Satana assomiglia a Obama e viene tagliato

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Quel Satana, interpretato dall’attore marocchino Mohamed Mehdi Ouazanni, quasi un sosia del presidente degli Usa – nella mini-serie sulla Bibbia andata in onda su History Channel – aveva sottratto popolarità anche a Gesù. Lo scandalo ci aveva messo poco a viaggiare sul web tanto che si è reso necessario tagliare tutte le scene con Satana. Il produttore Roma Downey nell’intervista rilasciata a Hollywood Reporter ha confermato di avere eliminato la parte sostenuta dall’attore marocchino:”Per il film Son of God ho voluto concentrare l’attenzione solo su Gesù, perciò, abbiamo eliminato la figura del diavolo che non ha più spazio nello schermo. Infatti dopo l’andata in onda della serie la cotroversia sulla comparsa di Satana somigliante al presidente Obama aveva messo in ombra il messaggio religioso. Tutti parlavano di Satana e non di Gesù”.

 

 

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I nostri 7 giorni… in maschera!

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Quella appena trascorsa è stata la settimana del “ballo in maschera” della politica italiana. Chi poteva pensare che Letta venisse sfiduciato da suo partito che non si è fatto scrupoli a rottamare il suo Governo? Renzi, più abile del Conte Riccardo, nell’opera verdiana, è riuscito a sfilare non una donna, ma un “regno” al suo compagno di partito al quale aveva sempre giurato fedeltà e non appagato della vittoria ha anche brindato a spriz e noccioline, mentre Letta si avviava a dare le dimissioni. Neppure Shakespeare in uno dei suoi drammi sarebbe stato capace di ordire una tela così complessa e dai mille risvolti psicologici, forse davvero l’unica similitudine possibile è che Letta sia stato sacrificato proprio come Marius, la giraffa dello zoo di Copenaghen e poi sbranato dai leoni. Ma non si doveva  smacchiare il giaguaro? Come si è arrivati ad anticipare le idi di marzo a febbraio? Forse si è risaliti all’antico simbolismo del Carnevale e la carne che si è levata è stata quella di Letta? In ogni caso se Renzi pensa di poter manovrare lo scettro di Re del Carnevale si sbaglia… i giochi di Palazzo sono complicati a Roma da gestire, tanto che la sua nomina è slittata, e c’è chi ha trovato il tempo per lanciare i suoi ultimatum e alzare il tiro! Ma se Alfano ruggisce, Berlusconi indossa le vesti dell’Invincibile e sulla rete scoppia la lite attraverso i tweet al veleno! Ma se la rete divide Viareggio unisce ed ecco la sfilata alla quale non manca davvero nessuno dal sindaco di Firenze alla Merkel, da Obama a Putin! Può forse essere un simbolo che le grandi alleanze si possono ancora allargare? Dopo il no di Baricco a diventare ministro della cultura e di Farinetti che rimane saldo a Eataly, Renzi può cercare all’estero l’elenco dei Ministri?

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A carnevale ogni scherzo vale… ma i tifosi giallorossi non hanno certo gradito che il murales di Totti sia stato imbrattato, come i giovani non hanno gradito la frase di John Elkann, per fortuna che poi sia intervenuto Della Valle a prendere le difese di tutti quei disoccupati che da anni si sentono dare dei mammoni e dei nullafacenti. Sembra proprio che chi dovrebbe dare lavoro preferisce invece concedere la Cassa Integrazione, forse si pensa che davvero nessuno si accorga che in Italia vige la regola che la colpa è sempre degli altri? Perfino Seedorf arrivato in Italia ha preso il “vizietto” e ha incolpato Allegri! Davvero servirebbero i “bagni d’umiltà per tutti” a iniziare dai nostri politici. Naturalmente le eccezioni ci sono e lo ha dimostrato Letta nella sua passeggiata di sabato, il primo giorno in cui è “tornato cittadino” e, insieme al figlio, ha fatto il giro di tutto il quartiere… tanto che poi il circolo di Testaccio ha deciso di ringraziarlo con un lenzuolo! Forse a volte è necessario davvero stendere un lenzuolo per non vedere gli orrori, la sofferenza e l’incertezza… ma quel lenzuolo alla fine non sarà mai abbastanza grande a coprire i mali del mondo che invece è necessario guardare in faccia e magari cercare di sconfiggerle con degli esempi di eccellenza di cui il nostro Paese, nonostante la crisi finanziaria e di valori, è sempre un protagonista indiscusso sulla scena internazionale a iniziare dalle medaglie di Innerhofer e della Fontana a Sochi per terminare con la conquista del Bafta della Grande Bellezza di Sorrentino a Londra. E proprio grazie a questi riconoscimenti che questa sera possiamo gridarvi con entusiasmo:

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Firenze Roma di Matteo Renzi, spopola la satira al carnevale di Viareggio

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Matteo Renzi con all’orecchio Berlusconi, accanto a lui un cartello stradale che indica la Firenze-Roma. Ma la satira del carnevale non colpisce solo il quasi neo Premier, sfilano anche i carri con Letta, Merkel, Berlusconi, Obama e Putin. Per i carristi di Viareggio quest’anno riuscire a portare l’attualità al Carnevale è stata davvero dura, il ribaltone delle ultime ore li ha costretti a lavorare a ritmi serrati per modificare i carri e ritrarre Matteo Renzi, tra le mura di Firenze pronto a guidare l’Italia da premier.

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E alla fine arriva… Hollande!

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Nella giornata di ieri, a bordo dell’air force one, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva chiamato il premier uscente Enrico Letta rinnovandogli la sua “sincera amicizia”. Oggi, dopo 24 ore, quando ormai Letta ha presentato le dimissioni e Napolitano sta ultimando le consultazioni al Colle e a poche ore dall’ufficializzazione del mandato a Matteo Renzi per costituire un nuovo governo, anche il presidente francese Hollande telefona a Enrico Letta. La telefonata di Hollande arriva anche dopo quella di José Manuel Barroso e del primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy. Secondo quanto si apprende da fonti di palazzo Chigi “il colloquio è stato molto caloroso ed amichevole”.

 

Anche Obama spiato dall’Nsa?

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Sicuramente l’Nsa, l’ormai leggendaria National Security Agency, spiava anche  alcuni membri del Congresso americano, come ha ammesso il viceministro della Giustizia, James Cole, in un’audizione alla commissione Giustizia della Camera.  E il Presidente Obama? Cole non ha risposto alla domanda. Sono state dunque messe sotto sorveglianza anche le telefonate e i dati del Presidente?

Gli hard disk con i file ricevuti da Snowden distrutti da The Guardian: il video

guardian-snowden-tuttacronacaEra il 20 luglio 2013 quando The Guardian, in accordo con il governo, distruggeva alcuni file ricevuti dalla talpa Edward Snowden, l’ex tecnico della Central Intelligence Agency che ha fatto scoppiare lo scandalo Datagate. Solo ora, tuttavia, la testata ha diffuso il video sul web. Il governo britannico non voleva sequestrarli d’autorità. I servizi segreti non potevano allo stesso tempo permettere che i dati consegnati da Snowden a The Guardian, rimanessero in custodia dei giornalisti. La distruzione fisica degli hard disk che contenevano i file è stata decisa per andare incontro sia alle necessità del governo, sia dello spionaggio britannico. Lo smantellamento ha avuto luogo davanti ad un gruppo di persone formato da autorità varie e giornalisti. Un dubbio, però, rimane: c’è la certezza che i giornalisti non abbiano prima fatto una copia dei file?

Obama diventa bianco… per uno spot!

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Cosa non si fa per lanciare un messaggio pubblicitario di successo? Siamo stati abituati a vederne di tutti i colori… e ora arriva anche Barack Obama bianco! Naturalmente il presidente americano è in ottima compagnia con  Angela Merkel che si trasforma in un uomo e l’ex presidente della Francia, Nicolas Sarkozy, che usa protesi per guadagnare centimetri in altezza. In Turchia questa pubblicità è stata studiata da un’agenzia di Istanbul per la Global Agency, società turca specializzata nella distribuzione di format e serie televisive. Il messaggio è chiaro: “Nemmeno la notizia più sconvolgente può battere i nostri indici di ascolto”… ma magari il cattivo gusto è stato battuto da tempo! Naturalmente la provocazione dello spot tv non ha lasciato indifferenti quanti hanno visto in tale messaggio un chiaro segno di razzismo o di maschilismo… le polemiche continuano!

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Per Obama, l’eroe del giorno è un pizzaiolo italoamericano

john-sorrano-tuttacronacaBarack Obama, come esempio positivo, ha scelto un italoamericano. Lui è John Soranno ed è il coproprietario della catena di pizzerie napoletane Punch Pizza a Minneapolis. Soranno è diventato l’ereo del giorno perché ha alzato a 10 dollari l’ora il salario dei propri dipendenti, proprio ciò che intende fare anche l’inquilino della Casa Bianca con il suo progetto di aumento del salario minimo. In occasione del suo discorso, il presidente Usa ha detto: “Nell’anno trascorso da quando ho chiesto al Congresso di incrementare il salario minimo cinque Stati hanno approvato leggi per aumentarlo. Molte aziende lo hanno fatto per conto loro. Nick Chute è qui, questa sera, con il suo capo John Soranno. John è il proprietario di Punch Pizza a Minneapolis, e Nick lo aiuta a impastare. Ma ora è molto più produttivo: John ha appena dato ai suoi dipendenti un aumento di stipendio, portandolo a 10 dollari l’ora. Una decisione che ha diminuito il loro stress finanziario e ha incrementato il loro morale. Questa sera io chiedo che altri imprenditori americani seguano l’esempio di John e facciano ciò che possono per incrementare lo stipendio dei loro dipendenti”.

