I tifosi del Bayern Monaco e il messaggio lanciato dagli spalti

bayern-striscione-tuttacronacaMentre sia dall’Italia che dalla Russia arrivano notizie di aggressioni e pestaggi ai danni degli omosessuali, dalla Germania arriva un segnale positivo che non poteva certo passare inosservato. Sugli spalti dello stadio, infatti, i tifosi del Bayern Monaco, in occasione del match contro l’Eintracht Francoforte hanno esposto espongono due striscioni molto insoliti. Come spiega Repubblica:

“I tifosi bavaresi, primi in classifica in Germania e campioni d’Europa, esibiscono prima una coreografia enorme per rendere omaggio a Kurt Landauer, ex presidente ebreo del Bayern perseguitato dai nazisti. Poi espongono uno striscione con scritto: “Fußball ist alles, auch schwul” (Il calcio è tutto, anche gay). Solidarietà quindi dalla principale società tedesca verso gli ebrei dell’olocausto e verso gli omosessuali”.

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Gli organi della bambina ebrea che salvano la vita alla bimba araba

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Un tragico incidente ha strappato la vita a Yuval Nizri, una bambina israeliana di 11 anni. I genitori hanno però voluto donare gli organi della propria figlia e così quattro persone hanno potuto beneficiare di una nuova vita, tra queste anche una bambina araba di 10 anni, Miran, che ora ha un nuovo cuore e nuovi pomoni.

Il padre della bimba palestinese, dopo il trapianto, ha dichiarato a Ynet: “Un cuore ebreo batte in una bimba araba. Questa è la prova che i due popoli possono vivere insieme. E che la pace è possibile. Vorrei ricambiare questo dono e riportare in vita Yuval se solo fosse possibile. Siamo tristi e siamo in lutto. Porgiamo le nostre condoglianze alla famiglia di Yuval. Per tutta la vita saremo grati ai suoi genitori che hanno salvato nostra figlia”.

In una dichiarazione scritta i genitori di Yuval hanno voluto ricordare la figlia: “Le parole non possono descrivere quanto Yuval fosse speciale e coraggiosa. Era la figlia che ognuno avrebbe voluto. Lei aveva così tanti progetti per il futuro. Ma in un istante sono andati in frantumi per sempre. I pazienti che hanno ricevuto i suoi organi aspettavano da tempo un trapianto. Yuval non ha avuto la possibilità di avere un futuro e di realizzare dei sogni. Spero che questa possibilità sia garantita ai pazienti che ha aiutato”.

L’artigiano che espone la stella di David in negozio: “trattati come i negozianti ebrei”

 

stella-david-tuttacronacaUna stella di David ha fatto la sua apparizione nel negozio di un calzolaio di Bologna, Maurizio Montevecchi. L’artigiano si paragona infatti ai commercianti ebrei durante il nazismo. Ritiene che il trattamento subito dalla Guardia di Finanza sia simile a quello subito durante il periodo fascista dai negozianti ebrei. Al Resto del Carlino, al quale ha raccontato la sua storia spiegando di aver subito dalla Finanza tre sanzioni e un furto, ha detto:

 

La finanza ha trovato tutta la contabilità in regola, eccetto che una piccola radio che ho nel retrobottega, per la quale mi hanno multato per non aver pagato le tasse, spiegando che la potevano sentire anche i clienti.

 

Un’altra sanzione l’ha colpito perché nel retrobottega c’era un uomo di 86 anni: secondo le Fiamme gialle un dipendente in nero, secondo l’artigiano

 

un ex calzolaio che ogni tanto viene a farmi compagnia e lucida qualche scarpa.

