È morto oggi pomeriggio a Verona Teofilo Sanson, re dei gelati. Nato a Conegliano nel 1927, aveva iniziato a Torino con un piccolo chiosco di gelati. Da quel momento fece passi da giganti e la sua azienda diventò un colosso nel settore. Il noto marchio sparì nel 2012. Sanson era famoso anche per la sua passione per lo sport: dal calcio (con l’Udinese), al rugby (Rovigo Rugby), ma soprattutto il ciclismo, dove scoprì Eddy Merckx e arrivò a vincere tre Roubaix con Moser. Sempre a Teofilo Sanson si deve la tappa nella sua Verona del Giro, nel 1997. Ultimo di 12 fratelli, Teofilo Sanson aveva iniziato la sua carriera da emigrato a Torino con un piccolo chiosco di gelati assieme al fratello, nel 1948. Da lì, non si era più fermato: prima il laboratorio, nel tempo diventato la storica azienda. Alla fine degli anni ’60 il trasferimento a Colognola ai Colli, in provincia di Verona.
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Addio al re dei gelati, Teofilo Sanson
Pubblicato da tdy22 in gennaio 31, 2014
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Preoccupazione e inquietudine: ritratto dell’Italia in tempo di crisi
Il Censis, che ha rilevato nel suo Rapporto annuale come una famiglia su quattro faccia fatica a pagare tasse o bollette mentre il 70% si trova in difficoltà se deve affrontare una spesa imprevista, parla di “fragilità” per “una larga parte del Paese”. L’incertezza “ha preso il sopravvento” sulle famiglie assumendo “la forma della preoccupazione e dell’inquietudine”. Il Censis ha sottolineato anche che il 50% delle famiglie teme di non riuscire a mantenere il proprio tenore di vita e il 52% delle famiglie sente di avere difficoltà a preservare i propri risparmi. “Una larga parte del Paese scopre un’intima fragilità: più del 70% delle famiglie – si legge nel Rapporto – si sentirebbe in difficoltà se dovesse affrontare spese impreviste di una certa portata, come quelle mediche, il 24% ha qualche difficoltà a pagare tasse e tributi” e il 23% le bollette. Ma non solo, il Rapporto evidenza ancora come non solo sei milioni di persone vivono nella precarietà, ma anche il il 14% dei lavoratori teme di perdere il posto. “Il 2013 si chiude con la sensazione di una dilagante incertezza sul futuro del lavoro”, senza contare che sono 4,3 milioni le persone che non trovano un’occupazione. C’è un’area di “disagio”, di instabilità lavorativa e sottoccupazione che interessa il 25,9% dei lavoratori: una platea di 3,5 milioni di persone ha contratti a termine, occasionali, sono collaboratori o finte partite Iva. Ci sono poi 4,4 milioni di italiani che non riescono a trovare un’occupazione “pure desiderandola”. Per il Censis “2,7 milioni sono quelli che cercano attivamente un lavoro ma non riescono a trovarlo, un universo che dallo scoppio della crisi è quasi raddoppiato (+82% tra il 2007 e il 2012)”. Ci sono poi 1,6 milioni di italiani che, “pur disponibili a lavorare, hanno rinunciato a cercare attivamente un impiego perché convinti di non trovarlo”. La mancanza di fiducia nella possibilità di crearsi un futuro in patria, inoltre, porta all’aumento dell’esodo di italiani all’estero: nell’ultimo decennio il numero di chi ha trasferito la residenza è più che raddoppiato, da 50.000 a 106.000. Ma è stato soprattutto nel 2012 che l’incremento ha visto un boom: +28,8% tra il 2011 e il 2012. Sono soprattutto giovani: il 54,1% ha meno di 35 anni. Ma tra chi non lascia l’Italia si registra un altro dato: emergono infatti nel mondo dell’imprenditoria di soggetti nuovi che si sono rimboccati le maniche mettendosi in proprio. È il caso delle donne e degli immigrati. Le imprese “rosa” nell’ultimo anno sono aumentate di 5.000 unità e la variazione è di +0,3% rispetto al complessivo +0,1%. I tratti dell’imprenditoria femminile sono: “Capacità di resistenza ma anche di innovazione, di adattamento difensivo, di rilancio e cambiamento”. E anche gli immigrati, “di fronte alle difficoltà di trovare un lavoro dipendente, costretti a lavorare per rimanere in Italia, si assumono il rischio di aprire nuove imprese”. Nel 2012 – riferisce il Censis – sono 379.584 gli imprenditori nati all’estero che lavorano in Italia, con una crescita del 16,5% tra il 2009 e il 2012 e del 4,4% nel solo ultimo anno. “Tutto questo – fa notare il Censis nel Rapporto annuale – mentre le imprese gestite dai nostri connazionali diminuiscono del 4,4% nei quattro anni considerati e dell’1,8% nel solo ultimo anno”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 6, 2013
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Renzi e le condizioni per la “stabilità”: mirino sulle pensioni oltre i 2000 euro
Renzi e le sue proposte per la legge di stabilità. Le detta a Epifani ed è pronto a far guerra in parlamento. Le condizioni che ha posto sembrerebbero essere due:
- la manovra non strozzi le amministrazioni locali, già affrante dal patto di stabilità europeo, che vengano assicurati investimenti per favorire la ripresa.
- il reddito di cittadinanza: da finanziare con prelievi alle cosiddette ‘pensioni d’oro’.
