Una delibera comunale recentemente approvata dalle commissioni capitoline per il riconoscimento e l’istituzione di un registro ad hoc per le Unioni civili non piace in Vaticano e il Vicariato di Roma attacca l’iniziativa. In un editoriale del settimanale Roma Sette, infatti, si legge che si tratta di una “forzatura giuridica, frutto di miopia politica”. Il direttore Angelo Zema, nell’editoriale scrive: “La proposta intende tutelare e sostenere le unioni civili equiparandole alla famiglia fondata sul matrimonio per gli ambiti di competenza comunale. Il pretesto, diremmo noi, è evitare ogni forma di discriminazione”. Ma “la vera discriminazione – aggiunge l’organo del Vicariato – consisterebbe nel trattare in modo uguale situazioni differenti, come sono le unioni civili e il matrimonio: nel secondo, infatti, due soggetti assumono precisi diritti e doveri di fronte alla legge, con rilevanza negoziale pubblica. Non si può barare con le parole”. Ovviamente non sono mancate le reazioni, con Francesco D’Ausilio, capogruppo del Pd in Campidoglio, che ha replicato: “Il registro delle Unioni civili intende tutelare diritti oggi negati senza ledere diritti altrui. Non si tratta di contrapporre modelli di famiglia – aggiunge – ma di riconoscere realtà di tante forme di convivenze attuali. Il registro intende rimuovere le discriminazioni sul piano civile e promuovere il comune rispetto, così come avviene in tutte le capitali europee”. Il Vicariato però non cede e nella nota sottolinea che l’idea contenuta nella delibera capitolina sul registro delle Unioni civili è “priva di sostanza, se si considera non solo l’inutilità giuridica di tale strumento ma anche il flop dei registri delle unioni civili in sei Municipi romani (meno di 50 coppie iscritte in 8 anni). Insomma, la delibera è una forzatura giuridica, frutto di miopia politica. Di una politica che non sa guardare lontano, che vola basso e resta al palo dibattendosi tra le emergenze irrisolte della città”. Imma Battaglia, consigliera Comunale Sel, sostiene invece l’amministrazione capitolina: “A Roma è in atto una rivoluzione culturale. L’Italia deve andare avanti nella strada dell’equiparazione e del riconoscimento dei diritti di tutte le coppie. Con l’istituzione del Registro delle Unioni Civili l’amministrazione Marino darà una risposta ai tanti legami affettivi che si formano al di fuori del matrimonio”. E la consigliera comunale del Pd, Giulia Tempesta, aggiunge: “Il provvedimento sulle Unioni civili è un gesto di civiltà”. Nel frattempo, il vicepresidente dell’assemblea capitolina, il pdl Giordano Tredicine, annuncia “una petizione popolare per bloccare la delibera” mentre il capogruppo di Sel in Campidoglio, Gianluca Peciola, chiede alla Chiesa di “fare un passo avanti sul tema dei diritti civili” perchè “con il registro delle Unioni saranno tutelati i diritti di tutte e di tutti, compresi quelli delle coppie gay”. Ancora, Riccardo Magi, consigliere comunale della Lista civica Marino, auspica che “non avvenga quanto accadde nel 2007, quando la maggioranza dell’allora sindaco Veltroni bocciò la delibera di iniziativa popolare dei radicali sulle Unioni civili”.
«”Lei sta in cielo”. È questa la frase che papa Francesco ha detto prima a mia madre e poi a me quando, come tanti altri fedeli, lo abbiamo incontrato dopo la messa che celebrò nella parrocchia di S. Anna in Vaticano pochi giorni dopo la sua elezione: parole che mi hanno fatto gelare il sangue». Così il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi che poi ha aggiunto «Da quando è stato eletto il nuovo papa – spiega – ho chiesto più volte di poter avere un incontro personale con lui. Ho inviato quattro fax diretti al suo segretario personale, mi sono accertato che li avesse ricevuti, ma per ora non ho avuto risposta. A questo punto, vedo poche possibilità».
E’ stata la frase di un uomo di chiesa che cerca di consolare i genitori di una ragazza scomparsa da 30 anni o è una frase da Capo di un Stato che rivela una triste verità?