“Clap and jump per Renzi”: organizzata claque di bambini per il premier

clap-and-jump-per-renzi-tuttacronaca2Siracusa è la seconda città visitata da Matteo Renzi in veste di premier e in mattinata il presidente del consiglio si è recato alla scuola Salvatore Raiti. Qui, in precedenza, era stata organizzata una claque, con foglietti distribuiti agli alunni per fare “clap and Jump”. A renderlo noto è la giornalista di Agorà Cecilia Carpo che spiega che ai giovani studenti è stato dato un foglietto con le strofe della canzone da cantare al premier. Non è noto, al momento, chi abbia preso l’iniziativa e chi abbia distribuito materialmente i fogli ai bambini.

 Facciamo un salto… battiam le mani 

Ti salutiamo tutti insieme presidente Renzi 

Muoviam la testa, facciamo festa

A braccia aperte ti diciamo “benvenuto al Raiti”

L’effetto complessivo: organizzazione, bimbi che cantano, testo della canzone, è pessimo. Il tweet della giornalista è rimbalzato in rete e molti i commenti tra l’ironico e l’indignato, con chi scrive: “Questa è violenza su minore”.

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Riforma pensioni: parla Giuliano Poletti, ministro del Lavoro

giuliano_poletti-pensioni-tuttacronacaHa una priorità il governo Renzi: il lavoro. Con il pacchetto che verrà presentato già in questo mese. Sui binari paralleli al piano per il rilancio del mercato dell’occupazione viaggia la riforma delle pensioni, che è in fase di realizzazione. Ilministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, ha spiegato che si prevedono numerose misure tra le quali l’allargamento della platea dei beneficiari del sussidio di disoccupazione e l’offerta di un’opportunità di impiego entro 4 mesi a ciascuna persona, giovane, adulta o anziana, che abbia perso il lavoro. Il ministro ritiene infatti che “nessuno deve essere lasciato a non fare nulla, perché si traduce in una gravissima condanna. Su questo si giudica pure il grado di civiltà di un Paese”. Va notato che il ministro, tuttavia, nonostante abbia rilasciato numerose interviste, ha toccato i temi delle pensioni e degli esodati solo di sfuggita, mentre non ha ancora fissato un incontro con le parti sociali, seppur richiesto dai sindacati. Ma non è il caso di allarmarsi perchè lo stesso Poletti ha spiegato: “Ho bisogno di fare una ricognizione dello stato dell’arte, ho da scegliere delle figure importanti all’interno del ministero”. I sottosegretari arrivano in tre dal Pd: Teresa Bellanova, Franca Biondelli e Luigi Bobba mentre Massimo Cassano è del Ncd. Ma il ministro ha sottolineato anche che la sua metodologia di lavoro “non può prescindere dall’incontro delle parti sociali e anche dell’associazionismo impegnato nel terzo settore: non dimentichiamo che il ministero ha anche la delega al welfare. E per me il terzo settore è una leva essenziale allo sviluppo del Paese”. Su Webmasterpont.it, Marcello Tansini si chiede: “Si possono ridurre gli oneri sociali?” E risponde:

Anche se l’incidenza dei contributi è rilevante, i margini di intervento su questa sono limitati perché si tratta in larghissima parte di contributi previdenziali. La quota residua di oneri impropri, che potrebbero essere fiscalizzati ossia posti a carico dello Stato, è molto limitata. Tagliare la contribuzione previdenziale avrebbe l’effetto indesiderato di ridurre le pensioni future dei lavoratori visto che ormai dal 2012 tutti sono passati al sistema contributivo. Nonostante un’aliquota contributiva effettiva del 33% (circa il 9% a carico del dipendente e il resto del datore di lavoro) le pensioni contributive proiettate nei prossimi decenni risultano…

“Renzi chi?”: parla Henry Winkler, l’attore che interpretò Fonzie

renzi-fonzie-tuttacronacaSi è molto parlato del chiodo nero indossato dall’allora sindaco fiorentino Matteo Renzi quando ha fatto la sua apparizione nel programma di Maria De Filippi Amici. Il paragone con il Fonzie di Happy Days è stato immediato e Grillo, nel suo blog, ha iniziato a chiamarlo Renzie. Ora Il Giornale ha intervistato Henry Winkler, l’attore che prestò il volto proprio al mitico Fonzie. Che ammette di non conoscere l’attuale presidente del Consiglio.

Ha mai sentito parlare di Matteo Renzi? “Chi?”

Matteo Renzi….
“Ho sentito parlare di Berlusconi, ma di Renzi non ancora”

Invece lui, in qualche modo si ispira a te. Ha posato per un settimanale con il giubbotto in pelle. Che effetto ti fa (gli chiedo di guardare la foto, ndr)
“Wow…”

Che ne pensi?
“Sembra fantastico”

Anche il Guardian e il Times hanno riproposto il paragone Renzi-Fonzie.
“Se lui è bravo, acuto, intelligente e sa quello che vuole, può fare strada e rivelarsi una brava persona”

Insomma, Fonzie alza il pollice per Renzi?
“Se hai la buona volontà e le migliori intenzioni verso il tuo popolo e per il tuo Paese, non importa quale maglietta o giubbotto indossi”.

Continua il tour di Renzi. Da Siracusa: “mercoledì pacchetto per la crescita”

renzi-siracusa-tuttacronacaSeconda tappa del “Matteo Renzi premier tour” con il nuovo presidente del Consiglio che, dopo la visita a Treviso la settimana scorsa, oggi incontra gli studenti dell’istituto ‘Salvatore Raiti’ di Siracusa, una scuola elementare e media, per incontrare gli insegnanti e i bambini. La scuola, nel quartiere di Santa Lucia, è frequentata da molti figli di immigrati e accoglie tra gli studenti anche diversi disabili. Renzi, che al termine dell’incontro ha parlato in conferenza stampa, ha spiegato che “Mercoledì prossimo non farò la tappa in giro per l’italia perchè farò una corposa conferenza stampa a Roma di lancio di alcuni provvedimenti molto importanti” che riguardano le politiche di crescita del paese”. Nel dettaglio, il premier ha spiegato che presenterà “Il jobs act, gli interventi sulla scuola, interventi per il piano casa” sottolineando che “ci sono 2 miliardi di euro pronti per l’edilizia scolastica”. Ai bimbi il premier ha detto: “Tanti dei vostri genitori forse hanno difficoltà per il lavoro. È un momento molto difficile. Pensate, è il momento più difficile per il lavoro da 30 anni. Ma c’è adesso la possibilità di investire per nuovi posti di lavoro”. Ai sindaci, ha invece spiegato che “Fino a ieri ero anch’io un sindaco, ma ieri ho optato per la carica di premier”.

La prima uscita pubblica del ministro per l’Economia: trapela ottimismo

Pier-Carlo-Padoan-tuttacronacaPier Carlo Padoan, nuovo ministro per l’Economia, ha avuto martedì la sua prima uscita pubblica. Padoan, intervenuto a un convegno alla Camera sul festival della dottrina sociale della chiesa ha detto: “Adesso ci aspetta una riscossa e abbiamo l’energia per riformare il Paese: profondamente, radicalmente. Dobbiamo rimuovere le strozzature che imbrigliano la nostra società, aprire la nostra società al contributo dei più giovani e di tutti coloro che sono impegnati a dare qualcosa di sè al bene comune”. E ha continuato: “La nostra epoca ci pone davanti all’urgenza di affrontare un generale impoverimento che rende più difficile affrontare le differenze e accogliere le diversità. Durante gli anni che abbiamo alle spalle, gli italiani hanno dovuto affrontare una crisi straordinaria, che ne ha messo a dura prova la resistenza come individui e come collettività nazionale. In questo contesto tutto è diventato più difficile: il talento non trova spazio per esprimere il proprio potenziale, la sofferenza non trova uno spazio adeguato alle proprie qualità. Le diseguaglianze crescenti sono uno dei tratti più drammatici di questa crisi globale”. E ancora: “Abbiamo bisogno di fare crescere l’economia, abbiamo bisogno di creare occupazione, abbiamo bisogno di migliorare le nostre prospettive future in modo stabile: lavorando per migliorare l’istruzione e la ricerca e per sostenere la competitività delle imprese. Sappiamo cosa dobbiamo fare e il programma nazionale di riforma in corso di definizione tradurrà i nostri obiettivi in azioni concrete”.

Non si voterà più per il Senato: arriva il sì di Berlusconi alla legge elettorale

legge-elettorale-tuttacronacaAlla fine è arrivato anche il sì di Silvio Berlusconi: l’Italicum riceve il via libera ma solo per l’elezione della Camera. Per quel che riguarda il Senato, eventualmente si voterebbe con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale. Il che significa che, fino a quando non ci sarà la riforma di Palazzo Madama, esisterebbero due sistemi di voto distinti per le due camere. E di conseguenza le urne si allontanano. Il presidente di Forza Italia, in una nota scrive: “Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati. Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3”. Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria nazionale del Pd, ha detto: “Positivo che abbiamo trovato l’accordo sulla legge elettorale, segno che il cammino delle riforme può proseguire”. E ancora: “Siamo determinati a portare avanti questa battaglia per il cambiamento. È un’occasione che non possiamo permetterci di perdere per il bene del paese”. Il presidente del Consiglio, da Tunisi, ha assicurato che non si voterà più per il Senato. “Credo che sia importante che ci sia un vincitore certo, e questo è garantito dall’ Italicum”, ha detto in conferenza stampa. “Il fatto che il Senato abbia o meno una propria legge elettorale è secondario, perchè il Senato verrà abolito”.

Pensioni shock! Che fine hanno fatto i contributi?

contributi-pensioni-tuttacronacaSono stati alcuni insegnanti della provincia di Milano a fare una scoperta a dir poco shock: dei loro contributi previdenziali non si trova traccia nei terminali dell’Inps. I docenti, per i quali si avvicina il tempo della pensione, si sono infatti recati all’Istituto per richiedere i conteggio dei versamenti. A quel punto la scoperta: nessun contributo per alcune supplenze effettuate all’inizio della carriera presso scuole pubbliche dell’area metropolitana. Come spiega il Sole 24 ore, si tratta di supplenze temporanee (per periodi brevi ma anche incarichi annuali) effettuate in periodi lontani nel tempo: in particolare tra l’inizio degli anni Settanta e il 1987. Il caso, a Milano, “interessa centinaia di docenti”, conferma il direttore scolastico provinciale, Giuseppe Petralia, ma il numero “potrebbe lievitare nei prossimi mesi, quando altri docenti si troveranno a fare i calcoli in vista del pensionamento”. In ogni caso, tiene a precisare l’ex provveditore, “il problema va ben oltre la dimensione locale: si tratta di una questione nazionale che dunque può riguardare un numero ben più ampio di docenti”. Spiega Silvia Sperandio sulle pagine del quotidiano:

A lanciare l’allarme è stata la a Cgil di Milano che – basandosi su segnalazioni pervenute direttamente al sindacato e sui dati del patronato Inca Cgil – ha rilevato un preoccupante crescendo di casi in provincia di Milano. «Abbiamo riscontrato buchi contributivi, anche consistenti, relativi al periodo compreso tra il 1970 e il 1987», spiega Caterina Spina, segretaria generale Flc Cgil di Milano. Il problema «è stato subito segnalato all’Ufficio scolastico regionale, e l’ex provveditorato ha riconosciuto effettive difficoltà a trovare la copertura contributiva. Ora il fenomeno è in crescita, urge una soluzione», incalza Spina. La casistica è varia, ma il leitmotiv è lo stesso. Tra i prof che si sono trovati in difficoltà c’è ad esempio chi è già in pensione, e ha riscattato – pagando di tasca sua – più di un anno di contributi che non risultano all’Inps, e insegnanti che hanno presentato la domanda di pensionamento tre o quatto anni fa ma sono ancora in attesa della pensione: nessuna erogazione dall’Inps a causa di “buchi” riscontrati nel ’78 e ’79, non giustificati dall’amministrazione. «Il problema esiste, sappiamo che è urgente e stiamo cercando di risolverlo: abbiamo già chiesto un incontro con l’Inps», dichiara il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale Giuseppe Petralia, tra l’altro prossimo alla pensione, raccontando che già centinaia di insegnanti si sono recati all’ex Provveditorato per chiedere conto dei loro versamenti Inps attestati dal modello «01 M». «Si tratta, nella maggior parte, di docenti che oggi sono di ruolo, ma che hanno cominciato la loro carriera scolastica facendo supplenze nelle scuole, anche con incarichi annuali». E sono in molti anche gli insegnanti che si rivolgono alle segreterie delle scuole milanesi dove hanno lavorato in passato, per chiedere che vengano loro rilasciati gli attestati di servizio e i modelli “01 M” che attestano i versamenti all’Inps.
Secondo l’Ufficio scolastico provinciale, inoltre, «è scontato il pagamento dei contributi da parte delle scuole». In ogni caso, il consiglio rivolto ai docenti è quello di controllare prima possibile la propria situazione previdenziale: in caso di «buchi» contributivi è necessario dotarsi dei certificati di servizio, o dei cedolini che attestano i versamenti delle scuole, prima di andare nuovamente agli sportelli Inps.
Secondo i vertici dell’Istituto nazionale di previdenza di Milano, c’è innanzitutto l’esigenza di fare una verifica per capire l’entità e la consistenza di questo fenomeno: se la questione dovesse riguardare i contributi versati fino al 1987, per le cosiddette supplenze brevi, si tratterebbe di versamenti che rientrano nella gestione previdenziale privata (Ago, assicurazione generale obbligatoria) dell’Inps. Contributi per i quali – tra l’altro – scatta la precrizione dopo un periodo di dieci anni. Infatti, fino al 1987, i contributi degli insegnanti per le supplenze brevi venivano versati direttamente all’Inps, poi queste pratiche sono divenute di competenza dell’Inpdap. Intanto, l’Inps conferma che è in programma a breve un tavolo con l’Ufficio provinciale scolastico di Milano, nel corso del quale verrà affrontato questo tema.