Sulla questione il ragionamento dei renziani è noto da tempo. E il sindaco lo ha spiegato al segretario del Pd. Le cose stanno così: “2 milioni di pensionati con una pensione di oltre 2mila euro al mese costano allo Stato esattamente quanto costano gli 11 milioni che prendono nemmeno mille euro al mese. Questo non è accettabile. Il 57 per cento della spesa sociale in Italia se ne va per pagare le pensioni: noi siamo anche per toccare i diritti acquisiti di chi ha maturato la pensione con il sistema retributivo e non con il contributivo”. Che significa: “Chiedere di mollare sul passato per investire sul futuro: quei soldi andrebbero alle politiche per l’occupazione”.
Quindi torna prepotentemente la voglia di andare a intaccare i diritti acquisiti, quei diritti su cui la Corte Costituzionale già si espressa ampiamente e ha riconosciuto intoccabili.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 10, 2013
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L’Italia secondo Renzi, ecco le sue linee guida
Partito liquido? No forse ora Renzi si sposta sull’idea di un partito agile, ma radicato sul territorio in cui molto spazio devono occuparlo i sindaci e gli amministratori locali e dove gli organismi centrali devono solo pensare al coordinamento. Un partito che abbia idee e lanci grandi campagne dal basso. Un partito che sia partecipativo. Nel documento i protagonisti sarebbero la scuola, l’economia, il fisco, la riforma della burocrazia e l’Europa. Un ruolo fondamentale poi sarebbe stato dedicato alla riattivazione del credito alle imprese per la ripresa della pmi. A redigere il testo hanno collaborato Dario Parrini, Enrico Morando e Giorgio Tonini.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 10, 2013
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L’Italia è il paese più infettato da web in Europa
Una vera e propria epidemia è in corso in Italia. Una mail ogni 177 contiene un virus e questi numeri ci hanno fatto balzare in testa alla classifica di Paese più infettato dal web in Europa. Un primato che sicuramente non ci fa onore, ma il rapporto Symantec 2013 non lascia dubbi. Oltre ai virus che viaggiano nelle nostre mail è presente anche il phishing, cioè furto di identità digitale, con una media di un tentativo ogni 406 mail. Da cosa deriva questa nostra esposizione ai rischi del web? Sicuramente in una scarsa informazione e cultura informatica, oltre agli elevati costi che non consentono alle imprese piccole e medie di investire nella sicurezza del web.
Dietro a questo primato ci sarebbe la “pigrizia” degli italiani nell’aggiornare il proprio antivirus, la poca sicurezza della navigazione da smartphone e tablet e le Pmi, sempre secondo il rapporto Symantec:
“A livello mondiale un attacco ogni tre è rivolto contro aziende con meno di 250 dipendenti: le grandi società hanno maggiori budget per la sicurezza. Concludiamo sempre con le classifiche. I Paesi più infettati al mondo considerando tutti i problemi di natura informatica sono Usa e India. In Europa siamo terzi, dopo Germania e Olanda. Almeno che si facciano tutti i nomi degli untori.”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 9, 2013
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Stroncati i sogni di ripresa? Pil italiano a -1,8
L’Italia è l’unico Paese del G7, cioè tra le sette nazioni più industrializzate, a far registrare un Pil negativo per l’anno in corso. Sono quindi stroncati i sogni di ripresa tanto annunciati da Enrico Letta? E’ vero che mancano pochi mesi alla fine del 2013, ma è pur vero che l’Ocse, ha confermato la stima di una contrazione del Pil italiano dell’1,8%. L’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un aggiornamento di interim delle sue previsioni economiche, ha affermato che l’area euro come insieme non è più in recessione. A livello mondiale, sempre secondo l’Ocse, soprattutto nelle “grandi economie emergenti, la crescita ha rallentato”, mentre “l’attività si sta espandendo a ritmi incoraggianti in Nord America, Giappone e Regno Unito, mentre l’area euro come insieme non è più in recessione”, afferma l’Ocse. Per gli Usa quest’anno è previsto un più 1,7 per cento del Pil, in Germania un più 0,7 per cento, in Francia un più 0,3 per cento e in Gb un più 1,5 per cento.
L’Ocse comunque avverte che il miglioramento della crescita nei paesi avanzati, per quanto gradito “non è ancora consolidato” mentre “permangono rischi rilevanti”. Bisogna continuare a sostenere la domanda, anche con politiche monetaria straordinarie, mentre le riforme strutturali volte a rimuovere gli impedimenti alla crescita e alla creazione di lavoro restano “vitali”, conclude l’ente parigino con un comunicato.
Pubblicato da tdy22 in settembre 3, 2013
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Italia terra di conquista? Comprare un’azienda francese è quasi impossibile!
Noi siamo terra di conquista per i francesi, ma se sono gli italiani a voler “salvare” e acquisire una ditta francese oltralpe la storia cambia. A raccontarlo è Fabio Franceschi, presidente della Grafica Veneta (società che stampa tra l’altro il magazine per il New York Times, il brasiliano O Globo, lo spagnolo El Pais e la russa Pravda), al Corriere di Padova, raccontando la sua esperienza dopo mesi di tentativi per acquisire il gruppo francese Cpi colosso da 3600 dipendenti: «Stiamo lavorando da sei mesi a quest’operazione, sono coinvolti 21 avvocati». La trattativa però non è affatto conclusa, perché i francesi stanno ponendo, secondo Grafica Veneta, numerosi ostacoli: “Grafica Veneta può contare su 350 mila euro di ricavi per dipendente, Cpi ne fa 130 mila a dipendente. Serve una ristrutturazione, è evidente, ma noi puntiamo a non lasciare a casa nemmeno un collaboratore e a investire 100 milioni in un anno per trasferire la nostra tecnologia”. L’impegno finanziario non sembra affatto spaventarlo ma anzi, rilancia: “Grafica Veneta può affrontarlo usando, per la metà del valore, la sua cassa e per metà a debito senza portare la leva oltre il tre per cento. La cosa che, a questo proposito, mi ha fatto molto piacere è che tutti i nostri fornitori ci hanno già fatto sapere che sono con noi. Dai primi cinque editori al mondo alle cartiere”.
