Boschi nel mirino: tra l’imitazione e le dimissioni dei sottosegretari

maria_elena_boschi-tuttacronacaDopo le dimissioni di Antonio Gentile e un’interrogazione del Movimento 5 Stelle che chiede delucidazioni sulla nomina di Francesca Barracciu a sottosgretario alla cultura, Maria Elena Boschi, ministro delle riforme e dei rapporti col Parlamento risponde in Aula: “Non è intenzione di questo governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari solo sulla base di un avviso di garanzia”. Boschi ricorda anche che il procedimento che riguarda la Barracciu è alle fasi iniziali e spiega: “L’avviso di garanzia è un atto dovuto a tutela degli indagati per esercitare i diritti di difesa, non è un’anticipazione di condanna”. “All’esito del procedimento il governo valuterà se chiedere le dimissioni del sottosegretario”, aggiunge la ministra.”Il sottosegretario Barracciu ha acquisito negli anni una notevole esperienza polita ed amministrativa arricchita anche dall’esperienza al Parlamento europeo: fattori che le consentiranno di dare un contributo al governo”.

Ma intanto la neo ministra è già stata “ripresa” da Virginia Raffaele:

La trasmissione di ieri di Ballarò è iniziata ieri con l’imitazione, da parte di Virginia Raffaele, della ministra Boschi e mostra l’intervista nello studio del Ministero. “Ministro, come pensa di risolvere i problemi del Paese?”: la Boschi-Raffaele ripete meccanicamente una sfilza di proposte di riforme, del tutto uguali a quelle elencate da Renzi in ogni occasione (non a caso sul web la ministra è soprannominata “Renzie girl”). Ma alla domanda “E dove intendete reperire le risorse per fare tutto ciò?”, la Boschi-Raffaele si blocca e parte uno stacchetto in cui lei ammicca in favore di telecamera, con il vento tra i capelli e musica anni 80 in sottofondo. Così per tre volte, finché non scompare come una vera diva. Come sottolinea l’HuffPost, l’imitazione arriva dopo che le ministre del Governo Renzi hanno preteso di essere giudicate per i loro meriti politici piuttosto che per il loro aspetto, in seguito alcaso mediatico dell’inviato de “Le Iene” Enrico Lucci, accusato di aver rivolto alla ministra battute sessiste. La deputata Pd Alessandra Moretti aveva dichiarato in proposito: “È una settimana che si è insediato il nuovo Governo, eppure l’attenzione di alcuni media sembra concentrarsi unicamente sui dettagli fisici delle neoministre”. Subito su Twitter si sono riversati i commenti di telespettatori e utenti entusiasti dell’imitazione della Raffaele e polemici per la presunta “doppia” morale con cui sarebbero stati trattati lo sketch di Ballarò, da una parte, e il servizio delle Iene, dall’altra.

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“Clap and jump per Renzi”: organizzata claque di bambini per il premier

clap-and-jump-per-renzi-tuttacronaca2Siracusa è la seconda città visitata da Matteo Renzi in veste di premier e in mattinata il presidente del consiglio si è recato alla scuola Salvatore Raiti. Qui, in precedenza, era stata organizzata una claque, con foglietti distribuiti agli alunni per fare “clap and Jump”. A renderlo noto è la giornalista di Agorà Cecilia Carpo che spiega che ai giovani studenti è stato dato un foglietto con le strofe della canzone da cantare al premier. Non è noto, al momento, chi abbia preso l’iniziativa e chi abbia distribuito materialmente i fogli ai bambini.

 Facciamo un salto… battiam le mani 

Ti salutiamo tutti insieme presidente Renzi 

Muoviam la testa, facciamo festa

A braccia aperte ti diciamo “benvenuto al Raiti”

L’effetto complessivo: organizzazione, bimbi che cantano, testo della canzone, è pessimo. Il tweet della giornalista è rimbalzato in rete e molti i commenti tra l’ironico e l’indignato, con chi scrive: “Questa è violenza su minore”.

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Riforma pensioni: parla Giuliano Poletti, ministro del Lavoro

giuliano_poletti-pensioni-tuttacronacaHa una priorità il governo Renzi: il lavoro. Con il pacchetto che verrà presentato già in questo mese. Sui binari paralleli al piano per il rilancio del mercato dell’occupazione viaggia la riforma delle pensioni, che è in fase di realizzazione. Ilministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, ha spiegato che si prevedono numerose misure tra le quali l’allargamento della platea dei beneficiari del sussidio di disoccupazione e l’offerta di un’opportunità di impiego entro 4 mesi a ciascuna persona, giovane, adulta o anziana, che abbia perso il lavoro. Il ministro ritiene infatti che “nessuno deve essere lasciato a non fare nulla, perché si traduce in una gravissima condanna. Su questo si giudica pure il grado di civiltà di un Paese”. Va notato che il ministro, tuttavia, nonostante abbia rilasciato numerose interviste, ha toccato i temi delle pensioni e degli esodati solo di sfuggita, mentre non ha ancora fissato un incontro con le parti sociali, seppur richiesto dai sindacati. Ma non è il caso di allarmarsi perchè lo stesso Poletti ha spiegato: “Ho bisogno di fare una ricognizione dello stato dell’arte, ho da scegliere delle figure importanti all’interno del ministero”. I sottosegretari arrivano in tre dal Pd: Teresa Bellanova, Franca Biondelli e Luigi Bobba mentre Massimo Cassano è del Ncd. Ma il ministro ha sottolineato anche che la sua metodologia di lavoro “non può prescindere dall’incontro delle parti sociali e anche dell’associazionismo impegnato nel terzo settore: non dimentichiamo che il ministero ha anche la delega al welfare. E per me il terzo settore è una leva essenziale allo sviluppo del Paese”. Su Webmasterpont.it, Marcello Tansini si chiede: “Si possono ridurre gli oneri sociali?” E risponde:

Anche se l’incidenza dei contributi è rilevante, i margini di intervento su questa sono limitati perché si tratta in larghissima parte di contributi previdenziali. La quota residua di oneri impropri, che potrebbero essere fiscalizzati ossia posti a carico dello Stato, è molto limitata. Tagliare la contribuzione previdenziale avrebbe l’effetto indesiderato di ridurre le pensioni future dei lavoratori visto che ormai dal 2012 tutti sono passati al sistema contributivo. Nonostante un’aliquota contributiva effettiva del 33% (circa il 9% a carico del dipendente e il resto del datore di lavoro) le pensioni contributive proiettate nei prossimi decenni risultano…

Continua il tour di Renzi. Da Siracusa: “mercoledì pacchetto per la crescita”

renzi-siracusa-tuttacronacaSeconda tappa del “Matteo Renzi premier tour” con il nuovo presidente del Consiglio che, dopo la visita a Treviso la settimana scorsa, oggi incontra gli studenti dell’istituto ‘Salvatore Raiti’ di Siracusa, una scuola elementare e media, per incontrare gli insegnanti e i bambini. La scuola, nel quartiere di Santa Lucia, è frequentata da molti figli di immigrati e accoglie tra gli studenti anche diversi disabili. Renzi, che al termine dell’incontro ha parlato in conferenza stampa, ha spiegato che “Mercoledì prossimo non farò la tappa in giro per l’italia perchè farò una corposa conferenza stampa a Roma di lancio di alcuni provvedimenti molto importanti” che riguardano le politiche di crescita del paese”. Nel dettaglio, il premier ha spiegato che presenterà “Il jobs act, gli interventi sulla scuola, interventi per il piano casa” sottolineando che “ci sono 2 miliardi di euro pronti per l’edilizia scolastica”. Ai bimbi il premier ha detto: “Tanti dei vostri genitori forse hanno difficoltà per il lavoro. È un momento molto difficile. Pensate, è il momento più difficile per il lavoro da 30 anni. Ma c’è adesso la possibilità di investire per nuovi posti di lavoro”. Ai sindaci, ha invece spiegato che “Fino a ieri ero anch’io un sindaco, ma ieri ho optato per la carica di premier”.

La prima uscita pubblica del ministro per l’Economia: trapela ottimismo

Pier-Carlo-Padoan-tuttacronacaPier Carlo Padoan, nuovo ministro per l’Economia, ha avuto martedì la sua prima uscita pubblica. Padoan, intervenuto a un convegno alla Camera sul festival della dottrina sociale della chiesa ha detto: “Adesso ci aspetta una riscossa e abbiamo l’energia per riformare il Paese: profondamente, radicalmente. Dobbiamo rimuovere le strozzature che imbrigliano la nostra società, aprire la nostra società al contributo dei più giovani e di tutti coloro che sono impegnati a dare qualcosa di sè al bene comune”. E ha continuato: “La nostra epoca ci pone davanti all’urgenza di affrontare un generale impoverimento che rende più difficile affrontare le differenze e accogliere le diversità. Durante gli anni che abbiamo alle spalle, gli italiani hanno dovuto affrontare una crisi straordinaria, che ne ha messo a dura prova la resistenza come individui e come collettività nazionale. In questo contesto tutto è diventato più difficile: il talento non trova spazio per esprimere il proprio potenziale, la sofferenza non trova uno spazio adeguato alle proprie qualità. Le diseguaglianze crescenti sono uno dei tratti più drammatici di questa crisi globale”. E ancora: “Abbiamo bisogno di fare crescere l’economia, abbiamo bisogno di creare occupazione, abbiamo bisogno di migliorare le nostre prospettive future in modo stabile: lavorando per migliorare l’istruzione e la ricerca e per sostenere la competitività delle imprese. Sappiamo cosa dobbiamo fare e il programma nazionale di riforma in corso di definizione tradurrà i nostri obiettivi in azioni concrete”.

La Chiesa “graziata”: niente Tasi

chiesa_tasi-tuttacronacaNel testo definitivo del dl Salva roma, approvato venrdì dal Consiglio dei ministri e che dovrebbe apparire nella gazzetta ufficiale oggi, c’è scritto che la Chiesa riesce a salvarsi anche dalla Tasi, così come aveva fatto con l’Imu: “I fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto” sono esenti dal pagamento della nuova tassa sugli immobili. Esenti dall’imposta, come previsto, anche gli immobili di proprietà della Santa Sede indicati nel Trattato lateranense.  Il comma 3 dell’articolo 1 del testo che ha ricevuto il bollino della Ragioneria generale dello Stato estende di fatto alla Tasi le esenzioni previste per l’Imu, relative – si legge nella relazione tecnica al provvedimento – “agli immobili posseduti dallo Stato, nonchè agli immobili posseduti, nel proprio territorio, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni, dalle comunità montane, dagli enti del servizio sanitario nazionale, destinati esclusivamente ai compiti istituzionali”. Inoltre viene disposta ai fini Tasi delle esenzioni “già previste ai fini Imu, di cui all’art. 7 del d.lgs. n.504 del 1992 in materia di Ici”, tra cui appunto anche quelle per la Chiesa.

Russia e Ucraina in Crisi? Solo Berlusconi può risolvere la situazione

putin-berlusconi-tuttacronacaLara Comi, europarlamentare di FI, e Renato Brunetta, capogruppo dello stesso partito alla Camera, ne sono certi: l’unica persona in grado di placare le tensioni e risolvere la crisi di questi giorni tra Russia e Ucraina è il loro leader Berlusconi. Per questo motivo hanno chiesto a Renzi di inviarlo in Russia affinchè faccia da mediatore con Putin. A Omnibus la Comi ha affermato: “In merito alla crisi Ucraina credo che il presidente del Consiglio debba giocarsi la carta dell’amicizia storica tra Berlusconi e Putin per avviare un dialogo”.

Per Brunetta Renzi dovrebbe avere il coraggio “di investire Berlusconi, come ex presidente del Consiglio, nonché statista la cui autorevolezza è riconosciuta da Putin, di stabilire una interlocuzione con Putin a nome del nostro Paese e del desiderio di pace degli italiani”. Daniela Santanché in tweet lancia un monito a Casa Bianca e Bruxelles: “Obama e l’ Europa in queste ore si ricorderanno della Georgia e rimpiangeranno il ruolo fondamentale di Berlusconi”.

Schermata 2014-03-04 alle 20Dello stesso parere anche il “braccio armato” dell’ex premier, l’Esercito di Silvio: Berlusconi “potrebbe essere l’unico in grado di intervenire guadagnando un attimo di tempo per far ragionare tutti a mente fredda, davvero sarebbe risolutivo”. Ma se si guarda su Twitter, le affermazioni vengono prese con ironia: “In volo per Mosca Barbara D’Urso, la Yespica, la Carfagna, Berlusconi prova a dissuadere l’amico Putin. Se falliscono, pronta la D’Addario”, scherza un utente. Un altro lancia al Cav un messaggio più “hippy”: “Silvio convinci Vladimir a fare l’amore (anche ad Arcore) non la guerra”. C’è chi è più pessimista: “Se Berlusconi parla con Putin, quest’ultimo non solo si tiene la Crimea, ma si tiene pure Dudù”. Ancora: “Putin col dito sul grilletto, come Berlusconi”; “Il Cav potrebbe parlare con Vladimir e poi produrre ‘Guerra e Pace’. Oppure ‘Olgettine scatenate nella Dacia’”; “Silvio pensaci tu!! Organizza un festino con Silvio e risolvi la crisi ucraina”. Infine, l’ultimo appello: “Dudù sia nominato ambasciatore italiano in Russia!”

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Non si voterà più per il Senato: arriva il sì di Berlusconi alla legge elettorale

legge-elettorale-tuttacronacaAlla fine è arrivato anche il sì di Silvio Berlusconi: l’Italicum riceve il via libera ma solo per l’elezione della Camera. Per quel che riguarda il Senato, eventualmente si voterebbe con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale. Il che significa che, fino a quando non ci sarà la riforma di Palazzo Madama, esisterebbero due sistemi di voto distinti per le due camere. E di conseguenza le urne si allontanano. Il presidente di Forza Italia, in una nota scrive: “Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati. Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3”. Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria nazionale del Pd, ha detto: “Positivo che abbiamo trovato l’accordo sulla legge elettorale, segno che il cammino delle riforme può proseguire”. E ancora: “Siamo determinati a portare avanti questa battaglia per il cambiamento. È un’occasione che non possiamo permetterci di perdere per il bene del paese”. Il presidente del Consiglio, da Tunisi, ha assicurato che non si voterà più per il Senato. “Credo che sia importante che ci sia un vincitore certo, e questo è garantito dall’ Italicum”, ha detto in conferenza stampa. “Il fatto che il Senato abbia o meno una propria legge elettorale è secondario, perchè il Senato verrà abolito”.