Si guarda nella stessa direzione per l’Italicum… tra 12 mesi?

italicum-tuttacronacaIl presidente del Consiglio Matteo Renzi avrebbe avanzato, tramite Verdini e Gianni Letta, un’offerta a Silvio Berluscuni: ok l’Italicum ma con un emendamento che ne posticiperebbe l’entrata in vigore di 12 mesi. Secondo fonti di Palazzo Grazioli, quindi, si sarebbe infine raggiunta l’intesa con Forza Italia: via libera di massima all’Italicum, anche se resterebbero forti criticità per i vertici azzurri sulle nuove modifiche. Questo, dunque, il risultato del vertice convocato nella sua residenza romana da Silvio Berlusconi. In un primo momento la proposta di Renzi non era stata gradita da Berlusconi, tanto che Toti, suo consigliere politico, aveva detto ieri: “Noi stiamo ai fatti e ai patti: Renzi aveva detto che la legge elettorale sarebbe stata la sua prima riforma già nel mese di febbraio. Febbraio è finito, siamo al 4 di marzo. A questo punto, la riforma così come è stata sottoscritta deve essere approvata. E subito, senza ulteriori tentennamenti. Piccoli correttivi sono possibili, ma certo non provvedimenti che snaturino il senso dell’accordo siglato da Berlusconi e Renzi”. A quel punto, l’ex premier ha riunito il suo stato maggiore e, stando a quanto riferito, Verdini starebbe cercando di arrivare a una mediazione che ‘salvi’ la tela dell’accordo che lui stesso ha tessuto. Scrive Repubblica: Una delle ipotesi allo studio è che Forza Italia accetti la clausola dei 12 mesi a patto che il testo dell’Italicum non subisca ulteriori modifiche, e cioè che venga votato nella formulazione approdata in aula.
Per le 16 è convocato il ‘comitato dei nove’ che ha il compito di esaminare i nuovi emendamenti all’Italicum presentati ieri. Successivamente il provvedimento dovrebbe essere esaminato dall’aula ma non sono esclusi slittamenti ai prossimi giorni.
Stamani, intanto, Renzi aveva dato il via alla giornata diffondendo ottimismo sulla legge elettorale. Su Twitter il presidente del Consiglio aveva risposto alle domande – formulate in una chiave cinematografica dettata dal trionfo italiano agli Oscar – del direttore di Vanity Fair, Luca Dini. Il quesito chiave: Forza Italia frena sulla riforma del Senato vincolata alla legge elettorale: “Io ti salverò o Irreversible?”, aveva chiesto il direttore di Vanity Fair ponendo come opzioni di risposta i titoli delle due celebri pellicole. “Irreversible”, era stata la risposta del premier che poi aveva sottolineato: “Ce la facciamo, la portiamo a casa. E sarà una vera rivoluzione” per il Paese.
Alla domanda se il rapporto tra Alfano e Berlusconi fosse paragonabile al film “Quasi amici” o a “12 anni schiavo”, il premier aveva replicato: “Questa è cattiva, direttore. Diciamo quasi amici dai. Stesso giochino sulla difficile situazione del bilancio di Roma. Cosa descrive meglio la situazione: “Prendi i soldi e scappa” o “Roma città aperta”?, aveva chiesto ancora il giornalista. “Roma città aperta – era stata la risposta – nel senso di trasparenza e responsabilità in questa città così straordinaria”.
Da Nuovo centrodestra, tuttavia, sempre stamani era giunto l’avvertimento di Gaetano Quagliariello: una replica a Luigi Zanda che di fatto è suonato come un monito indiretto a Renzi: “Non vi è dubbio che per fare le riforme si debba andare oltre la maggioranza. Ma non è possibile per fare le riforme creare un’altra maggioranza contro la propria maggioranza”.
La replica era arrivata da Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria del Pd: “L’accordo che abbiamo realizzato queste settimane è un accordo il cui impianto è ancora valido, necessita di alcuni aggiustamenti” tra cui “ci possono essere anche particolari interventi che tengono insieme il processo di riforma costituzionale con la riforma della legge elettorale”. Certo è “che gli aggiustamenti possono essere fatti” soltanto “con l’accordo di tutti i contratenti compresa Forza Italia”.
L’operazione appare dunque complicata. Sul tavolo, inoltre, restano sempre due emendamenti che risultano indigesti a Forza Italia: il lodo Lauricella, che prevede il collegamento diretto tra l’entrata in vigore della riforma e la cancellazione del Senato. E la proposta del deputato Pd Alfredo D’Attorre che punta a togliere il Senato dalla legge elettorale (con la conseguenza, in caso di un voto anticipato, di un ritorno alle urne con sistemi elettorali differenti).

I sindacati, il ministro del Lavoro e le pensioni

sindacati-pensioni-tuttacronacaVera Lamonica, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti, Segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, hanno firmato una nota unitaria con la quale si rendere noto che “Le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti per affrontare alcune fra le principali questioni inerenti il sistema pensionistico sulle quali le organizzazioni sindacali si stanno battendo da tempo”. La nota prosegue precisando che “Gli interventi del dicembre 2011 hanno provocato ricadute sociali gravissime, dovute all’eccessivo irrigidimento dei requisiti di accesso al pensionamento, generando iniquità e problematiche che ancora oggi aspettano una soluzione definitiva. Sul piano della sostenibilità sociale vanno prese, poi, decisioni che possano, nel lungo periodo, assicurare l’obiettivo di una pensione dignitosa, da conseguire attraverso un pilastro pubblico equo e solidale e una previdenza complementare ampiamente diffusa e accessibile a tutti. Inoltre, anche alla luce delle recenti vicende che hanno interessato l’Inps, va accelerata la riforma del modello di governo degli enti previdenziali e assicurativi, assumendo i contenuti dell’Avviso comune sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 26 giugno 2012”.

Marco Travaglio e il governo “La Qualunque”

travaglio-governo-laqualunque-tuttacronacaE’ Marco Travaglio a mettere sotto la lente d’ingrandimento, dalle colonne del Fatto Quotidiano, il “caso Gentile”, che ieri ha rinunciato all’incarico da sottosegretario del governo Renzi. Il giornalista sottolinea come il politico avesse ragione a dire “Io sono trasparente”, perchè tutto “era chiaro e lampante”. A partire da chi è passando per quello che ha fatto al quotidiano L’Ora della Calabria. Ma per Travaglio era anche chiaro il motivo della sua nomina da parte di Alfano e, soprattutto, perchè il nuovo premier non potesse cacciarlo.

Il nostro eroe è un ex craxiano poi berlusconiano ora alfaniano che controlla pacchetti di voti con i soliti metodi e ha sistemato l’intera famiglia nei posti pubblici che contano: il fratello Pino è assessore regionale ai Lavori pubblici; il fratello Raffaele è segretario della Uil; il fratello Claudio è alla Camera di commercio; il figlio Andrea è revisore dell’aeroporto di Lamezia e superconsulente dell’Asl (ora indagato per truffa, falso, abuso e associazione a delinquere: la notizia che non doveva uscire); la figlia Katya era vicesindaca di Cosenza, cacciata per una struttura affidata all’ex marito; la figlia Lory è stata assunta senza bando alla Fincalabra dallo stampatore che poi non ha stampato il giornale. Per tacere di nipoti e cugini, tutti piazzati fra l’Asl, la Camera di commercio e Sviluppo Italia. Al confronto Cetto La Qualunque è un dilettante.

A questo punto, il giornalista analizza “il ricatto bello e buono” che sarebbe in corso:

Se Epifani sedesse ancora in Largo del Nazareno e Letta a Palazzo Chigi, Renzi li avrebbe cannoneggiati come quando voleva cacciare Alfano e la Cancellieri (“Siamo su Scherzi a parte?”, “Come si fa a governare con Alfano?”, “Cambiamo verso”). Invece ora il segretario e il premier è lui, dunque ha mandato avanti il portavoce Guerini a dire che “Gentile l’ha indicato Alfano”: come se i sottosegretari non li nominasse il premier. Il guaio è che le pressioni di Tonino il Cinghiale per bloccare la notizia del figlio indagato erano proprio finalizzate a non pregiudicare la nomina a sottosegretario. Poi Renzi l’ha nominato lo stesso: non un plissè sullo scandalo del figlio indagato, né su quello del giornale silenziato. Tonino La Qualunque doveva diventare sottosegretario a ogni costo perché porta voti al governatore Scopelliti, che porta voti ad Alfano, che porta voti a Renzi. È tutto trasparente: un ricatto bello e buono che non finisce con la fuga del Cinghiale. Il premier che vuole “cambiare l’Italia” s’è messo nelle mani dei “diversamente berlusconiani” che in realtà sono come i berlusconiani, se non peggio (solo Scalfari può nobilitarli come “nuova destra repubblicana”).

Il problema del nuovo presidente del Consiglio, ora, è che anche lui dovrebbe dare una ripulita: nel suo governo ci sono infatti indagati del Pd:

Quagliariello difendeva il Cinghiale dalla “barbarie” perché “non è neanche indagato”. Cicchitto alludeva alle “pagliuzze e travi”, cioè agli indagati del Pd nel governo Renzi: Barracciu, Del Basso de Caro, Bubbico e De Filippo. Così l’Ncd, che di indagati non ne ha, dava pure lezioni di legalità a Renzi. Renzi è spregiudicato, ma non stupido: sapeva benissimo che Gentile non poteva restare e l’ha fatto sapere all’Ncd. Ma ha preferito che lo licenziasse Alfano, il quale adesso ha il coltello dalla parte del manico: come potrà Renzi tenersi la Barracciu e gli altri tre? L’effetto-domino innescato dall’uscita di Gentile non può che essere benefico. Ma non per Renzi: a meno che non decida di prendere in mano la situazione anziché subirla. Gli basterebbe fare un discorso onesto agli italiani: “Nell’esordio convulso del mio governo, ho gravemente sottovalutato la questione morale, aprendo le porte a gente che doveva restare fuori. Chi vuole cambiare l’Italia non può lasciare che il Sud sia rappresentato da personaggi accusati di abusare del loro potere con rimborsi gonfiati, familismi e clientele”. E accompagnare alla porta Lupi, i quattro inquisiti del Pd e gli imbarazzanti vice della Giustizia, Costa e Ferri. Se non lo farà, invierà al Paese un micidiale messaggio di gattopardismo, simile alla cinica e disperante metafora giolittiana: “Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo deve fare la gobba anche all’abito”. Ieri fra l’altro s’è scoperto che negli anni 80 Gentile era stato arrestato (e poi assolto) per una storia di fidi facili miliardari; e che il giudice che fece scattare le manette era Nicola Gratteri. Renzi ha rischiato di trovarseli tutti e due nel suo governo. Poi Napolitano ha levato tutti dall’imbarazzo: ubi inquisitus, magistratus cessat.

Che fine ha fatto l’accordo sull’Italicum?

italicum-tuttacronacaProseguono le trattative sulla legge elettorale ma un punto sembra chiaro: non c’è più l’accordo sull’Italicum inteso come quello che era stato siglato tra Renzi e Berlusconi prima delle dimissioni di Enrico Letta. Proprio per questo motivo il neo premier ha preferito rinviare la riunione, prevista per la serata di lunedì, del gruppo Pd: non ha molto da dire. Vuole però offrire un’infusione di ottimismo: “Siamo alla stretta finale, l’accordo è vicino. Ma bisogna superare varie difficoltà”. Si avvicina il momento della discussione in aula, ma le difficoltà non sono di quelle d’immediata soluzione. Spiega l’Huffington Post:

Il problema – e non è un dettaglio – è che le difficoltà, alla vigilia della discussione in Aula, non sono banali. E l’accordo è affidato ai più classici consigli che porta la notte. E allora conviene provare a fissare qualche punto fisso nel labirinto per ricostruire il complesso negoziato. Ad esempio partire da quando, nel corso di una serie di telefonate dirette tra Renzi e Verdini, si capisce che con la formazione del governo tutto è cambiato. Il plenipotenziario di Berlusconi si dice disposto ad aggiustamenti piccoli perché, come ama dire, i numeri sono “birichini” e tutto dipende da come “li incolonni”, ma questo è il massimo del gioco possibile. Bene dunque a ragionare di algoritmi, per risolvere quelle criticità che il professor D’Alimonte ha illustrato al Corriere. Epperò Forza Italia non può accettare né il famoso emendamento Lauricella, né l’emendamento D’Attorre, ovvero: applicare l’Italicum solo per la Camera dei deputati, ma non per il Senato, dove resterebbe in vigore il Consultellum (la legge uscita dalla Consulta).

Per evitare l’emicrania diciamola semplice: sia l’uno che l’altro rappresentano dei deterrenti rispetto alla prospettiva del voto anticipato e legano la legge elettorale alle riforme istituzionali. Detto ancora più direttamente: si vota nel 2018 quando Silvio Berlusconi avrà 81 primavere. Si capisce allora il no, senza se e senza ma di Verdini. E pure il malumore del Cavaliere, in costante contatto telefonico da Arcore affiancato da Giovanni Toti. Insomma, spiega con Renato Brunetta, col Lauricella o affini “salta tutto”. Legge elettorale e riforme devono andare “parallelamente”.

Il problema è che Renzi, critico col Lauricella ai tempi in cui al governo c’era Letta, stavolta cerca una mediazione. Riforme e legge elettorale vanno collegate. Un azzurro di rango spiega: “Renzi ha fatto la politica dei due forni. Prima ha fatto l’accordo con noi sulla legge elettorale, poi con Alfano sul governo dando garanzie sui tempi lunghi. Ora si è incartato”. Il sospetto del Cavaliere però è che il tempo sia foriero di brutte sorprese. E cioè che l’Italicum o si approva adesso o non si approva più: “Il vero obiettivo di Alfano e sinistra Pd – prosegue l’azzurro di rango – è prima prendere tempo, poi cambiare l’Italicum. A quel punto Renzi è incastrato”.