L’Italia che insulta, il triste primato del nostro paese sul web

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Per una volta siamo primi, ma vorremmo essere ultimi in questo caso. Il nostro primato infatti non ci fa onore anzi getta ancora più discredito sul popolo che piano piano stiamo diventando. Infatti siamo primi per ingiurie,insulti e messaggi d’intolleranza sul web. Siamo antisemitisti, come ieri ci ha raccontato il rapporto diffuso a Vienna dall’Agenzia UE per i diritti fondamentali. Secondo i dati pubblicati almeno il 66% degli ebrei si sentirebbe minacciato di razzismo nei loro confronti e lo scontro avverrebbe soprattutto in rete. Qui nascosti dall’anonimato infatti si darebbe sfogo alla propria frustrazione e fragilità, qui le paure diventerebbero violenza e il diverso sarebbe discriminato. Ma se il dato è allarmante, non è ancora il peggiore. Infatti l’aggravante sarebbe che negli ultimi cinque anni gli insulti sarebbero esponenzialmente cresciuti. L’antisemitismo, scrive il rapporto, appare la quarta emergenza più urgente nei paesi coinvolti dall’indagine (Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lettonia, Svezia, Ungheria) dopo la disoccupazione, lo stato dell’economia e la corruzione. Ma se noi siamo il primo Paese ha detenere il triste primato chi è invece il più tollerante? Sembrerebbe un controsenso e invece è una realtà: la Germania. Proprio nella culla dell’antisemitismo, questo atteggiamento è radicalmente cambiato e oggi, grazie anche al governo Merkel, gli ebrei tedeschi godono di una libertà quasi assoluta.

“Voi che vivete sicuri …

sequestoèunuomo-tuttacronaca… Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”

-Primo Levi- (Se questo è un uomo, 1945-1947)

Miley Cyrus e la provocazione razzista: gaffe sugli ebrei

miley-cyrus-tuttacronacaMiley Cyrus è abituata a far parlare di sè con video provocatori ed esibizioni imbarazzanti, ma questa volta è riuscita a scandalizzare anche durante un’intervista con l’americana Hunger TV. Alla domanda “Come ci si sente ad essere la donna più famosa del mondo?”, la giovane popstar con un passato a Disney Channel avrebbe risposto: “Non è ammissibile che quell’ebreo settantenne, sempre comodo sulla scrivania, mi spieghi cosa è di tendenza e cosa no nel pubblico”. Una “frecciatina” all’industria musicale che non è piaciuta.cyrus-tweetNon potervano mancare le reazioni a questa frase razzista anche se come gaffe dà l’impressione di esser stata studiata a tavolino. La testata Jewish Daily Forward ha a sua volta reagito: “Lei fiuta i gusti e le voglie del pubblico, ma perché mettere in mezzo gli ebrei?”.

Gino Bartali è stato dichiarato “Giusto tra le nazioni”

gino-bartali-giustotranazioni-tuttacronacaSul sito dell’organizzazione Yad Vashem, il sacrario della Memoria di Gerusalemme, si legge che Gino Bartali è stato dichiarato “Giusto tra le nazioni“. Al campione del ciclismo è stato riconosciuto l’impegno a favore degli ebrei perseguitati in Italia: tra il settembre ’43 e il giugno ’44, nascondendoli all’interno del tubo della sua bicicletta, aveva infatti trasportato documenti che servivano a falsificare i passaporti di cittadini italiani di origini ebraiche. Già nel 2005, cinque anni dopo la sua morte, era stato insignito della medaglia d’oro al merito civile dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi “per aver salvato la vita a circa 800 ebrei”.  Yad Vashem spiega che Bartali, “un cattolico devoto, nel corso dell’occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l’Arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa”. Ancora si legge che “Questa rete ebraico-cristiana, messa in piedi a seguito dell’occupazione tedesca e all’avvio della deportazione degli ebrei, ha salvato centinaia di ebrei locali ed ebrei rifugiati dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Yugoslavia”. In particolare, Bartali ha agito “come corriere della rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali ha trasferito falsi documenti a vari contatti e tra questi il rabbino Cassuto”. La cerimonia in onore di Bartali si terrà in Italia, ancora da stabilire la data. Il figlio del campione, Andrea, ha affermato: “È una cosa magnifica. Aspettavamo questa notizia già da qualche tempo, soprattutto dopo che un mese fa hanno fatto giusto tra le nazioni il cardinale Elia Dalla Costa”. Ha quindi aggiunto “Saperlo proprio oggi quando qui a Firenze sono iniziati i Mondiali di ciclismo ha un significato enorme”. La famiglia di Bartali era stata invitata già nelle settimane scorse a Gerusalemme dal governo israeliano per il mese di ottobre.

