Victor Hugo Menjivar, 37 anni, ha confessato: è stato lui a uccidere ieri, a Milano, Libanny Mejia e il figlioletto di tre anni e mezzo. L’uomo, un salvadoregno amico di famiglia, è crollato durante un lungo interrogatorio condotto davanti al procuratore aggiunto Alberto Nobili e al pm Gianluca Prisco. Il 37enne, con un altro figlio in arrivo e la cui moglie era amica della vittima, si era recato a cena a casa di Libanny Mejia lunedì sera e aveva portato con sè anche il figlio, compagno di giochi del bimbo della domenicana. L’uomo, mentre i piccoli si trovavano in un’altra stanza, ha tentato un approccio sessuale con lei venendo però respinto. All’ennesimo rifiuto ha preso un coltello da cucina. A quel punto la donna, sperando di salvarsi, si è offerta a lui ma Menjivar, che come ha detto agli inquirenti aveva perso la testa ed era molto ubriaco, a quel punto l’ha sgozzata. I bimbi avevano sentito le urla e lui ha cercato di nascondere il corpo dietro al divano perchè non lo vedessero. Solo in seguito ha deciso di sgozzare anche il figlio della vittima. Dopo il duplice omicidio è uscito dalla casa e ha gettato il coltello in via Primaticcio e, dopo la confessione, l’ha fatto ritrovare agli investigatori.
Tutti gli articoli con tag ergastolo
Madre e figlio uccisi a Milano: l’assassino è un amico di famiglia
Pubblicato da tdy22 in marzo 5, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/03/05/madre-e-figlio-uccisi-a-milano-lassassino-e-un-amico-di-famiglia/
Duplice omicidio a Milano: uccisi una madre e il figlio di 4 anni
Sono stati rinvenuti in un’abitazione in via Segneri 4, alla periferia sud-ovest di Milano, i cadaveri di una donna 29enne di origine dominicana e del figlio, un bambino di soli quattro anni. I corpi, trovati in zona Lorenteggio, presentano entrambi evidenti ferite di arma da taglio. Al momento non sono noti altri particolari ma la polizia sta indagando. L’allarme è stato lanciato dai vicini che hanno provveduto ad allertare il 118.
Pubblicato da tdy22 in marzo 4, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/03/04/duplice-omicidio-a-milano-uccisi-una-madre-e-il-figlio-di-4-anni/
Il killer della Sacra Corona Unita che costa allo Stato 700 euro al giorno
700 euro al giorno. Tanto spende lo Stato per permettere a un killer della Sacra Corona Unita, la mafia pugliese, di vivere in ospedale, perchè i giudici hanno deciso che non può scontare la pena in carcere. Lui è Francesco Cavorsi ed è stato condannato all’ergastolo per tre omicidi. Tuttavia da 10 anni si trova all’ospedale Niguarda di Milano, su una sedia a rotelle e in una camera doppia ad uso singolo. All’ergastolo sono concesse visite a piacere, e senza il controllo di un piantone, e permessi di libera uscita, nonostante abbia confessato di aver ucciso tre persone, scrive Paolo Berizzi su Repubblica, nonostante fosse su una sedia a rotelle dal 1988:
“spari ordinati dal capo ‘ndranghetista Pepè Flachi che vuole eliminarlo. Lui rimane paraplegico, ma questo non gli vieta di eseguire personalmente i suoi regolamenti di conti. La tecnica è sempre la stessa, una specie di marchio di fabbrica: il padrino pugliese si fa accompagnare in auto da due gregari; fa salire le vittime a bordo per parlare. Poi lascia la parola alla sua pistola calibro 7,65. «Bum, bum, bum, bum, bum… cinque colpi ci ho sparato, perché quello non meritava di morire troppo velocemente»: così, nell’estate del ‘92, intercettato dalle cimici piazzate dal pm Maurizio Romanelli, un compiaciuto Cavorsi racconta l’omicidio, eseguito sei mesi prima, di un piccolo trafficante di droga, Virgilio Famularo.