È un sospetto che alberga anche nei pensieri del premier. Il quale sta cercando una mediazione, una sorta di “lodo Renzi. Una mediazione che consenta di non rompere con Forza Italia e, al tempo stesso, di non far saltare il governo. Tra la l’Italicum subito e l’emendamento Lauricella, l’idea è fissare un tempo “determinato” per le riforme. Un Lauricella a tempo, in sostanza: riforme istituzionali e legge elettorale vanno legate ma va fissato un tempo per non arrivare al 2108. Un anno, due. Una qualunque scadenze. Alfano all’inizio ha detto di no. La trattativa è lunga…

Le infinite vite della Web tax: a volte ritornano?

web-tax-tuttacronacaTornerà la Web tax? Inserita nella Legge di Stabilità dal governo Letta, su indicazione di Boccia, era stata prorogata dal dl Salva Roma bis. La settimana scorsa, con il dl Salva Roma ter, il governo Renzi l’ha abrogata. Finita la trafila? Non è detto, perchè potrebbe tornare a fare la sua comparsa grazie a un renziano, Ernesto Carbone, deputato proprietario della Smart con cui l’allora segretario del Pd si presentò a Palazzo Chigi per incontrare Enrico Letta prima della caduta del governo. C’è infatti la possibilità di un ritorno della tassa grazie ad una norma contenuta nella delega fiscale e introdotta nel disegno di legge con un emendamento di Carbone, come spiega l’agenzia Public Policy. Lo scorso 27 febbraio la Camera ha approvato in via definitiva la Delega fiscale, scrive Public Policy,

“che diventa legge, rendendo definitiva anche la norma sulla tassazione delle multinazionali. Attualmente quindi, seppure il dl Salva Roma ter abbia abrogato la norma nella Stabilità (con grande soddisfazione da parte dello stesso premier: “Siamo stati di parola”, twittava il 28 febbraio) il governo Renzi ha l’impegno, in base alla Delega fiscale, di emanare entro dodici mesi un decreto apposito con cui prevede di tassare le società multinazionali che operano in Italia, come Google, in misura proporzionale al fatturato”.

Gentile fa un passo indietro: lascia l’incarico di sottosegretario ai Trasporti

gentile-diissioni-tuttacronacaDopo le infinite polemiche di questi giorni, il neo sottosegretario ai Trasporti Antonio Gentile, ha deciso di lasciare il suo incarico. E’ stato lui stesso a comunicare la sua scelta inviando una lunga lettera al presidente del Consiglio Renzi e al presidente della Repubblica Napolitano, oltre che ad Angelino Alfano. Gentile fa una “riflessione amara” per quanto è accaduto a lui e spiega che tornerà a “fare politica nelle istituzioni, come segretario di presidenza, e nella mia regione come coordinatore aspettando che la magistratura smentisca definitivamente le illazioni di cui sono vittima”. Si legge nella missiva: “Lo stillicidio a cui sono sottoposto da diversi giorni e che ha trovato l’acme allorquando sono stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture mi ha portato a una decisione sofferta, maturata nell’esclusivo interesse del mio Paese e nel rispetto del mio partito”. “Non ritornerò – prosegue – sui motivi pretestuosi e strumentali organizzati ad arte per ‘mascariare’ in modo indegno la mia persona, nonostante fossi immune da qualsiasi addebito di natura giudiziaria. Ciò che avevo da dire sui mandanti e sugli ascari che hanno ordito questa tragicomica vicenda – sottolinea Gentile – l’ho espresso a chiare lettere. Ho presentato querela contro i miei detrattori il 26 febbraio, ben prima dell’attuale compagine governativa, con una comunicazione scritta al presidente Grasso, nella consapevolezza di avere questo unico strumento di difesa. Il Paese di Cesare Beccaria è tornato nel medievalismo più opaco, fatto di congetture astruse e di mera cattiveria”. E ancora: “Un politico che ha vissuto la sua vita senza alcuna macchia, che non ha indagini a suo carico, che è incensurato, viene costretto dalla bufera mediatica a non poter esercitare il suo incarico. E’ una riflessione amara, ma reale, di un segmento dell’Italia che preferisce vivere di slogan e di sentimenti truci, sfruttando la disperazione di tanta gente al solo scopo di uccidere la politica, le sue basi comuni, il diritto positivo”. “Nel mio caso, oltretutto, non bisogna nemmeno citare il garantismo, giacché non sono indagato di niente: eppure, sono divenuto carne da macello, per soddisfare la bulimica perversione di chi intende la lotta politica come mezzo di sopraffazione. Torno a fare politica nelle istituzioni, come segretario di Presidenza, e nella mia regione, come coordinatore regionale, aspettando che la magistratura, con i suoi tempi che mi auguro siano più brevi possibile, smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima. La riflessione che vi lascio – conclude Gentile – è, però, attuale e riguarda la necessità di riequilibrare un sistema la cui agibilità è messa a rischio da chi oltraggia la nostra Costituzione, ritenendola un orpello inutile e non, invece, il tempio di saggezza e di rispetto qual è”.

Renzi inizia con tagli: a partire dal telefono dei parlamentari!

cellulare-parlamentari-tuttacronacaIl governo Renzi pensa ai tagli e fa la sua prima mossa per colpire i parlamentari. O meglio, le loro telefonate gratis. Il loro rimborso annuo scende infatti a 1200 euro rispetto ai quasi 4mila di cui avevano beneficiato fino ad oggi. Si legge sul Corriere della Sera: “Rimborso forfettario di circa 4.000 euro…se poi a chiamare fosse il figlio, la moglie, la sorella, la madre, il padre, la nonna o il nonno, l’amico o l’amica del parlamentare in questione, poco importava. E se la conversazione fosse privata, interessava ancora meno…Ora dovrà essere dimostrato che a fare quelle telefonate sono stati i deputati nell’esercizio del loro mandato parlamentare”.

Napolitano, Renzi e gli 007: si parla della crisi in Crimea

renzi-007-tuttacronacaLa crisi in Crimea è stata la centro dell’incontro di 45 minuti svoltosi questa mattina alla sede dell’Aisi. Napolitano e Renzi hanno infatti preso parte all’inaugurazione del corso accademico di formazione per gli agenti segreti e si sono in seguito fermati a discutere coi vertici dell’intelligence di quanto sta accadendo tra Russia e Ucraina, situazione che ci vede sempre più smarcati dalla linea americana dell’hard power muscolare a favore di un soft power tutto europeo che, con un interlocutore come Putin, promette soluzioni meno traumatiche e più efficaci. Anche sul piano egoistico dei nostri futuri approvvigionamenti energetici. Si legge sull’Huffington Post:

”L’Italia ha assunto una posizione attenta a tutti gli aspetti e ai rischi della situazione e ha trovato importanti convergenze, in particolare con la posizione tedesca”, dice Napolitano prima di salire in macchina e tornare al Colle. Appunto. E Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ha mantenuto la delega ai servizi nel passaggio di consegne tra Letta e Renzi, aggiunge un tassello non meno importante. Quello del “combinato disposto con la situazione in Libia”, tanto per sottolineare che tra gas da Mosca e petrolio da Tripoli non possiamo permetterci pericolose alzate di testa con chi la mattina ci garantisce di accendere il fornello sotto la moka del caffè.

Stavolta Renzi non parla a braccio ma legge, con l’unica eccezione della citazione sull’Oscar. “Stamattina ho chiamato Sorrentino per fargli le congratulazioni a nome del governo… e anche vostro. So che non è una cosa in linea con la vostra attività, ma questo riconoscimento è un segnale importante del fatto che non bisogna avere paura di sognare e di allargare le nostre ambizioni”, dice sorridendo agli uomini dei servizi che il loro Oscar ce l’hanno già lì, seduto in prima fila: Giorgio Napolitano. Infatti, gongolano per la giornata storica e aprono le porte alla stampa. Mai accaduto nella storia della Repubblica che un capo dello Stato varcasse il rione Monti per andare in un palazzo degli 007, portandosi dietro addirittura il capo del Governo.

Per celebrare l’avvenimento, l’ambasciatore Giampiero Massolo, che dirige il Dis e siede in cima alla piramide dei servizi, ha fatto a Napolitano un regalo speciale. Una “Raccolta di scritti in memoria di Loris D’Ambrosio”, il consulente giuridico del presidente stroncato da un infarto a ridosso della dura polemica sulle intercettazioni della Procura di Palermo nell’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia. Si chiude con un Vin d’honneur in biblioteca. E il generale Esposito, direttore dell’Aisi e padrone di casa, può andare ad incorniciare la data. Invece quello dell’Aise, retto al momento dal prefetto Scarpis dopo l’andata in pensione del generale Santini, deve nominarlo Renzi. Ed è bene che faccia in fretta. La Crimea, come dicono da queste parti, è vicina.

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Governo Renzi e pensioni: a che punto siamo?

pensioni-governo-renzi-tuttacronacaIl nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato che a marzo verrà presentato il nuovo piano lavoro e ci si aspetta che, con esso, arrivino anche le modifiche per le pensioni che finora sono state attese invano nonostante le molte richieste. Sono infatti necessari interventi per risolvere situazioni cruciali, come quelle di esodati e Quota 96, e per un’uscita anticipata dal lavoro per precoci e usuranti. E’ il sito businessonline.it che ci aggiorna sulla situazione attuale spiegando che sembrano tornare in voga due precedenti proposte: quella del prestito pensionistico e l’ipotesi di uscita flessibile dal lavoro.

Sembra si possa tornare a rivalutare o l’idea del prestito pensionistico dell’ex ministro Giovannini, o l’ipotesi di uscita flessibile dal lavoro, avanzata mesi fa da Cesare Damiano, che prevedeva la possibilità di uscita anticipata dal lavoro, a 62 anni, con 35 anni di contributi ma accettando un sistema di penalizzazioni, o anche incentivi se si decidesse di rimanere a lavoro fino all’età di 70 anni.

L’idea del prestito pensionistico, invece, offre la lavoratore la possibilità di andare prima in pensione rispetto alla soglia fissata dei 66 anni, accettando un prestito da parte dell’Inps, dello Stato o dell’azienda stessa, che dovrà poi però essere restituito una volta maturati i requisiti pensionistici richiesti, attraverso decurtazioni dall’assegno finale.

Questo sistema permetterebbe, dunque, a precoci e usuranti di lasciare prima il lavoro, ad altre categorie di lavoratori di decidere, su base volontaria, di andare in pensione prima, permettendo anche un turn over e facilitando l’accesso nel mondo del lavoro dei più giovani.

E proprio l’occupazione giovanile è una delle sfide che si trova ad affrontare il nuovo governo Renzi mentre i dati Istat parlano di una disoccupazione record. Il nuovo governo Renzi punta inoltre ad allargare le tutele economiche e sociali per chi lavora e, per chi dovesse perdere il posto, pensare al cosiddetto reddito minimo garantito, garanzia per i disoccupati. Si tratta comunque di un sostengo al reddito che dovrebbe interessare tutti, lavoratori dipendenti, autonomi a progetto o con partita Iva.

Il patto d’acciaio con clausule occulte tra Renzi e Berlusconi: parla Travaglio

marco_travaglio-tuttacronacaMarco Travaglio approfitta delle colonne de Il Fatto Quotidiano per analizzare il rapporto tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi con il suo editoriale “Renzusconi”. Il giornalista spiega che “A gennaio quando Renzi incontrò il pregiudicato interdetto decaduto Berlusconi nella sede Pd per discutere la nuova legge elettorale e le riforme collegate (Senato e Regioni), scrivemmo pur fra mille dubbi che non era proprio uno scandalo. Le leggi elettorali appartengono agli elettori, non agli eletti, dunque era impensabile tagliar fuori il maggior partito di centrodestra”. Del resto, non era possibile fare molto altro vista l’aria che tirava al governo, dopo che ogni tentativo di trovare punti in comune con i pentastellati era stato affondato.

Inoltre, stante l’indisponibilità dei 5 Stelle persi nella Rete, per sbloccare l’impasse non restava che rivolgersi al terzo partito, Forza Italia: l’unico che poteva assicurare una maggioranza in Parlamento. Renzi, appena plebiscitato segretario del Pd, giurava che l’accordo con B. era per una legge che ci mettesse al riparo da altri governi con B. Intanto, mentre lui e B. si occupavano delle riforme, Letta poteva governare sereno. Non restava che prenderne atto e aspettarlo al varco, cioè alla prova dei fatti: per quanto inedita, l’ipotesi che un politico italiano dicesse la verità non andava scartata a priori. Ora, meno di due mesi dopo e alla luce dei fatti, possiamo tranquillamente affermare che Renzi mentiva. L’accordo con B., quasi sempre intermediato dal comune amico Denis Verdini, è ben più vasto e stringente di un’intesa tecnica per quelle tre riforme. È un patto d’acciaio le cui clausole restano occulte, anche se i risultati si manifestano ogni giorno più chiari. Il Caimano sa che il 10 aprile si riunisce il Tribunale di sorveglianza per decidere dove sconterà i 7 mesi di pena (quel che resta della condanna a 4 anni, detratti i 3 anni di indulto e i 5 mesi di liberazione anticipata extralarge sancita dallo svuotacarceri Cancellieri): in galera, o ai domiciliari, o ai servizi sociali. Forse, per non alimentare il suo vittimismo durante la campagna elettorale per le Europee, il verdetto slitterà di un paio di mesi. In ogni caso il pregiudicato sarà politicamente fuori gioco sino a fine anno: guiderà il partito per interposto Toti. Intanto tenterà il colpaccio: candidarsi ugualmente alle Europee in barba alla legge Severino e sfidare gli uffici elettorali della Corte d’appello a depennarlo, con una prova muscolare che mira a resuscitare il vecchio nemico, le toghe rosse; a incendiare una spenta campagna elettorale; e a mettere in difficoltà l’amico Matteo. Per portare a termine il piano, B. ha bisogno di un governo che regga almeno un anno, dandogli modo di tornare come nuovo a Natale e di organizzare l’unica campagna che gli sta a cuore: quella delle politiche, che non fa mistero di auspicare per il 2015. Il governo Letta questa garanzia non gliel’assicurava: stava insieme con lo sputo, passava di gaffe in scandalo, non aveva più l’appoggio del Pd, poteva sfasciarsi da un momento all’altro. E, se anche fosse durato fino al 2015, avrebbe costretto il quasi ottantenne Caimano a sfidare un giovane come Renzi, che ha la metà dei suoi anni, per giunta intonso da esperienze governative e dunque molto più fresco e popolare di lui. Una partita persa in partenza. L’ideale era che Renzi subentrasse a Letta sputtanandosi con un colpo di palazzo senza passare dal voto, risputtanandosi con estenuanti trattative con i partiti e i partitini di una maggioranza Brancaleone, arcisputtanandosi con un governicchio impresentabile e ultrasputtanandosi con grandi promesse e pochi fatti. L’amico Matteo, con ammirevole abnegazione, l’ha puntualmente accontentato. Missione compiuta. Già che c’era, gli ha pure regalato il controllo militare sui ministeri della Giustizia (con i berlusconiani Costa & Ferri), delle Infrastrutture (con i diversamente berlusconiani Lupi & Gentile) e delle Attività produttive (con la berlusconiana Guidi che veglia anche sulle Comunicazioni). Così B. potrà seguitare a governare sui propri interessi e “gratis”, senza nemmeno il fastidio di entrare nella maggioranza, metterci la faccia e sporcarsi le mani. Resta da capire che cosa ci guadagni Renzi da questa catastrofe, e magari un giorno lo capiremo. Ma è una vecchia storia. Lo scienziato capace di isolare il virus che porta al suicidio tutti i leader del centrosinistra vince il Nobel.