Pensioni shock! Che fine hanno fatto i contributi?

contributi-pensioni-tuttacronacaSono stati alcuni insegnanti della provincia di Milano a fare una scoperta a dir poco shock: dei loro contributi previdenziali non si trova traccia nei terminali dell’Inps. I docenti, per i quali si avvicina il tempo della pensione, si sono infatti recati all’Istituto per richiedere i conteggio dei versamenti. A quel punto la scoperta: nessun contributo per alcune supplenze effettuate all’inizio della carriera presso scuole pubbliche dell’area metropolitana. Come spiega il Sole 24 ore, si tratta di supplenze temporanee (per periodi brevi ma anche incarichi annuali) effettuate in periodi lontani nel tempo: in particolare tra l’inizio degli anni Settanta e il 1987. Il caso, a Milano, “interessa centinaia di docenti”, conferma il direttore scolastico provinciale, Giuseppe Petralia, ma il numero “potrebbe lievitare nei prossimi mesi, quando altri docenti si troveranno a fare i calcoli in vista del pensionamento”. In ogni caso, tiene a precisare l’ex provveditore, “il problema va ben oltre la dimensione locale: si tratta di una questione nazionale che dunque può riguardare un numero ben più ampio di docenti”. Spiega Silvia Sperandio sulle pagine del quotidiano:

A lanciare l’allarme è stata la a Cgil di Milano che – basandosi su segnalazioni pervenute direttamente al sindacato e sui dati del patronato Inca Cgil – ha rilevato un preoccupante crescendo di casi in provincia di Milano. «Abbiamo riscontrato buchi contributivi, anche consistenti, relativi al periodo compreso tra il 1970 e il 1987», spiega Caterina Spina, segretaria generale Flc Cgil di Milano. Il problema «è stato subito segnalato all’Ufficio scolastico regionale, e l’ex provveditorato ha riconosciuto effettive difficoltà a trovare la copertura contributiva. Ora il fenomeno è in crescita, urge una soluzione», incalza Spina. La casistica è varia, ma il leitmotiv è lo stesso. Tra i prof che si sono trovati in difficoltà c’è ad esempio chi è già in pensione, e ha riscattato – pagando di tasca sua – più di un anno di contributi che non risultano all’Inps, e insegnanti che hanno presentato la domanda di pensionamento tre o quatto anni fa ma sono ancora in attesa della pensione: nessuna erogazione dall’Inps a causa di “buchi” riscontrati nel ’78 e ’79, non giustificati dall’amministrazione. «Il problema esiste, sappiamo che è urgente e stiamo cercando di risolverlo: abbiamo già chiesto un incontro con l’Inps», dichiara il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale Giuseppe Petralia, tra l’altro prossimo alla pensione, raccontando che già centinaia di insegnanti si sono recati all’ex Provveditorato per chiedere conto dei loro versamenti Inps attestati dal modello «01 M». «Si tratta, nella maggior parte, di docenti che oggi sono di ruolo, ma che hanno cominciato la loro carriera scolastica facendo supplenze nelle scuole, anche con incarichi annuali». E sono in molti anche gli insegnanti che si rivolgono alle segreterie delle scuole milanesi dove hanno lavorato in passato, per chiedere che vengano loro rilasciati gli attestati di servizio e i modelli “01 M” che attestano i versamenti all’Inps.
Secondo l’Ufficio scolastico provinciale, inoltre, «è scontato il pagamento dei contributi da parte delle scuole». In ogni caso, il consiglio rivolto ai docenti è quello di controllare prima possibile la propria situazione previdenziale: in caso di «buchi» contributivi è necessario dotarsi dei certificati di servizio, o dei cedolini che attestano i versamenti delle scuole, prima di andare nuovamente agli sportelli Inps.
Secondo i vertici dell’Istituto nazionale di previdenza di Milano, c’è innanzitutto l’esigenza di fare una verifica per capire l’entità e la consistenza di questo fenomeno: se la questione dovesse riguardare i contributi versati fino al 1987, per le cosiddette supplenze brevi, si tratterebbe di versamenti che rientrano nella gestione previdenziale privata (Ago, assicurazione generale obbligatoria) dell’Inps. Contributi per i quali – tra l’altro – scatta la precrizione dopo un periodo di dieci anni. Infatti, fino al 1987, i contributi degli insegnanti per le supplenze brevi venivano versati direttamente all’Inps, poi queste pratiche sono divenute di competenza dell’Inpdap. Intanto, l’Inps conferma che è in programma a breve un tavolo con l’Ufficio provinciale scolastico di Milano, nel corso del quale verrà affrontato questo tema.

Si guarda nella stessa direzione per l’Italicum… tra 12 mesi?

italicum-tuttacronacaIl presidente del Consiglio Matteo Renzi avrebbe avanzato, tramite Verdini e Gianni Letta, un’offerta a Silvio Berluscuni: ok l’Italicum ma con un emendamento che ne posticiperebbe l’entrata in vigore di 12 mesi. Secondo fonti di Palazzo Grazioli, quindi, si sarebbe infine raggiunta l’intesa con Forza Italia: via libera di massima all’Italicum, anche se resterebbero forti criticità per i vertici azzurri sulle nuove modifiche. Questo, dunque, il risultato del vertice convocato nella sua residenza romana da Silvio Berlusconi. In un primo momento la proposta di Renzi non era stata gradita da Berlusconi, tanto che Toti, suo consigliere politico, aveva detto ieri: “Noi stiamo ai fatti e ai patti: Renzi aveva detto che la legge elettorale sarebbe stata la sua prima riforma già nel mese di febbraio. Febbraio è finito, siamo al 4 di marzo. A questo punto, la riforma così come è stata sottoscritta deve essere approvata. E subito, senza ulteriori tentennamenti. Piccoli correttivi sono possibili, ma certo non provvedimenti che snaturino il senso dell’accordo siglato da Berlusconi e Renzi”. A quel punto, l’ex premier ha riunito il suo stato maggiore e, stando a quanto riferito, Verdini starebbe cercando di arrivare a una mediazione che ‘salvi’ la tela dell’accordo che lui stesso ha tessuto. Scrive Repubblica: Una delle ipotesi allo studio è che Forza Italia accetti la clausola dei 12 mesi a patto che il testo dell’Italicum non subisca ulteriori modifiche, e cioè che venga votato nella formulazione approdata in aula.
Per le 16 è convocato il ‘comitato dei nove’ che ha il compito di esaminare i nuovi emendamenti all’Italicum presentati ieri. Successivamente il provvedimento dovrebbe essere esaminato dall’aula ma non sono esclusi slittamenti ai prossimi giorni.
Stamani, intanto, Renzi aveva dato il via alla giornata diffondendo ottimismo sulla legge elettorale. Su Twitter il presidente del Consiglio aveva risposto alle domande – formulate in una chiave cinematografica dettata dal trionfo italiano agli Oscar – del direttore di Vanity Fair, Luca Dini. Il quesito chiave: Forza Italia frena sulla riforma del Senato vincolata alla legge elettorale: “Io ti salverò o Irreversible?”, aveva chiesto il direttore di Vanity Fair ponendo come opzioni di risposta i titoli delle due celebri pellicole. “Irreversible”, era stata la risposta del premier che poi aveva sottolineato: “Ce la facciamo, la portiamo a casa. E sarà una vera rivoluzione” per il Paese.
Alla domanda se il rapporto tra Alfano e Berlusconi fosse paragonabile al film “Quasi amici” o a “12 anni schiavo”, il premier aveva replicato: “Questa è cattiva, direttore. Diciamo quasi amici dai. Stesso giochino sulla difficile situazione del bilancio di Roma. Cosa descrive meglio la situazione: “Prendi i soldi e scappa” o “Roma città aperta”?, aveva chiesto ancora il giornalista. “Roma città aperta – era stata la risposta – nel senso di trasparenza e responsabilità in questa città così straordinaria”.
Da Nuovo centrodestra, tuttavia, sempre stamani era giunto l’avvertimento di Gaetano Quagliariello: una replica a Luigi Zanda che di fatto è suonato come un monito indiretto a Renzi: “Non vi è dubbio che per fare le riforme si debba andare oltre la maggioranza. Ma non è possibile per fare le riforme creare un’altra maggioranza contro la propria maggioranza”.
La replica era arrivata da Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria del Pd: “L’accordo che abbiamo realizzato queste settimane è un accordo il cui impianto è ancora valido, necessita di alcuni aggiustamenti” tra cui “ci possono essere anche particolari interventi che tengono insieme il processo di riforma costituzionale con la riforma della legge elettorale”. Certo è “che gli aggiustamenti possono essere fatti” soltanto “con l’accordo di tutti i contratenti compresa Forza Italia”.
L’operazione appare dunque complicata. Sul tavolo, inoltre, restano sempre due emendamenti che risultano indigesti a Forza Italia: il lodo Lauricella, che prevede il collegamento diretto tra l’entrata in vigore della riforma e la cancellazione del Senato. E la proposta del deputato Pd Alfredo D’Attorre che punta a togliere il Senato dalla legge elettorale (con la conseguenza, in caso di un voto anticipato, di un ritorno alle urne con sistemi elettorali differenti).

I sindacati, il ministro del Lavoro e le pensioni

sindacati-pensioni-tuttacronacaVera Lamonica, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti, Segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, hanno firmato una nota unitaria con la quale si rendere noto che “Le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti per affrontare alcune fra le principali questioni inerenti il sistema pensionistico sulle quali le organizzazioni sindacali si stanno battendo da tempo”. La nota prosegue precisando che “Gli interventi del dicembre 2011 hanno provocato ricadute sociali gravissime, dovute all’eccessivo irrigidimento dei requisiti di accesso al pensionamento, generando iniquità e problematiche che ancora oggi aspettano una soluzione definitiva. Sul piano della sostenibilità sociale vanno prese, poi, decisioni che possano, nel lungo periodo, assicurare l’obiettivo di una pensione dignitosa, da conseguire attraverso un pilastro pubblico equo e solidale e una previdenza complementare ampiamente diffusa e accessibile a tutti. Inoltre, anche alla luce delle recenti vicende che hanno interessato l’Inps, va accelerata la riforma del modello di governo degli enti previdenziali e assicurativi, assumendo i contenuti dell’Avviso comune sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 26 giugno 2012”.

Marco Travaglio e il governo “La Qualunque”

travaglio-governo-laqualunque-tuttacronacaE’ Marco Travaglio a mettere sotto la lente d’ingrandimento, dalle colonne del Fatto Quotidiano, il “caso Gentile”, che ieri ha rinunciato all’incarico da sottosegretario del governo Renzi. Il giornalista sottolinea come il politico avesse ragione a dire “Io sono trasparente”, perchè tutto “era chiaro e lampante”. A partire da chi è passando per quello che ha fatto al quotidiano L’Ora della Calabria. Ma per Travaglio era anche chiaro il motivo della sua nomina da parte di Alfano e, soprattutto, perchè il nuovo premier non potesse cacciarlo.

Il nostro eroe è un ex craxiano poi berlusconiano ora alfaniano che controlla pacchetti di voti con i soliti metodi e ha sistemato l’intera famiglia nei posti pubblici che contano: il fratello Pino è assessore regionale ai Lavori pubblici; il fratello Raffaele è segretario della Uil; il fratello Claudio è alla Camera di commercio; il figlio Andrea è revisore dell’aeroporto di Lamezia e superconsulente dell’Asl (ora indagato per truffa, falso, abuso e associazione a delinquere: la notizia che non doveva uscire); la figlia Katya era vicesindaca di Cosenza, cacciata per una struttura affidata all’ex marito; la figlia Lory è stata assunta senza bando alla Fincalabra dallo stampatore che poi non ha stampato il giornale. Per tacere di nipoti e cugini, tutti piazzati fra l’Asl, la Camera di commercio e Sviluppo Italia. Al confronto Cetto La Qualunque è un dilettante.

A questo punto, il giornalista analizza “il ricatto bello e buono” che sarebbe in corso:

Se Epifani sedesse ancora in Largo del Nazareno e Letta a Palazzo Chigi, Renzi li avrebbe cannoneggiati come quando voleva cacciare Alfano e la Cancellieri (“Siamo su Scherzi a parte?”, “Come si fa a governare con Alfano?”, “Cambiamo verso”). Invece ora il segretario e il premier è lui, dunque ha mandato avanti il portavoce Guerini a dire che “Gentile l’ha indicato Alfano”: come se i sottosegretari non li nominasse il premier. Il guaio è che le pressioni di Tonino il Cinghiale per bloccare la notizia del figlio indagato erano proprio finalizzate a non pregiudicare la nomina a sottosegretario. Poi Renzi l’ha nominato lo stesso: non un plissè sullo scandalo del figlio indagato, né su quello del giornale silenziato. Tonino La Qualunque doveva diventare sottosegretario a ogni costo perché porta voti al governatore Scopelliti, che porta voti ad Alfano, che porta voti a Renzi. È tutto trasparente: un ricatto bello e buono che non finisce con la fuga del Cinghiale. Il premier che vuole “cambiare l’Italia” s’è messo nelle mani dei “diversamente berlusconiani” che in realtà sono come i berlusconiani, se non peggio (solo Scalfari può nobilitarli come “nuova destra repubblicana”).