È il suo terzo delitto in tre anni: nel ‘90 uccide il veterano della mala milanese Oreste Pecori; nel ‘91t occa a Antonio Di Masi, spacciatore legato agli slavi. Tre omicidi confessati davanti ai giudici della terza Corte d’assise di Milano. E dunque: nel ‘96, due anni dopo l’arresto (operazione “Inferi”), il 33enne Cavorsi è condannano all’ergastolo con la teorica aggiunta di altri 53 anni di carcere”.
Condannato all’ergastolo, Cavorsi per i giudici non può stare in carcere e nel 2001 arriva al Niguarda:
“Cinquantunenne, risulta domiciliato all’“ospedale Niguarda Cà Granda, piazza dell’Ospedale Maggiore, 3, Milano”. Per essere un ergastolano con alle spalle tre omicidi vive, diciamo, in condizioni non particolarmente restrittive: non c’è nessun agente di piantone che lo controlla; riceve normali visite; gira liberamente in ospedale su quella stessa sedia a rotelle dalla quale vent’anni fa — quando era un killer e muoveva da un ristorante di via Padova, base logistica della mafia pugliese — chiudeva per sempre la bocca ai suoi nemici. Ogni tanto Cavorsi esce in permesso: il via libera arriva via fax dal giudice di sorveglianza”.
La direzione sanitaria del Niguarda spiega che Coversi è detenuto in chirurgia da “4 anni”, ma il conto di Repubblica è diverso:
“A quanto risulta a Repubblica, la lungo degenza, anzi, la lunga detenzione, risale a molto prima. Almeno dieci anni fa, appunto. Quel che si può apprezzare con certezza è l’imbarazzo provocato tra i vertici ospedalieri, e non da ieri, dalla presenza del paziente ergastolano, e da un’“anomalia” che viene a galla solo adesso”.
Pubblicato da tdy22 in marzo 4, 2014
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La “memoria offesa” di Sarah Scazzi: sotto accusa Nonciclopedia
La famiglia di Sarah Scazzi, la giovane di Avetrana uccisa e il cui cadavere venne abbandonato in un pozzo il 26 agosto 2010, ha scritto una nota con la quale rende noto che chiederà, passando per via giudiziaria, la rimozione di una pagina web: “La nostra famiglia, ancora una volta, è costretta a subire ingiustificate offese alla memoria di Sarah da parte del sito web denominato ‘Nonciclopedia‘”. E prosegue: “Dobbiamo sopportare l’ennesimo attacco da parte di chi utilizza internet con la pretesa e l’arroganza di presentare come satira quel che è, e rimane, solo ed esclusivamente un insulto gratuito, fatto di espressioni ingiuriose ed immagini deplorevoli. Espressioni ed immagini che, si ripete, non possono certamente ritenersi manifestazione del diritto di satira”. Ancora nella nota si legge: “Episodi del genere, intollerabili, specie se ripetuti e continuati nel tempo non fanno che rinnovare un dolore mai sopito ed infangare ulteriormente il ricordo di Sarah”. E conclude: “Abbiamo deciso, a questo punto di intraprendere tutte le necessarie ed opportune iniziative giudiziarie interessando le competenti Autorità finalizzate a porre fine a questa ennesima e gratuita mortificazione del nostro dramma, anche attraverso la rimozione della pagina incriminata”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 27, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/27/la-memoria-offesa-di-sarah-scazzi-sotto-accusa-nonciclopedia/
Condannato all’ergastolo l’assassino di Carmela Petrucci
Il 19 ottobre 2012 le sorelle Petrucci, Carmela e Lucia, che frequentavano il liceo classico Umberto I di Palermo, stavano rientrando da scuola, accompagnate in auto dalla nonna che le aveva lasciate davanti casa. Nell’androne del loro palazzo, si sono imbattute in Samuele Caruso, ex fidanzato di Lucia. La giovane, perseguitata dal ragazzo con telefonate e sms, ha citofonato al fratello gridandogli di aprire in fretta il portone. Ma l’assassino non lasciato loro scampo: ha colpito prima Carmela e poi Lucia. Carmela, 17enne, è morta a causa delle coltellate e oggi il gup del Tribunale