Tutti contro Gentile: “faccia un passo indietro o lo mandino via”

antonio-gentile-tuttacronacaDa quando è stato nominato a sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, Antonio Gentile è al centro della polemica e la situazione non accenna a cambiare. Anzi. Dopo che ieri Travaglio e Gramellini ne hanno invocato le dimissioni, oggi gran parte dei direttori delle principali testate chiedono un passo indietro. Il Fatto Quotidiano ha raccolto l’opinione di Ezio Mauro (Repubblica), Ferruccio De Bortoli (Corriere della Sera), Enrico Mentana (TgLa7), Roberto Napoletano (Sole24ore), Mario Calabresi (La Stampa). Cinque direttori e una sola posizione: Gentile è opportuno che se ne vada, che sia una scelta volontaria o imposta. Tutto è nato perchè l’esponente del Nuovo Centrodestra avrebbe bloccato l’uscita di un quotidiano locale calabrese, L’Ora della Calabria, per oscurare la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del figlio. Con una nomina tanto scomoda, il coordinatore della segreteria del Pd Lorenzo Guerini ha voluto mettere le cose in chiaro parlando a Repubblica: a volere la nomina di Gentile è stato Alfano. Quindi proprio il ministro degli Interni è tenuto a riflettere sui danni che può avere sulla coalizione. Certo è che Gentile sottosegretario non piace a molti anche dentro il Pd, soprattutto locale. Ieri dalla Calabria, paese di provenienza del politico nella bufera, sono arrivate forti spinte perché il neosottosegretario lasci la propria carica.

La nuova “botta” per gli italiani: Renzi e la Tasi

squinzi_confindustria-tuttacronacaGiorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha preso la parola nel corso di una conferenza per l’avvio di Micam, la fiera delle calzature, e ha parlato anche del neo premier: “Mi sembra che Renzi potenza nel motore ce l’ha, auguriamoci che sia capace di scaricarla per terra”. Chiamato a dare un giudizio sulle priorità indicate dal presidente del Consiglio, ha poi detto: ”E’ necessario un intervento forte sul cuneo fiscale nel lavoro. Mi sembra che Matteo Renzi condivida questa impostazione: mi auguro interventi incisivi in tempi rapidi”. E ha aggiunto: ”L’emergenza lavoro è quella numero uno di cui si deve occupare questo governo da lì può venire occupazione”, più lavoro ”per le nostre imprese facendo ripartire i consumi interni”. Secondo Squinzi la Tasi ”sembra un’altra botta”.  ”Sorrido ma non c’è  molto da sorridere – ha commentato -, ancora una volta”, si “aumenta il carico fiscale al posto di incidere sui costi”. ”Mi auguro – ha aggiunto – che il lavoro che Cottarelli ha avviato sulla spending review sia portato fino in fondo”. Secondo il numero uno degli industriali occorre ”mettere mano a riforme da istituzionali a amministrative. Naturalmente vedo come prioritario una riforma del titolo V della Costituzione per eliminare centri di spesa che si stanno mangiando risorse”. Squinzi, ancora sull’Irap, ha ricordato che su 40 paesi in cui è presente e 32 in cui produce ha un carico fiscale medio del 34%. ”In Italia da 10 anni non riusciamo mai a scendere sotto il 50% – ha detto -, essenzialmente dovuta all’Irap, ed è una situazione anomala” che si trova solo in Italia.

Matteo Renzi e i 5 punti “per combattere la Mafia Spa”

renzi-saviano-tuttacronacaRoberto Saviano, nei giorni scorsi, scriveva una lettera a Matteo Renzi per invitare il neo premier a combattere la mafia e ora il segretario dem, che come lo scrittore parla attraverso le pagine di Repubblica, dà la sua risposta:

“Caro Roberto venerdì mattina, mentre leggevo dalle pagine di Repubblica iltuo articolo appassionato, ho pensato subito alle ragazze e ai ragazzi che ho conosciuto nel mio viaggio nella Terra dei Fuochi. O nei campi sottratti alla criminalità che ho visitato da amministratore, da Canicattì a Corleone, e – insieme a loro – alle tante persone perbene che hanno scelto, “nelle terre di mafia” di fare comunque la propria parte (…)”

Il premier parla quindi dei 5 punti “per combattere la Mafia Spa”:

Autoriciclaggio. Prevedo l’introduzione del delitto di autoriclaggio per punire così l’estorsore o il pusher che reimpiega il provento dei delitti.
Certificazione. Va ripensata la certificazione antimafia: troppo spesso si riesce ad aggirare. Servono controlli più severi.
Beni confiscati. Con urgenza porrò il tema della riforma dell’Agenzia nazionale dei Beni confiscati: restituire ai cittadini quanto i clan hanno loro sottratto.
I manager. Nei Comuni sciolti vanno inviati manager che possano operare a tempo pieno anche in deroga alle regole del patto di stabilità .
Corruzione. Ha un costo che ammonta a 60 miliardi di euro ogni anno. E’ fondamentale dare piena attuazione alle legge 190 del 2012. Mi impegno a nominare immediatamente, a partire già dai prossimi giorni, il Commissario anticorruzione, come previsto dalla stessa legge.

Ancora, nella sua lettera Matteo Renzi prende l’impegno di “nominare immediatamente, a partire già dai prossimi giorni, il Commissario anticorruzione”, come previsto dalla legge 190 del 2012. ed infine promette sostegno alle vittime: ”Mai più la sensazione di essere stati lasciati soli dallo Stato dopo aver denunciato!”.

Il “governicchio” Renzi attraverso la lente di Marco Travaglio

travaglio-tuttacronaca-governicchioDopo che aveva intitolato “Incoerenzi” un articolo apparso sul Fatto il giorno successivo alla nomina dei ministri da parte del nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi, Marco Travaglio ora analizza le nuove nomine, quelle di viceministri e sottosegretari. E il governo Renzi si trasforma in “un governicchio di riciclati, lottizzati, lobbisti e mezze tacche”, “con una lista di 44 fra viceministri e sottosegretari che c’è da sporcarsi soltanto a sollevarla con una canna da pesca”. Tuttavia Travaglio non ha perso del tutto la speranza che il neo premier, alla fine “farà qualcosa di buono”, ma a leggere l’articolo le cose stanno volgendo al peggio:

“se il buongiorno si vede dal mattino c’è poco da stare allegri. […] La maschera di Matteo Renzi è caduta : la rottamazione era un bluff, una trovata propagandistica per prendere il potere, raggiunto il quale il rottamatore si comporta come il più decrepito dei partitocrati Ancien Regime”.

L’analisi dei singoli viceministri e sottosegretari è impietosa:

“Gli inquisiti sono addirittura quattro: il 10 per cento, un’ottima media che fa impallidire quella di Letta. Tutti e quattro sono targati Pd: Francesca Barracciu, Umberto del Basso de Caro, Vito De Filippo e Filippo Bubbico.

I primi tre rispondono di peculato per le ruberie sui rimborsi regionali. La sarda Francesca Barracciu, in quanto indagata, non poteva essere candidata a governatore di Sardegna, ma fare il sottosegretario può eccome. Alla Cultura, ovviamente.

Il campano Umberto del Basso de Caro, gestirà le Infrastrutture con l’ottimo ministro Maurizio Lupi (anche lui inquisito da ieri per abuso a Tempio Pausania)

Filippo Bubbico: essendo sotto processo a Potenza per abuso d’ufficio, rimane a pie’ fermo viceministro dell’Interno.

L’ex governatore lucano Vito De Filippo dovette dimettersi l’anno scorso con tutta la giunta indagata in blocco, dunque ora si divide fra l’inchiesta per peculato e il ministero della Salute”.

L’esame di Marco Travaglio prosegue con altri due nominati alle Infrastrutture :

“il sottosegretario Ncd Antonio Gentile, celebre per aver candidato Berlusconi al Nobel per la Pace e per aver bloccato le rotative de L’Ora della Calabria per occultare la notizia del figlio indagato;

il viceministro socialista Riccardo Nencini, amicone di Riccardo Fusi asso pigliatutto della cricca della Protezione civile”.

Le nomine al Ministero della Giustizia segnano

“anche ufficialmente il ritorno di Silvio Berlusconi al governo per interposti viceministro Enrico Costa (ora Ncd) e sottosegretario Cosimo Ferri”.

Di Ferri, Marco Travaglio elenca una serie di fatti che, senza avere rilevanza penale

“(il suo nome salta fuori dalle intercettazioni di alcuni fra gli scandali più vergognosi degli ultimi anni: Calciopoli, loggia P3 e caso Agcom-Annozero”),

basterebbe

 ”almeno per tenerlo lontano dalla Giustizia”.

Del neo-viceministro alla Giustizia, Enrico Costa, Marco Travaglio rircorda che

“nella scorsa legislatura, da capogruppo Pdl in commissione Giustizia, firmò come autore o promotore o addirittura relatore tutte le peggiori leggi vergogna approvate o tentate dalla banda Berlusconi: lodo Alfano 1 e 2, legittimo impedimento, processo breve, processo lungo, prescrizione breve, bavaglio-intercettazioni e altre porcate”.

Renzi paga tutti: mille euro al mese a disoccupati e precari

renzi-poletti-tuttacronacaIl neo premier ne ha dato l’annuncio ieri: entro 15 giorni sarà pronto una proposta sul lavoro. Nel frattempo, tuttavia, serve pensare anche a chi il lavoro l’ha perso, non l’ha mai trovato oppure prosegue a balzelli come i collaboratori a progetto. L’intenzione del presidente del Consiglio è quella di estendere ai precari i sussidi per chi è senza lavoro. Il requisito è quello di aver lavorato almeno per tre mesi. Una simile manovra, stando a quanto sostiene il quotidiano Libero, costerà allo Stato 1,6 miliardi in più di oggi e quindi il conto arriverà a 8,8 miliardi di Euro. I fondi non dovrebbero rappresentare un problema in quanto sarebbero ricavati dai fondi per la cassa integrazione in deroga. Nel frattempo, il ministro del Lavoro Poletti è al lavoro sul piano da presentare entro quindici giorni. Spiega Libero:

Il programma del ministro si chiama Naspi. Un sussidio di disoccupazione universale, destinato a tutti coloro che perdono il posto. Tutti. Compresi i meno protetti tra i precari: i collaboratori a progetto, oggi fuori da quasi tutti i sostegni. Un assegno da 1000 euro per chi ha perso il posto di lavoro. E’ questa in sintesi la riforma che il governo si appresta a varare. 

Il piano, scrive Libero,  è stato messo a punto nei dettagli

dal politologo Stefano Sacchi e fatto proprio prima dalla segreteria del Pd, poi diventato base di discussione per il governo.  Secondo le previsioni del governo il piano assicurerà protezione anche a quel milione e 200 mila lavoratori, ora per diversi motivi totalmente senza rete, in caso di disoccupazione. 

L’estensione del sussidio

potrebbe essere finanziata con uno spostamento di risorse dalla Cig in deroga, che vale 2,5-3 miliardi annui. Il dossier sarà esaminato nei prossimi giorni anche da Giuliano Poletti. “Ne parlerò con il ministro”, conferma Filippo Taddei, responsabile economia del Pd. “È il piano più ragionevole di tutti, perché include anche gli atipici. E siamo fiduciosi che possa diventare il piano del governo”. Per ottenere il sussidio bisognerà aver lavorato tre mesi, non più necessari i due anni contributivi.

Pensioni: ulteriori penalizzazioni in vista? La nota della Cgil

pensioni-tuttacronaca-cgilVera Lamonica, segretario confederale della Cgil, ha redatto una nota per denunciare che ”I lavoratori e le lavoratrici che in questi giorni stanno presentando domanda di pensionamento anticipato rischiano di trovarsi ulteriori penalizzazioni che, come nel caso della scuola, li costringerebbero ad allungare di un altro anno il loro lavoro”. E spiega: ”Questa penalizzazione è il portato delle previsioni assurde della legge Fornero e anche delle successive interpretazioni date dall’Inps e soprattutto dall’ex Inpdab”. Ancora, la dirigente sindacale prosegue sottolineanche che la legge Fornero ”prevede il mancato calcolo nell’anzianità contributiva utile per non incorrere nelle penalizzazioni previste per chi va in pensione anticipata prima dei 62 anni, di una serie di periodi quali ad esempio la cassa integrazione straordinaria, la disoccupazione, la mobilità o la partecipazione agli scioperi. Successivamente un parzialissimo intervento del Parlamento ha corretto ma non risolto il problema”. La Cgil, quindi, conclude Lamonica, chiede ”all’Inps e al Ministero del lavoro di impedire un ulteriore pesante effetto sulla vita delle persone, correggendo innanzitutto interpretazioni che appesantiscono norme inique che vanno comunque cancellate”.

“Espulsioni illecite”: l’ex attivista M5S scrive a Grasso

espulsioni-m5s-tuttacronacaGiovanni Panunzio ha scritto al presidente del Senato della Repubblica chiedendo che venga valutata l’illegittimità del provvedimento di espulsione dei quattro Senatori pentastellati Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Lorenzo Battista e Fabrizio Bocchino. Panunzio, fondatore dell’Osservatorio Antiplagio, è un ex attivista cagliaritano del M5S che dopo le espulsioni dei quattro senatori ha lasciato il Movimento. Questo il testo:

“A seguito delle espulsioni di alcuni senatori dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle mi permetto di farle notare che lo statuto del M5S depositato in Senato dice che ‘Gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato’, come previsto tra l’altro dall’art. 67 della Costituzione. E’ evidente pertanto che nel momento in cui viene espulso un parlamentare del M5S, solo perché ha espresso una legittima opinione, lo statuto in questione diventa carta straccia, sia dal punto di vista tecnico, che dal punto di vista morale. Pertanto Le chiedo di fare quanto è nelle sue possibilità per mettere in discussione lo statuto del M5S e sollecitare opportune modifiche al testo. In alternativa chiedo di valutare l’illegittimità del provvedimento di espulsione in quanto in contrasto con l’art. 67 della Costituzione e con lo statuto a cui il M5S fa riferimento, sconfessato dal suo stesso fondatore”.

