvero “tu dai il voto a me, poi mi provi con una foto che l’hai fatto, e io ti pago” e così è stato denunciato. Ieri l’uomo ha scelto di patteggiare, ottenendo così uno sconto di pena: 1 mese e dieci giorni di reclusione, convertiti poi in pena pecuniaria pari a 7.600 euro. Il suo difensore ha ora invocato la sospensione della pena, disposta dal giudice per l’udienza preliminare.
Pubblicato da tdy22 in novembre 15, 2013
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A De Blasio Napoli dedica una pizza… quasi perfetta!
Una pizza speciale realizzata dalle sapienti mani del maestro pizzaiolo Gino Sorbillo in onore di Bill De Blasio. Così Napoli ha festeggiato il nuovo sindaco di New York, “Un sindaco democratico e soprattutto espressione della nostra terra proprio come la pizza così apprezzata dagli americani”, come l’ha definito il pizzaiolo. Tutto bene quindi, con una pizza che i presenti muniti di telefonino non hanno mancato d’immortalare. Peccato solo per quella “s” che è sfuggita nella scritta! Molti sono stati i commenti dei clienti della pizzeria al vedere la prelibatezza appena sfornata, alcuni si sono complimentati con il neoeletto, altri hanno fatto dell’ironia. Ma il migliore, riportato da Il Mattino è stato quello di un anziano signore che, forse volendo augurare alla città partenopea miglior futuro, ha così sintetizzato il momento di gemellaggio tra le due città “Viva De Blasio sindaco di Napolì”.
Pubblicato da tdy22 in novembre 6, 2013
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Quando il cuore italiano… batte a stelle e strisce! L’elezione di Bill De Blasio
Festa grande a New York per l’incoronazione a sindaco dell’italoamericano Bill De Blasio che, presentato dalla moglie, ha subito preso la parola: “Grazie per quello che avete fatto, grazie a tutti. Ma il nostro vero lavoro inizia adesso: anni e anni di diseguaglianze non si possono cancellare facilmente. Problemi accumulati in decenni non possono essere risolti in un secondo. Ma noi ci impegneremo al massimo e manterremo le promesse che abbiamo fatto”. Il neo Primo Cittadino ha poi ribadito la sua idea: “Gli elettori hanno scelto una via progressista e su questo non si torna più indietro. Da oggi torniamo a camminare come una città unita, solidale. Supereremo gli ostacoli, non smetterò mai di lottare per questo posto che amo”. In inglese e in spagnolo ricorda anche i suoi cavalli di battaglia durante la campagna: “E’ ora che la migliore polizia del mondo ritrovi l’armonia con la propria comunità”. E ancora: “La nostra città non deve lasciare nessuno indietro”. Ma non dimentica chi fa parte della sua vita, oltre alla moglie, i figli: “Sono fiero di loro, ogni giorno mi danno motivo di esserlo. E poi sono così cool”. E la famiglia sono anche le origini: “Saluto i miei parenti e i miei amici che sono dall’altra parte dell’oceano: grazie a tutti”. E l’ultima frase è in italiano.
Ma se a New York si è festeggiato, l’Italia non è stata da meno, pensando a quel suo “nipote” che ha realizzato il sogno Americano. A Sant’Agata dei Goti, in provincia di Benevento, il paese da cui sono partiti i nonni di De Blasio, la scorsa notte si è atteso in piazza lo sfoglio. Tra magliette con la scirtta “Bill for Mayor”, bandiere a stelle e strisce e bottiglie di Falanghina anche il sindaco Carmine Valentino ha tifato e gioito per il gigante buono.
