Era stata chiesta la massima riservatezza e nessuna condivisione di foto sui social network durante le riprese del videoclip “Trattengo il fiato” di Emma Marrone che si stava registrando tra le quinte del Teatro Sanzio di Urbino, ma due ragazze, comparse scelte per il videoclip, hanno postato su Twitter alcune immagini dell’interno del teatro ed è stata la stessa cantante ad accorgersi di quanto stava accadendo e a riferirlo alla produzione che ha deciso di allontanarle. “Abbiamo aspettato a lungo qui fuori – racconta Lorenza, una delle ragazze che ha partecipato alle riprese – poi alle 14 finalmente ci hanno fatto entrare e come prima cosa ci hanno raccomandato di non scattare fotografie o video e di non pubblicare niente sui social network”.
Due governi italiani non sono mai stati in grado di chiedere all’Europa di bloccare l’accordo di libero scambio Ue-India per il caso dei due marò. Ora c’ha pensato il vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, dopo che l’unica vera iniziativa presa dai politici italiani è stata, nel marzo dell’anno scorso, annunciare che Latorre e Girone sarebbero rimasti in Italia, dov’erano tornati in occasione della Pasqua, salvo poi tornare a Delhi. Del forte segnale che arriva dall’Europa è Il Giornale in un pezzo a firma Fausto Biloslavo:
Dopo l’ultimo pasticcio sulla pena di morte sì o no, le «contromisure» annunciate dall’inviato speciale di Palazzo Chigi, Staffan De Mistura, riguardano come sempre ingarbugliati passi giudiziari, come il ricorso alla Corte suprema.
Per la prima volta Tajani, ma da Bruxelles, lancia una reazione forte: «L’Ue può firmare un accordo di libero scambio con un Paese che non rispetta i diritti umani?». Il vicepresidente e commissario all’Industria ha le idee chiare: «Non penso che si possa portare avanti un negoziato tra Ue e India su un accordo di libero scambio quando l’ipotesi di una condanna a morte viene presa in considerazione contro cittadini europei che combattono la pirateria marittima».
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non finiranno sul patibolo, ma solo discutere da parte indiana l’applicazione di una legge che prevede la pena capitale è un oltraggio per l’Italia, che si aggiunge a due anni di odissea giudiziaria.
Tajani ha annunciato che nei prossimi giorni invierà due lettere, una al presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso e l’altra all’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza, Catherine Ashton chiedendo l’intervento di Bruxelles. Il problema è che proprio la baronessa Ashton, sempre poco attiva per i marò, aveva caldeggiato l’accordo quando ricopriva il ruolo di commissario Ue per il commercio estero.
I negoziati fra Delhi e l’Europa sono iniziati nel 2007, ma vanno avanti a rilento. L’accordo ha un’importanza strategica: l’interscambio Ue-India è quasi triplicato dal 2003 al 2011 raggiungendo circa 80 miliardi di dollari. L’Italia aveva a disposizione un’arma di pressione formidabile, ma nei due anni del caso marò non ha mai pensato di usarla.
In questo momento le elezioni di primavera in India e per il Parlamento europeo hanno di fatto congelato la trattativa. Il momento buono per bloccare tutto sbattendo una volta tanto i pugni sul tavolo del caso marò.
L’Europa, fino ad oggi, ha avuto tutt’altre intenzioni. Non a caso il 29 ottobre è giunta a Delhi una delegazione di alto livello di sei europarlamentari, per incontrare il ministro indiano del Commercio proprio per cercare di sbloccare il negoziato. Della delegazione faceva parte Niccolò Rinaldi, eletto a Strasburgo con l’Italia dei Valori, che ha sempre sostenuto di essersi mobilitato per i marò «anche come relatore del Parlamento europeo per l’accordo di libero scambio con l’India».
In Italia fioccano le reazioni politiche. Domani alle 17, alla Galleria «Alberto Sordi» di Roma, Fratelli d’Italia ha indetto una mobilitazione pro marò. E Stefania Prestigiacomo di Forza Italia ha lanciato l’idea di una «manifestazione nazionale». Curioso l’annuncio della missione a Delhi del parlamentare Domenico Rossi, in nome del Gruppo per l’Italia, che è stato generale e vicecapo di Stato maggiore. «È un dovere per avere indossato per 44 anni la divisa – sottolinea Rossi – con la certezza che non si lascia indietro nessuno che appartenga alla famiglia militare. È un dovere per testimoniare all’India che i nostri marò non saranno mai lasciati soli». Peccato che l’ «eroico» Rossi, prima di aderire alla scissione dello scorso dicembre, sia stato eletto con Scelta civica di Monti, che ha sacrificato i due fucilieri di Marina rispedendoli a Delhi per paura degli indiani.
Appena ieri il ministro degli Esteri indiano diceva che il caso dei due marò prigionieri in India non è punibile con la pena di morte, oggi la stessa stampa indiana smentisce tali affermazioni. Secondo il quotidiano Hindustan Times, infatti, La National Investigation Agency (Nia), divisione della polizia indiana, starebbe per ricevere il via libera da parte del ministero dell’Interno per presentare un rapporto sulla vicenda che coinvolge i marò, utilizzando una legge indiana per la repressione della pirateria che prevede la pena di morte. Il giornale parla di un incontro avvenuto ieri fra i ministri degli Esteri e della Giustizia, Salman Khurshid e Kabil Sibal, con quello degli Interni, Sushil Kumar Shinde, e cita un alto funzionario governativo che, in forma anonima, ha riferito che “un accordo è stato raggiunto per autorizzare la Nia a presentare il rapporto accusatorio in base alla sezione 3 della Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale (SUA Act)”. Tale sezione, che la Nia è pronta ad utilizzare, prevede che chi “causa la morte di una qualsiasi persona sarà punito con la morte”. La situazione è entrata in fase di stallo tempo fa, si dice ancora, per l’esistenza di una assicurazione da parte del governo fornita dal ministero degli Esteri indiano all’Italia che il caso dei marò non rientrava fra quelli “rarissimi” a cui è applicabile la pena di morte. Ma il giornale dice di avere appreso che l’autorizzazione alla Nia per incriminare i due fucilieri di Marina “ora può arrivare ad ogni momento”. Il quotidiano scrive infine che dalle sue indagini la Nia ha rilevato che i marò non lanciarono avvertimenti, non utilizzarono altoparlanti, nè spararono in aria prima di colpire i due pescatori a bordo del St.Antony in avvicinamento. Il ministro della Difesa italiano, Mario Mauro, ha detto: “E’ evidente che la campagna elettorale in India si sta avvicinando in modo prepotente. Il governo italiano mostrerà sui Marò la necessaria inflessibilità”.
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono bloccati in India dal febbraio 2012 e ora il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, ha affermato che l’India ha dato assicurazione all’Italia che la loro vicenda “non rientra nei casi in cui si può applicare la pena di morte”. tali dichiarazioni sarebbero state rilasciate al termine di un incontro tra Khurshid e i ministri degli Interni e della Giustizia indiani, stando a quanto riferisce la Tv Cnn-Ibn. “L’ultima parola spetta però al ministero degli Interni”, ha commentato Khurshid. Nel frattempo si attende il 30 gennaio, data in cui è stata rinviata l’udienza prevista al Patiala House di Nuova Dehli. La polizia indiana non ha infatti ancora depositato il rapporto frutto delle indagini svolte da aprile, né i capi d’accusa. “Non è stato un rinvio subito, ma voluto dai nostri legali per le troppe zone grigie e ambiguità da parte indiana”, ha subito chiarito l’inviato del governo italiano Staffan De Mistura, giunto in India per seguire gli sviluppi del processo.
La vedova di uno dei pescatori indiani uccisi chiede la liberazione dei due marò e lo fa in un’intervista al quotidiano The Indian Express, dove afferma: “I militari italiani devono essere liberati perché non voglio che la maledizione ricada sui miei figli”. Si legge sul sito de il Giornale:
«Ho perdonato i due marines italiani perché credo in Dio. Qualsiasi crimine abbiano compiuto sarà il Signore a giudicarli», sussurra con il viso spento, Dora Valentine. La vedova di Jelestine, uno dei due pescatori indiani uccisi in alto mare, ci accoglie nella sua povera casa, ma robusta ed in muratura, a Kollam. Lei è convinta che a compiere «quest’atto folle» siano stati Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò in carcere in India. Loro sostengono di aver sparato, solo in acqua, dalla petroliera Enrica Lexie, per respingere un attacco dei pirati.
La prima stanza, dopo l’ingresso, è avvolta dalla penombra. Su una parete c’è una specie di altarino con la foto del baffuto marito, che per mantenere la famiglia faceva il pescatore. Vita dura: almeno tre settimane al mese nell’oceano con un salario proporzionale al pescato, che raramente superava le 10mila rupie (150 euro).
Di fronte a noi, oltre all’immagine di Gesù, svetta una statuetta della Madonna e la Bibbia. Il figlio diciottenne, Derrik, con ancora l’apparecchio per i denti, spilungone e dallo sguardo un po’ perso, oggi sosterrà l’esame per entrare nel college. «Papà voleva che mi imbarcassi come ufficiale di macchine. Farò l’ingegnere, ma mai per mare dopo quello che è successo – spiega il primogenito – Durante l’esame penserò a lui che mi aiuti a superarlo da lassù».
Sua madre avvolta in un tradizionale sari scuro e con i capelli raccolti sottolinea che «i soldi del governo italiano serviranno a coronare il comune obiettivo prefissato con Jelestine. I nostri figli devono studiare e trovare un lavoro che li permetta una vita migliore». La Difesa ha trovato un accordo con gli avvocati delle famiglie dei pescatori uccisi per un atto di umanità, che in termini pratici equivale a 10 milioni di rupie (146mila euro).
Il piccolo Jelen, 10 anni, con la sua vocina e gli occhioni vispi interviene dicendo che lui «vuol diventare pilota di aerei militari per servire l’India».