Le scadenze di Renzi: entro 15 giorno le proposte sul lavoro

renzi-auguri-tuttacronacaPrima i giuramenti della sua squadra, poi i due annunci: una proposta sul lavoro entro 15 giorni e la riforma del fisco entro maggio. “In 15 giorni immaginiamo di dover mettere in campo la proposta sul lavoro che è molto urgente perché ci viene chiesta non solo dalle istituzioni internazionali ma da quel 12 per cento di giovani e cinquantenni che hanno perso lavoro e non riescono a ritrovarlo”, ha annunciato poi Renzi. “Tutti voi sapete che l’Italia ha la possibilità di farcela, di uscire da questa situazione di difficoltà”, ha quindi sottolineato ricordando i “terrificanti” dati usciti oggi sulla disoccupazione in Italia. “La delega fiscale è un passaggio importante, entro maggio la riforma del fisco”, ha aggiunto. E poi il semestre di presidenza italiana dell’Ue che secondo Renzi deve essere un semestre “in cui l’Italia non prende la linea ma prova a raccontare un’altra idea di Europa”.  Il premier ai viceministri e sottosegretari ha poi fatto i suoi auguri: “Vi auguro di essere all’altezza, è l’augurio che faccio a me stesso e che mi lascia inquieto, come è giusto per chi ha responsabilità così grandi. Il mio augurio è che tornando a casa proviate i brividi, un senso di vertigine e di preoccupazione per questa sfida a cui ci chiama il Paese”. “Voglio farvi, farci di cuore gli auguri di buon lavoro, sul nuovo governo c’è un’attenzione significativa nel paese, nei mercati internazionali, nella comunità europea. Vediamo come sia forte la domanda di fiducia speranza, bisogno, certezza con cui si guarda all’Italia. Dovete, dobbiamo essere degni di onore” per gli incarichi ai quali dobbiamo adempiere, ha aggiunto Renzi dopo il giuramento. L’incarico “non deve essere un punto di arrivo come dicono i giornalisti, ma un punto di partenza, o di ripartenza”. E ancora: “L’Italia può farcela” ad uscire dalle difficoltà, “noi non dobbiamo fare meglio di altri governi, dobbiamo dare il meglio di noi stessi. La politica è l’unica risposta alla crisi che la società sta vivendo, psosiamo dare una risposta reale”.

Pisapia e la frecciata a Marino: “Milano ce l’ha fatta da sola”

pisapia-milano-tuttacronacaOggi a Palazzo chigi si è discusso del decreto Salva-Roma e il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, non ha mancato di lanciare una frecciata a distanza al suo collega romano Ignazio Marino: “Milano, ancora una volta, ce l’ha fatta da sola. È chiaro che, quantomeno, non ci deve essere, rispetto alle spese straordinarie per Expo, un silenzio da parte del governo, ma so che c’è una grande attenzione, tanto è vero che lunedì saranno, a Milano, 4 ministri, con cui discuteremo delle nostre necessità e, una delle prime, è, sicuramente, la deroga al Patto di Stabilità, quantomeno per le opere di Expo”. A margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar di Milano Pisapia ha inoltre assicurato: “Non voglio fare polemiche con altre città, con altri sindaci, quello che è necessario è che ci sia un rilancio dell’intero Paese”, e ha spiegato: “Non è un problema di Roma o di Milano ma dell’intero Paese”. Quindi ha concluso: “È l’intero Paese che deve essere smosso, deve essere rilanciata l’economia, dare possibilità di nuova occupazione e, sicuramente, Milano ha dimostrato che è all’avanguardia: ha resistito e superato la crisi e qua devono esserci gli investimenti necessari per salvare il Paese da una crisi profonda”. A quanto ha appreso l’Ansa, nel testo del decreto Salva Roma approvato dal Consiglio dei Ministri sono stati inseriti 25 milioni di euro destinati a Expo 2015, che erano già stati previsti nel precedente Salva Roma.

Il primo Cdm dell’era Renzi… e Topo Gigio come ambasciatore!

topo-gigio-tuttacronacaSi è tenuto il primo Consiglio dei Ministri dell’era Renzi ed è stato il via libera a un nuovo dl Salva Roma, che servirà a colmare il buco di bilancio della capitale. Il sottosegretario Delrio ha precisato: “La cifra rimane la stessa ma le modalità sono diverse: non c’è un trasferimento di soldi dal governo al comune di Roma, ma tra il Commissario (che dal 2008 gestisce il piano di rientro governativo, varato nel 2008, ndr) e il Comune. I soldi anziché essere diluiti nel tempo vanno erogati. Ovviamente ci vuole poi un piano di rientro”. Ancora, il sottosegretario ha parlato della Tasi: “è una tassa municipale che andrà regolata dai sindaci come è giusto che sia e che saranno in grado di renderla più equa e flessibile” . Questo significa sostanzialmente che gli enti locali potranno anche effettuare i ritocchi verso l’alto concordati con il precedente esecutivo. Un punto, questo, che ha subito scatenato i commenti negativi di Forza Italia. Sempre nel corso del CDM, che ha dato il via libera alla nomina dei nuovi sottosegretari e viceministri, “è stata introdotta una procedura unica per la domanda e l’autorizzazione del permesso di soggiorno e quella del lavoro. Un unico documento in cui vengono unificate le due procedure”. Infine, è stata cancellata la cosiddetta web-tax. Lo ha spiegato Delrio in conferenza stampa e lo ha confermato lo stesso premier via Twitter. Che ha puntualizzato: “Rimossa la web tax, ne riparleremo in un quadro di normativa europea”.

Nel frattempo Cino Tortorella, meglio noto come Mago Zurlì, ha parlato del Salva Roma: “Propongo Topo Gigio come ambasciatore del made in Italy in tutto il mondo. Aiuterei sia Marino che Renzi”. A chiamarlo in causa, ieri, era stato proprio il sindaco di Roma: “Io non sono il mago Zurlì”, aveva detto Marino. E lui oggi si dichiara disponibile ironicamente ad aiutare il primo cittadino: “Ieri mi ha citato il sindaco Marino e qualche tempo fa lo stesso Renzi – ha spiegato – e li ringrazio entrambi per avermi evocato perchè ormai Mago Zurlì è un personaggio come Mago Merlino. Resto a disposizione per fornire a loro, ed a chi veramente voglia fare qualcosa di concreto per l’Italia ma soprattutto per i cittadini italiani. Con me c’è anche Topo Gigio che si offre come ambasciatore del Made in Italy. Sarò felice di dare il mio modesto contributo a titolo gratuito. Per il compenso di Topo Gigio, credo che possa bastare un pezzo di Groviera”. Tortorella ha poi aggiunto: “Il mio è stato solo uno scherzo e non una critica. Vivo a Milano e se dicesse qualcosa il sindaco della mia città, una piccola critica gliela farei. Ho quattro figli e vorrei sicuramente una Italia più serena. A Renzi di sicuro una mano – conclude – gliela darei volentieri non solo con i superpoteri di mago Zurli ma anche come Cino Tortorella se facesse qualcosa di utile per i bambini perchè per loro ci sarei sempre al di là del partito politico che me lo chiede”.

Le pensioni pagate… a chi è vissuto ed è morto all’estero!

pensioni-emigrati-tuttacronacaSi parla molto delle pensioni, sempre in attesa di qualche risposta. E diversi sono i casi di cronaca che parlano di morti celate per continuare a percepire quella di un familiare. Ma non solo: la Guardia di finanza di Tropea, come riporta l’Ansa, ha condotto una verifica su alcune posizioni di cittadini emigrati che, pur avendo mantenuto la residenza in Italia, potevano essere deceduti all’estero. Si è così scoperto che l’Inps, non avendo cognizione dei possibili decessi, aveva continuato ad erogare le provvidenze con danni per l’erario. Gli accertamenti proseguono per scoprire casi analoghi ma nel frattempo l’Istituto ha recuperato quasi 90 mila euro.

Viceministri e Sottosegretari: il governo Renzi presenta la lista

renzi-lista-tuttacronacaE’ stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, a comunicare che il Governo Renzi avrà in tutto 62 membri: oltre ai 16 ministri ci saranno 35 sottosegretari e 9 viceministri. Questa la lista completa:

Sottosegretari alla presidenza del Consiglio
Luca Lotti (PD), Marco Minniti (PD), Sandro Gozi (PD)

 Viceministri
Interni – Filippo Bubbico (PD)
Economia – Enrico Morando (PD), Luigi Casero (Ncd)
Sviluppo Economico – Carlo Calenda (Sc)
Telecomunicazioni – Antonello Giacomelli (PD)
Esteri – Lapo Pistelli (PD)
Infrastrutture – Riccardo Nencini(Psi)

Sottosegretari 
Interni – Gianpiero Bocci (PD), Domenico Manzione (Ncd)
Istruzione – Angelo D’Onghia (Popolari), Gabriele Toccafondi (Ncd),Roberto Reggi (PD)
Economia – Pier Paolo Baretta (PD), Enrico Zanetti (Scelta Civica), Giovanni Legnini (PD)
Sviluppo Economico – Claudio De Vincenti (Pd), Simona Vicari (Ncd)
Lavoro- Massimo Cassano (Ncd), Teresa Bellanova (PD),  Franca Biondelli (PD), Luigi Bobba (PD),
Esteri – Mario Giro (Popolari per l’Italia), Benedetto Della Vedova (Sc)
Difesa – Domenico Rossi(Udc), Gioacchino Alfano (Ncd)
Giustizia – Enrico Costa (Ncd), Cosimo Ferri (indipendente)
Affari Regionali – Gianclaudio Bressa (PD)
Salute – Vito De Filippo (PD)
Cultura – Francesca Barracciu (PD), Ilaria Borletti Buitoni (Sc)
Coesione Territoriale – Vincenzo De Luca
Infrastrutture – Antonio Gentile (Ncd), Umberto Del Basso De Caro (PD)
Riforme e Rapporti col Parlamento – Ivan Scalfarotto (PD), Luciano Pizzetti (PD), Maria Teresa Amici (PD)
Agricoltura – Andrea Olivero (Popolari) e Giuseppe Castiglione (Ncd)
Ambiente – Silvia Velo (PD), Barbara Degani (Ncd)
Semplificazione e Pubblica Amministrazione – Angelo Rughetti (PD)

“Zitti, quattro e a casa”: la Taverna si esprime tramite Totti sui dissidenti espulsi

4-e-a-casa-tuttacronacaLa grillina Paola Taverna ha scelto il celebre gesto del capitano giallorosso Francesco Totti per festeggiare su Facebook l’espulsione di quattro membri del Movimento 5 Stelle: Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, che si sono macchiati di quello che per i pentastellati sembra il tradimento supremo, la maggior colpa possibile: pensare con la propria testa e criticare Grillo. La scelta del gesto di Totti non è casuale, con il suo chiaro riferimento al “Zitti, quattro e a casa” del capitano in occasione di un match contro la Juve vinto dai giallorossi per quattro reti a zero. Intervistata da Repubblica Paola Taverna non ha infatti nascosto la felicità: “Abbiamo fatto finalmente chiarezza. Sono felice come una iena”. E ancora: ”Stanotte pensavo: dov’è l’inghippo. Poi mi sono iluminata: il Pd vuole entrare nel Pse. E Renzi, per entrarci, ha bisogno di cambiare maggioranza”, spiega la senatrice grillina aggiungendo a proposito degli espulsi: ” Faranno insieme un gruppo aggiuntivo per Renzi”. A proposito della voce che parla di altri sette abbandoni al gruppo, la Taverna dice: “Siete fuori strada. Molti di meno, se mai qualcuno dovesse ancora andarsene”.

Il braccio di ferro Renzi-Marino: oggi in CDM il nuovo decreto Salva Roma

salvaroma-tuttacronacaRenzi è sempre stato il difensore del “partito dei sindaci” ma non per questo Ignazio Marino ha una strada preferenziale e ormai con il neo premier è già ai ferri corti. Tutto è iniziato quando il governo ha ritirato il dl Salva Roma. Il primo cittadino della Capitale ha risposto con attacchi frontali: “Io da domenica blocco la città. Quindi le persone dovranno attrezzarsi, fortunati i politici che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani no”. Un messaggio letto come assist all’antipolitica, in perfetto stile grillino, proprio mentre i partiti di governo tentano di salvare la Capitale dal default. E mentre il tempo scorreva, Marino diventava sempre più allarmista: “Per marzo non ci saranno i soldi per i 25 mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o per raccogliere i rifiuti”. E giusto per gettare altra benzina sul fuoco: “neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria”. Marino è sul piede di guerra: “Sono veramente arrabbiato, anche i romani sono arrabbiati e hanno ragione, dovrebbero inseguire la politica con i forconi”. Quest’ultima uscita non è piaciuta a nessuno del Pd e ha mostrato una volta in più come i rapporti siano sempre più tesi. Il sindaco della Città Eterna, poi, se la prende contro chi si è opposto al Salva Roma e vi ha fatto piovere sopra un numero enorme di emendamenti: “Il parlamento non può essere un centro studio o un centro divertimento per gli onorevoli della Lega o del M5S”, dice. Ma non risparmia un sarcasmo che sembra avere obiettivi ben più ampi: “Questo decreto è rimasto 42 giorni in Senato, io nello stesso tempo mi sarei laureato in fisica”. Ma a MArino non piace neanche il nome “bugiardo” dato al decreto Salva Roma e attacca ancora i leghisti: “In altri Paesi movimenti sorti da persone che bruciano la bandiera di solito li mettono in prigione e buttano le chiavi”. Ma le dimissioni, in questo momento, non sono un suo pensiero: “Si annunciano quando si è pronti a dimettersi. In questo momento non risolverebbero”. Il primo cittadino si è placato solo dopo delle telefonate infuocate con Palazzo Chigi, in particolare con un Renzi furioso per le uscite del sindaco di Roma. E alla fine, Marino fa un respiro: “Io ho fiducia perché sia Delrio che Renzi sono stati sindaci e conoscono cosa significa gestire un bilancio ed avere a che fare con le esigenze dei cittadini”.