Pubblicato da tdy22 in novembre 6, 2013
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Il gigante italoamericano alla guida della Grande Mela: Bill De Blasio
La realizzazione del sogno americano ha un volto e un nome. Lui è Bill De Blasio, classe ’61, nato a Manhattan e cresciuto in Massachusetts. E, da oggi, è il nuovo sindaco di New York, il terzo, dopo Fiorello La Guardia e Rudolph Giuliano, italoamericano. Le sue origini sono infatti da ricercare a Sant’Agata de Goti, in provincia di Benevento. I suoi antenati hanno lasciato l’Italia agli inizi degli anni Venti e sono stati in grado di costruire un futuro che ora appare quanto mai luminoso grazie a Bill, il paladino della classe media e operaia. Democratico, laureato alla New York University, ha frequentato un master in Affari internazionali alla Columbia per poi muovere i primi passi nel servizio pubblico nello staff del primo sindaco afroamericano di New York, David Dinkins. Nel 2000 segue la campagna per l’elezione in Senato di Hillary Clinton, e l’anno dopo viene eletto al Consiglio comunale. Nel 2010 diventa difensore civico della Grande Mela. Obiettivo di De Blasio è di abbattere le distanze, che si sono allargate nell’era Bloomberg, tra la New York dei ricchi e quella dei poveri. De Blasio vive a Park Slope, Brooklyn, con la famiglia: la moglie afroamericana Chirlane McGray, militante di cui sono noti i trascorsi omosessuali, e i due figli, Chiara e Dante, iscritti a una scuola pubblica, una novità negli Usa per un candidato sindaco. Proprio questa famiglia, mista e anticonvenzionale, è il punto di forza del nuovo Primo Cittadino. Che la mattina delle votazioni, uscito dal seggio, ha rivolto un pensiero all’Italia: “Questa mattina ho ricordato mio nonno Giovanni e mia nonna Anna. Per me questo è il sogno americano. Due nonni d’Italia immigrati e oggi ho la possibilità di essere sindaco di New York”. Alla Park Slope Branch Public Library di Brooklyn, dove ha votato, è arrivato a piedi da casa, con tutta la sua famiglia. “Mi sento come durante un esame”, scherza Bill mentre vota. Con i giornalisti italiani scherza nella lingua che fu dei suoi nonni, dicendosi orgoglioso delle sue origini. “E’ un gran momento, molto emozionante, sono molto contento specialmente perché sono qui con la mia famiglia, con Chiara, con Dante”. Due figli dai nomi italianissimi. C’è anche la moglie Chirlane McCray. “Questa donna – racconta De Blasio – ha scelto con me i nomi dei nostri figli. Ed è una cosa importante. A questo punto anche lei è mezza italiana”, scherza, sottolineando come Chirlane sia “grande amante di tutte le cose italiane”. Ha avuto molto da festeggiare e lo attenderanno sfide dure come sindaco di New York, ma De Blasio ha anche assicurato che presto sarà nel Belpaese. “Ne sono sicuro. Per me è molto importante andare nei luoghi dei miei nonni. A Sant’Agata di Goti. E a Grassano, in provincia di Matera. E sarà molto bello andarci da sindaco della Grande Mela. E da simbolo di un vero e proprio riscatto atteso da generazioni”.
Pubblicato da tdy22 in novembre 6, 2013
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Il M5S e le fette di prosciuto sugli occhi: la nuova campagna elettorale
Sicuramente si fanno notare e restano impressi i manifesti elettorali del Movimento 5 Stelle, dipende se “in senso positivo”. Il messaggio che lanciano è chiaro: togliersi il prosciutto dagli occhi, vedere chiaro e comprendere la situazione. E’ l’impatto visivo, con due protagonisti con la fatidica fettina di affettato sul viso che può risultare “impressionante”. E poco conta se viene sollevata sopra un occhio: la “campagna virale ideata dal grafico materano Peppino Barberio” rischia di diventare tale per le risate che sta generando sui social network, certo non una certezza di voto. Nota di colore, sembra che “Al termine della conferenza stampa il Movimento 5 Stelle ha offerto ai giornalisti deliziose fette di prosciutto, emblema dell’iniziativa ‘Ora so per chi votare'”: come poteva essere altrimenti?
