“Buon compleanno, Barack!” Il tweet di Michelle

_1obama-compleanno-tuttacronacaLa First Lady, Michelle Obama, sceglie Twitter per inviare gli auguri al marito per il cinquantaduesimo compleanno. “Buon Compleanno, Barack! I tuoi capelli sono un pò più grigi, ma ti amo come sempre e anche di più”, Firmato Mo. Oltre al messaggio, una foto in bianco nero, risalente ad almeno una ventina di anni fa, che li ritrae assieme.

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Happy Birthday Mr. President!?

-1bo-obama-tuttacronacaFesteggia il suo cinquantaduesimo compleanno Barak Obama e tutti gli occhi sono puntati… su Bo! Il cane ufficiale della Casa Bianca, diventato un beniamino per tutte le gag di cui è stato protagonista, è infatti sotto stretta osservazione mediatica mentre tutti s’interrogano su cosa farà per festeggiare l’avvenimento. A dar lo spunto per quest’attenzione mediatica lo stesso presidente americano, che ha pubblicato sul suo account Twitter ufficiale un’immagine di Bo abbellito da una ghirlanda di fiori, in pieno stile hawaiano. I giornalisti, da quel momento, si chiedono se questo non sia un indizio per i festeggiamenti. Quello che è certo è che il presidente difficilmente riuscirà a immergersi nei festeggiamenti, visto il fiato sospeso per l’allarme terrorismo di matrice qaidista lanciato dagli Stati Uniti e confermato dall’Interpol a Lione. Lui stesso, pur non avendo cambiato il suo programma, dalla residenza di Camp David resta costantemente informato su ogni sviluppo dal suo team della Sicurezza Nazionale. Tutta l’America sta vivendo con ansia crescente questa strana domenica in cui il Dipartimento di Stato ha stabilito la chiusura di 22 tra ambasciate e consolati in Nord Africa, l’Asia centromeridionale e soprattutto la penisola Arabica.

Letta quasi quadruplica i saggi: da 10 a 35… saggezza infinita!

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Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha scelto i 35 componenti della commissione per le riforme costituzionali. Tra loro figurano Valerio Onida, Angelo Panebianco, Luciano Violante (che dopo esser stato in corsa per la premiership ora si ripresenta sotto forma di saggio). I “saggi” saranno ricevuti giovedì pomeriggio dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale:

– Michele Ainis – Università Roma 3

– Augusto Barbera – Università di Bologna
– Beniamino Caravita di Toritto – Università la Sapienza Roma
– Lorenza Carlassare – Università di Padova
– Elisabetta Catelani – Università di Pisa
– Stefano Ceccanti – Università Roma 3
– Ginevra Cerrina Feroni – Università di Firenze
– Enzo Cheli – Presidente Emerito Corte Costituzionale
– Mario Chiti – Università di Firenze
– Pietro Ciarlo – Università di Cagliari
– Francesco Clementi – Università di Perugia
– Francesco D’Onofrio – Università La Sapienza Roma
– Giuseppe de Vergottini – Università di Bologna
– Giuseppe Di Federico – Università di Bologna
– Mario Dogliani – Università di Torino
– Giandomenico Falcon – Università di Trento
– Franco Frattini – Presidente Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale
– Maria Cristina Grisolia – Università di Firenze
– Massimo Luciani – Università La Sapienza Roma
– Stefano Mannoni – Università di Firenze
– Cesare Mirabelli – Presidente Emerito Corte Costituzionale
– Anna Moscarini – Università della Tuscia
– Ida Nicotra – Università di Catania
– Marco Olivetti – Università di Foggia
– Valerio Onida – Presidente Emerito Corte Costituzionale
– Angelo Panebianco – Università di Bologna
– Giovanni Pitruzzella – Università di Palermo
– Anna Maria Poggi – Università di Torino
– Carmela Salazar -Università di Reggio Calabria
– Guido Tabellini – Università Bocconi di Milano
– Nadia Urbinati – Columbia University
– Luciano Vandelli – Università di Bologna
– Luciano Violante – Università di Camerino
– Lorenza Violini – Università di Milano
– Nicolò Zanon – Università di Milano.
Ma non erano inutili i saggi secondo il Grande Saggio Valerio Onida? E ora di nuovo a fare il Saggio inutile?

Il coraggio di una maestra salva i suoi allievi. Prendiamo esempio?

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Rhonda Crosswhite, maestra alla Plaza Tower Elementary a Moore, sobborgo di Oklahoma City, ha solo pochi graffi che lei stessa definisce «irrilevanti, considerando quello che sarebbe potuto succedere. Non ho mai pensato che stessi per morire – ha detto -. Per tutto il tempo ho continuato a urlare ai ragazzi: “Smettetela di preoccuparvi, stiamo bene, stiamo bene. Gridavo per tranquillizzarli, cercavo di superare con la mia voce quel frastuono orribile, sperando che mi potessero sentire. Una ragazza singhiozzava e le ho detto: “Va tutto bene, va tutto bene, ti proteggo io”. E poi ho detto qualche preghiera: “Dio, ti prego di prenderti cura dei miei figli”. E noi stiamo bene».

In questa scuola sono morti 9 bambini, ma nessuno della sua classe. Lei li ha protetti tutti, alcuni anche con il suo corpo. «Quando tutto è iniziato a venire giù, mi sono messa su di loro. Tutto qui. Uno dei miei ragazzini mi diceva: “Ti amo, ti amo, ti prego non morire con me…”». Con queste parole semplici racconta il suo gesto d’amore verso la sua classe, verso quei bambini che le devono la vita. Ma per lei è stato normale, è nell’ordine delle cose… è questo lo spirito americano. Ci sono dei ruoli nella società che richiedono coraggio, ci sono le insegnanti che per i loro bambini morirebbero, perché è quella solidarietà innata, è quella spinta che ti porta a essere un eroe per caso. E’ successo a Newton dove un’insegnante è morta per proteggere i suoi allievi dalla follia omicida di Lanza… succede durante il tornado con l’insegnante Crosswhite che non ci pensa due volte e si sdraia sui suoi allievi , li protegge. Cosa succede in queste menti? Succede che le insegnanti sanno proteggere il futuro, sono a contatto quotidianamente con quelli che saranno gli uomini e le donne del domani… sanno quanto sia importante non rubare a nessuna generazione quel domani… forse sanno quello che i nostri politici dovrebbero imparare… a tutelare i loro cittadini, a proteggerli… dovrebbero pensare che ogni individuo, da quello che nascerà fra qualche mese a quello che ha 90 e più anni, è un bene prezioso, ognuno è indispensabile (perchè nel bene o nel male è un esempio) e ognuno ha diritto a vivere e a farlo dignitosamente… Ognuno ha bisogno di essere tutelato, sostenuto quando porta avanti un progetto che può essere utile alla comunità… proprio come un bambino che cresce, l’imprenditore ha bisogno di essere supportato nel suo sviluppo, non castigato con tasse sempre più insostenibili, con una burocrazia kafkiana o con l’indifferenza. Se poi sbaglia allora la punizione deve arrivare e deve essere esemplare, in modo da far capire che lo Stato punisce i criminali e premia gli onesti… oggi in Italia sembra che sta succedendo il contrario, perciò la storia di Rhonda, oggi è più importante che mai!

Grillo e l’invito al Presidente della Repubblica di abolire il reato di vilipendio

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“Chi può essere al sicuro di un’eventuale denuncia per una critica al Presidente della Repubblica? Allora per difendersi l’unico mezzo è non scrivere più nulla. Bocche cucite. Dita bloccate sulla tastiera. Commenti oscurati”:è quanto si legge su un post di Grillo . E per la prima volta il post non si può commentare.

22 sono le persone indagate a Nocera per “Offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica”. Grillo fa un appello Napolitano: “Invito il Presidente della Repubblica a chiedere l’abolizione dell’articolo 278 (vilipendio del presidente della Repubblica) sconosciuto nella maggior parte delle democrazie occidentali”.

Il comico sempre dal suo blog si scaglia contro il reato di vilipendio: “Nel ventennio – si legge – si tutelava dal delitto di lesa maestà la figura del re e di Mussolini, dal dopoguerra i presidenti della Repubblica. Il reato di vilipendio non è qualcosa rimasto sulla carta, a monito. È stato invocato innumerevoli volte, spesso dai partiti a scopi politici, e anche applicato. Il confine tra critica e vilipendio (“considerare vile”) è materia più indefinibile del sesso degli angeli”.

Nel Paese che vorremmo forse non ci sarebbe bisogno di quell’articolo perché nessuno oserebbe mai usare termine offensivi contro un Presidente che, per antonomasia, è giusto, onesto, trasparente… nel Paese che vorremmo ci sarebbe rispetto e fiducia, non servirebbe quindi una legge.

Ecco i ministeri sicuri e quelli incerti!

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Il totoministri si sa che è una delle cose che piaccion di più agli italiani. Diventa quasi uno sfogo per ogni giornalista che studia tattiche ed equilibri di governo, correnti dei partiti e strategie economiche. Ma questa volta il fascino è accresciuto dalle larghe intese e dai soggetti “forti” in campo che potrebbero cambiare totalmente l’assetto politico:

Ministero dell’Economia
Mario Monti: senatore a vita dal 9 novembre 2011, nominato commissario europeo prima dal governo Berlusconi e poi dal governo D’Alema, membro dell’Aspen Institute Italia, è uno dei presidenti del “Business and Economics Advisors Group” dell’Atlantic Council
Savatore Rossi, membro del Direttorio della Banca d’Italia, fa parte del club Bilderberg
Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia, fa parte del club Bilderberg
Pier Carlo Padoan, vicedirettore generale dell’Ocse, è membro dell’Aspen

Ministero degli Esteri
Mario Monti: senatore a vita dal 9 novembre 2011, nominato commissario europeo prima dal governo Berlusconi e poi dal governo D’Alema, membro dell’Aspen Institute Italia, è uno dei presidenti del “Business and Economics Advisors Group” dell’Atlantic Council
Massimo D’Alema:  finanziamento illecito accertato, prescritto;concorso in aggiotaggio nella scalata alla BNL con il gruppo Unipol.

Ministero degli Interni
Annamaria Cancellieri: membro dell’Aspen, indagata per abuso d’ufficio della procura di Catania, per fatti risalenti al 2009, quando Cancellieri era commissario del teatro Bellini.

Ministero della Giustizia
Paola Severino: La sua casa sulla Via Appia Antica a Roma è stata blindata a spese dello stato italiano, ma lei si è difesa dicendo che non l’ha deciso lei. Ma viene da domandarsi perché non l’ha impedito e pagata di sua tasca, visto che è il ministro più ricco d’Italia?
Franco Gallo, presidente della Corte costituzionale
Luciano Violante: presidente della Commissione parlamentare antimafia (1992-1994) e della Camera dei deputati (1996-2001), Responsabile riforme istituzionali del PD, è stato uno dei 10 Saggi nominati da Napolitano
Francesco Nitto Palma: magistrato e politico italiano, Ministro della Giustizia del Governo Berlusconi IV,   paladino dell’immunità parlamentare.

Ministero delle Riforme
Gaetano Quagliariello – parlamentare Pdl: l’uomo giusto al posto giusto! Come si legge nel suo sito Pd e Pdl possono collaborare insieme ma le riforme non si fanno in qualche mese (cioè anni? millenni? MAI!)

Ministero dello Sviluppo Economico
Paolo Romani,  ministro allo sviluppo economico del governo Berlusconi IV: è indagato per peculato in quanto avrebbe speso 5000 euro di telefonate in 2 mesi con un cellulare del comune di Monza. Inoltre Romani sarebbe indagato per i rimborsi spese in quanto dal maggio 2007 alla fine del 2008, tra pranzi e cene «di rappresentanza» ha messo in conto 22000 euro al Comune di Monza.
Enrico Giovannini, uno dei 10 saggi, Presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica
Graziano Delrio,  sindaco di Reggio Emilia
Corrado Passera, è indagato dalla procura di Biella per presunti reati fiscali che sarebbero stati commessi in quanto ex amministratore delegato di Banca Intesa prima e consigliere delegato di Intesa Sanpaolo dopo la fusione con l’istituto torinese.