di Palermo, Daniela Cardamone, ha condannato all’ergastolo il 24enne che l’ha assassinata. Caruso è stato condannato anche per aver tentato di uccidere la sua ex ragazza, Luicia Petrucci, sorella della vittima e vero obiettivo del giovane. Il gup ha accolto la tesi dell’accusa, secondo la quale non solo l’omicidio era premeditato, ma c’è anche l’aggravante dei futili e abietti motivi. Premeditato, secondo il pm, anche il tentativo di omicidio di Lucia. Anna Pellegrino e Antonio Scimone, che hanno sostenuto la difeda, avevano puntato invece sull’assenza di premeditazione e sulla momentanea infermità mentale. Caruso si sarebbe vendicato di Lucia per averlo lasciato, assassinandola nell’androne del palazzo in cui la ragazza abitava con la famiglia. I genitori, Lucia e il fratello sono scoppiati in lacrime subito dopo la pronuncia della sentenza. In lacrime anche la nonna, che ha atteso fuori dall’aula. Il giudice ha riconosciuto una provvisionale da 500mila euro ciascuno ai genitori e ai fratelli di Carmela, mentre andranno 20mila euro ciascuno per l’associazione Le Onde e il Comune di Palermo.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 26, 2014
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Inizia l’appello per l’omicidio Scazzi, l’avv della difesa polemico con la giustizia
E’ tutto pronto per il processo del Tribunale d’appello per l’omicidio Scazzi che dovrà esaminare anche la richiesta di scarcerazione di Sabrina Misseri, condannata all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della cugina Sarah «Sabrina è a pezzi. Credo che abbia deciso di venire in tribunale per assistere all’udienza esclusivamente per prendere aria, per uscire dalla cella, per vedere la strada che separa la casa circondariale da Palazzo di giustizia, per guardare due alberi, vedere qualcosa». Lo ha detto all’ANSA l’avv. di Sabrina, Nicola Marseglia. «Il fatto che, a distanza di dieci mesi dalla sentenza, la Corte d’Assise non abbiamo ancora depositato le motivazioni – ha aggiunto Marseglia – è un motivo di sofferenza perchè tutto questo ritarda, congela, i tempi processuali, dilata nel tempo la celebrazione del processo di secondo grado. Però, non abbiamo rimedi dal punto di vista formale. Anche il fatto di aver presentato questo ricorso, in qualche modo è conseguente al ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza. Non si può – ha obiettato il legale – aspettare sempre tutto e tutti per esercitare a pieno il diritto di difesa». Polemica quindi da parte dell’avvocato della difesa contro la giustizia e i tempi biblici che davvero dilatano anche il dolore dei familiare delle vittime che attendono per anni giustizia e per gli stessi imputati che restano in attesa di giudizio, incerti sulla loro condanna.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 18, 2014
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Rifiuta le avances di un amico: Georgina muore strangolata
Lo scorso maggio la 17enne Georgia Williams era sparita: dopo alcuni giorni trovarono il suo corpo in un bosco. La giovane era stata strangolata, uccisa da un amico che compare in una foto scattata loro poco prima della morte della ragazza. Lui è il 23enne Jamie Reynolds, che ne era innamorato ma non era stato in grado di accettare di essere rifiutato. Dopo la sparizione di Georgina, del ragazzo si erano perse le tracce salvo poi trovarlo in Scozia. A lungo ha negato di essere coinvolto nel delitto ma oggi è crollato ed ha confessato il suo gesto. Ad aiutare le forze dell’ordine nelle ricerche sono stati gli amici della vittima anche grazie a Facebook. Ora il ragazzo rischia l’ergastolo.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 2, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/02/rifiuta-le-avances-di-un-amico-georgina-muore-strangolata/
Blitz dei carabinieri e uno dei latitanti si suicida!
