Ad Angela Merkel… “spuntano” i baffi alla Hitler

angela-merkel-tuttacronacaAngela Merkel con un paio di baffi alla Hitler. E’ l’inaspettato effetto che si viene a creare in una foto che sta facendo discutere in Israele. La cancelliera tedesca era in visita al Paese quando il premier israeliano Benjamin Netanyahu, per un gioco di luci ed ombre, le ha fatto involontariamente comparire sul volto i baffi. La foto è stata pubblicata sulla pagina Facebook di The Post e da qui condivisa oltre 1300 volte ricevendo centinaia di like . Su Twitter lo scatto è stato condiviso oltre 4mila volte in due ore ieri pomeriggio e molti si sono complimentati con il fotografo per “la foto geniale”. Ma ad altri non è piaciuta affatto: “E’ irresponsabile e non è affatto divertente”, si legge nei commenti Facebook di “The Post”. Durante la visita di due giorni in Israele, Angela Merkel è stata insignita del più alto riconoscimento civile da parte del presidente Shimon Peres “per il suo deciso impegno a favore della sicurezza di Israele e la lotta contro l’antisemitismo e il razzismo.

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Attentato in Egitto contro un bus turistico, uccisi 3 turisti coreani

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Attentato in Egitto e questa volta ad entrare nel mirino dei terroristi è stato un bus turistico che si trovava sul versante egiziano del valico di Taba (Mar Rosso) al confine fra Egitto e Israele. Il bus era di ritorno dal monastero di Santa Caterina. Secondo fonti di sicurezza egiziana l’ordigno era collocato all’interno del pullman e sarebbero anche stati ritrovati resti umani di un possibile kamikaze. Secondo altre fonti però l’ordigno sarebbe invece stato scagliato contro il bus. In ogni caso il bilancio è pesantissimo 3 morti, tutti di nazionalità coreana, 29 feriti di cui 15 in gravi condizioni. Sul pullman non erano presenti italiani.

Miracolo tra Israele e Libano? La Madonna piange olio

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La statuetta di una Madonna , posta nel salotto di una famiglia cristiana avrebbe iniziato a lacrimare una ‘strana’ sostanza oleosa e c’è chi già grida al miracolo a Tarshiha, una piccola cittadina al confine tra Israele e Libano. Ad accorgersi di quello che stava accadendo è stata la moglie del proprietario, Amina, che ha anche confessato di aver sentito le parole della Madonna che le diceva di “non aver paura”. La notizia ha fatto il giro del mondo sul web e sono già 2000 le persone che si sono presentante a casa di Amina per osservare il fenomeno.

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L’Acea viola i diritti fondamentali dell’uomo?

 

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L’Acea viola i diritti fondamentali dell’uomo? Certo il memorandum di intesa, firmato il 2dicembre scorso, con Mekorot, società idrica nazionale di Israele che pompa acqua dalle falde palestinesi ha fatto immediatamente lanciare l’allarme. La Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese e il Comitato Romano per l’Acqua Pubblica infatti si sono immediatamente mobilizzati con una campagna di sensibilizzazione e una petizione sul web affinché l’Acea garantisca l’accesso libero all’acqua, bene comune imprescindibile. 

LaMekorot, come rivela “info comune” inoltre, pesca in territorio palestinese anche dal fiume Giordano per irrigare le coltivazioni delle colonie israeliane insediate illegalmente nella Valle del Giordano, diminuendo la portata del fiume del 50 per cento. Questo drastico pescaggio ha ripercussioni anche sull’ecosistema del vicino Mar Morto, dove il Giordano defluisce. La  Mekorot, infine, sfrutta le fonti idriche palestinesi, fornisce acqua agli insediamenti e trasferisce l’acqua palestinese al di là della linea verde.

Ora tutti si augurino che l’Acea non prosegua i suoi accordi con una società così “compromessa” sul piano dei diritti fondamentali dell’uomo. 

 

Coppia di pinguini a sorpresa, sono lesbiche!

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La passione mostrata da Chupchikoni per Suki e viceversa non aveva destato alcun scalpore presso gli addetti del bioparco Ramat Gan in Israele: è del tutto normale, anzi, vivamente atteso, che una coppia di pinguini si … accoppi.
Ma a rivelare, praticamente per caso, che si trattasse di un evento davvero inconsueto fu un esame del sangue, un controllo di routine. Dal test risultò infatti che si trattava di due pinguini femmine.
Non si tratta di semplice affetto o amicizia, visto il comportamento che tengono: camminano sempre insieme, si intrattengono l’un l’altra con canti e mosse. Insomma, un corteggiamento in piena regola.
 “Vivono insieme, si sono fatte il nido per conto loro,” ha dichiarato un addetto del bioparco a NBC News. “Abbiamo persino assistito ad un tentativo di accoppiamento qualche settimana fa.”
Ed anche se non hanno un pulcino cui riversare il loro affetto, continuano a preparare il nido per un piccolino.
“Si comportano come se stessero covando,” ha dichiarato l’addetto. “Ovviamente non hanno un uovo loro, ma continuano a comportarsi come una coppia di maschio e femmina.”
Di coppie di pinguini dello stesso sesso la stampa ne ha gia’ parlato in passato, ma si trattava di maschi. Questa è la prima volta che si constata in uno zoo un caso di coppia tutta al femminile, avvenimento ritenuto più raro rispetto agli accoppiamenti maschili.
A quanto pare, non si tratta di carenza di pinguini maschietti nel recinto dello zoo – come gli addetti avevano inizialmente pensato. Ma di una preferenza del tutto spontanea.

Morto Sharon, figura controversa ed enigmatica!

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La sua carriera inizia ben presto. Sharon infatti a 15 anni è membro dell’esercito clandestino ebraico Haganah  e combatté come capo plotone nella guerra del 1948-49, dove rimane gravemente ferito. A 21 anni diventa capitano per poi passare ufficiale dei servizi segreti a 23. Dopo una breve esperienza all’Università ritorna nell’esercito. Negli anni cinquanta comanda come maggiore l’Unità 101, una forza speciale dell’esercito creata apposta per reagire con rappresaglie agli attacchi terroristici sul suolo israeliano. Un personaggio che ha sempre usato la forza per affermare il potere come in quel  28 settembre 2000 quando Sharon, capo dell’opposizione nel Parlamento israeliano, fece un clamoroso gesto dimostrativo. Accompagnato da una scorta armata (circa un migliaio di uomini), entrò in modo plateale nella Spianata delle moschee a Gerusalemme. La Spianata, nella quale si erge la Cupola della Roccia (luogo sacro ai musulmani che vi indicano il luogo in cui Maometto compì il suo miracoloso “viaggio notturno”) è tradizionalmente controllato dai palestinesi: col suo gesto Sharon intese far capire che anche quella parte della città sottostava alla sovranità israeliana. L’episodio (in seguito definito “la passeggiata di Sharon”) scatenò una serie di reazioni da entrambe le parti in conflitto, dando inizio in pratica alla Seconda Intifada. Diventato Primo Ministro nel 2001 il suo primo atto fu di confinare Yasser Arafat a Ramallah.