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Il presidente Obama e il decreto per alzare il salario minimo

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Il presidente degli Usa, alla vigilia del discorso sullo stato dell’Unione, che verte sul tema del 2014 “anno dell’azione”, ha annunciato che emetterà un decreto per alzare dal prossimo anno il salario orario minimo per i nuovi contratti dei lavoratori federali a 10,10 dollari. I Repubblicani avversano tale misura. Ma Obama, sempre da anticipazioni della Casa Bianca, chiederà anche che il Congresso approvi una legge che punti allo stesso risultato anche per i contratti in corso e che indicizzi il salario orario all’inflazione. Attualmente, i dipendenti federali in America sono circa due milioni tra i quali solo una parte riceve il salario minimo attualmente fissato a 7,25 dollari. Secondo il dipartimento del lavoro, nel 2012 gli impiegati federali pagati con questo o con un salario più basso sono stati circa 16.000. E se gli americani sono d’accordo con il presidente, con il 63%, stando a un sondaggio del Wall Street Journal, favorevole a un aumento, i Repubblicani vi si oppongono sostenendo che indurrebbe  i datori di lavoro a tagliare posti. Il tema del discorso del presidente sarà proprio incentrato sulle disparità economiche tra ricchi e poveri. La Misura riguarderà solo i nuovi contratti di lavoro e non quelli già stipulati ma, qualora cambiassero alcune condizioni dell’accordo, potrebbe essere applicabile anche ai contratti in rinnovo. 

Datagate: gli 007 tenevano sotto controllo anche le app più scaricate

Angry_birds_tuttacronacaNuove informazioni arrivano sulle azioni della Nsa e dei loro colleghi britannici che, per spiare possibili obiettivi, tenevano sotto osservazione anche il videogioco Angry Birds. Simili apps, infatti, sono in grado di fornire all’intelligence informazioni contenute negli smartphone, che vanno dai codici di identificazione del telefono stesso alla sua posizione geografica in un dato momento. Edward Snowden, la talpa del Datagate, ha raccolto documenti secondo i quali già nel 2007 la Nsa e i servizi britannici erano al lavoro per stabilire come ottenere e conservare dati grazie a decine di app per smartphone. Il New York Times scrive che, da allora, le due intelligence si sono scambiate informazioni su come ottenere informazioni sui contatti o sulle agende contenute nei telefoni ottenibili, ad esempio, quando un ‘obiettivo’ usa Google Maps, o le versioni per telefonini di Facebook, Flickr, LinkedIn, Twitter e simili. Il quotidiano statunitense spiega che l’attenzione degli intercettatori per i telefonini è stata portata alla luce anche in documenti già diffusi nell’ambito del Datagate, ma queste nuove rivelazion mostrano in particolare le loro aspettative riguardo agli smartphone e alle relative app. Tale attenzione, inoltre, stando a quanto si legge in un documento britannico del 2011, ha trovato sbocco in un programma chiamato “the mobile surge”. La portata della raccolta dati non emerge però con chiarezza dai documenti, poichè, scrive il Nyt, non ci sono riferimenti espliciti che mostrino che le possibilità studiate siano poi state effettivamente utilizzate.

Der Spiegel: “La Germania aprirà procedimento penale sul presidente Usa”

Obama-Merkel-tuttacronacaE’ il settimanale tedesco Der Spiegel a scrivere che il governo tedesco starebbe pensando di avviare un procedimento giudiziario contro gli Usa, con l’accusa di aver spiato illegalmente il telefono della cancelliera Angela Merkel, come emerso dalle rivelazioni di Edward Snowden. Sempre il giornale rende noto che il ministro della Giustizia Heiko Maas avrebbe comunicato al ministro degli Esteri Frank- Walter Steinmeier, che il procuratore generale federale Harald Range, potrebbe avviare tali azioni penali. Al Wall Street Journal un portavoce del procuratore ha riferito che si sta ancora analizzando la vicenda e che “una decisione definitiva non è ancora stata presa”. Tuttavia, il tema sta sul tavolo, come conferma un altro portavoce, quello del ministero della giustizia, Anne Zimmermann, secondo cui il procuratore generale è pronto a decidere in modo “autonomo in merito all’opportunità di avviare un procedimento una volta che ha concluso il suo esame preliminare”.  Come scrive il Mattino:

Un’azione giudiziaria avrebbe del clamoroso e renderebbe ancora più difficili i già tesi rapporti diplomatici tra i due paesi dopo quanto è emerso l’anno scorso in seguito allo scoppio del datagate, e cioè che Angela Merkel, assieme a circa 35 leader mondiali sono stati monitorati dall’agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Lo stesso Obama, dopo il suo discorso in cui ha annunciato la riforma della Nsa, ha cercato di rassicurare direttamente l’opinione pubblica tedesca, promettendo che la signora Merkel non sarà piu un obiettivo dello spionaggio degli Stati Uniti, almeno sino a quando lui è presidente.  «Io vorrei che un meccanismo di sorveglianza non rovinasse il rapporto che abbiamo nè ostacolasse il tipo di comunicazione e di fiducia che esiste tra di noi. Finchè io sono il presidente degli Stati Uniti – ha assicurato Obama alla tv pubblica Zdf – il cancelliere non dovrà preoccuparsi di tutto ciò»

Gli Obama a un passo dal divorzio, colpa di un selfie?

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Non è solo gossip o rumours, ma la crisi matrimoniale degli Obama e gli effetti che immancabilmente avrà un divorzio sulla politica americana e su quella internazionale sono già ampiamente prevedibili. Non è la prima volta che la famiglia presidenziale entra nell’occhio del ciclone e si parla di divorzio, ma questa volta più di altre sembra proprio che le voci non sono più chiacchiere. Non sono più le riviste di gossip estremo ma autorevoli  quotidiani americani e internazionali. Il divorzio irrompe alla vigilia del cinquantesimo compleanno della First Lady che vede Barack Obama assente. E se in un primo momento si era dettoche questo doveva essere il regalo del presidente Obama alla moglie subito è apparso lampante che l'”assenza” non è mai un regalo! Ecco come il  National Enquirer, ricostruisce la vicenda in un articolo uscito a inizio gennaio e che oggi è di attualità più che mai con Michelle furiosa e quel “selfie” di troppo.

…una Michelle così furiosa con il marito da decidere di starsene lontana da Washington per un pò di tempo. Il motivo? Il selfie con il primo ministro danese Helle Thorning- Schmidt durante la cerimonia di commemorazione di Nelson Mandela a Soweto.

Quelle risa giogionesche del marito accanto all’affascinante capo del governo di Copenhagen, quel parlare fitto fitto, quell’evidente empatia tra Barack e Helle, immortalato da decine di  fotografi e dall’autoscatto fatto anche con il premier britannico David Cameron, non sono proprio piaciute a Michelle. Non solo perché il marito (presidente degli Usa, è bene ricordarlo) non teneva un comportamento consono all’occasione, ma anche (e forse soprattutto) perchè Barack sembrava tranquillamente flirtare con un’altra.

L’espressione molto infastidita di Michelle, catturata dai teleobiettivi dei fotografi, è stata assunta a prova di questa sua fortissima contrarietà. Confermata anche dal fatto che si sia seduta lei accanto al primo ministro danese appena il marito si è alzato per andare a tenere il discorso commemorativo di Nelson Mandela e che da lì non si sia schiodata anche quando Barack è tornato, in modo da impedire che lui e Helle potesse riprendere la loro gioiosa conversazione.

Dopo questo siparietto, Michelle non avrebbe detto nulla in pubblico al marito, ma appena rimasti soli, sarebbero volate fortissime urla. Lo ha accusato di averla umiliata di fronte al mondo e gli avrebbe preannunciato la sua decisione di rimanere alle Hawaii, ospite della star televisiva Oprah Winfrey, ben oltre la prevista data di ritorno a Washington di Barack. Secondo National Enquirer, la First Lady avrebbe consultato (un’altra volta?) un avvocato specializzato in cause di divorzio per valutare le clausole di una separazione. La Casa Bianca, interpellata, ha parlato di un regalo del marito alla moglie in occasione del cinquantesimo compleanno di Michelle: due settimane di riposo e svago, lontana dai doveri di madre e di Prima Dama dell’America. Ma, questo periodo di distanza l’uno dall’altra non ha fatto altro che alimentare i dubbi sullo stato di salute della loro unione.

Il matrimonio però sarebbe in crisi da tempo. Già all’epoca della rielezione di Obama, il gossip li ritraeva come una coppia ormai al capolinea. Come afferma Panorama:

Il ruolo da First Lady non è mai stata una vera aspirazione di questa autonoma e forte donna, restia a rimanare a Washington per otto anni, desiderosa di una vita ordinaria per le sue figlie, sofferente rispetto alle scelte personali (e alle ricadute sulla vita privata degli errori politici) del marito. Stanca di questa situazione, logorata dall’impossibilità di avere una sua vita (era un brillante avvocato), Michelle – dicevano le cronache – avrebbe deciso già allora una separazione di fatto da Barack da consumarsi sotto lo stesso tetto (della Casa Bianca) fino alla fine del secondo mandato per evitare di rovinare la presidenza e il lascito politico del marito.

Nessuno ha mai confermato questa situazione, ma per mesi le cronache rosa si sono arricchite di particolari sulle frequenti discussioni tra i due, con un’escalation di urla che attraversava le porte chiuse degli appartamenti presidenziali; di racconti di una Michelle particolarmente gelosa delle attenzioni del marito nei confronti di altre donne, come nel caso di una scenata per i sorrisi all’attrice Kerry Washington durante una serata di raccolta fondi; di un’epica litigata pochi giorni prima della disastrosa performance di Barack nel primo dibattito televisivo con Mitt Romney.