Pubblicato da tdy22 in novembre 4, 2013
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Paura per la presidente argentina Kirchner, ha un ematoma al cervello
Ore di paura e apprensione per la residente dell’Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, a cui è stato riscontrato un ematoma al cervello provocato da un trauma cranico. Il problema di salute, che obbliga la Kirchner a un mese di assoluto riposo, avviene in un momento particolarmente importante per la storia politica argentina che è nel pieno della campagna elettorale per le cruciali elezioni legislative del 27 ottobre, che porteranno al rinnovo di metà della Camera e un terzo del Senato. A dover prendere il posto della Kirchner sarà il suo vice , Amado Boudou, la cui popolarità è in calo per un presunto scandalo di corruzione. L’annuncio ufficiale del portavoce del governo, Alfredo Scoccimarro, è giunto alle 22.00 di ieri sera (ora locale), dopo ore d’incertezza. A quanto è stato reso noto, la presidente è stata sottoposta ad esami in seguito a forti cefalee e le è stato riscontrato un ematoma subdurale cronico, ovvero un accumulo di sangue fra il cervello e la calotta cranica. L’ematoma, ha spiegato il portavoce è la conseguenza di un trauma alla testa provocato da una caduta il 12 agosto.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 6, 2013
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Non bastava la politica! Berlusconi alla conquista del gossip?
Silvio Berlusconi è al centro delle vicende politiche e giudiziarie e ora… anche del gossip! Parla a ruota libera Imma De Vivo, ex protagonista de L’isola dei famosi, in un’intervista rilasciata a Diva e Donna durante la quale ha parlato di Silvio Berlusconi e della sua compagna Francesca Pascale della quale spiega che “ha sempre avuto ambizioni nel mondo dello spettacolo e sognava la tv. Non dovrebbe vergognarsene. Eppure l’immagine che si è voluta creare in questi mesi, accanto a Silvio, è molto lontana dalla realtà. Dopo il fidanzamento ufficiale – continua – lei ha cambiato atteggiamento. Prima ci sentivamo spesso al telefono e ci incontravamo anche ad Arcore: abbiamo trascorso molti pomeriggi facendo passeggiate e shopping insieme. Ma poi lei si è piano piano allontanata. Non è poi così difficile fare la donna del presidente… tutti sono capaci di vivere nell’agio e nel lusso. E vedo che Francesca si è calata già molto bene nella parte”. Per quel che riguarda il leader di Forza Italia racconta invece: “Ricordo che prima delle elezioni una sera a noi ospiti disse. “Dopo il voto la lascio…”. Evidentemente ha cambiato idea, ma è una frase che mi colpì molto perché lui spiegò: ‘Non mi innamoro più di nessuno. L’ultima persona che ho amato oltre ai miei figli è la mia ex moglie. E mi dispiace dirlo perché per Francesca provo comunque un grande affetto'”.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 2, 2013
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L’ultimo sgambetto a Renzi viene da D’Alema?
In caso di elezioni a febbraio il Pd dovrebbe scegliere solo un candidato Premier e non un nuovo segretario. Questo è il pensiero di Massimo D’Alema al TgCom24 “Dipende molto dai tempi del processo politico ed elettorale” ma se si va al voto “tra fine febbraio e primi di marzo temo che a dicembre si dovrebbero fare le primarie per il premier”.
Secondo D’Alema anche Enrico Letta potrebbe essere della partita: “Certo, nel pd ci sono diverse personalità che potrebbero essere buoni candidati premier. Non mi limiterei neanche a questi due (Renzi e Letta, ndr), ci saranno le primarie. Siamo un partito democratico, una coalizione, perché se andiamo alle elezioni dovremo lavorare per una coalizione ampia per dare una base forte di governabilità al paese”.