Rieletto nel 2003 avviò la costruzione di una barriera difensiva al confine con la Cisgiordania per ridurre al minimo gli attentati suicidi. Nel febbraio 2004 annunciò la sua intenzione di lasciare la striscia di Gaza. Il ritiro israeliano da Gaza, che nelle intenzioni di Sharon sarebbe dovuto essere un consistente segno di buona volontà israeliana nel volere la pace, provocò dure reazioni dalla destra religiosa e tuttavia non bastò ad arginare il terrorismo palestinese proveniente dalla Striscia. Il 20 novembre 2005 Sharon uscì dal Likud, il partito nazionalista liberale che aveva contribuito a far crescere, e fondò un nuovo partito, il Kadima (che in ebraico significa “avanti!”), centrista e liberale, in cui confluì anche il Premio Nobel per la Pace Shimon Peres (ex laburista).

Poche settimane dopo la fondazione del partito, Sharon ebbe però un improvviso grave problema di salute che ne provocò l’uscita dalla vita politica attiva. Ricoverato in ospedale il 18 dicembre2005 per un leggero ictus, Sharon venne dimesso due giorni dopo. A distanza di due settimane però, il 4 gennaio 2006, il premier venne colpito da una grave emorragia cerebrale che comportò il suo ricovero d’urgenza all’ospedale di Hadassa a Gerusalemme, dove fu sottoposto, in due diversi momenti, a due lunghi interventi per bloccare due episodi assai imponenti di emorragia cerebrale.

Un uomo dalle molte ombre che solo il tempo e una giusta rilettura delle sue vicende potranno chiarire comportamenti e atti spesso ritenuti violenti e oppressivi. Un primo Ministro dal pugno d’acciaio che forse, aveva però aperto uno spiraglio per la pace con la Palestina.

Non c’è tregua: i palestinesi vestiti da Babbo Natale provocano israeliani

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Babbo Natale diventa una provocazione nella zona della West Bank a Bilin, vicino Ramallah. i palestinesi usano il costume per protesta contro il muro che divide Israeledalla Cisgiordania: lacrimogeni, pietre, momenti di tensione. Sembra che il clima fra Palestina e Israele non dia segnali favorevoli e durante le feste, come ogni anno, la tensione aumenta e gli scontri diventano una realtà quotidiana.

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Paura in Israele: esplosione a bordo di un autobus

esplosione-israele-tuttacronacaTorna la paura in Israele dov’è avvenuta un’aesplosione a bordo dell’autobus 142 a Bat Yam, non lontano da Tel Aviv. Non ci sarebbero feriti, almeno stando a quanto riportano i media locali. Il portavoce della polizia ha affermato che lo scoppio è stato un “atto terroristico”. Ha inoltre spiegato che in base all’esame “degli esplosivi trovati sulla scena, abbiamo concluso che si tratta di un attentato”.

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Il circolo del Pd che apre in Israele mentre il maltempo uccide

neve-gerusalemme-tuttacronacaIl Partito Democratico arriva in Israele dove ha aperto i battenti un circolo proprio mentre in tutto il Medio Oriente, dalla Siria all’Egitto, ci si ritrova a fare i conti con l’inusuale ondata di maltempo. La sede è stata aperta a Gerusalemme e il circolo è stato ufficializzato lo scorso novembre dalla segreteria del Partito democratico. Il responsabile PD per gli italiani all’estero, Eugenio Marino, ha dichiarato: “Sono particolarmente felice e orgoglioso che a questo congresso vi sia la partecipazione organica del circolo Pd di Gerusalemme, che rappresenta una importante e simbolica antenna politica nel Medio Oriente”. Il circolo ha organizzato un seggio per le primarie ed ha aperto una propria pagina Facebook in cui ha postato varie foto della città santa mediorientale sotto la colte di neve. Ma nel frattempo, si contano i primi morti a causa del maltempo, come spiega Blitz Quotidiano: “Quattro israeliani (fra cui due beduini trascinati dalle acque nel Neghev) hanno perso la vita negli ultimi due giorni in seguito alle intemperie. E quattro morti vengono segnalati anche nella Striscia di Gaza: tre di questi sono bambini di appena due-tre anni, assiderati in una casa allagata di Deir el-Balah mentre erano in attesa i soccorsi. In Israele l’emergenza non dà tregua. Anche martedì Gerusalemme – dove alcune decine di migliaia di persone si sono ritrovate senza elettricità – resta isolata dopo che abbondanti nevicate hanno bloccato le principali arterie di accesso. Malgrado il riposo sabbatico ebraico (durante il quale di norma si bloccano i trasporti pubblici) dalla Città Santa e’ partito oggi un treno con oltre mille persone che avevano urgenza di muoversi. Mezzi blindati dell’esercito aiutano le squadre di soccorso a sgomberare la neve dalle arterie principali. Mentre nel rione arabo di Silwan, alle pendici della città vecchia, una frana provocata dalla neve ha messo in pericolo immediato la stabilita’ di una quarantina di edifici.”

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Allarme degli 007 sulle startup e sul crowdfunding!

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E’ l’intelligence italiana, con gli 007 ha lanciare l’allarme sul fenomeno delle  startup e  del crowdfunding, lo stesso sistema che ha portato Obama a diventare il Presidente degli Usa con una raccolta fondi “dal basso”

La preoccupazione dell’intelligence riguarda, da un lato, il fatto che gli startup-manager italiani preferiscano rivolgersi all’estero per sviluppare i loro progetti. Dall’altro, il rischio che le piattaforme nazionali di finanziamento online, in un sistema normativo ancora incerto dove il liberismo del mercato internauta prevale sulle regole, possano prestare il fianco a azioni di spionaggio straniero.