Il problema del nuovo presidente del Consiglio, ora, è che anche lui dovrebbe dare una ripulita: nel suo governo ci sono infatti indagati del Pd:

Quagliariello difendeva il Cinghiale dalla “barbarie” perché “non è neanche indagato”. Cicchitto alludeva alle “pagliuzze e travi”, cioè agli indagati del Pd nel governo Renzi: Barracciu, Del Basso de Caro, Bubbico e De Filippo. Così l’Ncd, che di indagati non ne ha, dava pure lezioni di legalità a Renzi. Renzi è spregiudicato, ma non stupido: sapeva benissimo che Gentile non poteva restare e l’ha fatto sapere all’Ncd. Ma ha preferito che lo licenziasse Alfano, il quale adesso ha il coltello dalla parte del manico: come potrà Renzi tenersi la Barracciu e gli altri tre? L’effetto-domino innescato dall’uscita di Gentile non può che essere benefico. Ma non per Renzi: a meno che non decida di prendere in mano la situazione anziché subirla. Gli basterebbe fare un discorso onesto agli italiani: “Nell’esordio convulso del mio governo, ho gravemente sottovalutato la questione morale, aprendo le porte a gente che doveva restare fuori. Chi vuole cambiare l’Italia non può lasciare che il Sud sia rappresentato da personaggi accusati di abusare del loro potere con rimborsi gonfiati, familismi e clientele”. E accompagnare alla porta Lupi, i quattro inquisiti del Pd e gli imbarazzanti vice della Giustizia, Costa e Ferri. Se non lo farà, invierà al Paese un micidiale messaggio di gattopardismo, simile alla cinica e disperante metafora giolittiana: “Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo deve fare la gobba anche all’abito”. Ieri fra l’altro s’è scoperto che negli anni 80 Gentile era stato arrestato (e poi assolto) per una storia di fidi facili miliardari; e che il giudice che fece scattare le manette era Nicola Gratteri. Renzi ha rischiato di trovarseli tutti e due nel suo governo. Poi Napolitano ha levato tutti dall’imbarazzo: ubi inquisitus, magistratus cessat.

Che fine ha fatto l’accordo sull’Italicum?

italicum-tuttacronacaProseguono le trattative sulla legge elettorale ma un punto sembra chiaro: non c’è più l’accordo sull’Italicum inteso come quello che era stato siglato tra Renzi e Berlusconi prima delle dimissioni di Enrico Letta. Proprio per questo motivo il neo premier ha preferito rinviare la riunione, prevista per la serata di lunedì, del gruppo Pd: non ha molto da dire. Vuole però offrire un’infusione di ottimismo: “Siamo alla stretta finale, l’accordo è vicino. Ma bisogna superare varie difficoltà”. Si avvicina il momento della discussione in aula, ma le difficoltà non sono di quelle d’immediata soluzione. Spiega l’Huffington Post:

Il problema – e non è un dettaglio – è che le difficoltà, alla vigilia della discussione in Aula, non sono banali. E l’accordo è affidato ai più classici consigli che porta la notte. E allora conviene provare a fissare qualche punto fisso nel labirinto per ricostruire il complesso negoziato. Ad esempio partire da quando, nel corso di una serie di telefonate dirette tra Renzi e Verdini, si capisce che con la formazione del governo tutto è cambiato. Il plenipotenziario di Berlusconi si dice disposto ad aggiustamenti piccoli perché, come ama dire, i numeri sono “birichini” e tutto dipende da come “li incolonni”, ma questo è il massimo del gioco possibile. Bene dunque a ragionare di algoritmi, per risolvere quelle criticità che il professor D’Alimonte ha illustrato al Corriere. Epperò Forza Italia non può accettare né il famoso emendamento Lauricella, né l’emendamento D’Attorre, ovvero: applicare l’Italicum solo per la Camera dei deputati, ma non per il Senato, dove resterebbe in vigore il Consultellum (la legge uscita dalla Consulta).

Per evitare l’emicrania diciamola semplice: sia l’uno che l’altro rappresentano dei deterrenti rispetto alla prospettiva del voto anticipato e legano la legge elettorale alle riforme istituzionali. Detto ancora più direttamente: si vota nel 2018 quando Silvio Berlusconi avrà 81 primavere. Si capisce allora il no, senza se e senza ma di Verdini. E pure il malumore del Cavaliere, in costante contatto telefonico da Arcore affiancato da Giovanni Toti. Insomma, spiega con Renato Brunetta, col Lauricella o affini “salta tutto”. Legge elettorale e riforme devono andare “parallelamente”.

Il problema è che Renzi, critico col Lauricella ai tempi in cui al governo c’era Letta, stavolta cerca una mediazione. Riforme e legge elettorale vanno collegate. Un azzurro di rango spiega: “Renzi ha fatto la politica dei due forni. Prima ha fatto l’accordo con noi sulla legge elettorale, poi con Alfano sul governo dando garanzie sui tempi lunghi. Ora si è incartato”. Il sospetto del Cavaliere però è che il tempo sia foriero di brutte sorprese. E cioè che l’Italicum o si approva adesso o non si approva più: “Il vero obiettivo di Alfano e sinistra Pd – prosegue l’azzurro di rango – è prima prendere tempo, poi cambiare l’Italicum. A quel punto Renzi è incastrato”.

È un sospetto che alberga anche nei pensieri del premier. Il quale sta cercando una mediazione, una sorta di “lodo Renzi. Una mediazione che consenta di non rompere con Forza Italia e, al tempo stesso, di non far saltare il governo. Tra la l’Italicum subito e l’emendamento Lauricella, l’idea è fissare un tempo “determinato” per le riforme. Un Lauricella a tempo, in sostanza: riforme istituzionali e legge elettorale vanno legate ma va fissato un tempo per non arrivare al 2108. Un anno, due. Una qualunque scadenze. Alfano all’inizio ha detto di no. La trattativa è lunga…

Le infinite vite della Web tax: a volte ritornano?

web-tax-tuttacronacaTornerà la Web tax? Inserita nella Legge di Stabilità dal governo Letta, su indicazione di Boccia, era stata prorogata dal dl Salva Roma bis. La settimana scorsa, con il dl Salva Roma ter, il governo Renzi l’ha abrogata. Finita la trafila? Non è detto, perchè potrebbe tornare a fare la sua comparsa grazie a un renziano, Ernesto Carbone, deputato proprietario della Smart con cui l’allora segretario del Pd si presentò a Palazzo Chigi per incontrare Enrico Letta prima della caduta del governo. C’è infatti la possibilità di un ritorno della tassa grazie ad una norma contenuta nella delega fiscale e introdotta nel disegno di legge con un emendamento di Carbone, come spiega l’agenzia Public Policy. Lo scorso 27 febbraio la Camera ha approvato in via definitiva la Delega fiscale, scrive Public Policy,

“che diventa legge, rendendo definitiva anche la norma sulla tassazione delle multinazionali. Attualmente quindi, seppure il dl Salva Roma ter abbia abrogato la norma nella Stabilità (con grande soddisfazione da parte dello stesso premier: “Siamo stati di parola”, twittava il 28 febbraio) il governo Renzi ha l’impegno, in base alla Delega fiscale, di emanare entro dodici mesi un decreto apposito con cui prevede di tassare le società multinazionali che operano in Italia, come Google, in misura proporzionale al fatturato”.

Gentile fa un passo indietro: lascia l’incarico di sottosegretario ai Trasporti

gentile-diissioni-tuttacronacaDopo le infinite polemiche di questi giorni, il neo sottosegretario ai Trasporti Antonio Gentile, ha deciso di lasciare il suo incarico. E’ stato lui stesso a comunicare la sua scelta inviando una lunga lettera al presidente del Consiglio Renzi e al presidente della Repubblica Napolitano, oltre che ad Angelino Alfano. Gentile fa una “riflessione amara” per quanto è accaduto a lui e spiega che tornerà a “fare politica nelle istituzioni, come segretario di presidenza, e nella mia regione come coordinatore aspettando che la magistratura smentisca definitivamente le illazioni di cui sono vittima”. Si legge nella missiva: “Lo stillicidio a cui sono sottoposto da diversi giorni e che ha trovato l’acme allorquando sono stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture mi ha portato a una decisione sofferta, maturata nell’esclusivo interesse del mio Paese e nel rispetto del mio partito”. “Non ritornerò – prosegue – sui motivi pretestuosi e strumentali organizzati ad arte per ‘mascariare’ in modo indegno la mia persona, nonostante fossi immune da qualsiasi addebito di natura giudiziaria. Ciò che avevo da dire sui mandanti e sugli ascari che hanno ordito questa tragicomica vicenda – sottolinea Gentile – l’ho espresso a chiare lettere. Ho presentato querela contro i miei detrattori il 26 febbraio, ben prima dell’attuale compagine governativa, con una comunicazione scritta al presidente Grasso, nella consapevolezza di avere questo unico strumento di difesa. Il Paese di Cesare Beccaria è tornato nel medievalismo più opaco, fatto di congetture astruse e di mera cattiveria”. E ancora: “Un politico che ha vissuto la sua vita senza alcuna macchia, che non ha indagini a suo carico, che è incensurato, viene costretto dalla bufera mediatica a non poter esercitare il suo incarico. E’ una riflessione amara, ma reale, di un segmento dell’Italia che preferisce vivere di slogan e di sentimenti truci, sfruttando la disperazione di tanta gente al solo scopo di uccidere la politica, le sue basi comuni, il diritto positivo”. “Nel mio caso, oltretutto, non bisogna nemmeno citare il garantismo, giacché non sono indagato di niente: eppure, sono divenuto carne da macello, per soddisfare la bulimica perversione di chi intende la lotta politica come mezzo di sopraffazione. Torno a fare politica nelle istituzioni, come segretario di Presidenza, e nella mia regione, come coordinatore regionale, aspettando che la magistratura, con i suoi tempi che mi auguro siano più brevi possibile, smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima. La riflessione che vi lascio – conclude Gentile – è, però, attuale e riguarda la necessità di riequilibrare un sistema la cui agibilità è messa a rischio da chi oltraggia la nostra Costituzione, ritenendola un orpello inutile e non, invece, il tempio di saggezza e di rispetto qual è”.

Grillo condannato a 4 mesi: “Non mi arrendo”

grillo-condanna-tuttacronacaIl 5 dicembre 2010 Grillo, accompagnando Perino e un gruppo di manifestanti contro la Tav, prese parte all’irruzione nella piccola baita costruita abusivamente come simbolo della protesta e poi sigillata, per ordine della procura. Il comandante dei carabinieri della compagnia di Susa lo aveva informato che se avesse varcato la soglia della casetta avrebbe commesso un reato. Dopo qualche minuto, tra flash di fotografi e telecamere, Grillo è entrato e poi è uscito trionfante mimando di avere i polsi ammanettati. Ora per Grillo è arrivata la condanna da parte del Tribunale di Torino a quattro mesi di carcere e cento euro di multa per la violazione dei sigilli della baita Clarea, in Valsusa. La reazione del leader del M5S è contenuta in un tweet apparso nel primo pomeriggio: “Oggi mi hanno condannato a 4 mesi in primo grado. Non mi arrendo. La vostra solidarietà è un grande aiuto. #Vinciamonoi”. Grillo pubblica sul suo blog un post di un sostenitore torinese: “C’è condanna e condanna: per me quei quattro mesi per la rottura ‘di quei sigilli violati dal vento’ sono una medaglia al valore civile. Perchè non sempre la ‘giustizia’ coincide con la ‘legalità’. Sarà dura!”

Renzi inizia con tagli: a partire dal telefono dei parlamentari!

cellulare-parlamentari-tuttacronacaIl governo Renzi pensa ai tagli e fa la sua prima mossa per colpire i parlamentari. O meglio, le loro telefonate gratis. Il loro rimborso annuo scende infatti a 1200 euro rispetto ai quasi 4mila di cui avevano beneficiato fino ad oggi. Si legge sul Corriere della Sera: “Rimborso forfettario di circa 4.000 euro…se poi a chiamare fosse il figlio, la moglie, la sorella, la madre, il padre, la nonna o il nonno, l’amico o l’amica del parlamentare in questione, poco importava. E se la conversazione fosse privata, interessava ancora meno…Ora dovrà essere dimostrato che a fare quelle telefonate sono stati i deputati nell’esercizio del loro mandato parlamentare”.

Napolitano, Renzi e gli 007: si parla della crisi in Crimea

renzi-007-tuttacronacaLa crisi in Crimea è stata la centro dell’incontro di 45 minuti svoltosi questa mattina alla sede dell’Aisi. Napolitano e Renzi hanno infatti preso parte all’inaugurazione del corso accademico di formazione per gli agenti segreti e si sono in seguito fermati a discutere coi vertici dell’intelligence di quanto sta accadendo tra Russia e Ucraina, situazione che ci vede sempre più smarcati dalla linea americana dell’hard power muscolare a favore di un soft power tutto europeo che, con un interlocutore come Putin, promette soluzioni meno traumatiche e più efficaci. Anche sul piano egoistico dei nostri futuri approvvigionamenti energetici. Si legge sull’Huffington Post:

”L’Italia ha assunto una posizione attenta a tutti gli aspetti e ai rischi della situazione e ha trovato importanti convergenze, in particolare con la posizione tedesca”, dice Napolitano prima di salire in macchina e tornare al Colle. Appunto. E Marco Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ha mantenuto la delega ai servizi nel passaggio di consegne tra Letta e Renzi, aggiunge un tassello non meno importante. Quello del “combinato disposto con la situazione in Libia”, tanto per sottolineare che tra gas da Mosca e petrolio da Tripoli non possiamo permetterci pericolose alzate di testa con chi la mattina ci garantisce di accendere il fornello sotto la moka del caffè.

Stavolta Renzi non parla a braccio ma legge, con l’unica eccezione della citazione sull’Oscar. “Stamattina ho chiamato Sorrentino per fargli le congratulazioni a nome del governo… e anche vostro. So che non è una cosa in linea con la vostra attività, ma questo riconoscimento è un segnale importante del fatto che non bisogna avere paura di sognare e di allargare le nostre ambizioni”, dice sorridendo agli uomini dei servizi che il loro Oscar ce l’hanno già lì, seduto in prima fila: Giorgio Napolitano. Infatti, gongolano per la giornata storica e aprono le porte alla stampa. Mai accaduto nella storia della Repubblica che un capo dello Stato varcasse il rione Monti per andare in un palazzo degli 007, portandosi dietro addirittura il capo del Governo.