Insomma sembrerebbe sempre più valida l’ipotesi che l’Italia sia una terra di conquista e che invece non possa, come sarebbe giusto ed equo in un’Europa senza più confini, ambire a rilevare, ristrutturare e rilanciare un’azienda francese… non sarebbe un tema su cui discutere ai vertici europei e trovare una normativa comune che consenta agli imprenditori di avere regole certe e comuni in tutta la zona euro? Forse gli italiani all’estero possono piacere solo quando si lasciano comprare?
Pubblicato da tdy22 in agosto 1, 2013
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Fino a 50mila euro a chi lascia “di sua volontà”: raggiunto l’accordo a Geox
Trovato l’accordo tra i vertici della Geox e i sindacati: ” Ai lavoratori cassintegrati e in contratto di solidarietà che, al termine dei due anni di ammortizzatore sociale, accetteranno di accedere volontariamente alla mobilità andranno dai 30 ai 50mila euro, a seconda dell’inquadramento attuale.” E’ questo il risultato finale dopo che, la settimana scorsa, era stato raggiunto l’accordo che definiva il numero del personale in esubero: 71 su 560 addetti. Per 44 di loro sarà chiesto un periodo di 12 + 12 mesi di cassa integrazione straordinaria, mentre per gli altri 27 sarà adottato il criterio dei contratti di solidarietà. L’intesa raggiunta prevede che, per i primi, il trattamento di Cigs venga integrato dall’azienda di Montebelluna fino al raggiungimento del 75% della retribuzione lorda (circa l’83% della busta paga netta, data la diversa tassazione alla quale sono soggette le somme dedicate ad incentivo). Trascorsi i due anni tutti loro, se accetteranno la mobilità e quindi non impugneranno il licenziamento, avranno diritto a riscuotere una somma compresa fra i 30mila euro (fino al quarto livello) ed i 50mila euro (settimo livello e quadri). Il colosso veneto si è anche reso disponibile al finanziamento di corsi di formazione a vantaggio dei dipendenti in Cigs e finalizzati ad un’eventuale ricollocazione interna o, attraverso agenzie specializzate, in mansioni richieste dal mercato del lavoro esterno. “Si tratta – hanno commentato le organizzazioni sindacali – delle condizioni incentivanti più alte mai conseguite per questa categoria”.
Pubblicato da tdy22 in luglio 31, 2013
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Dati Ocse: da crisi a catastrofe? Tra disoccupazione e precariato l’Italia affonda?
Arrivano i dati Ocse e certamente è una nuova doccia fredda per gli italiani. Che le coe andassero male non era certo difficile da capire, ma forse vedere nero su bianco il suo ultimo rapporto sull’occupazione è davvero allarmante. Oltre la metà dei lavoratori italiani under 25, il 52,9%, ha un lavoro precario e rispetto al 2000 la percetuale di chi è precario è raddoppiata. Ma se per 2014 l’Ocse stima una diminuzione dei disoccupati negli stati membri, per l’Italia la previsione è nera. Il paese intrappolato tra recessione e disoccupazione viaggia in controtendenza. Cosa prevede l’Ocse? Un peggioramento del tasso dei senza lavoro al 12,6% nel quarto trimestre del 2014 dal 12,2% dello scorso maggio e contro il 6,2% ante-crisi. E’ il sesto peggior dato tra i 34 paesi aderenti all’organizzazione e contrasta con la media dell’area, attesa in miglioramento dall’attuale 8% al 7,8% di fine 2014, oltre ad essere uno dei peggioramenti più marcati tra i paesi industrializzati rispetto al 2007.
Ma se chi è disoccupato è anche scoraggiato, c’è chi lavora e non riesce ad arrivare a fine mese. Con un salario reale medio annuo di 33.849 dollari a parità di potere d’acquisto, in calo dell’1,9% sul 2011, la penisola è 20esima sui 30 paesi di cui sono disponibili i dati. La media Ocse è superiore di quasi 10mila dollari a 43.523 dollari (-0,1% sul 2011). La Germania si posiziona a 42mila euro (+1%) e la Francia a 39.600 (+0,4%). Il calo segnato dai salari medi in Italia lo scorso anno è ancora più ampio di quello del 2011 (-1,5%). Tra il 2007 e il 2004 la flessione è dello 0,4%, una delle maggiori dell’area Ocse, dove i salari hanno in media segnato un aumento dello 0,3% nel periodo. Il costo unitario del lavoro, inoltre, dopo il calo dell’1,6% del 2011 è diminuito dello 0,5% nel 2012 contro -0,8% e -0,9% della media Ocse.
Eppure in Italia si lavora di più: 25% in più dei tedeschi. Nonostante questo le ore lavorate in media durante l’anno sono calate.
E si parla ancora di ripresa? L’Expo è il tocca sana? Chi darà fiducia agli italiani per un futuro migliore… l’acquisto degli F35?
