La vendetta è un piatto da far tremare… l’Eliseo

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Un sms al veleno fa tremare l’Eliseo: «Ti distruggerò come tu hai distrutto me» firmato l’ex premiere dame di Francia, Valerie Trierweiler. Almeno stando alle indiscrezioni questo sarebbe il messaggio ricevuto da Hollande alla vigilia del famoso comunicato stampa del 25 gennaio scorso che decretava la fine della loro relazione e confermato dal fratello maggiore di Valerie, William Massonneau, in un’intervista all’edizione spagnola di Vanity Fair. La reazione sarebbe stata provocata dallo stesso Hollande che chiedeva alla Trierweiler di firmare un comunicato comune, ma lei avrebbe risposto «Non se ne parla. Assumiti la responsabilità della situazione. Sei tu da solo che ti ci sei ficcato e sta a te uscirne. Non firmerò alcun comunicato» per poi chiosare con «Ti distruggerò come tu hai distrutto me». Si va quindi verso una saga, con tanto di libro in uscita nei prossimi mesi?

 

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“Siamo sicure”, l’app per le donne, ma…

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Dare sicurezza alle donne e soprattutto metterle in guardia da comportamenti che potrebbero alla fine metterle in situazioni di presunto pericolo e fino a qui sembra che “siamo sicure”, scaricabile gratuitamente, possa essere un’app utile, ma poi ci sono consigli davvero “sui generis” che rendono quasi inapplicabile l’app ideata da Telefono Rosa,  sviluppata dalla società Kulta con il patrocinio del Comune di Firenze. E’ proprio il decalogo dei “comportamenti ritenuti sicuri da adottare per prevenire e contrastare situazioni di pericolo e potenziale violenza” che lascia perplessi.  Quando si esce di casa infatti si dovrebbe: 

1 “stare attenti al livello di illuminazione delle strade, evitando le vie deserte”

2 “stare attenta alle persone raggruppate senza un apparente motivo”

3“notare l’atteggiamento delle persone nei locali, cercare le eventuali uscite, munirsi di oggetti di difesa come uno spray urticante, una penna o un mazzo di chiavi” e “tenere la guardia alta soprattutto nelle attività di routine durante le prime ore della mattina o la sera tardi”.

4 D’altronde è “importante fare sport per poter essere pronte alla fuga in situazioni a rischio”

5 “in città guidare sempre con la sicura abbassata e sui treni o in metro evitare gli scompartimenti vuoti. Buona regola è anche non leggere, non ascoltare musica o distrarsi con il cellulare”.

Neppure fossimo in Vietnam! Ma le nostre città sono così insicure? Dobbiamo davvero preoccuparci o l’app esagera? Probabilmente l’allarmismo dell’app è esagerato, anche se i principi di fondo sono sicuramente giusti! 

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L’uomo ucciso al cinema perchè mandava sms alla figlia di 3 anni

sparatoria-cinema-tuttacronacaEmergono nuovi dettagli sulla sparatoria avvenuta ieri in un cinema di Wesley Chapel, in Florida. Ad aprire il fuoco è stato il 71enne Curtis Reeves, agente della polizia ora in pensione che è stato accusato di omicidio di secondo grado. L’uomo ha sparato in seguito a una lite sull’uso di telefonino durante la proiezione mattutina del film “Lone Survivor” ed ha ferito due persone di cui una è poi morta in ospedale. Alla vittima, il 43enne Chad Oulson, al cinema con la moglie, era stato chiesto di smettere di scambiare sms con il cellulare. Oulson aveva risposto a Reeves che stava scrivendo alla figlia di 3 anni. L’ex poliziotto, presente a sua volta con la consorte, non ha però accettato la giustificazione. “È finita tanto rapidamente quanto rapidamente era iniziata”, ha detto il portavoce dello sceriffo, Doug Tobin. Chad Oulson è morto e sue moglie Nichole ha riportato ferite non gravi alla mano.

Reazione shock: fa rumore con il cellulare al cinema, uno spettatore lo uccide!

sparatoria-cinema-tuttacronacaOmicidio shock all’interno di un cinema di Wesley Chapel, una cittadina di 45mila abitanti in Florida dove uno spettatore, stanco dei rumori fatti dalla vittima con il cellulare ha aperto il fuoco uccidendo l’uomo e ferendo la donna che era con lui. L’omicida è poi stato arrestato dalla polizia. Secondo quanto ricostruito, un uomo e sua moglie si erano recati al cinema per la proiezione mattutina del film “Lone Survivor” e hanno iniziato a protestare perché una coppia seduta nella fila davanti a loro stava facendo rumore, inviando e ricevendo messaggi sul telefonino. Ne è scaturita una discussione culminata con la sparatoria.  un  un uomo è morto mentre la donna che era con lui è ferita. La polizia ha fermato un uomo. Non è ben chiaro come l’uomo che ha sparato sia stato poi immobilizzato da un altro spettatore, in attesa dell’arrivo dello sceriffo, che lo ha poi arrestato, e dei soccorsi. Le due vittime sono state quindi trasferite in un ospedale di Tampa a bordo di un eliambulanza, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare: è morto poco dopo, mentre la donna non è in pericolo di vita. “E’ assolutamente pazzesco arrivare fino ad livello del genere”, ha poi affermato lo sceriffo in una intervista tv.

Insulta la suocera via sms: dovrà sborsare 2mila euro

SMS-offese-tuttacronacaUn Giudice di pace di Treviso ha inflitto a un 24enne marocchino residente a Conegliano, nel Trevisano, la sanzione di 500 euro condannandolo anche a pagare le spese processuali, a risarcire la 45enne con 350 euro e a rimborsarle le spese legali per 1.200 euro. Questo a seguito del dibattimento nato dalla querela presentata da una 45enne nata in città e ora residente in Calabria, costituita parte civile nei confronti di Walid Ouai, accusato di ingiurie. Il giovane, nel giugno dell’anno scorso e ripetutamente, avrebbe offeso la madre della sua compagna. Tali ingiurie, spiega il Gazzettino, si sarebbero succedute prima via messaggio sul telefono cellulare («falsa di m…, p…»), sia nel corso di incontri ai quali avrebbero assistito anche altre persone. Le frasi contestate al 24enne appaiono minacciose («ti spezzo le gambe, ti mando alla tomba, non ho mai conosciuto una p… come te, se eravamo in un altro Paese ti avrei già sistemata»), ma ad Ouai erano contestate solo le ingiurie. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna dell’imputato a 600 euro di multa.

Squarciato il velo sulla prostituzione minorile? Baby squillo alcova al Pigneto

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Vittime di un’organizzazione che voleva solo sfruttarle, renderle schiave e zittirle con i soldi in tasca. Ora i presunti sfruttatori delle ragazzine di 14 e 15 anni sono in carcere ma seguitano a negare le loro responsabilità. La madre della ragazzina di 14 anni si difende e dichiara solo un difficile rapporto con la figlia: «Ho due figli, il loro padre è stato completamente assente dopo la separazione. Non ci ha aiutato in nessun modo. Io ho avuto difficoltà nella gestione dei ragazzi, specie con Andrea (il nome è di fantasia)». Perché il fratello di Agnese, 14 anni, ha dei problemi sin dalla nascita. «Agnese, sin dal IV ginnasio ha cominciato ad avere atteggiamenti aggressivi. Anche per lei avevo chiesto supporto alla Asl Roma B. Agnese si vergognava della nostra condizione economica e diceva di odiare il fratello perché attribuiva a lui l’origine di tutti i nostri problemi economici». E ancora: «Agnese voleva uscire anche durante la settimana non solo il sabato. Avevamo spesso degli alterchi, ho chiamato due volte i carabinieri». Poi la mamma finita in manette ha raccontato al gip come non volesse che sua figlia frequentasse la compagna più grande, quella che secondo la procura l’avrebbe coinvolta nel giro di prostituzione: «Non volevo Angela (il nome è di fantasia) in casa mia, perché è ineducata vestiva in modo non adeguato alla sua età. È sguaiata». Eppure la mamma dell’altra ragazzina, la donna che ha fatto partire l’inchiesta dopo avere trovato i soldi nella borsa di sua figlia e ricevuto lettere anonime, aveva capito che qualcosa non andava. Ai carabinieri ha consegnato 40 pagine di messaggi telefonici e corrispondenza Whatsapp di Angela. E quelle conversazioni lasciano pochi margini ai dubbi. «La mamma di Angela – ha detto a verbale la donna – venne un giorno da me e disse che le ragazze facevano cose strane. Venne d’estate, pensavo si riferisse ai tatuaggi oppure la fatto che bevessero. Agnese mi rassicurò sul fatto che non facevano nulla di strano, mi disse che aveva trovato un lavoretto in un bar. Quando tornava a casa con delle nuove scarpe mi diceva che gliele avevano regalate le amiche perché loro potevano permettersele». Poi replica all’accusa più terribile. Quella di avere preso soldi dalla figlia e di averla indotta a prostituirsi: «Non ho preso soldi da mia figlia. Nulla sapevo di appuntamenti. Non ho saputo gestire questa situazione. Non ho denunciato perché non sapevo con chi aveva a che fare mia figlia e avevo paura per lei. Non sapevo chi dovevo denunciare». Poi conclude: «Bene, sono contenta che è successa questa cosa: la volevo fermare in tutti i modi. La donna fornisce anche il nome dello psicologo della Asl che segue il figlio più piccolo e al quale si era rivolta.

Ma anche Mirko Ieni, uno degli uomini che guadagnava vendendo le due adolescenti, si è difeso: «Io mi prostituisco – a detto Ieni davanti al gip – le cose partivano da Nunzio (Nunzio Pizzacalla, l’altro presunto complice  finito anche lui in manette, ndr), io forse davo una mano. Io mi prostituivo, non ho mai dato la droga alle ragazze». Poi ha tentato di ricostruire: «Le ragazze le ho conosciute in un ambiente notturno, loro facevano tardi la notte. Non sapevo la loro età. La più grande mi aveva detto che si era iscritta all’università. Anch’io mi prostituivo, c’era una complicità amichevole fra tutti quanti. Non ho mai avuto rapporti sessuali con loro, gli lasciavo casa mia perché mi fidavo. Gli lasciavo anche le chiavi. Stavano sempre in giro con il taxi, non ho mai forzato nessuno. Non ho mai minacciato nessuno. Se c’era il discorso da fare insieme prendevo qualcosa. Ma non sapevo che era minore. Eravamo complici, amici, ma non sapevo che erano minorenni. Mettevo gli annunci e rispondevo a ipotetici clienti. Ma era nata una bella amicizia fra noi e non ho mai chiesto una foto alle ragazze, nulla so del materiale pedo-pornografico. Non mi sarei mai permesso».

Ieni non ha potuto smentire però quegli sms riportati nell’ordinanza, in quelle occasioni diceva con chiarezza di volere sfruttare le ragazzine guadagnando fino a 600 euro al giorno: «Se non le sfrutto ora non le sfrutto più».