Marco Borriello e la maglia numero 88: da polemica a gossip

borriello-88-tuttacronacaIeri sono stati resi noti i numeri scelti dai giocatori della Roma e subito ha preso l’avvio la polemica per la scelta di Marco Borriello: l’88. Solo un numero? No, perchè l’ottava lettera dell’alfabeto è la H e le due cifre sono interpretate come acronimo di Heil Hitler. 88 come numero caro ai neonazisti dunque e che ha spinto molti esponenti della comunità ebraica romana a chiedersi che motivazione potesse avere quella scelta. Del resto in Italia non è la prima volta che una simile scelta fa discutere. Anche Gianluigi Buffo, all’inizio della stagione 2000-2001, quando militava nel Parma, aveva puntato sull’88, spiegando che quei numeri simboleggiavano quattro palle, simbolo della rinascita dopo l’infortunio che gli aveva impedito di partecipare all’Europeo 2000. Ma all’epoca diverse associazioni protestarono, in particolare l’allora responsabile Sport della comunità ebraica di Roma Vittorio Pavoncello e alla fine il giocatore, pur avendo detto di non conoscere il presunto significato del numero, finì con l’optare per il 77. Ora la emplice ipotesi che Borriello si possa essere ispirato al dittatore nazista ha suscitato diversi rumors. Ma tante sono state le possibili interpretazioni che gli utenti di Twitter hanno dato. Ad esempio Luca Prestigioso ha scritto: “Sono andato su Wikipedia. Ho contato i gol tra club e nazionali e sono 88”. “Speriamo”, la risposta di Giorgio P. Ma vari esponenti della comunità ebraica romana vogliono risposte: “Dovrebbe chiarire il perché di quella scelta”, scrive qualcuno. Altri sono più netti: “Perché ha scelto l’88, che ha un chiaro significato nazista?”. C’è anche chi chiama un causa lo stesso Pavoncello, memore della vicenda Buffon: “Perché non sollecita la Roma a fornire una spiegazione?”. La squadra, che nel frattempo di trovava a Toronto, in Canada, a prepararsi per un’amichevole, viene raggiunta da quest’ondata d’irritazione e, verso la mezzanotte ora italiana, sul suo profilo Twitter fa comparire una dichiarazione di Borriello: “Il mio numero di maglia preferito è il 22, ma essendo occupato ho scelto l’88: data di nascita di una persona a me cara”. Nessun significato politico, dunque. Non si sa se questo basterà a placare le polemiche ma di certo ha sollevato un’altra questione: qual è la persona cara alla quale il bomber napoletano ha voluto dedicare la sua maglia?

borriello-tweet-tuttacronaca

All’asta su eBay la Lista di Schindler

schindler-list-tuttacronacaLa Lista di Schindler, documento di 14 pagine che riporta la data del 18 aprile 1945 ed è l’elenco degli 801 lavoratori ebrei che l’industriale tedesco Oskar Schindler salvò dai campi di sterminio, va all’asta. Su eBay, una delle quattro copie originali avrà un prezzo base di 3 milioni di dollari anche se gli attuali proprietari, i due collezionisti californiani Gary Zimet e Eric Gazin, sperano di incassare almeno cinque milioni.

