Musica utilizzata per torturare i detenuti: la band presenta il conto agli Usa

Skinny Puppy-tuttacronaca666mila dollari. A tanto ammonta la cifra che la band canadese di musica industrial rock degli Skinny Puppy ha chiesto al governo statunitense. La fattura è arrivata dopo che i musicisti hanno scoperto che alcuni loro brani sono stati utilizzati dai militari americani per torturare i prigionieri nel carcere di Guantanamo, sull’isola di Cuba. Ora i componenti del gruppo stanno valutando anche la possibilità di tentare una causa legale al governo americano. Kevin “Ogre” Ogilvie, leader del gruppo, ai microfoni delle televisione CTV ha spiegato: “Abbiamo mandato il conto perché hanno usato la nostra musica a nostra insaputa come arma contro degli individui”. E ora i membri del gruppo, che si dicono “offesi” per l’utilizzo della loro musica come tortura, stanno valutando l’ipotesi di avviare un’azione legale. Ma non è la prima volta che delle band prendono posizioni simili. In passato anche i REM, i Rage Against the Machine e i Metallica hanno parlato dell’utilizzo della loro musica nel carcere di massima sicurezza americano, e i Metallica un anno fa avevano chiesto al Pentagono di non servirsi più dei loro brani. Si tratta tuttavia della prima volta che l’amministrazione americana si trova tra le mani un conto da pagare anche se il Pentagono, da parte sua, ha smentito di aver ricevuto fatture di alcun genere dal gruppo canadese.

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L’ideatore dell’11 settembre cambia idea: ripudia la violenza

11settembre-tuttacronacaLui è Khalid Shiekh Moahammed e ha ideato gli attentati dell’11 settembre 2001 che costarono la vita a oltre duemila americani. Nel supercarcere di Guantanamo dal 2006, Ksm, com’è noto negli ambienti dell’intelligence Usa, in attesa di sentenza, sembra aver mutato le sue convinzioni e ora ha affermato che l’uso della forza per convertire chi non è di religione islamica è sbagliato (ed è il Corano a vietarla. Al centro di un processo militare alla fine del quale potrebbe essere condannato alla pena di morte, Ksm (come è conosciuto negli ambienti dell’intelligence Usa) ha deciso di  esporre la sua idea in una sorta di manifesto di 36 pagine presentato alla corte e visionato dall’Huffington Post. Nel Manifesto, il recluso afferma di voler convertire alla religione islamica giudici, avvocati e carcerieri, ma ripudiando l’uso della violenza. Quando giunse a Guantanamo, durante i primi interrogatori, sostenne che ”il più grande dovere religioso è combattere gli infedeli”. Oggi Ksm – 50 anni, nato in Kuwait ma che ha frequentato il college in North Dakota – spiega come la conversione può essere perseguita solo con la persuasione e con la riflessione teologica. E spiega: ”La verità non può mai essere raggiunta con i muscoli e con l’uso della forza, ma ricorrendo alla ragione e alla saggezza”. Parole che arrivano dalla stessa persona che nel 2007 affermò di aver decapitato personalmente (con la mia ”santa mano destra”, disse) il giornalista americano, Daniel Pearl. Ksm in anni di interrogatori è stato più volte torturato dalla Cia, in particolare con la tecnica del ‘waterbording’ a cui sarebbe stato sottoposto centinaia di volte.

VIDEO SHOCK A GUANTANAMO: prigionieri alimentati con la forza

Yasiin Bey -alimentazione-forzata-guantanamo-tuttacronaca

Dopo che i prigionieri rinchiusi nel carcere di massima sicurezza di Guantanamo hanno iniziato lo sciopero della fame per protestare contro le condizioni estreme alle quali sono costretti all’interno della prigione, ora arriva il video shock del rapper americano Yasiin Bey (aka Mos Def) in cui fa la “cavia” per mostrare a cosa sono sottoposti i prigionieri. La tecnica di somministrazione forzata dell’alimentazione avviene attraverso una cannula di un metro che viene introdotta nel naso arrivando fino allo stomaco, tra sofferenze e spasmi.

Il video del rapper è stato realizzato con l’aiuto dell’organizzazione per i diritti umani Reprieve. Nel filmato ripreso da diversi siti tra cui il Guardian e l’Huffington Post, Bey segue la procedura standard descritta nelle istruzioni trapelate.

L’amministrazione Obama più volte si è dichiarata a favore della chiusura di Guantanamo, ma al momento ancora non è stato preso nessun provvedimento in tal senso.