La Casa Bianca, come è ovvio, non rilascia commenti.

Ci sarà l’annuncio ufficiale o fino a fine mandato Michelle e Barack continueranno a farsi vedere in pubblico in un’immagine di famiglia perfetta, per poi voltarsi le spalle appena rientrati nelle mura della Casa Bianca?

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L’operato dell’Nsa è lecito: lo dice un giudice di New York

datagate-tuttacronacaWilliam Pauley, giudice della Corte distrettuale di Manhattan, ha stabilito che il programma di controllo delle telefonate private ad opera della Nsa sarebbe assolutamente lecito. In questo modo il giudice ha respinto il ricorso presentato dall’American Civil Liberties Union, organizzazione a difesa dei diritti civili, che ritiene non sia legale che un’agenzia federale possa sorvegliare milioni di telefonate di americani.

Babbo Natale? No, NSA! E “sta arrivando in città”…

nsa-spia-video-tuttacronacaQuest’anno si è parlato molto della NSA e del Datagate e per non scordarci neanche a Natale che siamo spiati un’organizzazione statunitense non governativa, orientata a difendere i diritti civili e le libertà individuali negli Stati Uniti, la ACLU, ha pensato di realizzare una parodia della canzone Santa Claus is coming to town. Il video è stato diffuso anche in Youtube e si vede una spia-Babbo Natale controllare tutto quanto accade: conversazioni, scambio di mail, contenuti del cellulare e via dicendo. Perchè se Santa Clause “sa quando dormi e quando sei sveglio”, anche la National Security Agency non si perde una mossa e compila la sua personale lista di buoni e cattivi…

Danni alla Casa Bianca: Sunny travolge una bimba

sunny-casa-bianca-tuttacronacaIncontenibile Sunny! In occasione delle feste natalizie, la First Lady Michelle Obama ha invitato alla Casa Bianca alcune famiglie di veterani delle forze armate Usa. In occasione della visita ha mostrato loro le decorazioni della residenza presidenziale e, ovviamente, all’evento non poteva mancare Bo, il cane della famiglia Obama, protagonista delle precedenti iniziative natalizie. Quest’anno, però, a condividere con lui la scena c’era anche la sorella minore Sunny, vera protagonista della serata: il cucciolo ha infatti steso una bambina. Nelle immagini lo sgomento della First Lady che prima ha sottratto la piccola malcapitata all’euforia del cagnolino e poi ha consolato la bimba.

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Il sandwich italiano che si mangia alla Casa Bianca

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Il lunch settimanale tra Biden, vicepresidente degli Stati Uniti e Obama è a base di sandwich comperati nella nota catena Capriotti’s, nata nel Delaware, ma di chiara origine italiana.  Così anche ieri Joe Biden si è fermato a comprare i  sandwich da portare alla Casa Bianca, ma si è trovato a corto di dollari.  Allora si è rivolto a uno degli assistenti, Francis Person, e gli ha chiesto: “Hei Fran, non hai mica dieci dollari?”

Il manager del negozio si è subito affrettato a offrire uno dei sandwich gratis. Ma Biden è stato irremovibile. Ricordando che da decenni andava proprio da Capriotti, a Wilmington, a comprarsi un panino prima di salire sul treno per Washington, ha risposto ridendo: “No, no. Da 40 anni vado da Capriotti alla Union Station, e ho sempre pagato. Pago anche oggi”.

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Biden in America è noto per non essere ricco. Anzi, fra i politici di Washington è uno dei meno ricchi. E la sua storia di “pendolare” della politica è ben nota: dopo la morte della prima moglie, Neilia (uccisa con la figlioletta Naomi in un incidente automobilistico nel 1992) rimasto solo con due bambini, andava a Washington la mattina e tornava tutte le sere a casa per mettere i figli a letto. E si portava un sandwich da mangiare mentre lavorava al Congresso.

Non è la prima volta che vediamo il vicepresidente comprare un panino vicino alla Casa Bianca. Lo scorso 4 ottobre, nel mezzo della chiusura degli uffici federali e della lotta con i rivali repubblicani sul tema del bilancio, sia lui che Obama uscirono dalla Casa Bianca in maniche di camicia per andare a comprarsi il lunch.

Datagate: neanche le prenotazioni alberghiere sono al sicuro dagli 007

datagate-tuttacronaca“Royal Concierge”. Si chiama così il programma usato dai servizi segreti britannici per tenere sotto controllo i sistemi di prenotazione online di oltre 350 alberghi in tutto il mondo. Si tratta di hotel che, solitamente, vengono scelti da diplomatici o rappresentanti del governo. A rivelare questa pratica di controllo è stata la talpa della Nsa. Tramite tale programma, secondo quanto riferito dal settimanale tedesco “Der Spiegel”, riesceno ad ottenere email, numeri di telefono riservati o altri dati di rappresentanti di Paesi stranieri.

L’incredibile storia di Miles da malato a eroe

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L’incredibile storia di Miles Scott che a soli 5 anni ha dovuto lottare contro la leucemia e ora che la malattia sembra regredire di giorno in giorno e la famiglia è uscita fuori dall’incubo, il bambino ha potuto realizzare il suo sogno e l’intera San Francisco si è mobilitata affinché ciò si realizzasse: Miles è diventato Batman per un giorno. grazie alla mobilitazione di Make a Wish Fondaution, il bimbo si è trovato catapultato all’interno del mondo del suo supereroe e mentre andava a comprare un vestito da Batman è scattata la sorpresa. Il primo annuncio lo ha dato la polizia locale che ha lanciato la richiesta a “Batkid” e Miles ha dovuto salvare una “damigella in pericolo”, poi di corsa nella Batmobile, per sventare una rapina e confrontarsi con il nemico storico di Batman: L’Enigmista. Di missione in missione fino al ringraziamento da parte del Sindaco che gli ha consegnato le chiavi della città. Per ultimo un video spedito dalla casa Bianca con protagonista il presidente Barack Obama che si è rivolto direttamente al bambino: “Così si fa Miles, hai salvato Gotham City”.

L’ambasciare americano: mai spiati gli spagnoli

datagate-spagna-tuttacronacaIn seguito alla pubblicazione di alcuni articoli in cui si affermava che l’Nsa, la National Security Agency americana, aveva intercettato milioni di telefonate in Spagna, era scattata una convocazione per l’ambasciatore americano, James Costos, che si è incontrato con il ministro degli Esteri spagnolo, Josè Manuel Garcia-Margallo. L’ambasciatore ha assicurato che i servizi segreti degli Stati Uniti non hanno mai spiato i cittadini del Paese iberico.

Famiglie a confronto: De Blasio e Obama

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L’America che cambia volto e l’inevitabile confronto tra De Blasio e Obama. Due uomini, due famiglie, due volti degli Usa a una svolta decisiva. Chi pensa che si possa seguitare a fare una politica “vecchio stampo democratico” si sbaglia, perché gli americani hanno bisogno di una rivoluzione e si affidano a quei protagonisti che sono sospesi tra due culture per poter dare l’impulso giusto a una nazione che forse, per la priva volta nella sua storia, si sente vecchia, stagnante e disillusa di quel sogno che si è infranto, sgretolato come le due Torri Gemelle. Per un Obama che ultimamente è stato travolto dalla crisi siriana e poi dal Datagate, ora arriva Di Blasio. Entrambi al confine, entrambi tra il nero e il bianco, entrambi con due famiglie forti alle spalle. Da una parte Michelle Obama, dall’altra Dante Di Blasio, il figlio che a chiare lettere ha detto al padre che lui non vuole lasciare il suo quartiere d’infanzia. Lui a Manhattan non ci vuole andare, lui, figlio italiano di colore, è attaccato alla sua terra di Park Slope. Cosa vuole l’America? Vuole meno differenze sociali, tramontato il mito del self made man ora si vogliono più ammortizzatori sociali, maggior garanzie per la sanità, un piano che faccia diminuire gli affitti della Grande Mela e consenta a tutti di avere un tetto sulla testa. Si vogliono scuole pubbliche che siano allo stesso livello di quelle private, che non solo i figli dei soliti noti possano ambire a ruoli da protagonisti, ma anche i figli degli immigrati, anche chi nella sua vita ha fatto scelte radicali, chi non ha paura di avere una moglie con un passato omosessuale e figli che rivendicano le proprie origini afro, possa sedere sulla sedia di primo cittadino… Perché questo è il nuovo volto di New York, il melting pot che diventa cultura, il confine che non esiste e il mix che diventa la tendenza dominante… la nuova New York, riparte da Brooklyn, ma anche dai locali di Harlem, dagli skaters che attraversano il Bronx, dai teatri off Broadway e da quei murales abbattuti a 5Ptz.

Hakimullah Mehsud: capo talebano ucciso in Pakistan dai droni USA

talebani-drone-tuttacronacaSono stati i funzionari dell’intelligence del Pakistan a rendere nota la morte del leader dei talebani pakistani durante un sospetto attacco drone da parte degli Stati Uniti avvenuto nel Paese. Sempre secondo gli stessi funzionari, gli agenti inviati sul luogo dell’attacco nel Nord Waziristan avrebbero confermato la morte del leader, Hakimullah Mehsud. Nel corso dell’attacco, anche altri quattro sospetti militanti hanno perso la vita. Nè Cia nè Casa Bianca hanno commentato, mentre un alto ufficiale dell’intelligence degli Stati Uniti ha confermato l’attacco, affermando che gli Usa hanno ricevuto la conferma della morte dell’uomo. Una conferma arriva anche da due alti comandanti talebani, che hanno dichiarato di essersi recati nella zona dell’attacco, dove hanno visto i resti del corpo del comandante militante. Almeno quattro missili avrebbero colpito subito dopo che il veicolo che Mehsud stava guidando era entrato nel compound.