In una conversazione intercettata dagli investigatori, uno degli arrestati parla con una donna ancora da identificare. I due parlano di case da trovare per poterci fare andare le ragazze, e non solo le minorenni. La sconosciuta dice: «Ci sta pure l’amichetta mia che ha le case, ha uno dell’agenzia che ha un sacco di appartamenti al centro buone per lavorare però non so…». Per gli investigatori è chiaro che la donna sta parlando di cifre da pagare per un appartamento. Dice, «Ho il numero del Pigneto», la cifra è di 40 euro. Alla fine, si legge nell’ordinanza, si capisce che l’uomo concorda l’affitto dell’appartamento. I due si mettono d’accordo sul prezzo. L’uomo ha fretta di avere la casa a disposizione, ne ha bisogno subito. Poi l’uomo si mette d’accordo con le studentesse, dice che passerà a prenderle lui, probabilmente all’uscita da scuola. Le minorenni erano finite in un giro troppo più grande di loro, «volevamo uscirne», hanno detto agli inquirenti, «all’inizio era un gioco, ma poi volevamo starne fuori, però ormai era difficile».

Intanto vengono diffusi i dati sulla prostituzione minorile in Italia: secondo un’indagine qualitativa di Save the Children, nel 2010 il fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori è rimasto nel complesso stabile rispetto all’anno precedente, ma per quanto riguarda i circuiti indoor si è invece registrato un incremento. Secondo le stime, in Italia la baby squillo ha quasi sempre un «volto» straniero: molte minorenni rumene e nigeriane, di età prevalente tra 16 e 18 anni, meno spesso tra 14 e 16 anni. Il sommerso, però, riguarda soprattutto la prostituzione al chiuso (indoor) che rimane sconosciuta e incommensurabile. Come il caso delle baby prostitute romane. Secondo le testimonianze le ragazzine vengono sfruttate sia in appartamenti privati che in locali pubblici, come night club, e centri massaggi. La collocazione al chiuso, tuttavia, rende invisibili anche le persone e le loro condizioni, riducendo le possibilità di intervento degli operatori, di accesso ai servizi e di opportunità di aiuto. Rispetto all’età, l’indagine ha confermato che la maggior parte delle ragazze vittime di sfruttamento sessuale ha un’età compresa tra i 16 e i 18 anni. Tuttavia, in Calabria, nelle Marche e Abruzzo, in Veneto, Campania e Lazio è stata riportata anche la presenza di ragazze tra i 14 e i 16 anni. E proprio in questi casi, difficilmente si prostituiscono in strada. Quasi nessuna, tra l’altro, si dichiara minore, soprattutto durante i primi incontri con gli operatori sociali, probabilmente per paura e in seguito agli ordini ricevuti dagli sfruttatori.

I clienti delle prostitute le aspettavano all’uscita da scuola

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Le compagne di classe delle baby-prostitute avrebbero raccontato che i clienti sarebbero venuti a prendere le ragazze all’uscita da scuola, in uno dei licei classici più prestigiosi della Capitale. Il Corriere della Sera ricostruisce così:

“La fila di microcar arriva fino in fondo alla strada. Ci sono anche quelle in divieto di sosta. A bordo ragazzine che parlano al telefonino e aspettano le amiche all’uscita da scuola. «Ti ricordi? È quella che girava sempre con le minigonne e le magliette scollate…». Il passaparola va avanti da due giorni. E non accenna a fermarsi nemmeno davanti al portone del liceo classico a due passi dal centro, uno degli istituti della Roma bene, qualche mese fa già finito in un’altra indagine. Allora fu bullismo, oggi prostituzione. Le ex compagne di scuola delle due baby squillo nell’occhio del ciclone si ricordano bene di loro. «Appariscenti, si vedeva che amavano mettersi in mostra: vestiti firmati, molto sexy, insomma si notavano», racconta un’alunna del ginnasio. Lei, come le amiche che fanno capannello alla fine delle lezioni, indossa jeans, maglietta e scarpe da ginnastica. «Ecco, erano l’esatto contrario», tiene a sottolineare. «Con noi parlavano poco, era chiaro che avevano dei segreti. Amiche? Beh, forse fino a un certo punto. Poi le cose sono cambiate. Il loro giro era un altro e l’avevamo capito: avevano i soldi, altro che paghette settimanali, e poi le venivano a prendere dei ragazzi molto più grandi». Forse erano clienti.
A 14 anni «un trentenne è un vecchio, qualcuno anche con la barba. Era chiaro che frequentassero gente diversa. Ma fino a questo punto proprio non potevamo immaginarlo — dice un’altra fuggendo via —. Una non la vediamo da un anno, ci hanno detto che ha mollato gli studi. L’altra invece l’hanno iscritta in un’altra scuola, qui vicino. Ma anche lì non è che si veda spesso».
[…] «Sempre truccate, un po’ eccessivo per stare sui banchi. E poi i tatuaggi, il modo di parlare già da grandi, così diverso da noi. Fumavano, questo sì, sempre con la sigaretta in mano. Certo, poverette, per quanto grave quello che è successo non è giusto che siano finite in questo casino».

Ora l’indagine si amplia e si teme che il fenomeno, sviluppatosi tramite internet e WhatsApp, potrebbe essere esteso ad altre regioni italiane e riguardare altre ragazze, anche minorenni come le due baby squillo dei Parioli.

  

Sms shock delle baby prostitute “E’ un brutto panzone ciccione, levagli due piotte”

babysquillo-tuttacronaca-parioliUna madre aveva fatto scattare l’inchiesta a maggio dopo aver scoperto che la figlia si prostituiva e tirava cocaina. I militari mettono sotto controllo i cellulari della 14enne e di un’amica che ha compiuto ieri 16 anni arrivando a scoprire chi frequentano. Tre uomini conosciuti su Facebook: Nuzio Pizzacalla, un militare dell’esercito, Mirko Ieni, giovane disoccupato, e Riccardo Sbarra, un commercialista. Le liceali sanno quello che fanno, mandano foto e video intimi che i loro amici postano in rete. Nonostate i tre non facciano parte di un’organizzazione, secondo le accuse ognuno di loro sfruttava le minorenni procurando i clienti. Mirko Ienni trova un monolocale in affitto ai Parioli. Secondo quanto è emerso dall’inchiesta le ragazze con i soldi guadagnati compravano droga e vestiti. Come ricostruisce il Messaggero,  il quarto uomo finito in carcere è un commerciante di 29 anni, Mario Michael De Quattro, il giovane aveva filmato i suoi incontri con una delle ragazze e pretendeva 1.500 euro per non postare tutto sui siti. Intanto l’indagine prosegue, ci sono altri cinque indagati che giurano che non sapevano di avere rapporti sessuali con due minori, ma per gli inquirenti “scambiare una quattordicenne per una ventenne è inverosimile”. Eppure è quanto il commercialista dichiara, ripetendo che non era a conoscenza che le due ragazzine del Parioli fossero minorenni. Anche la madre di una delle due ragazzine è finita in manette: la barista incitava la figlia ad andare con gli uomini e prendeva una parte dei soldi così guadagnati dalla figlia. Le minorenni avevano caricato le loro foto osè sul sito di annunci Bakeka Incontri e anche su Facebook si lasciavano andare a commenti più espliciti sul sesso e sul tipo di vita che conducevano. Da quanto emerso, le forze dell’ordine hanno intercettato delle comunicazioni tra le due ragazzine e gli uomini. “Mimmi ne abbiamo fatto uno solo”, digita una delle minorenni. “Vi ha dato 300 euro, ok, ci vediamo domani”, risponde Mirko Ieni e aggiunge “Questo vi vuole offrire una vacanza a Cannes di cinque giorni, ho chiesto mille euro al giorno, lui cinquecento, trovate voi una via di mezzo”. E ancora: “Stellina quello con lo Smart di ieri vuole lo stesso trattamento, vieni da me”. Nello scambio di messaggi, le due contrattavano il pagamento: “400” risposta: “sono troppi”. Non solo, venivano indirizzate sui costi della prestazione: “Questo è un brutto panzone ciccione, levagli due piotte”. Poi i rimproveri per i ritardi rispetto agli appuntamenti procacciati: “Ti devi sbrigare, ti fai venire a prendere e vieni qua, altrimenti con me hai chiuso. Micia io ci lavoro con questa roba, siete poco precise: adesso devi farti questo, ha staccato dal lavoro, ci porta duecentocinquanta euro, di cui una piotta e mezza è mia perché la casa la sto pagando io, vieni, te lo fai e te ne vai”. Ma c’è anche dell’altro, Nunzio Pizzicalla ad esempio chiedeva “un po’ di foto sexy, anche con il seno di fuori” e ordina di fargli sapere, a ogni incontro, tempi e soldi della prestazione. Se poi una ragazzina non riusciva a rispettare tutti gli appuntamenti: “Non so se per te è un gioco, ma oggi ti dovevi fare una persona, ti ha chiamata, ma tu stavi dormendo”. Ieni, durante una conversazione telefonica, si è anche vantato della sua “attività”: “Mi fanno guadagnare seicento euro al giorno”.

Troppi sms in sala: Madonna bandita dal cinema!

madonna-cinema-tuttacronacaSullo schermo davano “12 Years a Slave”, ultima opera del regista Steve McQueen con Chiwetel Ejiofor e Michael Fassbender. In platea… una donna che, sembra, non smettesse mai di mandare sms, infastidendo i vicini di posto. Alla richiesta del personale del cinema di riporre il BlackBarry, la donna in questione è andata su tutte le furie ed ha risposto “E’ per lavoro… schiavista!”. Dopo di che ha ripreso a mandare messaggi. Chi era questa persona? Niente meno che Madonna, che ora si ritrova con il divieto di mettere piede nelle sale della catena “Alamo Drafthouse” , in Texas, famosa per le sue rigorose politiche verso i clienti indisciplinati. Tim League, ad e fondatore del gruppo, hatwittato “Finché non si scusa con gli altri clienti del cinema a Madonna sarà vietato guardare film da noi”. Poi League ha precisato che il suo era più che altro  “un modo per far capire quanto è sgarbato mandare messaggi durante le proiezioni”.

