Il procuratore del Lazio della Corte dei Conti, Raffaele De Dominicis, che ha sollevato la questione di legittimità davanti alla Consulta, ha sostenuto che le leggi che hanno reintrodotto il finanziamento pubblico dei partiti, a partire dal 1997, sarebbero “incostituzionali” perché “elusive e manipolative del risultato referendario” del 1993. Lo stesso procuratore ha reso noto che la decisione è stata presa nell’ambito dell’indagine istruttoria aperta nei confronti dell’ex amministratore-tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, sotto processo anche penalmente per illecite sottrazioni di denaro pubblico. La procura contabile solleva la questione di legittimità, ricordando che gli elettori in occasione del referendum fornirono “una risposta decisamente negativa in relazione alla persistenza delle erogazioni di contributi statali a beneficio dei partiti politici e dei movimenti e/o gruppi ad essi collegati”. Stando alla procura, le disposizioni posteriori “sono da ritenersi apertamente elusive e manipolative del risultato referendario, e quindi materialmente ripristinatorie di norme abrogate”. Per la Corte dei Conti, quindi, “tutte le disposizioni impugnate, a partire dal 1997 e, via via riprodotte nel 1999, nel 2002, nel 2006 e per ultimo nel 2012, hanno ripristinato i privilegi abrogati col referendum del 1993, facendo ricorso ad artifici semantici, come il rimborso al posto del contributo; gli sgravi fiscali al posto di autentici donativi; così alimentando la sfiducia del cittadino e l’ondata disgregante dell’anti-politica”. Dalla normativa contestata, poi, deriva per il procuratore De Dominicis “la violazione del principio di parità e di eguaglianza tra i partiti e dei cittadini che, per mezzo dei partiti stessi, intendono partecipare alla vita democratica della Nazione. Infatti – argomenta – i rimborsi deducibili dal meccanismo elettorale risultano estesi, dopo il 2006, a tutti e cinque gli anni del mandato parlamentare, in violazione del carattere giuridico delle erogazioni pubbliche, siccome i trasferimenti erariali, a partire dal secondo anno, non solo si palesano come vera e propria spesa indebita, ma assunti in violazione del referendum dell’aprile 1993”. La differenziazione degli importi dei rimborsi dopo il primo anno dalle elezioni, inoltre, “si configura arbitraria e discriminatoria perché consolida la posizione di vantaggio solo di quei partiti che hanno raggiunto la maggioranza politico-parlamentare”.
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I finanziamenti pubblici sono incostituzionali: lo dice la Corte dei Conti
Pubblicato da tdy22 in novembre 29, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/11/29/i-finanziamenti-pubblici-sono-incostituzionali-lo-dice-la-corte-dei-conti/
La stabilità che forse rende stabile lo Stato e instabile i cittadini?
Parole nuove come Iuc o Sia, ma nella sostanza la Legge di Stabilità che avrebbe dovuto portare fuori dal tunnel l’Italia è solo un “tiriamo a campare”. Sicuramente non era facile, troppe famiglie gettate nella povertà dalle politiche dell’austerity e dalla crisi, troppa sfiducia da parte dei cittadini nelle istituzioni e soprattutto nei confronti di una politica sempre più autoreferenziale. Dove sono le novità? Nel reddito minimo garantito? Più una mossa elettorale che un sostegno alla povertà! E come dice Blitz Quotidiano: Chi finanzierà i 7 miliardi? Chi stabilirà i criteri di assegnazione delle risorse senza un’adeguata intermediazione, anche solo conoscitiva delle persone realmente in difficoltà? Non sembra, al momento, che gli enti locali siano preparati ad un’eventualità del genere, anche perché nessuno scommette, visti i precedenti, sulla loro affidabilità contabile.
Di cosa è composta la Stabilità?
– Reddito minimo garantito (sia)- in fase sperimentale arriva lo sia, sostegno per l’inclusione minima. si integrerà il reddito di tutte le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà assoluta, in cambio di un patto di inserimento con i beneficiari. le risorse verranno dal prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro: 6% per la parte eccedente le 14 volte il minimo (90mila euro lordi l’anno), 12% per la parte eccedente le 20 volte il minimo e 18% sulla parte eccedente le 30 volte.