Pubblicato da tdy22 in luglio 16, 2013
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La ghigliottina delle tasse locali: dal ’92 aumentate del 500%
In poco più di 20 anni le imposte delle amministrazioni locali hanno avuto un incremento di oltre il 500% aumentando da 18 a 108 miliardi di euro. I dati sono stati forniti da uno studio di Confcommercio in collaborazione con il Cer. Nello studio si legge anche che negli ultimi 20 anni , la spesa corrente delle amministrazioni centrali (Stato e altri enti) è cresciuta del 53%. La spesa di regioni, province e comuni è aumentata del 126% e quella degli enti previdenziali del 127%. Nel complesso la spesa pubblica è raddoppiata.
Pubblicato da tdy22 in luglio 15, 2013
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Il tessile è morto? Calo del 70%. L’Italia perde il Made in Italy?
Penalizzato dalla crisi, ma forse succube anche di una politica che non ha messo freno ai prodotti cinesi, così il tessile italiano è stato condannato a una morte lenta ma progressiva, come una malattia degenerativa che non lascia scampo. Dal 2008 le calzature e il tessile hanno fatto registrare un calo del 30,7 e del 39,3%, ma se si guarda indietro nel tempo si trovano dati ancora più allarmanti: il calo da metà degli anni ’90 sarebbe intorno al 50% – 70%. Lo studio è stato fatto da Banca d’Italia e anche se Palazzo Koch si affretta a dire il declino c’è ma “non è irreversibile, purché le imprese sappiano trasformarsi”, sembra solo l’ennesima beffa per gli imprenditori travolti.
Ancora una volta non si vuole vedere in faccia il problema del tessile, di quei tessuti e di quei costi che confrontati con i prodotti cinesi non possono essere competitivi ma che rappresentano invece per l’Italia un’eccellenza. Il taglio, il modello e la qualità non sono stati tutelati da governi miopi che invece hanno lasciato gli imprenditori in balia di loro stessi senza tutelare un mercato che in pochi anni è stato invaso da prodotti di bassa qualità a basso prezzo. Non sono stati tutelati neppure quando il commercio cinese ha iniziato a puntare su negozi al centro città, che probabilmente sono solo rifornimenti per l’ingrosso e non per il dettagliante. Ora il settore è in ginocchio e c’è chi parla di trasformazione… ma quale trasformazione ci può essere se non la chiusura?
Pubblicato da tdy22 in luglio 14, 2013
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Report shock: Taranto muore per colpa di sigarette e alcol, non dell’Ilva.
Nessuno lo nega a Taranto si muore di cancro, ma la colpa non sarebbe dell’Ilva, ma secondo il rapporto di Enrico Bondi, commissario straordinario sull’Ilva, le cause sarebbero da ricercarsi nelle sigarette e nell’alcol. Come riportato da “Il Fatto Quotidiano”:
L’Ilva non ha colpe, i fattori responsabili per le malattie e i decessi per tumore a Taranto sarebbero altri: “Fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening”.
Bondi, inoltre, continua il giornalista de “Il Fatto Quotidiano”:
ha allegato una perizia in cui si critica duramente lo studio Sentieri compiuto dal ministero della Salute e la valutazione del danno sanitario effettuato da Arpa Puglia che aveva spiegato che, anche con la piena attuazione delle misure previste nell’Aia (Autorizzazioni integrata ambientale), l’impatto degli inquinanti sulla popolazione non si sarebbe azzerata, ma solo dimezzata. “I dati di mortalità per tumori nello Studio Sentieri – si legge nel documento in possesso del Fatto – si riferiscono al periodo 2003-09. L’incidenza e la mortalità per tumori riflette esposizioni che risalgono a un lontano passato.
Bondi, spiega ancora il quotidiano diretto da Padellaro, va anche all’attacco frontale con gli esperti dell’Arpa, rei, secondo il commissario, di aver falsato i risultati omettendo alcuni dati:
Ma l’attacco più duro è quello nel quale gli esperti accusano l’Arpa di aver prodotto un documento escludendo dall’elenco degli inquinanti il PM10 . Un’omissione cercata perchè “i dati di esposizione a questo inquinante sono sostanzialmente nella norma” e quindi “la scelta di concentrarsi su tre gruppi di cancerogeni (IPA, composti organici e metalli) offre piu garanzie di ottenere un risultato che attribuirebbe all’Ilva un certo numero di casi di tumore o di decessi”.
Pubblicato da tdy22 in luglio 14, 2013
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Lo strangolamento delle aziende effettuato dalle banche
Nel 2012 le aziende italiane hanno subito tagli per 44mld di euro da parte delle banche, così le imprese sono state costrette a ricorrere sempre di più alle emissioni obbligazionarie. Secondo un report di Standard & Poor’s, le imprese italiane attingono il 92% del loro fabbisogno finanziario di breve e lungo termine dagli istituti di credito, ma “questa provvista sta diventando meno disponibile in quanto le banche italiane hanno avviato un percorso di riduzione della leva finanziaria”. Il che significa obbligatoriamente costringere le imprese a emettere obbligazioni. Cosa comporta? Che le aziende potrebbero anche decide di pagare con quote obbligazionali parte degli stipendi dei loro lavoratori, dall’altra potrebbe essere un opportunità per i risparmiatori privati di investire nelle aziende nazionali. In Italia, come dimostrano i dati, l’80% delle obbligazioni emesse fino a oggi sono state sottoscritte da stranieri… è chiaro quindi che manca un mercato nazionale anche per la scarsa conoscenza dell’obbligazione come titolo di investimento. Ma proprio per queste difficoltà di far arrivare il messaggio anche su territorio nazionale, garantendo anche gli investitori si prevedono tempi lunghi per il passaggio da un’economia volta al credito bancario a un’economia che si basa sull’obbligazione. Nel frattempo le aziende come sopravviveranno?