I nostri 7 giorni: tra fragilità di quello che ci circonda e voglia di stupirci

7giorni-tuttacronaca“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, scriveva Ungaretti nel 1918. E forse è proprio così che ci si sente, in quella trincea chiamata politica dove si combatte a suon di ultimatum e minacce. Con parole-bomba come Giunta e decadenza. Solo che quando il gioco si fa duro si cambia gioco, s’inizia un balletto chiamato “fiducia-sfiducia” dal quale si esce esausti. E quando la stanchezza è tanta subentrano il nervosismo e la tensione. Solo che quelli che sentono di star per cadere non sono solo i “soldati”, ma tutti noi. Gettati a terra da tutti questi meccanismi di chi pensa alla poltrona prima che a tutto il resto. Le foglie siamo stati noi italiani questa settimana, fatte volteggiare da una lotta interna al Pdl che ha portato a sfaldarsi anche il partito che si è sempre fatto forza della sua unità. Perchè se il faro si spegne, che direzione si segue? I nostri sette giorni sono stati all’insegna del voto di fiducia al governo Letta, con Berlusconi che continuava a dare indicazioni diverse prima e con Alfano che si è ribellato poi. Dopo di che è arrivata la Giunta, con un verdetto che ci si aspettava ma che ha fatto ugualmente discutere. Ma l’autunno non sono solo foglie che cadono, è anche il maltempo, il freddo, è quella pioggia che allaga e spazza via quello che trova lungo il cammino. Il ciclone Penelope si è abbattuto sull’Italia con la sua potenza creando disagi, ma nulla in confronto a quanto è accaduto a Lampedusa. La tragedia si è affacciata sulle nostre coste sotto forma di un barcone di migranti affondato, una tomba subacquea che giace sul fondo mentre i pochi superstiti cercano un futuro migliore e si piange per tutti coloro che non ne avranno più uno. E mentre in Italia si cerca di sopravvivere a quest’ennesimo disastro, l’Europa ci attacca proprio sul tema dell’immigrazione, sempre così sentito nel nostro Paese. E anche in questo caso, nessuna luce a indicare la strada della soluzione. Stiamo al palo, come in attesa che il nostro faro possa tornare a illuminarsi…

faro-alessandriaMa questa settimana anche altri fari sono venuti a mancare, entrambi in campo cinematografico: prima un incidente stradale ha strappato la vita a Giuliano Gemma, poi è stato il regista Carlo Lizzani a dire addio, per scelta. E il dolore si somma al dolore diventando un fiume in piena che sommerge tutto, un po’ come quell’acqua che ha ricoperto Longarone 50 anni, nel disastro del Vajont. Una tragedia dietro cui c’è la mano dell’uomo (e la sua fallibilità), almeno a quanto è venuto alla luce questa settimana. Ma come sempre c’è anche un altro lato che viene alla luce. C’è quell’essenza vitale che ci fa pensare che c’è sempre un motivo per continuare ad andare avanti. Se non altro per farci ancora sorprendere. Come da un sottomarino che “sbuca fuori” a Milano, da un’insegnante di yoga che decide d’ingrassare per scoprire se è possibile amarsi anche se il proprio corpo non rispecchia i dettami della moda, da un nonno che rinnega la figlia che ha cacciato di casa il nipote gay, da un Papa che vuole cambiare la Chiesa e riportarla alla sua essenza. E poi ci sono quelle denunce che colpiscono più forte di un pugno allo stomaco perchè ci si chiede come si sia potuti arrivare a certi punti senza che nessuno sia intervenuto prima. Come nella Terra dei Fuochi. Dove i rifiuti bruciano e le persone muoiono. Ed è proprio quando si teme che non ci siano soluzioni possibili che gli italiani ritrovano se stessi e fanno squadra. Hanno iniziato i vip con il loro appelli in rete a non fare morire i comuni, proseguono tutti gli altri con un appello a vestirsi di nero per assistere alla partita della nazionale italiana al San Paolo. Perchè quello che è impossibile fare da soli, diventa fattibile in gruppo. Ed è qui che risiede la vera forza che nasce da dentro: saper riconoscere chi può percorrere la strada con noi. Forse non saremo perfetti, ma potremmo sempre fare qualcosa. A volte basta una maglia di colore nero per fare la differenza. E se osservando meglio ci rendiamo conto che è un’illusione ottica, facciamo un passo indietro, e guardiamo l’insieme!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Cronos si mangia i suoi figli? Sms a Sallusti a Ballarò

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E’ arrivato un sms a Sallusti mentre era tra gli ospiti della trasmissione Ballarò. In tale sms ci sarebbe scritto che Berlusconi avrebbe ribadito la sfiducia al Governo Letta. Un attimo prima Cicchitto aveva appena enunciato i motivi per cui il centro destra italiano avrebbe domani votato in Aula la fiducia al governo in carica. Inoltre Sallusti ha affermato che “da vigliacchi hanno aspettato il momento di massima debolezza” per fare questa mossa di avvicinamento a Pd.

Cronos tenta di divorare i suoi figli?

E Twitter si scatena!!!

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Alla guida, più fatali gli sms dell’alcool

incidente-sms-tuttacronacaE’ una ricerca del Cohen Children’s Medical Center di New York a spiegare che sono gli sms i peggiori nemici quando ci si trova al volante. Non più alcool o velocità dunque: le cause di morte tra gli adolescenti sono cambiate nell’era 2.0, complice un telefonino onnipresente. Basta un attimo: il tempo di digitare un sms e un incidente stradale spezza una vita. Negli Stati Uniti, ogni anno sono più di 3mila i ragazzi a perdere la vita per inviare un messaggio, mentre altri 300mila restano feriti. Per quel che riguarda l’alcool: 2.700 sono i morti, 282mila i feriti. Gli sms, inviati o ricevuti, sono un fenomeno onnipresente, al contrario dell’eccedere con le bevande alcoliche, e questo, stando gli esperti, influisce sulle statistiche. In Inghilterra, al fine di contrastare questa problematica, chi utilizza mentre è alla guida il telefonino o il lettore mp3 rischia fino a due anni di carcere. Per quel che riguarda l’Italia, è stata lanciata la nuova campagna, “Un messaggio a volte accorcia la vita”, dall’Associazione Amici Polizia Stradale (ASAPS), con il patrocinio delle associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni. Il messaggio che si vuole lanciare è che l’uso del cellulare alla guida è una sorta di “sbornia del terzo millennio”. Un video shock era invece stato promosso, nel 2009, dalla polizia inglese: 

“Età dell’innocenza” e sexting: sempre più giovani inviano materiale hard

sexting-cellulare-tuttacronacaL’innovazione tecnologica ha semplificato l’invio di materiale fotografico e di video in ogni momento della giornata e da qualsiasi luogo e accade che un bambino di 9 anni invii a una compagna di classe una foto di se stesso mentre fa la doccia. L’idea la copia da un suo amico, che ha ricevuto la foto di una ragazzina in costume. E’ l’inizio di una catena con toni che si fanno via via più espliciti. Il fenomeno si chiama sexting e prende vita tramite cellulari e computer. I problemi arrivano quando la situazione degenera: un ragazzino che si toglie la vita perchè minacciato o deriso in Facebook, un uomo arrestato con l’accusa di produzione e divulgazine di materiale pedopornografico, diffamazione e minaccia dopo aver pubblicato le foto hard della fidanzata. E sono solo alcuni casi. Gli psicologi Andrea Marino e Roberta Bucci dell’Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale di Roma hanno raccolto dei dati allarmanti al riguardo: sono anche ragazzi molto giovani, con un’età media che tocca anche bambini di 8-9 anni, a inviare questo materiale. Un’indagine del 2009 di Associated Press e MTV ha intervistato 1.247 giovani tra  i 14 e i 24 anni: il 13% delle donne e il 9% dei maschi hanno dichiarato di aver inviato una foto o un video di se stessi nudi o semi-nudi.  Nel 2012, un’indagine conoscitiva di Telefono Azzurro ed Eurispes ha evidenziato che un ragazzo su 5 ha trovato proprie foto imbarazzanti in Rete: un anno prima la percentuale era solo di uno su 10. Il 12,3% dice di aver inviato materiale a sfondo sessuale e comunque nel 41,9% dei casi i giovani dicono di non veder nulla di male nel sexting.

Emiliano Lambiase, psicologo all’Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale, si occupa del rapporto tra i problemi sessuali e la tecnologia e spiega: “In generale i ragazzi non si preoccupano: è quasi normale inviare e ricevere foto o video pornografici, anche perché molto spesso sono così giovani da non cogliere la pericolosità della loro azione”. “I bambini arrivano da noi quando i genitori si accorgono che qualcosa non va. I ragazzi più grandi quando si rendono conto di avere problemi sessuali a causa di una dipendenza da videochat e sesso “virtuale”. Il percorso per uscirne è lungo”. Il problema è che “Nella testa delle persone più fragili si crea una specie di cortocircuito” tra linguaggio reale e linguaggio virtuale “che fa perdere l’equilibrio, c’è un sovraccarico. Così siamo più distratti, abbiamo meno memoria e meno capacità di avere un rapporto emotivo con gli altri. La perdita di un punto fisso definisce la realtà virtuale come unica: è una dipendenza.” In un simile circolo, cambia anche il rapporto con il sesso: “La dipendenza da cybersesso brucia le tappe. Se prima un dipendente sessuale ci metteva più tempo ad essere totalmente assuefatto, ora i tempi sono immediati.” Per quel che riguarda i giovani, il rischio è che venga a mancare “una sana crescita sessuale.” Se internet permette di superare l’ansia da rifiuto, infatti, i problemi poi sorgono quando arriva il momento dell’approccio reale. “Il cybersesso e il sexting hanno conseguenze pericolose: i ragazzi non riescono più a lavorare, studiare e sono colti da depressione.” Ma il sexting, vissuto inizialmente come qualcosa in cui non si ravvisa nulla di male, può avere serie ripercussioni, come spiega sempre lo psicologo al Corriere della Sera. “Tra 16 e 18 anni almeno un ragazzo su 10 si è trovato in pericolo dopo avare messo online foto si se stesso nudo. Spesso le immagini vengono spedite a gente di cui ci si fida. Ma non si è al corrente della fine che poi faranno e soprattutto i messaggi vengono inviati senza il consenso dell’altro. Poi girano in rete e l’utilizzo da parte di altri può essere pericoloso. Si può entrare nella sfera della pedofilia, ma anche del cyberbullismo che fa leva su meccanismi psicologici davvero delicati. Il suicidio è l’ultima tappa, ma bisogna tenere conto che le persone che finiscono in questi vortici sono sempre le più deboli e fragili.”

“I forgot my phone”: il video che ha conquistato la rete

i-forgot-my-phone-tuttacronacaIn pochi giorni ha ricevuto otre 7 milioni di visualizzazioni. Il titolo del video è I forgot my phone e racconta una giornata trascorsa a scontrarsi con l’alienazione provocata dall’uso dei cellulari: quell’essere sempre “connesso” con il mondo che “disconnette” da chi ci circonda. Il segreto del successo del video? Probabilmente il riuscire a far identificare gli spettatori con i suoi protagonisti. Postato in Youtube il 22 agosto, il filmato è diretto da Miles Crawford e parte dall’idea di Charlene de Guzman, la protagonista. Narra di un giorno qualsiasi nella vita della donna che si rende conto di come la gente che la circonda è più interessata a scattar foto dei momenti che trascorrono con lei o, semplicemente, intrattenersi con il cellulare piuttosto che godersi la compagnia altrui.

Arriva il video shock nelle scuole americane: l’sms che uccide!