Per celebrare l’avvenimento, l’ambasciatore Giampiero Massolo, che dirige il Dis e siede in cima alla piramide dei servizi, ha fatto a Napolitano un regalo speciale. Una “Raccolta di scritti in memoria di Loris D’Ambrosio”, il consulente giuridico del presidente stroncato da un infarto a ridosso della dura polemica sulle intercettazioni della Procura di Palermo nell’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia. Si chiude con un Vin d’honneur in biblioteca. E il generale Esposito, direttore dell’Aisi e padrone di casa, può andare ad incorniciare la data. Invece quello dell’Aise, retto al momento dal prefetto Scarpis dopo l’andata in pensione del generale Santini, deve nominarlo Renzi. Ed è bene che faccia in fretta. La Crimea, come dicono da queste parti, è vicina.

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Governo Renzi e pensioni: a che punto siamo?

pensioni-governo-renzi-tuttacronacaIl nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato che a marzo verrà presentato il nuovo piano lavoro e ci si aspetta che, con esso, arrivino anche le modifiche per le pensioni che finora sono state attese invano nonostante le molte richieste. Sono infatti necessari interventi per risolvere situazioni cruciali, come quelle di esodati e Quota 96, e per un’uscita anticipata dal lavoro per precoci e usuranti. E’ il sito businessonline.it che ci aggiorna sulla situazione attuale spiegando che sembrano tornare in voga due precedenti proposte: quella del prestito pensionistico e l’ipotesi di uscita flessibile dal lavoro.

Sembra si possa tornare a rivalutare o l’idea del prestito pensionistico dell’ex ministro Giovannini, o l’ipotesi di uscita flessibile dal lavoro, avanzata mesi fa da Cesare Damiano, che prevedeva la possibilità di uscita anticipata dal lavoro, a 62 anni, con 35 anni di contributi ma accettando un sistema di penalizzazioni, o anche incentivi se si decidesse di rimanere a lavoro fino all’età di 70 anni.

L’idea del prestito pensionistico, invece, offre la lavoratore la possibilità di andare prima in pensione rispetto alla soglia fissata dei 66 anni, accettando un prestito da parte dell’Inps, dello Stato o dell’azienda stessa, che dovrà poi però essere restituito una volta maturati i requisiti pensionistici richiesti, attraverso decurtazioni dall’assegno finale.

Questo sistema permetterebbe, dunque, a precoci e usuranti di lasciare prima il lavoro, ad altre categorie di lavoratori di decidere, su base volontaria, di andare in pensione prima, permettendo anche un turn over e facilitando l’accesso nel mondo del lavoro dei più giovani.

E proprio l’occupazione giovanile è una delle sfide che si trova ad affrontare il nuovo governo Renzi mentre i dati Istat parlano di una disoccupazione record. Il nuovo governo Renzi punta inoltre ad allargare le tutele economiche e sociali per chi lavora e, per chi dovesse perdere il posto, pensare al cosiddetto reddito minimo garantito, garanzia per i disoccupati. Si tratta comunque di un sostengo al reddito che dovrebbe interessare tutti, lavoratori dipendenti, autonomi a progetto o con partita Iva.

I nostri 7 giorni: in attesa di scoprire una direzione…

7giorni-tuttacronacaSettimana intensa quella appena trascorsa, a partire dal nuovo presidente del Consiglio che, “pur non avendo l’età”, ha chiesto la fiducia al Senato e alla Camera, ottenendola. Ma se già non tutti erano convinti per la scelta dei ministri, ancora più critiche sono piovute al momento delle nomine di viceministri e sottosegretari. In particolare quella di Antonio Gentile fa discutere e dà la possibilità di criticare il (riconfermato) ministro degli Interni Angelino Alfano, che l’ha proposto. Ma la prima settimana di Renzi è stata particolarmente intensa su tutti i fronti: dalla prima uscita ufficiale a Treviso tra applausi e contestazioni alla questione marò, dallo scontro diretto con Marino alla questione Ucraina. Ma con un governo nuovo viene naturale chiedersi se questa volta qualcosa cambierà (in positivo) o se ancora una volta l’Aula boicotterà qualsiasi decisione per puro spirito di contestazione. E mentre il premier promette supporti a disoccupati e precari, moltissime persone aspettano di scoprire cosa farà in tema pensioni il neo ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Oltre all’Italia, tuttavia, Renzi deve tenere sotto controllo la questione interna del suo stesso partito, con molti non soddisfatti della sua mossa di scalzare Letta. Ma i problemi interni non sono solo in casa Pd: molto si è discusso anche tra i pentastellati e il molto parlare si è concluso con l’esclusione dei quattro dissidenti. Perchè sembra proprio che il motto numero 1 del Movimento sia “divieto di parola” (sempre che non ricalchi fedelmente quanto deciso da Grillo). Contestazioni non ce ne devono essere ed ecco che l’ex comico si ammanta improvvisamente del latore della verità assoluta. La pena per chi critica, l’espulsione. Non resta quindi che porsi innumerevoli domande, che iniziano tutte nello stesso modo: “Che direzione prenderà…?”

7-giorniMa tutta questa incertezza spesso si trasforma in facile paura: è il caso delle cinque scosse di terremoto nel Cilento nel giro di poche ore: non sono state di forte intensità, eppure le persone si sono spaventate. Non c’è del resto da meravigliarsi: in mancanza di “stabilità”, è facile spaventarsi di ogni piccola cosa. Quello che davvero preoccupa, per non dire terrorizza, sono i nuovi dati della disoccupazione: sapere che un giovane su due non ha lavoro porta necessariamente a chiedersi che ne sarà di tutte le nuove generazioni. Sempre con la speranza che non continui a diffondersi la “moda” delle baby squillo. Dubbi, innumerevoli. Che portano a mettere tutto in discussione. Ora ci s’interroga anche sulle forze dell’ordine. In particolar modo: come sono state condotte le ricerche dopo la scomparsa di Roberta Ragusa? Ma non è l’unico giallo italiano ancora senza risposte. Se per quel che riguarda la morte di Yara si pensa di archiviare il caso, ora che il presunto assassino del delitto di via Poma è stato assolto ci si chiede chi allora si è macchiato dell’atroce delitto. E intanto nuove morti popolano la cronacaAnche Sollecito ha dei dubbi e non capisce perchè Amanda si sia fatta la doccia in quel fatidico giorno. Siamo talmente circondati da punti di domanda che in rete impazza anche il dibattito sull’uscire o meno con una ragazza che viaggia. Forse è semplicemente il caso di non seguirne una intenzionata ad andare in Egitto, visto che la Farnesina sconsiglia! Certo, a furia di porsi domande e cercare di trovare una direzione a volte si rischia di restare immobili, in attesa. A volte è meglio “credere” e aprire mente e cuore. E poi andare…

GOOD NIGHT & GOOD LUCK!

Il patto d’acciaio con clausule occulte tra Renzi e Berlusconi: parla Travaglio

marco_travaglio-tuttacronacaMarco Travaglio approfitta delle colonne de Il Fatto Quotidiano per analizzare il rapporto tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi con il suo editoriale “Renzusconi”. Il giornalista spiega che “A gennaio quando Renzi incontrò il pregiudicato interdetto decaduto Berlusconi nella sede Pd per discutere la nuova legge elettorale e le riforme collegate (Senato e Regioni), scrivemmo pur fra mille dubbi che non era proprio uno scandalo. Le leggi elettorali appartengono agli elettori, non agli eletti, dunque era impensabile tagliar fuori il maggior partito di centrodestra”. Del resto, non era possibile fare molto altro vista l’aria che tirava al governo, dopo che ogni tentativo di trovare punti in comune con i pentastellati era stato affondato.

Inoltre, stante l’indisponibilità dei 5 Stelle persi nella Rete, per sbloccare l’impasse non restava che rivolgersi al terzo partito, Forza Italia: l’unico che poteva assicurare una maggioranza in Parlamento. Renzi, appena plebiscitato segretario del Pd, giurava che l’accordo con B. era per una legge che ci mettesse al riparo da altri governi con B. Intanto, mentre lui e B. si occupavano delle riforme, Letta poteva governare sereno. Non restava che prenderne atto e aspettarlo al varco, cioè alla prova dei fatti: per quanto inedita, l’ipotesi che un politico italiano dicesse la verità non andava scartata a priori. Ora, meno di due mesi dopo e alla luce dei fatti, possiamo tranquillamente affermare che Renzi mentiva. L’accordo con B., quasi sempre intermediato dal comune amico Denis Verdini, è ben più vasto e stringente di un’intesa tecnica per quelle tre riforme. È un patto d’acciaio le cui clausole restano occulte, anche se i risultati si manifestano ogni giorno più chiari. Il Caimano sa che il 10 aprile si riunisce il Tribunale di sorveglianza per decidere dove sconterà i 7 mesi di pena (quel che resta della condanna a 4 anni, detratti i 3 anni di indulto e i 5 mesi di liberazione anticipata extralarge sancita dallo svuotacarceri Cancellieri): in galera, o ai domiciliari, o ai servizi sociali. Forse, per non alimentare il suo vittimismo durante la campagna elettorale per le Europee, il verdetto slitterà di un paio di mesi. In ogni caso il pregiudicato sarà politicamente fuori gioco sino a fine anno: guiderà il partito per interposto Toti. Intanto tenterà il colpaccio: candidarsi ugualmente alle Europee in barba alla legge Severino e sfidare gli uffici elettorali della Corte d’appello a depennarlo, con una prova muscolare che mira a resuscitare il vecchio nemico, le toghe rosse; a incendiare una spenta campagna elettorale; e a mettere in difficoltà l’amico Matteo. Per portare a termine il piano, B. ha bisogno di un governo che regga almeno un anno, dandogli modo di tornare come nuovo a Natale e di organizzare l’unica campagna che gli sta a cuore: quella delle politiche, che non fa mistero di auspicare per il 2015. Il governo Letta questa garanzia non gliel’assicurava: stava insieme con lo sputo, passava di gaffe in scandalo, non aveva più l’appoggio del Pd, poteva sfasciarsi da un momento all’altro. E, se anche fosse durato fino al 2015, avrebbe costretto il quasi ottantenne Caimano a sfidare un giovane come Renzi, che ha la metà dei suoi anni, per giunta intonso da esperienze governative e dunque molto più fresco e popolare di lui. Una partita persa in partenza. L’ideale era che Renzi subentrasse a Letta sputtanandosi con un colpo di palazzo senza passare dal voto, risputtanandosi con estenuanti trattative con i partiti e i partitini di una maggioranza Brancaleone, arcisputtanandosi con un governicchio impresentabile e ultrasputtanandosi con grandi promesse e pochi fatti. L’amico Matteo, con ammirevole abnegazione, l’ha puntualmente accontentato. Missione compiuta. Già che c’era, gli ha pure regalato il controllo militare sui ministeri della Giustizia (con i berlusconiani Costa & Ferri), delle Infrastrutture (con i diversamente berlusconiani Lupi & Gentile) e delle Attività produttive (con la berlusconiana Guidi che veglia anche sulle Comunicazioni). Così B. potrà seguitare a governare sui propri interessi e “gratis”, senza nemmeno il fastidio di entrare nella maggioranza, metterci la faccia e sporcarsi le mani. Resta da capire che cosa ci guadagni Renzi da questa catastrofe, e magari un giorno lo capiremo. Ma è una vecchia storia. Lo scienziato capace di isolare il virus che porta al suicidio tutti i leader del centrosinistra vince il Nobel.

L’incredibile gaffe di Gasparri sull’uomo morto alla mezza maratona

gasparri-gaffe-tuttacronacaIncredibile gaffe di Maurizio Gasparri oggi su Twitter dove l’Agi, tramite il suo account, ha diffuso la notizia di una drammatica morte. Al termine della mezza maratona di Ostia, alle porte di Roma, uno dei partecipanti è stato colto da un malore ed è morto. L’agenzia aveva fatto presente che anche il neo ministro della Difesa, Roberta Pinotti, aveva preso parte alla gara. E proprio questo fatto ha commentato Gasparri: “Ma nessuno pensi che la Pinotti porti jella”.gaffe-gasparri

Dall’Italia un appello a Putin a fermarsi… ma non si parla di G8

putin-ucraina-tuttacronacaInghilterra e Francia non parteciperanno al G8 di Sochi, boicottando così Putin. Il forte messaggio che si vuole lanciare è quello di desistere dalle sue intenzioni dopo aver ricevuto il via libera per l’invio dell’esercito in Crimea. In Italia si è tenuto oggi il vertice a tre tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e i ministri della Difesa e degli Esteri. Al termine, è stata diffusa una nota che però non cita il G8:

Si è svolta a Palazzo Chigi una riunione sulla situazione in Ucraina, presieduta dal premier Matteo Renzi, alla presenza del Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, del Ministro della Difesa Roberta Pinotti, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Marco Minniti e del direttore del DIS Giampiero Massolo. Il Presidente del Consiglio, che ha parlato nel pomeriggio con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il Presidente francese François Hollande segue con costante attenzione e con estrema preoccupazione gli sviluppi della situazione in Crimea, in stretto contatto con i partner europei e internazionali.Il Governo italiano si associa alle pressanti richieste della comunità internazionale affinché sia rispettata la sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina. Violazioni di tali principi sarebbero per l’Italia del tutto inaccettabili. A tal fine, l’Italia rivolge alla Russia un forte appello a evitare azioni che comportino un ulteriore aggravamento della crisi e a perseguire con ogni mezzo la via del dialogo.Al tempo stesso il Governo italiano esorta le autorità di Kiev a promuovere ogni sforzo volto alla stabilità e alla pacificazione del Paese nel rispetto della legalità e della tutela delle minoranze.