L’ex leader Ds chiude poi le porte ad un Letta bis con un orizzonte politico lungo, retto su pochi transfughi Pdl. “O Berlusconi cambia posizione, cosa che a me sembra francamente questa volta improbabile…”, Oppure in caso di appoggio esterno “è un’altra cosa, significa un governo di breve durata che vota la legge di stabilità, che cambia la legge elettorale – cosa che è assolutamente necessaria – e poi porta il paese alle elezioni”.
L’unica altra possibilità è un “fatto politico nuovo”, ovvero la nascita di un partito di moderati da una costola del pdl: “i giornali parlando dei dissidenti… Se si manifesta un fatto politico molto rilevante, se cioè una parte rilevante di Pdl dovesse distaccarsi da Berlusconi, dalle posizioni estremistiche che oggi prevalgono e fare una scelta europea, allora questo dovrebbe essere considerato, perché potrebbe configurare uno scenario politico nuovo. Un’alleanza politica che non sarebbe più quella delle larghe intese con Berlusconi ma una cosa nuova”.
Al contrario, “ma se contiamo di poter sopravvivere contando sul voto di qualche dissidente, sinceramente non credo che una prospettiva di questo genere sarebbe plausibile. O matura uno scenario politico nuovo, che effettivamente possa far pensare ad un rilancio politico, oppure due priorità: legge di stabilità e nuova legge elettorale e dopodiché si va al voto. Non sono un fan di elezioni anticipate, ma a volte sono una via d’uscita democratica”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 30, 2013
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Al voto, al voto!!! Grillo vuole le elezioni, ma difficilmente le avrà
Al voto! Al voto! Il blog di Grillo con il post dal titolo Rien ne va Plus è un inno alla gioia e l’auspicio di elezioni subito. Porcellum o non porcellum l’M5S invoca solo le urne sperando che, aiutati anche da una legge elettorale davvero “sui generis”, l’M5S possa davvero spiazzare gli altri partiti raccogliendo non solo i delusi del Pd, ma anche quanti, avevano creduto a un centro-destra diverso. Grillo ci ha abituato ai toni forti e alle uscite esagerate e anche questa volta non fa circonlocuzioni per raccontare, dal suo punto di vista, lo stato attuale della politica italiana e dettare, quello che a suo dire, possono essere le soluzioni per uscire da tutte le crisi che hanno strangolato l’Italia.
“Non era necessario un indovino per prevederlo. L’Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenario che sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito. Napolitano deve rassegnare le dimissioni”,
così esordisce il Semplice Portavoce del M5S che poi aggiunge:
“L’Italia ha perso un anno a gingillarsi mentre l’economia stava precipitando. Rinvio dopo rinvio questi parassiti hanno tirato a campare mentre l’Italia tirava le cuoia. L’ultimo regalo l’assurdo aumento dell’IVA che colpirà le classi sociali più deboli. Un cambiamento immediato è necessario”.
E dopo il preambolo arriva il colpo di grazia:
“Bisogna tornare al voto. Gli italiani devono poter decidere se vivere o morire. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti. In alto i cuori”.
Ma quanti saranno i dissidenti tra le file del M5S? Nell’ultimo conteggio c’era chi avrebbe messo la mano sul fuoco su almeno 15 persone… ma poi l’aula si sa, è come il campo da calcio e la partita è tutta da giocare voto su voto!!!