Avevano scoperto, nelle campagne di Lentini, il covo dove Calogero Mignacca, 41 anni, e il fratello Vincenzino, 45 anni, si nascondevano e avevano progettato il blitz. I carabinieri del Gis questa mattina sono andati preparati, ma la sorpresa c’è stata quando il più anziano dei due latitanti si è suicidato davanti alle forze dell’ordine puntandosi la pistola alla tempia e facendo fuoco. I due avevano sulle spalle sentenze definitive per omicidi, rapine ed estorsioni e dovevano scontare l’ergastolo.
Come in un film è arrivata anche la frase di Angelino Alfano, che si è complimentato con il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, per l’intervento dei Gis che ha portato all’individuazione di due latitanti inseriti nell’elenco dei più “pericolosi”. “Si tratta di un altro grande successo della squadra Stato – ha affermato il ministro Alfano – che punta al controllo, in termini di sicurezza, del territorio, intensificando la lotta al crimine organizzato. Ma in questa occasione, se esprimo soddisfazione per l’arresto di uno dei due latitanti – ha concluso Alfano – provo profondo dispiacere per il gesto di disperazione compiuto dall’altro che si è tolto la vita”.
Pubblicato da tdy22 in novembre 10, 2013
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La morte del boss condannato per l’omicidio Siani
Si chiamava Angelo Nuoveletta era il padrino di Marano, in provincia di Napoli ed era stato arrestato il 17 maggio del 2001 dopo 17 anni di latitanza e condannato all’ergastolo per vari omicidi tra cui quello del giornalista Giancarlo Siani. Detenuto in regime di 41bis, nel carcere di Spoleto, era stato trasferito all’ospedale di Parma.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 20, 2013
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Omicidio Melania Rea: il pg in Appello chiede la conferma dell’ergastolo
Al via il processo d’Appello per Salvatore Parolisi, condannato in primo grado per l’omicidio della moglie, Melania Rea. Romolo Como, il pg d’Appello, ha chiesto questa mattina la conferma dell’ergastolo, con tutte le aggravanti. Confermata anche la richiesta delle aggravanti che sono crudeltà, minorata difesa e vilipendio del cadavere senza le quali la Corte non potrebbe tecnicamente confermare l’ergastolo. Il pg ha sottolineato che “La Corte può anche dare una diversa motivazione e arrivare allo stesso risultato”, sottolineando che i legali difensori hanno presentato le richieste di approfondimento che la Corte discuterà nella giornata di lunedì. Riguardo la motivazione, sempre Como ha spiegato che “può essere verosimile che sia collegato ai rapporti con la moglie” e cioè, all’imbuto in cui si è trovato. Il pg ha inoltre sottolineato, rispetto ad altre discordanze tra quanto si dice nella motivazione della sentenza e in particolare sulla presenza di Parolisi nei due luoghi, che “lì forse la sentenza è stata precipitosa nel dare interpretazioni: in base alla sentenza infatti si potrebbe dire che, anche fosse vero che inizialmente Parolisi fosse stato visto da alcune persone a Colle San Marco, ciò non esclude che potesse essere passato prima a Colle San Marco e poi al bosco delle Casermette. Sarebbe stato dirimente se Parolisi fosse stato visto successivamente all’omicidio, per questo ho chiesto la conferma dell’ergastolo”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 25, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/25/omicidio-melania-rea-il-pg-in-appello-chiede-la-conferma-dellergastolo/
Ricercato dal 2007 arrestato a Utrecht il latitante Francesco Nirta.
Francesco Nirta, 39 anni, condannato all’ergastolo e latitante dal 2007, è stato arrestato a Utrecht in Olanda. La polizia olandese è arrivata a lui grazie alle informazioni raccolte dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dallo Sco. Nitra era inserito nell’elenco dei 10 latitanti più pericolosi e da circa 15 giorni la polizia era sulle sue tracce. L’uomo è stato condannato per un omicidio risalente alla prima faida che ha visto contrapposti i Nirta-Strangio da una parte ed i Pelle dall’altra.
Pubblicato da tdy22 in settembre 20, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/20/ricercato-dal-2007-arrestato-a-utrecht-il-latitante-francesco-nirta/
Dopo la condanna Manning vuole diventare donna!