Berlusconi smentisce: “Non ho licenziato Marinella”

MARINELLA-BRAMBILLA-tuttacronacaAveva destato scalpore, nella mattinata di oggi, un articolo comparso su Il Messaggero e intitolato “Il cerchio magico allontana Marinella”, che si riferisce a chi attornia Berlusconi, con Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi in prima linea, mentre Marinella Brambilla è la segretaria storica del leader di FI, con lui da trent’anni. Ora è lo stesso Berlusconi a smentire la notizia con una nota: “Non corrisponde al vero quanto affermato in un articolo odierno di Maria Latella a proposito della mia collaboratrice signora Marina Brambilla. ‘Marinella’, come tutti la chiamano, per impegni di famiglia (un bimbo piccolo) ha concordato con me una diversa sede di lavoro (Milano) e ridotti orari di presenza rispetto al passato”. Nell’articolo si riporta tra virgolette una affermazione di una parlamentare che attribuisce al capo dello staff Maria Rosaria Rossi il “licenziamento” di Marinella che sarebbe stata l’unica “a tenere testa” al gruppo che sta facendo “terra bruciata attorno a Berlusconi”.

Tutti contro Gentile: “faccia un passo indietro o lo mandino via”

antonio-gentile-tuttacronacaDa quando è stato nominato a sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, Antonio Gentile è al centro della polemica e la situazione non accenna a cambiare. Anzi. Dopo che ieri Travaglio e Gramellini ne hanno invocato le dimissioni, oggi gran parte dei direttori delle principali testate chiedono un passo indietro. Il Fatto Quotidiano ha raccolto l’opinione di Ezio Mauro (Repubblica), Ferruccio De Bortoli (Corriere della Sera), Enrico Mentana (TgLa7), Roberto Napoletano (Sole24ore), Mario Calabresi (La Stampa). Cinque direttori e una sola posizione: Gentile è opportuno che se ne vada, che sia una scelta volontaria o imposta. Tutto è nato perchè l’esponente del Nuovo Centrodestra avrebbe bloccato l’uscita di un quotidiano locale calabrese, L’Ora della Calabria, per oscurare la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del figlio. Con una nomina tanto scomoda, il coordinatore della segreteria del Pd Lorenzo Guerini ha voluto mettere le cose in chiaro parlando a Repubblica: a volere la nomina di Gentile è stato Alfano. Quindi proprio il ministro degli Interni è tenuto a riflettere sui danni che può avere sulla coalizione. Certo è che Gentile sottosegretario non piace a molti anche dentro il Pd, soprattutto locale. Ieri dalla Calabria, paese di provenienza del politico nella bufera, sono arrivate forti spinte perché il neosottosegretario lasci la propria carica.

Dramma alla mezza maratona: muore un partecipante

Maratona-Roma-Ostia-tuttacronacaE’ la giornata della mezza maratona Roma-Ostia, oggi, alla quale partecipa anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti, ma la giornata di festa agonistica si è risolta in tragedia: uno dei partecipanti, infatti, è morto dopo essere stato colpito da un infarto. L’uomo, un 40enne, è stato soccorso dagli operatori del servizio assistenza della corsa, che lo hanno portato all’ospedale Grassi dopo l’arresto cardiocircolatorio. Ma i soccorsi non sono bastati a salvargli la vita.

Pentastellati alla guerra: Casaleggio porta in tribunale Bocchino

bocchino-agorà-tuttacronacaS’intitola “Le falsità di Bocchino” un post che il guru del Movimento 5 Stelle Gianroberto Casaleggio ha pubblicato sul blog di Beppe Grillo. Post che dimostra come le tensioni tra i pentastellati siano in continua crescita. Ora, dopo l’espulsione dei quattro dissidenti, Casaleggio ha intenzione di portare in tribunale il dissidente Bocchino, recentemente intervenuto alla trasmissione Agorà:

“Questo fondo (per le piccole e media imprese dove vengono depositati i contributi dei parlamentari del M5S, ndr) non aiuta le imprese in difficoltà, ma aiuta le imprese che non sono in difficoltà, perché c’è una commissione che decide e valuta il grado di affidabilità delle imprese. In questa commissione ci sono le imprese in cui è coinvolto Casaleggio, peraltro si apre la possibilità di un conflitto di interesse”. E’ quanto ha dichiarato ad Agorà Rai Fabrizio Bocchino. Queste affermazioni sono false. L’ex portavoce Bocchino ne risponderà in tribunale.” Gianroberto Casaleggio

Il riscaldamento prima parlare della Crimea: la Pinotti alla mezzamaratona

pinotti-mezza-maratona-tuttacronacaLa questione Crimea diventa un tema sempre più scottante a ogni minuto che passa e nel pomeriggio si terrà un vertice a tre tra il neo premier Matteo Renzi, il ministro degli Esteri Mogherini e il responsabile della Difesa Pinotti. Proprio quest’ultima ha deciso di prepararsi con un po’ di “riscaldamento”. In mattinata, infatti, ha preso parte alla mezzamaratona Roma-Ostia. La Pinotti è giunta al via con tuta d’ordinanza, scarpe da ginnastica e occhiali da sole nonostante la pioggia per percorrere i poco più di 20 km dall’Eur fino alla cittadina del litorale romano. Con lei alla partenza tanti atleti e appassionati: ”Ultimamente non ho avuto tanto tempo per prepararmi – spiega a repubblica.tv -‘ho fatto una maratona a novembre, quindi spero di potercela fare.”

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La nuova “botta” per gli italiani: Renzi e la Tasi

squinzi_confindustria-tuttacronacaGiorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha preso la parola nel corso di una conferenza per l’avvio di Micam, la fiera delle calzature, e ha parlato anche del neo premier: “Mi sembra che Renzi potenza nel motore ce l’ha, auguriamoci che sia capace di scaricarla per terra”. Chiamato a dare un giudizio sulle priorità indicate dal presidente del Consiglio, ha poi detto: ”E’ necessario un intervento forte sul cuneo fiscale nel lavoro. Mi sembra che Matteo Renzi condivida questa impostazione: mi auguro interventi incisivi in tempi rapidi”. E ha aggiunto: ”L’emergenza lavoro è quella numero uno di cui si deve occupare questo governo da lì può venire occupazione”, più lavoro ”per le nostre imprese facendo ripartire i consumi interni”. Secondo Squinzi la Tasi ”sembra un’altra botta”.  ”Sorrido ma non c’è  molto da sorridere – ha commentato -, ancora una volta”, si “aumenta il carico fiscale al posto di incidere sui costi”. ”Mi auguro – ha aggiunto – che il lavoro che Cottarelli ha avviato sulla spending review sia portato fino in fondo”. Secondo il numero uno degli industriali occorre ”mettere mano a riforme da istituzionali a amministrative. Naturalmente vedo come prioritario una riforma del titolo V della Costituzione per eliminare centri di spesa che si stanno mangiando risorse”. Squinzi, ancora sull’Irap, ha ricordato che su 40 paesi in cui è presente e 32 in cui produce ha un carico fiscale medio del 34%. ”In Italia da 10 anni non riusciamo mai a scendere sotto il 50% – ha detto -, essenzialmente dovuta all’Irap, ed è una situazione anomala” che si trova solo in Italia.

Berlusconi e il cerchio magico: via Marinella Brambilla, storica segretaria

marinella-brambilla-tuttacronacaMarinella Brambilla è stata licenziata. Si tratta della segretaria storica di Silvio Berlusconi, con lui da 30 anni. E questo sembra confermare che il leader di Forza Italia ormai è completamente stretto nel cerchio magico con Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi in prima linea. A parlarne è Maria Latella sul Messaggero di Roma, molto addentro nelle segrete cose di casa Berlusconi, sia dell’era Veronica sia dopo, avendone anche scitto dei libri. Come spiega anche Blitz, “Che Berlusconi sia una specie di ostaggio in mano alle sue intime è una voce che avvelena l’atmosfera dei vertici di Forza Italia. Qualcuno era arrivato a sussurrare che Francesca Pascale ha talmente messo sotto il suo fidanzato Silvio che arriva a picchiarlo. Questo deve preoccupare i figli e gli altri eredi, deve preoccupare anche chi oggi per accedere al soglio di Berlusconi deve passare per le forche caudine del suo cerchio magico, una situazione che ha del comico e del tragico assieme, perché ricorda tanto le vicende che hanno portato alla caduta di Umbero Bossi.” Così scrive la Latella:

Marinella Brambilla, sposata, un bambino voluto a 50 anni con la caparbietà e la tenacia che tutti le riconoscono, non è più la segretaria di Silvio Berlusconi. Possibile? Possibile. Il Cavaliere, che di sé tiene sempre a sottolineare che «nella mia storia di imprenditore non ho mai licenziato nessuno», stavolta di qualcuno fa a meno: la storica, fedele, devotissima assistente di una vita.La notizia corre da Milano a Roma, stupisce e preoccupa non poco i forzisti di più lunga carriera e soprattutto le parlamentari di Forza Italia, quelle legate a Berlusconi ma non al cerchietto magico guidato con mano ferma dal capo dello staff Maria Rosaria Rossi. Il licenziamento non nasce da un’incrinatura nei rapporti tra lo storico datore di lavoro e l’assistente personale che per lui si è sempre sentita quasi una figlia.
«Berlusconi non avrebbe mai fatto a meno di Marinella – spiega una parlamentare – Pare sia stata Maria Rosaria Rossi a imporgli il licenziamento».
Le confidenze, intanto si susseguono, in modo anonimo ma non senza far mancare inquietudine:
Chi fa politica sa che prima o poi si tornerà a votare e le liste le farà Verdini, come sempre, ma questa volta non proprio da solo. «Intorno a Berlusconi stanno facendo terra bruciata – continua la parlamentare preoccupata – Marinella era l’unica che poteva tenere loro testa e sono riuscite a farla fuori». Il non detto traspare: se sono riusciti a colpire Marinella cosa faranno a noi deputate e senatrici escluse dal cerchietto magico?
La giornalista passa dunque a parlare dell’ormai ex segretaria:

Marinella entrò nella vita di Silvio Berlusconi nei primi anni 80. Sua madre era la governante di via Rovani, la prima casa del Berlusconi imprenditore. Gli segnalò la figlia appena diplomata e lui la assunse come segretaria. Da allora, per dirla con chi conosce bene entrambi «il dottore e Marinella sono stati una cosa sola». E’ lei che ha fissato il primo appuntamento a Gianni Letta, lei che ha seguito tutte le tappe dell’ascensione berlusconiana: i tentativi di espansione, l’amicizia con Craxi, il boom della tv commerciale e, infine, lo sbarco in politica.
Veronica Lario, che con Marinella ha sempre conservato l’amicizia nata appunto nella casa di via Rovani, la definiva «lo scudo umano di Silvio» e così la raccontava nel 2004 nel libro Tendenza Veronica: «Marinella è una delle poche persone sinceramente affezionate a Silvio. Lei e lui hanno la stessa devozione assoluta al lavoro, la stessa capacità di macinare attività a ritmo incessante. Al lavoro Marinella ha dedicato molto, ne ha fatto una delle ragioni della sua vita. Ogni tanto sospira, ma continua ad avere orari impossibili e la valigia in mano».
E’ stato così per più di trent’anni. Spazio per la vita privata? Occasionale. Dal 1994, anno in cui Berlusconi si trasferisce stabilmente a Roma, Marinella Brambilla diventa romana anche lei, vive gli stessi ritmi del capo. Visibile, presente, ma trasparente. Mai un’intervista. Mai ad una festa romana. A mezzanotte ancora in ufficio a passargli le telefonate. Come tutta la squadra berlusconiana arrivata a Roma in quegli anni, anche lei abitava un piccolo appartamento del centro storico romano, non lontano da Campo de’ Fiori: ogni tanto, alle sette del mattino, potevi incrociarla mentre in tuta e cellulare in mano, correva sul Lungotevere. Il solo spazio riservato a sé. Il resto della giornata è sempre stato dedicato al «dottore». Da più di trent’anni, lei lo chiama così.
Si capisce che, stando cosi le cose, il suo primo matrimonio non poteva durare. Ci ha riprovato quasi a 50 anni, sposando Luca Pandolfi, nel team della sicurezza di Berlusconi. Un matrimonio allegro, celebrato nel comune di Lesmo. Un paio di anni dopo, la notizia a sorpresa: Marinella aspetta un bambino. Anche le dure cedono, talvolta. Lei, che aveva tenuto testa ad assalti di ogni genere, dagli interrogatori ai processi, dalle sentenze alle insistenze dei politicanti periferici e non, avvertiva il disagio di una nuova stagione berlusconiana, sempre più fuori controllo. Perciò, per quasi due anni, Marinella ha fatto la mamma ed è rimasta lontana da Arcore, lontana da via del Plebiscito.
Poi, in autunno, il ritorno. Per sua scelta. Perché «il dottore» per lei è molto più di un generoso datore di lavoro. «Non voglio lasciarlo solo», aveva confidato, e la voce le si era incrinata per l’emozione, lei che in pubblico mostrava sempre la stessa faccia, e al telefono non tradiva emozioni mai, neppure quando il dottore perdeva le elezioni. Il timbro era sempre lo stesso, una certa secca e milanese rapidità, la stessa che si avvertiva quando, nel primo governo Berlusconi, chiamava i cronisti a tarda sera: «Ti passo il dottore. Veloce, mi raccomando».
«Non voglio lasciarlo solo», aveva detto rientrando ad Arcore. Ma tanto solo Berlusconi non era. Il ritorno di Marinella è durato poco più di tre mesi. Com’è che cantava Fabrizio DeAndre? «E come tutte le più belle cose/tenesti il posto un giorno solo/come le rose».

In giornata, Berlusconi ha smentito che la Brambilla sia stata licenziata.

Ma quanto ci costa Roma, “capitale del debito”?

ignazio-marino-tuttacronacaSi continua a parlare del Salva Roma e Fosca Bincher affronta l’argomento su Libero in un pezzo dal titolo “La capitale del debito” spiegando che, così come lo è la città, è “Eterno pure il salva Roma. Ci costerà altri 15 miliardi”. Quello che accadrà ora, spiega la giornalista, è che la Capitale “sarà salvata a puntate, ma il copione è già scritto, e il conto della spesa pure: 15 miliardi di euro. Ora è arrivata la tranche da 600 milioni di euro (570 +30) con il decreto legge di Matteo Renzi che pur borbottando si è piegato alle minacce del sindaco capitolino Ignazio Marino”.