Ministero del Lavoro
Stefano Fassina: responsabile economico del PD, a marzo aveva affermato: “Non siamo disponibili ad alcun accordo con il Pdl. Se non ci sono le condizioni per fare un governo di cambiamento con il M5S si deve tornare alle elezioni”, in seguito, quando gli hanno chiesto perché il Pd non votava Stefano Rodotà, ex giovane turco, pare abbia risposto: “Mio cognato lavora alle Poste e non sa neppure chi è, Stefano Rodotà”. Non dovrebbe essere un governo delle larghe intese?
Filippo Bubbico:  indagato per truffa aggravata, associazione a delinquere, truffa e abuso d’ufficio.
Maurizio Sacconi: è stato Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nel Governo Berlusconi IV ed ex funzionario di agenzia ONU; nel 2009 ha varato una legge per consentire ai giornali di liberarsi con i soldi pubblici dei cronisti più anziani e meglio pagati, che in tre anni ha permesso di mandare in prepensionamento centinaia di lavoratori e messo in cassa integrazione o sotto contratto di solidarietà altre migliaia.
Sergio Chiamparino: sindaco di Torino dal 2001 al 2011, è stato indagato per finanziamenti illeciti e la sua Giunta è stata coinvolta nello “scandalo esumazioni” del Cimitero Monumentale di Torino, l’inchiesta è stata poi  archiviata

Ministero Politiche europee
Enzo Moavero: già Ministro nel governo Monti di cui si dice sia “l’alter ego giuridico”, giudice di primo grado presso la Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo, collaboratore della Commissione europea in qualità di Direttore Generale del Bureau of European Policy Advisors
Emma Bonino: inizia in politica con il Partito Radicale, passa per Forza Italia e approda al PD

Sembra più un governo tecnico rimaneggiato dai politici che un governo di cambiamento e al servizio del Paese.

Ma poi se già abbiamo un Ministero dell’Economia, perché avere un ministero dello Sviluppo Economico? Non si può fare un dipartimento all’interno del ministero e magari contenere le spese della politica?

Inoltre, se solo la metà dei nomi fosse confermata quanti indagati avremo al governo?

Chi è il leader degli italiani?

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Secondo un sondaggio dell’Istituto Swg il più amato dagli italiani in questo momento è Matteo Renzi che distacca Pierluigi Bersani almeno di 30 punti. Più dietro seguono Berlusconi e Grillo.

Quindi il sindaco di Firenze avrebbe la fiducia degli italiani, ma a livello di coalizione le elezioni le vincerebbe il centro-destra almeno stando ai sondaggi dell’Istituto che pone la coalizione di Berlusconi a 33,8% e quella del centro sinistra a 31,0%. Il centro si sarebbe attestato intorno al 7,7%, mentre il M5S starebbe al 24%.

I militanti contestano: PD=VENDUTI

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Contestazioni fin dalla mattina fuori da Montecitorio. Se ieri sera i militanti del PD avevano mostrato cartelli che chiedevano fosse votato Rodotà, oggi i toni si sono inaspriti e quello che si legge principalmente nei cartelli, indirizzati al gruppo dirigente del PArtito Democratico, è PD=VENDUTI. La base dell’elettorato chiede che il “bipartizan”Marini non sia votato e si scaglia contro Bersani e i dirigenti colpevoli di aver “inciuciato” con Berlusconi. Anche i social network sono diventati una piazza da dove s’innalzano grida di protesta mentre ieri è stata la serata del “mail bombing” verso le caselle di posta elettronica dei deputati del PD. Il messaggio è sempre uno: No a Marini, Sì a Rodotà!

Cosa ci ricorderemo del Presidente Napolitano?

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Il presidente Politico… con la P, come provvidenza, ma anche come partitocrazia. Di questo Presidente sicuramente le leggi ad personam firmate anche se fossero palesemente incostituzionali, tanto poi che la Consulta le ha bocciate, le missioni internazionali di pace armata, il rapporto ad alta tensione con la magistratura, la scelta di Monti per strangolare il popolo italiano con le tasse, ma eliminare i finanziamenti ai  partiti o fare una nuova legge elettorale e la perla dei 10 saggi a fine legislatura. Le 10 personalità tra cui spiccano quattro garanti dei partiti e dinosauri riesumati dalla burocrazia più retrograda e nominati. Naturalmente nessuno sotto i 40, nessuna donna. Un vero simbolo della democrazia. Ma perchè fu necessario si chiederanno le generazioni future? Per eliminare il pericolo che la casta venisse toccata, lesa e si preferì far convogliare il Pd nel Pdl piuttosto che avere il coraggio di andare alle elezioni e di ascoltare il popolo italiano. Quella sinistra decongelata, acnora così intrisa di Democrazia Cristiana, non poteva ammettere nessun tipo di cambiamento. Il parlamento è per i politici e per i loro interessi, poi ci sono tanti incarichi nelle principali aziende partecipate da poter usare come arma di scambio.  Il presidente Napolitano ha incarnato tutto questo e ha consentito che Bersani diventasse dittatore dopo che lui era stato Re per sette anni, incoronato proprio dal New York Times che lo appellò Re Giorgio.

 

Ecco la sinistra di Bersani! A far l’amore con Alfano. Le foto “impressionanti”!

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Il Pd è lacerato in modo profondo, ma secondo Bersani in un momento di separazione ci vuole la condivisione e quindi Bersani abbraccia… Alfano! Nessun laceramento possiamo dormire sonni tranquilli, il segretario del Pd ha traghettato direttamente il partito dentro al Popolo della Libertà. Le foto sono impressionanti, Alfano e Bersani chiacchierano amabilmente alle spalle degli elettori di destra e di sinistra, mentre aspettano che inizi la votazione per il Capo dello Stato. Questa è l’Italia che ci attende!

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Marini e il complotto contro Prodi… verso un Presidente complottista?

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Stiamo andando verso un Presidente complottista… Questa sarà l’immagine che l’Italia darà all’estero e la politica assumerà nuova linfa per tramare, fare alleanze sotterranee ed “evirare” il popolo di quella sovranità di cui gode attraverso la Carta Costituzionale.

«E’ vero, io e D’ Alema complottammo contro Prodi». Un vecchio articolo a firma di Francesco Verderami sul Corriere della Sera (29 maggio 2001) racconta il complotto che operarono Marini e D’Alema ai danni di Prodi:

A suo tempo la vicenda era stata catalogata come un caso politico dai contorni poco chiari e pieno di indizi compromettenti, la cui riservatezza stava a metà strada tra il terzo mistero di Fatima e il segreto di Pulcinella. Fu durante una cena, alla vigilia della campagna elettorale, che Marini decise di sollevare quel dito di polvere, e a distanza di qualche mese l’ ex segretario del Ppi conferma le parole pronunciate quella sera, «anche se bisogna dargli una valenza storica e non di cronaca. Perché io sono convinto che non bisogna disperdere il risultato della Margherita». Sarà, ma con quella storia l’ Ulivo deve oggi fare i conti, da lì è chiamato a ripartire, dal 9 ottobre del 1998. «E’ vero, io e D’ Alema complottammo contro Prodi. Solo che io non mi sono mai pentito, Massimo sì. Ha provato perfino a riappacificarsi con Romano. Chissà, forse sperava di salvare palazzo Chigi. Che volete farci, uno il coraggio o ce l’ ha o non ce l’ ha».

Poi Marini, tutto contento come un uomo dalla fronte inutilmente spaziosa (cit.), continuò il racconto:

Un paio di commensali interruppero di colpo la masticazione, altri gli riservarono uno sguardo interrogativo. Marini non si curò e proseguì, disse che con Prodi «da quando era successa quella cosa», dai tempi del complotto insomma, «non ci parliamo più»: «Sì, ci siamo incrociati alcune volte a Strasburgo, ma non ci siamo nemmeno salutati. E’ andata così». Marini ripetè a cena di non essersi pentito, «non mi sono pentito», perché in politica non esistono peccati, semmai progetti che non coincidono con progetti altrui e portano allo scontro. Pentirsi avrebbe significato rinnegare quel progetto che l’ ex leader popolare aveva coltivato assieme a D’ Alema, e sulla cui fine parlò più volte: «Fu incredibile come si comportò durante la partita del Quirinale». Per ripararsi dal freddo e dalla solitudine con cui Bruxelles accoglie gli europarlamentari, una sera Marini raccontò a un amico democristiano passato con il Polo che non avrebbe mai potuto perdonare D’ Alema, «non si può perdonare un simile errore». L’ asse tra i due era nato nei giorni delle trattative elettorali per la composizione delle liste del ‘ 96, si era poi saldato con l’ avvento di Marini a piazza del Gesù ed aveva condotto l’ allora segretario dei Ds a palazzo Chigi. A quel punto il Colle toccava al Ppi, «tocca a noi il Quirinale», annunciò pubblicamente Marini. A Bruxelles certe notti non passano mai: «Mi ricordo la cena a quattro. Io, D’ Alema, Veltroni e Mattarella. “Siamo d’ accordo, allora. Votiamo la Jervolino”. Poi Massimo si fece convincere che era meglio eleggere Ciampi.

La politica dei pacchi e delle sorprese del Pd! Renzi dice no.

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Franco Marini sembra il più accreditato tra i nomi a salire al Colle, è sicuramente un presidente di larghe intese nel senso che Bersani e Berlusconi se la sono intesa bene su questo nome. Ma Renzi non ci sta. I suoi non lo voteranno. Lo ha ribadito Renzi a La Stampa.

Nel 1995 il Tribunale dei ministri chiese alla Camera l’autorizzazione a procedere contro di lui per concussione. Marini era accusato di aver concesso, da titolare del dicastero del Lavoro, una serie di prepensionamenti al gruppo Sme, a carico dello Stato, in cambio dell’ acquisto da parte della stessa Sme di spazi pubblicitari sul settimanale cattolico ”Il sabato” per un totale di 100 milioni di lire. Il suo principale accusatore era Giancarlo Elia Valori, allora presidente della Sme. La Giunta per le autorizzazioni a procedere, però, respinse la richiesta giudicando indimostrabile il nesso tra i prepensionamenti e l’ acquisto della pubblicità sul ”Sabato”, evidenziando anche che il periodico era ”politicamente ostile a Marini”. Le accuse di Valori, quindi, non poterono essere valutate da un tribunale.

Nel frattempo il Sel si allea con Grillo nella scelta di Rodotà e pare proprio che non esista più una coalizione di centro sinistra. Come farà Bersani a governare il paese nonostante ci sia stato l’accordo-inciucio con Berlusconi? Lui ha perso sicuramente una parte della base e non solo quella renziana, inoltre ha perso il Sel, può aver guadagnato l’appoggio del Pdl, ma un governo con la base del pd spaccata e senza Sel cosa rappresenterebbe in Parlamento? Non certo il voto degli italiani… che assomiglia sempre più a una barzeletta… ma per domani Bersani promette una “bella sorpresa” ci dobbiamo forse riconsolare con l’ennesimo nome di un indagato, di un economista dell’alta finanza, di un ultra 90enne in dialisi? Cosa ci aspetta? La politica dei pacchi? Facciamo “affari tuoi” anzi “affari vostri”? Sorpresa, ma stiamo a giocare con il futuro degli italiani?

Grillo tenta l’ultima carta a tempo scaduto: Rodotà!

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E’ chiaro che Grillo ci abbia provato veramente a portare qualcuno di estraneo alla politica. Ha tentato la strada di due eccellenze italiane tra Milena Gabanelli e Gino Strada, ma il potere si è arroccato nell’accordo-inciucio tra Pd e Pdl e ha tagliato completamente fuori l’M5S. E’ chiaro che non c’era la volontà del cambiamento, era solo un messaggio promozionale lanciato durante le elezioni, che sicuramente non aveva basi concrete programmatiche. Così chiusa in faccia la porta a Grillo, senza neppure prendere in considerazione i nomi si è andati direttamente a riesumare dalla politica ancestrale nomi che rappresentano davvero un immenso passo indietro per il Paese, ma che possono tutelare i due B & B. Cosa fa l’outsider? Gli rimane un ultimo tiro dalla sua metà campo è il 90′ abbondante quando annuncia che sia la Gabanelli che Strada si ritirano… il terzo è Rodotà, un nome pulito ma forse più vicino agli ambienti politici. Un nome che spaventa meno il Pd e il Pdl. Ma potrà bastare o la strada è segnata? Riuscirà con questo colpo a rimettere in moto il dialogo? Domani si va a votare e il nome probabilmente è già stato ampiamente concordato… tutta fatica sprecata… la politica è sempre la stessa… una dittatura travestita da democrazia che nasconde perfino il nome di chi è il candidato a Capo dello Stato. Ma è possibile che i cittadini fino alla fine non possano conoscere neppure il nome?