– Casa: via la Trise, arriva la Iuc (imposta unica comunale).
Avrà tre componenti: rimane l’Imu ma non sulla prima casa, ci sarà la Tari sulla raccolta dei rifiuti e la Tasi sui servizi indivisibili. Sarà esentata la prima casa, ad esclusione delle case di lusso e l’aliquota massima sarà del 10,6 per mille. Vengono stanziati 500 milioni di euro in più all’anno a favore dei Comuni (la dote sale a 1,5 miliardi) da destinare alle detrazioni per le famiglie con redditi bassi.
– Sconti imprese: aumenta dal 20 al 30% la deducibilità Imu sui beni d’impresa ai fini Ires e Irpef ma solo per il 2013, con una dote di 200 milioni di euro.
– Contributo pensioni d’oro: il contributo scatterà sui redditi oltre 90mila euro l’anno con un 6% che sale al 12% per redditi oltre 128mila euro fino al 18% per redditi sopra 193mila.
– Reddito minimo inserimento: le risorse derivanti dal prelievo sulle pensioni d’oro finanzieranno la sperimentazione della carta acquisti ma anche, come ha spiegato il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, il reddito minimo d’inserimento in alcune grandi aree metropolitane.
– Cartelle: i contribuenti che hanno ricevuto cartelle esattoriali da Equitalia potranno sanare la loro posizione pagando l’imposta al 100% e le sanzioni ma senza corrispondere gli interessi di mora.
– Cuneo fiscale: riduzione della platea dei destinatari con benefici aumentati fino a un massimo di 225 euro all’anno che si registra nella fascia tra i 15 e i 18mila euro. La norma prevede detrazioni fiscali fino ai 35mila euro.
– Stadi: entra la versione ‘light’ della norma che prevede l’aumento del fondo di garanzia presso l’istituto di credito sportivo per l’ammodernamento degli impianti sportivi gia’ esistenti e non per la costruzione ex novo.
– Cdp per sostegno economia: esteso il perimetro d’azione della Cassa per il credito alle Pmi, anche con garanzia dello Stato. La Cassa potra’ acquistare titoli cartolarizzati delle imprese di ogni dimensione.
– Credito pmi e mutui famiglie: nasce un ‘Sistema di garanzia nazionale’ con un fondo di garanzia per le Pmi, e un fondo per i mutui prima casa delle famiglie e per i lavoratori co.co.pro.
– Sardegna: nel biennio 2014-2015 lo Stato stanziera’ 103,4 milioni per la ricostruzione e la ripresa economica nelle zone interessate dagli eventi alluvionali il commissario delegato potra’ avvalersi dell’Anas per il ripristino della viabilità interrotta o danneggiata.
– Salva-Budelli: la norma consente allo Stato di riacquistare l’isola esercitando il diritto di prelazione e autorizza la spesa di 3 milioni di euro nel 2014.
– Costi standard: monitoraggio e revisione dei costi standard di regioni ed enti locali entro il 2015, incluso il comparto della Sanità.
– Conti correnti: il cliente potrà trasferire a un’altra banca a costo zero, senza spese aggiuntive, i servizi di pagamento connessi al rapporto di conto corrente. L’operazione deve essre perfezionata entro 14 giorni lavorativi dalla richiesta.
– Veicoli sequestrati in vendita: i veicoli sequestrati da oltre 2 anni per violazione al codice della strada saranno messi in vendita o riscattati. Resta il diritto di riscatto del proprietario. I veicoli che non riusciranno a essere venduti saranno rottamati.
– Manager società comunali: basteranno due bilanci in rosso perche’ i manager delle societa’ “partecipate” dai comuni possano essere cacciati “per giusta causa”.
– Calamità naturali: i risparmi derivanti dalla riduzione dei finanziamenti ai partiti andranno alle regioni colpite da calamità naturali. Le risorse dovrebbero ammontare a circa 68 milioni di euro.