Ma il conto della spesa è ancora lungo, e facendo veni- re un brivido sulla schiena dei contribuenti italiani l’ha ben spiegato ieri sul quotidiano Il Messaggero il professore Mas- simo Varazzani, che da metà 2010 guida la gestione com- missariale del debito pregres- so di Roma. Il manager (e banchiere: ha maturato esperienze in Ban- kitalia, al Credito italiano e al- la Cassa depositi e prestiti), quando arrivò il 26 luglio 2010 si trovò di fronte un vero e proprio muro del debito: 22 miliardi e 400 milioni di euro. In gran parte erano debiti fi- nanziari (prestiti e mutui bancari) che ammontavano a 13,8 miliardi di euro. Ma c’erano anche debiti non fi- nanziari per 8,6 miliardi di euro (dalle multe a quelli commerciali). Varazzani si mise al lavoro.

Ottenne una entrata certa da parte del Te- soro: un contributo annuale perpetuo da 500 milioni di euro. Il governo poi si fa rida- re dal Comune di Roma 200 milioni di euro, che per 180 milioni sono pagati dai citta- dini della Capitale grazie a un aumento ad hoc dell’Irpef co- munale, e per 20 milioni sono assicurati dai viaggiatori di tutto il mondo costretti a pa- gare una sovrattassa di im- barco agli aeroporti di Fiumi- cino e Ciampino. Varazzani a quel punto ha la certezza di avere in tasca ogni anno 500 milioni di euro «per sempre». Si mette al lavoro. Scopre che alcuni debiti sono inesigibili, e semplicemente li cancella. Al Comune di Roma avevano svuotato come si dice tutti i cassetti senza nemmeno guardare. Salta fuori ad esempio che continuavano a inseguire 360 milioni di euro di vecchie multe ormai estinte perché da anni era intervenuto un condono. Un credito inesigibile che quindi viene cancellato. Per fortuna accade pure con qualche vecchio debito. Che risulta al primo controllo già saldato. Varazzani dice al governo allora in carica: «Per i debiti finanziari dove posso ricontratterò. Cercherò di fare in fretta e pagare tutti i debiti non finanziari. Quando avrò saldato l’ultimo cent di questa partita però me ne andrò, e la gestione commissariale dovrà esser chiusa». Grazie al contributo perpetuo da 500 milioni è andato dalle banche, e ha scontato con varie operazioni che vengono rinnovate già 30 anni di contributi. E cioè 15 miliardi di euro futuri, che verranno presi per 6 miliardi dalle tasche dei ro- mani e per 9 miliardi da quelle di tutti gli italiani. Man mano ha pagato i debiti, con un lavoro che ha fatto risparmia- re centinaia di milioni di euro di interessi passivi.

Al 31 dicembre scorso ne sono restati in tutto 14,9 miliardi, la gran parte finanziari. Secondo il suo ruolino di marcia nel 2017 avrà pagato tutti i debiti non finanziari, a patto che Marino si dia da fare e regoli debiti fuori bilan- cio, contenziosi ed espropri che in tutto valgono un mi- liardo di euro. A quel punto Varazzani se ne andrà, e la gestione commissariale sarà chiusa. Ma attenzione, non per le tasche degli italiani. Perché – ed è lui stesso a spiegarlo – a quel punto resterebbero i mutui. Quanto? «Qualcosa più di 5 miliardi di euro». Nove già scontati in banca per il futuro, qualcosa più di 5 miliardi alla fine, e 600 milioni di euro ora nella prima tranche: ecco fat- to il conto finale di 15 miliardi prelevati dalle tasche degli italiani (più altri 6 miliardi che verranno da quelle degli abitanti e viaggiatori di Ro- ma). Se vuole restare in sella fino alla fine della legislatura – dunque – Renzi è meglio che metta da parte risorse per Ro- ma. Perché fra 3 anni gli ar- riverà un conto dieci volte su- periore a quello pagato con- trovoglia oggi. «Lo Stato deci- derà che fare. O versa un nuovo contributo annuale per pagare le rate di quegli ol- tre 5 miliardi di mutui, oppu- re salda la cifra subito e li chiude tutti risparmiando su- gli interessi e spalmandosi la spesa su più anni, cosa che la gestione commissariale non può fare…».

Bersani: “Il premier e il suo governo non brillano per umiltà”

Pier-Luigi-Bersani_tuttacronacaPierluigi Bersani, 50 giorni dopo il malore che lo aveva colpito, è tornato in Aula per votare la fiducia al Governo Renzi. L’ex Segretario, ora, ha rilasciato un’intervista a Repubblica durante la quale spiega: “Io non cerco rivincite. E penso che il centrosinistra ha già vissuto molte lotte fratricide che non hanno portato bene”. L’ex segretario garantisce quindi il suo sostegno al premier e sottolinea di avere ”votato il governo con spirito collaborativo”. Quindi continua: ”Il premier e il suo governo non brillano per umiltà. Il punto è che hanno creato aspettative altissime ma resta l’indeterminatezza degli obiettivi”. Bersani ancora assicura: ”Se bisogna aiutare Matteo a rendere più concreti i suoi progetti, noi lo aiuteremo”. Bersani afferma di essere ”d’accordo” sulla flex security, di cui evidenzia però gli alti costi. Ma sottolinea: se ci fossero le coperture, ”un sostegno di 4 anni alle persone che perdono il lavoro può sostituire l’articolo 18. Il grande tabù della sinistra è già stato sostituito in molto casi dalla cassa integrazione in deroga. Allora sarebbe molto meglio scegliere la strada di un reddito di disoccupazione che dura 4 anni magari accompagnandolo a un efficace sistema di formazione professionale”. L’ex segretario spiega ancora che la cassa integrazione ordinaria oggi ”non basta più e quando la cassa è in deroga il modello somiglia sempre di più alla flex security senza averne le regole e in contrappesi”. In merito alle voci sulla sua possibile presidenza del Pd invece risponde: ”Questa è una domanda da non fare. Non all’ordine del giorno”.

Matteo Renzi e i 5 punti “per combattere la Mafia Spa”

renzi-saviano-tuttacronacaRoberto Saviano, nei giorni scorsi, scriveva una lettera a Matteo Renzi per invitare il neo premier a combattere la mafia e ora il segretario dem, che come lo scrittore parla attraverso le pagine di Repubblica, dà la sua risposta:

“Caro Roberto venerdì mattina, mentre leggevo dalle pagine di Repubblica iltuo articolo appassionato, ho pensato subito alle ragazze e ai ragazzi che ho conosciuto nel mio viaggio nella Terra dei Fuochi. O nei campi sottratti alla criminalità che ho visitato da amministratore, da Canicattì a Corleone, e – insieme a loro – alle tante persone perbene che hanno scelto, “nelle terre di mafia” di fare comunque la propria parte (…)”

Il premier parla quindi dei 5 punti “per combattere la Mafia Spa”:

Autoriciclaggio. Prevedo l’introduzione del delitto di autoriclaggio per punire così l’estorsore o il pusher che reimpiega il provento dei delitti.
Certificazione. Va ripensata la certificazione antimafia: troppo spesso si riesce ad aggirare. Servono controlli più severi.
Beni confiscati. Con urgenza porrò il tema della riforma dell’Agenzia nazionale dei Beni confiscati: restituire ai cittadini quanto i clan hanno loro sottratto.
I manager. Nei Comuni sciolti vanno inviati manager che possano operare a tempo pieno anche in deroga alle regole del patto di stabilità .
Corruzione. Ha un costo che ammonta a 60 miliardi di euro ogni anno. E’ fondamentale dare piena attuazione alle legge 190 del 2012. Mi impegno a nominare immediatamente, a partire già dai prossimi giorni, il Commissario anticorruzione, come previsto dalla stessa legge.

Ancora, nella sua lettera Matteo Renzi prende l’impegno di “nominare immediatamente, a partire già dai prossimi giorni, il Commissario anticorruzione”, come previsto dalla legge 190 del 2012. ed infine promette sostegno alle vittime: ”Mai più la sensazione di essere stati lasciati soli dallo Stato dopo aver denunciato!”.

“Se facessi parte del M5S mi avrebbero già espulso”: Civati al grillino

civati-battibecco-grillino-tuttacronacaPippo Civati si prende del “Poliziotto buono” del Partito democratico e viene punzecchiato da un pentastellato che chiede un cambio radicale della vita politica “capovolgendo la piramide”. Durante la presentazione milanese del libro del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, “Il primo cittadino” una attivista del M5s ha detto: “Critichi sempre il Pd ma fai comunque parte del partito. Giochi a fare il poliziotto buono”. Civati ha replicato tranquillamente: “Se avessi fatto parte del vostro movimento, mi avrebbero già espulso. Per fortuna nel mio partito si può ancora dissentire”.

 

L’ex governo lascia il conto dei rimborsi: la Kyenge ha speso più di Letta!

cecile-kyenge-rimborsi-tuttacronacaE’ Franco Bechis, su Lubero, a parlare del conto lasciato da Letta “e la sua squadretta ministri e sottosegretari senza portafoglio” a palazzo Chigi per farsi “rimborsare le spese di viaggio, di vitto e di alloggio per i viaggi ufficiali effettuati in Italia e all’estero senza copertura preventiva delle spese.” In totale, 127.143,64 euro. A far lievitare la cifra è stato l’ex ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, che ha chiesto un rimborso complessivo di 53.895,47 euro, di cui 42.740,74 in mezzi di trasporto e 11.154,73 in pernottamenti e pasti. Da qui, il titolo dell’articolo di Bechis: “Trottola Kyenge: in viaggi e cene ha speso più di Letta”. Spiega il giornalista:

È la cifra più alta spesa dagli ospiti di palazzo Chigi (non sono resi pubblici invece gli importi spesi dai ministri e vice con portafoglio), ed è di molto superiore al rimborso presentato dallo stesso Letta, che complessivamente ha speso 36.191,97 euro, di cui 20.059,72 euro in viaggi e 16.132,25 euro in pernottamenti e pranzi (capitolo in cui ha superato la Kyenge). Terzo posto in classifica fra i ministri mangianti e itineranti per l’ex ministro delle Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello che ha speso in trasporti 9.653,55 euro, in pranzi e notti fuori 2.109 euro e per indennità extra di trasferta 418,49 euro. Al quarto posto l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Expo 2015, Maurizio Martina, oggi diventato ministro dell’Agricoltura: ha speso in tutto 7.269,26 euro. Quinto posto in classifica per l’ex ministro degli Affari europei (non c’è più lui e nemmeno il ministero) Enzo Moavero Milanesi, che ha presentato un conto assai ridotto rispetto alla missione istituzionale: 5.147,65 euro. Seguono in classifica con cifre minori l’ex ministro della Funzione Pubblica Giampiero D’Alia e gli ex sottosegretari Giovanni Legnini, Sabina De Camillis e Sesa Amici, tutti e tre entrati una seconda volta nel governo di Matteo Renzi.

Ma il giornalista ci tiene a sottolineare che

queste note spese non sono relative a tutti i viaggi istituzionali effettuati, ma solo a quelli al di fuori del costo ordinario che non viene computato. Quindi non sono considerate visite con auto di servizio già spesata, né quelle con pernottamenti istituzionali e pranzi offerti da altre autorità.

A questo punto non resta che analizzare come e quando siano stati spesi questi soldi:

La spesa è lievitata soprattutto grazie ai viaggi di settembre della Kyenge, che sono quattro e hanno coinvolto il ministro e due collaboratori che l’hanno accompagnato. La nota spese di quel mese è stata di 21.117,11 euro per i trasferimenti e di 5.068,71 euro complessivi per pagare le notti e i pasti. Fra questi viaggi due sono stati italiani, a Torino per incontrare la Nazionale di calcio (fu la volta in cui non si presentò all’appuntamento Mario Balotelli che preferì dormire) e al festival del cinema di Venezia proprio ai primi di settembre. Altri due (ma in realtà uno solo, a tappe) in Nord e Sud America. Il giorno 11 settembre la Kyenge era infatti a New York, per un pranzo organizzato in suo onore dal Gei, organizzazione degli italiani della grande mela presieduta da Lucio Caputo. È presumibile che l’ospitalità e almeno i pasti siano stati garantiti al ministro italiano che era invitato. Da lì poi lei è volata in Colombia, a Calì, dove si stava svolgendo già da alcuni giorni il vertice mondiale degli afro-discendenti. La Kyenge era l’unico membro di un governo -salvo i colombiani- a partecipare a quella manifestazione, dove era stata invitata in quanto personalità che partendo dall’Africa aveva fatto carriera. Al vertice erano presenti circa mille ex africani che hanno avuto successo nella carriera pubblica o privata in altro paese. L’unico esponente politico di rilievo a parte la Kyenge era il reverendo americano Jessie Jackson. Poi c’erano sindaci, letterati, scienziati, musicisti e sportivi. Certo in quel viaggio è spiegata gran parte della spesa. Ma la Kyenge è stata l’unica a presentare note viaggi ogni mese della sua permanenza al governo. Fino alla fine di gennaio.

Il “governicchio” Renzi attraverso la lente di Marco Travaglio

travaglio-tuttacronaca-governicchioDopo che aveva intitolato “Incoerenzi” un articolo apparso sul Fatto il giorno successivo alla nomina dei ministri da parte del nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi, Marco Travaglio ora analizza le nuove nomine, quelle di viceministri e sottosegretari. E il governo Renzi si trasforma in “un governicchio di riciclati, lottizzati, lobbisti e mezze tacche”, “con una lista di 44 fra viceministri e sottosegretari che c’è da sporcarsi soltanto a sollevarla con una canna da pesca”. Tuttavia Travaglio non ha perso del tutto la speranza che il neo premier, alla fine “farà qualcosa di buono”, ma a leggere l’articolo le cose stanno volgendo al peggio:

“se il buongiorno si vede dal mattino c’è poco da stare allegri. […] La maschera di Matteo Renzi è caduta : la rottamazione era un bluff, una trovata propagandistica per prendere il potere, raggiunto il quale il rottamatore si comporta come il più decrepito dei partitocrati Ancien Regime”.

