
Lui è Gianni Berengo Gardin e sicuramente non ha bisogno di presentazioni essendo uno dei fotografi più noti dei nostri tempi. La città è Venezia, quella città che il mondo ci invidia e che noi feriamo senza pietà. Il suo reportage è uno shock, perché sentir dire “basta navi da crociera a Venezia” è una cosa, diverso è vedere questi edifici galleggianti che attraversano i canali sfiorando edifici e uccidendo di fatto l’equilibrio già precario della laguna.
Oggi Berengo Gardin ha rilasciato un’intervista a La Repubblica nella quale spiega l’intento del suo progetto e il dolore che gli provoca vedere questi “mostri” che senza rispetto stuprano e feriscono, una delle città simbolo del nostro pianeta.
Le sarà costato qualcosa, Berengo, dare questa immagine della città che ama…
«Proprio perché amo Venezia, da molti anni non sopporto di vederla stuprata da orde di turisti che vengono a Venezia solo perché “bisogna andare a vedere Venezia” ma in realtà non gliene frega niente. Ma Venezia vive anche di questo, e mi sono sempre trattenuto. Però di fronte a questi mostri non ce l’ho fatta. Qui non è più solo questione di scempio del paesaggio veneziano, di sporcizia, di folla che straripa, qui c’è un pericolo, un pericolo reale. Ci vuol niente che succeda come a Genova, che uno di questi grattacieli orizzontali vada a sbattere su Palazzo Ducale, su San Giorgio, sulla Punta della Dogana. Li ho fotografati così perché si vedesse non solo che sono orrendi, ma che fanno terrore».
Un reportage di denuncia, un gesto politico?
«A Venezia c’è un gruppo di cittadini, mi pare si chiami “No Grandi Navi”, che si batte contro i mostri del mare, ma io mi sono mosso per conto mio. Sì, ho fatto un reportage di denuncia, schierato, i reporter fanno anche questo, è un dovere civile, ma è un lavoro giornalistico. Se poi mi chiederanno queste foto per appoggiare la loro battaglia, sarò lieto di dargliele».
Perché, per una volta, non ha usato la fotografia a colori? Non sarebbe stato più forte l’impatto?
«Al contrario. Il colore distrae. Un cielo azzurro brillante sistema molte cose. Il libro che dedicai a Venezia, nel ’62, era in bianco e nero, ma quella Venezia ora sembra irreale. Il bianco e nero dà quello scarto rispetto alla visione naturale che ti costringe a guardare meglio. Quel muro bianco che sembra un cielo e invece è pieno di oblò, appiccicato alle case veneziane grigie con le loro finestre gotiche: è il pittoresco ribaltato. Volevo che fosse un effetto di shock anche per i veneziani che sanno a memoria la loro città».
Eppure i passanti nelle calli e nelle piazze sembrano indifferenti a quella massa di metallo che incombe.
«Ne passano anche quattro al giorno. I veneziani purtroppo ci stanno facendo l’abitudine. Per i turisti invece sta diventando la nuova meraviglia veneziana, li vedi tutti a fotografare le navi sullo sfondo delle calli, con i loro telefonini… Guardano più lo spettacolo delle navi che Venezia, ormai. I mostri hanno preso il sopravvento anche nell’immaginario ».
Eppure c’è chi proprio oggi risponde a una lettera di allarme di alcuni allievi di un Istituto in provincia di Treviso smussando gli angoli e parlando si “verità precostituite”.
Caro direttore,
a scuola studiando il Veneto e Venezia, siamo venuti a conoscenza di un problema che rischia di danneggiare gravemente la città lagunare. Abbiamo scoperto che a Venezia passano circa 2.000 navi da crociera all’anno e che questo numero sta aumentando. Sappiamo che una nave da crociera inquina in media come 14.000 automobili, ciò significa che Venezia è chiusa in una gabbia di inquinamento. Sembra inoltre che la pressione causata dallo spostamento di tonnellate d’acqua stia provocando danni irreparabili alle fondamenta delle case e dei monumenti. Vorremmo quindi far sentire la nostra voce affinché vengano stabilite delle regole per ridurre al minimo il passaggio delle navi da crociera in laguna. Non vogliamo perdere Venezia!
Questa la risposta del Direttore del Gazzettino:
Cari ragazzi,
è positivo e confortante che tutti, anche dei giovani studenti come voi, si preoccupino del futuro di Venezia, dei mali che affliggono questa straordinaria città e dei rischi a cui è quotidianamente esposta. Quello delle grandi navi da crociera è una problema serio che va affrontato. Ma partendo, innanzitutto, da una corretta analisi della realtà. Non so, per esempio, dove abbiate letto o chi vi abbia fornito i dati che citate nella vostra lettera. A Venezia però non arrivano 2mila navi da crociera l’anno, bensì 650. Che sono tante, ma un terzo rispetto alla cifra che voi indicate. Non c’è poi alcuno studio in base al quale si possa affermare che “Venezia è chiusa in una gabbia di inquinamento” (anzi…), né ho trovato alcuna conferma scientifica del fatto che una nave da crociera inquini come 14mila auto.
Mentre, per esempio, non andrebbe mai dimenticato che questo settore solo a Venezia dà lavoro, direttamente o indirettamente, ad alcune migliaia di persone. Perché sottolineo queste cose? Perché come voi sono convinto che la questione delle navi da crociera vada affrontata (nei prossimi giorni ci sarà una apposita riunione al ministero). Ma, se me lo permettete, credo sia importante anche un’altra cosa: che voi ragazzi cresciate imparando a giudicare la realtà partendo non da verità preocostituite, ma valutando con attenzione i dati, verificandoli, soppensando i pro e i contro, esercitandosi nel difficile esercizio del dubbio. La scuola ha il compito di educare la sensibilità sociale e ambientale dei giovani. Ma anche quello di abituarli a pensare con la propria testa, a riflettere in modo davvero laico e aperto, rifuggendo dalle guerre di religione.
C’è forse un’accusa velata alla scuola che porterebbe avanti una “guerra di religione” sull’impatto ambientale che le navi da crociera possano creare? C’è forse che in nome del lavoro possiamo abbassare la testa su ogni sfregio possibile e immaginabile (basta vedere dove ci ha portato l’Ilva)? E’ giusto che chi sta nel massimo torto per difendersi accusi gli altri? Sembrerebbe il “vecchio giochetto” di accusare gli altri (in questo caso la scuola e i ragazzi stessi) pur di nascondere colpe evidenti. Sarebbe forse stato il caso di complimentarsi con la scuola per l’attualità dei problemi che diventano parte integrante del percorso scolastico. Ora se un dato è stato comunicato erroneamente ciò non scalfisce minimamente l’impegno dei giovani per una città migliore… ci siamo già dimenticati la Costa Concordia? E se un incidente del genere dovesse capitare a Venezia quali sarebbero le conseguenze? Anche se fosse una sola nave l’anno, il problema sarebbe ugualmente gravissimo! La cosa che più ci ha sorpreso è che quando si verificò l’incidente della Costa Concordia, tutte le istituzioni dello Stato giurano che nessuna nave avrebbe più solcato le acque interne di Venezia, come mai a distanza di un anno e mezzo questo non è avvenuto ?
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