– Election Day: dal 2014 le operazioni di votazione in occasione delle consultazioni elettorali o referendarie si svolgono nella sola giornata di domenica, dalle 7 alle 23.
– Autotrasporto: 330 milioni per il settore.
Chi sarà più Stabile con questa Legge di Stabilità? I cittadini o lo Stato o nessuno dei due?
Pubblicato da tdy22 in novembre 27, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/11/27/la-stabilita-che-forse-rende-stabile-lo-stato-e-instabile-i-cittadini/
Renzi e le condizioni per la “stabilità”: mirino sulle pensioni oltre i 2000 euro
Renzi e le sue proposte per la legge di stabilità. Le detta a Epifani ed è pronto a far guerra in parlamento. Le condizioni che ha posto sembrerebbero essere due:
- la manovra non strozzi le amministrazioni locali, già affrante dal patto di stabilità europeo, che vengano assicurati investimenti per favorire la ripresa.
- il reddito di cittadinanza: da finanziare con prelievi alle cosiddette ‘pensioni d’oro’.
Sulla questione il ragionamento dei renziani è noto da tempo. E il sindaco lo ha spiegato al segretario del Pd. Le cose stanno così: “2 milioni di pensionati con una pensione di oltre 2mila euro al mese costano allo Stato esattamente quanto costano gli 11 milioni che prendono nemmeno mille euro al mese. Questo non è accettabile. Il 57 per cento della spesa sociale in Italia se ne va per pagare le pensioni: noi siamo anche per toccare i diritti acquisiti di chi ha maturato la pensione con il sistema retributivo e non con il contributivo”. Che significa: “Chiedere di mollare sul passato per investire sul futuro: quei soldi andrebbero alle politiche per l’occupazione”.
Quindi torna prepotentemente la voglia di andare a intaccare i diritti acquisiti, quei diritti su cui la Corte Costituzionale già si espressa ampiamente e ha riconosciuto intoccabili.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 10, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/10/10/renzi-e-le-condizioni-per-la-stabilita-mirino-sulle-pensioni-oltre-i-2000-euro/
L’Italia secondo Renzi, ecco le sue linee guida
Partito liquido? No forse ora Renzi si sposta sull’idea di un partito agile, ma radicato sul territorio in cui molto spazio devono occuparlo i sindaci e gli amministratori locali e dove gli organismi centrali devono solo pensare al coordinamento. Un partito che abbia idee e lanci grandi campagne dal basso. Un partito che sia partecipativo. Nel documento i protagonisti sarebbero la scuola, l’economia, il fisco, la riforma della burocrazia e l’Europa. Un ruolo fondamentale poi sarebbe stato dedicato alla riattivazione del credito alle imprese per la ripresa della pmi. A redigere il testo hanno collaborato Dario Parrini, Enrico Morando e Giorgio Tonini.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 10, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/10/10/litalia-secondo-renzi-ecco-le-sue-linee-guida/
L’Italia è il paese più infettato da web in Europa
Una vera e propria epidemia è in corso in Italia. Una mail ogni 177 contiene un virus e questi numeri ci hanno fatto balzare in testa alla classifica di Paese più infettato dal web in Europa. Un primato che sicuramente non ci fa onore, ma il rapporto Symantec 2013 non lascia dubbi. Oltre ai virus che viaggiano nelle nostre mail è presente anche il phishing, cioè furto di identità digitale, con una media di un tentativo ogni 406 mail. Da cosa deriva questa nostra esposizione ai rischi del web? Sicuramente in una scarsa informazione e cultura informatica, oltre agli elevati costi che non consentono alle imprese piccole e medie di investire nella sicurezza del web.