Si farà chiamare Chelsea e diventerà donna questo è il desiderio di Bradley Manning, condannato a 35 anni di carcere per aver passato documenti segreti a Wikileaks. Lo ha scritto in una dichiarazione inviata al programma Today della Nbc. “Sono Chelsea Manning. Sono una donna. Considerando come mi sento, e come mi sono sentita sin dall’infanzia, voglio iniziare al più presto la terapia ormonale. Spero che mi appoggerete in questo passaggio. Chiedo che a partire da oggi mi chiamiate con il mio nome femminile, Chelsea”.
Il suo avvocato, David Coombs, ha detto anche che il suo assistito si aspetta la grazia dal presidente Barak Obama.
Durante il processo la difesa di Manning ha messo in evidenza le forti pressioni psicologiche sul ragazzo durante l’era del “don’t ask don’t tell”, la politica in base alla quale nelle forze armate Usa non si chiedeva e non si diceva nulla riguardo agli orientamenti sessuali dei militari.
Pubblicato da tdy22 in agosto 22, 2013
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Manning condannato a 35 anni. Uscirà a 60 anni.
Bradley Manning, il soldato americano di 25 anni reo confesso di essere la ‘talpa’ di Wikileaks, è stato condannato a 35 anni di carcere. La sentenza è stata emessa dalla Corte Marziale di Fort Meade, che ha ridotto la richiesta del Procuratore di 60 anni. Questo significa che Manning uscirà dal carcere quando avrà ormai 60 anni.
Pubblicato da tdy22 in agosto 21, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/08/21/manning-condannato-a-35-anni-uscira-a-60-anni/
Manning e Snowden i destini incrociati di due eroi o di due delatori?
Come da sempre ci insegna la storia occorrono anni prima che si possa poi, quando ormai il tempo fa prendere la giusta distanza dagli eventi e gli interessi economici e politici vanno via via scemando, fare un’analisi oggettiva. Ci sono argomenti, invece, sui quali nonostante passano decenni un oggettività non si raggiunge mai e gli schieramenti tra sostenitori e contrari restano a dividere l’opinione pubblica. Sarà forse il caso di Snowden e Manning? Probabilmente lo sarà… Nessun europeo riuscirà, nel profondo a capire perchè un crimine di guerra denunciato possa diventare invece un atto di spionaggio. Per assurdo, nel caso del militare americano, le vittime che hanno subito soprusi sembra quasi che siano diventati i carnefici che hanno costretto Manning al carcere. Eppure c’è chi è pronto a sostenere che Manning non avrebbe mai dovuto rivelare alcune informazioni, neppure se si trattava di 12 civili disarmati uccisi da due Apache americani. Perché? Perché è un problema di fedeltà alla patria, di rispetto per il proprio paese, di lealtà… ma quale paese civile, democratico e leale ucciderebbe su un territorio straniero martoriato da una guerra 12 civili indifesi? Improvvisamente però, scoppia il caso Snowden, un nuovo delatore che stanco dei soprusi questa volta perpetrati dagli americani, anche contro i propri stessi cittadini, si ribella e fa scoppiare il datagate… dopo mesi di incertezza passati all’aeroporto Sheremetevo di Mosca ottiene finalmente un asilo temporaneo in Russia. Ora Snowden sarebbe diretto «in un luogo sicuro», ma «segreto», che non sarà rivelato.
E’ notizia delle ultime ore che la talpa del Datagate si pronuncerà oggi sul caso del soldato Bradley Manning, giudicato «traditore» da un tribunale Usa per il caso Wikileaks. Lo riferisce il sito web di Julian Assange che pubblica cablogrammi diplomatici segreti.
Pubblicato da tdy22 in agosto 1, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/08/01/manning-e-snowden-i-destini-incrociati-di-due-eroi-o-di-due-delatori/
E’ salvo Manning o è solo una farsa verso l’opinione pubblica?