Pubblicato da tdy22 in giugno 5, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/05/lo-strangolamento-delle-aziende-effettuato-dalle-banche/
Illusioni della P.A.: i 40 miliardi alle imprese non arriveranno in tempi brevi
Per chi credeva che il calvario fosse finito, la doccia fredda è arrivata come una mannaia.
Ieri, 30 aprile, giorno entro il quale circa 22 mila enti pubblici, di cui 10 mila importanti, dovevano registrarsi nella piattaforma telematica allestita presso la Ragioneria dello Stato dalla Consip, si è verificato invece uno stallo. La registrazione non è avvenuta ed è scattata la denuncia di Rete Imprese Italia – la superconfederazione imprenditoriale che riunisce commercianti e artigiani – “Il decreto legge sui pagamenti dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione, mostra fin da subito la debolezza di un impianto normativo basato su farraginosi adempimenti burocratici, fallendo nel suo primo obiettivo. Sul portale online del ministero dell’Economia, ad oggi, la maggior parte delle amministrazioni non ha ancora avviato la registrazione”.
Ma se Rete Imprese Italia tuona, c’è anche la Ragioneria che minimizza e fa sapere che solo una piccola percentuale degli enti tenuti a iscriversi avrebbe mancato all’appuntamento informatico, che avverrà comunque nei prossimi giorni.
Ma se anche questo adempimento verrà rispettato da tutte le amministrazioni nei prossimi giorni sarà solo il primo passo di una lunga e farraginosa procedura burocratica: tra il primo giugno e il 15 settembre, sempre attraverso la piattaforma elettronica, le amministrazioni che si sono registrate presentino l’elenco completo dei loro debiti “certi, liquidi ed esigibili” maturati fino al 31 dicembre 2012, con la specifica dei dati dei vari creditori. Solo all’indomani di questa “confessione”, si procederà alla liquidazione dei crediti fino a impiegare i 40 miliardi di euro che verranno raccolti dal governo emettendo nuovi titoli di Stato. Quaranta miliardi sugli oltre 90 stimati, forse 120 secondo molti, e addirittura 150 secondo altri.
Sembra quindi che le imprese abbiano tutto il tempo di collassare definitivamente in attesa di quei soldi… e poi parliamo di ripresa e di occupazione che non si riesce a trovare una procedura snella nell’adempimento dei debiti della P.A. con le imprese?
Pubblicato da tdy22 in Maggio 1, 2013
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Monti: la crisi è colpa delle imprese e dei sindacati
Se Bersani ha problemi di premiership all’interno del partito, Monti ha il problema del suo ruolo in politica. Scelta Civica è stata un fallimento, i suoi sostenitori sono stati i primi ad abbandonarlo dopo il deludente risultato delle urne e il premier si è trovato a gestire il più grande vuoto istituzionale della storia della nostra Repubblica. Un Presidente a fine mandato, un governo impossibile da formare a causa dei protagonismi individuali di alcuni politici che hanno prevalso sul bene comune italiano e una crisi che ha divorato le imprese. Ma che risposta dà Monti al Paese?
«Se l’Italia non cresce cio è dovuto a lacune della politica, ma moltissimo anche a sindacati e imprese». Lo ha detto il premier Mario Monti durante la registrazione di ‘Che tempo che fà. Secondo Monti sindacati e imprese «devono cambiare, non possono chiamarsi fuori. Il mondo del capitalismo non ha saputo ammodernarsi e il mondo dei sindacati ha responsabilità storiche nell’arretratezza. Mi fa piacere che ora sindacati e Confindustria prendano posizioni comuni – ha proseguito – ho dedicato buona parte del 2012 a ottenere questo». Nelle parole di Monti si nota uno scarico totale di responsabilità, un essersi adoperato perché i sindacati e Confindustria prendessero posizioni comuni, cioè aver facilitato la morte stessa dell’idea di sindacato che deve difendere i lavoratori e non allearsi con gli imprenditori. L’arretratezza attribuita ai sindacati invece che alla voragine del debito pubblico nei confronti dell’impresa è veramente negare l’evidenza di una politica che ha pensato solo ai propri privilegi incurante della sofferenza di un paese intero. L’incapacita di Monti di contrattare con l’Europa, la volontà di piegare la testa a una politica che se ci ha salvato dal baratro ci ha portato dritti sull’orlo del precipizio, nell’immobilità istituzionale e nel ricatto costante dell’Alta finanza. Dove sono finite le agenzie di rating che ci dovevano declassare se non facevamo un governo? Scomparse nel nulla quando il governo non si è fatto! Quindi era solo una “minaccia” per facilitare tattiche politiche e sacrificare ancor di più gli italiani con un ulteriore manovra? Stritolarci con la paura della Greciao di Cipro? Ma il “gioco al massacro” non è riuscito perchè l’Italia, quella degli imprenditori o dei ceti più piccoli, ha protestato in silenzio, con dignità, levandosi la vita. Ancora dobbiamo ascoltare l’illuminazione degli economisti che devono far quadrare il bilancio sulla pelle degli italiani?