Dietro a questo primato ci sarebbe la “pigrizia” degli italiani nell’aggiornare il proprio antivirus, la poca sicurezza della navigazione da smartphone e tablet e le Pmi, sempre secondo il rapporto Symantec:
“A livello mondiale un attacco ogni tre è rivolto contro aziende con meno di 250 dipendenti: le grandi società hanno maggiori budget per la sicurezza. Concludiamo sempre con le classifiche. I Paesi più infettati al mondo considerando tutti i problemi di natura informatica sono Usa e India. In Europa siamo terzi, dopo Germania e Olanda. Almeno che si facciano tutti i nomi degli untori.”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 9, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/09/litalia-e-il-paese-piu-infettato-da-web-in-europa/
Stroncati i sogni di ripresa? Pil italiano a -1,8
L’Italia è l’unico Paese del G7, cioè tra le sette nazioni più industrializzate, a far registrare un Pil negativo per l’anno in corso. Sono quindi stroncati i sogni di ripresa tanto annunciati da Enrico Letta? E’ vero che mancano pochi mesi alla fine del 2013, ma è pur vero che l’Ocse, ha confermato la stima di una contrazione del Pil italiano dell’1,8%. L’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un aggiornamento di interim delle sue previsioni economiche, ha affermato che l’area euro come insieme non è più in recessione. A livello mondiale, sempre secondo l’Ocse, soprattutto nelle “grandi economie emergenti, la crescita ha rallentato”, mentre “l’attività si sta espandendo a ritmi incoraggianti in Nord America, Giappone e Regno Unito, mentre l’area euro come insieme non è più in recessione”, afferma l’Ocse. Per gli Usa quest’anno è previsto un più 1,7 per cento del Pil, in Germania un più 0,7 per cento, in Francia un più 0,3 per cento e in Gb un più 1,5 per cento.
L’Ocse comunque avverte che il miglioramento della crescita nei paesi avanzati, per quanto gradito “non è ancora consolidato” mentre “permangono rischi rilevanti”. Bisogna continuare a sostenere la domanda, anche con politiche monetaria straordinarie, mentre le riforme strutturali volte a rimuovere gli impedimenti alla crescita e alla creazione di lavoro restano “vitali”, conclude l’ente parigino con un comunicato.
Pubblicato da tdy22 in settembre 3, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/03/stroncati-i-sogni-di-ripresa-pil-italiano-a-18/
Dati Ocse: da crisi a catastrofe? Tra disoccupazione e precariato l’Italia affonda?
Arrivano i dati Ocse e certamente è una nuova doccia fredda per gli italiani. Che le coe andassero male non era certo difficile da capire, ma forse vedere nero su bianco il suo ultimo rapporto sull’occupazione è davvero allarmante. Oltre la metà dei lavoratori italiani under 25, il 52,9%, ha un lavoro precario e rispetto al 2000 la percetuale di chi è precario è raddoppiata. Ma se per 2014 l’Ocse stima una diminuzione dei disoccupati negli stati membri, per l’Italia la previsione è nera. Il paese intrappolato tra recessione e disoccupazione viaggia in controtendenza. Cosa prevede l’Ocse? Un peggioramento del tasso dei senza lavoro al 12,6% nel quarto trimestre del 2014 dal 12,2% dello scorso maggio e contro il 6,2% ante-crisi. E’ il sesto peggior dato tra i 34 paesi aderenti all’organizzazione e contrasta con la media dell’area, attesa in miglioramento dall’attuale 8% al 7,8% di fine 2014, oltre ad essere uno dei peggioramenti più marcati tra i paesi industrializzati rispetto al 2007.
Ma se chi è disoccupato è anche scoraggiato, c’è chi lavora e non riesce ad arrivare a fine mese. Con un salario reale medio annuo di 33.849 dollari a parità di potere d’acquisto, in calo dell’1,9% sul 2011, la penisola è 20esima sui 30 paesi di cui sono disponibili i dati. La media Ocse è superiore di quasi 10mila dollari a 43.523 dollari (-0,1% sul 2011). La Germania si posiziona a 42mila euro (+1%) e la Francia a 39.600 (+0,4%). Il calo segnato dai salari medi in Italia lo scorso anno è ancora più ampio di quello del 2011 (-1,5%). Tra il 2007 e il 2004 la flessione è dello 0,4%, una delle maggiori dell’area Ocse, dove i salari hanno in media segnato un aumento dello 0,3% nel periodo. Il costo unitario del lavoro, inoltre, dopo il calo dell’1,6% del 2011 è diminuito dello 0,5% nel 2012 contro -0,8% e -0,9% della media Ocse.