+++ Video destinato a un pubblico adulto +++

L’amministrazione Obama e i droni: uccisi 4 americani

droni-usa-tuttacronaca

Mentre si attende il discorso di Obama sul controverso programma che prevede l’uso di droni per colpire sospetti terroristi, anche se di nazionalità statunitesnta, la stessa amministrazione del Presidente ha ammesso che,  dal 2009 al 2011, i droni Usa hanno ucciso quattro cittadini americani in Yemen e Pakistan. La notizia è stata rivelata dal New York Times, entrato in possesso di una lettera inviata dal capo del dipartimento di Giustizia, Eric Holder, ai leader repubblicani e democratici al Congresso. Nello scritto vengono rese note le identità delle vittime: oltre ad Anwar al-Awlaki – l’imam radicale leader dell’Aqap, il ramo yemenita-saudita di al Qaida, nel corso della stessa operazione in Yemen fu ucciso Samir Khan. Il figlio di al-Awlaki, Abdulrahman, fu invece uscciso in una diversa operazione, mentre Jude Moahmed venne colpito in Pakistan. Nel suo intervento odierno alla National Defense University, Obama ha intenzione di ribadire che i droni hanno funzionato e non si toccano ma anche che sono necessarie maggiori chiarezza e trasparenza sul loro impiego. Stando a indiscrezioni giornalistiche, inoltre, ribadirà anche l’intenzione di arrivare alla chiusura definitiva del carcere speciale nella baia di Guantanamo, a Cuba, dove da settimane è in corso uno sciopero della fame di quasi tutti i sospetti terroristi detenuti. E’ tempo quindi per lui di attuare alcuni dei punti dell’agenda del suo secondo mandato, proprio a partire dal ricorso ai droni armati per colpire sospetti terroristi ovunque si trovino all’estero. Programma nel mirino fin dall’inizio del suo precedente mandato, con feroci le polemiche, sia sulla moralitò che sulla legalità di un simile modo d’agire nella lotta al terrorismo, che da sempre, al di là dei risultati, accompagnano questa strategia. Il New York Times, che ha dato la notizia, scrive che in questo modo Obama, per la prima volta, cercherà di fare del suo meglio per giustificare le tante uccisioni provocate dai droni – con vittime in alcuni casi del tutto innocenti – innanzi tutto snocciolando i dati sul successo di questa strategia per togliere di mezzo pericolosi nemici dell’America e senza che soldati americani abbiano rischiato la vita. Ma il presidente tenterà anche di tracciare la strada per disegnare una vera “cornice legale” che definisca una volta per tutte quali bersagli scegliere e in quali occasioni e condizioni intervenire. E’ lo stesso New York Times che sottoline che, al riguardo, una delle proposte potrebbe essere quella di trasferire il comando delle operazioni con i droni dalla Cia alle forze armate. Perchè – sarebbe uno dei passaggi chiave dell’intervento – “i presidenti dovrebbero essere tenuti più a freno nell’esercitare poteri letali”.

GITMO e Alfano… Guantanamo, la Lega e i files emersi nel 2011

gitmo files - alfano-enrico-letta

Era il 27 aprile 2011 e “La Repubblica” usciva con un articolo a firma di Carlo Bonini e Stefania Maurizi dal titolo “Guantanamo, così l’Italia aiutò gli Usa. Trattative segrete per prendere i prigionieri”. Cosa riguardava?

Alle richieste americane di trasferimento in Italia di tre terroristi trattenuti a Guantanamo, Roma rispose con un “Assolutamente favorevoli, profondamente convinti, perché sulla stessa linea d’onda di Washington”, ma preoccupati dalla “reazione all’interno del Governo del potente e loquace ministro dell’Interno Maroni e della sua Lega Nord, sostenitrice con successo di una linea anti-immigrazione”.

Insomma eravamo sul punto di prenderci i prigionieri di Guantanamo solo per fare un favore agli Usa! Cosa ci fermò? Maroni che non voleva l’immigrazione. Questo è quello che rivelano 3 cablo dell’ambasciata Usa a Roma, inviati al Dipartimento di Stato il 26 marzo, l’8 luglio e il 4 giugno 2009 che si riferiscono alla trattativa diplomatica che avrebbe dato semaforo verde alla consegna al nostro Paese di Adel Ben Mabrouk (rimpatriato in Tunisia il 20 aprile scorso dal Ministero dell’Interno con un ordine di espulsione “per ragioni di ordine pubblico e sicurezza”) e Ben Mohamed Riadh Nasri, entrambi cittadini tunisini fino a quel momento detenuti a Guantanamo.

Da tutta la vicenda risulta che il Presidente del Consiglio dell’epoca, Silvio Berlusconi, coordinandosi con  il ministro degli Esteri Franco Frattini e il ministro di Giustizia Angelino Alfano, si dichiarò “in piena sintonia con le decisioni del Presidente Obama” e pronti ad accogliere i prigionieri del Camp Delta, ma anche da fare da intermediatori con i Paesi dell’Ue più ostici ad accogliere tali prigionieri.