I 100 anni di Pietro Barilla e l’incontro Renzi-Berlusconi

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Serata in onore di Pietro Barilla al Teatro Regio di Parma, in occasione dell’anniversario della sua nascita questa sera andrà in scena lo spettacolo “Pietro. Cent’anni avanti.”, opera che narra la vita dell’imprenditore che ha contribuito a rendere famosa nel mondo la cucina italiana made in Parma. Tra i molti intervenuti, anche Renzi e Berlusconi, che hanno trovato del tempo per un breve incontro a cui, così pare, hanno preso parte anche tre parlamentari del PD. Nessuna dichiarazione da parte del sindaco fiorentino, mentre Berlusconi si è lasciato andare ai ricordi: “Pietro è stato un grande personaggio, un grande padre, un grande imprenditore e un grande amico. Nel 1993, poco prima della sua scomparsa, lo informai della mia intenzione di scendere in politica. Lui passò con me tutti i momenti e le tensioni e gli interrogativi di quel periodo. Mi disse: metti le mani in pasta in politica? Te ne faranno di tutti i colori. Ebbene me ne hanno fatte ancora di più…”

Lettera aperta a Matteo Renzi

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“Sono ore convulse. Mentre il Paese vive una difficoltà economica evidente, aggravata dalla mancanza di speranza e di fiducia che lo stallo politico produce, il clima istituzionale appare teso. Mi spiace che in questi giorni molti usino insulti che mi suonano incomprensibili.

Al repertorio di ieri (“arrogante, qualunquista, indecente”) devo sommare oggi la sobria espressione “miserabile” che mi ha rivolto la senatrice Anna Finocchiaro. Sono miserabile perché ho detto che a mio giudizio la Finocchiaro non è un candidato all’altezza del Quirinale. Così come ero indecente agli occhi di Pierluigi Bersani per aver invitato la politica e i politici a fare presto. A non perdere più tempo.

Avverto molta amarezza. E personalmente mi sembra ingiusto essere attaccato così solo per aver detto quello che penso io e che pensano milioni di italiani. Ma nella libertà e nel rispetto continuo a dire a viso aperto le mie idee e le mie proposte. Se qualcuno vuole parlare la lingua dell’insulto, si accomodi. Io non raccolgo. Finché mi sarà possibile continuerò a dare il mio contributo perché l’Italia torni a competere e a sperare. E mi impegnerò perché il PD diventi un partito vincente.”

Questo è parte dell’intervento di Matteo Renzi che ha risposto con una eNews  alla Finocchiaro che oggi lo ha definito “miserabile”.

Il problema di fondo nel Pd è l’impossibilità per l’apparato partito di iniziare a ragionare su una nuova “piattaforma programmatica”. Il pensiero di Bersani, della Finocchiaro o dello stesso Fassina resta ancorato a un cambiamento che trascina con sè le distorsioni di antiche radici… quelle che hanno da sempre allontanato i votanti da questo partito. La forza propulsiva di andare incontro alle persone, non soltanto con bei discorsi stemperati poi da leggi di compromesso, sta invece nella formulazione di proposte aperte da realizzarsi, poi, sulla base delle esigenze che vengono fuori dal territorio e dalla base. Questo significa essere capaci di piegarsi e andare incontro alle persone con l’umiltà di apprendere una nuova formula che non cada dall’alto, ma raccolga qualsiasi forza propulsiva del paese. Un sistema così complesso come l’Italia, non può essere semplicemente liquidato con l’incontro tra le parti sociali rappresentative per lo più di grandi realtà aziendali, perché al contrario, anche se la politica fa finta di non accorgersene, ci sono molti lavoratori a progetto che non accedono neppure alla cassa integrazione, come ci sono troppi sprechi della politica che allontanano ancora i cittadini dai loro legittimi rappresentanti. Ecco perché il sindaco di Firenze, Matteo Renzi non può essere capito da coloro che viaggiano su linee già prestabilite e che il cambiamento lo vedono solo come parola in un manifesto programmatico che non dà nessuna garanzia di sapersi immergere nel tessuto sociale.  E allora i  “miserabili”, forse sono altrove, dove i paraocchi non consentono una visione più larga che non sia della propria idea e del proprio protagonismo.

La Lombardi e i 50 anni del Presidente

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Il Pd è in crisi, il Pdl avanza…  il M5S è sotto attacco mediatico da sempre. La nostra politica regredisce nel momento più drammatico della storia d’Italia. Nessuno parla più di spread, di debito pubblico e di disoccupazione… o se ne parla mentre prendi il cappuccino e il cliente dietro di te si suicida per Equitalia. A quel punto capisci che non sei più nel Paese delle meraviglie in cui l’unica cosa determinante ora è il Presidente della Repubblica (anche perché l’Italia non è purtroppo una Repubblica presidenziale), ma che sei in un paese già sommerso che respira solo grazie al tubo della maschera… a gas!

Oggi la gogna mediatica è per la Lombardi che ha dichiarato a Radio Radicale: “Oddio, una certa età anagrafica non mi pare che sia scritto nella Costituzione. Cioè nel senso, non è che c’è scritto dagli ottanta in su, o dai settanta in su, che è l’età media dei candidati. Devi essere stato nel sistema per quarant’anni per andare a fare il presidente della Repubblica o devi essere una figura di garanzia, che cioè si attenga ai dettami della Carta?” 

Ma naturalmente quasi tutti i media hanno preferito riportare che la Lombardi non sa che nella Costituzione esiste un’età minima richiesta per fare il Presidente della Repubblica.

Allora prima di mandare alla gogna qualcuno stiamo attenti… domani il caffè avvelenato potrebbe toccare a noi!

 

 

Fioroni attacca Renzi fa male al Paese. E lui, è la medicina?

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Per Giuseppe Fioroni (Pd) quella di Matteo Renzi contro Anna Finocchiaro e Franco Marini è “una pesante aggressione, un errore politico che fa male al Paese”, nata dalla mancanza di “rispetto nella diversità di vedute”, ancora peggiore perché interna a uno stesso partito. Insomma nel partito democratico la democrazia è scomparsa, vige una dittatura dettata dagli alti vertici a cui tutti si devono adeguare. Una voce fuori dal coro è una malattia da curare e Fioroni, laureato in medicina e chirurgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, sa come debellare questo cancro che sta logorando il Pd. Fiorioni continua in un intervista al TgCom24:

“Aggredirli con la voglia di umiliarli non è dignitoso. Bisognerebbe collegare la lingua al cervello prima di sferrare un colpo”.

Lo ringraziamo di questa teoria media, un luogo comune, che si erge a difesa di un partito allo sbando in un’Italia che anche oggi conta i suoi suicidi per la crisi.

Google search ci influenza anche in politica!

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Si chiama autocomplete ed è il sistema che ci aiuta nelle ricerche con google. E’ quel suggerimento che si viene a comporre quando effettuiamo una ricerca nel più importante motore di internet. Naturalmente il sistema si basa sull’attività di ricerca di tutti gli utenti del Web e i contenuti delle pagine web indicizzate da Google. Poi naturalmente ci sono dei filtri che eliminano i contenuti che possano essere violenti o offensivi o incentivare l’uso di siti con contenuti pirata.

Quello che emerge è una serie di luoghi comuni e di frasi fatte che svettano in classifica quando inseriamo nella ricerca il nome di un politico:

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Tutti questi esempi ci mostrano come sia sempre più facile spostare nella mente dell’elettore una credenza politica. Si può pensare anche che ci siano persone addette a immettere determinate frasi nel web fino a quando queste ricerche non siano indicizzate e vengano quindi riproposte agli utenti anche a fini elettorali. Manovrare un sistema di ricerca non è poi così complesso per chi sa addentrarsi nei meandri del web e poi “pilotare” le nostre ricerche fornendoci già una prima opinione sul politico che stiamo cercando.

Su alcuni nomi poi è indiscutibile vedere che ci sono anche frasi offensive che non sono state rimosse, dubbi che vengono instillati nella mente persone che solo tramite la ricerca vengono a porsi interrogativi fuorvianti che altrimenti non avrebbero mai pensato e spesso le risposte non sono così puntuali. E’ stato o può divenire un modo di pilotare il voto?

Crimi dorme in treno, la guerra su twitter.

Questa foto del senatore cittadino del MoVImento 5 Stelle Vito Crimi che dorme in treno è stata diffusa su Twitter:

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immediato lo sciacallaggio mediatico. Sembra proprio che Twitter e Facebook si siano trasformate in arene mediatiche per lo sciacallaggio. Prima era toccato a una ragazzina di 15 anni diventata a Bologna la Ollg di Bieber (la ragazza che viene portata sul palco a cui il cantante dedica una canzone), poi era stato il turno di Crimi con una foto in cui chiudeva gli occhi in Senato, poi ancora Nicolas Vaporidis attaccato su Facebook per le scie chimiche, lo scambio di messaggi tra Selvaggia Lucarelli e Asia Argento e oggi di nuovo il capogruppo dell’M5S che dorme in treno. La violenza verbale è dilagata, persone che non hanno una vita propria e che si occupano di quella degli altri, insulti gratuiti che vengono riportati in siti di informazione… Il social sta diventando solo un’immensa guerra. Si cerca la notorietà con un twitter volgare e irridente ai danni del politico di turno, ma poi non si ha il coraggio di lasciare la scrivania per far valere i propri diritti. La politica può essere ridotta a scherno? Viviamo in tempi in cui l’etica è stata messa da parte. Incapaci di scendere in piazza per manifestare i diritti, ma capaci solo di partecipare a sterili comizi dei nostri politici che giocano a ping pong da una piazza all’altra dell’Italia, non ci resta davvero di meglio da fare che prendere di mira il Crimi di turno?

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Berlusconi a Bari, tra fidanzata, barboncino e obbiettivi politici

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Berlusconi sbarca a Bari e subito regala un’immagine perfetta per una campagna elettorale: sottobraccio ha Francesca pascale, la first lady, e con loro c’è Dudù, l’inseparabile barboncino che, a quanto pare, ha rapito il cuore del Cavaliere. La foto dell’ingresso all’Hotel Palace cede però il posto al discorso tenuto durante la manifestazione del PdL. Berlusconi ritrova il tono determinato di sempre quando, dal palco, si rivolge ai presenti, “il fiume della libertà”. “O c’e’ subito un governo forte e stabile per l’Italia oppure meglio ridare la parola agli italiani votando a giugno”. Riguardo la salita al Colle è subito pronto a mettere i bastoni tra le ruote del carro Prodi, visto che con lui presidente sarebbe meglio se tutti si trasferissero all’estero mentre, solo al pronunciarne il nome, si è levato un coro di fischi e “no, no!”, perchè è “Proprio lui che ci ha fatto pagare una tassa vergognosa per entrare nell’euro”. Non poteva poi certo mancare l’attacco al quella stessa magistratura che il 20 ed il 22 aprile rappresenterà il nemico da sconfiggere in un’aula di tribunale: “Tutti possono finire nel tritacarne giudiziario. Hanno cambiato la storia democratica del Paese e loro, i magistrati, non pagano neanche per i loro errori”. La piazza, che stando alle stime del PdL era invada da 150mila persone, ha poi applaudito quando il Cav ha fatto il verso a Bersani, apostrofandolo con un’espressione che tanto ricorda il linguaggio del segretario Dem: “Bersani vuole i nostri voti ma non vuole un governo con noi, allora io gli dico: Bersani noi siamo moderati ma non abbiamo l’anello al naso, non stiamo a pettinare le bambole”. “Noi caro Pierluigi non siamo qui a pettinare le bambole, anzi anche le bambole si sono stufate di farsi pettinare… il giaguaro da smacchiare, gli scogli da asciugare… ma è Bersani che parla o è Crozza? E Crozza che scrive i testi a Bersani o viceversa? O hanno fatto una società in comune?”. La manifestazione del PdL sembra aver superato le più rosee previsioni in termini di entusiasmo e partecipazione tanto che, per l’occasione, è stata rivista anche la celebre “Azzurro” del molleggiato italiano d’eccellenza, Adriano Celentano: “Silvio il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me. Mi accorgo di non avere più risorse, senza di te”. Tra cori e striscioni, non potevano certo mancare gli slogan, ed allora ecco il “fiume della libertà” impennarsi al grido di “chi non salta comunista è” o “chi non salta Bersani è”. Le quotazioni di Berlusconi sembrano aver quindi subito un’impennata… il momento di gloria durerà o sarà la magistratura ad avere l’ultima parola?