Eppure in Italia si lavora di più: 25% in più dei tedeschi. Nonostante questo le ore lavorate in media durante l’anno sono calate.
E si parla ancora di ripresa? L’Expo è il tocca sana? Chi darà fiducia agli italiani per un futuro migliore… l’acquisto degli F35?
Pubblicato da tdy22 in luglio 16, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/07/16/dati-ocse-da-crisi-a-catastrofe-tra-disoccupazione-e-precariato-litalia-affonda/
La ghigliottina delle tasse locali: dal ’92 aumentate del 500%
In poco più di 20 anni le imposte delle amministrazioni locali hanno avuto un incremento di oltre il 500% aumentando da 18 a 108 miliardi di euro. I dati sono stati forniti da uno studio di Confcommercio in collaborazione con il Cer. Nello studio si legge anche che negli ultimi 20 anni , la spesa corrente delle amministrazioni centrali (Stato e altri enti) è cresciuta del 53%. La spesa di regioni, province e comuni è aumentata del 126% e quella degli enti previdenziali del 127%. Nel complesso la spesa pubblica è raddoppiata.
Pubblicato da tdy22 in luglio 15, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/07/15/la-ghigliottina-delle-tasse-locali-dal-92-aumentate-del-500/
Il tessile è morto? Calo del 70%. L’Italia perde il Made in Italy?
Penalizzato dalla crisi, ma forse succube anche di una politica che non ha messo freno ai prodotti cinesi, così il tessile italiano è stato condannato a una morte lenta ma progressiva, come una malattia degenerativa che non lascia scampo. Dal 2008 le calzature e il tessile hanno fatto registrare un calo del 30,7 e del 39,3%, ma se si guarda indietro nel tempo si trovano dati ancora più allarmanti: il calo da metà degli anni ’90 sarebbe intorno al 50% – 70%. Lo studio è stato fatto da Banca d’Italia e anche se Palazzo Koch si affretta a dire il declino c’è ma “non è irreversibile, purché le imprese sappiano trasformarsi”, sembra solo l’ennesima beffa per gli imprenditori travolti.
Ancora una volta non si vuole vedere in faccia il problema del tessile, di quei tessuti e di quei costi che confrontati con i prodotti cinesi non possono essere competitivi ma che rappresentano invece per l’Italia un’eccellenza. Il taglio, il modello e la qualità non sono stati tutelati da governi miopi che invece hanno lasciato gli imprenditori in balia di loro stessi senza tutelare un mercato che in pochi anni è stato invaso da prodotti di bassa qualità a basso prezzo. Non sono stati tutelati neppure quando il commercio cinese ha iniziato a puntare su negozi al centro città, che probabilmente sono solo rifornimenti per l’ingrosso e non per il dettagliante. Ora il settore è in ginocchio e c’è chi parla di trasformazione… ma quale trasformazione ci può essere se non la chiusura?
Pubblicato da tdy22 in luglio 14, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/07/14/il-tessile-e-morto-calo-del-70-litalia-perde-il-made-in-italy/
Lo strangolamento delle aziende effettuato dalle banche
Nel 2012 le aziende italiane hanno subito tagli per 44mld di euro da parte delle banche, così le imprese sono state costrette a ricorrere sempre di più alle emissioni obbligazionarie. Secondo un report di Standard & Poor’s, le imprese italiane attingono il 92% del loro fabbisogno finanziario di breve e lungo termine dagli istituti di credito, ma “questa provvista sta diventando meno disponibile in quanto le banche italiane hanno avviato un percorso di riduzione della leva finanziaria”. Il che significa obbligatoriamente costringere le imprese a emettere obbligazioni. Cosa comporta? Che le aziende potrebbero anche decide di pagare con quote obbligazionali parte degli stipendi dei loro lavoratori, dall’altra potrebbe essere un opportunità per i risparmiatori privati di investire nelle aziende nazionali. In Italia, come dimostrano i dati, l’80% delle obbligazioni emesse fino a oggi sono state sottoscritte da stranieri… è chiaro quindi che manca un mercato nazionale anche per la scarsa conoscenza dell’obbligazione come titolo di investimento. Ma proprio per queste difficoltà di far arrivare il messaggio anche su territorio nazionale, garantendo anche gli investitori si prevedono tempi lunghi per il passaggio da un’economia volta al credito bancario a un’economia che si basa sull’obbligazione. Nel frattempo le aziende come sopravviveranno?