In questa casa umile, a due passi dall’oceano, non si respira animosità nei confronti dei marò o dell’Italia, ma solo tristezza. Michele Girone, il padre di Salvatore, uno dei fucilieri di marina in carcere ha chiesto di portare ai Valentine i saluti più sentiti. Assieme ad altri quattro congiunti ha concluso ieri, con gli occhi lucidi per il distacco, tre giorni di colloqui con i marò in cella.
«Se i familiari dei marines volessero venire a trovarci questa casa è sempre aperta e saranno i benvenuti» risponde la vedova.
I soldi della «compensazione» non sono ancora arrivati, ma la famiglia ha le idee chiare su come utilizzarli. «Dopo il college vorrei studiare all’estero – spiega Derrick – Anche in Italia se fosse possibile. Non ho nulla contro il vostro Paese, nonostante la morte di mio padre». La madre aggiunge che sarebbe «grata all’Italia per questa possibilità». Suo marito Jelestine aveva 48 anni. Si sono sposati nel tempio di Fatima, a Kollam, nel 1993. «Il più bel giorno della mia vita, perché ne iniziavo una nuova fondando una famiglia» spiega la vedova. Il figlio piccolo si apre in un sorriso quando parla del «papà che dopo essere stato in mare ci portava l’uva, sempre buonissima». Gente semplice e di fede, la famiglia Valentine, che ha visto il Santo Padre solo in tv. «Un sogno nel cassetto sarebbe andare a Roma a vederlo dal vero» ammette Dora.
Ad incontro quasi finito ci piombano addosso dieci poliziotti con toni inquisitori. Quando capiscono la situazione tornano subito gentili e chiedono solo la fotocopia del mio visto.
Lungo il cammino del perdono e verso una soluzione che accontenti tutti, la famiglia del pescatore ucciso è stata accompagnata da padre Martin Rajesh. «Non abbiamo chiesto un riscatto, ma solo dei soldi per sostenere la vedova ed i figli. Vogliamo che vadano direttamente a loro, che si ritireranno dalla causa» spiega il sacerdote di Kollam. «Come cristiani pensiamo anche alle famiglie di Salvatore e Massimiliano – ribadisce il prete indiano – Spero che una volta chiusa la compensazione economica, i marines possano tornare in patria. Stiamo parlando di soldati italiani che portano la divisa ed erano in servizio. Per questo è corretto giudicarli a casa vostra». Padre Martin li ha incontrati in carcere: «Non ho chiesto cosa sia accaduto e loro non me l’hanno spiegato, ma si sono detti addolorati per la morte dei pescatori invitandomi a porgere le condoglianze alle famiglie delle vittime».
Belen e Stefano sono in Argentina con il piccolo Santiago per trascorrere il periodo delle feste e la showgirl non manca di aggiornare il suo profilo Instagram con nuove foto. L’ultima, tuttavia, ha scatenato un fiume di polemiche. La Rodriguez ha infatti pubblicato un’immagine in cui vengono ritratti “il piccoletto” e “il gigante”, ossia il figlio e il marito. Solo che il piccolo, completamente svestito, mostra il suo lato b. Conoscendo Belen non dovrebbe meravigliare l’ennesimo scatto che ritrae Santiago e non si capisce perchè questa foto in particolare, che potrebbe venir scattata da una madre “qualsiasi” senza destare clamore, sia finita nell’occhio del ciclone. In molti hanno infatti visto qualcosa di poco pudico e decoroso e c’è stato anche chi ha accusato Belen di essere una madre poco accorta vista la nudità del bimbo. Di certo non si prevedeva che il sederino del pupo destasse un simile scalpore e che la foto veicoli un messaggio a sfondo sessuale è da escludersi. Eppure non piace. Lo strano popolo del web: followers… per criticare?
E’ Natale, le persone si aspettano di trascorrere la giornata con i loro cari, in un luogo che possono chiamare casa. Non tutti, però, ci riescono. Come i due marò, che quest’anno non hanno ricevuto il permesso dalle autorità indiane per trascorrere le feste in Italia. E così Massimiliano Latorre, ieri, ha pubblicato un lungo post in Facebook dove si dice “dispiaciuto” di non poter trascorrere il Natale in Italia: “Purtroppo quest’anno non potrò essere nella mia amata patria per respirare il profumo che solo da noi si respira in questi giorni”, ha scritto il fuciliere tarantino. “Fortunatamente – precisa il marò – parte dei miei affetti più cari mi ha raggiunto portando una ventata di gioia, ma sempre con il cuore rivolto agli altri carissimi affetti che sfortunatamente non hanno potuto raggiungermi. Volevo augurare a Voi tanta serenità, sentimento che ho imparato essere il più importante nella vita di una famiglia, e ringraziarvi per quanto cuore, affetto e passione ponete ogni giorno nell’essere vicino a me ed ai miei cari: questo – sottolinea – per me è il regalo più grande che potessi sognare di ricevere”. E ancora, rivolgendosi a chi l’ha sostenuto da quel febbraio 2012, quando venne arrestato assieme a Salvatore Girone: “Auguri soprattutto ai vostri bambini che sono l’anima di questa festa con i loro volti sorridenti e gioiosi illuminati da alberi e presepi, sempre presenti nelle nostre case rendono la vita degna di essere vissuta”. “Vi abbraccio idealmente – conclude Latorre – e con questo abbraccio vi trasmetto tutta la mia immensa riconoscenza”.
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono ancora in India e il Capo dello Stato confida nella “riapertura delle prospettive” che il Paese asiatico aveva indicato, agurandosi inoltre un prossimo incontro al Quirinale. Nel frattempo, si rallegra Mauro, ministro della Difesa, perchè i familiari dei due marò a Natale potranno volare in India per rivederli. E ricorda: “siamo in fervida attesa e alacre attività, soprattutto sul piano diplomatico”. Ma nel frattempo si parla dei due miliatari anche per quello che accade in Italia: si è infatti scelto un Presepe per ricordare che Latorre e Girone attendono giustizia ormai da quasi due anni. E la Cigl è insorta. Come riporta il Giornale:
È successo che nella sede della direzione regionale Inps a Firenze «è comparso un presepe sormontato dalla foto dei due militari trattenuti in India e da uno slogan in cui si auspica la loro immediata liberazione». Il sindacato ha reagito con un comunicato, secondo cui «che in un ufficio pubblico si possa allestire qualsiasi cosa abbia a che fare con un credo religioso è già materia dibattuta, ma abbinare a questo un proclama politico è evidentemente un’offesa». Prevenendo il sospetto di un pregiudizio ostile verso i due marò, la Cgil precisa che «non si tratta di schierarsi contro o a favore del rientro in Italia dei due marò, ma cosa ha a che fare questo con il rispetto di una tradizione religiosa? Predisporre un simile allestimento, discutibile anche dal punto di vista estetico, è quantomeno improprio per un ufficio pubblico».
Eccezioni sarebbero peraltro parse tollerabili alla Cgil: «Se le immagini fossero state riferite alle vittime della guerra civile in Siria o alle condizioni del Cie di Lampedusa, non troveremmo niente da dire. La pace, il ripudio della violenza e la tutela della dignità umana sono valori inseriti nella nostra Costituzione. Il rinnovare (dopo un anno) l’appello alla liberazione di due connazionali coinvolti in una vicenda controversa e ancora tutta da chiarire è palesemente un segnale politico, che viene pure imposto dalla dirigenza Inps». Il dirigente regionale dell’Inps, Fabio Vitale, si è detto «basito» e ha definito «ideologica» la nota della Cgil.
Tensione oggi per la notizia secondo la quale la polizia indiana vorrebbe infliggere la pena di morte ai due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell’omicidio di due pescatori il 15 febbraio 2012 nonostante il fatto che siano stati trovati sul corpo dei pescatori uccisi proiettili incompatibili, secondo le perizie balistiche, con le armi in dotazione a Latorre e Girone. Nel frattempo, il governo indiano ha escluso completamente questa eventualità, ribadendo la propria posizione. “Il caso non rientra tra quelli che sono punibili con la pena di morte”, ha detto il portavoce del governo Syed Akbaruddin che ha ricordato anche come, in una dichiarazione al Parlamento lo scorso 22 marzo, il ministro degli Esteri Salman Khushid avesse escluso la pena capitale, aggiungendo che si applicava solo nei “casi rari tra i più rari”. Non sono quindi state confermate le indiscrezioni del giornale The Hindustan Times sulla consegna di un rapporto della Nia al ministero degli Interni in cui si chiede l’applicazione di una severa legge che prevede la pena capitale. La conferma del fatto che i marò non corrono simile rischio arriva dal ministro degli Esteri Emma Bonino, che spiega che simile notizia “è già stata smentita”. “Non intendo aggiungere altro”. All’apprendere la notizia, poi smentita, dell’intenzione degli investigatori di perseguire i due militari in base al ‘Sua Act’ che reprime la pirateria marittima con la pena di morte, l’inviato del governo italiano Staffan de Mistura ha replicato: “Siamo pronti ad ogni evenienza con mosse e contromosse”. Il ministero degli Interni si sarebbe trovato “in imbarazzo” sulla decisione della Nia sui marò, spiega The Economic Times. “Di fronte a questa particolare situazione – scrive il giornale – il ministro degli Interni ha intenzione di trasferire il caso all’Attorney General per un parere legale”. Sarà lui, come riferisce il portavoce del ministero degli Esteri indiano, “a dare il parere decisivo sulla definizione dei capi di accusa”.
E’ il The Hindustan Times a rendere nota una notizia shock: gli investigatori della Nia che si occupano del caso dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno presentato un rapporto in cui accusa i due militari italiani in base a una legge che prevede la pena di morte. Tale rapporto, consegnato al ministero degli Interni, chiede infatti che vengano perseguiti in base al “Sua Act”, che reprime la pirateria marittima con la pena capitale. E questo, “nonostante le ripetute richieste pressanti del ministero degli Esteri di trattare il caso con capi di imputazione che prevedono pene più lievi”. Alla Nia è stata quindi chiesta una conferma dell’esistenza di un tale rapporto in cui si chiede la pena di morte per Latorre e Girone, ma la risposta della polizia investigativa indiana è stata un “no comment”. Il vice ispettore P.V. Vikraman, consultato telefonicamente sulle notizie pubblicate dal quotidiano, ha detto soltanto: “Non posso commentare. Non sono in una posizione per poterlo fare”.