“Auguri presidente”: lo striscione nel paese dove vive Renzi

n-MATTEO-RENZI-tuttacronacaA Pontassieve, paese da 20mila abitanti nella provincia di Firenze, ha la sua residenza Matteo Renzi, neo premier. E proprio sulla facciata del palazzo comunale ha fatto la sua apparizione uno striscione che recita: “Auguri presidente”. E’ il modo che il comune ha scelto per “onorare” il nuovo presidente del Consiglio, anche a beneficio dei giornalisti che da giorni assediano il paese. I residenti raccontano anche che, la domenica, si appostano nei pressi della chiesa, dov’è più facile incontrare Matteo, il quale giura di non voler interrompere la consuetudine familiare della messa nel giorno di festa. La moglie Agnese, da parte sua, non ha intenzione di lasciare la casa di Pontassieve e ha intenzione di continuare la vita di sempre e garantire lo stesso ai tre figli. Spiega però l’Huffington Post:

Certo, ora Pontassieve lo ‘onora’, ma qualcuno dice che Renzi non è poi così amato in paese, rosso da sempre e con molti bersaniani e cuperliani. Compreso il primo cittadino, Marco Mairaghi, baby-sindaco anche lui (anno 1969). Laurea in economia, un passaggio in Cgil, fu eletto sindaco nel 2004 e, di nuovo, a furor di popolo, nel 2009. Mairaghi fu uno dei promotori della raccolta di firme che, nel 2011 siglarono il manifesto anti-Leopolda e non ha mai lesinato critiche anche pesanti al suo più famoso concittadino.

Ma è passata molta acqua sotto i ponti. Ora Mairaghi appende striscioni con gli auguri al presidente e al giornale locale online sievenotizie.it spiega di essere ‘onorato’ e si augura che il giovane premier dedichi attenzione ai comuni. Del resto, a Pontassieve, nelle primarie del 2013, Renzi ha avuto il 44% delle preferenze degli iscritti e il 77% dei votanti alle primarie aperte.

Civati alle grandi manovre? “Può nascere una nuova maggioranza”

civati-m5s-tuttacronacaE’ Antonello Caporale, de Il Fatto Quotidiano, a intervistare il dem Pippo Civati, unico del Pd ad opporsi a Renzi, pur votando la fiducia. Sembra che nelle ultime ore il suo telefono sia rovente, complice il fatto che diversi grillini siano usciti dal loro Movimento perchè in disaccordo con le imposizioni di Grillo. Ora in molti vociferano infatti sulla formazione di un nuovo gruppo di centrosinistra. Di cui potrebbero fare parte i fuoriusciti a cinque stelle, i civatiani e Sel. Civati stesso cerca di spiegare la situazione:

Pippo Civati è un rompib***e professionista. A volte eccede con la sua vitalità. “Pensi quale nebbia avvolgerebbe il Pd se anche io tacessi sulle consorterie, le piccole ambizioni personali, le fregature e gli errori che il mio partito fa”.

Ha detto no a Renzi in direzione, però sì al voto di fiducia e poi è sembrato ricredersi ancora. Siamo a un surplus di riflessione.
Ho parlato contro solo io nel luogo deputato, il partito, e ho fatto il mio dovere. Sono stato mandato in minoranza e non mi era concesso da parlamentare del Pd negare la fiducia. Ho poi spiegato quel che si muove a sinistra del Pd, e che il partito non vuole vedere. Fa il finto tonto pur di stare con Alfano.

È notizia di oggi: la compagine che si allontana da Grillo insieme ai suoi e a Sel potrebbe formare un gruppo parlamentare autonomo.
La questione centrale è un’altra: ci sono i numeri per avanzare la richiesta di un governo di centrosinistra, ma il Pd sceglie di fare un esecutivo di centrodestra. Troveremo il modo opportuno per organizzarci.

Se fa il gruppo autonomo è fuori dal Pd.
Ma no! Dobbiamo solo trovare il modo che questa risorsa politica, questo serbatoio sia linfa vitale per la sinistra e interlocutore prezioso per il Partito democratico. Magari si può pensare a una rete, a una colleganza diversa. Quel che non si deve fare è tacere questa grande opportunità.

Ha votato Renzi piangendo.
Cos’altro dovevo fare? Se però in direzione si fosse opposto anche Cuperlo, invece di spingerlo a Palazzo Chigi, credo che Renzi non avrebbe tolto di mezzo Letta. Noto che Gianni ora parla di una ferita aperta. Se ne accorge solo adesso?

Cosa gli è successo, secondo lei?
Si sono incartati, si sono auto ingabbiati . Chi lo ha fatto per ignavia, chi pensando al seggio, chi per ambizione, ritenendo che mandando Renzi a Palazzo Chigi avrebbe trovato un partito disabitato, chi invece ha pensato a una poltrona da ministro nel nuovo esecutivo. Faccia la somma di questi atteggiamenti e metta poi che dalla trincea nella quale Letta era riparato riceveva consigli da amici poco sinceri che invece di aiutarlo lo avrebbero condotto sulla strada dell’immobilismo, del suicidio. Aggiunga infine che negli ultimi mesi Letta è andato nel pallone e vede che si ritrova coi conti.

Quanti traditori.
L’incredibile è che Renzi si piglia il governo coi voti di Bersani ma coopta le truppe di Franceschini.

Frankenstein, l’ha definito.
L’ho chiamato così per sfotterlo. Ma certo il suo è stato un protagonismo opaco. In politica il ravvedimento è comunque pratica comune e conosciuta. Devo dirle che neanche i dalemiani (non tutti) mi sembrano determinati alla lotta, quindi comprende che gli spazi di manovra per il nuovo premier sono ampi.

Durerà?
Penso fino al prossimo anno. Le elezioni sono nelle cose, il suo programma adesso è piuttosto taciuto. Capisco che non voglia impegnarsi troppo su un singolo tema, sennò finisce come con l’Italicum: a giorni alterni diviene legge dello Stato o tema da approfondire, testo pronto per l’uso o disciplina al di là da venire. Si tiene cauto.

Le ha persino nominato ministro una dirigente della sua area.
Solo allo scopo di sfregiarmi. Ritenendomi residuale, ha voluto procurare un dissidio interno, mettermi in difficoltà. Anche questa è politica.

Vada a confortare i grillini fuoriusciti.
Ci avessero pensato prima!

L’esplosione è interna al M5S: arrivano le prime dimissioni

boom5s-tuttacronacaI primi pentastellati, a seguito dell’espulsione dal Movimento dei quattro dissidenti, hanno formalizzato le proprie dimissioni dal Senato della Repubblica. Si tratta di Maria Mussini, Luis Orellana, Monica Casaletto, Alessandra Bencini, Laura Bignami e Maurizio Romani. A breve, dovrebbero unirsi a loro anche Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Lorenzo Battista. Si tratta di nove senatori grillini che si trovano in dissenso con la gestione del gruppo da parte del semplice portavoce Grillo. Ma non sono gli unici: anche altri lamentano sofferenza per la direzione presa dagli eventi. Tra questi, come ricorda l’Huffington Post, Roberto Cotti, Ivana Simeoni e Michela Montevecchi. Le motivazioni, del disagio generale ancor prima che delle dimissioni dei sei, sono chiaramente indicate nella lettera che Romani ha indirizzato a Pietro Grasso:

“Di mia personale iniziativa mi dimetto dalla carica di Senatore della Repubblica. Lo faccio con dolore ma con convinzione, per rimanere coerente con i miei valori e con l’impegno preso con gli elettori. Definire dissidente ed arrivare ad espellere chi pensa con la propria testa e ha il coraggio delle proprie idee è una mossa suicida; a ciò si aggiunga la rabbia e la violenza che ho visto usare verso i nostri colleghi. Non voglio essere complice di questa specie di linciaggio. In questo modo il Movimento non guadagna coesione, come dice Beppe Grillo, invece perde alcune delle sue forze migliori ed alcuni dei suoi rappresentanti più credibili”.

Analoghe argomentazioni nel testo vergato dalla Bignami:

“In seguito agli ultimi avvenimenti di cui sono stato spettatore attonito e le posizioni assunte dal gruppo parlamentare nel quale sono stata eletta desidero comunicare la mia intenzione di dimettermi dalla carica di Senatore della Repubblica”

La Mussini ha spiegato: “Mi dimetto perchè voglio un Movimento 5 Stelle sano. Ci credo fermamente, per questo ho presentato le mie dimissioni alla presidenza del Senato”. E ha aggiunto: “Stamani ho sentito l’intervendo di Battista in Aula e non posso rassegnarmi al fatto che il Movimento si privi delle sue menti migliori”. Certo, il passaggio non è immediato, visto che le dimissioni devono essere calendarizzate e poi votate dall’Aula. E, per prassi istituzionale, la prima volta verranno respinta. Una situazione in continua evoluzione. Alla Camera li hanno seguiti Alessio Tacconi e Ivan Catalano. Raggiunto dall’Huffingtonpost, quest’ultimo ha ammesso: “Era una situazione che non si poteva più sopportare, non volevo più rimanere in un ambiente come quello. Ora mi prendo qualche giorno per riposare, poi vedrò il da farsi”. La settimana prossima Gianroberto Casaleggio sarà a Roma. Mercoledì, giovedì forse. “Un incontro previsto, solo routine”, spiega lo staff. Ma è difficile che il big bang a cinque stelle non trovi spazio nell’agenda dei suoi appuntamenti

Governo Renzi e pensioni: le novità del ministro Poletti

pensioni-poletti-tuttacronacaL’attesa è alta per quel che riguarda i primi interventi del neo ministro Giuliano Poletti sul tema pensioni ma nel frattempo possiamo provare a capire che linea seguirà il governo Renzi per quel che riguarda la pensione anticipata 2014 e il prepensionamento Giovannini. E’ possibile grazie a una recente intervista rilasciata dallo stesso Poletti all’Unità. Anche se il ministro non parla direttamente di pensione anticipata e del prepensionamento con prestito, spiega di mirare a costruire e non a demolire, aggiungendo di essere intenzionato a lavorare in un’ottica di continuità con il suo predecessore. “Io lo ringrazio per il lavoro svolto e mi auguro che possa collaborare con noi per il futuro. In generale le cose fatte mi sembrano importanti, come per l’appunto la Garanzia Giovani. Sarebbe un errore fermarsi per smontare tutto. Noi dobbiamo andare avanti”. Da queste parole è lecito ipotizzare che, per quel che riguarda la pensione anticipata 2014 con prestito, la propostà continuerà a venire discussa. Certo, si tratta comunque di un’ipotesi. Proseguendo su questa linea: se tale possibilità venisse estesa a una platea più ampia di quella prevista, di conseguenza si aprirebbero anche le porte per l’accesso al mondo del lavoro per molti giovani. Proprio a questo tema sembra particolarmente legato Poletti: “Bisogna metterci tutti nella condizione di produrre almeno un’offerta per chi non ha ancora trovato una collocazione”. Nel frattempo Damiano comunque continua a parlare della bontà della flessibilità: resta da vedere se verrà ascoltato.

“Matteo ha fatto fuori più comunisti di me”: l’elogio di Berlusconi

Matteo-Renzi-Silvio-Berlusconi_tuttacronacaSilvio Berlusconi elogia il neo premier Matteo Renzi con parole che fanno raggelare: “Matteo ha fatto fuori più comunisti di me”. Il segretario de, secondo il leader di Forza Italia, starebbe portando avanti più e meglio di lui la sua storica “campagna di liberazione”. Ne parla su Republica Francesco Bei:

“Ha fatto fuori più comunisti lui in due mesi che io in vent’anni”. È arrivato a dire questo, Silvio Berlusconi, in un elogio che è ormai quotidiano nei confronti di Matteo Renzi. “Di lui mi fido, peccato non sia uno dei nostri, perché ha tutto di noi: è un democratico, è un liberale, è un boyscout” continua a ripetere ai suoi interlocutori. Così martedì sera, ricevendo ad Arcore alcuni dirigenti liguri di Forza Italia. Sicuro che il premier “rispetterà i patti” sulle riforme: “Ha il gradimento della gente, molti dicono sia il mio successore. Vedremo”.

Viene così confermato il sostanziale appoggio di Berlusconi al nuovo governo sulle riforme, pur restando tra i banchi dell’opposizione. Scrive ancora Bei:

Opposizione sull’ordinaria amministrazione, ma non certo sulle grandi riforme. Musica per le orecchie del Cavaliere le parole con cui ieri da Treviso Renzi ha ventilato un taglio dellIrap, quella che Berlusconi ha sempre definito “imposta di rapina” sulle imprese. “È quel che vado ripetendo io da anni, da imprenditore volete che si possa votare contro o contro la riforma del lavoro?” è il commento coi deputati che lo hanno sentito. Perché da Villa San Martino il leader forzista per ora non si muove, in piena sindrome da inabissamento. Niente rientro a Roma, come pure era previsto ieri in un primo momento. E non ha intenzione di muoversi da lì fino alla settimana prossima (anche se i giovani del Ppe riuniti a Roma hanno confermato la sua presenza sabato).

Fuori i dissidenti: i militanti del M5S hanno deciso

dissidenti-m5s-tuttacronacaE’ stato Beppe Grillo a dare l’annuncio: i militanti del Movimento 5 Stelle iscritti al suo blog hanno votato decretando l’espulsione dei quattro senatori dissidenti Francesco Campanella, Lorenzo Battista, Luis Orellana e Francesco Bocchino. Nel dettaglio “29.883 hanno votato per ratificare la delibera di espulsione. 13.485 hanno votato contro”. Il leader dei pentastellati ha quindi ringraziato “tutti coloro che hanno partecipato” al sondaggio in rete sulla decisione dei gruppi parlamentari. Hanno partecipato alla votazione 43.368 iscritti certificati. Immediate le reazioni di alcuni deputati pentastellati, con Alessio Tacconi che, a La Zanzara su Radio 24 ha affermato: “Esco dal gruppo M5S alla Camera e con me ci sono altri 5 deputati”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Con questo voto  si è dimostrato che non è possibile andare contro il parere di Grillo e Casaleggio. Nel movimento comandano solo loro, di fatto sono il braccio e la mente”. Per quel che riguarda il sistema di voto Tacconi ha quindi affermato: “Il sistema di voto è in mano alla Casaleggio Associati e ci dobbiamo per forza fidare. Se fosse affidato a terzi sarebbe più trasparente, non lasciando spazio a dubbi”.