Pubblicato da tdy22 in giugno 5, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/05/lo-strangolamento-delle-aziende-effettuato-dalle-banche/
Illusioni della P.A.: i 40 miliardi alle imprese non arriveranno in tempi brevi
Per chi credeva che il calvario fosse finito, la doccia fredda è arrivata come una mannaia.
Ieri, 30 aprile, giorno entro il quale circa 22 mila enti pubblici, di cui 10 mila importanti, dovevano registrarsi nella piattaforma telematica allestita presso la Ragioneria dello Stato dalla Consip, si è verificato invece uno stallo. La registrazione non è avvenuta ed è scattata la denuncia di Rete Imprese Italia – la superconfederazione imprenditoriale che riunisce commercianti e artigiani – “Il decreto legge sui pagamenti dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione, mostra fin da subito la debolezza di un impianto normativo basato su farraginosi adempimenti burocratici, fallendo nel suo primo obiettivo. Sul portale online del ministero dell’Economia, ad oggi, la maggior parte delle amministrazioni non ha ancora avviato la registrazione”.
Ma se Rete Imprese Italia tuona, c’è anche la Ragioneria che minimizza e fa sapere che solo una piccola percentuale degli enti tenuti a iscriversi avrebbe mancato all’appuntamento informatico, che avverrà comunque nei prossimi giorni.
Ma se anche questo adempimento verrà rispettato da tutte le amministrazioni nei prossimi giorni sarà solo il primo passo di una lunga e farraginosa procedura burocratica: tra il primo giugno e il 15 settembre, sempre attraverso la piattaforma elettronica, le amministrazioni che si sono registrate presentino l’elenco completo dei loro debiti “certi, liquidi ed esigibili” maturati fino al 31 dicembre 2012, con la specifica dei dati dei vari creditori. Solo all’indomani di questa “confessione”, si procederà alla liquidazione dei crediti fino a impiegare i 40 miliardi di euro che verranno raccolti dal governo emettendo nuovi titoli di Stato. Quaranta miliardi sugli oltre 90 stimati, forse 120 secondo molti, e addirittura 150 secondo altri.
Sembra quindi che le imprese abbiano tutto il tempo di collassare definitivamente in attesa di quei soldi… e poi parliamo di ripresa e di occupazione che non si riesce a trovare una procedura snella nell’adempimento dei debiti della P.A. con le imprese?
Pubblicato da tdy22 in Maggio 1, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/05/01/illusioni-della-p-a-i-40-miliardi-alle-imprese-non-arriveranno-in-tempi-brevi/
Monti: la crisi è colpa delle imprese e dei sindacati
Se Bersani ha problemi di premiership all’interno del partito, Monti ha il problema del suo ruolo in politica. Scelta Civica è stata un fallimento, i suoi sostenitori sono stati i primi ad abbandonarlo dopo il deludente risultato delle urne e il premier si è trovato a gestire il più grande vuoto istituzionale della storia della nostra Repubblica. Un Presidente a fine mandato, un governo impossibile da formare a causa dei protagonismi individuali di alcuni politici che hanno prevalso sul bene comune italiano e una crisi che ha divorato le imprese. Ma che risposta dà Monti al Paese?