L’analisi dei singoli viceministri e sottosegretari è impietosa:

“Gli inquisiti sono addirittura quattro: il 10 per cento, un’ottima media che fa impallidire quella di Letta. Tutti e quattro sono targati Pd: Francesca Barracciu, Umberto del Basso de Caro, Vito De Filippo e Filippo Bubbico.

I primi tre rispondono di peculato per le ruberie sui rimborsi regionali. La sarda Francesca Barracciu, in quanto indagata, non poteva essere candidata a governatore di Sardegna, ma fare il sottosegretario può eccome. Alla Cultura, ovviamente.

Il campano Umberto del Basso de Caro, gestirà le Infrastrutture con l’ottimo ministro Maurizio Lupi (anche lui inquisito da ieri per abuso a Tempio Pausania)

Filippo Bubbico: essendo sotto processo a Potenza per abuso d’ufficio, rimane a pie’ fermo viceministro dell’Interno.

L’ex governatore lucano Vito De Filippo dovette dimettersi l’anno scorso con tutta la giunta indagata in blocco, dunque ora si divide fra l’inchiesta per peculato e il ministero della Salute”.

L’esame di Marco Travaglio prosegue con altri due nominati alle Infrastrutture :

“il sottosegretario Ncd Antonio Gentile, celebre per aver candidato Berlusconi al Nobel per la Pace e per aver bloccato le rotative de L’Ora della Calabria per occultare la notizia del figlio indagato;

il viceministro socialista Riccardo Nencini, amicone di Riccardo Fusi asso pigliatutto della cricca della Protezione civile”.

Le nomine al Ministero della Giustizia segnano

“anche ufficialmente il ritorno di Silvio Berlusconi al governo per interposti viceministro Enrico Costa (ora Ncd) e sottosegretario Cosimo Ferri”.

Di Ferri, Marco Travaglio elenca una serie di fatti che, senza avere rilevanza penale

“(il suo nome salta fuori dalle intercettazioni di alcuni fra gli scandali più vergognosi degli ultimi anni: Calciopoli, loggia P3 e caso Agcom-Annozero”),

basterebbe

 ”almeno per tenerlo lontano dalla Giustizia”.

Del neo-viceministro alla Giustizia, Enrico Costa, Marco Travaglio rircorda che

“nella scorsa legislatura, da capogruppo Pdl in commissione Giustizia, firmò come autore o promotore o addirittura relatore tutte le peggiori leggi vergogna approvate o tentate dalla banda Berlusconi: lodo Alfano 1 e 2, legittimo impedimento, processo breve, processo lungo, prescrizione breve, bavaglio-intercettazioni e altre porcate”.

Renzi paga tutti: mille euro al mese a disoccupati e precari

renzi-poletti-tuttacronacaIl neo premier ne ha dato l’annuncio ieri: entro 15 giorni sarà pronto una proposta sul lavoro. Nel frattempo, tuttavia, serve pensare anche a chi il lavoro l’ha perso, non l’ha mai trovato oppure prosegue a balzelli come i collaboratori a progetto. L’intenzione del presidente del Consiglio è quella di estendere ai precari i sussidi per chi è senza lavoro. Il requisito è quello di aver lavorato almeno per tre mesi. Una simile manovra, stando a quanto sostiene il quotidiano Libero, costerà allo Stato 1,6 miliardi in più di oggi e quindi il conto arriverà a 8,8 miliardi di Euro. I fondi non dovrebbero rappresentare un problema in quanto sarebbero ricavati dai fondi per la cassa integrazione in deroga. Nel frattempo, il ministro del Lavoro Poletti è al lavoro sul piano da presentare entro quindici giorni. Spiega Libero:

Il programma del ministro si chiama Naspi. Un sussidio di disoccupazione universale, destinato a tutti coloro che perdono il posto. Tutti. Compresi i meno protetti tra i precari: i collaboratori a progetto, oggi fuori da quasi tutti i sostegni. Un assegno da 1000 euro per chi ha perso il posto di lavoro. E’ questa in sintesi la riforma che il governo si appresta a varare. 

Il piano, scrive Libero,  è stato messo a punto nei dettagli

dal politologo Stefano Sacchi e fatto proprio prima dalla segreteria del Pd, poi diventato base di discussione per il governo.  Secondo le previsioni del governo il piano assicurerà protezione anche a quel milione e 200 mila lavoratori, ora per diversi motivi totalmente senza rete, in caso di disoccupazione. 

L’estensione del sussidio

potrebbe essere finanziata con uno spostamento di risorse dalla Cig in deroga, che vale 2,5-3 miliardi annui. Il dossier sarà esaminato nei prossimi giorni anche da Giuliano Poletti. “Ne parlerò con il ministro”, conferma Filippo Taddei, responsabile economia del Pd. “È il piano più ragionevole di tutti, perché include anche gli atipici. E siamo fiduciosi che possa diventare il piano del governo”. Per ottenere il sussidio bisognerà aver lavorato tre mesi, non più necessari i due anni contributivi.

Pensioni: ulteriori penalizzazioni in vista? La nota della Cgil

pensioni-tuttacronaca-cgilVera Lamonica, segretario confederale della Cgil, ha redatto una nota per denunciare che ”I lavoratori e le lavoratrici che in questi giorni stanno presentando domanda di pensionamento anticipato rischiano di trovarsi ulteriori penalizzazioni che, come nel caso della scuola, li costringerebbero ad allungare di un altro anno il loro lavoro”. E spiega: ”Questa penalizzazione è il portato delle previsioni assurde della legge Fornero e anche delle successive interpretazioni date dall’Inps e soprattutto dall’ex Inpdab”. Ancora, la dirigente sindacale prosegue sottolineanche che la legge Fornero ”prevede il mancato calcolo nell’anzianità contributiva utile per non incorrere nelle penalizzazioni previste per chi va in pensione anticipata prima dei 62 anni, di una serie di periodi quali ad esempio la cassa integrazione straordinaria, la disoccupazione, la mobilità o la partecipazione agli scioperi. Successivamente un parzialissimo intervento del Parlamento ha corretto ma non risolto il problema”. La Cgil, quindi, conclude Lamonica, chiede ”all’Inps e al Ministero del lavoro di impedire un ulteriore pesante effetto sulla vita delle persone, correggendo innanzitutto interpretazioni che appesantiscono norme inique che vanno comunque cancellate”.

“Espulsioni illecite”: l’ex attivista M5S scrive a Grasso

espulsioni-m5s-tuttacronacaGiovanni Panunzio ha scritto al presidente del Senato della Repubblica chiedendo che venga valutata l’illegittimità del provvedimento di espulsione dei quattro Senatori pentastellati Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Lorenzo Battista e Fabrizio Bocchino. Panunzio, fondatore dell’Osservatorio Antiplagio, è un ex attivista cagliaritano del M5S che dopo le espulsioni dei quattro senatori ha lasciato il Movimento. Questo il testo:

“A seguito delle espulsioni di alcuni senatori dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle mi permetto di farle notare che lo statuto del M5S depositato in Senato dice che ‘Gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato’, come previsto tra l’altro dall’art. 67 della Costituzione. E’ evidente pertanto che nel momento in cui viene espulso un parlamentare del M5S, solo perché ha espresso una legittima opinione, lo statuto in questione diventa carta straccia, sia dal punto di vista tecnico, che dal punto di vista morale. Pertanto Le chiedo di fare quanto è nelle sue possibilità per mettere in discussione lo statuto del M5S e sollecitare opportune modifiche al testo. In alternativa chiedo di valutare l’illegittimità del provvedimento di espulsione in quanto in contrasto con l’art. 67 della Costituzione e con lo statuto a cui il M5S fa riferimento, sconfessato dal suo stesso fondatore”.

Le scadenze di Renzi: entro 15 giorno le proposte sul lavoro

renzi-auguri-tuttacronacaPrima i giuramenti della sua squadra, poi i due annunci: una proposta sul lavoro entro 15 giorni e la riforma del fisco entro maggio. “In 15 giorni immaginiamo di dover mettere in campo la proposta sul lavoro che è molto urgente perché ci viene chiesta non solo dalle istituzioni internazionali ma da quel 12 per cento di giovani e cinquantenni che hanno perso lavoro e non riescono a ritrovarlo”, ha annunciato poi Renzi. “Tutti voi sapete che l’Italia ha la possibilità di farcela, di uscire da questa situazione di difficoltà”, ha quindi sottolineato ricordando i “terrificanti” dati usciti oggi sulla disoccupazione in Italia. “La delega fiscale è un passaggio importante, entro maggio la riforma del fisco”, ha aggiunto. E poi il semestre di presidenza italiana dell’Ue che secondo Renzi deve essere un semestre “in cui l’Italia non prende la linea ma prova a raccontare un’altra idea di Europa”.  Il premier ai viceministri e sottosegretari ha poi fatto i suoi auguri: “Vi auguro di essere all’altezza, è l’augurio che faccio a me stesso e che mi lascia inquieto, come è giusto per chi ha responsabilità così grandi. Il mio augurio è che tornando a casa proviate i brividi, un senso di vertigine e di preoccupazione per questa sfida a cui ci chiama il Paese”. “Voglio farvi, farci di cuore gli auguri di buon lavoro, sul nuovo governo c’è un’attenzione significativa nel paese, nei mercati internazionali, nella comunità europea. Vediamo come sia forte la domanda di fiducia speranza, bisogno, certezza con cui si guarda all’Italia. Dovete, dobbiamo essere degni di onore” per gli incarichi ai quali dobbiamo adempiere, ha aggiunto Renzi dopo il giuramento. L’incarico “non deve essere un punto di arrivo come dicono i giornalisti, ma un punto di partenza, o di ripartenza”. E ancora: “L’Italia può farcela” ad uscire dalle difficoltà, “noi non dobbiamo fare meglio di altri governi, dobbiamo dare il meglio di noi stessi. La politica è l’unica risposta alla crisi che la società sta vivendo, psosiamo dare una risposta reale”.

Pisapia e la frecciata a Marino: “Milano ce l’ha fatta da sola”

pisapia-milano-tuttacronacaOggi a Palazzo chigi si è discusso del decreto Salva-Roma e il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, non ha mancato di lanciare una frecciata a distanza al suo collega romano Ignazio Marino: “Milano, ancora una volta, ce l’ha fatta da sola. È chiaro che, quantomeno, non ci deve essere, rispetto alle spese straordinarie per Expo, un silenzio da parte del governo, ma so che c’è una grande attenzione, tanto è vero che lunedì saranno, a Milano, 4 ministri, con cui discuteremo delle nostre necessità e, una delle prime, è, sicuramente, la deroga al Patto di Stabilità, quantomeno per le opere di Expo”. A margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar di Milano Pisapia ha inoltre assicurato: “Non voglio fare polemiche con altre città, con altri sindaci, quello che è necessario è che ci sia un rilancio dell’intero Paese”, e ha spiegato: “Non è un problema di Roma o di Milano ma dell’intero Paese”. Quindi ha concluso: “È l’intero Paese che deve essere smosso, deve essere rilanciata l’economia, dare possibilità di nuova occupazione e, sicuramente, Milano ha dimostrato che è all’avanguardia: ha resistito e superato la crisi e qua devono esserci gli investimenti necessari per salvare il Paese da una crisi profonda”. A quanto ha appreso l’Ansa, nel testo del decreto Salva Roma approvato dal Consiglio dei Ministri sono stati inseriti 25 milioni di euro destinati a Expo 2015, che erano già stati previsti nel precedente Salva Roma.

Il primo passo falso del governo Renzi: le due nomine imbarazzanti

problemi-renzi-tuttacronacaPasso falso per Matteo Renzi e il suo nuovo governo, nello stesso giorno in cui viene resa nota la lista di viceministri e sottosegretari, e si scopre che il ministro Lupi è indagato in Sardegna, impossibile non notare la nomina di Antonio Gentile (Ncd) a sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti e quella di Francesca Barracciu (Pd) alla cultura. Entrambi sono infatti coinvolti in vicende recentissime, impossibile che i collaboratori del premier non ne fossero a conoscenza. gentile-tuttacronacaCosì si legge sull’Huffington Post:

Il primo, Gentile, l’uomo di Angelino Alfano in Calabria, è toccato da una inchiesta sulla sanità calabrese ed è stato chiamato in causa nella censura del quotidiano L’Ora della Calabria. Questo ultimo fatto è accaduto nella notte tra il 18 e il 19 febbraio, quando dalla redazione del quotidiano diretto da Luciano Regolo vengono inviate le pagine alla tipografia per la stampa. In prima pagina una notizia clamorosa, in esclusiva: il figlio del senatore Antonio Gentile, Andrea, è indagato per abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione per delinquere. Il direttore Regolo dice di ricevere una telefonata dal tipografo che si propone come mediatore della famiglia Gentile: il giornale potrà uscire soltanto se epurato della notizia. Regolo naturalmente si rifiuta di eseguire l’ordine, ma il tipografo insiste e secondo le parole del direttore usa un linguaggio mafioso: “Attenzione perché quando il cinghiale viene ferito, poi ammazza tutti”.

Regolo riferisce che quste parole di minaccia sarebbero state usate anche con l’editore del quotidiano, Alfredo Citrigno, che comunque aveva già tentato di convincere Regolo a togliere quella news. La direzione però è irremovibile, e nella notte un improbabile incidente alle rotative impedisce che il quotidiano esca. La notizia è stata poi pubblicata lo stesso 19 febbraio nel sito online del quotidiano, mentre Regolo ha convocato una conferenza stampa per denunciare il brutto episodio, poi ripreso dalla stampa nazionale. Sul caso la Procura di Cosenza ha aperto un fascicolo, mentre Antonio Gentile ha respinto qualsiasi implicazione nell’episodio. E a quanto pare il neo premier non si è posto un problema di opportunità politica per sua presenza nel governo.