Come sarebbe una storia raccontata dai diretti protagonisti? Ecco che c’è chi ha costruito un profilo Instagram e ha iniziato un viaggio nel sito Histagrams, che ipotizza di volta in volta scatti di personaggi celebri come se il popolare social network esistesse da sempre.
Ecco che Martin Luther King è al lavoro su “I have a dream…”, Saddam mostra il suo nascondiglio e commenta “Qui non mi troveranno mai”, Al Capone invece ostenta la sua ricchezza e Annibale attraversa le Alpi… chi ha detto che la storia è noiosa? E’ solo la più fantastica avventura fatta di eroi e nemici come nel più classico film che neppure Hollywood riesce a produrre.
Sono stati sottoposti ad interrogatorio con la polizia indiana quattro fucilieri Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte, che il 14 febbraio 2012 si trovavano sulla petroliera “Enrica Lexie” assieme ai due marò sotto processo in India con l’accusa di aver sparato e ucciso due pescatori del Kerala. Al termine della videoconferenza, avvenuta nell’ambasciata di New Delhi a Roma, l’invitoa del governo italiano Staffan De Mistura ha detto all’Ansa: “Adesso la posizione di Latorre e Girone è stata ancor più chiarita”. Al termine delle deposizioni, i quattro si sono trattenuti con De Mistura e Carlo Sica, l’avvocato dello Stato che segue i legali indiani di Latorre e Girone. De Mistura ha spiegato che si è tratto di “una escussione dei quattro fucilieri di Marina che noi volevamo che avvenisse perché sono testimoni della difesa e perché questo è l’ultimo tassello prima di chiudere le indagini suppletive. Indagini che volevamo che avvenissero affinché fossimo nelle condizioni di difendere al massimo i due fucilieri di Marina Latorre e Girone. Noi ci sentiamo sicuri di saper come andare avanti, perché la loro posizione è chiara ed è stata ancor più chiarita oggi”. La Nia, National Investigation Agency indiana, ha voluto ascoltare i fucilieri in seguito alle perizie balistiche che hanno rivelato che i proiettili ritrovati nei corpi dei due pescatori sono compatibili con le armi di altri due sottufficiali, non con i fucili Beretta in dotazione a Girone e Latorre. E’ stato il giudice speciale individuato dalla Corte suprema indiana a incaricare l’agenzia di ricostruire la vicenda, dopo che la stessa Corte suprema aveva ritenuto non valido il procedimento giudiziario avviato a suo tempo dalla polizia e dai giudici del Kerala. I fuciliari interrogati si sono detti “assolutamente sereni e determinati” quando hanno riferito la loro versione dei fatti. Una fonte informata ha detto All’Asca che le indagini suppletive dovrebbero chiudersi “in tempi ragionevoli”, essendo quello di stamani “uno degli ultimi passaggi” prima che gli inquirenti indiani presentino i capi di accusa nei confronti di Latorre e Girone. Avrà poi inizio il processo, per il quale “da entrambe le parti c’è la volontà di una chiusura rapida”.
E’ stata la notte degli Mtv European Music Awards ieri, allo Ziggo Dome di Amsterdam, dove Miley Cyrus è tornata a far parlare di sè, non tanto per aver vinto nella categoria Best Video con la sua Wrecking Ball nè per il suo ormai collaudato twerking, quanto per il fatto che, salita sul palco, ha voluto far sapere al pubblico cosa aveva “trovato nella borsetta”: uno spinello che ha provveduto ad accendere.
Non è riuscita comunque ad oscurare il successo di Katy Perry, che si è aggiudicata il Best Female Award ed ha regalato un’esibizione spettacolare con “Unconditionally” appesa ad un filo a 10 metri da terra come se fosse un palo gigante e con decine di ballerini scalpitanti sotto la sua enorme gonna. Ma ormai spettacolo sembra esser tentativo di stupire a tutti i costi e così sul palco Bruno Mars si è fatto accompagnare da una ballerina di pole dance quando ha cantato Gorilla mentre Robin Thicke, durante l‘esibizione di Feels Good, ha preferito circondarsi da donne ricoperte di vernice oro e argento, in seguito è stato raggiunto sul palco dall’artista e modella Iggy Azalea per “Blurred lines“. Altri momenti emozionanti per i fans è stata la vittoria dei Tokio Hotel che devono ringraziare i loro supporters per il premio Biggest Fans mentre gli One Direction si sono aggiudicati il premio Best Pop. Non ce l’ha fatta invece Marco Mengoni a vincere il Worldwide Act, andato al cinese Chris Lee.
Giornata della festa delle Forze Armate oggi e il pensiero è corso ai due marò, in India ormai da 624 giorni. Nessuna novità per loro, solo Napolitano che ha voluto assicurare che “non cessiamo di operare tenacemente per riportarli a casa”. In videoconferenza, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno voluto ricordare che ci saranno ancora da affrontare “periodi duri”. Consapevoli, non potendo fare altro, di “quanta strada il governo deve fare per raggiungere il traguardo” di farli “tornare a casa”. Da parte sua, la titolare della Farnesina ritiene che “alcune cose si stiano muovendo”, pur ribadendo che il “dossier ereditato” ha “grandi complessità” e “grandi contraddizioni”. Emma Bonino ha invece sottolineato che il governo “finalmente parla con una voce” mentre il ministro della Difesa Mauro ha rilevato la “forza e determinazione” del lavoro perchè i marò tornino “a casa con onore” e mette l’accento sui “sacrifici dei loro familiari”. Staffan de Mistura, inviato speciale del governo, ha ricordato invece che non si deve dimenticare che il lavoro “è costante, determinato e pressante anche quando avviene con discrezione e senza rumore”. Al contrario, Ignazio La Russa ha chiamato in causa l'”assenza di un vero impegno di tutto il sistema Italia” e una questione della “dignità nazionale”. Ad essere insofferenti sono invece tutti coloro che vogliono un pronto ritorno dei marò e che si sono dati appuntamento per una ‘Tweet storm’, una tempesta di tweet per chiedere il rientro di Latore e Girone che “l’Italia ha dimenticato ma noi non lo faremo”. Ed è di oggi la notizia che Latorre ha un’infezione intestinale, forse contratta nel carcere di Kochi, e per la quale potrebbe essere necessario un intervento chirurgico, magari in Italia. Forse la possiblità più concreta di tornare rapidamente, almeno per lui, passa da qui.
E’ Marco Borriello a scrivere su Twitter, poche ore dopo la fine del match contro l’Udinese, dove la Roma ha portato a casa la nona vittoria consecutiva. Un twitter quasi liberatorio dopo una gara difficile, risolta all’ultimo.
«Con Capitan Bradley si vola! #novesunove», così Marco Borriello che condivide anche la foto della squadra in posa sull’aereo per far ritorno a Roma. Intanto Totti era stato eloquente: «Abbiamo dimostrato di avere le pa**e».
Twitter è davvero un luogo di comunicazione o è un campo di battaglia mediatico dove violenza e odio trovano terreno fertile insieme all’istigazione a delinquere? Forse non è l’El Dorado del dialogo, come non è l’inferno criminale. Tanti gli utenti e molte le idee, inevitabili gli scontri verbali… ma forse stavolta si è superato il limite quando un utente del social con l’uccellino, Michele Catalano, ha postato ‘”ma Rumeni che vanno a fa ‘na rapina a casa di Al Bano e lo menano non ce ne stanno?!???”. Secca la risposta del sindaco di Bari, Michele Emiliano, che è intervenuto a difendere il cantante di Cellino San Marco: ”Ma ha bevuto troppo – chiede il primo cittadino – o parla sul serio?”.
Allo scambio di battute sul social network si unisce anche una terza persona che invita Emiliano a non essere ”sempre arrogante”.
Le autorità indiane avrebbero deciso: la Nia, National investigation agency, sarebbe pronta per la missione che porterà un loro team in Italia, a Roma, con lo scopo d’interrogare gli altri quattro fucilieri imbarcati sulla Enrica Lexie il l 15 febbraio 2012, giorno in cui vennero uccisi due pescatori al largo delle coste di Kerala. A darne notizia è l’agenzia di stampa indiana Pti, ma non ci sono conferme ufficiali. Gli uomini della Nia assisterebbero a un interrogatorio svolto dalla polizia italiana in base a lettere rogatorie indiane. Tale missione potrebbe risolverebbe l’impasse che impedisce la chiusura delle indagini favorendo l’apertura del processo dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, in India.
“Mettetela su un barcone. Assicuratevi che non affondi. Deve tornare in Africa da dove è venuta. Poi saranno gli oranghi e le scimmie a stabilire se la riprendono o meno a casa loro. Ma a quel punto non sarà più un problema di noi italiani”. Così l’assessore leghista del comune di Cadorago (Como), Paolo Pagani, ha espresso il suo dissenso verso il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge. Il messaggio shock è stato postato su Facebook. Le minoranze in consiglio comunale hanno chiesto di censurare il messaggio e altri simili postati dall’assessore allo sport sul social network. Secca la risposta di Maroni: “La Kyenge ha detto che non sa chi sono io, quindi non ho nulla da dire in proposito”.
24 anni e il disinteresse per le tecnologie. Dallo smartphone a Facebook Mengoni, star del nuovo pop, rifiuta le comunicazioni digitali. “Ma non sono un anti-tecnologico”, tiene a sottolineare, “il mio non è certo un atteggiamento snob. Anzi, capisco che le nuove tecnologie siano una cosa positiva per la comunicazione, e che servano a molte persone per vincere la paura di un faccia a faccia. Mi sto avvicinando sempre più, quindi, anche a queste cose, ai social network in particolare. Ma di certo non arriverò a stare collegato ore e ore, non mi diverte far sapere agli altri cosa ho mangiato oggi o far vedere la foto del solito gattino. Leggo, osservo, se ho qualcosa davvero da condividere scrivo, o segnalo una musica, una poesia, un libro. Con queste tecnologie sono un bradipo, mi adatterò, ma con lentezza…”.