Il prof negazionista che viene cacciato dalla Commissione

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Erano gli anni 2000 quando Franco Damiani, docente padovano con una buona esperienza alle spalle, diviene protagonista di furiose contestazioni al liceo Gritti di Mestre per le sue tesi negazioniste. Sono 5 deputati dell’Ulivo a presentare un’interrogazione parlamentare contro il professore. Il ministro De Mauro mandò un ispettore a scuola, mentre il fronte studentesco si spaccò. In migliaia parteciparono a una manifestazione contro il razzismo e le tesi di Damiani, che fu però difeso da gran parte dei suoi allievi. Alla fine Damiani venne trasferito a Piazzola sul Brenta, dove nel 2004 querelò due genitori che, a suo dire, l’avevano diffamato, oltre ad averlo accusato, al solito, di «negare l’Olocausto degli ebrei». Nel 2009 i genitori furono assolti, ma già dal 2005 Damiani fu spostato al liceo Newton di Camposampiero. E da otto anni a questa parte ha presieduto quattro commissioni d’esame.

E’ di ieri la notizia che Damiani è stato sollevato dall’incarico di presidente della commissione d’esame dopo alcuni commenti scritti sulla sua pagina Facebook che criticavano l’operato dei docenti del liceo Curiel dell’Arcella (Padova), nel quale Damiani era stato chiamato a presiedere la commissione d’esame per le classi 5ª A e 5ª G. L’ufficio scolastico regionale ha poi scelto, su pressione di ragazzi e genitori, di trasferire d’urgenza il professore in un istituto di Montebelluna.

Il professore insorge, rinuncia al ricorso, ma risponde con una lettera all’ufficio scolastico. Difendendo le sue tesi: «È un singolare modo di procedere quello di “spiare” ciò che il docente scrive in uno spazio che è accessibile all’esterno ma che è inteso per lo più come privato. Tuttavia non ho intenzione di ritrattare alcunché di quanto scritto». Ed è qui che ritorna il tema del negazionismo. Il professore spiega di essersi indignato per un seminario proposto dal liceo Curiel nel corso dell’anno su un laboratorio di storia: «Un laboratorio sui negazionismi che si poneva fuori di ogni correttezza metodologica e contenutistica, essendo impostato sulla relazione di una semiologa, la signora Pisanty, che non conosce nulla delle vicende della seconda guerra mondiale. Correttezza e onestà avrebbero voluto che a un laboratorio di storia ci fosse un contraddittorio, in mancanza del quale non si fa cultura ma propaganda». Damiani riuncia all’incarico all’istituto di Montebelluna: «Non avendo mezzi privati, in treno mi è impossibile raggiungere la città trevigiana prima delle 8.47».

Se fossi stata ad Auschwitz saresti stata attenta!

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La studentessa è distratta durante la lezione di matematica e chiede di andare al bagno per un mal di testa. La professoressa del liceo artistico Caravillari di Roma le dice: “Se fossi stata ad Auschwitz saresti stata attenta”. La ragazza in questione è ebrea e i suoi compagni di classe si sono schierati, dopo un iniziale momento di sgomento, dalla sua parte dicendo alla prof “lei è razzista”.
“Non sono antisemita, ma nella scuola italiana non c’è più la disciplina di una volta”, si è difesa l’insegnate, come racconta Repubblica, ma i suoi studenti non hanno accettato la sua versione e in tre, compresa la ragazza offesa, hanno minacciato di disertare le lezioni. La preside del liceo ha aperto un’istruttoria e convocato professoressa, alunna e madre della giovane.
“Ho detto quella frase per indicare un posto organizzato, dove regna l’ordine”, si è difesa la professoressa. Della vicenda si è interessata anche la Comunità ebraica romana, ma i toni sono diventati sempre più accesi e all’insegnante non è rimasto che mettersi in malattia in attesa della pensione imminente.

Se un allieva non è attenta forse è compito dell’insegnante farsi un esame di coscienza?

Libero dopo 23 anni, colpito da infarto… per l’emozione?