From one second to the next-tuttacronaca

Sicuramente era necessario un messaggio forte per levare la cattiva abitudine ai neo o futuri guidatori d’inviare sms mentre si guida, ma forse il documentario da 35 minuti di Werner Herzog dal titolo “From one second to the next” è una vera campagna shock di sensibilizzazione . Il documentario, che sarà presentato nelle scuole americane parte da una domanda facilissima: quanto ci vuole per inviare un sms quando si è al volante? Un secondo, ma può essere quello fatale. Chandler stava scrivendo “ti amo” alla sua compagna quando ha investito un carretto di amish ferendo le persone che erano sopra. Xavier è solo un bambino ed è stato investito da un’auto: chi guidava stava mandando un sms, volante in una mano, telefonino nell’altra. Xavier è piccolo, eppure passerà la vita sulla sedia a rotelle, proprio per quel secondo di distrazione dell’autista che l’ha investito. Testimonianze che mirano a puntare il dito contro la disattenzione  in auto anche quella di pochi secondi!

Caso Sacher: 15enni accusate di omicidio volontario!

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Si tratterebbe di omicidio volontario l’accusa mossa dalla Procura dei minori di Trieste nei confronti delle due 15enni che avrebbero ucciso Mirco Sacher, il pensionato di 66 anni delle ferrovie trovato morto in un campo della periferia di Udine. Su questa base la Procura ha chiesto e ottenuto dal Gip una nuova misura cautelare di quattro mesi in comunità nei confronti delle ragazzine. Le due quindicenni dovranno rimanere quindi un altro mese – fino all’ otto agosto – nelle strutture in Veneto e Lombardia dove sono ospitate dall’otto aprile. Secondo quanto si è appreso, una volta che dalla Polizia scientifica di Roma giungeranno i risultati degli esami tecnici biologici e sul Dna, le indagini potrebbero essere chiuse.

La ladra di iPhone che si scusa: perdonata!

ladra-chiede-scusa-tuttacronacaHa rubato un iPhone 5 a uno dei clienti di una tabaccheria a Sanigallia, in provincia di Ancona, una donna che era stata notata dai presenti per il suo abbigliamento composto da pantaloni e maglietta mimetici. La vittima del furto, un ragazzo del posto, ha chiesto l’intervento della Polizia, alla quale ha fornito anche la descrizione della ladra salvo poi ricevere, su un’altra utenza telefonica, il seguente sms: “Scusa tanto se ti ho derubato”. Il messaggio proveniva dal telefonino che gli era appena stato sottratto.  Gli agenti hanno preso contatti con la donna ma il giovane, visto il gesto ed essendo rientrato in possesso del maltolto, ha deciso di non denunciare la donna.

Governo Usa pirata le compagnie telefoniche cinesi per raccogliere sms

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La cosiddetta “talpa” del Datagate, Edward Snowden, avrebbe affermato che il governo degli Stati Uniti pirata le compagnie di cellulari cinesi per raccogliere milioni di sms. Lo si legge in un articolo pubblicato dal quotidiano di Hong Kong “South China Morning Post”. L’ex-agente Cia ed ex consulente dell’Agenzia della sicurezza americana (Nsa) rifugiatosi ad Hong Kong ha dichiarato che “La Nsa pirata compagnie di telefonia mobile cinesi per rubare tutti i vostri sms”. Snowden ha aggiunto di “avere delle prove su ciò che afferma”, stando al quotidiano che però non cita alcun documento a riguardo. Il quotidiano spiega che, secondo le statistiche ufficiali, i cinesi si sono scambiati circa 900 miliardi de messaggi di testo nel 2012, il 2,1% in più rispetto al 2011. Nell’articolo non si legge come la presunta pirateria abbia avuto luogo, ma afferma che gli esperti cinesi della cybersicurezza da diverso tempo sono preoccupati sugli attacchi “clandestini” condotti con apparecchiature straniere.

Un sms per salvare gli amici a 4 zampe.

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L’estate e la paura dell’abbandono. Ogni anno il problema si ripropone, con la crisi sembra che si tema un vero e proprio picco di animali che vengono lasciati dai loro padroni sulla strada. Ora parte la campagna LeIDAA per contribuire alla prevenzione dell’abbandono e alla lotta contro il randagismo. Basta un “SMS-Salvami Subito” per donare 2 euro che saranno impiegati proprio per la lotta contro l’abbandono e la tutela dei cuccioli trovati a vagabondare.

Svolta nell’omicidio Sacher… sesso, denaro e ricatti.

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Da vittime a carnefici questo l’iter che sembrerebbe essere alla base delle indagini sull’omicidio di Mirco Sacher, il pensionato, ex ferroviere 66enne, amico di famiglia di una delle 15enni che lo ha ucciso. La perizia effettuata sui cellulari delle ragazze ha portato alla luce una scomoda verità. Appena quattro giorni prima di morire Sacher scriveva a una delle 15enni “Grazie, Ci penso ancora. E’ stato bellissimo”. Poi c’è stata la testimonianza di un ragazzino che ha ammesso di aver “comprato” anche lui una prestazione sessuale da una delle due. Ma altri reati stanno pendendo sul capo delle 15enni. Sembrerebbe infatti che qualche giorno prima dell’uccisione di Sacher le ragazze avessero rapinato un anziano. Lo schema, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, era semplice: sembrare disponibili, poi derubare i malcapitati e minacciare denunce per violenze sessuali.

Quel 7 aprile, secondo gli inquirenti, i 3 si sarebbero appartati in una strada laterale e le due ragazzine poi sarebbero saltate addosso all’uomo e lo avrebbero soffocato. Omicidio volontario questo è il verdetto della perizia che verrà depositata la prossima settimana.

Il video riporta anche la testimonianza del direttore della scuola frequentata dalle 15enni. La scuola aveva, come più volte è stato ribadito, allertato le famiglie, che le ragazze si sarebbero trovate a rischio bocciatura, a causa dei loro comportamenti e dei profitti.

Chiedevano l’amicizia in Facebook… per svaligiare case! Arrestati

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I carabinieri di Roma, a seguito di un’operazione volta allo smantellamento di una banda di ladri che faceva colpi nelle case utilizzando Facebook, hanno effettuato sei arresti mentre sono sette le persone denunciate. All’interno del gruppo anche due minorenni della Roma bene. Le ragazze chiedevano l’amicizia sul social network ad alcuni coetanei per farsi invitare nelle loro abitazioni quando i genitori non c’erano. Una volta sul luogo, una fingeva di lasciare la casa mentre l’altra, poco dopo, convinceva l’ospite ad uscire con il pretesto di una passeggiata. A quel punto la prima, nascosta all’interno della casa, permetteva l’accesso agli altri membri della banda che provvedevano al furto. A seguito del colpo, Facebook ed sms erano utilizzati per vantarsi dell’impresa tramite fotografie e video che mostravano la refurtiva. La posizione delle due ragazze è ora al vaglio del Tribunale per i minori. La banda operava anche in bar tabacchi e negozi ed ha fatto un colpo negli uffici del comune di Mentana. Nel corso del blitz scattato all’alba, infatti, i carabinieri hanno rinvenuto mille carte d’identità assieme a migliaia di euro.

Giallo di Udine. Il punto della situazione: un sms cambia gli equilibri

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Mentre in questura proseguono le convocazioni di amici e conoscenti delle 15enni di Udine coinvolte nell’omicidio del 66enne Mirco Sacher, ritrovato due settimane fa nella zona di via Buttrio, la Squadra mobile della città continua a cercare di far luce sul contesto in cui è avvenuto il decesso e sulla ragione che ha originato la collutazione. Nel frattempo è stato reso noto un altro episodio che ha visto come protagonista una delle due ragazze in compagnia di un’altra amica. Un uomo di mezza età avrebbe consegnato loro del denaro in cambio di non meglio precisate prestazioni, quindi si sarebbe isolato con loro nei pressi di un capannone isolato in periferia. Giunti sul luogo, le adolescenti si sarebbero allontanate con il denaro lasciando l’uomo interdetto. Sono in corso accertamenti, per cercare di determinare eventuali collegamenti con l’aggressione ai danni di Sacher. Gli inquirenti, inoltre, stanno cercando di motivare la scelta di via Buttrio: avendo già trascorso del tempo assieme, e con una casa a disposizione, perché spostarsi verso il campo? Purtroppo i filmati su cui contavano gli investigatori sono meno di quelli previsti: quel giorno, infatti, le telecamere di videosorveglianza della zona erano in fase di manutenzione e non potevano registrare. Altri indizi però non mancano come, ad esempio, i computer delle ragazze e i profili facebook, i cellulari e l’auto usata per la fuga, ma anche la dichiarazione fatta al pm da una ragazza. La sera prima dell’omicidio, avrebbe sentito una delle due 15enni affermare: “I soldi non sono un problema, li recupereremo”. Del resto Sacher era abituato a far piccoli regali alle adolescenti ma, stando alle parole del legale Federica Tosel: “Ma si tratta di piccole cose normali nell’ambito di un rapporto tipo nonno-nipote come quello che c’era tra il pensionato e la mia assistita”. Ma era questo il rapporto che legava l’anziano e le due amiche? E’ di oggi infatti la notizia che, tra gli sms inviati dell’uomo, ne è stato rinvenuto uno dal contenuto esplicito, che comunque non è da considerarsi come una prova decisiva per supportare la pista del ricatto o dell’estorsione, magari a sfondo sessuale, già ipotizzata nel corso delle indagini. Si tratterebbe però di un unico messaggio su questi toni, mentre gli altri confermano che le 15enni si rivolgevano a lui quando avevano bisogno di piccoli favori. Non è però ancora esclusa l’ipotesi che le adolescenti possano aver abusato della bontà dell’uomo, spingendosi troppo in là. Resta il fatto che quell’unico sms porterebbe a escludere la totale “ingenuità” del 66enne rispetto le intenzioni delle due ragazzine. Un gioco pericoloso quindi, le cui regole sarebbero state accettate da entrambe le parti.

Una sentenza giusta, ma non ha vinto nessuno… Sarah non c’è più

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«Ci speravo, ma rimane una sentenza amara. Chi uccide merita l’ergastolo». Con queste parole Concetta Serrano, la madre di Sarah Scazzi, ha commentato la condanna all’ergastolo di Cosima Serrano e Sabrina Misseri, dopo aver ringraziato la procura per il lavoro fatto.
«Non ha vinto nessuno, perché Concetta, Giacomo e Claudio hanno perso una figlia e una sorella». Così l’avvocato Walter Biscotti, legale di parte civile della famiglia di Sarah Scazzi, ha commentato la sentenza di condanna all’ergastolo per Cosima Serrano e Sabrina Misseri. «È una sentenza severa ma era attesa – ha aggiunto – perchè gli uffici del pm hanno fatto un lavoro esemplare che ha fatto emergere in modo inconfutabile le responsabilità».

Suona la campana… Processo Scazzi… ERGASTOLI!

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Serrano Cosimo e Misseri Sabrina condanna all’ergastolo.  GIUSTIZIA E’ FATTA!

Misseri Michele pena anni 8, Cosimo Cosma e Carmine Misseri  6 anni.

Una sentenza esemplare che non lascia nulla di impunito e che rende giustizia a una ragazzina di 12 anni barbaramente uccisa. La corte non ha fatto sconti nelle pene sia carcerarie che nei risarcimenti alla famiglia. Si chiude così il primo gradi di giudizio su una sentenza che tutta l’Italia attendeva da tempo. Non ci sarà mai un giusto risarcimento il delitto di Sarah, ma la giustizia ha fatto tutto quello che era in suo potere.