Parla il capo della NSA: “spiamo perchè ci viene richiesto”

datagate__tuttacronacaKeith Alexander, capo della National security agency, intervenuto a un evento a Baltimora in relazione alla bufera sulle intercettazioni statunitensi ha detto che l’agenzia di intelligence americana ha raccolto informazioni sui leader mondiali su richiesta dei responsabili politici. Ha così respinto le accuse di portare avanti programmi al di fuori del controllo dell’amministrazione, tesi invece sostenuta dal segretario di Stato, John Kerry. Alexander ha puntato il dito in particolare sul personale diplomatico. “Ci piacerebbe smettere con i nostri programmi di intelligence. Ma se lo facessimo la nostra paura è che si creerebbe un vuoto, che potrebbe provocare un altro 11 settembre. E così non avremmo fatto il nostro dovere”. Ha quindi sottolineato che ”Non solo le agenzie di intelligence ad avanzare le richieste ma i responsabili della politica, tra cui gli ambasciatori”. Nel frattempo John Kerry, intervenendo in videoconferenza da Londra, ha parlato di una intelligence “col pilota automatico”, andata oltre nei suoi compiti. ”La Nsa – ha insistito Alexander – ha raccolto le informazioni quando gli è stato chiesto da funzionari politici di scoprire le intenzioni delle leadership dei Paesi stranieri. E se tu vuoi conoscere queste intenzioni, questo è quello che devi fare”.

Tutta la verità? Snowden pronto a testimoniare in Germania

datagate-snowden-tuttacronacaSi è recato a Mosca, per incontrare la talpa del Datagate Edward Snowden, il deputato tedesco dei Verdi Hans-Christian Stroebele, dal quale aveva ricevuto una lettera indirizzata al governo e alla procura federale di Berlino. Nella giornata odierna, il politico svelerà i dettagli dell’incontro e si pensa possano esserci rivelazioni per quello che riguarda l’intercettazione del cellulare della cancelliera Merkel da parte dell’Nsa. Stando a quanto riferito alla tv da Stroeble, Snowden avrebbe intenzione di aiutare gli investigatori tedeschi: “Ha fatto capire chiaramente che lui sa molte cose e che finché la National Security Agency bloccherà le indagini, lui è pronto a venire in Germania per fornire la sua testimonianza, anche se bisogna verificarne le condizioni”. Attualmente, la Talpa è infatti ricercata dagli Usa. Bisognerà attendere il 18 novembre per vedere il parlamento tedesco riunito per discutere delle intercettazioni. Da parte dei Verdi e della sinistra della Linke sono giunte richieste per indagini approfondite, basandosi anche sulla testimonianza di Snowden.

Datagate: chi spia chi?

datagate__tuttacronacaMentre il presidente americano Barack Obama, nel tentativo di porre un freno allo scandalo del Datagate, ha chiesto venga ridotto lo spionaggio ai danni delle Nazioni Unite, ordinando alla Nsa anche di limitare le intercettazioni nella sede Onu a New York, ieri nel corso di un’audizione al Congresso un alto responsabile dello spionaggio Usa ha detto: “Anche i nostri alleati europei spiano i leader e i servizi d’intelligence americani”. James Clapper, capo della  National Intelligence ha poi aggiunto: “Quando sento parlare dell’attività di sorveglianza sugli alleati mi ricorda quella scena di Casablanca, quando il Commissario chiude il locale di Bogart, dicendo ‘qui si gioca illegalmente’, e nel frattempo si mette i soldi in tasca”. Per questo motivo, considerato che tutti ne erano a conoscenza, Clapper ha insistito che ogni raccolta dati è stata perfettamente “legale”. Per quel che riguarda l’Italia, dove si parla di 46 milioni di intercettazioni, il capo della Nsa, Keith Alexander, aveva in precedenza spiegato: “Non abbiamo raccolto noi le informazioni sui cittadini europei ma questi dati erano forniti dai nostri partner europei”. Fonti dei servizi italiani, al riguardo, hanno precisato che l’intelligence italiana non ha mai scambiato dati relativi a cittadini italiani con gli 007 americani.

Il twitter di Gasparri che fa rischiare l’incidente diplomatico

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Via Twitter Maurizio Gasparri scrive a Barack Obama: “Go home” e poi aggiunge: “Obama ha spiato il mondo, se lo avesse fatto George W. Bush tutti direbbero: dimissioni”. Gasparri conclude: “Negli Usa gridano a @BarackObama : yes we scan . Spia il mondo. Vergogna”.

Uragano Sandy: un anno dopo, gli esperti lanciano l’allarme ambientale

hurricane-sandy-tuttacronacaUn anno fa l’uragano Sandy devastava le zone costiere di New York e del New Jersey lasciando dietro di sè danni per oltre 50 miliardi di dollari. New York si è rimboccata le maniche e si è rialzata, ma ora gli esperti lanciano un nuovo allarme: sempre più episodi del genere avranno luogo, questo a causa del riscaldamento climatico. Sempre secondo quanto riportano gli esperti, i fattori ambientali che hanno contribuito al verificarsi della terribile tempesta sono stati tre: l’aumento del livello del mare, il riscaldamento delle temperature oceaniche e lo scioglimento dei ghiacci.

Già lo scorso agosto i ricercatori di “Climate Central” avvisavano che Sandy era stato solo il campanello d’allarme di un cambiamento climatico che nessuno vuole accettare. All’epoca, come spiegava AmericaOggi:

Gli scenziati si sono riuniti per capire i pericoli dei cambiamenti climatici e le misure da prendere per proteggere la popolazione. Le grandi città lungo la costa atlantica, da Miami a Boston, sono ad alto rischio e c’è seriamente il pericolo infatti di essere davvero ricoperte dalle acque, a causa dell’innalzamento del livello del mare provocato dalle emissioni di gas serra. Metropoli come New York, ma anche Boston e Miami, sono tra le oltre 1.400 località che potrebbero essere parzialmente invase dalle acque entro la fine del secolo. Secondo gli scienziati inoltre, per 316 città e comuni costieri le emissioni nocive precedenti hanno già provocato un innalzamento sufficiente a sommergerle. Tra le zone più a rischio ci sono innanzitutto la Florida, considerata lo Stato più vulnerabile, e ancora la Louisiana, New Jersey e Nord Carolina. Ma anche città come New York e Boston, dove entro il 2100 il 25% della popolazione vivrà sotto il livello del mare. Brooklyn, Staten Island, Queens, la contea di Nassau e Suffolk, oltre alle contee di Hudson, e Ocean in New Jersey. Gli scienziati sottolineano che il livello delle acque in media cresce dimezzo pollice all’anno, un fenomeno definito ‘’invisibile’‘, perchè non percepito ad occhio nudo, destinato ad accelerare nel corso del secolo. La domanda a cui gli esperti non sono riusciti a rispondere è “quando” esattamente tali disastrosi scenari potrebbero verificarsi. ‘’È una sorta di minaccia invisibile’‘, spiega Benjamin Strauss, uno degli autori dello studio. Inoltre, l’anidride carbonica rimane nell’atmosfera per secoli, perfino millenni, con due conseguenze che causano tale innalzamento: temperature più elevate e perdita di strati di ghiaccio in Groenlandia e in Antartide. Stando a tali fosche previsioni, disastri come quelli provocati dall’uragano Sandy lo scorso ottobre rappresentano un presagio di ciò che avverrà in futuro. Certo, scene come quelle di ‘The Day After Tomorrow’, con la Statua della Libertà sommersa dal mare e dal ghiaccio e il pianeta piombato in una nuova Era Glaciale, rimarranno solo finzioni cinematografiche. Ma se non si ridurranno in maniera massiccia le emissioni, servendosi inoltre di nuove tecnologie per eliminare l’anidride carbonica dall’atmosfera, il mondo nei prossimi secoli dovrà fare i conti con uno scenario apocalittico. Ossia, secondo Strauss, l’allagamento o la distruzione della maggior parte delle città costiere del mondo.

Datagate: la Nsa pone fine al monitoraggio dei leader Ue

datagate-nsa-tuttacronacaE’ il Wall Street Journal a riportare la notizia che, secondo alcune fonti, la Nsa, National Security Agency, ha messo fine al programma usato per “spiare” 35 leader mondiali, fra i quali la cancelliera Angela Merkel. Sempre secondo il quotidiano, la fine del programma è stata decisa dopo che un esame avviato l’estate scorsa ha rivelato alla Casa Bianca l’esistenza delle attività. Le spie americane, quindi, avrebbero monitorato i leader mondiale per cinque anni senza che Obama sapesse nulla. Nel frattempo, era stato il sito Cryptome, considerato l’antenato di Wikileaks, a lasciar trapelare che in un mese, dal 10 dicembre 2012 al 13 gennaio 2013, l’agenzia avrebbe “spiato” 124,8 miliardi di telefonate nel mondo, di cui 46 milioni in Italia. Secondo quanto riporta, in Germania sono state intercettate 361 milioni di telefonate, in Spagna 62 milioni e ancora in Francia 70,2 milioni. I più intercettati sono comunque Pakistan e Afghanistan, con rispettivamente 12,76 e 21,98 miliardi di telefonate. Poco chiari, invece, i numeri riguardanti gli Stati Uniti: sembrerebbe trattarsi di 3 miliardi di telefonate. Il quotidiano spagnolo El Mundo, che ha raggiunto un accordo con il giornalista Glenn Greenwald, per i documenti di Snowden che riguardano la Spagna riporta dati in linea con questi. A Washington intanto è arrivata una delegazione formata da nove componenti del Parlamento europeo, giunta negli Stati Uniti per chiedere spiegazioni alle autorità Usa circa i presunti abusi della loro intelligence. La missione era stata programmata da tempo, tuttavia in queste ore ha assunto un particolare significato politico. Il capo della Nsa, Keith Alexander si è rifiutato di incontrarli.