«Se l’Italia non cresce cio è dovuto a lacune della politica, ma moltissimo anche a sindacati e imprese». Lo ha detto il premier Mario Monti durante la registrazione di ‘Che tempo che fà. Secondo Monti sindacati e imprese «devono cambiare, non possono chiamarsi fuori. Il mondo del capitalismo non ha saputo ammodernarsi e il mondo dei sindacati ha responsabilità storiche nell’arretratezza. Mi fa piacere che ora sindacati e Confindustria prendano posizioni comuni – ha proseguito – ho dedicato buona parte del 2012 a ottenere questo». Nelle parole di Monti si nota uno scarico totale di responsabilità, un essersi adoperato perché i sindacati e Confindustria prendessero posizioni comuni, cioè aver facilitato la morte stessa dell’idea di sindacato che deve difendere i lavoratori e non allearsi con gli imprenditori. L’arretratezza attribuita ai sindacati invece che alla voragine del debito pubblico nei confronti dell’impresa è veramente negare l’evidenza di una politica che ha pensato solo ai propri privilegi incurante della sofferenza di un paese intero. L’incapacita di Monti di contrattare con l’Europa, la volontà di piegare la testa a una politica che se ci ha salvato dal baratro ci ha portato dritti sull’orlo del precipizio, nell’immobilità istituzionale e nel ricatto costante dell’Alta finanza. Dove sono finite le agenzie di rating che ci dovevano declassare se non facevamo un governo? Scomparse nel nulla quando il governo non si è fatto! Quindi era solo una “minaccia” per facilitare tattiche politiche e sacrificare ancor di più gli italiani con un ulteriore manovra? Stritolarci con la paura della Greciao di Cipro? Ma il “gioco al massacro” non è riuscito perchè l’Italia, quella degli imprenditori o dei ceti più piccoli, ha protestato in silenzio, con dignità, levandosi la vita. Ancora dobbiamo ascoltare l’illuminazione degli economisti che devono far quadrare il bilancio sulla pelle degli italiani?
Pubblicato da tdy22 in aprile 14, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/14/monti-la-crisi-e-colpa-delle-imprese-e-dei-sindacati/
I debiti si devono pagare… parola di grandi saggi. Come?
«Alla luce dell’entrata a regime della modifica costituzionale sul vincolo di bilancio strutturale, vanno riviste le modalità attraverso cui opera il cosiddetto “Patto di stabilità interno”». «In questi anni la difficile comprimibilità della spesa pubblica corrente ha finito col sacrificare gli investimenti pubblici: la spesa in conto capitale ha raggiunto un minimo storico. Ne va subito almeno rafforzata la qualità e l’efficacia». «Dopo il decreto legge varato nei giorni scorsi dal Governo, va completato il pagamento, per la parte ancora da versare, del debito pregresso accumulato fino al 31 dicembre 2012». Con quali fondi? Operare in tempi rapidi, tagliando ancora di più sanità e scuola, visto che i privilegi vergognosi come il finanziamento pubblico ai partiti è ineliminabile? A chi prendiamo i soldi? Iniziano a darci il buon esempio i saggi svuotando i loro conti così che magari salviamo qualche piccola azienda o sono saggi poveri anche economicamente oltre che di spirito?
Pubblicato da tdy22 in aprile 12, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/12/i-debiti-si-devono-pagare-parola-di-grandi-saggi-come/
La risposta del governo all’impresa: CDM rinviato!
Se pochi giorni fa Giorgio Squinzi aveva parlato della necessità da parte delle imprese di ricevere un segnale forte dal governo, sicuramente è stato ascoltato! Il Cdm che doveva dare il via libera ai pagamenti della P.A. alle imprese è stato rinviato. “Serve un approfondimento” così si legge nella nota del governo.
Questa mattina Matteo Renzi aveva parlato di “perdita di tempo” e il governo non lo smentisce, anzi rafforza la sua tesi. Il Presidente della Repubblica è impegnato a trovare soluzioni con i saggi, il governo rinvia i pagamenti.
L’industria è al collasso ( e anche oltre), gli imprenditori si suicidano, il governo è inesistente. Tutti filosofeggiano, parlano sui luoghi comuni e nessuno riesce ad avere un’idea per uscire fuori dall’empasse che si è creato.
Pubblicato da tdy22 in aprile 3, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/03/la-risposta-del-governo-allimpresa-cdm-rinviato/
Si sbloccano i pagamenti alle imprese… firma anche M5S!