Pubblicato da tdy22 in aprile 14, 2013
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I debiti si devono pagare… parola di grandi saggi. Come?
«Alla luce dell’entrata a regime della modifica costituzionale sul vincolo di bilancio strutturale, vanno riviste le modalità attraverso cui opera il cosiddetto “Patto di stabilità interno”». «In questi anni la difficile comprimibilità della spesa pubblica corrente ha finito col sacrificare gli investimenti pubblici: la spesa in conto capitale ha raggiunto un minimo storico. Ne va subito almeno rafforzata la qualità e l’efficacia». «Dopo il decreto legge varato nei giorni scorsi dal Governo, va completato il pagamento, per la parte ancora da versare, del debito pregresso accumulato fino al 31 dicembre 2012». Con quali fondi? Operare in tempi rapidi, tagliando ancora di più sanità e scuola, visto che i privilegi vergognosi come il finanziamento pubblico ai partiti è ineliminabile? A chi prendiamo i soldi? Iniziano a darci il buon esempio i saggi svuotando i loro conti così che magari salviamo qualche piccola azienda o sono saggi poveri anche economicamente oltre che di spirito?
Pubblicato da tdy22 in aprile 12, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/12/i-debiti-si-devono-pagare-parola-di-grandi-saggi-come/
Does Fiat speak english? “Fusione con Chrysler inevitabile!”
“La fusione con Chrysler è inevitabile. Non vedo la soluzione entro il trimestre. Spero che entro la fine dell’anno avremo più certezze su come raggiungerla”. Lo ha detto l’a.d. della Fiat, Sergio Marchionne, dopo l’assemblea con gli azionisti sui conti del 2012. Il Lingotto vede “più del 50% di probabilità – ha spiegato – che la fusione con la casa automobilistica americana venga realizzata entro giugno 2014”.
Pubblicato da tdy22 in aprile 9, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/09/does-fiat-speak-english-fusione-con-chrysler-inevitabile/
Cultura e scuola… L’Italia fanalino di coda!
Che la cultura in Italia non avesse più rilievo era chiaro. Tagli ai finanziamenti per il cinema, per l’editoria, teatri che calano il sipario e sale cinematografiche che chiudono. L’Italia strozzata dalla crisi che è miope alla cultura… eppure potrebbe essere un business. Non a caso si chiama industria cinematografica, non a caso per anni il cinema ha mantenuto famiglie e famiglie di addetti ai lavori… non stiamo parlando di attori o registi o produttori, ma stiamo parlando dell’indotto che un prodotto cinematografico crea. Dalla manovalanza per il set all’industria del catering, dai montatori alla cartellonistica, dalle sarte ai parrucchieri, dai compositori agli studi di doppiaggio… il business ci sarebbe e chi lamenta le sale cinematografiche vuote vuol dire che non ha la capacità di guardare avanti. Se la sala langue occorrerebbe una riconversione… non solo sala cinematografica ma spazio dove creare un evento tra cui il cinema. In America stanno nascendo le sale cinematografiche in piscina, i cinema nei musei ormai sono la norma, così come nelle esposizioni raramente manca l’evento multimediale. Luoghi che siano flessibili ad accogliere l’arte in ogni sua forma, che non siano fossilizzati nei grandi blockbuster sempre più dedicati agli adolescenti, ma diventino un luogo di incontro per condividere un film o un’installazione. Un’esperienza non visibile attraverso un prodotto piratato in internet… la pirateria andrebbe combattuta con le idee e con le proposte non con leggi sterili e divieti astratti che di fatto non debellano la violazione dei diritti d’autore. Si dovrebbe pensare a una fruizione del prodotto cinematografico come materiale che possa viaggiare su diversi supporti, che possa essere assaporato in diversi luoghi con finalità diverse… non si può far morire il sogno, la fantasia, le idee…
Ma se la cultura langue, la scuola affonda. Anche qui l’Italia si pone al penultimo posto seguita solo dalla Grecia. Insomma i luoghi con maggiore ricchezza archeologica e maggiore storia artistica sono stritolati dall’austerity e dal malgoverno che ha portato a un impoverimento con delle politiche disattente verso l’istruzione. La spesa pubblica italiana si aggira intorno all’8,5 rispetto al 10% della media europea.
Pubblicato da tdy22 in aprile 6, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/06/cultura-e-scuola-litalia-fanalino-di-coda/
La risposta del governo all’impresa: CDM rinviato!
Se pochi giorni fa Giorgio Squinzi aveva parlato della necessità da parte delle imprese di ricevere un segnale forte dal governo, sicuramente è stato ascoltato! Il Cdm che doveva dare il via libera ai pagamenti della P.A. alle imprese è stato rinviato. “Serve un approfondimento” così si legge nella nota del governo.
Questa mattina Matteo Renzi aveva parlato di “perdita di tempo” e il governo non lo smentisce, anzi rafforza la sua tesi. Il Presidente della Repubblica è impegnato a trovare soluzioni con i saggi, il governo rinvia i pagamenti.
L’industria è al collasso ( e anche oltre), gli imprenditori si suicidano, il governo è inesistente. Tutti filosofeggiano, parlano sui luoghi comuni e nessuno riesce ad avere un’idea per uscire fuori dall’empasse che si è creato.
Pubblicato da tdy22 in aprile 3, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/03/la-risposta-del-governo-allimpresa-cdm-rinviato/
Si sbloccano i pagamenti alle imprese… firma anche M5S!