Non è facile spiegare i meccanismi che potrebbero portare Bradley Manning a passare il resto della sua vita in carcere anche se assolto dall’accusa più grave, cioè quella di connivenza con il nemico, per aver rivelato documenti diplomatici e militari segreti americani a Wikileaks. Manning è stato trovato colpevole di 19 capi d’imputazione su 21 per cui era incriminato, tra cui 5 per violazione della legge sullo spionaggio del 1917. Potrebbe quindi essere il cumulo di condanne alla fine a tradursi in ergastolo e quindi assolvere Manning dall’accusa più grave in tal caso sarebbe stato forse solo per far leva sull’opinione pubblica? In particolare su chi sostiene che Manning è un eroe americano e come tale dovrebbe essere trattato e non condannato? Nella sostanza quindi anche se sollevato dal capo d’accusa peggiore Manning rischia ancora l'”ergastolo”.
Pubblicato da tdy22 in luglio 30, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/07/30/e-salvo-manning-o-e-solo-una-farsa-verso-lopinione-pubblica/
Salvato dalla pena di morte, muore per l’obesità
Si chiamava Ronald Post e sette mesi fa era stato graziato perché il suo peso eccessivo non consentiva una pena capitale senza dolore. A 53 anni, l’uomo che pesava oltre 204 kg è morto giovedì mattina nell’ospedale annesso alla prigione dove era detenuto e dove stava scontando l’ergastolo per aver ucciso un’impiegate di un motel nel 1983. Il suo peso eccessivo è stata la principale causa della sua morte. La portavoce del carcere ha detto che il dipartimento di riabilitazione e correzione dell’Ohio aveva classificato la sua morte come «prevista». «Per farla breve – ha continuato – non siamo rimasti sorpresi dalla sua scomparsa».
Pubblicato da tdy22 in luglio 27, 2013
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Il mostro di Cleveland condannato all’ergastolo
Il mostro di Cleveland, Ariel Castro, l’uomo che ha rapito e tenuto prigioniere per 10 anni tre ragazze – Amanda Berry, 27 anni, Gina DeJesus, 23 anni, e Michelle Knight, 32 anni – si è dichiarato colpevole accettando un accordo con i procuratori per evitare la pena di morte. Ora sarà condannato all’ergastolo e a mille anni di prigione. A suo carico 900 capi d’imputazione, tra i quali sequestro e stupro. Non si svolgerà quindi il processo e le tre vittime non saranno così tenute a testimoniare in aula. Il 52enne ha dichiarato ai giudici di aver compreso i termini dell’accordo e della sentenza, aggiungendo che ci sono cose che “non capisce” a causa dei suoi problemi sessuali. L’accordo prevede anche che Castro non possa richiedere la libertà condizionata.
Pubblicato da tdy22 in luglio 26, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/07/26/il-mostro-di-cleveland-condannato-allergastolo/
Condanna all’ergastolo per Giovanni Vantaggiato
Pubblicato da tdy22 in giugno 18, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/18/condanna-allergastolo-per-giovanni-vantaggiato/
Strage di Erba: Olindo e il diario in codice
Pubblicato da tdy22 in giugno 18, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/18/strage-di-erba-olindo-e-il-diario-in-codice/
Michele torna al pozzo maledetto… pellegrinaggio alla “tomba” di Sarah
Michele Misseri è un uomo dilaniato dal rimorso di non aver retto di fronte alle domande puntuali e precise che esigevano una risposta… Lui ha dato tante risposte, spesso contrastanti. Versioni su versioni in cui i frammenti di verità poi sono emersi poco a poco e hanno segnato la via dell’ergastolo, in primo grado, per Cosima Serrano e sua figlia Sabrina. Ma Michele ha fatto condannare anche il fratello Carmine e al nipote Cosimo. Famiglie distrutte per un crimine orrendo. Ora Michele cerca “il perdono della famiglia” con una “condanna esemplare”, ma per il momento non è arrivata. Michele Misseri ora si sente doppiamente colpevole e fa quello che da sempre lo fa stare meglio, che gli allevia temporaneamente il dolore: diventare un protagonista-vittima-colpevole davanti ai mezzi di informazione. Un protagonismo patologico, dettato da quel suo sentirsi inadatto, emarginato dalla sua stessa famiglia, innocente e ancor più colpevole.