Obama, sapeva eccome!

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Secondo la Bild am Sontag, che citerebbe fonti dei servizi Usa, Barack Obama sapeva fin dal 2010 che la Nsa stava ascoltando le telefonate della cancelliera tedesca Angela Merkel. Il giornale, basandosi sulle fonti citate, afferma che  Keith Alexander, capo della National Security,

aveva informato il presidente dell’operazione di ascolto delle comunicazioni di Angela Merkel nel 2010. Documenti della Nsa pubblicati sabato dallo Spiegel indicavano che la cancelliera sarebbe stata spiata sin dal 2002 e fino a metà 2013. “Obama non ha messo fine a questa operazione e ha anzi lasciato che proseguisse”, ha indicato un alto responsabile della Nsa al quotidiano.

Ieri il Frankfurter Allgemeine scriveva – senza però citare fonti – che Obama avrebbe detto alla Merkel, di non essere stato informato dell’operazione di spionaggio, aggiungendo che, se lo avesse saputo, l’avrebbe immediatamente bloccata.

 

All’insaputa di Obama: non sapeva che la Merkel era spiata!

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All’insaputa dell’uomo più importante del mondo! Può essere assurdo eppure Barack Obama ignorava che la cancelliera Angela Merkel era intercettata dai servizi Usa. Secondo Der Spiegel, Obama avrebbe dato questa versione alla Merkel dicendo che se avesse saputo avrebbe immediatamente dato l’ordine di interrompere l’operazione. Sempre secondo il settimanale i contatti recenti tra Usa e Germania non avrebbero escluso che la cancelliera sarebbe stata intercettata in un recente passato.

inoltre sarebbe emersa la notizia che nel 2010 gli Usa possedevano circa 80 centri di spionaggio in Europa, di cui uno a Roma. Le informazioni del Der Spiegel deriverebbero da alcuni documenti di Edward Snowden. Secondo tali documenti la cancelliera tedesca Angela Merkel fu spiata dalla Nsa dal 2002 e fino a poco prima del suo incontro con il presidente Usa Barack Obama nel giugno scorso. Lo spionaggio sarebbe avvenuto dall’ambasciata americana a Berlino, sulla Pariser Platz. Per Spiegel, il suo nome (indicato come ‘GE Cancelliera Merkel’) compare in una lista di obiettivi del Dipartimento S2C32 ‘Ufficio Unione Europea’ lista ancora valida poco prima della visita di Obama in Germania nel giugno 2013.

KO per il sito dell’Nsa: black-out rivendicato da Anonymous

nsa-anonymous-tuttacronacaBlack-out venerdì per il sito della Nsa, la National Security Agency, con gli hacker di Anonymous che hanno rivendicato il gesto anche se a stretto giro di posta è giunta la replica dell’agenzia di intelligence Usa secondo la quale si è trattato di “un errore tecnico”. Vanee Vines, portavoce dell’Nsa, ha confemato dopo alcune ore la presenza di problemi spiegando che erano in corso verifiche: “Ci stiamo lavorando”, si è limitata ad affermare. Allo stesso tempo, altre fonti hanno fatto sapere che non c’erano indicazioni di un’intrusione di pirati informatici né tanto meno di una sottrazione di dati. Ma nel frattempo su Twitter hanno fatto la loro apparizione cinguettii da account riconducibili ad Anonymous, più o meno attendibili, che lasciavano intuire che si fosse trattato di una loro azione di rappresaglia per l’attività di sorveglianza elettronica globale condotta dalla Nsa. La tecnica utilizzata per compiere tale azione sarebbe il “disributed denial of service”(DDoS), un sovraccarico di traffico, di contatti convogliati dai pirati informatici per mandare in tilt i siti presi di mira. Tutto negato dall’agenzia che in una nota ha scritto: “Nsa.gov è rimasto inaccessibile questa sera per diverse ore a causa di un errore interno verificatosi durante una programmata operazione di aggiornamento. Le affermazioni secondo cui l’interruzione è stata causata da un attacco “disributed denial of service”(DDoS) non sono vere”.

Ancora Datagate: la Nsa spiava le conversazioni di 35 leader mondiali!

datagate-tuttacronacaRivelazione shock quella fatta dal Guardian che ha pubblicato un memo riservato dall’archivio di Edward Snowden. Stando a quanto scritto dalla “talpa” e reso noto dal quotidiano, la Nsa ha spiato le conversazioni telefoniche di 35 leader politici e militari mondiali dopo aver “incoraggiato i funzionari di altre istituzioni Usa, come la Casa Bianca, il dipartimento di Stato e il Pentagono, a condividere i numeri delle utenze telefoniche” da intercettare. Resta la domanda di chi siano i 35 leader di cui si parla, visto che il documento non li cita.

“Bella presa”… Presidente!

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Una ragazza, Karmel Allison, in stato interessante che stava sul palco, nel giardino delle rose alla Casa Bianca, proprio accanto al Presidente Obama che parlava della sua riforma sanitaria, cioè l’Obamacare, ha quasi perso i sensi. Il Presidente si è accorto di quanto stava accadendo alle sue spalle e ha prontamente sorretto la ragazza. Vedendo che la giovane si stava riprendendo ha poi esclamato ‘‘Questo capita quando parlo troppo…” e poi ancora giocando sull’ironia ha commentato  ”Comunque bella presa…”. La Allison poi è stata in grado di lasciare il palco sulle sue gambe con l’aiuto di una persona dello staff presidenziale.

 

La Nsa ascoltava le telefonate dei francesi: il nuovo capitolo del Datagate

intercettazioni-francia-tuttacronacaLe comunicazioni telefoniche dei cittadini francesi intercettate dalla Nsa, National Security Agency. La notizia arriva dal quotidiano d’Oltralpe Le Monde, in un articolo che presenta la doppia firma del francese Jacques Follorou e di Glenn Greenwald, l’ex columnist del Guardian che per primo ha pubblicato le rivelazioni di Edward Snowden. E proprio dell’ex consulente dell’intelligence Usa sono i documenti citati nel pezzo che spiega come in un periodo di 30 giorni, dal 10 dicembre 2012 all’8 gennaio 2013, sono stati effettuati 70,3 milioni di registrazioni di telefonate francesi. Non solo, rende anche noto che la Nsa dispone di differenti modi per raccogliere i dati. Ad esempio, quando alcuni numeri telefonici vengono utilizzati in Francia, attivano un segnale che fa scattare automaticamente la registrazione delle conversazioni. Questi controlli recuperano ugualmente gli sms e il loro contenuto in funzione di parole-chiave. Infine, sistematicamente, la Nsa conserva il tabulato storico delle connessioni di ciascun ‘bersaglio’ nel suo mirino. Si legge nell’articolo: “Il futuro spiegherà forse, un giorno, perché Parigi è rimasta così discreta, rispetto a Berlino o Rio, dopo le rivelazioni sui programmi di spionaggio elettronico americano nel mondo. Perché la Francia è stata altrettanto coinvolta e dispone oggi di prove tangibili del fatto che i suoi interessi sono quotidianamente presi di mira”. I documenti in possesso del quotidiano francese “forniscono sufficienti spiegazioni da far pensare che gli obiettivi della Nsa riguardano sia persone sospettate di legami con il terrorismo che individui presi di mira per la loro semplice appartenenza al mondo degli affari, della politica o dell’amministrazione francese”. Il ministro degli Interni francese, Manuel Valls, ha commentato a Europe 1 le rivelazioni spiegando che quello che si è appreso è “scioccante” e “richiederà delle spiegazioni”. E ha sottolineato: “Con le nuove tecnologie della comunicazione servono regole, questo riguarda tutti i paesi. Se un paese amico, un alleato, spia la Francia o spia altri paesi europei, è del tutto inaccettabile”.

Elogi nella crisi: Obama e Letta, vittorie personali sulle macerie dei Paesi

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Ieri il confronto, oggi la riflessione. Obama e Letta si sono ricoperti di elogi e si stima reciproca, la loro “complicità” è emersa anche durante l’incontro con la stampa. D’altra parte sono due premier che hanno appena superato due grandi ostacoli nei loro rispettivi Paesi. Lo shutdown negli Usa e la crisi politica italiana. Nel primo caso a cedere sono stati i Repubblicani che hanno abbassato la testa per non far cadere il default come una mannaia sulla testa di milioni di americani, dall’altra Berlusconi che ha dato la fiducia al Governo Letta in una giornata storica in cui davvero il mondo si è fermato a osservare ciò che accadeva nel nostro Parlamento e del triplo salto mortale di cui si è reso protagonista il Cavaliere.