Risoluzione unica alla Camera in occasione dell’esame dell’aggiornamento dei conti pubblici e quindi del Def (documento di economia e finanza). Superati i dubbi degli ultimi giorni, infatti, anche il M5S ha firmato, insieme agli altri gruppi, la risoluzione che consente di sbloccare i pagamenti dei crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione.
Pubblicato da tdy22 in aprile 2, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/02/si-sbloccano-i-pagamenti-alle-imprese-firma-anche-m5s/
“Via l’Irap”, il tuono di Grillo sul blog!
Abolire l’Irap per aiutare le piccole e medie imprese italiane, compensando la perdita per le entrate dello stato con il taglio alle spese della politica. Lo propone Beppe Grillo sul suo blog. «Il baratro dove stanno sprofondando (le Pmi) lo hanno creato i partiti, quelli che ora si stracciano le vesti – scrive Grillo -. La ricostruzione delle PMI deve iniziare subito per evitare il fallimento del Paese. Un primo passo è l’abolizione dell’IRAP che ammonta a circa 20 miliardi l’anno di tasse sulle imprese, anche se in perdita. Perdono e pagano le tasse sulla perdita, lo Stato si comporta come chi davanti a uno che affoga gli lega un masso al collo». «L’IRAP coincide grosso modo ai maggiori costi della politica in Italia comparati con i maggiori Paesi europei – prosegue Grillo -. Sarebbe sufficiente tagliare questi costi per eliminare l’IRAP e dare ossigeno alle imprese».
Pubblicato da tdy22 in marzo 29, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/29/via-lirap/
A rate… ma finalmente la P.A. comincia a pagare i debiti!
Il provvedimento per pagare i debiti della P.A. serve a “immettere liquidità nel sistema economico e a far ripartire più rapidamente la domanda interna già da metà dell’anno in corso”. Così il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, in audizione in Parlamento. “L’obiettivo di saldo strutturale dovrebbe essere comunque raggiunto” nonostante il pagamento degli arretrati, ha aggiunto. “Il limite del 3% di Pil è comunque invalicabile”.
Pubblicato da tdy22 in marzo 28, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/28/la-p-a-paga-i-suoi-debiti-ma-solo-il-3-che-vergogna/
Ma quanto è indebitato lo stato?
Lo Stato ha pagato alle imprese solo 3 milioni di euro su uno stock di oltre 70 miliardi di debiti: con questo ritmo, per saldare il debito, ci vorranno oltre 1.900 anni. Lo rileva la Cgia di Mestre spiegando che si tratta di un calcolo puramente “scolastico”, ma che ha il pregio di fornire in maniera chiara il senso della dimensione economica del debito e il livello dell’inefficienza dello Stato nell’onorare i propri debiti.
Pubblicato da tdy22 in marzo 12, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/12/ma-quanto-e-indebitato-lo-stato/
L’agonia delle piccole imprese e la sofferenza delle grandi! 47mila i protesti!
La crisi continua a farsi sentire nelle aziende italiane: l’anno scorso sono state 47mila quelle non individuali che hanno accusato almeno un protesto, un vero e proprio record negativo. Secondo i dati Cerved, rispetto al 2007, ultimo anno pre-recessione, la crescita è del 45% e le costruzioni sono il settore più colpito.
Ufficialmente tra ottobre e dicembre le aziende italiane hanno regolato in media le proprie fatture in oltre 85 giorni, con un incremento dei ritardi gravi che riguarda tutte le fasce dimensionali d’impresa. Ma il dato più inquietante è a carico delle grandi aziende: sono quelle che possono godere di termini in fattura più vantaggiosi, ma la fetta in ampio ritardo di pagamento è cresciuta in un solo trimestre dal 6,9% all’8,2% del totale.
Pubblicato da tdy22 in marzo 12, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/12/lagonia-delle-piccole-imprese-e-la-sofferenza-delle-grandi-47mila-i-protesti/
Poesie e racconti: i colori della fantasia
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