Giustizia per Sarah: oggi la sentenza

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26 agosto 2010 – 20 aprile 2013: dall’uccisione della 15enne Sarah Scazzi alla sentenza del processo che ha portato alla sbarra Sabrina Misseri e Cosima Serrano. Arriva nel pomeriggio la decisione dei giudici della Corte d’Assise di Taranto dopo che la Procura ha chiesto, per le due imputate, la condanna all’ergastolo. 15 mesi e 52 udienze, tanto è durato il processo che portato in aula nove imputati. Tra questi, oltre alle due donne, accusate di omicidio volontario, sequestro di persona, soppressione di cadavere e furto aggravato, Michele Misseri, che deve risponde di soppressione di cadavere e furto aggravato e rischia nove anni di carcere mentre ne sono stati richiesti otto per il fratello e il nipote, Carmine Misseri e Cosimo Cosma, per concorso in soppressione.

Caso Scazzi: la ricostruzione della Pubblica Accusa

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La pubblica accusa di Cosima e Sabrina continua a muoversi su una stessa linea: Michele non era in casa nel momento in cui le due donne privavano della vita Sarah, non in modo premeditato ma per un accumulo di rabbia. Per il Pubblico Ministero si tratta di uno strangolamento che è durato dai 3 ai 5 minuti, un impeto d’ira che una delle due donne avrebbe potuto interrompere se non fossero state entrambe coinvolte. La ricostruzione propone le 14.24 come orario dell’omicidio, dopo di che, alle 15:08, Michele era già nella zona del pozzo. Per il PM, quindi, nessuna delle due donne, Sabrina e Cosima, ha una maggiore o minore responsabilità. Si conoscerà mai la verità? In un caso in cui il “testimone chiave” continua a fornire, fino all’ultimo, versioni differenti e che non riesce neanche ad indicare l’arma del delitto? Del resto anche il medico legale che ha contestato si potesse trattare di una corda, affermando invece che fosse una cintura, è stato messo in discussione sia dall’accusa che dalla difesa e di certo non è credibile Michele che è passato da corda a cintura per poi tornare sui suoi passi. Cosa c’è di certo in questo processo? Che è stato commesso un omicidio efferato, che si è spezzata una giovane vita, che un sorriso si è spento per sempre!

Caso Scazzi: Sabrina continua ad affermare la sua innocenza!

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Dalla ricostruzione delle parole della più giovane delle due imputate, proposta da Quarto Grado, risulta che Sabrina continua ad affermare di non aver mai visto Sarah quel fatidico giorno, eccettuata la mattina, quando in casa si trovava anche Anna Pisanò, una presenza che inibiva la ragazzina dal parlare. Questo dipendeva dal fatto che la Pisanò, con la quale l’imputata nega di avere avuto uno stretto rapporto di amicizia, due anni prima, aveva raccontato a Sarah che suo padre era uno che allungava le mani. Conferma di non amare Ivano e che la cugina era all’oscuro del loro rapporto sessuale oltre a ribadire di non aver mai notato che Michele avesse particolari inclinazioni sessuali per la nipote. E’ da notare il netto cambiamento della ragazza: se nei primi tempi, dopo la scomparsa ed il ritrovamento del cadavere, era sempre pronta ad apparire in video, ora si rifiuta di farsi riprendere. Stando all’accusa, però, motivi di colpevolezza cospirano contro la ragazza: la lite tra le due cugine intercorsa la sera precedente al delitto, il movente nonchè varie testimonianze e i movimenti delle celle telefoniche.

Sarah continua ad aspettare… e Michele dà una nuova versione!

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E’ da lunedì 15 che la Corte, dopo le ultime arringhe, è chiusa in Camera di Consiglio dove si trovano anche i giudici popolari: tre insegnanti, due casalinghe ed un pensionato. La decisione non è semplice e, come ricordato dall’avvocato di Sabrina, Franco Coppi, si condanna solo ogni oltre ragionevole dubbio. Insomma, ci deve essere la certezza della colpevolezza e in un processo in cui su ogni fatto esistono più versioni e diverse letture è sicuramente difficile andare ogni oltre ragionevole dubbio. E mentre anche i colpevolisti della prima ora iniziano a tentennare, giunto alla resa dei conti, Michele Misseri ha già pronta la valigia: lui in carcere ci vuole andare e ridonare la libertà alla moglie ed alla figlia. Ai giornalisti di Quarto Grado insiste anche per mostrare cosa contiene: tra le altre cose, delle scarpe senza lacci, perchè in prigione non si possono usare. Nel frattempo, a sentire i legali di Sabrina, la ragazza piange, soffre di attacchi di panico e non riesce a dormire, le guardie carcerarie però dipingono un quadro diverso: la ragazza vivrebbe relativamente tranquilla, salvo poi lasciarsi andare in presenza degli avvocati. Intanto Zio Michele, che si autoaccusa dal novembre 2010 e continua a scrivere alla figlia senza ricevere risposte, mostra la sua stanza e il citofono proprio accanto alla testiera del letto matrimoniale, dove, quel fatidico giorno, Cosima stava riposando. Michele non voleva la moglie venisse disturbata durante la siesta e questo la nipote lo sapeva, quindi “presume” che Sarah, per non suonare, sia scesa nel luogo dove poi sarebbe stata uccisa. Sapeva che là avrebbe trovato Michele che, nervoso, l’ha cacciata. La giovane però non si è allontanata e l’uomo l’avrebbe sollevata da dietro, posandole le mani sul seno senza volerlo. La reazione scomposta di Sarah, che ha risposto con un calcio, gli avrebbe fatto perdere il lume della ragione. Arriva così la nuova versione di Misseri che giustifica tutte le sue contraddizioni con il fatto che, sotto effetto dei calmanti, non si rendeva bene conto delle sue affermazioni.

Processo Scazzi: la Corte conferma proscioglimento per Russo e Scredo

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Sono stati prosciolti! L’avv.  Vito junior Russo e Anna Scredo, congnata del  fioraio di Avetrana Giovanni Buccolieri, indagati per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Sarah Scazzi, sono stati ritenuti non colpevoli.

Russo, inizialmente avvocato di Sabrina Misseri, era stato indagato per tentato favoreggiamento, poiché, secondo l’accusa, si era attivato per ottenere in favore di un collega la nomina a difensore di fiducia di Michele Misseri, padre della sua assistita, nonostante le accuse che l’uomo aveva formulato nei confronti della figlia Sabrina in merito all’omicidio di Sarah.

Inoltre, il legale era finito sotto inchiesta con l’accusa di aver soppresso un verbale di indagine. Anna Scredo, invece, aveva rilasciato dichiarazioni in merito ad affermazioni fatte dal cognato Giovanni Buccolieri sulla “percezione di una scena su accadimenti connessi all’omicidio”, che era stata poi definita come “frutto della ricostruzione di un sogno”. La Suprema Corte ha condiviso le conclusioni del gip, che ha ritenuto insussistenti le ipotesi di reato, anche per la “mancanza di prova”.

Tra i poster di Sarah e gli incubi di Sabrina

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Sono apparsi i manifesti sul cancello del palazzo di Giustizia di taranto. Fra poche ore ci dovrebbe essere la sentenza per l’omicifio di Sarah Scazzi e la popolazione attraverso i manifesti chiede che venga fatta giustizia. Il monito viene dal gruppo “Verità e giustizia per Sarah Scazzi” nato su Facebook. Intanto da dietro le sbarre Sabrina, che vede avvicinarsi la condanna, richiama ancora una volta l’attenzione su di se e attraverso il suo avvocato fa sapere «Non ho ucciso Sarah, le volevo bene. Mi fa impazzire pensare che la gente mi creda un’assassina». La Misseri ha dichiarato anche che sta vivendo una vigilia piena di incubi notturni… una vera condanna in attesa della sentenza!

La marijuana arriva… via sms!

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Lo spaccio di hashish e marijuana si adegua ai tempi ed ecco che i pusher trovano nuovi modi per sbaragliare la concorrenza e limare i tempi di consegna: ordinazioni via sms, mail e whatsapp! Da un anno il monopolio della vendita di queste droghe, a Torino e alcuni centri della provincia, passava infatti per i mezzi di comunicazione tipici degli adolescenti 2.0. Ora sono arrivati 15 arresti da parte dei carabinieri, mentre sono più di 100 i ragazzi che utilizzavano la tecnologia per rifornirsi!

Aspettando il verdetto del caso Scazzi: la difesa di Sabrina

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Tra 4 giorni ci sarà un verdetto, ma questa è stata la settimana dell’avvocato difensore di Sabrina Misseri, che ha accusato di essere “illegali” i metodi usati per condurre le indagini, ossia il fornire delle prove che suggerissero le risposte a Misseri che, per la difesa, è costantemente “a due velocità”. Il difensore allora incita Michele a parlare, una volta per tutte, senza essere imboccato o “tirato per la giacchetta”. L’avvocato si scaglia inoltre contro il metodo interrogatorio, in quanto tutti i testimoni sono subito stati interrogati come tali senza mai essere considerati possibili indiziati. Per il legale le due cugine non sono mai state rivali in amore e men che meno bisogna parlare di Ivano come colui che dispensa coccole: Sabrina non è una mangiauomini che aveva bisogno di far sparire una ragazzina possibile concorrente, è innocente e dev’essere restituita alla libertà. Ecco dunque che sembrano crollare le due colonne portanti del processo alla ragazza: la gelosia e le accuse mosse dal padre Michele. Il processo, fin qui, in mancanza di tangibili prove certe, continua ad essere giocato sulle parole.

E zio Michele? Nel frattempo afferma che la moglie Cosima l’ha già perdonato quando si è recata a parlargli in carcere e lui “ha spiegato”. Eccolo quindi ancora pronto ad immolarsi per le sue due donne assumendosi tutta la responsabilità dell’accaduto. Si è commosso seguendo la difesa della figlia, affermando di ascoltare un racconto che gli ha fatto ripercorrere il reale svolgimento dei fatti, con una figlia vittima innocente che rischia di essere accusata per un atto da lui commesso. Conferma ancora una volta la sua ultima versione, quella in cui si autoaccusa dell’omicidio.

E la madre di Sarah? Concetta attende ancora giustizia per la figlia e si dichiara certa della colpevolezza delle due donne, non per idea sua, ma perché questo dimostrano le prove e le testimonianze raccolte.

Sabrina, al banco degli imputati, ripete la sua innocenza e afferma che la frase “si vende per due coccole” era un’espressione comunemente usata parlando di Sarah, in tono affettuoso, per tutelare la cugina evitando le voci che animano la vita di un piccolo paese. Riguardo al suo rapporto con Ivano, con il quale ha avuto un rapporto sessuale del quale la più piccola era all’oscuro, ribadisce inoltre che c’era un’attrazione fisica ma che non ha mai pronunciato la parola “amore” parlando del ragazzo. Sara per lei era una sorella e non sarebbe stata in grado di sopportare il peso di un simile delitto.