Ma se questi sono i dati positivi purtroppo la situazione non è rosea e c’è un parallelismo anche negli aspetti negativi che ancora attanagliano Usa e Italia. Mai stelle e strisce sono state così vicine al tricolore. Entrambe soffrono la Cina e la crescita impressionante che sta facendo volare l’Oriente a scapito di un Occidente stretto nella fase della stagnazione, costretto a fare i conti sulla disoccupazione e che spera in una ripresa che invece sembra allontanarsi sempre più. Intanto è notizia di questa mattina che la Cina nell’ultimo trimestre (il terzo) ha fatto registrare un Pil a +7,8 ancora superiore a quel dato di aprile-giugno che aveva lasciato il mondo a bocca aperta con quel +7,5. Valori irraggiungibili se si pensa che in Italia ci si auspica solo di poter mettere un segno + e uscire da quel Pil negativo che continua a frenare l’economia nel nostro Paese. Ha ancora senso parlare in questo panorama di una ripresa economica? Sicuramente serve rialzare le sorti dell’Italia, ma è troppo triste leggere una legge di Stabilità che impone l’Iva sui funerali, sui quotidiani e sulla benzina per cercare di trovare le risorse per tagliare il meno possibile i servizi ai cittadini. E’ triste vedere Fassina pronto a dimettersi dopo essere stato estromesso dai lavori preliminari per la legge di Stabilità, Monti che entra nel gruppo misto e Scelta Civica si spezza. E’ troppo doloroso ancora aprire la tv e dover assistere all’ennesimo presunto scandalo del Cavaliere. Fa male quella decandenza che slitta e ci fa apparire come il “popolo della barzeletta” agli occhi dell’Europa che invece è capace di emarginare i leader che “sbagliano”. Ma se l’Italia non festeggia, l’America si trova a fronteggiare la spaccatura repubblicana, come se la destra fosse entrata in crisi nello stesso periodo. L’economia che impazzisce e i valori dei conservatori che vacillano. Una disgregazione che colpisce il Pdl, ma anche Grand Old Party. Ecco perché quei sorrisi, quegli scambi di complimenti, quella pacatezza sui volti di Obama e Letta sembra essere una forzatura… alle loro spalle ci sono i giovani disoccupati, due servizi sanitari che stanno soffrendo (anche se per motivi diversi), la scuola che si sgretola, l’industria in crisi e le famiglie (statunitensi e italiane) che non riescono sempre a far fronte ai mutui.

Complimenti quindi… ma anche buona crisi a tutti!

Quel default che non ci sarà!

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Il 17 ottobre è vicino, ma il rischio di default sembra scongiurato, anche se continua il braccio di ferro tra democratici e repubblicani. Stop, tensioni, tattiche, ma soprattutto un’altalena che sta mettendo a dura prova i cittadini statunitensi che vedono i posti di lavoro a rischio e l’assicurazione sanitaria in aumento.  Al Senato il leader democratico Harry Reid e quello repubblicano Mitch McConnell hanno ripreso le trattative. C’è un certo ottimismo sulle possibilità di raggiungere un accordo. “Alla luce degli eventi” delle ultime ore, i due leader “hanno deciso di lavorare a una soluzione per riaprire le attività federali e prevenire il default. Sono ottimisti sul fatto che un’intesa possa essere raggiunta”. E stando alle indiscrezioni, la svolta potrebbe essere imminente.

Quel default non ci sarà!

Ma se questa crisi americana fosse successa in Europa? Se fosse stata in Italia? Quel default molto probabilmente sarebbe già scattato da tempo.

I repubblicani aprono la porta ad Obama: gli Usa di nuovo in marcia?

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Corsa contro il tempo per gli Usa di evitare la “bomba atomica del default”. Secondo il Tesoro, infatti, il 17 ottobre gli Usa raggiungeranno il tetto imposto per legge all’indebitamento (16.700 miliardi di dollari) e non saranno più in grado di rispettare i propri impegni finanziari. I Repubblicani hanno però formalizzato a Barack Obama la richiesta di innalzare il tetto del debito in modo temporaneo, per sei settimane. In tal caso, la data fatidica slitterebbe al 22 novembre.

E’ solo una soluzione tampone, che non risolverebbe certo i problemi del Tesoro, ma rimanderebbe il problema.

Donna con bimba in auto sfonda le barriere della Casa Bianca. Uccisa

 

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Una donna ieri ha tentato di sfondare in macchina una delle barriere di protezione della Casa Bianca. A bordo dell’auto, un’Infiniti nera, c’era anche una bimba di 18 mesi. La sua corsa folle ad alta velocità è avvenuta lungo Constitution Avenue, verso Capitol Hill. Qui ha ignorato ogni esortazione a fermarsi. E dopo aver sfondato un posto di blocco, ferendo un agente, è stata freddata dai colpi della polizia. La tragedia è stata frutto della follia di un’igienista dentale afroamericana di 34 anni, Miriam Carey,  di Stanford, in Connecticut, con gravi problemi mentali.

L’America è rimasta con il fiato sospeso e con lo spettro del terrorismo anche se immediatamente fonti dell’intelligence avevano escluso la pista terroristica. La mente è andata immediatamente alla strage nella base della Marina americana del 16 settembre dove persero la vita 12 persone.

Subito si era diffusa la notizia di un killer che stava sparando sulle forze dell’ordine, ma poi è stata sconfessata. Sono stati solo i poliziotti ad aprire il fuoco contro la donna uccidendola. La bambina miracolosamente è rimasta incolume.

 

 

Spari intorno al Campidoglio di Washington

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Alcuni spari si sono uditi intorno al Campidoglio di Washington. Chiuso il Congresso. Alcune persone sono state ferite tra cui un poliziotto.  Le persone che si trovavano fuori dalla Corte suprema, dall’altra parte della strada rispetto al Congresso, sono state spinte dalle autorità a entrare nell’edificio della Corte. A dare notizia dei colpi di arma da fuoco e del ferimento dell’agente è stata la polizia di Capitol Hill. La polizia ha chiuso l’intera zona al traffico. 

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La polizia di Washington ha reso noto di aver in corso una operazione che riguarda un “tiratore attivo”, un killer che ha esploso alcuni colpi di arma da fuoco.  Secondo fonti della stampa alcuni agenti stavano inseguendo un’auto nera e sono riusciti a bloccarla nei pressi di Capitol Hill e a quel punto sarebbe nata una sparatoria. La persona che ha sparato è stata poi arrestata.

Sicurezza… sentimentale? Alla Nsa c’era anche chi intercettava mogli e fidanzate

nsa-datagate-fidanzate-moglie-tuttacronacaGoverni stranieri, rappresentanze diplomatiche, colossi industriali e presunti terroristi. Erano loro gli obiettivi delle intercettazioni degli agenti della Nsa, National Security Agency, al centro dello scandalo Datagate. Ma non solo. Nel mirino dell’ispettore generale dell’agenzia di intelligence, George Ellard, sono finite anche una decina di spie che ascoltavano anche le comunicazioni di consorti e fidanzate in odore d’infedeltà. Lo stesso Ellard ha rivelato di un caso in cui un agente della Nsa aveva ascoltato le telefonate di nove donne straniere “senza che ci fosse una valida ragione di intelligence”. Nel 2011, invece, un altro aveva confessato che “era sua abitudine” ascoltare numeri telefonici stranieri “ottenuti in situazioni sociali” per assicurare che non stava parlando con “personaggi dalla dubbia vita”. I due, prima che fossero prese misure disciplinari, si sono dimessi. Un terzo agente aveva invece ascoltato “per pura curiosità” le chiamate della fidanzata: quando l’agenzia gliel’ha impedito, ha recuperato tutto le indicazioni di quando le telefonate erano state fatte, a quale numero e quanto erano durate. Ma c’è stato anche chi, nel 2005, temendo che la fidanzata lo tradisse, ha ascoltato per un mese le telefonate della donna al fine di scoprire se si era messa “con funzionari stranieri o avesse fatto qualcosa che avrebbe potuto metterlo nei guai”. Anthony Romero, dell’associazione libertaria American Civil Liberties Union, ha detto: “E’ la punta dell’iceberg. La cosa chiara è che questi abusi non avevano nulla a che fare con il terrorismo”. E ancora: “Sono individui che ficcano il naso nella vita di gente che sta loro vicina”. Non si placano qundi le polemiche dopo le rivelazioni di Edward Snowden mentre negli ultimi giorni è emerso anche il fatto che per la Nsa spiare i contatti all’estero di personaggi insospettabili e anche famosi non è una novità. Come emerge da dei documenti portati alla luce dalla George Washington University, negli anni della Guerra Fredda tra i bersagli ci furono anche i leader dei diritti civili Martin Luther King e Whitney Young, il pugile Muhammad Ali, l’umorista del Washington Post Art Buchwald nonchè senatori democratici e repubblicani.

Storica telefonata Usa-Iran: Rohani tra plauso e proteste

Hassan-Rohani-tuttacronacaRisale a due giorni fa la storica telefonata tra i presidenti Barack Obama e Hassan Rouhani. Un evento, visto che i rapporti tra Usa e Iran erano bloccati dal 1979. Nel corso del colloquio i due hanno auspicato di trovare insieme soluzioni sul nucleare. Ora che il presidente iraniano, che si trovava a New York dove ha preso parte all’assemblea generale dell’Onu, è rientrato in patria si è trovato a dover fronteggiare un’opinione pubblica spaccata a metà: i moderati hanno salutato il loro presidente al grido “No alla guerra, sì alla pace”, ma c’è ancora un ampio fronte contrario ad aperture con quello che viene tuttora considerato il nemico numero uno.

La storica telefonata: lo squillo tra Usa e Iran arriva dopo 34 anni!

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Barack Obama ha telefonato a Hassan Rouhani. Una telefonata storica. I rapporti tra Usa e Iran erano bloccati dal 1979. Nella telefonata poi i due hanno auspicato di trovare insieme soluzioni sul nucleare. Dopo la telefonata è arrivato il Twitter di Hassan Rouhani che ringraziava il suo omologo statunitense e mostrava la sua gratitudine per “l’ospitalità e per la telefonata”.

https://twitter.com/HassanRouhani/status/383677581586755585

Obama scherzando si è anche scusato con Rouhani per il traffico di New York, infatti il premier iraniano si trovava nella città americana per partecipare all’incontro all’Onu sul nucleare.