Tuttavia  come riportato nell’articolo de “La Repubblica” si deduce oltre alla disponibilità di buona parte del governo anche l’ostilità del Ministro Maroni:

…i tre cablo, pur nel lodare “l’approccio altamente creativo dimostrato da Frattini nei confronti dell’Ue e sulle questioni poste dal trattato di Schengen”, mostrano anche la consapevolezza della diplomazia americana dell’ostacolo rappresentato nella trattativa dalla Lega, dalle parole di Maroni (in quel momento – avverte Frattini nei suoi colloqui con Washington – “il Ministro dell’Interno paventa un rischio sicurezza per l’Italia nell’accogliere terroristi”) e dunque dell’urgenza di portare a casa un accordo con Roma il prima possibile.

Nel dispaccio del 4 giugno 2009, l’Ambasciata scrive infatti: “Sebbene nella telefonata di congratulazioni a Obama per l’elezione il premier Berlusconi abbia offerto il suo aiuto nel risolvere la questione dei detenuti, sarebbe utile che il Presidente (Obama, ndr) nel prossimo incontro con Berlusconi lo ringraziasse per gli sforzi compiuti sin qui, ma si assicurasse un ribadito impegno ad accogliere i detenuti”. Inoltre: l’Attorney General Eric Holder autorizza la consegna agli italiani dei “file” relativi ai detenuti in predicato di essere trasferiti nel nostro Paese e l’Amministrazione Usa offre anche la possibilità che una nostra “delegazione” possa raggiungere Guantanamo per “colloqui diretti con i prigionieri”, “senza che questo comporti alcun impegno al loro accoglimento”. 

A 2 anni esatti dall’uscita ci troviamo ora di fronte alla formazione di un esecutivo a guida Enrico Letta (di cui il dossier di Wikileaks è possibile leggerlo qui) e con il Ministero dell’Interno in mano a Angelino Alfano. Alfano in questa vicenda ebbe un ruolo chiave perchè studiò anche un escamotage, che se la trattativa non fosse andata a buon fine (cosa che invece avvenne) c’era la possibilità di operare un trasferimento dei  detenuti non attraverso i regolari canali dell’estradizione, ma attraverso un accordo “sotterraneo” tra Roma e Washington in cui i prigionieri prescelti “chiedessero volontariamente” di essere consegnati al nostro Paese. “Come accaduto per gli 8 trasferiti da Guantanamo in Albania, Paese che avevano indicato, ma con cui non avevano alcun legame”.

Con i problemi economici che abbiamo in Italia, in uno scenario di tensione tra Corea del Nord e Usa, con una situazione esplosiva in Siria e continui scontri in Libia, con gli attentati alla maratona di Boston e un assetto dell’Europa che sta collassando giorno dopo giorno, sembra fin troppo attuale il problema di Gitmo all’interno di una politica internazionale…  Dovremo di nuovo accogliere o far transitare i terroristi internazionali nel nostro Paese?

Lettera di un prigioniero da Guantanamo… “non voglio morire qui!”

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11 anni a Guantanamo e non farcela più… agonia di un prigioniero di Guantanamo,Samir naji al Hasan Moqbel, che ha deciso di scrivere al New York Times e rivelare le sue condizioni.

“Rifiutiamo il cibo per protestare e mettiamo a rischio la nostra vita. Spero solo che possa servire a portare un cambiamento all’interno di Guantanamo prima che sia troppo tardi” ha detto Moqbel parlando anche delle torture: “Non dimenticherò mai quando mi hanno inserito una sonda nel naso. Non ho mai provato un dolore simile e non lo auguro a nessuno”. Moqbel viene alimentato a forza dai membri di Guantanamo, in risposta alla loro volontà di rifiutare il cibo. “Arrivano due volte al giorno, mi prendono e mi legano a una sedia e mi alimentano in modo forzato. All’inizio ho provato a ribellarmi ma non c’è niente da fare”. Il prigioniero dà la colpa al presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dice: “Si rifiuta di far tornare i detenuti nello Yemen ma questo non ha senso perché io sono un uomo e non un documento e mi merito di essere trattato come tale”. Il prigioniero chiede: “Dov’è il mio governo? Non voglio morire qui. Voglio solo rivedere la mia famiglia e crearne una mia”.

Moqbel è accusato di essere stato uno degli uomini di Osama Bin Laden, ma lui continua a professarsi innocente. Quando si avrà la forza di chiudere Guantanamo? Quando il mondo si rivolterà contro a questo sistema carcerario disumano che è una vergogna per tutti gli Stati Uniti d’America?

 

GUANTANAMO IN RIVOLTA!!!

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Diversi disordini si sono registrati nel carcere speciale americano di Guantanamo a Cuba. Alcuni detenuti hanno aggredito con armi improvvisate le guardie, dopo la decisione del comandante del carcere di spostare in un’altra sezione i prigionieri in sciopero della fame. Gli agenti hanno sparato alcuni colpi di arma da fuoco. “Non ci sono stati feriti”, hanno precisato i militari americani.

9/11: restano segreti di Stato le torture a Guantanamo

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