Lui d’altra parte controtendenza lo è stato sempre. Dal look stravagante e anti-conformista, che cerca di scrivere la storia in modo originale “Ma non sono un passatista”, tiene a dire, “anzi sono a favore della tecnologia, soprattutto se mi aiuta nel mio mestiere. Però per quello che riguarda la comunicazione, soprattutto sui social network, non riesco ad essere come molti miei colleghi. Leggo osservo, ma di scrivere banalità non me ne frega niente. Lo faccio se ho qualcosa davvero da dire, da condividere. Cose che abbiano un senso, un motivo” e poi aggiunge “È il rapporto con il pubblico che mi spinge a fare musica, suonare dal vivo è la cosa che ti fa andare avanti, ti rende felice di fare questo mestiere. Per me è la cosa più fica che c’è. Essere in studio per registrare va bene, è ovvio, ma dopo un po’ mi sento un po’ stretto. Invece quando suono dal vivo ogni sera è diversa, ogni concerto è come se fosse l’ultimo, non sai cosa succederà domani e quindi dai tutto quello che hai. Ogni sera quando salgo sul palco per me è l’ultima volta, e quindi cerco di dare tutto, di sgolarmi, di triturarmi le mani sulla chitarra…” e conclude: “Ho iniziato come tutti, bussando a tante porte che, ovviamente, non si sono aperte. Poi X Factor e questa rapidissima corsa che mi ha portato dove sono oggi. È un mondo curioso quello che mi sono trovato ad affrontare, me l’aspettavo diverso, magari un po’ più buono, ci sono tanti meccanismi che non capisco, tanti disequilibri, e devi sempre stare attento a come ti muovi, a quello che fai. Non è come dieci o quindici anni fa, oggi la musica è vento, passa rapidamente, è un vento forte e veloce, devi fare in modo che non ti scompigli i capelli e basta”. Dubbi, incertezze? “Tante, è ovvio, ma raggiungo anche picchi di felicità che non vanno sottovalutati. È una cosa sana dubitare di se stessi, e del lavoro che hai fatto. Se non avessi dubbi sarei già finito, non avrei limiti da superare, obbiettivi da raggiungere… “.
Forse un atteggiamento da hipster? “Amo il vinile assolutamente”, conferma lui, “sono un fan dell’analogico. La differenza di suono è abissale, il calore è diverso. E io cerco questo calore in quello che registro, quel calore che da piccolo sentivo nei dischi di Billie Holiday. Il che non vuol dire che non scarico le canzoni di Billie Holiday su iTunes, ma che, se posso, ascolto i dischi in vinile. E poi penso che sia giusto che la musica nata per essere registrata in maniera analogica sia ascoltata dai dischi in vinile. La musica di oggi invece è pensata per il digitale, ed è giusto che venga ascoltata in un altro modo”.
E al giornalista di Repubblica che gli chiede se un compromesso in favore della tecnologia odierna si può fare, risponde “Si deve fare, io mica posso costringere la gente a comprare un mio album in vinile. Ma anche se il risultato finale è digitale, io registro ancora su supporto analogico, su bobine, come si faceva un tempo”.
Ma chi è Marco Mengoni?
“Non mi ritengo un artista, non lo sono. Sono sicuramente un impiegato della musica, non mi posso attribuire una definizione così importante. Sono un impiegato che dignitosamente fa il suo lavoro, al meglio delle sue possibilità. Certo che l’arte mi piace, mi attira, io vengo da un istituto d’arte, mi piace essere onnivoro, prendere esempio dagli artisti con la “A” maiuscola. Ma io per adesso sono solo un servo della musica, non posso fare altro, lei decide per me”.
Comportamento davvero “contraddittorio” da parte del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg che dopo aver acquistato per 30 milioni le case dei suoi vicini per paura che un costruttore potesse edificare ville nella zona adiacente alla sua casa e poi puntare sul suo nome per alzare il prezzo di acquisto, sembra invece voler privare i suoi utenti di qualsiasi tutela. Facebook infatti eliminerà una sezione delle impostazioni di riservatezza rendendo ogni profilo utente visibile a chiunque nelle ricerche sul social network. Quindi uno stalker sarà facilitato, così come sarà facile l’accesso ai dati personali per un datore di lavoro o ancora qualche malintenzionato potrebbe vedere una foto scattata in vacanza e svaligiare la casa di un ignaro utente che aveva postato, forse con un po’ di ingenuità, le proprie foto. Privacy zero!!! Anche da parte di Google+ e YouTube che hanno comunicato che verranno venduti i commenti e le foto dei loro utenti su suoi servizi o siti collegati. Chi fermerà questa speculazione? Chi punirà questo furto legalizzato? Chi porrà freni alla vendita di dati personali?
Forse quelle case appena acquistate da Zuckerberg saranno pagate da ora in poi con le foto di ignari utenti che si troveranno a fare da testimonial a prodotti anche disdicevoli. Siamo tutti merce di scambio, peccato che sulle nostre facce siano i “cannibali del web” a fare i soldi, mentre gli utenti s’impoveriscono e restano disoccupati.
Posta una foto su Facebook e viene indagata dal fisco. Lei certo non passa inosservata essendo Jeane Lim Napoles, la figlia di una donna d’affari filippina, al centro di uno scandalo per corruzione in cui sono coinvolti molti parlamentari del suo paese. La ragazza si è fotografata all’interno di una vasca piena di banconote, che ricorda tanto il tuffo nei dollari di Zio Paperone. Jeane però per il fisco è una 23enne studentessa di moda a Los Angeles che risulta nullatenente dal 2008, nonostante viva in un attico dal valore di 1,3 milioni di dollari… Quindi dovrà spiegare al fisco statunitense da dove provenivano tutte le banconote. Resta anche un altro mistero… perché euro e non dollari?
Sembra non arrivare mai l’apertura del processo ai due fucilieri di marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i marò, imputati per omicidio per aver sparato dalla nave italiana Enrica Lexie uccidendo due pescatori al largo delle coste del Kerala il 15 febbraio 2012. Considerato che la giustizia indiana aveva chiesto di ascolatare gli altri militari presenti sulla petrolifera, uomini che il ministero degli Esteri non è intenzionato a mandare in India, sarebbero ora le autorità indiane in procinto di decidere se inviare a Roma una missione della National investigation agency (Nia) per interrogare i quattro marò. In questo modo si risolverebbe l’impasse che impedisce la chiusura delle indagini.
“L’originale della lettera consegnata dall’allora console italiano Alessandro De Pedys a Sergio De Gregorio non si trova”. Così la Guardia di Finanza spiega di non aver trovato negli archivi del Ministero degli Esteri la lettera che incastrerebbe Silvio Berlusconi secondo quanto affermato da Sergio De Gregorio. Nella lettera ci sarebbero dovute essere le presunte pressioni di Silvio Berlusconi per bloccare la rogatoria nell’ex colonia britannica ai tempi dell’inchiesta Mediaset.
Lo scorso lunedì 30 settembre la Guardia di Finanza su richiesta dei pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, si è recata alla Farnesina per acquisire la documentazione sulla vicenda, e in particolare quella missiva non ancora trovata, di cui lo stesso De Gregorio aveva parlato lo scorso 10 settembre nel suo interrogatorio davanti ai due pm.
Durante le acquisizioni è però spuntata un’insolita e alquanto anomala lettera dei legali dei co-imputati cinesi di Berlusconi e Frank Agrama nell’inchiesta sui diritti tv, che venne inviata il 23 giugno 2008 all’allora ministro degli esteri Franco Frattini e che ora, assieme a tutte le carte raccolte la scorsa settimana, è depositata agli atti del processo Mediatrade a carico di Piersilvio Berlusconi, di Fedele Confalonieri, dello stesso Agrama e di altre persone. Il Cavaliere, invece, è uscito dal procedimento con un proscioglimento disposto al termine dell’udienza preliminare.
De Gregorio una ventina di giorni fa ha raccontato ai magistrati di Milano di “aver avuto” copia di quell’ “appunto” sulla richiesta di assistenza giudiziaria da De Pedys, durante la sua visita ufficiale a Hong Kong nel 2007. Appunto che ha consegnato agli inquirenti, i quali però una settimana fa sono andati a ‘caccia’ dell’originale.
Originale che non è stato trovato né, come si legge nel verbale della Guardia di Finanza, nella cassaforte della Direzione Generale del settore Italiani all’Estero e Politiche Migratorie della Farnesina, né nello speciale “armadio corazzato” in quanto, come ha spiegato un funzionario, non è da escludere che non fosse stato “protocollato ufficialmente” e quindi non “rinvenibile tramite i sistemi di protocollazione elettronica”.
Gli investigatori, però, durante la loro ‘visita’ negli uffici del ministero hanno acquisito altra documentazione inerente alla rogatoria a Hong Kong. E così, tra le carte, è spuntata l’insolita lettera dei legali dei coimputati cinesi di Berlusconi e Agrama nell’inchiesta sui diritti tv. Inchiesta per la quale l’ex premier è stato condannato definitivamente a 4 anni di carcere mentre per la rideterminazione al di sotto dei tre anni dell’interdizione dai pubblici uffici la Corte d’appello ha fissato l’udienza per il prossimo 19 ottobre.
Gli avvocati dei due cittadini di Hong Kong, nell’estate del 2008, scrissero all’allora ministro degli esteri Franco Frattini chiedendo di trasmettere, non appena l’avesse ricevuta, al collega della Giustizia Angelino Alfano una lettera del giugno del 2008 in cui si riferiva di una sorta di “controrogatoria”, con la quale la corte di Hong Kong voleva interrogare come testimoni i pm De Pasquale e Spadaro e i loro consulenti in merito a presunte irregolarità avvenute quando erano stati nell’ex colonia britannica per assistere alla rogatoria. La lettera è stata acquisita, mentre né Frattini né Alfano risultano coinvolti negli accertamenti della magistratura.