Scrive Alberto Custodero su Repubblica:

Il crowdfunding ha permesso a molte persone, in tutto il mondo, di realizzare un sogno. Si va su Internet, su una piattaforma specializzata, e si lancia il proprio progetto, indicando la cifra necessaria per realizzarlo. E un termine. Se entro il termine indicato si raggiunge (o si supera) la cifra, si parte: e si realizza così lo startup dell’impresa. Secondo gli analisti dei servizi segreti, nel panorama nazionale, le startup risultano particolarmente attive nell’ambito web (49%), e dell’informationand comunication tecnology (22%). Mentre il 4,8 % si concentra su consumer products e circa il 3,6% su eletronics&machinery.Meno rilevante in termini numerici risulta il settore delle cleantechnologies (1,2%) e quello delle biotech life sciences (0,6%). Il rimanente 18% opera in altri settori di attività, soprattutto nel terziario. In tale quadro — segnalano con preoccupazione gli 007 — assume rilievo il fatto che «si registri la tendenza di una parte degli imprenditori (11%) ad avviare tali iniziative all’estero, nonostante i finanziamenti agevolati offerti da numerosi istituti di credito per di tali imprese». Le nazioni estere preferite dagli startupper nazionali sono Usa, Israele, Gran Bretagna e Germania. E sono preferite all’Italia perché là è più facile ottenere finanziamenti con le modalità crowdfunding, ci sono minori oneri burocratici, la cultura d’impresa è più orientata ad accogliere aziende attive, in particolare nell’ambito della digital economy.

«Tale fenomeno, se si estende — osservano gli analisti dell’intelligence — comporta perdite di opportunità in termini competitivi per il nostro Paese, connesse all’allocazione di know how e capitale intellettuale in stati esteri connotati da un più attrattivo ambiente di investimento »

Il nostro paese è in grado di dare una prospettiva? Se si uccidono le start up e il crowdfunding cosa resterà alle nuove generazioni, lacrime, sudore e sangue? Chi può oggi, in Italia mettere mano con competenza e snellire le procedure burocratiche e garantire il reperimento dei fondi necessari?

La dura protesta degli animalisti, sangue sui banconi della carne

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Protesta dura, durissima degli animalisti che sono andati allo spaccio di una fabbrica che produce carni a Soglowek, in Israele, a tirare sangue finto sul bancone dove sono esposte le carni. Gli attivisti del movimento “269 Life” sono stati in seguito arrestati.

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L’arma segreta dell’esercito israeliano? Il viagra!

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L’ordine fatto di recente dal Ministero della Difesa israeliana comprendeva davvero molti prodotti: dai pneumatici, ai dispositivi per scaldare i feriti, sino alla salsa piccante e poi… c’era una fornitura curiosa, il Viagra.

L’ordine sotto esame è quello di 1.200 compresse da 100 mg. disildenafil, il principio attivo del Viagra, destinate ai soldati che soffrono di disfunzione erettile. La richiesta è firmata dalla divisione medica, quindi le compresse non sono in alcun modo riconducibili ai dipendenti del Ministero della Difesa oppure a feriti in riabilitazione, ma riservate proprio al corpo militare in attività.

Il ministero della Difesa preferisce per ora non commentare per problemi di privacy. I medici potrebbero aver usato la pillola blu per curare il mal di altitudine dei soldati. Pare infatti, che il preparato migliori le performance fisiche in alta montagna.

Soldati israeliani ballano a un matrimonio palestinese: sospesi

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Il filmato documenta i soldati israeliani che ballano a un matrimonio palestinese. Secondo i superiori questa è stata una grande offesa, tanto che i soldati che avevano preso parte al ballo in discoteca in occasione di un matrimonio sono stati sospesi. Non è la prima volta che i militari israeliani danno scandalo: qualche mese fa erano state le foto di alcune soldatesse in biancheria intima e armi in pugno a far scoppiare la polemica.

Il Libano attacca Israele?

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Il nord di Israele sarebbe stato bersagliato da razzi provenienti dal Libano facendo suonare le sirene d’allarme. Lo riferisce la radio militare israeliana aggiungendo che uno dei razzi è stato intercettato nei pressi di Nahariya, e che i resti di un altro sono stati trovati nella stessa zona. Secondo l’intelligence libanese, i razzi sono quattro e sono stati lanciati da un’area tra il campo profughi palestinese di Rashidiyeh e Hosh, vicino a Tiro.

Si annulli la condanna a morte di Gesù… e cita in giudizio Israele e l’Italia

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La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha i suoi problemi da quando Dola Indidis, avvocato keniota,  ha chiesto di annullare la condanna a morte di Gesù. Nel mirino finiscono anche Israele e l’Italia, responsabili della condanna rispettivamente nelle persone dei sacerdoti del Sinedrio e di Erode Antipa, e del governatore romano della Giudea, Ponzio Pilato e dell’imperatore Tiberio.

Indidis tira fuori anche il caso Giovanna D’Arco: “martire del cristianesimo, messa al rogo nel 1431 e poi riabilitata da papa Callisto III dopo una revisione del processo.”

Probabilmente la Corte internazionale dell’Aja deciderà di non prendere in considerazione le richieste di Indidis!

Uomo morso sul pene da un serpente.

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Un incidente anomalo quello accaduto a un uomo a Tel Aviv  in Israele che ha scatenato l’ironia anche del protagonista. Mentre era in un wc, un serpente è infatti sbucato dall’interno del water e lo ha morso al pene. L’uomo ha immediatamente chiamato il Rambam Medical Center di Haifa e i medici sono prontamente intervenuti sul luogo dell’incidente, trovandolo nonostant tutto di buonumore, mentre scherzava su ciò che gli era appena accaduto. I medici hanno poi constatato che fortunatamente il serpente non era velenoso quindi l’uomo non era in pericolo di vita. Strani incontri in posti insoliti!

 

Israele è pronto a trattare con i palestinesi! No condizioni.

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Israele è pronto a trattare con i palestinesi “senza precondizioni e senza frapporre impedimenti alla ripresa di negoziati su un accordo definitivo”, queste sono state le parole del premier israeliano Benyamin Netanyahu, aprendo la riunione settimanale del Consiglio dei ministri. Poi però il discorso è stato “ridimensionato” affermando che Israele non farà compromessi sulle questioni di sicurezza e se un accordo fosse raggiunto la decisione finale “sarà sottoposta al popolo”.

Apertura o un comunicato internazionale che alla fine si trasformerà in un “nulla di fatto”?

Agente della sicurezza uccide un uomo al Muro del Pianto

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E’ stata chiusa un’area del Muro del Pianto ai visitatori, oggi, dopo che un agente della sicurezza ha sparato a un israeliano nel luogo sacro. La vittima era stata udita urlare “Allah è grande”, motivo per il quale la guardia avrebbe pensato che si trattasse di un miliziano palestinese, ha spiegato il capo della polizia Micky Rosenfeld. Stando alle prime informazioni, l’uomo era ebreo e, continuano a spiegare le forze armate, “Il fatto che abbia urlato ‘Allah e’ grande ha spinto la guardia a tirare fuori la pistola e sparare diversi colpi”.