Bersani e il comizio tra frecciate a Renzi e no a larghe intese!

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Testardo Bersani non lo diremo più! E’ solo un uomo tutto di pezzo che anche oggi ha ribadito il suo secco no alle larghe intese, nonostante ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla presentazione del documento redatto dai saggi abbia ancora una volta auspicato un governo Pd-Pdl.

«Noi dobbiamo spiegare perché non vogliamo il governissimo: perché non è la risposta ai problemi». E così l’ineffabile Bersani ha chiarito ogni concetto.

Poi a un manifestante che gli chiede di non cedere a Berlusconi, il leader Pd assicura: «Certo che non cedo». E’ un nuovo slogan? No, che non cedo, non cedo… No che non cedo non cedo… No,no, non cedo!

«Vengono a dire a noi che la situazione è drammatica e bisogna fare qualcosa dopo che per anni hanno detto che i ristoranti erano pieni. Basta con la demagogia dopo demenziali panzane e alla politica attorcigliata sugli interessi di qualcuno. Siamo ad un incrocio e questo è un ulteriore elemento di difficoltà in una fase difficile ma è indecente che in questa fase si dica ‘la politica faccia presto’. Di qualunquismo in giro ce ne è già troppo». Pier Luigi Bersani, da Roma, attacca così Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.

«L’ho detto anche in cinese: ci siamo se serviamo alla causa. Se sono di intralcio mi faccio da parte. Io testardo, ma dove siamo arrivati? C’è una politica disinteressata e costituzionale». Così Pier Luigi Bersani respinge la rappresentazione di chi lo descrive ostinato ad andare avanti nonostante le difficoltà.

Vuoi vedere che lui si è già fatto da parte per permettere che qualcuno del Pd potesse fare un alleanza e nessuno se ne è accorto? E poi da quando Bersani parla anche cinese? Questa sì che è una risorsa per l’Italia!

Poi il discorso si sposta sul Colle e anche qui il leader del Pd ribadisce che «Noi siamo fedeli alla Costituzione, che dice che il presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale. Faremo una ricerca onesta fino a prova contraria della soluzione più largamente condivisa in Parlamento».  Insomma sul nome al Quirinale una larga intesa ce la concediamo!

Nel suo intervento Bersani ha rilanciato la sua proposta di un governo di cambiamento che «non sarebbe politicista perchè cambiare vuol dire cambiare». Davvero? Cambiare significa cambiare?

«La nostra proposta  tiene conto della situazione parlamentare e del rispetto del voto elettorale. Non siamo bambini. Al tempo stesso si adatta alla soluzione davanti alla sfiducia della gente ed è una soluzione di corresponsabilità perchè accanto al governo c’è una convenzione per le riforme che a sei mesi consegna la ‘merce’ ». Non siamo bambini… e questo lo si era capito che la politica è invecchiata e pure molto male!

Poi riapre la polemica con Renzi «Qualcuno mi ha detto che ci vuole dignità e non bisogna inseguire i 5 Stelle. Una frase così non l’avrei accettata neanche da mio padre. Per il bene del partito sto zitto».
Renzi tutto può essere meno che il padre di Bersani!

La “Scelta Incivile” di B & B sconvolge Monti che attacca.

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Le accuse di Monti sono a 360°. Non risparmia nessuno dopo il suo flop alle urne e dopo essere stato costretto dal Presidente Napolitano a rimanere a capo di un governo ormai smembrato e dilaniato da dimissioni e odi personali. Monti resterà senatore a vita, ma non più leader del partito e ora il simbolo di Scelta Civica, per volontà del premier, dovrà cancellare il suo nome. Forse si vergogna di fronte all’Europa? Chissà se Angela potrà perdonargli una così netta bocciatura da parte degli elettori? Intanto il premier non aspetta neppure di essere sollevato dall’incarico e si scaglia contro quelle forze che fino a ieri lo hanno sostenuto e che oggi andranno   «squallidamente a braccetto senza però indicare come uscire dalla crisi» (a braccetto senza di lui? Che Scelta Incivile!) Condanna anche i suoi alleati  «mi implorarono di fare il capo della coalizione alle elezioni e adesso dicono di aver donato il sangue per me».

Veramente il sangue lo hanno sputato gli italiani!  

Batman e Superman a confronto: Pd e Pdl in piazza!

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Le due forze principali della vecchia politica scendono oggi in piazza a protestare gli uni contro gli altri. Ad accusarsi reciprocamente che l’avversario non vuole fare un governo che possa portare l’Italia fuori dalla crisi. Il Pd manifesterà nella periferia romana di Corviale contro “la povertà e per un governo di cambiamento”, il Pdl sarà a Bari, in piazza Libertà, dove, durante il comizio del pomeriggio, Silvio Berlusconi, presenterà i suoi 8 punti.

Manifestazione contro manifestazione, raduno dopo raduno, nonostante le forze politiche tentino di mobilitare i loro elettori, c’è sempre più un allontanamento progressivo dei cittadini italiani dalla politica. Tra una relazione dei saggi – che ci presentano soluzioni di riforme a lungo termine, con la vecchia politica che riconferma i privilegi dei politici affermando la necessità ai finanziamenti e riducendo la capacità della magistratura di poter operare intercettazioni – e un’immobilità istituzionale.  Alla fine si farà anche un presidente e nonostante i sondaggi diano in testa la Bonino, probabilmente la scelta ricadrà su qualcuno che possa garantire la “casta” sia di destra che di sinistra e che sia accomodante con l’Europa e chini la testa davanti allo strapotere dell’Alta finanza.

Ma gli italiani ci credono ancora che il miracolo possa arrivare? C’è chi ci crede, ma non lotta. C’è chi spera, ma non si mobilita. C’è chi ormai spera solo di riuscire a prendere un aereo e andarsene lontano da tutte queste “false e ipocrite” manifestazioni di piazza che servono alla sinistra come alla destra solo per rafforzare i loro strapoteri. Da una parte un superman indebolito e testardo che striscerà tra i palazzi labirintici di Corviale alla ricerca di consensi rovesciando preoccupazione sterile e ribadendo un governo di cambiamento impossibile e dall’altra un Batman criminale che ribadirà 8 punti per eludere e per ingannare ancora una volta il popolo italiano.

I debiti si devono pagare… parola di grandi saggi. Come?

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«Alla luce dell’entrata a regime della modifica costituzionale sul vincolo di bilancio strutturale, vanno riviste le modalità attraverso cui opera il cosiddetto “Patto di stabilità interno”». «In questi anni la difficile comprimibilità della spesa pubblica corrente ha finito col sacrificare gli investimenti pubblici: la spesa in conto capitale ha raggiunto un minimo storico. Ne va subito almeno rafforzata la qualità e l’efficacia». «Dopo il decreto legge varato nei giorni scorsi dal Governo, va completato il pagamento, per la parte ancora da versare, del debito pregresso accumulato fino al 31 dicembre 2012». Con quali fondi? Operare in tempi rapidi, tagliando ancora di più sanità e scuola, visto che i privilegi vergognosi come il finanziamento pubblico ai partiti è ineliminabile? A chi prendiamo i soldi? Iniziano a darci il buon esempio i saggi svuotando i loro conti così che magari salviamo qualche piccola azienda o sono saggi poveri anche economicamente oltre che di spirito?

Gli inutili saggi e l’agonia della politica.

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Oggi gli “inutili” saggi hanno portato il documento redatto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha spiegato che il governo “non poteva nascere per impulso del presidente della Repubblica uscente ripercorrendo un sentiero analogo a quello battuto con successo nel novembre 2011”. Ora quindi “la parola e le decisioni toccano alle forze politiche e starà al mio successore trarne le conclusioni”. Perso solo del tempo?

Naturalmente no! Perchè le relazioni, continua il capo dello Stato, “saranno rese disponibili sul sito del quirinale e potranno essere dunque valutate obiettivamente da tutti. Mi auguro- prosegue- che al di là di dubbi e riserve che hanno accompagnato lo stesso annuncio della istituzione dei due gruppi, si riconosca la serietà del lavoro compiuto, pur nella piena libertà, come ovvio, di giudizio critico da parte di chiunque”.

Poi c’è la chiusa finale con i ringraziamenti di Napolitano ai saggi per “l’eccellente ed esemplare lavoro”.

Grazie Presidente, grazie!  L’Italia ora è stata analizzata dai sapienti…

Le tattiche di avvicinamento tra Pd-Pdl-Lega

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Incontro D’Alema – Bersani. Incontro di uomini d’apparato con due idee di sinistra diverse, ma poi non così distanti come invece può essere la posizione di Matteo Renzi. “La situazione è difficile, ma siamo tutti impegnati perchè il partito ne esca bene.” Così esordisce D’Alema dopo l’incontro ed è una specie di autogol. In tempi di crisi e di immobilismo delle istituzioni, l’unica preoccupazione può essere quella di un “partito che ne esca bene”?

Continua poi nel suo comunicato stampa dopo l’incontro con il leader del Pd: “Non esiste nessuna scissione, le parole di Franceschini sono state travisate. Ieri ho visto anche Renzi e oggi ho informato Bersani di questa conversazione”. Ma nel Pd volano gli stracci…”Dove vedete questi stracci? C’è una discussione estremamente corretta e rispettosa, per lo meno da parte mia, ma in un momento così difficile è ovvio che si discuta”.

Intanto arriva il secco no dei leghisti sul nome di Amato, anche se c’è una certa apertura su altri possibili  candidati: “Vedremo le altre proposte e le valuteremo – ha detto  Roberto Maroni- se fosse una donna meglio ancora, ma non sta a me fare nomi. Ho parlato ieri con Berlusconi e con Bersani  e so che quello che hanno in mente non coincide esattamente con quello che ho letto sui giornali. Bersani mi ha chiesto se la Lega è interessata a partecipare alle discussioni e alle votazioni sul presidente della Repubblica e io naturalmente ho detto di sì”.

Imputati e indagati che votano il Presidente

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Matteo Renzi sicuramente non poteva fare il grande elettore, hanno tutte le ragioni se non l’hanno votato. Perché è necessario avere un certo curriculum per poter scegliere il Capo di Stato. Circa il 20% di chi lo voterà ha problemi con la giustizia, gli altri forse non hanno avuto il tempo per avere tutte le carte davanti a un giudice ma sarebbero molti quelli che potrebbero ambire presto a questo “privilegio”. Sì perché se non hai un procedimento giudiziario che politico sei?

Quindi Matteo Renzi è giusto che non sia stato nominato grande elettore. Si può nominare uno che fa gli alloggi popolari in legno ecosostenibili? Un politico del Pd che non vuole il finanziamento pubblico dei partiti? Un politico che si occupa delle eccellenze italiane da espore all’estero?

Molto meglio gli impresentabili.

Naturalmente in testa, per prestigio e tenacia, c’è  Silvio Berlusconi. A seguire, ma ha molto da apprendere, Raffaele Fitto con “solo” 4 anni per corruzione.  Una palma d’oro andrebbe data a un novello indagato come Giulio Tremonti  (concorso in finanziamento illecito) e  a Maria Gullo del partito democratico che ha battuto tutti e ha inaugurato il nuovo parlamento con il primo avviso di garanzia di questa legislatura.  Ma non ci dimentichiamo dell’editore di Libero nonchè onorevole Pdl Antonio Angelucci accusato di associazione per delinquere, truffa e falso. E sulla stessa scia abbiamo anche un presunto (ancora è tutto da provare quindi non possiamo metterlo nel suo curriculum) uomo d’onore come Luigi Cesaro indagato per associazione camorristica, ma può vantare di essere stato l’autista di Raffaele Cutolo. Chi invece ha tante belle accuse e inchieste aperte è Roberto Formigoni, ma anche Denis Verdini, sta ricalcando le orme del suo mentore Berlusconi, e si presenta con una bella indagine per bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere per l’inchiesta sul Credito cooperativo fiorentino a cui va aggiunto il concorso in corruzione per gli appalti al G8, la truffa allo stato per il il Giornale di Toscana  e un’altra associazione per deliquere nella loggia P3.