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Forse a tradirlo è stata l’indescrivibile emozione di tornare in libertà dopo 23 anni passati in carcere senza avere colpe. David Ranta, il 58enne di New York ingiustamente condannato nel 1990 per un omicidio mai commesso, quello di un rabbino di Brooklyn, è stato colpito da un infarto al secondo giorno di libertà. L’uomo è ora ricoverato in ospedale dove i medici – scrive il New York Times – hanno scoperto che una delle sue arterie era completamente occlusa. L’uomo si è sentito male mentre si trovava con la famiglia in un albergo della città, dove con le persone più care aveva festeggiato la sua scarcerazione. “Rientrare nel mondo esterno – ha detto il suo avvocato, Pierre Sussman – dopo quasi un quarto di secolo in prigione può essere un’esperienza estremamente disorientante”. Ranta era stato imprigionato in seguito all’uccisione del rabbino Chaskel Werzberger, uno dei sopravvissuti di Auschwitz. Ad incastrarlo un detective che – è stato appurato – utilizzò prove rivelatesi false.

Scontro ebrei e Grillo… poi arriva la smentita di Pacifici!

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«Non ho mai dichiarato che il movimento di Beppe Grillo è peggiore dei fascisti e non l’ho mai pensato». Cosi il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici in merito alla sua intervista al quotidiano «Haaretz». «Apprendiamo con stupore il fatto che ci vengano attribuiti falsi pensieri su Grillo e il Movimento 5 Stelle. La frase ‘Grillo è ancora più pericoloso dei fascistì non è stata mai pronunciata in nessuna intervista. Siamo vigili, però, di fronte ai molteplici commenti che si leggono sui post del suo blog – aggiunge Pacifici – che richiamano alla mente la cultura dell’estrema destra e dell’estrema sinistra. Commenti che spesso sono ostili nei confronti degli ebrei e di Israele». «Ci preoccupa il tentativo di chiunque e di qualunque partito di scardinare il sistema democratico e costituzionale del nostro Paese, perchè dove non c’è stabilità democratica c’è un pericolo per tutte le minoranze, compresa quella ebraica. La Comunità Ebraica di Roma – conclude Pacifici – guarda con grande rispetto al risultato elettorale delle ultime elezioni e alla capacità del nostro Paese di proseguire sulla strada della democrazia e non intende entrare nel merito delle dinamiche politiche e partitiche».

Beppe Grillo commenta il paragone tra il Movimento 5 Stelle e il fascismo, che compare in un’intervista al presidente della comunità ebraica di Roma, poi smentita da Pacifici. «In rete – sottolinea il capo politico del Movimento 5 Stelle – potrà trovare tutte le iniziative dei quattro Comuni amministrati dal M5S per il Giorno della Memoria, e anche da parte del M5S stesso con l’iniziativa ‘Mi ricordo di tè lanciata dal M5S Milano». «Sempre in Rete – prosegue – potrà trovare una raccolta di sei anni di articoli su questo blog contro il fascismo, a favore della Resistenza e della Costituzione e in memoria del popolo ebraico con interventi di personalità della cultura ebraica come Moni Ovadia». «Riguardo al ruolo dei partiti – conclude – Pacifici può approfondire il discorso legato alla democrazia diretta: uno spunto viene proprio dal pensiero della filosofa ebrea perseguitata dal nazismo Simone Weil con il suo ‘Manifesto per la soppressione dei partiti politicì e da Adriano Olivetti, altro amico del popolo ebraico e profondo democratico».

Ormai sembra proprio che in Italia sia il “Tutti Vs Tutti”. La rete non ci ha portato a guardare il mondo a 360 gradi ma a soffermarci su un dettaglio, su un singolo errore e cogliere l’altro in fallo, omettendo un universo di complessità che ruota intorno a ciascuno di noi. Violenza contro odio e fanatismo che degenera nel più becero protagonismo… Alla fine della giornata ci interessa solo vedere quanti follower abbiamo incrementato? Quanti abbiamo colpito con le nostre parole trasformate in proiettili solo per far notizia?

Obama e la miss! Incontro di galà in Israele!