Così percorre di nuovo la strada verso il pozzo del ritrovamento, un gesto da vero colpevole, come in un film. Purtroppo Misseri dovrà rassegnarsi a fare i conti con la realtà diversa… con quella realtà che ancora una volta gli leva anche il “protagonismo dell’assassino” perhè da uomo fragile quale è, non l’ha uccisa lui Sarah.
Pubblicato da tdy22 in aprile 26, 2013
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Confessa a sorpresa il compagno di Lea Garofalo
Carlo Cosco, condannato in primo grado all’ergastolo per l’uccisione di Lea Garofalo, ha confessato in aula nel processo di secondo grado l’omicidio della testimone di giustizia calabrese. “Mi assumo la responsabilità dell’omicidio, merito l’odio di mia figlia”, ha detto l’uomo davanti ai giudici. Quando gli è stato chiesto come mai non l’aveva mai confessato l’uomo ha aggiunto “varie circostanze me lo hanno impedito”.
Pubblicato da tdy22 in aprile 9, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/09/confessa-a-sorpresa-il-compagno-di-lea-garofalo/
Chico Forti: una storia d’ingiustizia americana!
Amanda Knox probabilmente non tornerà in Italia per il processo, ma Enrico (Chico) Forti resta in America. Enrico è un giovane italiano, che viveva a Miami, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Dale Pike, morto il 14 febbraio 1997, figlio di un socio d’affari, mentre colui che ha sparato non è mai stato trovato. Dopo un processo di soli 24 giorni, Chico è stato giudicato colpevole e condannato all’ergastolo senza condizionale. L’accusa è parsa convinta che Forti volesse truffare il socio, Anthony Pike, da cui doveva acquistare un albergo, ignorando il fatto che l’uomo non era più il proprietario dell’immobile. In molti ancora credono alla sua innocenza, convinti che sia stato incastrato. Il corpo di Pike, nudo e prono, è stato ritrovato su una spiaggia nota per essere un punto di ritrovo per coppie omosessuali, con pochi oggetti personali, utili per scoprirne l’identità, sparsi attorno a lui. Perchè sarebbe stato incastrato Chico? Probabilmente per coprire qualcun altro, forse il faccendiere tedesco Thomas Knott, che Paul Steinberg, l’avvocato di Enrico, descriveva così: “Non ho mai incontrato Thomas Knott, ma ho saputo che e’ tedesco, ex tennista professionista, e delinquente incallito. E’ stato arrestato per spaccio di droga e varie truffe in Germania, da lui stesso confessate. Thomas Knott stava qui a Miami, e viveva in affitto in un appartamento vicino a Forti.
Knott si comportava dandosi delle arie da gran signore, ma in quel periodo continuo’ la sua attivita’ di faccendiere, truffando molte altre persone, fra cui Tony Pike.”
Cos’è che dimostra la colpevolezza di Chico allora, già principale indiziato della polizia di Miami due giorni dopo l’omicidio? La polizia lo chiama per un interrogatorio e lo avvisa che i Pike, padre e figlio, sono stati uccisi entrambi e che anche lui potrebbe essere nel mirino dell’assassino. Forti mente allora per la prima volta, affermando di non aver visto Dale quel giorno, mentre prima dell’omicidio era stato lui stesso, su richiesta di Tony, ad andare a prendere l’uomo al suo arrivo all’aeroporto. Oltre questa bugia, forse detta per paura, varie prove lo incastrano anche se, come spiega il suo avvocato, “l’unica traccia concreta sono pochi granellini di sabbia trovati 45 giorni dopo il delitto, sul gancio di traino dell’automobile di Forti sottoposta a perizia. I granelli di sabbia sarebbero provenienti da Sewer Beach, la stessa spiaggia dove e’ stato commesso il delitto. Questa, la tesi dell’accusa. Grazie a una ulteriore perizia fatta fare dalla difesa invece, la sabbia potrebbe provenire da una qualsiasi altra spiaggia della zona, trattandosi di sabbia di riporto. L’arma del delitto non e’ mai stata trovata, anche se l’arma che ha sparato e’ compatibile con una pistola acquistata unitamente a una carabina da Thomas Knott qualche mese prima che Forti conoscesse Anthony Pike, e pagata usando la carta di credito di Forti. La pistola fu acquistata da Thomas Knott, Forti era con lui, in un negozio, quando Knott gli disse di non avere il denaro per comprarla, cosi’ Forti pago’ con la sua carta di credito. La ricevuta dell’acquisto della pistola fu firmata da Knott. Testimoni oculari non vengono trovati.” Altre prove che giocherebbero a suo sfavore sarebbero una carta telefonica ritrovata accanto al cadavere e dalla quale, secondo gli investigatori, avrebbe ricevuto diverse chiamate (in realtà solo una e a tempo zero) ed il fatto che siano stati lanciati annunci a nome suo all’aeroporto. Prove che in effetti sembrano essere piazzate ad arte a suo discapito e che sono state considerate valide senza ulteriori controlli.