Quello del senatore calabrese non è l’unico nome fuori logo nella lista dei sottosegretari. Renzi infatti ha ripescato a sorpresa Francesca Barracciu (Pd), candidata alle regionali della Sardegna e poi costretta a fare marcia indietro perché coinvolta in una inchiesta sui fondi regionali sardi che ha portato lo scorso novembre all’arresto dell’ex capogruppo Pdl Mario Diana, del consigliere Carlo Sanjust (Pdl) e dell’imprenditore Riccardo Cogoni. Barracciu è accusata di peculato in una indagine che ha coinvolto quasi tutti i gruppi consigliari. Secondo gli inquirenti i fondi destinati ai gruppi sarebbero stati utilizzati a scopi personali.

Il ministro Lupi indagato in Sardegna

maurizio-lupi_indagato-tuttacronacaIl ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e l’attuale responsabile dell’autorità portuale di Olbia Fedele Sanciu risultano indagati dalla procura della Repubblica di tempio Pausania per concorso in abuso in atti d’ufficio. L’inchiesta riguarda la nomina del commissario dell’Authority del porto di Olbia. L’indagine è scattata a seguito della nomina a commissario di Sanciu, ex senatore del Pdl. Quello che la procura vuole chiarire sono competenze e titoli accademici necessari per ricoprire l’incarico, anche dopo aver ricevuto un esposto, da un consigliere provinciale, che ha chiesto alla magistratura inquirente di verificare la congruità dei requisiti in relazione all’incarico assegnato. Come ricorda Repubblica, un fatto analogo era accaduto alcuni mesi fa, con una inchiesta avviata dalla Procura di Cagliari, per la nomina dell’ex senatore del Pdl Piergiorgio Massidda, al vertice del porto del capoluogo.

Dopo la sua decadenza per carenza di titoli era stato rinominato, ma come commissario straordinario del Porto, da Lupi dopo vari ricorsi al Tar da chi accampava maggiori diritti per quell’incarico. La parola finale il 29 gennaio l’ha posta il Consiglio di Stato respingendo la richiesta di sospensiva della sentenza che aveva estromesso Massidda dalla presidenza. Lupi lo aveva ricollocato commissario ed era scattata l’inchiesta del pm di Cagliari con l’accusa di abuso d’ufficio per il ministro verso il quale dovrebbe essere il tribunale dei ministri a procedere.

Il primo Cdm dell’era Renzi… e Topo Gigio come ambasciatore!

topo-gigio-tuttacronacaSi è tenuto il primo Consiglio dei Ministri dell’era Renzi ed è stato il via libera a un nuovo dl Salva Roma, che servirà a colmare il buco di bilancio della capitale. Il sottosegretario Delrio ha precisato: “La cifra rimane la stessa ma le modalità sono diverse: non c’è un trasferimento di soldi dal governo al comune di Roma, ma tra il Commissario (che dal 2008 gestisce il piano di rientro governativo, varato nel 2008, ndr) e il Comune. I soldi anziché essere diluiti nel tempo vanno erogati. Ovviamente ci vuole poi un piano di rientro”. Ancora, il sottosegretario ha parlato della Tasi: “è una tassa municipale che andrà regolata dai sindaci come è giusto che sia e che saranno in grado di renderla più equa e flessibile” . Questo significa sostanzialmente che gli enti locali potranno anche effettuare i ritocchi verso l’alto concordati con il precedente esecutivo. Un punto, questo, che ha subito scatenato i commenti negativi di Forza Italia. Sempre nel corso del CDM, che ha dato il via libera alla nomina dei nuovi sottosegretari e viceministri, “è stata introdotta una procedura unica per la domanda e l’autorizzazione del permesso di soggiorno e quella del lavoro. Un unico documento in cui vengono unificate le due procedure”. Infine, è stata cancellata la cosiddetta web-tax. Lo ha spiegato Delrio in conferenza stampa e lo ha confermato lo stesso premier via Twitter. Che ha puntualizzato: “Rimossa la web tax, ne riparleremo in un quadro di normativa europea”.

Nel frattempo Cino Tortorella, meglio noto come Mago Zurlì, ha parlato del Salva Roma: “Propongo Topo Gigio come ambasciatore del made in Italy in tutto il mondo. Aiuterei sia Marino che Renzi”. A chiamarlo in causa, ieri, era stato proprio il sindaco di Roma: “Io non sono il mago Zurlì”, aveva detto Marino. E lui oggi si dichiara disponibile ironicamente ad aiutare il primo cittadino: “Ieri mi ha citato il sindaco Marino e qualche tempo fa lo stesso Renzi – ha spiegato – e li ringrazio entrambi per avermi evocato perchè ormai Mago Zurlì è un personaggio come Mago Merlino. Resto a disposizione per fornire a loro, ed a chi veramente voglia fare qualcosa di concreto per l’Italia ma soprattutto per i cittadini italiani. Con me c’è anche Topo Gigio che si offre come ambasciatore del Made in Italy. Sarò felice di dare il mio modesto contributo a titolo gratuito. Per il compenso di Topo Gigio, credo che possa bastare un pezzo di Groviera”. Tortorella ha poi aggiunto: “Il mio è stato solo uno scherzo e non una critica. Vivo a Milano e se dicesse qualcosa il sindaco della mia città, una piccola critica gliela farei. Ho quattro figli e vorrei sicuramente una Italia più serena. A Renzi di sicuro una mano – conclude – gliela darei volentieri non solo con i superpoteri di mago Zurli ma anche come Cino Tortorella se facesse qualcosa di utile per i bambini perchè per loro ci sarei sempre al di là del partito politico che me lo chiede”.

Le pensioni pagate… a chi è vissuto ed è morto all’estero!

pensioni-emigrati-tuttacronacaSi parla molto delle pensioni, sempre in attesa di qualche risposta. E diversi sono i casi di cronaca che parlano di morti celate per continuare a percepire quella di un familiare. Ma non solo: la Guardia di finanza di Tropea, come riporta l’Ansa, ha condotto una verifica su alcune posizioni di cittadini emigrati che, pur avendo mantenuto la residenza in Italia, potevano essere deceduti all’estero. Si è così scoperto che l’Inps, non avendo cognizione dei possibili decessi, aveva continuato ad erogare le provvidenze con danni per l’erario. Gli accertamenti proseguono per scoprire casi analoghi ma nel frattempo l’Istituto ha recuperato quasi 90 mila euro.

Viceministri e Sottosegretari: il governo Renzi presenta la lista

renzi-lista-tuttacronacaE’ stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, a comunicare che il Governo Renzi avrà in tutto 62 membri: oltre ai 16 ministri ci saranno 35 sottosegretari e 9 viceministri. Questa la lista completa:

Sottosegretari alla presidenza del Consiglio
Luca Lotti (PD), Marco Minniti (PD), Sandro Gozi (PD)

 Viceministri
Interni – Filippo Bubbico (PD)
Economia – Enrico Morando (PD), Luigi Casero (Ncd)
Sviluppo Economico – Carlo Calenda (Sc)
Telecomunicazioni – Antonello Giacomelli (PD)
Esteri – Lapo Pistelli (PD)
Infrastrutture – Riccardo Nencini(Psi)

Sottosegretari 
Interni – Gianpiero Bocci (PD), Domenico Manzione (Ncd)
Istruzione – Angelo D’Onghia (Popolari), Gabriele Toccafondi (Ncd),Roberto Reggi (PD)
Economia – Pier Paolo Baretta (PD), Enrico Zanetti (Scelta Civica), Giovanni Legnini (PD)
Sviluppo Economico – Claudio De Vincenti (Pd), Simona Vicari (Ncd)
Lavoro- Massimo Cassano (Ncd), Teresa Bellanova (PD),  Franca Biondelli (PD), Luigi Bobba (PD),
Esteri – Mario Giro (Popolari per l’Italia), Benedetto Della Vedova (Sc)
Difesa – Domenico Rossi(Udc), Gioacchino Alfano (Ncd)
Giustizia – Enrico Costa (Ncd), Cosimo Ferri (indipendente)
Affari Regionali – Gianclaudio Bressa (PD)
Salute – Vito De Filippo (PD)
Cultura – Francesca Barracciu (PD), Ilaria Borletti Buitoni (Sc)
Coesione Territoriale – Vincenzo De Luca
Infrastrutture – Antonio Gentile (Ncd), Umberto Del Basso De Caro (PD)
Riforme e Rapporti col Parlamento – Ivan Scalfarotto (PD), Luciano Pizzetti (PD), Maria Teresa Amici (PD)
Agricoltura – Andrea Olivero (Popolari) e Giuseppe Castiglione (Ncd)
Ambiente – Silvia Velo (PD), Barbara Degani (Ncd)
Semplificazione e Pubblica Amministrazione – Angelo Rughetti (PD)

26 medaglie per 26 deputati: Grillo “premia” i pentastellati sanzionati

medaglia-m5s-tuttacronacaLa cosiddetta “ghigliottina” messa in atto da Laura Boldrini durante la discussione sul decreto Imu/Bankitalia dello scorso gennaio aveva dato il via alla protesta grillina con i pentastellati che si erano visti stroncare in questo modo l’ostruzionismo ad oltranza. Ieri sono arrivate le sanzioni e oggi Beppe Grillo dimostra tutta la sua ammirazione per i 26 deputati M5S sospesi. Secondo l’ex comico, infatti, meritano “26 medaglie”. Nel post Grillo denuncia la diversa entità delle sanzioni comminate ai deputati M5S e al questore Dambruoso: “Un cittadino che picchia una donna fuori dal Parlamento finisce in gattabuia. Dambruoso resta al suo posto di questore a sovrintendere all’ordine dell’aula!”.

“Arrivano le impressionanti sanzioni ai portavoce deputati del M5S” che “fece ostruzionismo, e alla fine la Boldrini applicò per la prima volta nella storia l’ormai famosa “ghigliottina” tagliando gli interventi in aula e approvando il decreto senza altre discussioni. Il M5S protestò rumorosamente, la deputata Lupo si beccò un ceffone in faccia ad opera dell’illustre statista questore Dambruoso, e oggi arriva la sentenza della Presidenza che punisce tutto ciò. Punisce, ovviamente, solo il M5S: ben 26 i deputati “espulsi” dai lavori di aula fino a 25 giorni, inclusa Loretta Lupo”, si legge nel blog, a firma di “M5S Camera”.

Nel post di definisce come “privilegi da Casta”, la disparità delle sanzioni comminate a Dambruoso e ai deputati Cinque Stelle. “Ma non vi preoccupate: molti di loro saranno nelle piazze, nei mercati, nei paesi a parlare con i cittadini. Un MoVimento inarrestabile”, conclude il post.

“Zitti, quattro e a casa”: la Taverna si esprime tramite Totti sui dissidenti espulsi

4-e-a-casa-tuttacronacaLa grillina Paola Taverna ha scelto il celebre gesto del capitano giallorosso Francesco Totti per festeggiare su Facebook l’espulsione di quattro membri del Movimento 5 Stelle: Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, che si sono macchiati di quello che per i pentastellati sembra il tradimento supremo, la maggior colpa possibile: pensare con la propria testa e criticare Grillo. La scelta del gesto di Totti non è casuale, con il suo chiaro riferimento al “Zitti, quattro e a casa” del capitano in occasione di un match contro la Juve vinto dai giallorossi per quattro reti a zero. Intervistata da Repubblica Paola Taverna non ha infatti nascosto la felicità: “Abbiamo fatto finalmente chiarezza. Sono felice come una iena”. E ancora: ”Stanotte pensavo: dov’è l’inghippo. Poi mi sono iluminata: il Pd vuole entrare nel Pse. E Renzi, per entrarci, ha bisogno di cambiare maggioranza”, spiega la senatrice grillina aggiungendo a proposito degli espulsi: ” Faranno insieme un gruppo aggiuntivo per Renzi”. A proposito della voce che parla di altri sette abbandoni al gruppo, la Taverna dice: “Siete fuori strada. Molti di meno, se mai qualcuno dovesse ancora andarsene”.

Il braccio di ferro Renzi-Marino: oggi in CDM il nuovo decreto Salva Roma

salvaroma-tuttacronacaRenzi è sempre stato il difensore del “partito dei sindaci” ma non per questo Ignazio Marino ha una strada preferenziale e ormai con il neo premier è già ai ferri corti. Tutto è iniziato quando il governo ha ritirato il dl Salva Roma. Il primo cittadino della Capitale ha risposto con attacchi frontali: “Io da domenica blocco la città. Quindi le persone dovranno attrezzarsi, fortunati i politici che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani no”. Un messaggio letto come assist all’antipolitica, in perfetto stile grillino, proprio mentre i partiti di governo tentano di salvare la Capitale dal default. E mentre il tempo scorreva, Marino diventava sempre più allarmista: “Per marzo non ci saranno i soldi per i 25 mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o per raccogliere i rifiuti”. E giusto per gettare altra benzina sul fuoco: “neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria”. Marino è sul piede di guerra: “Sono veramente arrabbiato, anche i romani sono arrabbiati e hanno ragione, dovrebbero inseguire la politica con i forconi”. Quest’ultima uscita non è piaciuta a nessuno del Pd e ha mostrato una volta in più come i rapporti siano sempre più tesi. Il sindaco della Città Eterna, poi, se la prende contro chi si è opposto al Salva Roma e vi ha fatto piovere sopra un numero enorme di emendamenti: “Il parlamento non può essere un centro studio o un centro divertimento per gli onorevoli della Lega o del M5S”, dice. Ma non risparmia un sarcasmo che sembra avere obiettivi ben più ampi: “Questo decreto è rimasto 42 giorni in Senato, io nello stesso tempo mi sarei laureato in fisica”. Ma a MArino non piace neanche il nome “bugiardo” dato al decreto Salva Roma e attacca ancora i leghisti: “In altri Paesi movimenti sorti da persone che bruciano la bandiera di solito li mettono in prigione e buttano le chiavi”. Ma le dimissioni, in questo momento, non sono un suo pensiero: “Si annunciano quando si è pronti a dimettersi. In questo momento non risolverebbero”. Il primo cittadino si è placato solo dopo delle telefonate infuocate con Palazzo Chigi, in particolare con un Renzi furioso per le uscite del sindaco di Roma. E alla fine, Marino fa un respiro: “Io ho fiducia perché sia Delrio che Renzi sono stati sindaci e conoscono cosa significa gestire un bilancio ed avere a che fare con le esigenze dei cittadini”.

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