Obama ha confermato il colloquio: “Quella con il presidente iraniano Hasan Rohani è stata la prima comunicazione tra i nostri due Paesi dal 1979: è indicazione che stiamo andando verso il superamento delle difficoltà affrontate nel corso della storia. Credo ci siano le basi per una soluzione” della questione del nucleare.

 

Le paure del presidente Obama… Michelle!

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Non gli avrebbe messo paura compiere un attacco militare in Siria, ma il presidente Obama entra nel panico con la moglie. A microfoni aperti a “sua insaputa”  ha ammesso di aver smesso di fumare per paura della moglie. Se gli equilibri mondiali sono difficili da decifrare in questo moemnto storico di forti cambiamenti, sembrano invece essere cristallini quelli all’interno della Casa Bianca dopo la dichiarazione del Presidente Obama.

11 settembre: Cile e Usa legati a una data.

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Una data che ha segnato profondamente due nazioni. Era il 2001 quando si rimaneva attoniti davanti agli schermi televisivi a vedere l’attacco alle Torri Gemelle. Poi fiumi d’inchiostro sono stati scritti, immagini di dolore sono entrate nell’immaginario collettivo e ogni anno si è celebrato il giorno che ha cambiato gli equilibri del mondo e ha messo in ginocchio gli Usa. Quella potenza invalicabile era stata annientata dagli aerei di linea utilizzati come strumenti di morte dagli attentatori islamici. New York che si sbriciolava, la Big Apple che morsa al cuore da un parassita capace di radere al suolo i simboli della potenza economica statunitense, mentre il mondo s’interrogava su cosa sarebbe accaduto e vacillava intorno a quello sradicamento a cui stava assistendo. A distanza di 12 anni tutto quello che si poteva dire si è detto, ogni analisi è stata fatta, ma per il mondo occidentale quella ferita resta aperta. Per quelle generazioni cresciute tra fast food, film americani e il sogno del self made man quell’11 settembre continua a essere vissuto come una data in cui si è rimasti orfani. Si è capito improvvisamente che gli Usa erano vulnerabili anche loro, che l’eroe aveva un lato debole, una fragilità profonda per non essersi accorto che dall’altra parte del mondo c’era chi odiava McDonald’s e non tifava per i Giants. L’ignorare le altre culture e l’egocentrismo nazionale aveva portato gli Usa a non farsi domande e per questo erano poi esplose le Torri Gemelle, condannate dall’ottusità di un imperialismo a senso unico. Chi ci ha rimesso poi, come sempre accade, è stata la popolazione inerme, quei newyorkesi costretti in palazzi di vetro e in monolocali, con l’ansia di un lavoro snervante e di una vita per molti versi stretta e programmata. A New York sono già stati accesi i fasci di luce al World Trade Center, dove ormai spicca la Freedom Tower, e diverse manifestazioni di ricordo si terranno in città. Fra queste la “Table of Silence Project”, durante il quale 100 ballerini vestiti di bianco si esibiranno al Lincoln Center sulle note del flauto di Andrea Ceccoromi.

In Cile invece quell’11 settembre va ricondotto al 1973 e coincide con il golpe che instaurò la dittature di Pinochet. Per ricordare la fine della democrazia e l’inizio del periodo più drammatico del Cile un migliaio di persone si sono stesi per terra lungo le strade di Santiago in memoria dei ‘desaparecidos’. A 40 anni di distanza si resta solo con i dubbi senza la possibilità di fare chiarezza. Una storia di violazione dei diritti umani che fece una strage paragonabile solo a quella delle grandi tragedie mondiali.

Un presidente, un discorso e mille contraddizioni: Barack Obama

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Barack Obama è politicamente finito?  Già vedendolo arrivare davanti ai microfoni si poteva capire che il presidente quel discorso alla nazione preparato da giorni lo avrebbe cancellato volentieri, ma sarebbe stato l’ultimo colpo di grazia per la sua credibilità. Quello che doveva essere l’annuncio di un attacco militare alla Siria si è trasformato in un incerto, contraddittorio e vaneggiante discorso che ha puntualizzato gli ultimi avvenimenti. Obama non è più il protagonista, si è trasformato, come molti presidenti prima di lui, in uno strumento suonato da altre menti. Il presidente-comparsa ha così dovuto mantenere il punto: Bashar al-Assad ha usato le armi chimiche, l’opzione militare resta una possibilità. Poi però che fare con la proposta russa? Ed ecco il presidente arrancare e dover ammettere di puntare sulla via diplomatica attraverso il controllo internazionale dell’arsenale chimico del regime di Damasco.

Ma tra queste mille contraddizioni c’è una verità che è sotto gli occhi di tutti: il presidente è un politico sconfitto. Sconfitto da un Congresso che era pronto a opporsi al raid militare, sconfitto dall’opinione pubblica che a gran voce ha fatto sentire chiaro il suo “no” all’ennesima guerra che, nonostante le rassicurazioni di Obama, sarebbe diventato un nuovo Vietnam e un nuovo Iraq, sconfitto dal suo rivale Putin che ha saputo mettere a segno una via d’uscita e ha messo in evidenza l’inadeguatezza di Obama nella questione siriana.

Da uomo vincente, da politico del cambiamento, da incarnazione del sogno afroamericano, Obama si avvia ad essere un “imbarazzante presenza”. Cosa è successo al presidente? Quello che negli Usa succede sempre quando, a scadenze regolari, viene sottratto il potere ai presidenti attraverso le minacce della sicurezza nazionale e, le eminenze grigie, stritolano il presidente di turno fino a fargli commettere il passo falso. Obama non ce l’ha fatta, non è riuscito a restare lucido al punto di ascoltare il suo popolo che gli chiedeva una soluzione diplomatica e invece a dato ascolto agli interessi di lobby di potere e di strateghi militari senza scrupoli.

E’ diventato negli ultimi tempi il “poliziotto del mondo”, e nel suo discorso ha dovuto negare anche di esserlo, così si è immediatamente degradato ad agente corrotto e strumentalizzato da chi gli prometteva gloria eterna. Sicuramente il discorso di Obama entrerà nella storia perché quel discorso alla nazione, a cui hanno assistito gli americani e il mondo,  era quasi un bollettino meteorologico.

 

Quello scacco matto ad Obama che lo fa venire allo scoperto

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Barack Obama spiazzato dalla soluzione di Putin. Assad pronto a consegnare le armi chimiche e porle sotto il controllo internazionale. In questo nuovo scenario il perdente è l’uomo “più potente del mondo” trasformatosi di colpo da premio Nobel per la pace a guerrafondaio che neppure appagato dalla consegna vuole a tutti i costi un raid contro la Siria. A questo punto Obama è stato costretto a uscire allo scoperto, quasi un’ammissione che in fondo le armi chimiche erano un pretesto per un operazione che serviva a far risollevare l’economia americana e a liberare i magazzini da armi inutilizzate da tempo. Così Barack Obama è stato costretto ad affermare che c’è stato “uno sviluppo potenzialmente positivo, se reale”, ma la Casa Bianca dovrà “verificare la loro validità. Capire se fanno sul serio”. E naturalmente in questo modo il presidente degli Usa si è lasciato aperto uno spiraglio di guerra anche se non si capisce se ormai sia una partita a risiko o a scacchi quella che vuole giocare il presidente Usa.

La Siria accetta la proposta russa: unirsi all’Opac. Obama in difficoltà

obama-siria-tuttacronacaIl ministro degli Esteri siriano, Walid Mouallem, a Mosca accanto all’omologo russo Serghei Lavrov, ha annunciato che il regime siriano ha accolto con favore la proposta russa di unirsi all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) e mettere le sue armi chimiche in impianti di stoccaggio sotto il controllo internazionale. L’annuncio della proposta russa era arrivato dopo che il segretario di Stato Usa John Kerry a Londra ha detto che il presidente Bashar Assad potrebbe avere una possibilità di evitare l’azione militare voluta dalla Casa Bianca: dare alla comunità internazionale accesso alle sue armi chimiche. Nel frattempo il quotidiano Bild ha pubblicato nuove rivelazioni che arrivano dall’intelligence tedesca (la BND) secondo cui non sarebbe stato il Presidente Bashar Assad ad ordinare l’attacco chimico del 21 agosto vicino Damasco. Dalle intercettazioni – merito di una nave spia, la Okerel, che si trovava sulla costa siriana – si deduce che alcuni comandanti del regime avrebbero chiesto ad Assad di utilizzare armi chimiche per almeno quattro mesi, senza mai ottenere risposta positiva dal leader. Tali informazioni sono destinate a pesare ulteriorimente sull’indecisione del Congresso americano se appoggiare o meno l’offensiva proposta dal Presidente Obama che nel frattempo stava proseguendo la sua campagna in Twitter:

obama-guerra-tuttacronacaParimenti, Papa Francesco continua a lanciare appelli per la pace:

papa-pace-tuttacronacaMa come vivono gli americani l’ipotesi di un attacco? Secondo un nuovo sondaggio pubblicato dalla Cnn conferma una forte opposizione a un’azione militare contro il regime di Damasco. Ben il 59% non è favorevole all’eventuale approvazione della risoluzione proposta da Obama al Congresso. Il 69% non ritiene che l’attacco rientri negli interessi nazionali e il 72% considera un attacco aereo insufficiente a centrare “obiettivi importanti” per gli Usa. Il fatto che il regime siriano abbia infine accettato la proposta russa sembra quindi mettere ancora più in difficoltà il presidente americano mentre appare sempre più evidente che i due protagonisti assoluti di questo conflitto in fieri sono proprio Putin (che ha avanzato la proposta) e Obama: si torna a respirare un clima da Guerra Fredda? Del resto è significativo il fatto che gli altri leader mondiali siano rimasti pressochè in silenzio. Si è dovuto attendere la sera per i commenti della cancelliera tedesca Merkel, per la quale è “interessante” la proposta di Mosca, e del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, secondo il quale l’ipotesi “merita di essere esaminata scrupolosamente” e deve comunque soddisfare alcune condizioni: Assad deve impegnarsi senza ritardo a mettere sotto controllo internazionale e a far distruggere il suo arsenale chimico. Del resto era stato proprio il segretario di Stato Usa John Kerry a chiedere al regime di Assad di “consegnare alla comunità internazionale ogni arma chimica di cui dispone entro la prossima settimana”. Dopo la proposta di Mosca Kerry si è però affrettato, tramite la sua portavoce Jen Psaki, a precisare che il suo era “un argomento retorico sull’impossibilità e l’improbabilità che Assad consegnasse le armi chimiche, dopo aver negato di averle usate”. Un funzionario della Casa Bianca, dopo gli annunci di Russia e Siria, ha dovuto però dire: “Gli Stati Uniti intendono “approfondire” con la Russia la questione relativa al passaggio delle armi chimiche attualmente in mano al regime del presidente siriano sotto il controllo internazionale”. In questi giorni, infine, è apparso in Youtube il recente attacco perpetuato dall’aviazione siriana fedele a Bashar al Assad su alcuni obiettivi molto vicini alla diga sull’Eufrate, nel nord del Paese. Gli abitanti si sono immediatamente preoccupati, temendo un cedimento della struttura e di una mega-inondazione dell’intera provincia di Raqqa, da mesi sotto il controllo delle truppe ribelli.

“Dacci le armi chimiche”, la chance degli USA ad Assad

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Gli Usa, isolati nel panorama internazionale per l’attacco alla Siria, tentano una strada di mediazione che consentirebbe di non “far perdere la faccia” al presidente e allo stesso tempo di evitare un’azione militare che sembra non aver avuto approvazione dalla gran parte della popolazione statunitense. D’altra parte i rischi di generare una guerra mondiale sarebbero altissimi dopo le dichairazioni della Russia e in particolare del ministro degli esteri Sergei Lavrov che sta incontrando il suo omologo siriano, Al-Muallim, proprio per mettere tutte le varie opzioni sul tavolo secondo gli scenari che oggi si prospettano.

Lavrov ha dichiarato che “uno scenario di uso della forza porterebbe a un’orgia di terrorismo in siria e nei paesi confinanti”. La Russia ribadisce che promuoverà un’iniziativa per organizzare una conferenza sulla Siria con un chiaro riferimento alla possibilità di aprire una conferenza di pace ‘Ginevra 2’.

Oggi, intanto, verrà trasmessa l’intervista rilasciata da Assad alla tv statunitense Cbs, in cui avvertiva che “in caso di attacco gli amici della Siria sono pronti a ritorsioni”.

Il segretario di Stato americano John Kerry ha risposto poco più tardi alla posizione espressa da Mosca: “La soluzione politica resta la soluzione ultima ed è stata perseguita per anni”, ha dichiarato Kerry a Londra, dove si trova per incontrare il ministro degli esteri britannico William Hague. Kerry ha poi precisato che il voto con il quale il parlamento britannico ha escluso una partecipazione all’intervento in Siria, “non ha creato problemi nel rapporto speciale che unisce Stati Uniti e Gran Bretagna”. Ed ha aggiunto: “Assad potrebbe evitare un attacco consegnando le sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la settimana prossima”. Ma il presidente siriano, ha detto Kerry, “non sembra sul punto di farlo”. Gli Usa, comunque “non stanno dicendo di volere una guerra”, ma pensano a un attacco militare “incredibilmente ristretto e limitato”, volto a soffocare la capacità bellica di Assad.

L’avvertimento di Assad: in caso di attacco, ci saranno ritorsioni

charlie-rose-assad-intervista-tuttacronacaBashar Assad, presidente siriano, dopo l’intervista rilasciata a Le Figarò torna a parlare ai media occidentali concedendone una all’emittente americana Cbs. E’ stato il giornalista Charlie Rose, recatosi nel palazzo presidenziale di Damasco, a interloquire con leader siriano che, in quest’occasione, ha minacciato una ritorsione in caso di attacco americano. L’avvertimento è chiaro: qualora Usa e Francia optassero per un intervento armato le rappresaglie non tarderebbero ad arrivare per opera degli amici della Siria: le milizie libanesi di Hezbollah e l’Iran. Assad è anche tornato a ripetere di non esser dietro l’attacco del 21 agosto, quando sono state utilizzate armi chimiche. Al riguardo, ha sottolineato come non ci siano prove. Tuttavia non ha nè confermato nè smentito che il regime disponga di tali armi. Assad ha sottolineato che se la Siria fosse in possesso di armi chimiche, “queste sarebbero sotto controllo centralizzato e nessuno vi potrebbe accedere” suggerendo invece che casomai sono i ribelli ad avere qualcosa a che fare con questa storia. Il giornalista Rose ha riferito che secondo il presidente siriano un attacco potrebbe sì diminuire le capacità delle sue truppe, ma concederebbe anche un un vantaggio alle frange qaediste dell’opposizione. Per seguire l’intera intervista bisognerà attendere domani sera, quando la rete Pbs la trasmetterà in versione integrale. Nello stesso giorno Barack Obama, presidente americano, concederà interviste a sei reti americane. Obiettivo: convincere il Congresso e gli americani a sostenere l’azione militare in Siria.

Ad Assad ha poi risposto, a distanza, il capo dello staff della Casa Bianca, Denis McDonough, lo stesso che ha convinto Obama a prendere tempo e non dare il via al raid passando per l’accidentata strada del voto al Congresso americano. Assad sta guardando da vicino cosa accade a Washington – dice ora il capo dello staff McDonough -. È importante inviare un messaggio chiaro.

I militari americani contro l’attacco in Siria: una foto shock su Reddit

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Nuovi guai per il presidente Obama, ora il “no” all’attacco contro la Siria viene dai militari americani che hanno postato una foto shock su Reddit, il popolare sito di social news. I soldati americani dal giorno dell’annuncio di Obama di una possibile azione militare «limitata» nel Paese, hanno iniziato a postare autoscatti in divisa con i volti coperti da un cartello:

 «Non mi sono arruolato per servire Al Qaeda nella guerra civile siriana»,

con riferimento al sostegno economico e politico che il governo americano ha fornito fino a oggi ai cosiddetti «ribelli» siriani: una compagine variegata al suo interno, in cui è tuttavia molto presente un fronte islamico che vuole l’«islamizzazione» della Siria. Il social network è così diventato un luogo di scontro e confronto – più simbolico che di reale dibattito – di due visioni militari dell’America nel XXI secolo.

Il video della Cnn che dovrebbe convincere il Congresso all’attacco in Siria

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Video e foto che arrivano come colpi nello stomaco. La decisione di attaccare la Siria da parte del Presidente Obama, contrastata da gran parte del mondo, ora sta sul tavolo del Congresso e occorre che tale scelta venga assecondata. Ed ecco quindi che la Cnn mostra uomini e bambini distesi su un pavimento di piastrelle, a torso nudo e in preda a le convulsioni. Scene di panico e urla strazianti, che sono risuonate nelle orecchie di un selezionato gruppo di senatori che hanno partecipato a un briefing a porte chiuse per discutere sull’opportunità di sferrare un attacco militare nei confronti della Siria. La Cnn è stata la prima emittente televisiva ad ottenere 13 diversi video che dovrebbero raccontare l’orrore dell’attacco di armi chimiche avvenuto il 21 agosto in Siria. Molti di questi video testimonierebbero l’utilizzo del Sarin, un gas nervino della famiglia degli organofosfati classificato come arma chimica di distruzione di massa, e sarebbero stati confermati dall’Intelligence che ne avrebbe dichiarato l’autenticità. Tuttavia non ci sono certezze su chi abbia usato le armi chimiche e sembra proprio che il Sarin oltre a uccidere la popolazione siriana abbia anche intossicato l’informazione cercando, attraverso le scene strazianti, di strappare un “sì” ai senatori chiamati a dover autorizzare un attacco militare che potrebbe far scoppiare la terza guerra mondiale.

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“Questo video dovrà sensibilizzare il popolo americano che questo non è solo un intervento, ma che si tratta di un attacco militare per fermare questo tipo di atrocità”, ha dichiarato un ex membro del Congresso alla CNN.

Le atrocità si possono fermare con altre atrocità? La guerra si può fermare facendo una attacco militare? O forse ci sono dietro a  questo attacco motivi di ordine strategico-economico?

Ancora una volta, come era successo per il Vietnam e per l’Iraq gli Stati Uniti d’America cercano il consenso con un “lavaggio del cervello” dei propri cittadini? Cercano di strumentalizzare  le immagini di corpi straziati per sensibilizzare l’opinione pubblica che grida contro questo attacco di cui nessuno sente l’esigenza se non chi ha interesse a disfarsi di un arsenale militare che sta diventando troppo obsoleto e costoso da mantenere? Perché si rifiuta una soluzione politica? c’è forse qualche nuova arma da sperimentare? C’è qualche nuova strategia militare da provare sul campo? C’è una ripresa economica che stenta a riattivare i meccanismi occupazionali statunitensi? C’è forse la stessa voglia di sempre sa parte degli Usa di voler diventare i giustizieri del mondo a casa di altri, ma di essere incapaci di poter fare una riforma che vieti le armi nelle case degli americani!

+++ Video per un pubblico adulto e consapevole +++

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