Ma i veri Vip sono tra i delegati regionali. Scenderà dalla Valle D’Aosta il presidente della Regione Augusto Rollandin (Union Valdotaine) condannato per abuso d’ufficio con sentenza definitiva negli anni Novanta per favoreggiamenti in appalti. Dalla Lombardia avremo Roberto Maroni pregiudicato per resistenza a pubblico ufficiale. Mentre viene dal sud Giuseppe Scopelliti (Pdl) condannato per omissioni in atti d’ufficio in appello per non aver vigilato sullo smaltimento del percolato della discarica.

La densità di guai giudiziari aumenta tra i delegati regionali. Dalla Valle D’Aosta ci sarà il presidente della Regione Augusto Rollandin (Union Valdotaine) condannato per abuso d’ufficio con sentenza definitiva negli anni Novanta per favoreggiamenti in appalti. Si è potuto poi ricandidare grazie all’estinzione di pene accessorie della condanna, tra le quali l’interdizione dai pubblici uffici. Pregiudicato è anche Roberto Maroni (Lega Nord), presidente della Regione Lombardia: si tratta della “nota” sentenza per resistenza a pubblico ufficiale. Dall’Abruzzo Gianni Chiodi (Pdl) sotto processo per crollo colposo. Dalla Sardegna Ugo Cappellacci (Pdl) imputato per abuso d’ufficio per gli impianti eolici e a giudizio per bancarotta.  Il presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani (Pd) è stato assolto in primo grado dall’accusa di falso ideologico, ma la Procura ha fatto ricorso: l’accusa è di aver dato informazioni fuorvianti al pm che stava indagando sui contributi concessi dalla Regione alla cooperativa Terremerse. Sempre del Pd proveniente dalla Toscana  Enrico Rossi (Pd) cui viene contestato il falso ideologico perché quando era assessore alla Sanità della Regione sarebbe stato a conoscenza della voragine nel bilancio dell’Asl di Massa Carrara. Il vicepresidente del Friuli Luca Ciriani è stato invece rinviato a giudizio per il disboscamento della Val Rosandra (in provincia di Trieste). Dovrà rispondere con altre 4 persone, di deturpamento di bellezze naturali per un presunto danno ambientale all’alveo di un torrente in area protetta.

E Renzi si voleva presentare come grande elettore? Non ha il curriculum!

 

 

Massimo e Matteo ovvero il Pd a confronto che isola Bersani!

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Il sindaco di Firenze aveva postato un messaggio su Facebook questa mattina nel quale dichiarava chiuse le ostilità e mostrava invece il suo operato:

«La politica nazionale in questi giorni discute di tante cose, molte inutili, che riguardano solo gli addetti ai lavori. Da Firenze rispondiamo lavorando sulle cose concrete: edilizia sostenibile, risparmio energetico, risposte ai cittadini. Oggi in viale Guidoni ho inaugurato 18 alloggi popolari innovativi in legno a impatto zero dando una risposta sociale e ambientale alla città. Voglio che la mia amministrazione sia sulla frontiera dell’innovazione ambientale e culturale».

Poi era tornato a Palazzo Vecchio dove poco prima delle 15 era arrivato Massimo D’alema per un incontro proprio con il sindaco di Firenze.  Lo stesso D’alema ha affermato che è stato “un errore non mandare Renzi a Roma.” Si rompono così gli instabili equilibri bersaniani e ora il leader del Pd sembra sempre più isolato all’interno del suo partito.

 

OCCUPATA LA SALA MAPPAMONDO!

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Nel giorno del P-day il M5S torna a mobilizzarsi e occupa la sala Mappamondo. Intanto Beppe Grillo dal suo blog grida all’inciucio per l’elezione del Presidente della Repubblica: “La coppia Bed & Breakfast, Bersani e Berlusconi, decide nelle segrete stanze il Presidente dell’inciucio escludendo di fatto ogni partecipazione popolare mentre il M5S avvia una consultazione pubblica e democratica attraverso i suoi iscritti. Chi tra i due ha un deficit di democrazia interna?”

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La candidatura shock di Berlusconi… Bersani al Colle?

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Berlusconi ci ha abituato alle sue “sorprese” dal condono tombale proposto in campagna elettorale (e subito ritirato) alla restituzione dell’Imu. Oggi c’è l’ennesima notizia shock che sarebbe emersa dopo l’incontro tra il leader del Pd e Il Cav. Una delle ipotesi portate avanti da Berlusconi sarebbe di candidare al Colle Bersani, poi attuare un governo di scopo e riportare gli italiani alle urne il 7 luglio.

“Dal colloquio avuto con Pierluigi ho avuto la sensazione che non escluda affatto di finire lui stesso al Colle e a quel punto, vi dirò, potrebbe pure servire a sbloccare la situazione”, commenta il Cavaliere, durante la cena di martedì sera con Alfano, Verdini, Brunetta, Schifani, Gasparri, Cicchitto, a Palazzo Grazioli.

Un modo come un altro per far fuori il suo avversario! Peccato che sia già occupato il posto da Papa altrimenti avremmo avuto anche Pier Luigi Pontefice? Ma un posto da Papa Emerito per Bersani, non si trova?

Lo sceriffo rintronato? Che povertà di linguaggio De Luca!

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“Crimi e la Lombardi? Hanno arricchito la galleria delle coppie famose del cabaret, sono come Gianni e Pinotto, camminano sempre appaiati. Lui assomiglia in modo impressionante a un procione lavatore, lei è un po’ pipì e molto irritante“. Esordisce così Vincenzo De Luca ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio24. Il sindaco di Salerno del Partito democratico si rende ridicolo assumendo un linguaggio che sarebbe indegno e imbarazzante anche per gli esponenti della Lega Nord che nel corso degli anni ci hanno abituato a dover assistere alle loro uscite volgari e qualunquiste.

In bocca a un sindaco democratico certe frasi suonano ancora più irritanti. Ma Vincenzo De Luca non si ferma a  questi stereotipi banali e irriverenti, rincara la dose: “Questi dovevano cambiare l’Italia e ci hanno dato Crimi e Lombardi. Adesso discutono delle indennità, sono partiti da 2500 euro e ora sono arrivati a 6000 euro. Fra qualche mese arriveranno ai diamanti di Belsito. La Lega è partita col cappio ed è finita coi diamanti, Di Pietro è partito con la palingenesi universale e si è arenato su un po’ di appartamenti. Il web, la rete, tutte grandi palle, imbecillità. Facciamola finita, basta col cabaret.”  Veramente chi sta mostrando uno spettacolo indegno è propri il sindaco di Salerno.

Poi si accanisce contro Renzi: “L’ho apprezzato quando si è fatto da parte, ma ha fatto il furbo. Diceva che non voleva poltrone e poi ha contrattato 50 posti per i suoi in parlamento. Altro che poltrona, si è fatto dare tutto il mobilificio”.

Ecco gli uomini anziani della politica, quei miseri “politicucci” destinati all’estinzione che stanno gridando la loro rabbia e il loro livore per non riuscire più a essere al passo con i tempi. Rintanati dentro le loro case dorate fatte di privilegi pagati con i rimborsi elettorali, ormai distanti dal mondo così tanto da non riuscire neppure a vedere il malessere che li circonda. Come può un sindaco del genere amministrare una città come Salerno se è totalmente incapace di comunicare un progetto o un’idea? Alla radio si va solo per fare la guerra agli altri partiti e alle correnti interne al proprio? Quando spazziamo via questi “omuncoli ancestrali”?

Chi farà “gol” nelle urne? Previsioni e tattiche delle Quirinali!

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Tra qualche ora sarà possibile votare online il candidato del M5S. E’ stato indetto infatti per 11 aprile il P-day. Ci saranno 10 candidati nella rosa dei nomi da scegliere come personalità da presentare poi alla votazione ufficiale in Parlamento. I risultati del P-day si sapranno solo il 16 aprile, due giorni prima della votazione alla Camera. Ma quali sono i candidati più probabili? Girando fra forum e meetup si scorgono i nomi di Ferdinando Imposimato e Gino Strada. Nonostante la gaffe fatta al La Zanzara, il medico è ancora in testa ai sondaggi e potrebbe essere proprio lui che i grillini presenteranno il 16 aprile come nome da votare come Capo di Stato. Ma le sorprese potrebbero non mancare anche perchè la top-ten dovrebbe annoverare figure come quella di Milena Gabanelli, Dario Fo, Paolo Becchi, Loretta Napoleoni, Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà e Salvatore Borsellino.

Mentre Pd e Pdl stanno chiusi nei palazzi a trovare convergenze sui nomi da presentare, l’outsider della politica è pronto a dare battaglia con una lista di personalità molto vasta e di sicuro richiamo popolare. Poi il nome sarà portato in aula e lì inizierà il tatticismo e potrebbero essere proprio i voti dell’M5S a fare la differenza.

Per le prime tre votazioni l’M5S voterà il proprio candidato, poi, se ancora non ci fosse il Presidente allora i giochi cambierebbero. Al centrosinistra mancano 9 voti per raggiungere il numero magico, che diventeranno per lo meno una trentina mettendo in conto assenze e franchi tiratori e saranno i grillini a puntare il dito su un candidato o a ritrarlo e fare ostruzionismo.

La partita è aperta… ora si aspetta solo il fischio dell’arbitro e poi vedremo chi farà gol nelle urne.

  

Vendola si dimette da deputato!

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Vendola si dimette da deputato.

“Mi sto recando a Montecitorio per formalizzare un atto che gia’ esiste: gia’ in campagna elettorale avevo detto che intendevo restare governatore e vado a formalizzare questo atto”. Lo ha detto il leader di Sel Nichi Vendola lasciando la sede del Pd dopo un incontro di oltre un’ora con Pier Luigi Bersani. Vendola critica il Fatto Quotidiano che oggi è uscito con un articolo che condannava chi avesse un doppio incarico sommando così stipendi e potere.

 

Guerra del Pd… da Trieste a Roma.

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Matteo Renzi fa sentire la sua voce da Trieste, dove si è recato per sostenere la candidatura di Debora Serracchiani a governatrice della regione: «Se ci sono nuove elezioni vedremo cosa accadrà. Ora sono fuori dai giochi della politica romana. Ora sto facendo il sindaco della mia città. Spero si vada alle elezioni il prima possibile. Se dovesse dipendere da me tornerei alle elezioni domani mattina. Se Bersani e Berlusconi riterranno più opportuna qualche forma di accordo nell’interesse del Paese, spero facciano il più veloce possibile».

 Poi torna sulla questione dei grandi elettori:

«Mi avevano detto vai avanti tranquillo ti votiamo, ma poi è arrivata qualche telefonata da Roma per fare il contrario. Mi avrebbe fatto piacere rappresentare la mia Regione»

Secca la replica di Bersani: «Nella sequela di quotidiane molestie mi vedo oggi attribuiti non so quali giochini tesi ad impedire la nomina di Renzi a grande elettore per la  Toscana. Smentisco dunque di aver deciso o anche solo suggerito, o anche solo pensato alcunchè, a proposito di una scelta che riguarda unicamente il consiglio regionale Toscana»

 

L’incomunicabilità a confronto! Bersani e Berlusconi dopo l’incontro.

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L’incomunicabilità a confronto! Bersani e Berlusconi dopo l’incontro o forse lo scontro.  Il cavaliere va via insieme ad segretario Angelino Alfano preannunciando che si sarà una nota congiunta sull’incontro svoltosi oggi a Montecitorio.

Un’anticipazione resa necessaria anche dalle parole di ieri di Giorgio Napolitano che sicuramente ha accelerato i tempi dell’incontro.

Intanto i grillini occupano il Parlamento mentre Bossi esorta Berlusconi a fare un accordo con Bersani, perchè poi il leader del pd si schianta da solo… ma è proprio Bersani a non volere accordi… parole al vento, incontri a vuoto e confusione istituzionale, mentre Letta ribadisce che si è trattato di un buon incontro… (bevuto bene?)  poi senza pudore aggiunge…” ma siamo solo all’inizio!”