L’America ha sempre difeso i suoi militari anche di fronte ai crimini più efferati. I militari sono sempre stati per gli Stati Uniti degli eroi, e forse se in alcuni casi il comportamento degli americani è andato oltre anche al buon gusto, c’è comunque da riconoscere il ragionamento alla base della difesa ad oltranza: i militari sono lo scudo del paese se permettiamo agli altri di intaccare questo scudo, si apriranno falle e ognuno potrà usare i militari come strumento per attaccare il nostro Paese. In definitiva se i militari non si sentono tutelati perché dovrebbero rischiare la vita per il loro popolo?
“Non è accertata la colpevolezza, e non è accertata l’innocenza. I processi servono a questo”. Con questa frase lapidaria lo staff di Emma Bonino dà l’ultimo colpo di mannaia addosso ai marò. Il post è stato scritto sulla pagina Facebook aperta per “ospitare pareri e commenti sulla vicenda che ha coinvolto i due marò italiani Girone e Latorre”. Anche l’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata. Su Twitter Terzi scrive (ricevendo anche molti pareri in sintonia con il suo pensiero):
#Maro':credo loro innocenza perche'l'hanno affermata sin da inizio. Perche'ns Istituzioni pongono ora dubbi legittimando processo in #INDIA?
Come scrive oggi Repubblica, il commento di ieri della Farnesina ha in qualche modo “rotto il fronte dell’innocentismo a tutti i costi che il governo italiano ha seguito fino ad oggi”.
Una linea solo apparente, perché nei fatti i tre ministeri maggiormente coinvolti (presidenza del Consiglio, ministero degli Esteri e della Difesa) riservatamente conoscono le prove contro i due marò e ammettono che una condanna da parte dei giudici indiani è possibile. Il vero problema, ormai, sono i continui rinvii del dibattimento processuale.
Terzi, ex titolare della Farnesina, una condanna non è lontanamente immaginabile perché il processo è illegittimo. “Certo che ci vuole un processo – twitta – ma è legittimo solo se lo Stato ha giurisdizione. E l’India non ce l’ha, il fatto è avvenuto in acque internazionali”. “Ovvio che occorre il processo – prosegue – ma in Italia
La coppia 2.0 non è poi molto diversa dal pubblico ludibrio di una volta, solo che ora non avviene nel proprio paese, ma piuttosto a livello globale. Così Sonya Gore separata da due anni da suo marito, Ivan Lewis, ha deciso di perdonare il tradimento del marito solo se lui si fosse esposto pubblicamente su Facebook reggendo un cartello in mano con scritto: “Ho tradito mia moglie. E l’altra era anche brutta!!”. Ma le richieste di Sonya non si sono fermate qui, infatti per tornare con il consorte la donna ha chiesto anche che la pagina avesse almeno 10mila “I like” e alla fine è stata la stessa Sonya a dirsi stupita che in poco tempo il tetto dei “I like” è salito vertiginosamente, ora si è ben oltre gli 11mila. Chi lo ha cliccato? Soprattutto le donne che hanno trovato spiritoso il gesto umiliante di Ivan Lewis.
Sergio De Gregorio a Servizio pubblico conferma che l’operazione libertà c’è stata e consisteva nel boicottaggio sistematico di portare i senatori a vantaggio del Pdl: la parola d’ordine era “renditi indipendente”. Tanti deputati e tanti senatori hanno partecipato a questa operazione, De Gregorio non era l’unico. I parlamentari che aderivano, secondo De Gregorio, venivano portati al cospetto di Berlusconi che li rassicurava e prometteva la rielezione.
Sempre De Gregorio afferma che quando provò a corrompere Caforio, il parlamentare dell’Idv lo registrò e portò il nastro a Di Pietro, il quale minacciò di denunciarlo… ma il nastro sparì.
Torna Servizio Pubblico, il programma condotto da Michele Santoro, e questa sera va in scena “La politica sporca”. Al centro della puntata di questa sera c’è l’intervista di Sergio De Gregorio dal quale, proprio ieri sera, ha preso le distanze Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale. Santoro apre con il monologo di Dudù. S’inizia con il caffè al bar dove Santoro viene avvicinato da un sostenitore di Berlusconi che gli ricorda che il Cavaliere è una persona per bene “Dudù, è un complotto dei giudici!” gli avrebbero detto, e a lui è venuto in mente un giudice inglese, che avrebbe detto che trasformare i reati comuni in reati politici è inaccettabile, così come lo è parlare di persecuzione politica per reati comuni. Ma perché non reagire a chi ci dice che Berlusconi è una brava persona? Perché in fondo siamo tutti un po’ Dudù!
Protagonista del primo reportage della stagione è Daniele Lorenzano. Chi è costui? L’uomo di Mediaset che trattava con l’aiuto delle major americane i servizi televisivi ed è stato condannato a 3 anni e 8 mesi per evasione fiscale. E dove si trova? A Marrakech! L’inviato Bertazzoni scopre che Lorenzano vive in una vera e propria fortezza di lusso. QUi però l’inviato viene allontanato da una decina di poliziotti che dicono all’inviato che lì proprio non ci può stare.
E qui entra in gioco De Gregorio, durante la puntata di Servizio Pubblico, sostiene di non essersi candidato per non voler vedere la scena di sè stesso che esce dal parlamento in manette. “Quante persone conosce che non si sono ricandidate? Sarei stato sicuramente rieletto. Ci sono ancora degli impresentabili, ma come si può parlare di impresentabili se il primo impresentabile è il capo del partito?” conclude De Gregorio.
De Gregorio ribadisce che «Quando fai politica sai di doverti sporcare le mani. Non me le sporcherei più così, ma ormai quello che è fatto è fatto, non posso farci più niente»
Santoro chiede a De Gregorio quali rapporti intercorressero tra lui e Berlusconi. De Gregorio ha detto “nei suoi confronti non ho sentimenti di vendetta o acredine, fa lo stesso errore che hanno commesso i suoi nemici nei suoi confronti. Io per ripulire la mia coscenza ho deciso di dire la verità. La verità è che Berlusconi, per Craxi – che secondo De Gregorio era un grande statista- era “il bugiardo”. Che mondo vuole imporre Berlusconi a questo paese?”
De Gregorio sostiene di aver ottenuto da Walter Lavitola 3 milioni: 1 milione dichiarati e 2 in nero per sabotare Prodi. «Berlusconi mi ha suggerito e mi ha spinto per quella strategia di sabotaggio, io non ho venduto la mia posizione, l’ho negoziata e per una senatore è una cosa grave, lo so». Belpietro sostien che Prodi non è caduto per un’opera di sabotaggio: «De Gregorio da solo non avrebbe potuto fare niente, aveva votato contro Prodi anche Turigliatto. Per quanto riguarda la compravendita c’è un’indagine in corso. In tasca a De Gregorio giravano molti soldi in tasca, è curioso che non siano stati messi nero su bianco».
Belpietro sostiene di ricordarsi di De Gregorio nel 1996 perchè era andato a Napoli per una nuova iniziativa editoriale. Oltre a De Gregorio c’era anche Lavitola. Belpietro sostiene che volevano fare una rivista da allegare un giornale, ma «c’era poca sostanza mi è stato detto che nel casertano avremmo dovuto pagare la camorra per distribuire il giornale. Sono tornato a Milano e non mi sono più occupato di quella faccenda tranne quando mi accorsi che era un allegato de Il Giornale, fino a quando non diventai direttore della testata e scaricai l’allegato».
Gli utenti poi criticano però la fiction ricreata in studio con attori che diventano alcuni protagonisti importanti nella vicenda Mediaset:
Già le scenette sono terribili, ma il tipo col finto accento inglese è il peggio del peggio del peggio #serviziopubblico
Dalle ricostruzioni presentate da Servizio Pubblico su Agrama di fatto “condannerebbero” Fininvest alle sue responsabilità circa la compravendita dei diritti. Belpietro difende Berlusconi negando che lui potesse essere il socio occulto.
Durante la cerimonia degli MTV Award Miley Cyrus si è esibita nel twerking più chiacchierato di sempre. Ma come ogni volta in cui c’è qualcosa che fa discutere, le parodie e le battute in rete tendono a moltiplicarsi. Ecco che l’attrice della serie tv Modern Family, la 41enne Sofia Vergara, durante la festa organizzata da ABC al seguito degli Emmy si è scattata una foto proprio mentre si esibiva a sua volta nel twerking per reclamarne i natali: si tratta infatti di un movimento di origine latina. Scatto e cinguettio dunque: “Miley Cyrus, è qui che è stato inventato il twerking. Colombia!” Per di più, Sofia ha dimostrato che non serve un abbigliamento quasi inesistente per praticarlo: a lei è riuscito benissimo pur indossando un Vera Wang!
Il balletto (senza dubbio di cattivo gusto) di Miley Cyrus è arrivato anche al Presidente del Senato Pietro Grasso che, anche se deve prestare attenzione alla disoccupazione e al baratro che, ora dopo ora, rischia di ingoiare l’Italia, ha trovato tuttavia il tempo di intervenire su problemi di costume e bacchettare i giornalisti. Tra un governo sempre in bilico, lo sforamento del 3%, l’Europa con il fiato sul collo ecco le sue considerazioni sull’ex adolescente di Disney Channel.
“Nelle ultime settimane una ragazzina di venti anni, ex star della Disney, ha deciso di conquistare l’attenzione dei media con un balletto e un video molto provocatori e ad alto contenuto erotico. In ogni sito di informazione del mondo abbiamo avuto video e gallerie fotografiche, nell’ordine: del balletto, delle imitazioni, delle parodie, delle reazioni e delle curiosità, ognuna di queste corredata da immagini esplicite di adolescenti seminude”, osserva Grasso che suggerisce invece alle testate maggiormente impegnate nella lotta alla violenza di genere “di fuggire dalla tentazione di qualche contatto in più, e di declinare l’invito implicito a partecipare ad una campagna di marketing così ben costruita”.