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L’ufficio stampa del governo di Israele ha diffuso le immagini che ritraggono l’incontro tra Barack Obama e Yityish Aynaw, la prima Miss Israele di origine etiope. Nelle foto la reginetta viene introdotta a Obama dal presidente israeliano Shimon Peres. L’incontro è avvenuto lo scorso giovedì durante una cena di gala. L’invito è stato fatto dietro esplicita richiesta dalla delegazione inviata dalla Casa Bianca per organizzare la visita di Obama. La partecipazione della Aynaw alla cena di gala – alla quale hanno preso parte oltre alle massime autorità israeliane 120 invitati – ha acceso i riflettori sui 120mila ebrei di origine etiope che spesso hanno denunciato di essere vittima di discriminazioni

Giustizia dopo 23 anni… David Ranta, accusato di omicidio, è innocente!

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Libero dopo 23 anni di prigione per un crimine mai commesso. David Ranta, 58 anni, era finito in carcere a New York dopo l’omicidio l’8 febbraio 1990 a Brooklyn del rabbino Chaskel Werzberger, un sopravvissuto di Auschwitz. Il religioso morì dopo un tentativo di rapina da parte di un ladro di gioielli che gli aveva sparato alla testa. Le indagini furono seguite da un detective, Louis Scarcella, che ora si è scoperto essere in malafede.

Il caso scosse l’intera comunità ebraica. Pur di trovare un colpevole incastrò Ranta, un disoccupato con problemi di droga. E sulla base di false prove l’uomo fu condannato al massimo della pena, 37 anni e mezzo, e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza.

Dopo oltre vent’anni, Ranta è tornato un uomo libero, grazie al lavoro di un’apposita commissione costituita dal procuratore distrettuale di Brooklyn, Charles Hynes, proprio per indagare sui casi di condanne più discussi. Le nuove indagini hanno accertato che nelle procedure che hanno portato all’arresto di Ranta sono state infrante diverse regole. Scarcella aveva infatti convinto dei testimoni a dichiarare il falso e ha fatto poi scomparire le tracce dei diversi interrogatori compiuti. Ora in pensione, raggiunto dal Ny Times, il detective si è difeso, affermando come in vita sua non ha mai incastrato nessuno. Ma ora i guai giudiziari potrebbero arrivare per lui.

Ora e per sempre Israele! Prima visita ufficiale di Obama in Israele.

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Il Presidente Obama conferma la fiducia e la piena collaborazione a Israele in un connubio perfetto che sembra riallineare la politica estera degli Usa a quella di una lunga tradizione di alleanza tra i due Paesi a danno della Palestina. “Gli Usa sono orgogliosi di essere a fianco di Israele in qualita’ di suo più forte alleato e più grande amico”

Isarele “è la patria storica del popolo ebraico – ha detto Obama – . Già 3mila anni fa” il popolo ebraico viveva qui. La nascita dello stato d’Israele, 65 anni anni fa, rappresenta “una rinascita e una redenzione senza precedenti nella storia”, ha aggiunto. “Restiamo al fianco di Israele, perché è un nostro interesse di sicurezza”.  Il primo ministro israeliano Netanyahu ha ringraziato il presidente Usa per difendere “il diritto di israele all’esistenza”.

Fra gli obiettivi non dichiarati della visita, scrivono i media statunitensi, c’è è anche quello di “conquistare il cuore degli israeliani” e superare le tensioni che ci sono state in questi anni con il premier Benjamin Netanyahu su insediamenti, Siria e Iran.

Obama renderà omaggio alla tomba di Theodor Herzl, il padre del sionismo, vissuto nella seconda metà dell’ottocento; visiterà il santuario del libro, una sala del museo nazionale di Israele, a Gerusalemme, in cui sono esposti i rotoli del Mar Morto, manoscritti di grande significato storico e religioso. Domani parlerà agli studenti israeliani riuniti al Jerusalem International Convention Center, che è stato preferito alla Knesset, il Parlamento israeliano, per il suo discorso principale. Sarà questo il fulcro della visita, un discorso durante il quale ci si attende che il presidente rinnovi le rassicurazioni che gli Usa stanno al fianco di Israele, mentre lo Stato ebraico si trova ad affrontare le minacce iraniane e la necessità di tutelarsi dalla guerra civile in corso nella vicina Siria.