“Sono peggio dei fascisti”: il Movimento 5 Stelle verso la scissione?

strappo-m5s-tuttacronaca“Scusaci, ma oggi non parliamo con la stampa, qualunque cosa diciamo, anche per il solo fatto di dirla, verrebbe usata contro di noi”. E’ quanto dicono Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Orellana, che ripetono anche “Siamo sereni”. Ma se loro lo sono, non si può dire lo stesso all’interno di quel Movimento 5 Stelle del quale fanno parte, anche se sarà la rete a decidere se potranno rimanere o no, visto che i diarchi stellati hanno deciso di espellerli dal proprio gruppo parlamentare. Oggi il Movimento è riunito ma, dopo tre ore di riunione e con l’ultima mediazione saltata, i quattro hanno abbandonato la sala. Con loro, altri sei: Bignami, Bencini, Di Pietro, Pepe, Vacciano e Fedeli. Alessandra Bencini è uscita in lacrime annunciando di volersene andare. E il numero, giurano, è in aumento e dovrebbe raggiungere la quota necessaria per un gruppo autonomo al senato. Mentre loro uscivano, gli insulti sono volati da entrambe le parti: “Sono degli str***i, peggio dei fascisti. Meglio che me ne vado- gridava una senatrice furibonda- prima che li prendo a borsettate”. I toni del post di Beppe hanno così provocato una slavina. Riporta l’Hugginton Post:

“Io con questa roba non ho nulla a che fare, voglio andarmene da questa follia”, sbotta un senatore, gli occhi lucidi. Lui e una sette, otto, forse una decina di suoi colleghi hanno deciso: “Un minuto dopo la ratifica dell’espulsione ci dimettiamo, questa schifezza è un Soviet, non il Movimento che abbiamo conosciuto”. Un numero preciso non è ancora prevedibile, ma sono molti che dicono senza mezzi termini che “ormai è certo, non si torna indietro”.

Il deputato Ivan Catalano parla di “Grande Fratello”, il collega Manlio Di Stefano non fa nulla per smentirlo, con un post su Facebook che richiama sensazioni e sapori di altre epoche – poco felici – dell’italica storia: “Abbiamo bisogno di essere come la testuggine spartana, ognuno di noi deve sentirsi protetto dal compagno al suo fianco. In questi undici mesi ho sempre sentito, nei momenti fondamentali, una spada conficcarsi al mio fianco. Questo non è più tollerabile. Fate la vostra scelta. In alto i cuori!”

Uno vale uno, dunque, ma l’irritazione del capo vale più di tutto. Tant’è che il voto che gli attivisti stanno trovando aprendo il portale è unico. Prendere o lasciare, tutti sono uguali, tutti si sono macchiati dello stesso reato, quello di criticare il leader. Ritieni che Bocchino sia da salvare e Orellana da condannare? Non lo puoi fare, non puoi pensare. O cacci i quattro rei di lesa maestà, o li tieni in blocco.

Un anno fa il Movimento vinceva le elezioni. Un anno fa ragazzi sorridenti e mamme con passeggini portavano una ventata d’aria fresca in Transatlantico. Nello stesso luogo, un protagonista di quell’allegra rivoluzione oggi abbassa gli occhi e commenta: “Ci abbiamo messo davvero poco per trasformarci in una cosa completamente diversa. Peccato, perché io ci avevo creduto. E spero di tornare ancora a crederci”.

La prima uscita ufficiale di Renzi: la giornata a Treviso del neo premier

renzi-tuttacronaca-uscitaufficialeMatteo Renzi, come aveva anticipato nei giorni scorsi, oggi è partito alla volta di Treviso per la sua prima uscita ufficiale da neo premier. Prima tappa: la scuola media Coletti a S.Liberale dove, ad attenderlo, ha trovato dei militanti di Forza Nuova con uno striscione: “Dopo Monti e Letta, ecco Renzi, la terza marionetta”. “Faremo il possibile”: Matteo Renzi ha risposto così a una rappresentante del comitato dei genitori delle scuole di Treviso, Maria Riso, che ha avuto modo di incontrarlo alla media Coletti e di sollecitargli “meno tagli alle scuole, anche se sappiamo che i problemi sono tantissimi”.

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“Se c’è qualcosa che non va poi me lo segnalate alla casella matteo@governo.it. Ogni settimana andrò nelle scuole ad ascoltare le richieste e poi torno a Roma con i compiti a casa”. Il premier Matteo Renzi si rivolge così ad insegnanti ed alunni della scuola Coletti di Treviso, annunciando nei prossimi giorni l’apertura di una casella di posta per ascoltare richieste e problemi. Renzi ha sottolineato più volte l’importanza dell’educazione scolastica come “punto di ripartenza del Paese”. Renzi ha incontrato per quasi un’ora ragazzi e insegnanti della scuola multietnica alla periferia di Treviso in un auditorium molto pieno insieme ai ministri dell’Istruzione Stefania Giannini e a quello del Lavoro Giuliano Poletti. “L’Italia – ha sostenuto Renzi – diventa grande ed importante solo se riesce ad investire nella scuola. Per questo noi abbiamo deciso di partire da qui dopo che negli ultimi anni gli insegnanti sono stati considerati un po’ poco”. Il presidente del Consiglio ha interagito con domande e risposte con gli studenti improvvisando una lezione di educazione civica su temi come l’arte e l’inquinamento sottolineando come “il presidente del Consiglio e il sindaco possono fare qualcosa ma non bastano per risolvere i problemi”. “Al governo – ha spiegato Renzi – dobbiamo guardare allo spread e ai mercati, ma poi i Paesi si salvano solo se le scuole funzionano”.

Schermata 2014-02-26 alle 17In seguito, il neo premier ha incontrato i sindaci a Santa Caterina, mentre alle 11:30 si è recato a Palazzo Rinaldi con gli imprenditori. Qui lo hanno “accolto” i Forconi con cartelli e striscioni durissimi, e anche con qualche arancia volata per aria. “Meglio un morto in casa che Renzi sulla porta”, “Quante croci ancora nel nostro territorio?”, “Via il governo delle banche, al voto subito”. Il neo premier, in una conferenza stampa lampo, commenta così le contestazioni: “È normale, e noi non facciamo passerelle o tagli di nastri, parliamo con il paese reale”. E ancora: “Siamo consapevoli del grandissimo lavoro che dobbiamo fare”. Si è trattato, ha detto, di incontri “molto belli”, in cui sono state raccolte “difficoltà, dolore, grande attenzione” perché “un tempo questo era un luogo di piena occupazione”, oggi non più. Oggi stiamo andando nelle scuole perché – ha spiegato – “sono il luogo di ripartenza del paese”.

La nota stonata arriva però dal mancato incontro con i delegati sindacali della Electrolux e il premier Matteo Renzi, che i lavoratori aspettavano oggi a Treviso. Fonti di Palazzo Chigi, hanno spiegato che il confronto non c’è stato perché c’è un tavolo aperto sulla vertenza al Ministero dello sviluppo economico. Precedentemente, i sindacati avevano sottolineato che intendevano chiedere a Renzi un intervento per la riduzione del cuneo fiscale “per non dare più alibi ad Electrolux riguardo alla sua permanenza in Italia”. Dopo la conferenza stampa, Renzi si è recato in visita ad H-Farm a Roncade, incubatore di start-up nato con l’obiettivo di aiutare giovani imprenditori nel lancio delle loro iniziative basate su modelli di business innovativi nel settore internet.

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La difesa dei dissidenti: continua il botta e risposta nel M5S

beppe-grillo-movimento-cinque-stelle-tuttacronacaIl popolo pentastellato della rete deve decidere l’espulsione dal Movimento 5 Stelle di Luis Orellana, Lorenzo Battista, Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino, “colpevoli” di aver criticato Grillo. Loro, nel frattempo, hanno realizzato, e postato su Youtube, un video di difesa con il quale espongono la loro versione dei fatti. Mentre Orellana sottolinea che i “gruppi territoriali non ci hanno mai sfiduciati con un voto assembleare, ne’ nel caso mio a Pavia ne’ nel caso di Palermo”, Bocchino aggiunge che la presunta sfiducia da Palermo “arriva da una minoranza di iscritti al meet up, per di più, mi spiace dirlo, parenti e conviventi dei deputati della Camera”. Anche Battista ritiene il capo d’imputazione molto debole: “se anche avessimo detto una caz***a, è normale espellere per il reato di caz***a?”. E ancora, Campanella obietta: “siamo il Movimento della democrazia diretta e non possiamo neanche dire che qualcosa poteva essere fatta meglio, ma stiamo scherzando?”

La bufala di Matteo Renzi e i gesti massonici

gesti-massonici-renzi-monti-tuttacronacaMolte sono le foto scattate al neo premier Matteo Renzi in occasione della cerimonia della Campanella con Enrico Letta, gesto che sancisce la tradizionale “consegna” del governo da un premier all’altro. Tra le immagini catturate lo scorso sabato, una in particolare ha colpito l’attenzione della pagina Tu Lo Chiami Dio Ma Io Non Lo Conosco II. Pubblica infatti uno scatto che mette a confronto la posizione delle dita della mano sinistra di Matteo Renzi con la mano sinistra di Giorgio Napolitano, in una foto scattata il giorno del giuramento del governo Letta. L’immagine è apparsa anche su un’altra pagina Facebook, Protesi di complotto, che commenta ironicamente l’idea del gesto massonico: “In effetti non riesco a pensare a problemi più gravi dei gesti massonici, in Italia. Forse giusto l’impennata dei prezzi del bario.” Quel gesto, in effetti, non sarebbe neanche codificato dagli esperti di massoneria come un segnale di riconoscimento come sarebbero, ad esempio, la mano sotto al mento o la mano al nodo della cravatta.

Cosa aspettarsi sul tema pensioni dai neo ministri del Lavoro e dell’Economia

pensioni-governo-renzi-tuttacronacaIeri Matteo Renzi ha chiesto, ottenendola, la fiducia al Senato ma nel suo discorso non ha parlato del tema pensioni. Questo tuttavia non dovrebbe allarmare, visto che le innovazioni per quel che riguarda il mercato del lavoro potrebbero offrire aperture proprio sul tema pensionamento. Le risposte che ci si attende sono, tra le altre, quelle alla questione esodati per risolverla una volta per tutti. Come spiega businessonline.it:

gli esodati continuano ad aumentare per effetto delle norme pensionistiche entrate in vigore con la legge Fornero e si tratta di un errore a cui è necessario porre fine. La legge previdenziale in vigore infatti, quando elaborata, non ha tenuto conto della specificità di alcuni comparti, come quello della scuola, nè di accordi stipulati da lavoratori con le proprie aziende per andare in pensione prima. Tutto questo ha creato una discrepanza di tempi dando vita ai cosiddetti esodati, coloro cioè che si ritrovano senza reddito e senza pensione, costretti a vivere ai margini e in condizioni di grave precarietà. Nonostante poi i tre decreti di salvaguardia dell’ex governo Monti, che hanno coinvolto 130mila persone, e quelli dell’ex governo Letta, sono ancora pochissimi coloro che effettivamente ricevono l’assegno pensionistico. Motivo per il quale è stata innanzitutto richiesta una ricognizione puntuale di coloro che ancora necessitano della tutela stabilita e per cui il nuovo premier incaricato, Matteo Renzi, sin dal suo discorso in virtù delle primarie, ha posto gli esodati come ‘situazione fondamentale’ da risolvere. Nonostante, dunque, ieri, nel suo discorso al Senato per la fiducia non abbia fatto accenno a questa categoria di persone, sembra scontato un impegno per scongiurare che la situazione diventi ancor più grave, che probabilmente potrebbe essere collegato ad una riforma del lavoro già nei piani del nuovo governo.

Anche pensioniblog.it parla dell’attuale esecutivo ricordando che, in un primo momento, per quel che riguarda le cariche di ministri del Lavoro e dell’Economia, si erano fatti i nomi di Guglielmo Epifani, ex segretario Cgil, e Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro. Entrambi  facevano ben sperare su possibili modifiche, mentre ora, al constrario, nascono dubbi dalla nomina di Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti che dovranno, una volta per tutte, sciogliere il nodo esodati, risolvere la questione dei pensionandi appartenenti alla cosiddetta Quota 96 e pensare a piani di uscita flessibile per le pensioni di vecchiaia e anzianità. Perchè l’insorgere dei dubbi? Si legge:

Sono due ministri che, sulle pensioni, non hanno mai criticato apertamente la Legge Fornero, ma hanno manifestato intenzioni di cambiamenti sul lavoro. Ma, proprio modificando il lavoro, potrebbero arrivare modifiche anche sul fronte delle pensioni, a partire dalla possibilità di uscita flessibile – anche con penalizzazioni – per permettere ai più vecchi di uscire, cercando di arginare la formazione dell’esercito degli esodati, e far assumere i più giovani; sino ad arrivare a misure che possano risolvere le iniquità sociali per precoci e usuranti.

Per quel che riguarda il neo ministro del Lavoro,

appartiene all’area della Sinistra italiana, proviene da una lunga militanza nel partito Comunista ed è Presidente della Lega cooperative Nazionale; I lavoratori in toto attendono molto da lui nella speranza che possa essere impressa una decisa accelerata in tema di riforma delle pensioni entro questo 2014. A tal proposito Poletti si muove principalmente verso un risveglio delle imprese e propone, infatti, incentivi all’imprenditoria dei giovani e delle donne, agevolazioni fiscali alle aziende che assumono, e un rilancio generale delle piccole-medie imprese.

Diversamente, il neo ministro all’Economia Padoan,

sostanzialmente avanza l’ipotesi della tassazione sul patrimonio e la detassazione del lavoro, che è quella, a suo parere, che maggiormente blocca la crescita del paese. Ricordiamo – purtroppo – che Padoan si trova favorevole all’allungamento dell’età pensionabile a beneficio dei conti pubblici, poiché, a suo dire, è così che si stabilirebbero le possibilità di lavoro e risalirebbe il livello dei consumi italiani.