Ma se il Presidente del Senato vuole fare una campagna contro la mercificazione del corpo femminile, può guardare anche il materiale che dilaga in terra italiana, senza andare oltre oceano. Nel frattempo poi c’è da notare che Cyrus ha fatto ancora parlare di sé dondolando nuda su una palla demolitrice o con l’esibizione a Las Vegas, ma molti hanno anche ironizzato sulla cantante demolendone proprio la vena sexy che invece stava diventando un leitmotiv della campagna pubblicitaria… Oggi di scandaloso c’è ben poco in una cantante seminuda, meglio guardare alla politica per tentarne una moralizzazione.
MUBI, un nome che all’estero non ha bisogno di presentazioni avendo già superato i 10 milioni di visitatori unici in Stati Uniti, Turchia, Germania, Regno Unito, Francia e Norvegia, ma in Italia era ancora abbastanza sconosciuto. amato dai cinefili, odiato dai critici cinematografici, MUBI permette a tutti di dare una propria opinione su un film. Sul social infatto è possibile guardare il cinema d’autore e poi esprimere attraverso un commento la propria personale idea sul film appena visto. L’inconveniente, se così lo vogliamo chiamare, è che alcuni filmati possono essere visti unicamente a pagamento. Questo sembra essere il “tallone d’Achille” del progetto Mubi che è nato nel 2007 in un bar di Tokio. Efe Çakarel, il giovane fondatore di origine turca, esortato dall’impossibilità di vedere In the mood for love di Wong Kar-wai sul proprio laptop, decise di dare vita a The Auteurs, primo abbozzo di MUBI finanziato da Celluloid Dreams.
Huffington Post ha intervistato proprio Efe Çakarel in occasione dell’esordio tricolore di MUBI:
Efe Cakarel, il futuro appartiene alla democrazia diretta attraverso Internet e altre tecnologie di comunicazione?
“Sono convinto che i benefici della comunicazione globale istantanea e l’accesso alle informazioni superino di gran lunga i rischi. Nel nostro settore abbiamo assistito a uno spostamento del tutto rivoluzionario del controllo dei media e della comunicazione: dall’alto verso il basso, vale a dire una voce che parla a molti, a una dinamica molto più aperta e democratica dei social media, ossia molte voci che parlano a uno”.
E in Italia, anche la politica comincia a capirlo. Partendo da un social network, il Meetup, un movimento ha sfiorato la vittoria alle ultime elezioni.
“E’ la democrazia in azione, appunto. Basti pensare che sempre più persone si rivolgono ai loro amici dei social media per le raccomandazioni di film. L’efficacia del marketing di massa è in calo. Questo significa che i produttori di contenuti devono ascoltare il loro pubblico, non il contrario”.
Ci parli di Mubi e di come sarà sviluppato in Italia.
“Mubi è una piattaforma on line di video on demand e un social network dedicato al grande cinema. L’idea arrivò nel 2007, mentre mi trovavo in un café a Tokio. Volevo guardare un film, “In the Mood for Love” di Wong Kar-wai, sul mio computer portatile. Fui sorpreso non solo dal non poter guardare quel film online, ma anche dal fatto che difficilmente altri grandi film fossero disponibili. Mubi nacque in quell’istante: una cineteca globale online.
Come funziona?
“Mubi ha solo 30 film disponibili, ogni giorno se ne aggiunge uno nuovo e ne viene tolto un altro che è stato in programmazione per trenta giorni, in modo tale che nella libreria ci sia una costante rotazione dei migliori film. Questi sono trasmessi su tv connesse a internet, computer e tablet, come iPad. Il prezzo è di soli 4,99 euro al mese per vedere tutti i film e tutte le volte che si vuole. Inoltre, sarà possibile condividere i commenti con altri cinefili”.
A proposito. Perché anche in Italia?
“Siamo molto entusiasti del lancio in Italia di Mubi per una serie di ragioni, non ultima la meravigliosa storia del cinema nel vostro Paese. Dai neorealisti, attraverso Antonioni e Fellini, a Sorrentino e Garrone oggi. Per noi l’Italia è l’anima del cinema. Oltre all’aspetto storico, per il lancio di Mubi su un territorio consideriamo una serie di caratteristiche come il numero di abitanti, l’età, la propensione al pagamento online, la velocità media di internet, il prodotto interno lordo, la disponibilità di contenuti, le abitudini di consumo di cinema, etc. Abbiamo analizzato l’Italia molto da vicino: è un territorio dalle enormi potenzialità. Direi che in Italia Mubi ha il ruolo dei vecchi “cineclub”, semplicemente li abbiamo trasportati online. Puoi vedere film di maestri del cinema come Scorsese e Polanski così come gli ultimi film dei fratelli Cohen e di Woody Allen; allo stesso tempo, ci sono ovviamente film locali e classici.
Come immagina il cinema tra vent’anni? L’era digitale lo sta uccidendo?
“Non credo che il digitale stia uccidendo del tutto il cinema. E’ solo un altro passo nell’evoluzione del mezzo e nulla rimpiazzerà mai l’esperienza di andare al cinema per guardare un fantastico film e condividerlo col pubblico. Ciò che sta cambiando è la via di accesso ai film e, cosa più importante, il modo di condividerli e raccomandarli ai propri amici. I grandi cambiamenti sono nel marketing e nella distribuzione, ma il cinema continuerà ad evolvere, prosperare e innovarsi”.
E’ possibile che basti un’idea, seppur geniale, per avviare un business? In Italia poi.
“Mubi è un’azienda globale, quindi abbiamo molta esperienza nell’introduzione della nostra piattaforma in mercati locali. Le sfide per noi non sono tanto relative al contesto imprenditoriale di start-up, ma più vicine alle sfide classiche proprie di qualsiasi nuovo business: marketing, acquisizione di clientela, affermazione del marchio, controllo dei costi, etc. Non posso ancora dare un giudizio specifico sulla situazione italiana, ma credo davvero che una buona idea unita a impegno, flessibilità e convinzione siano ingredienti chiave per qualsiasi start-up di successo”.
Tornando alla politica. Lei è turco e si è impegnato nei negoziati tra l’Unione europea e la Turchia. Crede che ultimi eventi nel suo paese metteranno a rischio i negoziati?
“Non penso che gli ultimi sviluppi in Turchia abbiano qualche effetto sul dibattito in merito all’adesione. Ciò che sta accadendo lì è una spiacevole ma sana espressione di protesta nei confronti del governo da parte delle classi medie scolarizzate, di quelle cui spesso assistiamo in giro per il mondo. La Turchia ha una popolazione giovane, con un Pil in forte crescita e la sua adesione all’Ue sarebbe un gran beneficio per tutti. Ci vorranno almeno altri 20-30 anni, ma sono ottimista”.
Tech Crunch avrà inizio giovedì 26 settembre al Maxxi di Roma e inaugurerà una serie di incontri, pitch, keynote e conferenze sul mondo delle startup e del digitale. Verrà inoltre annunciato il vincitore, fra le 8 startup in finale, della TechCrunch Italy Startup Competition, che si aggiudicherà, oltre alla visibilità internazionale, un premio di 50.000 euro.
E’ il tormentone del momento il twerking e sembra nessuno sia capace di resistere alla nuova moda. Sarà stata contagiosa l’esibizione di Miley Cyrus in occasione degli Mtv Video Music Awards, fatto sta che anche la tennista bielorussa numero 2 al mondo, Victoria Azarenka, non ha saputo resistere e ha pubblicato su Instagram la sua personale interpretazione…
Dall’intervista di Roberto Cavalli, rilasciata alla contessina Borromeo che ora scrive per il “Fatto Quotidiano”, in cui lo stilista ha affermato: «Per me yacht, champagne e modelle sono solo un’operazione di marketing: faccio una moda che si rivolge a quel mercato. Ma quel che mi interessa davvero sono l’onestà, l’educazione, la giustizia sociale». Valori, ha poi aggiunto, «che mi avvicinano alla visione politica di Matteo Renzi» passando poi a tirare “frecciatine” a Flavio Briatore e affermare: «Quando Renzi andò da Briatore gli mandai un sms. Ero meravigliato. Perché frequentare chi ha avuto guai con la Finanza? Io non sopporto chi scherza con le tasse […]. Quando vedo le Ferrari parcheggiate in giro mando le targhe ai finanzieri. E se fossi al governo, obbligherei i ricchi a versare metà dei loro grandi patrimoni. Per questo, all’inizio, le mosse di Matteo mi sembravano strane. Poi ho capito.», Cavalli ha fatto irritare Briatore che, dal Kenya, ha scelto twitter per risponde alle accuse da Cavalli:
«Ci sono gli #sfigatidelasabatosera, e gli sfigati di ogni giorno @Roberto_Cavalli è uno sfigato, geloso, rancoroso e rifatto male.. (…)@matteorenzi @Roberto_Cavalli il botulino ti ha cotto il cervello…»
La polemica si accende sul social network e c’è chi si schiera a favore di uno o dell’altro.
Ma non è la prima volta che i due si azzuffano a distanza e già nel 2008 avevano scambiato dure battute a distanza. Cavalli, infatti, aveva chiuso con il Billionaire di Briatore asserendo di non voler più avere niente a che fare “con la volgare esibizione di certi locali dove si considerano vip le starlette televisive”.
Allora la risposta piccata di Briatore era arrivata sulle pagine di Panorama, durante un’intervista telefonica rilasciata dalla sua residenza in Kenia.
“L’esternazione di Cavalli – aveva dichiarato – contro il Billionaire mi stupisce, visto che sua moglie Eva c’è sempre… Qualcuno mi dica quali sono i cafoni al Billionaire: nel nostro privè questa estate è passata gente come gli Aznar, Kate Moss, Naomi Campbell.”
Dal canto suo il Don Chisciotte della legalità modaiola è solito difendere a spada tratta regole e leggi come quando, qualche tempo fa, si è stagliato duramente contro Dolce e Gabbana e la loro evasione fiscale milionaria.