Pubblicato da tdy22 in settembre 28, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/28/al-voto-al-voto-grillo-vuole-le-elezioni-ma-difficilmente-le-avra/
Renato Brunetta attacca la “furba massaia” Angela Merkel
Quando ad Angela Merkel era stata posta una domanda su Silvio Berlusconi, signorilmente aveva risposto: “Un condannato può far parte del Ppe? Decidono i singoli statuti nazionali”. Dall’Italia, come riporta l’HuffingtonPost, all’opposto, nessuna concessione per la cancelliera tedesca. Renato brunetta l’ha definita “una leader, che con tratto da furba massaia, continua nel suo disegno di germanizzare l’Europa su cui insediarsi come leader. Parafrasando Tacito il rischio è di una pax tedesca”. Il caprogruppo del Pdl alla Camera, se da una parte attacca la neo-eletta (al terzo mandato), dall’altra auspica la nascita di una grande coalizione anche in Germania “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Hanno fatto il deserto, e l’hanno chiamata pace. La speranza è che la Merkel sia costretta oppure liberamente decida di dar vita alla Grande Coalizione con i socialdemocratici. Non perchè Forza Italia sposi le idee degli avversari di sinistra della Merkel. Ma la Grosse Koalition darebbe modo di impedire il trionfo di un pensiero unico che dalla Germania si espanda per tutto il continente. Passando dal ‘Meglio rossi che morti’ degli anni ’80, al meglio tedeschi che morti. Non sarebbe la stessa tragedia, ma addio a un bel pezzo di libertà”. Il pidiellino continua: “La vittoria della Merkel -è un caso serio. Non è il caso di liquidarla con faciloneria come un successo del Partito popolare europeo e dunque del centrodestra. Infatti, il programma del cancelliere tedesco, su cui ha costruito il proprio consenso, si basa su idee che non hanno nulla della tradizione europeistica del Partito popolare, ed hanno anzi negato – con l’enfasi portata sui conti e sull’austerità, e sulla primazia tedesca – uno dei principi centrali che stanno alla base dello statuto di questa realtà politica cui Forza Italia ha aderito e intende aderire: la solidarietà e l’uguaglianza tra popoli e Paesi”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 23, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/23/renato-brunetta-attacca-la-furba-massaia-angela-merkel/
“Una iattura non poter battere Berlusconi alle elezioni”: così Renzi
E’ intervenuto alla trasmissione Omnibus, questa mattina, il sindaco fiorentino Matteo Renzi, dove ha detto che “il governo Letta-Alfano è un governo di larghe intese, ha senso se fa le cose e non se le rinvia. Deve fare le cose nell’interesse del Paese e non dei singoli partiti”. Parlando della situazione interna al Pd, Renzi ha attaccato: “l’unico obiettivo di un gruppo dirigente rancoroso è quello di rinviare il Congresso”. Ma il primo cittadino ha anche risposto a domande sulla sua “fretta” di andare a elezioni anticipate: “Io ho la fretta degli italiani: una famiglia che va in banca non riceve ancora i soldi; un professore che ha vinto il concorso e sta a casa ha fretta che si faccia la riforma della scuola. Io ho fretta non di far cadere il governo ma di far lavorare il governo”. E ribadito: “In un Paese civile si fa il governo di larghe intese per fare le cose. Quando i tedeschi hanno fatto le larghe intese hanno fatto le cose, non ‘una a te ed una a me’, non hanno messo le bandierine per i partiti”. Concludendo, “Tifo per Letta ma non si può impedire di dire la verità: il governo faccia gli interessi degli italiani”. Matteo Renzi ha parlato anche di Berlsuconi, affermando che considera “una iattura non poter battere Berlusconi alle elezioni”, visto che non potrà “ragionevolmente Berlusconi non potrà candidarsi”. Secondo il democratico, infatti, “Berlusconi ha perso una grandissima occasione perché quando governava aveva una maggioranza di oltre 100 deputati e poteva fare la rivoluzione liberale. Invece ha preferito difendere lo status quo”. “Mi dispiace che non si possa candidare perché mi sarebbe piaciuto batterlo. Durante la campagna elettorale gli avrei detto: ‘Ma che hai un fratello gemello che ha governato in questi venti anni?'”, ha concluso invitando comunque a “rispettare” il candidato leader del centrodestra che verrà scelto. Il sindaco ha anche commentato l’ipotesi di tornare al voto: “L’interesse dell’Italia non sono nuove elezioni; lo divengono se sono l’alternativa a non far niente”. Renzi ha quindi esortato l’esecutivo “a non inseguire le bandierine di Brunetta e Schifani ma a fare le cose nell’interesse del Paese”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 23, 2013
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