Cosa pensa intanto Chico, abbandonato a se stesso in prigione? E’ certo di aver pestato i piedi a qualcuno importante e, più ci pensa, più si rende conto che varie “coincidenze” non sono state affatto tali, come la scritta sul biglietto aereo di Dale: “Se trovate il mio corpo, contattate Chico Forti”. Enrico intanto si augura che siano le istituzioni a far pressioni affinchè il suo processo possa essere riaperto in tempi brevi, mentre dall’Italia arrivano per lui messaggi di speranza.
Forse l’America si terrà ben stretta Amanda, ma molti in Italia aspettano di poter riabbracciare Chico: CHE GIUSTIZIA SIA FATTA!
Pubblicato da tdy22 in aprile 5, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/05/chico-forti-una-storia-dingiustizia-americana/
Condanne a morte per Port Said!
21 condanne a morte sono state confermate in appello dal tribunale del Cairo per le violenze verificatesi allo stadio di Port Said, l’1/2/2012, quando ci furono 74 morti. Inoltre sono state inflitte pene che vanno da un anno di carcere all’ergastolo per 52 altri imputati. Poche le assoluzioni. La sentenza era molto attesa dopo le violenze innescate dalla precedente sentenza di fine gennaio nella città sul canale di Suez, ormai apertamente in rivolta contro il governo islamista del presidente Mohamed Morsi.
Le condanne a morte sono ancora sottoposte al vaglio del Gran Muftì, che normalmente avalla le decisioni dei tribunali ma in questo ha chiesto più tempo per esaminare il caso.
Pubblicato da tdy22 in marzo 9, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/09/condanne-a-morte-per-port-said/
Ammesso il ricorso contro la condanna all’ergastolo di una coppia italiana
La Corte Suprema Indiana ha accettato l’istanza di ricorso per la condanna all’ergastolo di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, rinchiusi da tre anni nel carcere indiano di Varanasi con l’accusa di aver assassinato un loro compagno di viaggio.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 4, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/02/04/ammesso-il-ricorso-contro-la-condanna-allergastolo-di-una-coppia-italiana/
Chiesto ergastolo per l’uomo che uccise due fratelli!
Riccardo Biachi, 22enne, è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, violenza sessuale e sequestro di persona.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 23, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/01/23/chiesto-ergastolo-per-luomo-che-uccise-due-fratelli/
La donna che faceva a pezzi gli uomini
Berlino. La donna soprannominata il “killer dalla faccia d’angelo”, che ha ucciso il marito nel 2008 seppellendolo poi in cantina e che nel 2010 ha assassinato il compagno, è stata oggi condannata all’ergastolo.
Pubblicato da tdy22 in novembre 22, 2012
https://tuttacronaca.wordpress.com/2012/11/22/la-donna-che-faceva-a-pezzi-gli-uomini/
Poesie e racconti: i colori della fantasia
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NON SONO ACIDA, SONO DIVERSAMENTE IRONICA. E SPARGO INSINCERE LACRIME SU TUTTO QUELLO CHE NON TORNA PIU'
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Serial killers and true crime
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