I media stanno raccontando istante per istante una di quelle imprese destinate a fare la storia del mondo. Le caratteristiche l’evento le ha tutte e non c’è da stupirsi che i più grandi media del mondo stiano puntando i loro obiettivi sull’Isola del Giglio e sulla tragedia della Concordia. Così Enrico Mentana dalla sua pagina Facebook, lancia un fatwa proprio sul grande evento che ogni sta catalizzando l’attenzione di milioni di spettatori:
Lanciato l’amo a pochi minuti di distanza, per pura coincidenza (anche sfortunata), Saviano abbocca e scrive sul suo profilo Facebook:
Insomma il siparietto è completo, ma sicuramente se Saviano è stato il primo, non sarà sicuramente l’ultimo a cadere nella rete…
La grande azienda di viaggi e prodotti turistici Alpitour ha subito un cyber attacco criminale che è riuscito a violare conti bancari e carte di credito. Per portare a termine l’operazione è stato usato il profilo Facebook dell’azienda. Attraverso il social network sono state diffusi falsi annunci di offerte che nascondevano programmi pericolosi capaci di penetrare nel pc degli utenti per impadronirsi di dati importanti, come codici di carte di credito e credenziali di accesso (comprese quelle bancarie), dati personali.
In particolare attraverso questa foto venivano reidirizzati gli utenti verso link fraudolenti:
L’attacco è stato denunciato dalla stessa azienda nell’avviso ai 120.000 ‘amici’ che su Facebook seguono le pagine Viaggidea, Francorosso, Villaggi Bravo e Alpitour.
La situazione adesso è stata risolta, ma per gli esperti di sicurezza informatica quanto è accaduto è un campanello di allarme perchè finora in Italia nessun gruppo criminale aveva mai preso di mira i social network. È il primo caso italiano del genere, rilevano gli esperti, dopo che negli ultimi mesi si è assistito all’escalation di attacchi sui social media nei confronti di marchi internazionali importanti e con centinaia di migliaia di «amici» e «followers», come Associated Press, Burger King, Dodge, New York Times. L’attacco è iniziato la sera dell’11 settembre e, secondo gli esperti, il gruppo di cyber-criminali responsabile della violazione è sicuramente straniero. Si torna quindi a parlare di sicurezza informatica e a consigliare solo carte prepagate. Si riapre il lungo dibattito sugli acquisti on-line che in Italia sembrava protetto e assicurato da controlli che garantivano i consumatori, ma purtroppo, come nel caso di Alpitour, si riesce a eludere la sicurezza informatica attraverso i social, una nuova frontiera che gli esperti informatici dovranno assicurare.
In Italia una rissa di queste dimensioni – che inizia con insulti e provocazioni sul social network “Ask” e in breve, da virtuale diventa reale, si dà appuntamento in strada nel parco pubblico più frequentato a ridosso del centro di Bologna, i Giardini Margherita – non si era mai verificata.
I protagonisti sono 250 ragazzi tra i 14 e i 18 anni, schierati in due fazioni nate sul web i ‘Bolobene’ e ‘Bolofeccia’. In pratica nella prima compagine ci sono i giovani che frequentano il centro della città mentre nella seconda ci sono i ragazzi di periferia che frequentano gli istituti tecnici. E’ forse iniziato l’autunno caldo o si tratta solo di un caso sporadico avvenuto tra internauti dai bollenti spiriti? All’arrivo delle forze dell’ordine molti giovani si sono dileguati e solo poche decine sono stati identificati. La Procura ha aperto un’inchiesta contro ignoti per rissa aggravata e istigazione a delinquere, intendendo il web come la piazza, benché virtuale, dove il reato è stato in qualche maniera sollecitato.
Lionel Messi, Pallone d’Oro, uno dei calciatori più forti di sempre, sarebbe affetto da autismo. La rivelazione sarebbe avvenuta attraverso un tweet postato dall’attaccante brasiliano Romario:
“Lo sapete che Messi ha la sindrome di Asperger? È una lieve forma di autismo che conferisce il dono di una maggior concentrazione”
Dopo le numerose discussioni accesesi in Twitter, ha poi sottolineato: “Anche Newton e Einstein avevano la stessa forma di autismo. Spero che, come loro, continuerà a voler migliorare per regalarci del gran calcio”
Un’accusa pesante, quella rivolta alla stella del Barcellona e della Nazionale argentina, che, come affermato dallo stesso Romario, costringerà il padre di Messi ad avviare azioni legali contro l’ex nazionale brasiliano che si è dato alla politica. Del resto, se il Twitter ha acceso così tante polemiche, c’è da sottolineare il fatto che, come lui stesso spiega, si è limitato a riportare una notizia che lui stesso aveva appreso dai media, e posta anche il link dell’Exame.com, dove appare l’articolo.
“Secondo suo padre Messi non è autistico. Io non sono un medico – aggiunge Romario sempre sul social network – per discutere della questione. Ma se vuole procedere per vie legali lo faccia pure”.
Che sia su Twitter o in Parlamento, Romario, che ha un figlio di otto anni affetto dalla sindrome di Down, interviene regolarmente su temi scientifici e medici relativi a persone con disabilità.
Formentera spiaggia ideale… per le acrobazie! O almeno sembrano pensarla così i promessi sposi Belen Rodriguez e Stefano De Martino che si sono sbizzarriti in figure acrobatiche sulla morbida sabbia dell’isola. L’ex ballerino di Amici si e’ lanciato in una lunga serie di salti mortali mostrando il suo fisico atletico mentre la showgirl argentina ha messo in campo la sua sensualità.
Per assere sempre aggiornati e non passare per il “disinformato” del giorno, in Twitter basta dare uno sguardo ai trending topic: una top ten dei temi caldi del giorno (o del momento, visto che cambiano in continuazione). Con il cancelletto o meno davanti, tendenze, hot trend, temi caldi o in che altro modo li si voglia chiamare, seguono l’andamento delle discussioni del giorno: che sia politica, attualità, gossip o un “#buonadomenica”, permettono di non sentirsi mai esclusi dal mondo (o almeno da quello della rete). Sono una cartina di riferimento di Twitter dunque, che ora però farà la sua comparsa anche in Facebook. Il social blu, infatti, dopo aver introdotto gli hashtag ora ha deciso di offrire agli utenti anche i trending topic. Secondo il Wall Street Journal, Menlo Park starebbe infatti testando una “trending box” che sarà piazzata in alto, a fianco alle barre di ricerca e alla destra della bacheca. Si è ancora all’inizio e si sta cercando un modo per non ricalcare troppo da vicino l’idea di Twitter e al momento, stando a quanto ha dichiarato un portavoce del gigante al quotidiano newyorkese, la funzione sarà testata per una “piccola percentuale di utenti americani” perché la sperimentazione è agli inizi ma è comunque un passo ulteriore dopo l’arrivo degli hashtag: “Gli hashtag sono solo il primo passo per aiutare le persone a scoprire più facilmente ciò che gli altri dicono su temi specifici e a partecipare alle conversazioni pubbliche – aveva scritto su un post del blog ufficiale Greg Lindley, product manager di Menlo Park, lo scorso giugno – continueremo a sviluppare altre funzioni nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, incluse ricerche più approfindite che daranno una mano agli utenti a scoprure di cosa si parla nel mondo”. La differenza tra i due social, però, la si riscontra tra la diversa dimensione degli stessi: se Facebook è un po’ una piccola stanza dove “invitare” i propri amici a conoscerci meglio e comunicare (almeno per chi si muove agevolmente con i parametri per la privacy), il social dove si cinguetta è come un giornale aperto che tutti possono sfogliare e utilizzare per comunicare in modo rapido e dov’è possibile confrontarsi con chiunque sui più diversi temi in tempo reale. C’è quindi da capire come il primo organizzerà questa sua nuova introduzione anche se non si può scordare che ha dalla sua oltre un miliardo attivi ogni mese contro i 120/150 milioni di Twitter e quindi, pur con legami di riservatezza, indubbiamente avrà un peso il conoscere ciò di cui si parla.
Forse per i babbani domani è solo l’inizio del mese di settembre, per altri è il giorno di rientro dalle ferie, per altri ancora è una domenica da passare a fare una passeggiata in bici, un pranzo in famiglia o una serata tra amici… ma per tutti i fan di Harry Potter domani è #WelcomeBackToHogwarts e l’appuntamento è al binario 9 e 3/4. Su Twitter ci si interroga su chi sarà il nuovo insegnante di Arti Oscure, quanto potrà durare e quali trame ordirà. I Potterheads stanno già preparando i bagagli e c’è anche chi ah problemi a far entrare la scopa in valigia… ma basterà una piccola magia a risolvere il problema?
Quello che è indiscutibile è che Harry Potter ha davvero segnato generazioni di giovani che ogni anno si ritrovano per festeggiare e “rivivere” la saga che ha cambiato il teen movie nel mondo. E allora #WelcomeBackToHogwarts a tutti… con buona pace per i babbani!
E anche quest' anno sono sicura che noi Grifondoro vinceremo la coppa delle case! #WelcomeBackToHogwarts
Erik Ravelo, fotografo per Colors e per Fabrica, e autore di una campagna di forte impatto dal titolo Los intocables, dove venivano ritratti alcuni minori crocefissi ai propri carnefici, è stato censurato su Facebook. “Quando l’ho postata mi è arrivata una notifica dal Social network con la quale mi avvisavano che non posso caricare immagini per 7 giorni e che se metto altri contenuti non appropriati mi bloccheranno il profilo”. E qui scatta l’ira di Ravelo “La mia è una campagna artistica che è diventata virale in rete, fatta senza alcuno sponsor e che ha l’obiettivo di protestare contro la pedofilia. Perché viene censurata, quando su Facebook gira di tutto?”.
Erik Ravelo, per esprimere liberamente la sua arte aveva abbandonato Cuba quando aveva 18 anni, ma ora ci pensano i social network a censurarlo. Il fotografo si è anche chiesto come è “Possibile che non venga compresa la differenza tra contenuti inappropriati e arte?”