Risoluzione unica alla Camera in occasione dell’esame dell’aggiornamento dei conti pubblici e quindi del Def (documento di economia e finanza). Superati i dubbi degli ultimi giorni, infatti, anche il M5S ha firmato, insieme agli altri gruppi, la risoluzione che consente di sbloccare i pagamenti dei crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione.
Pubblicato da tdy22 in aprile 2, 2013
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“Via l’Irap”, il tuono di Grillo sul blog!
Abolire l’Irap per aiutare le piccole e medie imprese italiane, compensando la perdita per le entrate dello stato con il taglio alle spese della politica. Lo propone Beppe Grillo sul suo blog. «Il baratro dove stanno sprofondando (le Pmi) lo hanno creato i partiti, quelli che ora si stracciano le vesti – scrive Grillo -. La ricostruzione delle PMI deve iniziare subito per evitare il fallimento del Paese. Un primo passo è l’abolizione dell’IRAP che ammonta a circa 20 miliardi l’anno di tasse sulle imprese, anche se in perdita. Perdono e pagano le tasse sulla perdita, lo Stato si comporta come chi davanti a uno che affoga gli lega un masso al collo». «L’IRAP coincide grosso modo ai maggiori costi della politica in Italia comparati con i maggiori Paesi europei – prosegue Grillo -. Sarebbe sufficiente tagliare questi costi per eliminare l’IRAP e dare ossigeno alle imprese».
Pubblicato da tdy22 in marzo 29, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/29/via-lirap/
A rate… ma finalmente la P.A. comincia a pagare i debiti!
Il provvedimento per pagare i debiti della P.A. serve a “immettere liquidità nel sistema economico e a far ripartire più rapidamente la domanda interna già da metà dell’anno in corso”. Così il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, in audizione in Parlamento. “L’obiettivo di saldo strutturale dovrebbe essere comunque raggiunto” nonostante il pagamento degli arretrati, ha aggiunto. “Il limite del 3% di Pil è comunque invalicabile”.
Pubblicato da tdy22 in marzo 28, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/28/la-p-a-paga-i-suoi-debiti-ma-solo-il-3-che-vergogna/
Fiamme all’Olivetti… a 3 ore dall’innesco, il rogo ancora non si doma!
Incendio all’ex stabilimento Olivetti a Scarmagno, in provincia di Torino. Le fiamme si sono sviluppate questo pomeriggio nell’edificio che si affaccia su strada Romano Montalenghe, in un magazzino della Celltel, azienda che si occupa di riparare apparecchi per telecomunicazioni ed elettronici. Sono subito stati evacuati i 130 dipendenti presenti in quel momento negli altri reparti dello stabilimento. Timori per una vicina azienda chimica adiacente al magazzino in fiamme. Nel magazzini sono custoditi telefoni, materiale elettrico e per l’imballaggio per un valore di 3 milioni di euro. Ancora da accertare le cause del rogo. Il denso fumo rende difficili le operazioni di spegnimento e non è ancora chiaro cosa stia bruciando all’interno dei capannoni ora in disuso. L’incendio è di vaste dimensioni ed è scoppiato attorno alle 16.30: i vigili del fuoco sono impegnati con decine di squadre ma le fiamme non paiono diminuire neppure a tre ore di distanza. Per ragioni di sicurezza la zona è stata isolata e sono arrivate due ambulanze del 118. Le fiamme sono talmente alte che è possibile notare la colonna di fumo anche da alcune zone di Torino.
L’incendio ha reso inagibile non soltanto il capannone della Celltel, ma anche diverse aziende presenti nello stesso lotto. Si parla della Comdata (150 dipendenti), della Innovis (186) e della Wirelab (42). L’incendio partito dalla Celltel metterà probabilmente in ginocchio l’intera area. Secondo i sindacati, in ballo ci sono 600-800 posti di lavoro che rischiano di saltare per inagibilità delle strutture. Spiega il segretario della Fiom-Torino, Federico Bellono, che “si tratta di aziende che fino a un anno fa avevano come socio di minoranza la Olivetti e che patiscono qualche difficoltà. Questo incendio rischia di essere il colpo di grazia”.
Il polo Olivetti di Scarmagno era stato creato negli anni 60 per costruire le macchine per scrivere. Vent’anni dopo è stata traformata in una avanzatissima fabbrica di computer, che ha reso l’azienda di Ivrea il secondo produttore di pc al mondo dopo la Ibm. Con il declino del principale business della Olivetti, l’area è stata poi riconvertita e vi si sono insediate aziende partecipate dall’ex gigante eporediese. Oggi soltanto metà dell’area industriale di Scarmagno è utilizzata. L’incendio interessa circa il 50% di questa zona ancora attiva, che però è anche quella in cui c’è più lavoro.
Pubblicato da tdy22 in marzo 19, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/19/fiamme-allolivetti-a-3-ore-dallinnesco-il-rogo-ancora-non-si-doma/
L’agonia delle piccole imprese e la sofferenza delle grandi! 47mila i protesti!
La crisi continua a farsi sentire nelle aziende italiane: l’anno scorso sono state 47mila quelle non individuali che hanno accusato almeno un protesto, un vero e proprio record negativo. Secondo i dati Cerved, rispetto al 2007, ultimo anno pre-recessione, la crescita è del 45% e le costruzioni sono il settore più colpito.