Il “delitto di tinello”, citando Meluzzi, non ha ancora fatto luce sul reale svolgimento dei fatti ed il processo per ora mostra solo debolezze e nessuna certezza, motivo per il quale non è da escludere che un’eventuale sentenza di condanna possa essere completamente ribaltata in seguito. L’unica certezza è che Sarah è uscita di casa per andare a casa della cugina e non ne è più uscita.

L’sms in Italia ha un costo scandaloso!

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4,57! Questo il prezzo all’ingrosso degli sms in Italia ed è, neppure a dirlo, tra i più alti d’Europa. Per questo, l’Antitrust auspica che l’Agcom «continui a svolgere l’attività di monitoraggio sull’evoluzione del livello dei prezzi dei servizi di terminazione sms in Italia, così da verificare che gli stessi rispondano ai criteri di obiettività, trasparenza, non discriminazione e proporzionalità, che informano l’accesso al mercato delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica».

Processo Sarah Scazzi. Il difensore di Sabrina fa il punto della situazione

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Nell’intervento conclusivo, l’avvocato di Sabrina punta il dito contro Michele avvalendosi delle stesse parole di una delle tante, contraddittorie, versioni dell’uomo. Ricorda di quando Misseri si è sentito rifiutato dalla ragazzina che, tutto d’un tratto, è cresciuta assumendo le fattezze di una donna o, per meglio dire, “della” donna. Perchè questa nipote assomigliava incredibilmente ad una giovane Cosima, la stessa donna che ha portato all’altare e che negli ultimi tempi lo costringeva a dormire lontano dal loro letto. Sarah sarebbe quindi morta a causa di un raptus sessuale dell’uomo che poi, di fronte alla figlia, avrebbe anche avuto l’ardire di accusarela nipote di averlo provocato. E per quel che riguarda Sabrina? L’avvocato si chiede perchè i numerosi messaggi intercorsi tra lei ed Ivano siano passati inosservati. Non potevano forse essere il segno di un amore che stava nascendo? E se così era, di certo non poteva essere la cugina più piccola ad interferire con questo sentimento quanto un’altra donna. Quindi il movente dov’è? Si è parlato di una lite tra le due ragazze, ma con toni sbagliati ed eccessivi, secondo l’avvocato, così come eccessivamente drammatico sarebbe stato il clima dell’intero processo.

Per il difensore Francesco Coppi, quindi, l’unico, vero e vile colpevole sarebbe Michele che, con tutte le sue svariate versioni, ha cercato di negare il fatto salvo poi assumersi l’intera responsabilità. Quello che non torna, tuttavia, è il fatto che Misseri ricordi nel dettaglio come ha fatto a nascondere il corpo ma non sia in grado di raccontare, con la stessa precisione, il delitto. C’è poi il fioraio, che racconta di una lite in strada tra Cosima e Sarah che termina con la ragazzina fatta salire sull’auto dove aspetta Sabrina. Scena che poi attribuisce ad un sogno diventando così da testimone ad indagato per falsa testimonianza.

L’arringa di Coppi, che parla anche dell’Alain Delon di Avetrana, Ivano lo sciupafemmine, un debole maschilista di paese, e attacca il metodo investigativo della procura, non aggiunge nulla al processo e non cerca punti deboli dell’accusa quanto piuttosto s’incentra su una descrizione pittoresca delle persone coinvolte, creando un affresco in cui tutti i testimoni sembrano poco credibili.

La procura non chiede nuovamente la parola e non resta che aspettare ancora per conoscere la verità e dare finalmente pace alla piccola Sarah. Quello che è certo, per ora, è che non c’è alcuna certezza.

Arriva la biancheria antistupro… sono tre studenti indiani a inventarla!

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Gli ultimi recenti avvenimenti in India e l’ondata di violenza contro le donnehanno spinto tre studenti indiani di ingegneria, Niladri Basu, Manisha Mohan e Rimpi Tripathy, a inventare un dispositivo anti-stupro per proteggere le donne. Si tratta di un apparecchio che, collegato agli indumenti intimi nella zona del petto (la prima che, secondo le statistiche, viene presa di mira in caso di tentativo di stupro), è in grado di colpire l’aggressore con una scossa elettrica da 3.800 kilovolt. L’apparecchio, che si attiva grazie a un sensore di pressione, è dotato anche di moduli gps e gsm, così da inviare automaticamente un sms con richiesta di soccorso.

L’ultimo messaggio di Califano!

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La camera ardente per Franco Califano sara’ aperta oggi in Campidoglio dalle 10 alle 19, mentre i funerali si terranno domani alle 11 nella Chiesta degli artisti in Piazza del Popolo. Nella villetta ad Acilia, protetta da un piccolo cancello in legno, sono potuti entrare solo gli amici e gli affetti più cari del Califfo. Ma nel quartiere romano lo conoscevano in tanti e la notizia della sua morte ha scosso tutti.

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Poco prima che la morte lo raggiungesse nella sua villetta di Acilia, Franco Califano invio’ un sms ai Negramaro. “Che il Sig vi protegga nel vostro viaggio nella vita“. Lo racconta, in un twitt postato nella tarda serata di ieri, il leader della band tanto cara al cantautore, Giuliano Sangiorgi.

“Ho i brividi – aggiunge in altri -. Mi mancheranno i suoi messaggi notturni sempre carichi di entusiasmo e di vita. Fa male non dirsi l’ultimo ciao”.

Il giallo del video fa rinviare la sentenza al processo Scazzi!

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Ingenuità, mancanza di professionalità e sicuramente una buona dose di imprudenza. Il video ha fatto scalpore e ha dato un’arma micidiale in mano alla difesa. Un “fuori onda” in cui il presidente della Corte e il giudice a latere si scambiano impressioni che secondo la medesima difesa di Misseri costituiscono un’anticipazione di giudizio, dove si era mai visto?E’ una vergogna per la giustizia italiana, è una manna dal cielo per gli imputati, è una l’ennesima “decapitazione” che deve subire la famiglia Scazzi. Chi attende giustizia sembra attendere invano. Passano gli anni e si hanno solo udienze senza arrivare mai a condannare in tempi rapidi i colpevoli.

Scazzi e Meredith due esempi di come la giustizia abbia un male profondo, una piaga che deve essere curata per assicurare un giudizio certo  in tempi rapidi.

 

“Violazione di domicilio della famiglia Scazzi”, Corona al processo!

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In carcere per l’estorsione a Trezeguet, ora la situazione di Fabrizio Corona si complica. Nei giorni successivi all’omicidio di Sarah Scazzi, il fotografo infatti, si sarebbe introdotto nella casa della famiglia, compiendo il reato di violazione di domicilio. Come molti ricordano, Corona si inserì di forza in quella tragedia, catalizzando l’attenzione dei media su di sè, al solo scopo di far soldi. Il fotografo dovrà comparire davanti al tribunale di Manduria il 3 luglio prossimo e rispondere anche di questo ulteriore reato denunciato da Concetta Serrano, madre di Sarah.

Già una volta Fabrizio corona aveva risposto in modo aggressivo ai giornalisti che chiedevano spiegazioni, nel febbraio del 2011, dichiarò:

«Non è possibile che ogni volta che faccio un lavoro pulito si debba scatenare l’inferno: non ho violato l’intimità di nessuno, ho fatto il mio lavoro e sono stato più che educato con la signora Concetta Serrano. Non ci posso credere, dicono che mi sono introdotto in casa di Concetta come un ladro e che l’ho spaventata a morte. Non ci voleva proprio, dopo il bel servizio che abbiamo fatto stamattina». Una lunga cronaca, raccontata con foto e riprese, dei luoghi di Sarah. Era quello lo scopo della sua venuta e questo sapevano i suoi autori di Milano ai quali raccontava, quasi in diretta, ogni mossa sul campo. La prima visita in via Deledda, davanti casa di Michele e Sabrina Misseri, davanti il portone marrone del garage dove è stata uccisa Sarah. Lì tentativo di farsi aprire da Cosima Serrano, mamma di Sabrina, che non ha nemmeno risposto al citofono. Poi un salto al «pozzo dell’orrore» , in contrada Mosca, uno sguardo al casolare dove si riteneva che la quindicenne era stata spogliata e, forse, stuprata già morta (accuse poi rivelatesi false) e una breve pausa nel podere della tomba-cisterna trasformata ora in un piccolo cratere pieno d’acqua e fango. Infine l’intervista a Ivano Russo e al sindaco di Avetrana, Mario De Marco.

Carmine non conosceva il pozzo dell’orrore?

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L’avvocato Lorenzo Bullo, difensore del fratello di Michele Misseri, Carmine, di fronte alla Corte d’Assise di Taranto afferma che il suo assistito non sapeva nemmeno dove fosse il pozzo in cui è stato nascosto il corpo di Sarah Scazzi, ma pare che nel complesso gli elementi a carico di Carmine Misseri e delle dichiarazioni da questi rese, non nascondano contraddizioni abbastanza macroscopiche.
Carmine Misseri è accusato di aver aiutato Michele a gettare nel pozzo il cadavere della ragazzina. Dello stesso reato risponde Cosimo Cosma, nipote di zio Michele.
L’avvocato Lorenzo Bullo ha esposto una sua rucostruzione dei tempi necessari per raggiungere il pozzo di contrada Mosca e ha commentato l’intercettazione ambientale nel corso della quale Carmine Misseri dice che non conosceva questa la zona di campagna. Il legale ha quindi richiesto alla Corte una sentenza di assoluzione: “Merita di essere assolto, di tornare alla propria vita: campagna, sacrifici e duro lavoro“.
Stessa richiesta per Cosimo Cosma da parte dell’avvocato Serena Missere, riguarda all’accusa di accusato di soppressione di cadavere. I pubblici ministeri hanno invece chiesto la condanna a otto anni per entrambi.

Inizia l’arringa della difesa al processo Sarah! Guerra di testi

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”In questo processo chiunque ha detto cose in contrasto con la tesi accusatoria e’ stato tacciato di falso, mentre ben altri testi non hanno detto la verita’ e sono passati per supertestimoni”. Lo ha detto Franco De Jaco, uno dei difensori di Cosima Serrano, iniziando la sua arringa al processo per l’omicidio di Sarah Scazzi. Cosima Serrano e’ accusata, insieme alla figlia Sabrina, di omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere. Per entrambe e’ stato chiesto l’ergastolo.

Cell 2.0? No, Alcatel punta al mobile da 1 euro!

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Gli smartphone hanno ormai invaso il mercato dei telefoni ed è molto raro imbattersi in qualcuno che non abbia acquistato uno degli ultimi gioiellini tecnologici, nonostante la grande quantità di funzioni non utilizzate. La casa produttrice Alcatel però ha trovato la soluzione con la vendita di “Alcatel one touch 232,” il telefono cellulare più economico del mondo. L’apparecchio dal costo di poco più di un euro, e’ un cellulare senza “fronzoli”, per chi ha bisogno solo di un dispositivo in grado di fare telefonate ed inviare sms, senza tutte quegli optional dei cellulari di ultima generazione.