Enrico Letta positivo: “le cose stanno andando bene”

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E’ positivo il premier Letta, secondo quanto traspare da un incontro con la stampa estera durante il quale ha dichiarato che ci sono “tutte le condizioni per fare le cose positive e applicare il programma sul quale il Parlamento ha dato la fiducia”. Il premier ha spiegato che “Sono passati solo 50 giorni” dall’inizio del lavoro, “e sento un sentimento molto positivo, sento che le cose stanno andando bene e le cose stanno andando come speravo: vedo tantissime difficoltà, ma ci metto tanta determinazione”. Riguardo alle vicende processuali di Berlusconi, nega la possibilità che possano avere ricadute sull’Esecutivo: “Vedo il governo stabile e concentrato sui suoi obiettivi e non credo che ci saranno conseguenze di nessun tipo da parte di vicende esterne”. Enrico Letta ha poi annunciato il suo primo viaggio fuori dall’Europa, previsto per il 2 luglio in Israele e Palestina, spiegando che  si tratta di “un messaggio molto forte già da questo segnale”. Infine, rispondendo a una domanda del corrispondente dell’agenzia palestinese Wafa, Letta ha confermato l’appoggio dell’Italia all’iniziativa in corso da parte degli Stati Uniti (e in particolare gli sforzi del segretario di Stato John Kerry).

Dalle foto al video, lo scandalo continua tra le soldatesse israeliane

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Dopo le foto in lingerie postate su Facebook, le soldatesse israeliane fanno ancora parlare di loro. E’ apparso in Rete infatti un video nel quale alcune giovani reclute in tanga ballano e si cimentano in alcune mosse da ballerine di lap dance…

I nostri 7 giorni: nonostante tutto, “capitani della nostra anima”

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E’ normale attaccare la magistratura, offendere un cittadino, utilizzare un linguaggio di una volgarità totale e poi glorificarsi del titolo “Avvocato”? A quanto pare… in Italia si può, con la massima tranquillità. basta trovare i microfoni di una radio aperti a via libera allo sproloquio. Ecco allora che Taormina si ritrova a dichiarare quanto gli piaccia “fottere la magistratura” e a offendere un radioascoltatore che, con tutta probabilità, si è sentito offeso per primo dopo aver sentito utilizzare certe espressioni. Chi di certo non si lamenta della magistratura, al contrario, è Giovanardi che gode nel vedere assolti i poliziotti chiamati in aula per il caso Cucchi. Nessun attacco alla magistratura quindi, solo offese per un ragazzo ucciso, la sua famiglia e un’intero Paese. Ma tanto l’Italia ormai è alla deriva e con lei anche chi dovrebbe rappresentarla. Basta vedere l’eclatante esempio della Lega Nord e le lotte intestine: quanto tempo impiegherà prima d’implodere su se stessa?  Ma la violenza, purtroppo, non si limita ai soli microfoni, scende in strana, si arma, apre il fuoco. Ecco allora che anche questa settimana ci siamo trovati a discutere di cronaca nera, con la sparatoria a Milano di cui è rimasto vittima un 63enne e poi di un altro episodio simile, questa volta a Pesaro, dov’è stato ucciso Andrea Ferri, 51enne, per impossessarsi delle chiavi che avrebbero permesso ai suoi assassini di appropriarsi del suo denaro. E nonostante il tempo passi, sempre con la speranza si riesca a conoscere finalmente la verità, si parla ancora di Roberta Ragusa, del marito, dell’amante dell’uomo e anche della cugine della donna scomparsa che difendono chi è sparito una notte e non ha più fatto ritorno. E’ il ritratto di un Paese allo sbando e, vedendo il video delle insegnanti che picchiano e offendono un ragazzo disabile viene spontaneo chiedersi dove stiamo andando, se questo è quello che riusciamo a insegnare ai nostri giovani: la legge del più forte, della violenza, del non rispetto. L’odio, la crudeltà, l’opportunismo. Ma non siamo gli unici a veder calpestata la nostra dignità. Dopo tutte le critiche e le discussioni, dopo i dibattiti sulla violenza sulle donne e sull’uso che si fa del loro corpo, scopriamo che in Israele delle soldatesse imbracciano i fucili, tolgono la divisa e postano le loro foto in tanga. Come possono gli uomini rispettare le donne se loro per prime non lo fanno? Viene voglia di urlare? Assolutamente sì!

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Ma per fortuna non è stato solo questo, a ricordarci che il mondo è anche pieno di colori e calore ci ha pensato il sole, regalandoci uno spettacolo unico: uno splendido arcobaleno circolare. Ma questa settimana si è anche parlato di un’amore che si trasforma in ossessione e di due donne abbandonate dallo stato: è la storia di due gattare, parenti di un attore famoso, che si sono ritrovate a vivere con i loro amici domestici che hanno invaso la loro vita e non solo. Poi c’è chi è anche baciato dalla passione (per l’insegnamento) e trova slancio per cercare soluzioni… anche a ritmo di Gangnam Style. E’ la storia di un preside che ha lanciato una sfida ai suoi studenti: se studiate, ballerò per voi. Le medie scolastiche si sono impennate e l’uomo è stato di parola, pubblicando in youtube una delle migliori versioni del tormentone di PSY di sempre. Ma se vogliamo imparare qualcosa, insegnamenti preziosi arrivano sempre dai nostri amici a quattro zampe: questa settimana è stata la volta di un cane che ha salvato una neonata da un cassonetto. Ci ha ricordato che la vita è la cosa più importante e va preservata, a qualunque costo. Vale la pena lottare per essa? Sì, ancora una volta, assolutamente sì. Ecco allora che vogliamo lasciarvi con una poesia di William Ernest Henley, che è nota, ma vale sempre la pena ricordare. E vuole essere un omaggio al grande uomo che tante volte l’ha recitata e che è ricoverato in condizioni gravi, Nelson Mandela.

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK! 

L’Italia travolge Israele, ma è Insigne a finire in ospedale

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L’Italia travolge i padroni di casa agli Europei in Israele e proseguono nel loro cammino vincente grazie e 4 reti inflitte senza subirne. La semifinale è servita: Mangia sparpaglia le carte rispetto all’incontro con l’Inghilterra e schiera una squadra compatta che punta su Saponara e Gabbiadini. L’inizio vede un Israele partire forte ma senza riuscire a infrangere il fortino di Bardi. Con lo scorrere del tempo, tutte le capacità degli azzurrini vengono in luce, con i riflettori puntati in special modo su Insigne, che mette paura e inventa. Saponara, al 17′, batte Kleyman e porta in vantaggio la squadra. Israele sfiora il pareggio un paio di volte giocando in velocità ma al 44′ arriva il raddoppio targato Gabbiadini. Ma il dramma si era già svolto: Golasa travolge Insigne e l’attaccante partenpeo è costretto ad uscire in barella tra le lacrime per un problema alla caviglia. I compagni non perdono però concentrazione: all’8′ della ripresa Gabbiadini sigla la doppietta mentre Florenzi chiude definitivamente l’incontro al 71′: 4-0.  Ma l’infortuno d’Insigne è un macigno sulla squadra anche se dall’ospedale di Tel Aviv le prime notizie sono positive: le lastre escluderebbero la frattura della caviglia, dovrebbe essere solo una distorsione. Il giocatore sente però ancora dolore.