Ufficialmente tra ottobre e dicembre le aziende italiane hanno regolato in media le proprie fatture in oltre 85 giorni, con un incremento dei ritardi gravi che riguarda tutte le fasce dimensionali d’impresa. Ma il dato più inquietante è a carico delle grandi aziende: sono quelle che possono godere di termini in fattura più vantaggiosi, ma la fetta in ampio ritardo di pagamento è cresciuta in un solo trimestre dal 6,9% all’8,2% del totale.
Pubblicato da tdy22 in marzo 12, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/12/lagonia-delle-piccole-imprese-e-la-sofferenza-delle-grandi-47mila-i-protesti/
Basta alla contraffazione… ed è subito Flash Mob a Milano!
L’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani, è in sintonia con questa iniziativa spontanea e continua la sua battaglia in difesa del made-in-Italy calzaturiero nel mondo. La lotta viene fatta con ogni mezzo che possa richiamare l’attenzione su un problema che da anni inabissa il Pil italiano, ma, fino a oggi, nessun governo ha affrontato il problema in maniera seria e determinata.
Pubblicato da tdy22 in marzo 3, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/03/basta-alla-contraffazione-ed-e-subito-flash-mob-a-milano/
Auguri… puntuali!
AUGURI ALLO SWATCH, 30 anni di precisione svizzera!
Era il 1 marzo 1983 e a Zurigo fu lanciato o Swatch! Era la risposta all’orologio giapponese digitale, era “l’ultimo tentativo” di risollevare l’industria degli orologi svizzeri che stava fallendo.
Chi fu a salvare l’industria svizzera dell’orologio? Nicolas G. Hayek, un cinquantenne, nato in una ricca famiglia del nord del Libano e trasferitosi in Svizzera negli anni Cinquanta, dopo il suo matrimonio con la figlia di un industriale del paese alpino. Fu lui a capire che fondendo due aziende del settore era possibile fare un orologio di estrema precisione, quasi indistruttibile e soprattutto dal design accattivante. La sfida era proprio combattere quegli orologi giapponesi comodi, tecnologici, ma decisamente brutti e lanciare invece orologio “trendy”. Così l’orologio divenne la moda e lo Swatch divenne il simbolo degli anni ’80. Gli Swatch cambiarono anche il modo di fare pubblicità degli orologi, vendendoli come un prodotto giovane e accessibile in campagne pubblicitarie molto creative e aggressive. Una credenza da sfatare è poi che lo Swatch sia un nome svizzero… nulla di più errato era l’abbreviazione di second watch, cioè ci si augurava che tutti ne comprassero più di uno (cosa che poi avvenne). Era insomma l’idea rivoluzionaria di passare da un oggetto di uso quotidiano a un oggetto di culto. Non si puntava sull’orologio di lusso, ma su un fenomeno di massa.
Nicolas G. Hayek è morto nel 2010, a 82 anni, per un infarto che lo ha colpito nel quartier generale della Swatch a Biel, dove stava lavorando nonostante la veneranda età.
Pubblicato da tdy22 in marzo 2, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/02/auguri-puntuali/
CROLLA IL MERCATO DELL’AUTO…
Quel che è andato male, va peggio e sembra non esserci una frenata. Giù sempre più giù oltre anche il più pessimistico pronostico! A febbraio sono state immatricolate appena 108.419 vetture, con una flessione del 17,41% rispetto alle 131.271 dello stesso mese del 2012. La politica italiana è annegata nel caos, chi era sicuro della vittoria, troppo sicuro di se stesso, vittorioso ancor prima di verificare attentamente tutti gli scenari, si è visto improvvisamente si è visto sconfitto. Ora che governo ci sarà? Quante tasse verranno applicate agli italiani? Chi si salverà? Con queste incertezze nessuno compra un auto, nessun si sporge dentro un concessionario, nessuno vuole pagare rate o avere esposizioni finanziarie a cui non sa se potrà fare fronte… uno scenario apocalittico che si ingoia le industrie automobilistiche!
Pubblicato da tdy22 in marzo 1, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/01/crolla-il-mercato-dellauto/
Si muore all’Ilva e s’indaga su 8 persone!
A Taranto si muore… e non solo d’esalazioni! Così il pm di Taranto Antonella De Luca ha fatto notificare otto avvisi di garanzia per omicidio colposo per l’incidente in cui oggi e’ morto l’operaio Ciro Moccia ed e’ rimasto ferito gravemente un suo collega, Antonio Liddi, della ditta esterna Mr cui e’ affidato l’appalto di rifacimento nel reparto cokerie. I destinatari del provvedimento sono dipendenti dell’Ilva e dell’azienda d’appalto Mr. Tra loro c’e’ anche il direttore del siderurgico Antonio Lupoli. LA MORTE SUL LAVORO E’ SEMPRE EVITABILE!
Pubblicato da tdy22 in febbraio 28, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/02/28/si-muore-allilva-e-sindaga-su-8-persone/
Incidente all’Ilva: un morto e un ferito grave!
Un operaio, il 42enne Ciro Moccia, è morto e un altro Antonio Liti, è rimasto gravemente ferito in un incidente avvenuto questa mattina all’Ilva di Taranto. L’incidente è avvenuto alla batteria 9 delle cokerie: i due sono caduti mentre erano insieme sul piano di carico. Sospeso il lavoro in fabbrica.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 28, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/02/28/incidente-ilv/
Poesie e racconti: i colori della fantasia
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NON SONO ACIDA, SONO DIVERSAMENTE IRONICA. E SPARGO INSINCERE LACRIME SU TUTTO QUELLO CHE NON TORNA PIU'
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