Chiesti 33 milioni di euro per Sarah!

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Gli avvocati Nicodemo Gentile, Walter Biscotti e Antonio Cozza si sono associati alle richieste di condanna dei pubblici ministeri per gli imputati al processo per l’omicidio di Sarah Scazzi e confermato la richiesta di risarcimento danni per 33 milioni di euro. Ogni componente della famiglia Scazzi, infatti, ha chiesto tre milioni di euro ciascuno a Michele, Cosima e Sabrina Misseri e due milioni ciascuno a Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote di Michele accusati di averlo aiutato a nascondere il cadavere della ragazza di Avetrana, nel pozzo di contrada Mosca.

L’avvocato Nicodemo Gentile ha chiesto alla Corte d’Assise pene giuste, non esemplari, così come chieste dalla pubblica accusa. “Chiediamo una giustizia fredda, senza sentimenti, proporzionata al reato commesso e ai comportamenti dopo il delitto”, parlando di modalità mafiose usate nell’azione di soppressione del corpo, “Sarah doveva scomparire” ha aggiunto il legale invitando le imputate Cosima e Sabrina a dire la verità prima della sentenza di aprile. Palesemente falsa, etero-indotta, per i legali della famiglia Scazzi la confessione in aula di Michele Misseri.

A lui si è rivolto l’avvocato Biscotti guardandolo negli occhi: “Provi a pensare cosa ha pensato Sarah mentre la stavano uccidendo, faccia una vera preghiera, lei è l’unico che può salvare dall’ergastolo sua figlia”. Al processo è intervenuto anche l’avvocato Luigi Palmieri, parte civile per Maria Pantir, la badante romena di casa Scazzi (assisteva il nonno di Sarah deceduto a settembre 2010) accusata ingiustamente da Sabrina Misseri di essere coinvolta nella scomparsa della cugina. Domani nuova udienza al processo, interverranno i difensori dei tre imputati accusati di favoreggiamento e l’avvocato Luca Latanza, difensore d’ufficio di Michele Misseri.

Sesso in auto ed sms hot dietro l’omicidio Scazzi!

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Altri sms e altre foto che dettagliano il rapporto tra Ivano e Sabrina. Nel processo per la morte di Sarah Scazzi sono stati depositati dalla Procura della Repubblica di Taranto i testi dei messaggi che la giovane Misseri scambiò con il pizzaiolo nei primi sei mesi del 2010. Oltre 4000 sms che, secondo l’accusa, dimostrerebbero la gelosia di Sabrina verso la cuginetta, movente del delitto. In particolare ce n’è uno che fa riferimento ad attività sessuale femminile, anche se Ivano ha detto:  ”Non lo ricordo. E neanche a chi mi riferivo”.

Tra Ivano Russo e Sabrina Misseri ci fu il 21 giugno 2010 un rapporto sessuale, ma non completo, in auto. “Siamo passati dallo sfotterci a parole – ha detto Ivano – all’atto pratico. Una sera ci siamo appartati, lei si è spogliata, c’è stato contatto fisico ma non rapporto sessuale”. Al pm che aveva chiesto se ci fosse stata penetrazione Ivano ha risposto: “Sì ma non rapporto completo. Io mi bloccai perché volevo che restasse solo amicizia, e lei si rivestì”. “Se vuoi del sesso – aveva detto Ivano a Sabrina – va bene, ma io non mi innamoro”. Sabrina, che definiva il ragazzo “un dio”, va in crisi e, per i pm, questo scatena la sua gelosia.

Dagli sms emerge anche un quadro disperato della situazione in casa Misseri. Genitori che si “scannano a tavola” e si disinteressano del bene delle figlie, tanto da farla pensare al suicidio. “Più i giorni passano e più mi sento peggio – scrive Sabrina – ho resistito fino adesso, però basta, sono arrivata al limite, adesso sono sola a lottare, mi sono stancata. Con mia sorella è inutile par lare, lei non sta qua e quindi non sa, non riesco a sopportare di vedere i miei morire lentamente”. Ivano è per Sabrina il punto di riferimento, l’oggetto di ossessive fantasie sentimentali. Da lui cerca continuamente attenzioni e complimenti e cerca di screditare la cuginetta più giovane, più carina. Come quando dice  in un sms a Ivano: “Sarah è così magra che mi fa più male. Giuro mi sto esaurendo ad averla ventiquattro ore su ventiquattro”.

Sarah! Poche verità e troppe bugie… doveva essere squagliata?

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E’ entrata anche la parola mafia nel processo a Sarah Scazzi. Il legale della famiglia, Nicodemo Gentile, non usa eufemismi: «Questo è il processo di un massacro, il peggiore dei massacri, gestito con metodo mafioso perché le condotte successive post delictum sono da 416 bis. Sarah non è stata solo massacrata, doveva essere ‘squagliata’, doveva sparire. Non è stata solo uccisa, non doveva esistere, doveva diventare uno di quei volti che fanno parte dell’esercito degli scomparsi».

Ma c’è anche chi, come il secondo difensore di parte civile afferma «questa è anche la storia di un omicidio domestico. Sarah è stata dipinta come la terza figlia dei Misseri e la seconda sorella di Sabrina, ma non è vero. Sarah è stata massacrata in casa, nel posto dove si sentiva più sicura, dove Concetta la mandava perchè si fidava».

Gentile non ha risparmiato critiche nei confronti di Michele Misseri, definito «il becchino di Avetrana che ha abbandonato Sarah come un qualsiasi rifiuto» e ha detto ancora che questo è «il processo dell’umiliazione gratuita. Concetta è stata umiliata quando addirittura si voleva additare al suo comportamento la causa della morte di Sarah perchè la faceva uscire troppo e la mandava a casa della zia. Concetta non ha avuto la possibilità di dare nemmeno l’ultimo bacio alla figlia. La seconda confessione extragiudiziaria di Michele Misseri, quella della ritrattazione, è stata etero-indotta. È falsa. Ed emerge anche dalle successive indagini. Il contadino non sa nulla dell’evento omicidiario». Gentile ha ricordato alcune intercettazioni ambientali e poi ha censurato il comportamento di «alcuni personaggi, con smania patologica di mettersi in evidenza, che hanno invaso i mezzi di informazione in ogni momento e anche di recente andando a vomitare pareri e sentenze. Ma qui si sta oltraggiando la memoria di una bambina di 15 anni a cui è stato spento il sorriso».

Entrando in una nuova settimana… il Top di quella appena finita!

giorni

Una settimana di sismi quella italiana, non solo letterali (lo Stivale è stato afflitto da diversi terremoti di lieve entità) ma soprattutto politici e scandalistici. Mentre si aspetta l’insediamento delle Camere e l’inizio del Conclave, con politici afflitti da ansia di prestazione parlamentare e cittadini eletti che si apprestano ad entrare là dove si decidono le sorti del nostro Paese, ecco un ripasso veloce di quello che è accaduto negli ultimi giorni e ci/vi ha coinvolti di più.

Il caso Sarah Scazzi. Dopo la requisitoria del PM che ha richiesto la condanna all’ergastolo per Sabina e Cosima e 9 anni di reclusione per zio Michele, ecco che altre domande sorgono. Sarah ha scritto nel suo cellulare un sms mai inviato che sembrava un presagio di quello che sarebbe successo (L’ultimo sms di Sarah, ma mai inviato!). La ragazza temeva per la sua vita? E questa paura era collegata a ciò che sapeva? A quanto pare voleva raccontare dei festini a cui Sabrina prendeva parte. Serate con amici che diventano mortali per chi vuole denunciarle? Sarah tra festini e strip, bugie o verità nascoste?

Passando da un’aula ad un’altra, a più di una in effetti, Berlusconi e la sua guerra dichiarata alle toghe è stato uno degli argomenti che più ha scaldato gli animi. Pro o contro, nessuno è rimasto indifferente. Dalla condanna per il caso Unipol all’uveite del Cav che gli è costata un ricovero ospedaliero al fatto che non ci sia stato nessun impedimento secondo la Corte e quindi il processo per il caso Ruby possa continuare dopo che era slittata l’udienza per Mediaset. Nel frattempo il Pdl ha organizzato una manifestazione per il 23 marzo contro le toghe e gli esponenti hanno proposto un’altra manifestazione già domani, ricevendo però un secco no da parte del Cavaliere.

Mentre Bersani prosegue la sua corsa al ruolo di Premier, ingaggiando una guerra mediatica con Grillo e non ascoltando i ripetuti appelli di Renzi, i vertici del Monte Paschi tremano. David Rossi, capo della comunicazione, si è suicidato lasciandosi dietro solo un biglietto con scritto “ho fatto una cavolata” e molti interrogativi. Le indagini nel frattempo si sono intensificate e nuove, scottanti realtà, sono venute alla luce.

Se il caso Tremonti ancora non è arrivato a ricevere quello che noi riteniamo essere il giusto grado d’indignazione (del resto è “il colpo di scena” più recente), il caso del tesoretto della Cisl, ben custodito da Bonanni, ha richiamato l’attenzione di molti: il sindacalismo è altra cosa!

Forse quello che maggiormente è passato sottovoce è il capitolo Vatileaks, messo un po’ in ombra dall’attesa che venisse decisa la data del Conclave. Presto avremo un nuovo Papa, un uomo in cui speriamo di poter riporre la nostra fiducia, non obbligatoriamente come guida spirituale, ma come persona in grado di essere al passo con i tempi e con gli stessi insegnamenti che la Chiesa predica: accettazione, tolleranza, amore, rispetto. Vogliamo una società giusta, equa, dove non ci sia il costante pensiero che qualcosa d’importante ci venga celato e, soprattutto, chiediamo ci sia coerenza.

Il rispetto per il prossimo e la sua libertà di essere se stesso è il primo passo.. Questo dovrebbero ricordarlo anche i politici quando si riuniranno: di certo non hanno dato buona prova di sé e ancora ci domandiamo: “Che sarà di noi?”

Con l’augurio che questa domanda possa trovare presto una risposta… ecco il video più visto questa settimana in Italia (e per chi ancora si domandasse cosa sia l’Harlem Shake… qui saranno fugati i vostri dubbi!)

E la prossima settimana? Saremo in prima linea, per continuare a tenervi aggiornati!

Aspettando quello che verrà… e con un ultimo saluto al Presidente Chavez

Good night, and good luck!

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Ecco la verità raccontata in diretta dalla mamma di Sarah!

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Concetta Scazzi in esclusiva a Domenica Live: «L’ergastolo per Cosima e Sabrina? È il minimo per loro che hanno ucciso una bambina».
All’indomani della richiesta di pena del pm, nel corso del processo Scazzi, la madre di Sarah, la piccola vittima di Avetrana, non ha dubbi in merito alle responsabili di quel delitto orrendo.
«Tutto ruota intorno a loro, dai testimoni agli indizi, tutto conferma che sono state loro. Abbiamo tutti gli accertamenti e il pm ha fatto un ottimo lavoro. Cosa possiamo chiedere di più? Mi chiedo solamente, queste persone in quale famiglia sono vissute? In una famiglia di criminali? Non hanno avuto un briciolo di pietà per Sarah».