L’Under di Mangia inizia gli Europei con il piede giusto: 1-0 contro l’Inghilterra

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A Tel Aviv gli azzurrini di Devis Mangia hanno iniziato l’avventura agli Europei in Israele nel migliore dei modi: 1-o  contro una delle formazioni più titolate del torneo. Il merito del gol partita va a Insigne, che al 79′ ha battuto Butland con una punizione perfetta all’incrocio dei pali portando l’Italia in testa nel girone A. L’inizio, con l’Under 21 azzurra che si affida al tridente Borini-Insigne-Immobile, si gioca tutto con ritmi alti con gli azzurrini che spingono i Giovani Leoni di Pearce nella loro metà campo, costringendo spesso gli avversari all’errore in disimpegno. Il gioiellino del Napoli già al 24′ va vicino al gol e obbliga gli inglesi a cambiare tattica, optando per un centrocampo a cinque. I ragazzi di Mangia continuano a provarci e al 38′ Florenzi viene atterrato in area da Robinson, ma l’arbitro Gautier non fischia il calcio di rigore. Alla ripresa gli inglesi trovano una nuova verve grazie anche a Dawson che al 49′ segna in mischia, ma l’arbitro annulla la rete tra i fischi dello stadio mentre gli azzurrini soffrono un po’ in questi primi minuti. Gabbiadini, una volta schierato, entra subito in partita e al 77′ si procura la punizione del vantaggio azzurro. Batte Insigne: palla all’incrocio e 1-0 per l’Italia. Gli inglesi ci provano, ma non riescono ad agguantare il pareggio.

L’esercito israeliano si continua a spogliare…

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Dopo le insegnanti 18enni dell’esercito israeliano che si erano fotografate nude… anche le reclute devono aver preso esempio e così dentro una camerata hanno deciso di mostrarsi in slip, casco e armi alla mano per emulare ciò che in precedenza avevano fatto le loro superiori!

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Naturalmente anche per loro sono scattati immediatamente dure sanzioni disciplinari… tra letti disfatti e pose volgari anche qui lo squallore non ha nulla da invidiare alle precedenti foto… chissà se anche questa volta lo scatto diventerà virale? Intanto però tutti gli scatti sono stati inseriti in un filmato e la raccolta completa è stata postata su Youtube…

Quelle soldatesse che fanno vergognare Israele!

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L’esercito israeliano non ha gradito la “bravata” di quattro giovani soldatesse 18enni, istruttrici della scuola di fanteria nel sud del Paese, che hanno deciso di posare in tanga davanti a un obiettivo e poi postare le foto sui loro rispettivi profili Facebook. Sotto la divisa… tanga! Pure se le foto hanno riscosso immediato successo sul web, l’esercito d’Israele ha aperto un inchiesta e in una nota ha fatto sapere che “si tratta di un comportamento che contraddice i valori dello Tsáhal (le Forze di Difesa d’Israele)”. Sicuramente la foto una buona dose di squallore indiscutibilmente ce l’ha… se non fosse altro per il bidone dell’immondizia accanto al quale le quattro ragazze si sono fatte ritrarre.

L’indignazione d’Israele per i missili ad Assad: impediscono le incursioni

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E’ il presidente siriano Bashar Al Assad ad affermare, in una intervista all’emittente tv libanese Al Manar di Hezbollah, che la Siria ha ricevuto la prima consegna dei missili russi anti-aerei S-300. Quindi precisa: “un’altra fornitura arriverà presto”. Era di ieri, invece, la decisione della Ue di non rinnovare l’embargo sulle armi agli insorti siriani, provocando l’ira di Mosca e Damasco. La reazione, in Israele, è stata di rabbia quando ieri il Cremlino ha confermato la decisione di dare corso al contratto, siglato da qualche anno, e di consegnare le temibili armi “difensive” che rischiano di mettere seriamente a rischio le abituali incursioni nello spazio aereo di Siria e Libano che Israele è solito compiere con cadenza quasi quotidiana e che, non di rado, si concludono con bombardamenti. Nonostante la decisione presa dalla Ue, però, questi missili non sarebbero soggetti all’embargo in quanto non possono essere usati nella guerra civile e niente hanno a che fare con la decisione europea di sollevare l’embargo delle armi alla Siria per consentire ai paesi che lo vogliano di rifornire i ribelli. Per Mosca, queste armi non sarebbero dunque altro senon “un deterrente contro le teste calde”, ma questo non è servito a placare gli animi. Netanyahu, al riguardo, non ha perso l’occasione per ricordare come, contro il suo Paese, siano puntati “decine di migliaia di missili”, rivendicando poi il diritto di colpire chi e quando vuole in forza della sua  superiorità militare. MA non è stato l’unico. A The Guardian un altro ufficiale ha infatti dichiarato:

“C’è una grande confusione, alcuni dicono che i missili sono già là, altri che li aspettano da un momento all’altro. Stiamo cercando di capire esattamente la situazione perché al momento non lo sappiamo. Questa mossa cambierà certamente l’intera dinamica (del coinvolgimento d’Israele nel conflitto siriano). Ed è principalmente il risultato della disgraziata decisione europea di togliere l’embargo, non so se la spedizione dei missili è il risutlato di quella decisione, ma ha dato ai russi il pretesto per andare avanti e fare quel che volevano fare fin dall’inizio. Se avevano qualche dubbio sui temi, l’UE glieli ha risolti. Di sicuro, non penso che Israele conti molto per i decisori europei”.

L’attacco di Israele? Per i siriani è una dichiarazione di guerra

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Dopo l’attacco  avvenuto la notte tra giovedì e venerdì e quello al centro di ricerche militari a nord di Damasco, che già a gennaio aveva subito pesanti bombardamenti, della scorsa notte, Faisal al Mekdad, vice ministro degli Esteri siriano, oggi, nel rilasciare un’intervista alla Cnn ha definito il più recente attacco “una dichiarazione di guerra” da parte di Israele. Il viceministro ha inoltre annunciato che, in risposta, la Siria potrebbe esercitare ritorsioni con i suoi modi e tempi. Anche il ministro della difesa iraniana è intervenutoaffermando che “Episodi come l’attacco della scorsa notte in Siria accorceranno la vita di Israele”.