Farà poi tappa alla Chiesa della natività. In Cisgiordania, Obama visiterà il quartier generale della Anp e incontrerà il presidente palestinese Mahmoud Abbas, al quale assicurerà che uno Stato indipendente di Palestina rimane una priorità della politica estera statunitense. Nonostante Obama non arrivi con alcun nuovo piano per dare una svolta ai colloqui di pace in stallo, ha in programma di chiarire che la sua amministrazione intende mantenere gli sforzi per rilanciare i negoziati.

In Giordania, ultima tappa del viaggio, Obama si fermerà per 24 ore e il focus sarà decisamente sulla guerra in Siria. Sono oltre 450mila i siriani fuggiti in Giordania, dove sono ospitati in campi rifugiati e assistiti da diverse organizzazioni umanitarie. Nei colloqui con re Abdullah di Giordania, Obama proverà a sostenere i tentativi di un’apertura liberale nel Paese per evitare anche che si sviluppino movimenti simili a quelli della Primavera araba che in altri Paesi della regione hanno fatto cadere diversi leader.

Israeliani e palestinesi riuniti sotto il segno della trasgressione.

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A Gerusalemme, città santa non proprio nota per l’effervescenza della sua vita notturna, va in scena uno spettacolo molto apprezzato. Nel Mikve Bar, locale nel cuore della città a poca distanza dai quartieri degli ebrei ortodossi, un gruppo di drag queen si esibisce ogni settimana con cabaret e canzoni, mandando in visibilio il pubblico e facendo il tutto esaurito da due anni. Mikve è il bagno rituale ebraico di purificazione delle donne, ma di donne, almeno nel senso stretto del termine, non se ne vedono: ad aprire lo show è Gallina Port de Brass, inguainata in un abito nero, che, dopo essersi aggiustata la guepiere, inarca la schiena mettendo in mostra bicipiti e poderosi muscoli dorsali da ex cestista. Poi va in scena la “divina” Kiara Duple, seguita dalla “tagliente” Diva D e dalla “tentatrice” Talula Bonet. Prima di loro, il pubblico assiste a un video di streep tease al contrario: una giovane donna che invece di spogliarsi si riveste e alla fine indossa il tradizionale velo islamico, hijab.
Mikve Bar-tuttacronaca
“Il Mikveh Bar è aperto a tutti, omosessuali e non, ebrei, arabi e cristiani”, dice Sharon, una organizzatrice della folli serate. “L’obiettivo è creare una zona franca per ogni abitante di Gerusalemme senza distinzioni, al riparo dai bacchettoni religiosi che ormai vogliono decidere ogni cosa nella nostra società”. E infatti per le “drag queen” non si tratta solo di divertimento: “Siamo un gruppo di attivisti israeliani e palestinesi che – spiega Elias Wakeem – ha deciso di manifestare il proprio dissenso contro l’attuale situazione politica in modo alternativo: non solo partecipando alle manifestazioni, ma mostrando alle nostre comunità, se pur attraverso la trasgressione, che la coesistenza è possibile”. Lo spettacolo si svolge in un turbinio di luci e colori e le due presentatrici della serata – Kiara Duple (israeliana) e Talula Bonet (palestinese) – alternano battute vietate ai minori in arabo a storielle piccanti in ebraico, in un continuo botta e risposta con la gente sotto il palco. La serata si conclude con un balletto a cui il pubblico è invitato a partecipare intonando le canzoni delle icone gay del pop mondiale, da Madonna a Lady Gaga, e con un inaspettato appello finale a supporto dei prigionieri palestinesi.

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La Svizzera sapeva, ma chiuse le frontiere agli ebrei!

Emergono oggi i documenti che attestano che la Svizzera era a conoscenza dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti sin dal 1942. Ad agosto dello stesso anno decise comunque di chiudere le frontiere ai profughi condannandoli indirettamente a morte.

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