Intanto Renzi da Vinitaly bastona Bersani “Non ho vinto le primarie, ha vinto Bersani. Il problemino è che poi Bersani non ha vinto le elezioni. Mi hanno dato del qualunquista perché ho detto che si sta perdendo tempo. Prometto di non dirlo più, ma voi potreste per favore smettere di perdere tempo? Bisogna, elezioni o no, che vi mettiate d’accordo, che si decida”.

Poi arriva, con un twitter di Mentana, la replica che smentisce Letta: “E’ durato un’ora e un quarto l’incontro Bersani-Berlusconi. E secondo le prime voci non è andato affatto bene.”

2 versioni, 2 facce, 2 partiti in un incontro perso in partenza. L’Italia ha tempo per continuare ad agonizzare.

Dibattito in aula ed emergono 30 dissidenti Pd!

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30 disertori? 30 delatori? 30 deputati Pd. L’unanimismo è finito e le divisioni del partito sono sorte prepotentemente in aula. Le commissioni parlamentari hanno spezzato le maglie del Pd e questa volta a fare lo strappo non ci sono solo i renziani ma anche la prodiana Sandra Zapa e la veltroniana Marianna Madia, solo per fare due nomi. Proprio nel giorno in cui Berlusconi e Bersani si incontrano, la coalizione di centro sinistra sembra più fragile del solito.

La questione delle commissioni viene alla fine risolta con l’annuncio del capogruppo Roberto Speranza che anche il Pd farà i nomi dei suoi commissari. Tanto le commissioni non partiranno mai senza un governo, è la convinzione dei più. “Capisco la volontà di protagonismo di ciascuno. Invieremo nei prossimi giorni i nostri nomi per le commissioni dopo aver discusso con l’ufficio di presidenza del gruppo e con i colleghi del Senato”, dice Speranza. In Transatlantico arrivano gli echi della discussione. C’è Beppe Fioroni che se la prende con i renziani e gli altri ‘critici’: “Abbiamo finito di dare interviste sul governissimo e ora iniziamo con la questione delle commissioni. Mai che si discutesse della vera questione attuale, cioè l’elezione del presidente della Repubblica. Hanno detto che sulle commissioni ci insegue Grillo… Ai grillini gli farei pagare la luce e il surplus dei consumi causati dalla loro scelta di occupare l’aula fino a mezzanotte…”. Gli animi sono agitati, come si vede.

Dopo le 18 scatta l’ora X!

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Dopo le 18 scatta l’ora X! L’incontro tra i B.B. della politica italiana è fissato per oggi. Contro ogni pronostico e a sorpresa trapela da palazzo Grazioli la notizia che tanti attendevano.

Con il Cavaliere ci sarà il solo Angelino Alfano e con il segretario del Pd Enrico Letta. Non alla Camera, ma a palazzo Giustiniani. Il Cavaliere, rientrato a Roma, ieri sera, ha riunito i fedelissimi a palazzo Grazioli per imbastire il canovaccio della trattativa col segretario del Pd. E a Gianni Letta ha dato mandato di tenere i contatti col Quirinale per informare il capo dello Stato sull’andamento del negoziato col Nazareno.

Ed è per questo che l’ex premier ha spiegato ai suoi che ha intenzione di chiedere anche un colloquio con Napolitano, anche per la giornata di domani, se possibile. E non per cortesia. Ma per investire l’attuale inquilino del Quirinale del ruolo di notaio del patto sulla sua successione.

Prima, però, c’è il faccia al faccia con segretario del Pd. Che il Cavaliere sta preparando nei dettagli, con l’obiettivo di raggiungere un’intesa sul prossimo capo dello Stato. Due le ipotesi di accordo che sottoporrà al leader del Pd: un via libera a un governo Bersani, anche con personalità di centrosinistra – certo non ostili su Comunicazione e Giustizia – in cambio di un moderato al Quirinale. Una sorta di “non sfiducia” modello 1976 che comunque garantirebbe al Cavaliere di staccare la spina in ogni momento. Oppure, è la seconda ipotesi, un governissimo con un nome condiviso e di garanzia al Colle.

#CommissioniSubito è golpe?

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“Il M5S vuole un Parlamento in pieno esercizio da ora. Paese al collasso e attività legislativa bloccata. Commissioni subito o partiti commissariati”. Così Beppe Grillo sul suo blog in un post dal titolo “I golpisti” con un foto dei “colonnelli” protagonisti del colpo di stato greco ma con i volti di Monti, Bersani e Berlusconi.

“Il golpe è iniziato da anni. Un golpe alla luce del sole per delegittimare e svuotare il Parlamento. L’Italia non è più una repubblica parlamentare, come previsto dalla Costituzione, ma una repubblica partitica. I partiti hanno sostituito la democrazia. La volontà popolare è diventata una barzelletta”, scrive Grillo. 

Intanto, al termine della riunione dei capigruppo a Palazzo Madama Zanda ha spiegato: “Si è convenuto a larga maggioranza che l’intreccio del meccanismo regolamentare e della prassi suggerisce di costituire le commissioni solo dopo la formazione del governo”. Non si esclude comunque che si possano formare altre commissioni speciali, come quella sulla relazione del governo a proposito delle variazioni al quadro macro.

D’altra parte, la composizione delle commissioni permanenti rispecchia l’equilibrio tra maggioranza e opposizione, mentre i loro presidenti sono normalmente espressione della maggioranza. Ma l’attuale stallo politico, dove non esiste alcun accordo tra i partiti per dare vita a un governo, impedisce una spartizione di questo tipo.

L’unica commissione parlamentare già in funzione è quella speciale che ha competenze limitate, che dovrebbe ricevere dalla Camera il mandato ad esaminare il decreto legge sul pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione.

Il movimento di Beppe Grillo protesta per questo stallo e sostiene, con il parere favorevole di alcuni costituzionalisti, che si possa comunque procedere alla formazione delle commissioni permanenti.

“Il M5S sbaglia bersaglio, dovrebbe occupare il Pd di Pier Luigi Bersani, perché è lui che blocca la formazione di un governo”, ha detto il capogruppo alla Camera del Pdl, Renato Brunetta, polemico con la decisione del segretario del Pd di non aderire all’idea di un governo di larghe intese. Ma sulla questione delle commissioni, il Pdl la pensa come il Pd: “I nostri nominativi per le varie commissioni sono già pronti. Li presenteremo non appena un governo avrà ottenuto la fiducia in Parlamento”.

Dopo #OccupyParlamento arriveremo a #OccupyPd e #OccupyPdl?

Bersani ad Agorà…

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Bersani ad Agorà, prima della piazza di sabato!

Pier Luigi Bersani questa mattina è ospite del programma televisivo Agorà su Rai3 e ha risposto a una serie di domande che non solo fanno il segno della situazione nel nostro Paese, ma che si proiettano anche nel futuro. Il leader del Pd ha confermato anche la manifestazione di sabato contro la povertà, mentre Berlusconi sarà in piazza per esporre con forza i suoi 8 punti programmatici di un possibile governo di scopo.

Si è fermi perché si deve eleggere il nuovo Capo di Stato?

“A mio modo ho una proposta di larghe intese. Non sottovaluto responsabilità democratica comune. Si consenta un governo di cambiamento su 8 punti. Si ricerchi un presidente della Repubblica condiviso, Nel 1976 c’era uno che governava e gli altri lo consentivano. Era una specie di governo di minoranza che la nostra Costituzione permette. Pdl e M5s hanno detto no.”

Bersani apre quindi l’intervista con una puntualizzazione sulle differenze tra il 1976 e oggi. Dopo che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitan, ieri durante la commemorazione per il 20° anniversario dalle morte di Gerardo Chiaromonte, aveva richiamato i partiti a trovare delle larghe intese sul modello di ciò che avvenne alla fine degli anni ’70, oggi Bersani spiega le differenze che lo hanno portato in un vicolo cieco in cui non è possibile pensare a un governo di minoranza.

Quindi no a un governissimo di larghe intese tra Bersani, Berlusconi e Monti?

“Il nuovo presidente della Repubblica considererà la situazione. Soluzione di governissimo con me, Berlusconi e Monti è formula che paralizza. Poi vedrà il nuovo capo dello Stato. Io sono affezionato alla mia idea, ma non vuol dire non essere disponibile ad altre ipotesi. Io sono preoccupato per questa situazione sociale allarmante”.

Nonostante la situazione sia socialmente allarmante Bersani si dichiara affezionato alla sua idea, ma disponibile ad altre ipotesi. Ma se la situazione è allarmante perchè Bersani continua a riflettere sulla sua idea quando ormai non è stata accettata da altre forze politiche? Pensa ancora di portare la sua proposta alle Camere per poi vedere se riesce a mettere in piedi una maggioranza bulgara?

L’incontro con Berlusconi?

“Incontrerò Berlusconi per discutere del metodo per eleggere insieme il presidente della Repubblica. Attenti a non fare meccanismi di scambio su elezioni capo Stato. Io non sono disponibile. Non si possono fare improvvisazioni. Non voglio tirare paragoni oltre il lecito. Cerchiamo una larga maggioranza, con soluzioni che hanno anche un tratto di fantasia. Per Quirinale mi tengo testa aperta per varie soluzioni.”

Quindi sul tavolo non c’è un idea di governissimo, come smentita già in apertura del suo intervento ad Agorà, ma solo trovare dei nomi che possano andare bene per la destra e la sinistra. Ma sopratutto un nome che possa essere un ponte anche con l’Europa?

Quale sono le sue priorità?

“Voglio fare partire governo con qualche decisione di terapia d’urto. Affrontare emergenza sociale e moralizzazione della vita pubblica”.

Quindi emergenza sociale e vita pubblica. Ma sembra nebbiosa la risposta sul finanziamento ai partiti:

“Nell’incontro coi grillini c’è stato un fuorionda. Io mi sono detto pronto a discutere del superamento del finanziamento pubblico ai partiti. Io poi ho chiesto loro se sono pronti a ragionare nella stessa legge sulla democrazia interna. La risposta è stata molto interlocutoria”.

Il governo Monti?

“Il governo Monti si è paralizzato sulla corruzione: non è possibile”

Si è anche rivelato incapace di trattare sul piano internazionale nela questione dei Marò.

Bersani su prossime primarie per premiership:

“Io candidato? Ci devo ancora pensare”.

 

Il Paese da spartirsi… incontro Berlusconi – Bersani!

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“Finalmente l’onorevole Bersani si e’ aperto e reso disponibile a un incontro” anche se “la data di questo incontro non e’ stata ancora fissata. La posizione del Pdl e la mia posizione ormai la conoscono tuti gli italiani: dare subito un governo forte e stabile al Paese per assumere provvedimenti urgentissimi che si impongono per rilanciare l’economia”, lo spiega Silvio Berlusconi al Tg4, in merito all’incontro con Pier Luigi Bersani, sottolineando che “e’ necessario abbassare la pressione fiscale”.

Quindi l’incontro si farà! Alla vigilia dell’occupazione del Parlamento da parte del M5S arriva l’annuncio di Berlusconi. I tempi per il tatticismo sono finiti, ora resta solo da fare un accordo ed eliminare il M5S che altrimenti può trovare l’alleanza di altre forze politiche e diventare veramente una forza determinante all’interno della nuova formazione dell’esecutivo. L’obiettivo è chiaro: isoliamo chi tenta di sopprimere la casta e veniamo a patti per salvare i privilegi. Sicuramente sul tavolo ci sarà la giustizia, il Capo dello Stato, la pressione fiscale… l’Italia un paese in vendita da spartirsi.

Renzi, Facebook e Amici!

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Renzi, forse stanco delle  polemiche sulla sua partecipazione ad Amici, ha deciso di postare il video sul suo profilo Facebook e di chiedere alle persone di commentare. In due ore sono piovuti 1856 messaggi.