Israele attacca ancora Damasco… ma chi sono i ribelli?

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Israele colpisce ancora la Siria con un nuovo blitz che si somma già a quello della notte tra giovedì e venerdì. L’obiettivo è un centro di ricerche militari a nord di Damasco che già a gennaio aveva subito pesanti bombardamenti. Si parla di una “palla di fuoco” proprio sul laboratorio di ricerche. Razzi israeliani che hanno colpito pesantemente la struttura. Anche fonti libanesi hanno confermato  che sono state oltre una quindicina i sorvoli degli aerei israeliani nei due giorni del primo attacco.

Da Israele non sono venute conferme o smentite. Neanche l’esercito israeliano ha voluto commentare, ma un funzionario del ministero della Difesa ha detto che «Israele sta seguendo la situazione in Siria e Libano, in particolare il trasferimento di armi chimiche e armi speciali». Nonostante l’acuirsi della crisi il presidente americano Barack Obama ha già detto che non ha intenzione di inviare le sue truppe in Siria, anche se fosse provato che il regime di Bashar al-Assad ha usato armi chimiche nella guerra contro i ribelli. Sembra quindi che ci sia una svolta nella politica estera americana che in questo caso non ceda a Israele. Ma Obama riuscirà davvero a sottrarsi a questa guerra? Avrà la forza di imporsi su Israele e sulle pressioni interne che da più parti premono affinchè gli Usa diventino “protagonisti” dell’ennesimo massacro?

Intanto arrivano immagini raccapriccianti dalla regione costiera siriana di Banias, dove, secondo testimonianze, le milizie fedeli al presidente Bashar al Assad hanno compiuto l’ennesimo massacro a sfondo confessionale. E mentre centinaia di famiglie hanno tentato di fuggire da Banias in direzione di Tartus verso sud, gli Stati Uniti si dicono «inorriditi» e l’Italia, tramite la Farnesina, ha espresso una condanna del crimine, giudicando «intollerabile» la spirale di violenza in atto nel Paese.

Ma chi sono i ribelli siriani?

Secondo le fonti di intelligence tedesche solo il 5% dei rivoltosi è siriano. Il resto proviene da gruppi armati, spesso a forte matrice religiosa, addestratisi ormai in vari campi di battaglia, dall’Iraq all’Afghanistan fino alla Libia. Il timore degli Usa e di molti europei è che aiutando la rivolta, fornendo armi e munizioni, si aiuti in realtà un fronte jihadista aggressivo e potenzialmente pericoloso.

Di fronte quindi a un regime ingiusto e spietato come quello di Assad vi sono dei ribelli estremisti e intransigenti che premono sulle popolazioni locali che sono allo stremo e cercano di “usarle” contro l’esercito dei miliziani. Gruppi armati che vogliono impossessarsi del paese solo per imporre ancora di più una religione che si mescola  con un potere esercitato con il terrore, gli atti di terrorismo e l’eliminazione di ogni tipo di libertà.
Non si può quindi prendere le parti di uno o dell’altro… non ci sono ribelli che lottano per ripristinare giustizia. C’è solo una guerra di grandi interessi economici e politici per il controllo di un territorio. Le vittime naturalmente sono i civili, le donne, i bambini e gli anziani che sono allo stremo e che si trovano in mezzo a una guerra che, anche se finirà, e se mai lo farà,  non porterà un miglioramento delle loro condizioni. Generazioni e generazioni spezzate in nome di un’ingiustizia che viene perpetrata tanto dai ribelli quanto dai miliziani.

Il flop di Anonymous in Israele, ma Coca Cola è ko!

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Anonymous questa volta ha fatto un mezzo «flop». L’annunciato attacco cybernetico del celebre gruppo di hacker contro i siti Internet israeliani – in sostegno alla lotta palestinese – non è riuscito a «cancellare» dal web lo Stato ebraico. Yitzhak Ben Yisrael, dell’Ufficio nazionale cibernetico del governo – citato da Ynet – ha detto che gli hackers hanno «generalmente mancato di abbattere i siti chiave». «Anonymous non ha le capacità di danneggiare le infrastrutture vitali del paese», ha aggiunto Ben Yisrael sottolineando che l’intenzione del gruppo di hackers era «creare rumore nei media sui temi a lui più vicini».

A partire da sabato notte, diversi i siti Internet sono stati presi di mira da Anonymous che, in tempo reale, aggiorna l’elenco tramite il proprio account twitter. Secondo quanto rivendicato dagli hacker-attivisti l’attacco cibernetico – condotto in nome della «situazione umanitaria a Gaza», paragonata «all’Olocausto» – ha colpito diversi siti web israeliani come quello della Coca cola (che alle 11 di domenica mattina risulta fuori uso), il sito dell’Ufficio Centrale di Statistica e i siti della borsa e del ministero delle Finanze (che però hanno negato). Sulle home page di piccole e medie aziende israeliane intanto sono comparsi slogan anti-Israele. I media israeliani riferiscono che in risposta, attivisti dello Stato ebraico hanno in seguito bersagliato siti di gruppi islamisti radicali pubblicando messaggi pro-Israele.

#OpIsrael succederà l’inaspettabile!

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Il collettivo hacker Anonymous si prepara a lanciare domenica un attacco contro Israele che, minaccia il gruppo, “oscurera’ il Paese”. “Il governo si aspetti l’inaspettabile”, affermano alcuni hacktivisti. L’iniziativa, denominata #OpIsrael, e’ tesa a “denunciare la situazione umanitaria a Gaza”, che il collettivo paragona “all’Olocausto”. “Parteciperanno oltre 20 gruppi di hacktivisti da tutto il mondo”, spiegano gli hacker, “almeno 9.000 persone agiranno all’unisono”.

Ronaldo non scambia la maglia con gli israeliani?

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Già nel 2011 Cristiano Ronaldo aveva venduto le sue scarpe e donato i soldi ricavati sempre ai giovani palestinesi. Da ieri circola in rete un video in cui si vede Cristiano Ronaldo al termine della partita tra Portogallo e Israele, valida per la qualificazione ai Mondiali 2014 e terminata 3-3. L’attaccante stringe la mano ad un paio di giocatori israeliani e si dirige verso gli spogliatoi, senza togliersi la maglia. Le immagini non chiariscono i dubbi ed è probabile che tra i giocatori non si sia parlato di maglie da scambiare, oppure che si siano accordati per barattare le proprie divise negli spogliatoi.

Obama e la miss! Incontro di galà in Israele!