Padoan ha recentemente affermato, nel corso di un’intervista rilasciata al Wall Street Journal: “Il risanamento è efficace, il dolore è efficace”, intendendo così la via dell’austerity sia la sola al momento percorribile per uscire dall’impasse nel quale l’intera nazione si trova.

Se l’austerity di cui parla Padoan dovesse servire a recuperare i fondi necessari a ricreare, a distanza di anni, una rinnovata sostenibilità del sistema previdenziale (finalità che a conti fatti ispirò anche la riforma Fornero), il sistema previdenziale potrebbe trovare una soluzione definitiva… ma a che prezzo? Oltre alle questioni prettamente economiche ne entrano poi in gioco altre di natura evidentemente sociale, civile e politica; è diventato impensabile che si continui a negare il diritto alla pensione a tutta una serie di lavoratori che a causa degli errori tecnici contenuti in una riforma, risultano impossibilitati ad accedere al trattamento pensionistico, ecco che un primo intervento potrebbe essere proprio quello di modificare il dispositivo normativo della stessa Legge Fornero. Ne va dell’onorabilità del patto cittadini-Stato già pesantemente incrinato dalle ultime vicende. Dall’altra parte, precoci e usuranti hanno già raggiunto il massimo degli anni di contributi ma non possono accedere alla finestra pensionistica per via del mancato raggiungimento dell’età pensionabile, ecco che una riforma delle pensioni che consenta di attribuirgli il diritto all’uscita dal lavoro (magari tramite una forma di prepensionamento) rappresenterebbe la chiave non solo per sbloccare la loro situazione ma anche per creare nuovi posti di lavoro e dunque per fomentare un ricambio generazionale ormai indispensabile per il tessuto lavorativo italiano.

Non resta quindi che attendere e scoprire quali saranno le linee scelte dal nuovo governo.

La rottamazione di Renzi è prendersela con i pensionati?

babyrenzi-tuttacronacaE’ Mario Giordano, in un articolo dal titolo “Governo, Renzi vuole tassare i pensionati”, apparso su Libero, ad attaccare il neo premier Matteo Renzi sottolineando che “Tra gaffe e minacce è partita la vera rottamazione: quella dei vecchietti. A colpi di imposte e tagli alle pensioni”. Il giornalista è infatti certo che il nuovo presidente del Consiglio ce l’abbia con gli anziani, quelli che in genere i boy-scout cercano di aiutare ad attraversare la strada. Il neo premier, al contrario, darebbe l’impressione di volerli far mettere sotto.

In mancanza dell’auto pirata, ci pensa direttamente lui: qualche tempo fa aveva proposto l’abolizione delle pensioni di reversibilità, adesso propone di aumentare i balzelli sui Bot della pensionata. Ci manca solo un’imposta speciale sui nonni, l’obbligo di ospizio coatto e la geronto-tassa per tutti coloro che hanno inspiegabilmente superato i 70 anni di età, e poi il gioco è fatto: avremo il governo più antianziani che si possa immaginare. Anziché aiutarli, punta a tartassarli. Alla faccia del premier boy scout.

Ancora, scrive Giordano:

Che ci volete fare? Renzi deve essersi fatto prendere la mano dalla rottamazione. Rottama di qui, rottama di là, baby è bello, ci vogliono facce nuove, eliminiamo il vecchio… Il giovanilismo è una brutta malattia: fa pensare che tutto ciò che sta al di sotto di un’età anagrafica sia per forza buono, e che tutto quello che sta al di sopra sia da buttare. O, in mancanza di pattumiera, da bastonare. Il discorso con cui il presidente del Consiglio ha chiesto la fiducia al Senato era più vuoto del sottovuoto, si faticava a trovare un elemento di concretezza che non fosse la mano in tasca e una serie di faccette che nemmeno Barbara D’Urso quando è in forma. Ma forse è stato così proprio perché Renzi ha voluto trattenersi un po’. Altrimenti che cosa avrebbe detto contro gli anziani?

LA FIGURACCIA Domenica, parlando da Lucia Annunziata su Raitre, il suo braccio destro, plenipotenziario e sottosegretario, Graziano Delrio, si era già portato avanti, puntando il dito contro il vero bersaglio del governo del cambiamento: «Se una signora anziana ha messo da parte 100mila euro in Bot non credo che se le togli 25 o 30 euro avrà problemi di salute…», ha detto. Ora voi capite che se il buon giorno si vede dal mattino, siamo fregati: quando hanno annunciato l’abolizione dell’Imu, ci hanno raddoppiato la tassa sulla casa, ora che cominciano ad annunciare che tassano i risparmi, dove arriveremo? Il punto chiave però è che Delrio poteva dire genericamente: un risparmiatore, un cittadino, un italiano. Invece no: ha detto proprio «un’anziana signora». Evidentemente hanno già individuato dove andare a colpire. Nelle ore successive a Palazzo Chigi hanno cercato di dissimulare con uno di quei comunicati che, fingendo di smentire, confermano. Infatti si parla di «rimodulazione delle tasse». Un nuovo eufemismo: ti stangano e la chiamano «rimodulazione», così è più morbido. Più chic. Si può vendere con un tweet. Gli anziani, che non forse non sanno usare i tweet, però hanno già capito bene che cosa sta per succedere: verranno rimodulati pesantemente. Senza possibilità di ribellarsi. Del resto Matteo non è nuovo a impulsi anti-vecchi. Nel novembre scorso a Servizio Pubblico su La7 se la prese con la sua nonna materna, 93 anni. «E chi l’ammazza?», disse con il solito tatto. «Ha perso il marito 41 anni fa, aveva 6 figli. Giustamente è scattato il meccanismo della reversibilità. Ma è giusto che continui a prendere ancora oggi quella pensione da 3mila euro al mese?». Non sappiamo come reagì all’attacco diretto la povera nonna, che pure in precedenza si era spesa per parlare bene di lui da Bruno Vespa (nipote ingrato). Ma sappiamo come reagirono tutti gli altri anziani per cui la pensione di reversibilità è l’unica fonte di sostentamento: si sentirono rimodulare profondamente l’intestino. In altre parole: se la fecero sotto (…)

Salvini: “Visto che partorirà, quando farà il ministro Marianna Madia?”

MATTEO-SALVINI-tuttacronacaIl segretario della Lega Nord Matteo Salvini è intervenuto telefonicamente alla trasmissione Matrix dove torna ad attaccare la neo ministra della Pubblica Amministrazione: “Mi domando, visto che tra 3 mesi partorirà, quando Marianna Madia farà il ministro”. A quel punto Telese, il conduttore, ha chiesto perchè se la prenda con Madia: ”La Madia è l’ultimo dei miei problemi. Così come per Cecile Kyenge avevo contestato che non fosse stata scelta per le competenze, ma per il colore della pelle”. Ha quindi aggiunto: “Non vorrei che la Madia, che ha tutto il mio affetto come mamma e ripeto sono papà di due bimbi, fosse stata scelta per poter dire ‘guarda che governo smart: giovani, twittano, sorridono e c’è pure una ragazza incinta di 6 mesi’. E se partorirà, bene come mi auguro, per qualche settimana o per qualche mese farà la mamma partoriente, non la ministra”.

Ma quali problemi italiani? Nel Pd c’è chi si preoccupa del campionato

arbitro_tuttacronacaE’ TMNews che riporta una nota del deputato Pd Marco Miccoli. Nel giorno in cui il nuovo governo chiederà la fiducia e mentre l’Italia affoga in una crisi che provoca sempre più tragedie familiari, il dem si dimostra preoccupato per la situazione del campionato e arriva a tirare in ballo Calciopoli nel lanciare un appello al neo premier Matteo Renzi: “Quello che sta succedendo nel campionato di calcio di serie A è davvero preoccupante”, scrive Miccoli, che prosegue: “Sembra di essere di fronte ad una nuova Calciopoli, con errori e favoritismi a raffica, da ultimo quelli verificatisi ieri nel derby di Torino. Per questo chiedo al nuovo presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi di verificare e garantire la trasparenza del massimo campionato italiano. Anche in presenza di tanti in Italia, ritengo che assicurare la correttezza del gioco più amato non possa che dare il segno di un Paese che cambia verso, dove viene premiato il merito e non le vecchie consorterie che speravamo aver scacciato e allontanato”.

Il neo ministro Federica Guidi: “Mai stata a cena ad Arcore”

federica-guidi-tuttacronacaIl nuovo governo ha giurato appena sabato ma già si sono scatenate le polemiche e nell’occhio del ciclone è finito il neo ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, a causa dell’indiscrezione della sua partecipazione a una cena ad Arcore. Alla cena, svoltasi lunedì scorso, avrebbe partecipato anche il padre Guidalberto, patron della Ducati Energia, azienda di famiglia. Quale nuovo ministro, la Guidi si occuperà anche di televisioni e quindi è stata subito additata come l’infiltrata di Silvio Berlusconi nel Governo Renzi. L’ex presidente dei giovani industriali di Confindustria, ha però negato il fatto: “Non sono mai stata ad Arcore a cena”. E ha aggiunto che Berlusconi “non mi ha offerto alcuna candidatura alle Europee. Non riesco a capire come sia nata questa invenzione”. Ha quindi precisato: “Conosco Berlusconi, l’ho incontrato diverse volte ed è vero che, a essere precisi tramite Alfano, mi ha chiesto alle ultime elezioni di entrare in lista nel Pdl. Ma ho rifiutato per due motivi: perché non ho mai voluto scendere in politica e perché avevo un bambino piccolissimo”. Il neoministro ha inoltre spiegato di aver accettato la proposta di Matteo Renzi perché “il premier non mi ha chiesto alcuna appartenenza politica. Sono al governo solo come imprenditrice, privato cittadino e per la mia storia professionale”. Guidi ha anche respinto le critiche sul conflitto di interesse con l’azienda di famiglia, giudicandole un’obiezione “risibile”, visto che ha rassegnato le dimissioni da tutti gli incarichi nella società. In merito ai primi provvedimenti per il suo dicastero, la Guidi ammette di avere “qualche idea nella testa”, ma “è francamente troppo presto per anticiparle”.

L’accusa della Cancellieri: “Colpirono pesantemente me per affondare Letta”

cancellieri-letta-tuttacronacaE’ stato il Corriere della Sera a raccogliere, durante un’intervista, lo sfogo dell’ex ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, tornata a parlare degli attacchi ricevuti per il caso Ligresti: “Con la nascita di questo governo si capisce finalmente qual era l’obiettivo della campagna contro di me. Bisognava indebolire il governo Letta e io sono stata usata per uno scopo preciso”. Continua l’ex Guardasigilli: “Eravamo sotto attacco ogni giorno ma mai potevamo immaginare una fine così repentina. E invece da mesi qualcuno aveva già deciso tutto”. Cancellieri ribadisce di “aver commesso una leggerezza chiamando la moglie di Ligresti il giorno degli arresti. Ma nessuno mi convincerà di aver sbagliato quando sono intervenuta per Giulia”. L’ex titolare della Giustizia parla anche delle critiche ricevute per il cosiddetto decreto svuota-carceri: “Questo è un Paese che non ama chi si occupa dei detenuti”. E poi, sull’emergenza carceri, denuncia di essere stata lasciata sola: “Lega, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia hanno mostrato di essere forcaioli, ma posso dire che anche gli altri partiti non hanno fatto nulla per difendere il provvedimento”. Per quel che riguarda il nuovo esecutivo, che sabato ha prestato giuramento e oggi chiederà la fiducia, la Cancellieri sottolinea di essere preoccupata per la scelta del premier Matteo Renzi di non inserire la Giustizia tra le priorità “nonostante ci sia un’ampia intesa politica che potrebbe favorire l’approvazione di numerose nuove norme”.

I nostri 7 giorni: pulizie in casa Italia

i nostri 7 giorni-tuttacronaca

Una settimana di grandi pulizie in casa Italia, dove davvero sembra che tutto debba essere riordinato dal nuovo governo che arriva e poi è sempre tutto da ripulire appena un governo cade. Passaggio di testimone gelido, con campanella che ha suonato a lutto, tra Letta e Renzi che si sono avvicendati nella Premiership di questo Paese che ormai sembra essere l’ombra indipendente di uomini politici che cercano invece una luce mediatica. Si è deciso anche di dare un colpo di spugna agli Esteri, ma i marò restano in India. Per L’istruzione però sono in vista molte rivoluzioni, altro che pulizia e già si parla di colpire le pensioni per rimettere in sesto la scuola pubblica, lotta generazionale? Su questo nodo le proposte son tante, da Delrio che minaccia la tassa sui Bot a Renzi che preme l’acceleratore per andare a colpire coloro che dovrebbero godere solo i frutti di un meritato riposo. Ci si dovrà armare di stracci e detersivi anche a Sanremo, dove il flop non è mancato e neppure le polemiche. Per fortuna che poi cala il sipario con Mengoni che omaggia Tenco, così come si spegne anche la fiamma olimpica e rimane l’amarezza per quell’Italia che non ha certo brillato.

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Pulizie ne hanno fatte i ladri a casa di Cicciolina ripulendo il suo archivio di video hard, facendo scattare la denuncia. Coloro che ancora non sono denunciati, ma rischiano di esserlo a breve sono i giovani che hanno rapito il futuro sposo per portarlo all’addio al celibato. Ma se il rapimento è falso sembra invece che Balotelli, la scorsa notte, sia incappato in una rissa vera. Un fotografo insistente e Supermario che perde le staffe… salvo poi smentire e far piazza pulita! Un po’ come Alfano, che in questa confusione politica, non si accorge di usare lo slogan di Sel: #lastradagiusta. Chi invece la strada sembrerebbe averla persa sono i due giocatori scomparsi oggi a Roma, speriamo che facciano attenzione ai passi falsi. Basta poco a volte per esagerare e sollevare polemiche, lo sa bene il Trio della Gialappa’s al centro della bufera dopo i commenti feroci su Rocco Hunt e la Terra dei Fuochi. Di carne al fuoco questa settimana non ne è mancata e come al solito noi di Tuttacronaca vi abbiamo raccontato frammenti di vita che si susseguono velocemente, tra ribaltoni della politica e gossip sportivo, tra il totoministri e l’attesa di Renzi chiuso per ore nello studio del Presidente della Repubblica, tra chi arriva e chi va, tra la voglia di tornare e la voglia di scappare… ma non dimenticatevi un Escape!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

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