C’è chi scrive: «Matteo amico-di-Maria: ero molto perplessa sulla sua partecipazione, in realtà ascoltando quello che poi ha detto capisco la necessità di parlare anche a quel pubblico, senza snobbismi inutili. Discutibile il chiodo e il jeans-avvolgipacco». Ma anche: «Fantastico e grande come sempre».  Poi ci sono state le critiche: «No, non ho davvero apprezzato! La partecipazione in sè, le cose dette( un pò troppo slogan) nè il look (quel chiodino inguardabile). Peccato perchè io in Renzi ci credo, mi piace come sta facendo il sindaco e mi piace il suo progetto politico». Quindi elettorato diviso come al solito.  Il problema come al solito però non viene centrato. E’ importante andare in qualsiasi trasmissione, parlare con ogni elettore, avvicinarsi ai “nemici politici” senza fare le guerre tattiche a distanza… il problema semmai è se si riesce a far tutto questo senza cadere nel “compiacere il pubblico che si ha di fronte”. La linea di Renzi per lo più riesce sempre a uscirne indenne dalla mannaia mediatica che estrapola frasi e condanna su singole parole e anche in questo caso sembra che il Sindaco di Firenze (eccezion fatta per quel chiodo)  ne è uscito a testa, piuttosto sono i suoi colleghi di partito ad essere a disagio a parlare ai sogni dei giovani. E’ quella parte di “apparato” che si forgia di avere un linguaggio e una comunicazione semplice e di comunicare con il “popolo” a non capire che non basta un intercalare dialettale o un luogo comune per sintonizzarsi con le persone. Serve parlare al “loro futuro, ai loro sogni, alle loro prospettive”. Che dire giovane non significa nulla, che la complessità è più ampia di quello che loro possono immaginare e quindi come possono comunicare con ciò che non conoscono?

Matrimonio gay sancisce le nozze fra Sel e M5S?

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Grillo il fascista? Grillo l’omofobico? Grillo contro i diritti civili? Secca smentita e svolta a sinistra, così a sinistra da superare il Pd e allearsi con il Sel per i diritti degli omosessuali. Il ddl presentato dai grillini, che troverà sicuramente l’appoggio del Sel, è una bomba a orologeria all’interno del Pd che potrebbe anche scindersi. Sì, perché la legge presentata dal M5S andrebbe a modificare “il codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate dallo stesso sesso”.

L’M5S propone l’introduzione dell’art 91 che riconosce “il matrimonio egualitario” quindi non più solo uomo-donna, ma come succede già in Spagna, Portogallo, Olanda e Belgio, un matrimonio che sia aperto anche a persone dello stesso sesso.

Grande svolta anche sui figli. I figli di un “coniuge” – termine che sostituirebbe sempre i classici “marito e moglie” –  saranno riconosciuti come figli dell’altro coniuge “anche quando il concepimento avviene mediante il ricorso a tecniche di riproduzione medicalmente assistita, inclusa la maternità surrogata”.

Anche se nel programma M5S i diritti civili non erano tra le priorità, ora c’è una grande attenzione da parte del Pd a questa norma che potrebbe far carta straccia del “surrogato” proposto con le “coppie di fatto” sul modello tedesco avanzato da Bersani in campagna elettorale.

I grillini va ben oltre e accogliendo le proposte della Rete Lenford, associazione di di avvocati per i diritti lesbiche, gay, bisessuali e transgender, stilano un ddl che potrebbe veramente ribaltare la coalizione del centro sinistra.

Gli altri due disegni di legge, presentati dai grillini, riguardano poi il contrasto all’omofobia e alla transfobia, reati penali punibili fino a quattro anni di carceri.

Svolta anche sulle modificazioni di attribuzione di sesso. Quest’ultima proposta parte da un principio: ogni persona può sentirsi di non appartenere più al sesso attribuitole dalla nascita e, di conseguenza, una legge deve favorirne il cambio di identità.

Con rabbia dei più ferventi Bersaniani, Grillo stavolta sorvola ad alta quota il Parlamento e va a “sedersi” a fianco dell’area più estremista. Un vero cambiamento che non ha nulla a che vedere con la vecchia politica pronta a un minimo compromesso con un “modello tedesco”, tanto sbandierato in campagna elettorale e visto come vero faro nella notte di una politica disattenta al fenomeno gay.

La Bindi sussulta sulla sedia, Bersani è affranto, Veltroni chiama a raccolta tutto il Pd nell’ultimo strenuo tentativo di tenere unite anime contrapposte di una sinistra dalle mille contraddizioni e Renzi spopola tra i giovani.

Brutto risveglio per quella sinistra mascherata che tenta inutilmente il gioco delle poltrone in parlamento senza voler cedere al governissimo che vedrebbe compromessa la leadership di Bersani… Ma niente paura l’Italia è in buone mani… i saggi stanno pensando!

Vendola parla all’Unità…

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Vendola sa di dover uscire fuori dall’angolo buio in cui è stato condotto da Bersani. Così lancia l’idea del “rimescolamento”, anche in risposta all’invito di Matteo Orfini che chiedeva un superamento della visione Pd. Il governatore della Puglia sa perfettamente i rischi che corre con questa nuova proposta e si affretta a chiarire che non si tratta di una “cosa” ma bensì di «ripartire dall’analisi della crisi, recuperare un giudizio condiviso sugli ultimi trent’anni di rivoluzione liberale nella prospettiva di un socialismo del futuro, keynesiano e ambientalista, che non sia una variante effervescente dell’egemonia dei mercati finanziari»

Ma quando il giornalista chiede se si può definire un socialismo epurato dal blairismo, la risposta di Vendola è secca:

«Non voglio sfregiare gli album di famiglia, però quel ciclo si è concluso e il problema ora è: può esistere la prospettiva di Stati Uniti d’Europa, cioè di una forte democrazia europea, mutilando il Vecchio continente del suo welfare? O si può intendere che le politiche economiche e sociali delle destre europee hanno spinto le nostre società entro un precipizio recessivo che oggi mescola drammaticamente la crisi sociale con la crisi democratica, povertà, violenza razzista, nazionalismo, localismi, corporativismo. Siamo di fronte al pulviscolo di quello che fu una narrazione civile e una proposta politica».

Allora il giornalista devia il discorso e lo allarga all’Europa “La casa comune dei progressisti in cui Sel potrebbe occupare una stanza, in Europa avrebbe come riferimento i socialisti?”

«Dove si gioca la partita? Lo vorrei dire anche ai compagni delle formazioni della sinistra radicale: dove si combatte? Noi sappiamo che è globale il problema della ricostruzione della sinistra. E coincide con il tema della ricostruzione dell’Europa. Di una sua anima, del suo essere un paradigma di civiltà. Penso che le forze del socialismo europeo siano il luogo in cui far convivere le tante culture politiche, che lì possano competere sul piano delle idee invece che sul piano elettorale. C’è una tendenza minoritaria, chiusa in un minimalismo di partito che rischia di essere mero fenomeno ornamentale. Ma anche una cultura minoritaria in un contenitore grande diventa contaminazione e lievito. Del resto chi, su quale atollo di questo universo frastagliato, può dirsi sicuro di avere gli strumenti adeguati per rappresentare la politica del futuro? Più utile che suddividerci in tanti comitati elettorali, può essere alimentarci reciprocamente come parte di una intelligenza collettiva. Pensando ai grandi partiti progressisti nel mondo e non solo in Occidente, anche in America latina dove una sinistra iperideologica e vissuta per tanto in clandestinità è stata in grado di smetterla di essere prigioniera di formazioni ideologizzate, creando partiti post ideologici in cui la cultura politica si è arricchita. È preferibile l’ininfluenza piuttosto che giocare in mare aperto? Certo, a determinate condizioni».

E se fondamentalmente il discorso di Vendola ha una sua logica e un suo preciso obiettivo da raggiungere è sulla pratica che sembra fallire ancor prima di iniziare.

Anche se non la definiamo “Cosa” per pura speculazione terminologica, in realtà quello che propone il Governatore della Puglia è un “reimpasto” che potrebbero fare diversi candidati provenienti da diverse forse politiche e che pongano al centro la crisi sociale e la crisi democratica. Quindi un apertura al M5S, soprattutto a quei deputati che sono favorevoli al dialogo con le altre forze politiche. Poi l’altra questione dell’Europa. I socialisti europei hanno anime profondamente diverse che difficilmente possono trovare un accordo con la sinistra/non sinistra italiana dilaniata a sua volta da correnti diverse. Il Sel di vendola come può dialogare con il partito socialista di Hollande dilaniato tra paradisi fiscali e fondi neri? Come può il Sel trovare dei punti d’incontro con la nuova linea  liberal-democratica del Spd tedesco?

I politici in piazza contro loro stessi!

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All’inizio c’è stato l’annuncio del Cav: grande manifestazione di piazza a Bari, il 13 aprile, per promuovere gli 8 punti che diano un segnale forte al Paese.

E Bersani che fa? riunisce i suoi militanti, nello stesso giorno, “contro la povertà e per il governo di cambiamento”. La manifestazione sarà promossa dai circoli Pd di Scampia, San Salvario, Corviale, Torbellamonaca, Laurentino e San Basilio, quartieri poveri della Capitale, di Napoli e Torino.

 Quello che ci si chiede, se già sembra strano che senza un governo una forza politica scenda in campo per protestare, perché di solito è l’opposizione che va contro la maggioranza, almeno lo era fino a quando c’è stata una vecchia politica (che almeno era ancora un politica).  Ma è ancora più strano che vada in piazza colui al quale è stato dato il mandato per formare il governo e non è riuscito a portare al Presidente della Repubblica una maggioranza. Bersani protesta contro se stesso?

Vogliamo Renzi, dateci Renzi… anche ad Amici!

I marò sotto accusa non solo dall’India ma anche da Repubblica?

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<<Riletto con calma, il rapporto dell’ammiraglio Alessandro Piroli sull’incidente della Enrica Lexie è un testo approfondito, dettagliato, ma soprattutto intelligente. Piroli (che non è la fonte che ha illustrato il testo a Repubblica) mette in fila i brandelli di informazione disponibile, ragiona sulla concatenazione degli eventi e difende fino al limite del ragionevole la tesi difensiva dei due marò. Ma non trascura di citare elementi che concorrono non tanto a individuare una possibile colpa di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.(il periodo resta fra l’altro grammaticalmente appeso). Sono invece elementi che, se considerati sin dall’11 maggio del 2012, potevano offrire al Ministro della Difesa, a quello degli Esteri e allo stesso presidente del Consiglio informazioni preziose su un fatto che l’Italia ha profondamente deformato…L’inchiesta difende quasi acriticamente il comportamento del Nucleo militare che interviene il 15 febbraio 2012 a protezione della Lexie. Ma, per esempio, individua una serie di pesanti anomalie nel comportamento del comandante della petroliera, anomalie che non solo evidenziano il mancato rispetto delle procedure previste in caso di sospetto attacco di pirati, ma possono aver contribuito a rendere più caotico l’intervento dei marò. È scritto nell’Inchiesta: “Il comandante di N. Lexie ha messo in atto solo una parte delle azioni di difesa passiva raccomandate per evitare l’attacco di pirati. Si è limitato ad incrementare la velocità (di un nodo) senza manovrare per modificare la cinematica di avvicinamento, azionando i fischi e le sirene solo nella fase terminale dell’azione”.>>

Così l’estratto dell’articolo tratto da Repubblica. Ma allora perché non è a processo il comandante?

<<Le procedure prevedono invece che la nave cambi velocemente e in maniera repentina rotta, e continui con variazioni di rotta per contrastare una eventuale rotta di attacco o comunque per segnalare il pericolo di una possibile collisione. L’inchiesta aggiunge che “tra la nave e il Nucleo sono probabilmente mancate più stringenti forme di coordinamento per la gestione unitaria dell’evento e l’individuazione delle migliori cinematiche/soluzioni da porre in essere”>>.

Ma quando non c’è il tempo e la possibilità tecnica di cambiar rotta è chiaro che bisogna comunque arginare un possibile attacco pirata… e in quel caso sparare era uno dei modi previsti dalle procedure. Ma ci può essere un motivo in più: la Lexie non si è spostata proprio per favorire, secondo le regole della navigazione, le manovre del natante che veniva da destra per metterlo in grado di superarlo o passargli davanti.

<<Altra critica: “Si sarebbe potuto anticipare l’uso delle sirene di bordo, nonché fare ricorso a getti d’acqua ad alta pressione. Inoltre sarebbe stato opportuno ricercare un contatto radio con l’imbarcazione sul canale VHF di emergenza (il canale 16, ndr) quantomeno per dirimere i dubbi sulla cinematica”, ovvero sulle rotte seguite dalle due unità. “In definitiva la nave con i suoi mezzi avrebbe potuto attuare migliori forme di coordinamento e supporto all’azione di contrasto della pirateria”>>.