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L’ufficio stampa del governo di Israele ha diffuso le immagini che ritraggono l’incontro tra Barack Obama e Yityish Aynaw, la prima Miss Israele di origine etiope. Nelle foto la reginetta viene introdotta a Obama dal presidente israeliano Shimon Peres. L’incontro è avvenuto lo scorso giovedì durante una cena di gala. L’invito è stato fatto dietro esplicita richiesta dalla delegazione inviata dalla Casa Bianca per organizzare la visita di Obama. La partecipazione della Aynaw alla cena di gala – alla quale hanno preso parte oltre alle massime autorità israeliane 120 invitati – ha acceso i riflettori sui 120mila ebrei di origine etiope che spesso hanno denunciato di essere vittima di discriminazioni

Ora e per sempre Israele! Prima visita ufficiale di Obama in Israele.

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Il Presidente Obama conferma la fiducia e la piena collaborazione a Israele in un connubio perfetto che sembra riallineare la politica estera degli Usa a quella di una lunga tradizione di alleanza tra i due Paesi a danno della Palestina. “Gli Usa sono orgogliosi di essere a fianco di Israele in qualita’ di suo più forte alleato e più grande amico”

Isarele “è la patria storica del popolo ebraico – ha detto Obama – . Già 3mila anni fa” il popolo ebraico viveva qui. La nascita dello stato d’Israele, 65 anni anni fa, rappresenta “una rinascita e una redenzione senza precedenti nella storia”, ha aggiunto. “Restiamo al fianco di Israele, perché è un nostro interesse di sicurezza”.  Il primo ministro israeliano Netanyahu ha ringraziato il presidente Usa per difendere “il diritto di israele all’esistenza”.

Fra gli obiettivi non dichiarati della visita, scrivono i media statunitensi, c’è è anche quello di “conquistare il cuore degli israeliani” e superare le tensioni che ci sono state in questi anni con il premier Benjamin Netanyahu su insediamenti, Siria e Iran.

Obama renderà omaggio alla tomba di Theodor Herzl, il padre del sionismo, vissuto nella seconda metà dell’ottocento; visiterà il santuario del libro, una sala del museo nazionale di Israele, a Gerusalemme, in cui sono esposti i rotoli del Mar Morto, manoscritti di grande significato storico e religioso. Domani parlerà agli studenti israeliani riuniti al Jerusalem International Convention Center, che è stato preferito alla Knesset, il Parlamento israeliano, per il suo discorso principale. Sarà questo il fulcro della visita, un discorso durante il quale ci si attende che il presidente rinnovi le rassicurazioni che gli Usa stanno al fianco di Israele, mentre lo Stato ebraico si trova ad affrontare le minacce iraniane e la necessità di tutelarsi dalla guerra civile in corso nella vicina Siria.

Farà poi tappa alla Chiesa della natività. In Cisgiordania, Obama visiterà il quartier generale della Anp e incontrerà il presidente palestinese Mahmoud Abbas, al quale assicurerà che uno Stato indipendente di Palestina rimane una priorità della politica estera statunitense. Nonostante Obama non arrivi con alcun nuovo piano per dare una svolta ai colloqui di pace in stallo, ha in programma di chiarire che la sua amministrazione intende mantenere gli sforzi per rilanciare i negoziati.

In Giordania, ultima tappa del viaggio, Obama si fermerà per 24 ore e il focus sarà decisamente sulla guerra in Siria. Sono oltre 450mila i siriani fuggiti in Giordania, dove sono ospitati in campi rifugiati e assistiti da diverse organizzazioni umanitarie. Nei colloqui con re Abdullah di Giordania, Obama proverà a sostenere i tentativi di un’apertura liberale nel Paese per evitare anche che si sviluppino movimenti simili a quelli della Primavera araba che in altri Paesi della regione hanno fatto cadere diversi leader.

Un Papa a stelle e strisce? Obama molla Israele per l’Italia… FORSE!

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In visita in Israele, Barak Obama domani prenderà parte ad una cena ufficiale offerta dal capo di stato israeliano Shimon Peres in suo onorealla quale prenderà parte anche la 21enne Miss Israele Yityish ‘Tito’ Aynaw, la sua visita però potrebbe interrompersi prima del tempo: si vocifera infatti che il Presidente americano potrebbe volare a Roma la settimana prossima per assistere all’insediamento del nuovo Papa. Da questa informazione, quello che si legge tra le righe è che i candidati americani al seggio di Pietro siano i favoriti del momento. Tra i papabili americani, sembra molti cardinali indecisi stiano convergendo sul cardinale Timothy Dolan, 63 anni e attuale arcivescovo di New York, nonchè presidente della conferenza episcopale americana, che potrebbe rappresentare per il “partito anti-Curia” un’alternativa al cardinale Scola. La sua “pecca” è però di non aver fatto abbastanza per individuare i responsabili degli abusi sessuali occorsi nella diocesi di Milwaukee, dov’è stato in precedenza vescovo.

Altro nome di spicco è anche il cardinale Sean Patrick O’Malley. 68 anni, di origini irlandesi e dal carattere spumeggiante, indossa sandali e saio da frate cappuccino ed è strettamente collegato alla comunità ispanica negli Stati Uniti. Attualmente sta affrontando la sua più grande sfida, a capo dell’arcidiocesi di Boston, devastata dagli scandali sui preti pedofili che hanno caratterizzato il suo predecessore, il cardinale Bernard Law. O’Malley è riuscito a far fronte agli indennizzi vendendo alcune chiese e la sua abitazione vescovile ed andando così a vivere nella cella di un monastero.

Passeremo dall’ “habemus Papam” al “We have the Pope”?

LA FOTO DELLA TRAGEDIA!

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Una foto drammatica, quella di un padre, Jihad Misharawi che stringe disperato il corpo senza vita del suo figlioletto Omar, morto a soli 11 mesi. Jihad lavora nella Striscia di Gaza per la Bbc: questa foto è diventata presto il simbolo della crudeltà dell’esercito israeliano, considerato come responsabile del bombardamento a tappeto sul quartiere dove viveva Jihad con suo figlio.
Ma ora si scopre che la verità potrebbe essere un’altra, e il suo sapore è più che amaro.
Ad uccidere il piccolo Omar non sarebbe stata una bomba israeliana, bensì un razzo palestinese che mancò Israele.
”La maggior parte dei razzi sparati non sembrano essere stati indirizzati verso bersagli militari – si legge nella relazione dell’ONU – L’aggravante è che questi lanci avvengono da zone popolate e mettono gli abitanti di Gaza in pericolo”. Come è infatti accaduto al piccolo Omar.
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Obama in Israele, Giordania e Palestina?