Barbara D’Urso rivolge le sue domande ad una mamma attonita, chiusa nel suo dolore e quasi raggelata nella consapevolezza che chi ha ucciso sua figlia forse pagherà con il carcere a vita la propria colpa.
«Dopo la richiesta di pena del Pm, ho visto Cosima impassibile e non ho visto piangere Sabrina, anche se i giornalisti dicono che sia scoppiata a piangere».
E i 9 anni chiesti per Michele Misseri?
«Se la legge prevede questo, è bene che li faccia: sarà anche innocente per l’omicidio, ma ha pur sempre seppellito una bambina. La legge umana prevede questo. È inutile chiedere di più o di meno».
Ma Concetta non si è fermata all’evidenza o ai risultati delle indagini. Ha voluto rendersi conto da sola di cosa fosse successo quel giorno maledetto: «Sono stata dove Michele ha seppellito Sara. E sono ricordi che fanno molto male. Ma ho voluto rendermi conto, vedendo i luoghi e le distanze, che non ha potuto fare tutto da solo. Ho visto l’albero di fico. Ha fatto troppe manovre, l’ha vestita l’ha spogliata. Sarebbe trascorso troppo tempo. Non poteva essere da solo. Il pm dice che fosse lì con il nipote ed il fratello».
E le affermazioni di Michele Misseri?
«Michele si sta ingarbugliando da solo. Il pm ha tutti gli orari e non può dire una cosa che non è vera. Vuole girare la frittata. E se dice che si suiciderà, non ci credo affatto. Lo fa solo per impietosire gli altri».

E poi si parla dei famigerati festini!


Perché Sarah era un pericolo?
«Si parla di sms che svelavano festini e spogliarelli segreti a pagamento. Ma non sappiamo se dietro quegli sms c’era altro di più losco e nascosto. Da quegli sms di Sarah è emerso quello che di immorale facevano.
Sembra che le persone coinvolte abbiano una coperta troppo piccola per scaldarsi, si copre uno e scopre l’altro e vorrebbero coprirsi a vicenda. Ma è impossibile».
Sarah avrebbe raccontato qualcosa se non fosse morta?
Sarah conosceva quasi tutti i segreti di Sabrina: magari l’hanno portata a qualche festino e ha visto qualcosa che l’ha sconvolta. C’è gente che sa e se non parlano non possiamo sapere tutta la verità fino in fondo. Gli amici, Ivano, Alessio, Mariangela, forse sanno e non dicono nulla.
Sogno ancora Sarah. E la sogno viva, nei suoi gesti di sempre. Tra un mese, mi auguro che il presidente condanni coloro che meritano la pena».

Sarah tra festini e strip, bugie o verità nascoste?

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Un nuovo inquietante particolare emerge nel processo Scazzi che se confermato aprirebbe la strada a un nuovo filone d’indagine. Sembrerebbe che Sarah qualche giorno prima della sua morte, sia stata portata dalla cugina, Sabrina Misseri, a una festa in una località chiamata il Villino. Qui le due ragazze avrebbero preso parte a una festa a base di droga e alcol. Alcune indiscrezioni parlano anche di possibili striptease. Qui Sarah, ancora minorenne, avrebbe visto Sabrina in alcuni atteggiamenti provocanti. Si suppone che nella lite avuta nel giorno della morte di Sarah, la quindicenne possa aver minacciato al cugina di raccontare a tutti quello che era successo pochi giorni prima. Questo avrebbe innescato la follia omicida di Sabrina, che improvvisamente avrebbe perso la sua aurea da “brava ragazza” con l’intero paese.

In merito a queste indiscrezioni Ivano Russo, che si ritiene fosse presente anche a questi festini, è intervenuto nella trasmissione a “Quarto Grado” smentendo ogni tipo di party a luci rosse. “Il mio gruppo… quello che facevamo è andare in birreria, scherzare… ma non abbiamo mai frequentato festini scabrosi, non è mai accaduto…”, così si è difeso il ragazzo.

Ma c’è invece chi conferma la prima ipotesi: gelosia! Quel sentimento così ancestrale che era divampato dopo che la cugina era diventata un’adolescente e non più una bambina. Sarah che si era innamorata di Ivano, quel ragazzo che per Sabrina era “l’universo intorno al quale ruotare”.  Sarah aveva rivelato a suo fratello, Claudio di un rapporto sessuale infelice tra Sabrina e Ivano e quel pettegolezzo era dilagato tra gli amici, «e aveva determinato la rottura dei rapporti». Da quel punto in poi Sabrina era impazzita di rabbia e di dolore, quando Ivano aveva messo la parola fine al loro già fallimentare rapporto di coppia.

Quello che resta sono gli sms tra Sabrina e Ivano, sms che mostrano come quella relazione andasse oltre al sesso. Che quel sentimento, sicuramente non ricambiato da Ivano, fosse una vera e propria ossessione per quella “fragile e insicura Sabrina” tanto da trasformarla in carnefice senza pietà.

Una ricostruzione, quella della Procura, dunque basata su alcuni sms spinti scambiati proprio tra Sabrina e Ivano… Ma lui non è d’accordo con l’iterpretazione che ne è stata data. “Se queste cose sono nate dai messaggi letti in tribunale stiamo tornando l’assurdo… Ritorno a dire, Claudio Scazzi ha frequentato qulla compagnia, sennò se c’era qualcosa di strano non l’avrebbe fatto… Coppiette? non sapevano cosa fare scherzavano in questa maniera”. Oggi Ivano chi è? “Sono un papà che cerca di sistemarsi e vivere vita tranquillamente”.

ERGASTOLO PER SABRINA E COSIMA, 9 ANNI A ZIO MICHELE

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Il Pm ha chiuso la requisitoria chiedendo l’ergastolo per Sabrina e Cosima misseri, che secondo l’accusa sarebbero le vere esecutrici dell’omicidio, mentre sarebbero stati chiesti 9 anni per Michele Misseri, per soppressione di cadavere. Il pm si sta occupando di Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e cugino di Michele Misseri, accusati di aver aiutato Michele a far sparire il corpo della nipote dopo il delitto, spartendosi compiti ben precisi.

Quest’ultimo, secondo il pm, non può aver agito da solo: in venti minuti avrebbe spogliato il corpo senza vita della nipote, ripulito la zona del pozzo, aperto l’ingresso che era coperto da un masso, calato il cadavere dopo due tentativi andati a vuoto e dato fuoco allo zaino ed ai vestiti della nipote. Per sostenere la complicità di Cosma e Carmine Misseri, il pm ha portato in aula intercettazioni telefoniche ed ambientali, dichiarazioni di Cosima Serrano, tabulati telefonici ed alcune frasi di Michele Misseri: “quel giorno abbiamo parcheggiato”.

Secondo il pm, gli imputati hanno fatto di tutto per nascondere i loro contatti telefonici. In una intercettazione ambientale, la moglie di Carmine Misseri gli dice: “Ti ho salvato le chiappe, meno male che ho detto che tu eri con me”. Entrambe le mogli degli imputati avrebbero offerto falsi alibi ai mariti. Da una intercettazione fra Carmine Misseri e la moglie emerge perfino la possibilità di procurarsi un falso testimone. E’ proprio Carmine Misseri, intercettato, a dire chiaramente che Cosimo Cosma ha aiutato lo zio Michele “a buttare la bambina nella cisterna, Sarah Scazzi”.

L’ultimo sms di Sarah, ma mai inviato!

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Un sms che sembra un presagio macabro rimasto nelle bozze e mai inviato perché il cellulare era senza credito. Sarah Scazzi, alle 10.45 del 26 agosto 2010, ovvero poche ore prima di morire, scrisse sul suo telefono: “Uccidere per professione è un lavoro senza tempo”. La frase è una citazione dello scrittore e docente universitario Andrea Giaime Alonge.

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Generazione Y o generazione X 2.0?

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La chiamano generazione Y (poi arriveremo anche alla W o Z), è la generazione dello smartphone, quella che si connette a intenet da sotto le lenzuola e chatta la notte con l’amica, postando le photo scattate durante il giorno. E’ solo la tecnologia che avanza e ognuno la utilizza per i suoi scopi. Ovvio che oggi non si può vivere senza internet, senza smartphone e senza un profilo Facebook. Ma le generazioni precedenti non facevano lo stesso? Si poteva vivere senza auto, dopo che il mezzo era diventato un prodotto di massa? Si poteva vivere senza Commodore 64 o Spectrum? Si poteva rinunciare al cellulare ?

Il 90 per cento degli intervistati, campione rappresentativo della ‘Generazione Y’ a livello mondiale, ha dichiarato di controllare il proprio smartphone per guardare email, messaggini e social media spesso prima di essersi alzati dal letto. Nove su dieci accoppiano il “rito” al lavarsi i denti e al vestirsi, come parte essenziale della routine mattutina per prepararsi per la scuola o per il lavoro. Il 29 per cento controlla lo smartphone così tante volte da non sapere neppure quante volte lo fa nel corso dell’intera giornata, sottolinea il rapporto.
Smartphone come “protesi” del sé, essenziale in un’esistenza sempre connessa in cui, almeno per questa generazione, essere costantemente connessi è la norma. Due persone su cinque hanno dichiarato: “Mi sentirei ansioso, come se mancasse una parte di me se non potessi utilizzare il mio smartphone per connettermi”.
In pratica, non vogliono perdersi niente. “Accedere al proprio dispositivo mobile – dicono i realizzatori dell’indagine – per controllare gli sms, la posta elettronica e i social media è il modo in cui iniziano la loro giornata. Per questa generazione, l’informazione è in tempo reale in ogni momento”.
A livello globale, 1 su 5 utilizza lo smartphone per controllare le email, i messaggini e i social media almeno ogni 10 minuti. Ed il legame con questi dispositivi mobili è così stretto che per il 60% dei giovani l’email e gli sms vengono controllati addirittura “sub-consciamente o compulsivamente”, specialmente per le donne (l’85% del campione, contro il 63% degli uomini). Ancora, quasi come se fosse una “droga”, tanto che “il 60% di questi utenti compulsivi spera di non essere costretto ad un minor utilizzo”.
Il risultato è che il confine fra vita lavorativa e tempo dedicato a sé è sempre più labile, sfumato. La giornata non inizia senza aver dato una controllata alla posta elettronica, ma col passare delle ore la musica non cambia. Non esiste posto – in casa o al lavoro – nel quale non si utilizzi lo smartphone per una veloce occhiata. Neppure il letto si salva: tre giovani su quattro lo usano anche prima di andare a dormire; oltre un terzo lo usa in bagno; quasi la metà scrive sms ed email a tavola, anche se sta pranzando con la famiglia o con gli amici. Qualcuno, poi, ammette di trasgredire anche a discapito della propria sicurezza: un intervistato su cinque dichiara di non riuscire a rinunciare a mandare un messaggio o a dare un’occhiata neppure mentre sta guidando.

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