L’inchiesta valuta poi il comportamento del peschereccio St. Anthony e qui Repubblica si permette di fare una sottile precisazione  su come il peschereccio sia  fra l’altro dedicato a Sant’Antonio, e quindi che i pescatori fossero cattolici. Quasi a voler intenerire gli animi degli italiani e coalizzarli contro Massimiliano e Salvatore che hanno sparato su poveri ed inermi pescatori per di più cattolici?

Tanto per fare un solo esempio, la crudele persecuzione degli Indios americani. In quel caso la patente di cattolico non ha impedito, come altre  volte nella storia, crudeltà e ingiustizie. Non c’è quindi nell’affermazione di Repubblica un rapporto di causa ed effetto di cattolico uguale mitezza, ma solo gratuità e superficialità di giudizio.

<<“Il natante proveniva da lato dritto della Lexie, pertanto aveva diritto di precedenza (…) È singolare, oltre che estremamente pericoloso, che pur avendo diritto di precedenza, una piccola imbarcazione facilmente manovrabile rimanga su rotta di collisione di una petroliera fino a una distanza inferiore ai 100 metri”. Il rapporto conclude sostenendo che “la manovra posta in essere dal natante che non ha alterato gli elementi del moto nonostante gli avvertimenti ottici e acustici nonché quelli a caldo (colpi di avvertimento) unitamente all’avvistamento di personale armato a bordo sono stati percepiti dal team come minaccia per la nave e il suo equipaggio”. Nel suo ragionamento, l’ammiraglio Piroli arriva ad ipotizzare che il St. Anthony possa essere stato utilizzato per operazioni sia di pesca che di pirateria.>>

Repubblica che fa? Commenta così: “possibile, anche se poco probabile, perché una volta arrivato in porto al comandante del St. Anthony viene permesso di vendere ben 1.300 chili di pesce prima che il peschereccio venga sequestrato”. Come si fa a rendere opinabile la tesi dell’ammiraglio senza alcun dato al di fuori del fatto che siano poi venduti 1300 kg di pesce? Se è lo stesso ammiraglio a dichiarare che l’attività è doppia era normale che arrivato in porto, l’imbarcazione avesse pesce a bordo. C’è piuttosto da riflettere sul cinismo dei “pescatori” che nonostante due morti a bordo, la prima cosa che fanno è cercare di portare a casa più soldi possibile. E questo sarebbe comportamento da buoni cattolici?

Vi è poi l’ultimo punto a conclusione dell’articolo che i novelli Sherlock Holmes vogliono additare contro i marò:

<<Un altro dubbio che per giorni ha intralciato la ricerca di una ricostruzione verosimile dell’incidente è stato quello alimentato ripetutamente da fonti italiane. I fucilieri dichiarano alla polizia indiana e agli investigatori di non riconoscere il St. Anthony come la barca contro cui hanno sparato. Ma nell’inchiesta sommaria c’è un capitolo rivelatore: “Comparazione natante sospetto/ motopesca St. Anthony”, in cui sono accluse una foto del St. Anthony fermo in porto dopo il sequestro della polizia indiana e una delle poche foto scattate da bordo alla fine dell’incidente mentre il peschereccio si allontana. Viste di poppa le due barche sembrano simili, e infatti la relazione non lo nasconde: “È possibile osservare una sostanziale coerenza fra le descrizioni del natante coinvolto nell’evento Lexie e il St. Anthony, ovvero tipologia dell’imbarcazione, dimensione e colorazione”. Ancora: “Il confronto fra le fotografie repertate durante l’evento del 15 febbraio con quelle scattate durante la ricognizione del 26 febbraio mette in evidenza una sostanziale compatibilità fra i mezzi raffigurati”>>

Ciò non prova assolutamente che l’imbarcazione fosse la stessa e nessun tribunale corretto potrebbe assumere una “sostanziale coerenza” come prova che la barca fosse la medesima,  anche perché la foto scattata a bordo ritrae un peschereccio che si allontana con una prospettiva del tutto diversa rispetto a quella poi ritratta nelle foto della polizia indiana.

<<Non è una prova di colpevolezza per nessuno, ma è una ennesima indicazione che nessuno nel governo ha mostrato di tenere nel giusto conto dal punto di vista politico. Il peschereccio era quello, il comportamento della Enrica Lexie non è stato adeguato a prevenire in maniera pacifica un possibile abbordaggio. Tutto congiurava e congiura perché l’India ritenga di essere nel giusto, e pretendesse con forza di giudicare i 2 fucilieri che l’Italia ritiene semplicemente innocenti>>. 

Così chiude Repubblica suffragando implicitamente le accuse dell’India contro i due marò quando anche lo stesso Presidente della Repubblica si è attivato per dirimere la contesa sul giudizio dei militari italiani. Se li avesse ritenuti colpevoli non si sarebbe di sicuro posto in primo piano, per cercare una soluzione che poi il governo non ha saputo gestire e soprattutto ha portato alle dimissioni del ministro Giulio Terzi. Ragionando proprio sull’inchiesta dei due Sherlock Holmes di Repubblica riteniamo di aver fornito qualche spunto maggiore di riflessione per una ricostruzione più completa della vicenda…

Mai smettere di mirare al cielo! Obama docet

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Il progetto del presidente Obama per il 2014? Ha intenzione di inserire un finanziamento da 105 milioni di dollari nel budget. Tale cifra sarà da destinarsi alla Nasa per le prime fasi del suo programma per catturare un asteroide da 500 tonnellate con un’astronave robotizzata che, in seguito, lo trasporterà vicino alla luna. A questo punto, degli astronauti potranno esaminarlo ed estrarne materiali preziosi. Secondo il Washington Post la missione per la “cattura” potrebbe partire già nel 2017 seguita, nel 2021, dall’operazione con gli astronauti vicino alla luna.

Dagli 8 punti di Bersani alle 8 proposte di Berlusconi…

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“Mentre le altre forze politiche sembrano impegnate a perdere tempo”, il Pdl “dal 15 aprile, presenterà in Parlamento quelle ‘8 proposte shock che hanno portato la coalizione a un soffio dalla vittoria”: Lo ha detto il leader del Popolo della Libertà, Silvio Berlusconi. Tra queste ci sono “rimborso Imu, abolizione finanziamento pubblico, revisione Equitalia, riforma fisco-giustizia”.

“Per questo motivo, sabato 13 aprile a Bari, illustreremo il contenuto di questi otto disegni di Legge, già pronti per essere presentati al Senato della Repubblica. E che riguarderanno:
1) l’abrogazione dell’Imu sulla prima casa, sui terreni e sui fabbricati funzionali alle attività agricole e la restituzione degli importi versati nel 2012;
2) la revisione dei poteri di Equitalia, con particolare riferimento alle sanzioni, alle maggiorazioni di interessi e ai meccanismi di rateizzazione;
3) il riconoscimento alle imprese – per le nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani, disoccupati e cassintegrati – di una detrazione (sotto forma di credito d’imposta) per i primi 5 anni dei contributi relativi ai lavoratori assunti, nonché l’esenzione, per questi ultimi, dall’IRPEF sul salario percepito;
4) il passaggio dalle autorizzazioni burocratiche ex ante ai controlli ex post, per quanto riguarda lo svolgimento di ogni attività di impresa;
5) l’abolizione dei contributi pubblici per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici;
6) le norme per la riforma del sistema fiscale;
7) le disposizioni di revisione della Costituzione per quanto riguarda l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e il rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio dei Ministri;
8) le disposizioni per la riforma della giustizia.

Queste nostre proposte hanno in sé la forza di un cambio di passo, di uno shock istituzionale ed economico, che tende da un lato, allo sviluppo e al rilancio della nostra economia e, dall’altro, al ritorno della fiducia nello Stato, il cui compito resta quello di creare le condizioni adatte perché i cittadini possano realizzare le proprie ambizioni e i propri progetti”. Così il leader del Pdl.

IL PEGGIO DEL PALAZZO!

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Ecco cosa hanno detto nelle ultime due settimane i politici italiani:

“Ci affidiamo completamente a Lei, Presidente Napolitano, con lo stesso trasporto di Papa Francesco quando si rivolge all’Altissimo” di Enrico Letta.

“Ammettiamo che abbia frequentato questi individui, pure il capo mandamento, ammettiamo che io abbia conosciuto Bontate, Teresi, Mangano, Cinà, Graviano… ma il reato, dove sta? Il reato, dov’è?!” di Marcello Dell’Utri

“Se gli italiani potessero scegliere un presidente della Repubblica, sceglierebbero sicuramente Silvio Berlusconi”  di Daniela Santanchè

“L’analisi demografica delle adesioni alla mia pagina facebook mi da un segnale chiaro: le donne non sono attratte dal mio messaggio politico. Perché?” di Manlio Di Stefano, M5S.

 

 

Rosy Bindi attacca Bersani!

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Il Pd è ostaggio del suo segretario. Tutti contro Pierluigi e la sua lotta persona, personalissima contro Berlusconi, Grillo e chiunque voglia avere parola o idea su come gestire la crisi italiana. Lui ha la strada e la vuole intraprendere… ma non ha i numeri! E così la Rosì Bindi attacca.

«È così purtroppo, Bersani non sa più che fare e il partito è fermo, senza prospettiva. Se avessimo proposto un nome autorevole e non strettamente partitico – aggiunge Bindi sul prossimo presidente della Repubblica, – come poteva essere Rodotà, ma ce n’erano molti altri, avremmo forse potuto contare su un atteggiamento più morbido da parte dei grillini. Non dico sull’appoggio, questo no, ma su un certo malessere interno, questo sì». Perchè non è stato fatto? La Bindi lo spiega così: «semplice, perchè Bersani non ha rinunciato, non ha voluto rinunciare, ha addirittura fatto un comunicato in cui lo ribadiva con convinzione».

Si lavora per lo Stato che non paga e non conosce neppure i suoi debiti!

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Oggi arriva la prima tranche della P.A. alle imprese per un ammontare di circa 40 miliardi per il biennio 2012-2013 che sarà coperto dall’emissione di titoli di Stato, quindi il Paese contrarrà un nuovo debito.

Il vero problema è a quanto ammonta il debito?

Secondo la Cgia di Mestre, non sono conteggiati quelli spettanti alle piccole e medie imprese che porterebbero ad un importo complessivo tra i 120-130 miliardi di euro. La Cgia, dopo aver analizzato la Relazione della Banca d’ Italia presentata nei giorni scorsi alla Camera, ha scoperto che i 91 mld di euro che l’Istituto ha stimato in questo rapporto sono stati calcolati attraverso un’indagine campionaria condotta solo sulle imprese con più di 20 addetti, quindi sono rimaste fuori tute le piccole aziende che in Italia rappresentano il 98% delle imprese presenti sul territorio.

Oltre al mancato monitoraggio delle aziende con meno di 20 addetti, la Cgia sottolinea che nella indagine redatta dalla Banca d’Italia non sono incluse neppure le imprese operanti nei servizi sociali e sanitari che, come sottolinea la Relazione stessa, sono attività che intrattengono scambi commerciali intensi con le amministrazioni pubbliche. Inoltre, l’indagine è relativa al 31 dicembre 2011, quindi è presumibile che ad oggi l’importo complessivo del debito sia cresciuto di qualche miliardo.

“In un Paese civile – conclude Bortolussi – che credibilità può avere un debitore se non conosce nemmeno l’ammontare esatto dei soldi che deve ai suoi creditori?”

Intanto però veniamo a scoprire che sale la pressione fiscale. Nel quarto trimestre del 2012 ha toccato il 52%, un valore record assoluto, con un balzo di 1,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo rileva l’Istat nel conto economico trimestrale della P.a. La media annua, sempre da record, si attesta invece al 44%, +1,4 punti sull’anno precedente.

Ora però sono previste altre tasse come la Tares che dalle prime stime della Uil peserà più di quella sulla casa.

Paghiamo debiti contraendo debiti, sottostimiamo i debiti del Paese non iscrivendo quelli delle imprese con meno di 20 operai e strangoliamo i cittadini con le tasse. Gli esodati ancora non hanno certezze, i disoccupati rinunciano a cercare lavoro, il governo non si forma, il Presidente della Repubblica abbandonerà il suo incarico fra pochi giorni scatenando la bagarre in Parlamento… Cosa resta dell’Italia? I debiti e le tasse?

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