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Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama dovrebbe fare il suo primo viaggio ufficiale in Israele, Giordania e Palestina nel marzo 2013, insieme con l’Autorità palestinese e la Giordania. La visita ha suscitato grandi speranze nella ripresa dei colloqui di pace, interrotti circa quattro anni fa, tra Israele e i Palestinesi.

Israele senza veli… ci pensa Playboy!

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Foto di modelle israeliane senza veli e articoli in ebraico: Playboy arriva in Terra Santa nella lingua della Bibbia. La rivista è disponibile in Israele da anni, ma finora era solo in inglese. L’editore Daniel Pomerantz ha fatto sapere che il target sono gli uomini tra 25 e 40 anni, in un Paese in cui pure cresce l’ondata confessionale e tradizionalista. ”Sono fiero che Playboy possa aiutare a rafforzare la libertà in Israele”, ha commentato a sua volta il fondatore Hugh Hefner.

PRIGIONIERO X!

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Chi è? Cosa ha fatto? Quali sono le ipotesi sulla morte? 

Il caso del Prigioniero X che ha scosso i media israeliani e australiani nell’ultima settimana sembrerebbe avere uno dei suoi snodi proprio in Italia. Secondo gli ultimi sviluppi, Ben Zygier, questo il nome del trentaquattrenne israelo-australiano, membro del Mossad, avrebbe retto un doppio gioco fra i servizi segreti di Israele e Australia. L’uomo sarebbe implicato in varie operazioni in Europa, compresa l’Italia e secondo il Guardian, operava sotto la copertura di una compagnia europea che esporta componenti elettroniche in Iran.

Secondo il programma Foreign Correspondent della televisione autraliana ABC, le cui fonti non sono conosciute, Ben Zygier passava informazioni riservate riguardanti operazioni del Mossad all’agenzia di spionaggio nazionale australiana ASIO. Una di queste sarebbe un’operazione del Mossad, “di enorme rilevanza”, proprio in Italia.

L’agente segreto israeliano avrebbe infatti richiesto un visto di lavoro in l’Italia in uno dei suoi quattro viaggi in Australia, nel 2009, e possedeva diversi passaporti falsi per l’Europa. Il Sydney Morning Herald suggerisce che il Prigionero X stava per divulgare informazioni riguardo l’uso da parte del Mossad di passaporti falsi australiani alle autorità e ai media del Paese. Ma un ufficiale della sicurezza australiana ha dichiarato che “anche se forse era vicino a rivelare delle informazioni, di sicuro non ha fatto in tempo”.

Fino a mercoledì 13 febbraio la sua identità era sconosciuta. Nel 2010 venne rinchiuso nella cella d’isolamento dell’Ala 15 di Ayalon, carcere di massima sicurezza di Ramla, in Israele, dove sarebbe morto impiccato, 4 mesi più tardi.

Per anni la morte di Ben Zygier, questo sembrerebbe il suo vero nome, è passata nel silenzio. Il quotidiano Yediot Ahronot online era stato silenziato dopo aver dato la notizia per primo e da allora sulla stampa nazionale nulla sul detenuto X. Addirittura, secondo il Guardian, il governo di Benjamin Netanyahu avrebbe minacciato le testate israeliane con multe e incarcerazioni qualora avessero fatto parola dello strano caso.

Poi, mercoledì scorso, la ABC, Australian Broadcasting Corporation, ha rotto il silenzio facendo esplodere le polemiche in Israele riguardo il mistero che tuttora avvolge la sua morte e spingendo i media a fare pressioni su Netanyahu per rimuovere il divieto.

Le autorità israeliane hanno amesso di averlo detenuto ad Ayalon, proprio in quella cella che già aveva ospitato noti criminali nazionali quali Yigal Amir, assassino dell’allora Primo Ministro Yitzhak Rabin. Ma dicono che si tratta di suicidio. L’avvocato di Zygler e difensore dei diritti umani, Avigdor Feldman, dice però di averlo visto pochi giorni prima della sua morte e di non aver notato nessun segnale che preludesse ad un suicidio.

Il prigionero X era rinchiuso sotto falso nome tanto che le sue stesse guardie carcerarie non ne conoscevano l’identità e non gli erano concesse visite. Si pensa a un caso di spionaggio e alto tradimento. Degli ufficiali della sicurezza australiana peròsuggeriscono che l’uomo stesse per rivelare delle informazioni riservate del Mossad al governo di Sydney, fra cui l’uso fraudolento di passaporti australiani per compiere azioni di spionaggio.

Secondo quanto affermato da un giornalista australiano, Jason Koutsoukis di Fairfax, al Guardian, il Prigionero X poco prima di finire nella cella di Ayalon, rischiava l’incarcerazione anche in Australia. Sarebbe infatti stato uno di tre israelo-australiani a lavorare per il Mossad, fingendosi impiegati di una compagnia europea che vende oggetti di elettronica all’Iran. Il Ministro degli Esteri australiano, Bob Carr, ha però affermato che nel 2010 Israele aveva assicurato che Zygler era tenuto in buone condizioni.

Zygler aveva 34 anni, veniva da una ricca famiglia ebrea di Melbourne, era sposato con un’israeliana e aveva due figli. Secondo amici e familiari, era un uomo felice e non aveva ragioni per togliersi la vita. A sostenere l’ipotesi del suicidio c’è solo la prigionia, probabilmente molto lunga, a cui andava incontro. Come scrive il quotidiano israeliano Haaretz, però, le celle di Ayalon sono monitorate 24h/24, proprio per evitare suicidi ed infatti ce ne sono stati pochissimi in quelle celle. Il sistema di telecamere rileva addirittura il respiro e i movimenti dei detenuti e suona un allarme nel caso in cui non percepisse segnali di vita per più di 50 secondi. Difficile dunque immaginare che riuscisse ad impiccarsi senza essere soccorso in tempo.

Questo è il secondo caso in pochi anni in cui il servizio di intelligence israeliano si trova coinvolto in un empasse diplomatica e mediatica. Proprio nel 2010, infatti, Mahmoud Al-Mabhouh, responsabile degli approvigionameti di armi per Hamas, era stato ucciso in un hotel di Dubai, secondo molti per mano del Mossad e con l’utilizzo di passaporti falsi, fra cui alcuni proprio austrailani.

Il mistero sull’identità dunque è risolto, ma quello sulla sua morte rimane e attivisti e politici continuano a chiedere chiarimenti al governo israeliano, che domenica hadichiarato che indagherà sul caso mentre il Primo Ministro Netanyahu ha dato il suo pieno supporto al Mossad dicendo di “fidarsi ciecamente” del sistema di monitoraggio legale sotto cui opera.

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