Ravelo non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo a cui sono state o saranno rimosse immagini dichiarate come contenuti inappropriati mentre sono foto artistiche o di protesta. È successo anche con le il profilo delle Femen ed è capitato anche ad altri artisti. Basta che qualcuno segnali la fotografia e scatta il procedimento. E se il flusso delle immagini è talmente vasto da controllare, è incredibile come iniziative di questo tipo vengano bloccate in rete, dove la libertà di espressione dovrebbe essere tutelata è salvaguardata.
Parigi vista attraverso una scatola in testa, ma anche l’avvicinamento del cantante al pubblico mimetizzandosi sotto una “maschera” e portando con sé un enorme cuore. Questo sembra essere il messaggio dell’ultimo video di Marco Mengoni diretto da da Gaetano Morbioli che racconta la storia del ‘Collezionista d’amore’. #Non passerai, ha infatti per protagonista lo stesso Mengoni che si aggira per tutta la città con una faccia sorridente disegnata su una scatola bianca e a chiunque incontra chiede di scattare una foto. Tra il surrealismo e la simpatia il video girato a Ville Lumière è già stato visto innumerevoli volte sul web.
“Complimenti e congratulazioni ai quattro nominati. Ma sono molto rammaricata e profondamente dispiaciuta per l’unico che doveva essere nominato senatore a vita e non lo è stato, ovvero Silvio Berlusconi. Sarebbe stato il migliore e la persona con più titoli e più meriti”. Così, la deputata del Popolo della Libertà, Daniela Santanchè, interpellata da Affaritaliani.it, ha commentato la nomina dei 4 senatori a vita e ha poi aggiunto: “Senza nulla togliere ai quattro nuovi senatori a vita, credo però non siano paragonabili a Berlusconi”, conclude.
Forse è un bene? Forse Napolitano non se l’è sentita di fare di un condannato in via definitiva un senatore a vita?
Sembra proprio che la guerra sia in corso nelle larghe intese, che dopo aver vinto la “battaglia dell’Imu”, ora serrano i comparti per sferrare l’attacco alla “battaglia dell’Iva”, di territorio in territorio il Pdl avanza… La decadenza è lontana o forse sono le vittorie prima della sconfitta finale?
Chi sono è stato facile saperlo, tutti altissimi personaggi che si sono distinti nei loro campi a livello internazionale e che hanno portato la parte “migliore” dell’Italia all’estero, nomi che ci riconciliano con la nostra nazione. Ma la rete come si è posta nei confronti di queste grandi personalità?
Abbado è ritratto così:
Il direttore d'Orchestra Claudio Abbado dirigerà i famosi pianisti delle Camere.
#senatoriavita
Era luglio quando il rapper Lil Twist aveva dato l’annuncio di una collaborazione con Miley Cyrus e Justin Bieber. E ora la canzone sembrerebbe aver fatto la sua apparizione in Youtube, rubata e pubblicata in anticipo rispetto la data che era stata prevista. Come appare evidente a un primo ascolto, il brano è basato sulla mossa dance del momento, dalla quale prende anche il titolo: Twerk. Un tema caro a Miley, visto che si è esibita in questa danza anche in occasione degli ultimi MTV Video Music Awards.
Aveva appena terminato di banchettare a milkshake alla fragola e patatine (come ricostruito da TMZ) con l’amico rapper Tyler The Creator, Justin Bieber, quando a bordo della sua Ferrari bianca ha pensato bene di “bruciare” un segnale di Stop contravvenendo alla più elementare regola della strada. Subito bloccato dalle autorità locali di Los Angeles, il cantante si è fatto trovare senza patente. Conseguenza: la polizia ne ha disposto l’arresto per chiarire la sua posizione. Sembra però che la pop star se la sia cavata: avrebbe infatti ammesso le proprie colpe mostrandosi conciliante. Dopo di che i due sono ripartiti, con il rapper al volante.
Le video-chiamate saranno 3D in Skype, lo ha confermato un alto dirigente dell’azienda che quest’anno celebra il suo decimo anniversario. I primi sentori si erano avuti nel mese di aprile con una dichiarazione che sembrava aprire a questa possibilità “bisogna lavorare su un modo per per creare dei «doppi» virtuali per i lavoratori che non possono recarsi di persona alle riunioni”, si era detto in quell’occasione. Oggi tecnologia comincia ad esserci, lo dimostrano i notevoli progressi compiuti nello sviluppo degli schermi 3D, che oggi permettono a molti televisori e monitor di riprodurre la tridimensionalità. Tuttavia, potrebbe passare qualche anno prima che possa trovare uno sbocco commerciale.
Quali sono i maggiori problemi?
«per questo tipo di tecnologia è necessario aggiungere più telecamere al computer, calibrarle correttamente e farle puntare alla giusta angolazione. In laboratorio, sappiamo come farla funzionare e stiamo valutando l’insieme dei dispositivi e le loro capacità d supportarla, al fine di prendere una decisione su quando si potrebbe pensare di portare qualcosa di simile sul mercato» ha detto Mark Gillett, vice presidente della divisione Microsoft Skype.
Lady Gaga e Donatella Versace, molto simili e amiche per la pelle, tanto che la cantante pop ha voluto dedicare alla stilista una canzone del suo nuovo album “Artpop” che uscirà a novembre.
“La canzone è pazza, divertente e pop al tempo stesso – ha detto l’artista al sito JustaJared.com – con dei beat elettronici che ho realizzato con il produttore Zedd. Racconta di una donna coraggiosa e orgogliosa di sè stessa che percorrere la propria strada senza problemi”.
Degli Mtv Music Award che si sono tenuti al Barclays Center di New York si è già parlato della performance di Miley Cyrus che ha lasciato a dir poco sbigottita la famiglia di Will Smith, presente all’evento, ma la cantante non è stato certo la sola ad aver fatto qualcosa che resterà impressa nella memoria. Se di Lady Gaga si ricorderanno gli abiti di scena, infatti, di Taylor Swift varrà lo stesso per quel che riguarda un’imprecazione mormorata quando ha saputo di aver vinto per il miglior video femminile con “I knew you were trouble”. La star ha infatti bisbigliato: “Shut the f*** up”. Come ci si poteva aspettare, il momento è stato ripreso ed il video è diventato virale in Twitter. Al momento di ritirare il premio, inoltre, la Swift ha ringraziato il suo ex fidanzato (presente alla cerimonia non molto lontano da lei) per averla aiutata nella carriera. “Voglio anche ringraziare la persona che ha ispirato questa canzone, che sa esattamente chi è, perché ho avuto uno di questi. Grazie mille!”.
Dopo il passaggio della Dalla Chiesa a La7 non c’erano dubbi che la trasmissione avrebbe avuto un volto completamente nuovo, ma nessuno immaginava che sarebbe stato l’addio anche per l’ex ragazzo della 3C Fabrizio Bracconeri. Neppure si poteva immaginare che a sostituire la Dalla Chiesa sarebbe arrivata Barbara Palombelli. I messaggi del valletto romano si erano susseguiti nei giorni scorsi e lui, sui cambiamenti, si era espresso così su Twitter:
Vi chiedo scusa ma non chiedetemi della palombelli fatemi iniziare poi vediamo e chiaro x me Rita e’ insostituibile!!! C’è la metterò TUTTA
E poi aveva aggiunto:
Ma cosa pretendete che vi dicaaaaa !!! X me una vale l’altra basterà lavorare bene insieme ripeto Rita x me resta e sarà insostituibile
Poi ieri, sempre con un Twitter, ha dato inaspettatamente l’addio a Forum:
Forum addio !! In bocca al lupo a chi resta e lo farà ho passato un lungo periodo splendito GRAZIE A RITA solo lei ringrazio e il mio socio
Quindi Bracconeri, con un diplomatico tweet ha rivolto il suo in bocca al lupo al programma e ha ringraziato solo la Dalla chiesa e Marco Senise. Al momento quindi non è chiaro se sia stato Bracconeri a decidere di andare via o se sia stata la produzione a decidere di non rinnovare il contratto con il valletto. Ma dalla successione dei twitter sembra che ci fosse la volontà da parte di Bracconeri di rimanere nel programma, ma è anche possibile una decisione dell’ultimo minuto. Gli appassionati di Forum rimarranno fedeli o dopo lo stravolgimento preferiranno rivolgere la loro attenzione su altri programmi nella stessa fascia oraria?
La sorpresa c’è stata e la polemica è seguita dopo la performance sexy e scandalosa della 20enne attrice e cantante americana agli MTV Video Music Awards, Miley Cyrus che ha lasciato il pubblico senza fiato. Costumi, gesti e ballo studiato per attirare l’attenzione e far parlare di sé, tanto, che probabilmente anche Will Smith, presente con la famiglia, si è trovato in imbarazzo. Miley si è esibita anche in un “twerking”,ossia una danza che ha come protagonista il lato B, con Robin Thicke che molti hanno definito volgare.
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Quando una performance non è più espressione libera di arte, ma solo mancanza di buon gusto? Perché dall’America arrivano sempre più prepotentemente modelli che non sono più trasgressivi, ma che rispecchiano solo una banale e gratuità volgarità? Dove è finita quella ribellione ironica che caratterizzava le bad girls a iniziare da Madonna che della sessualità ne ha sempre fatto il suo leit-motiv senza scadere nella banale trivialità? Quello che si è visto agli MTV Video Music Awards è tutto ciò che in una concezione moderna di spettacolo che dovrebbe puntare anche su un modello di donna che non sia solo merce sessuale, è quello che ci si augura di non vedere mai su un palco, soprattutto su quelli in cui ci sono gli occhi puntati delle generazioni future e non per lo scandalo, ma per la qualità così indecente del prodotto offerto. Ci possiamo ancora stupire su un lato B o su un gestaccio? Forse è tempo di fare arte, ma trovare gli artisti è sempre più difficile in una macchina commerciale che esalta solo i personaggi.
Tanti su twitter i commenti sulla faccia di Will Smith e della famiglia di fronte all’esibizione della Cyrus. Forse l’interpretazione della famiglia è da Oscar!
*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*