Quei bambini decapitati e mutilati

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E’ stata  l’Unicef a evidenziare che il massacro dei bambini travolti dalla guerra civile che da marzo dell’anno scorso sta dilaniandoil centrafrica non è finita, ma i principali media internazionali hanno cessato di parlarne e così ogni giorno altri bambini vengono decapitati o mutilati. All’inizio sono stati soprattutto i musulmani dell’organizzazione Seleka che destituì il presidente Francois Bozizè a rendersi colpevoli di questi atti disumani, poi però non è mancata la vendetta dei cristiani che hanno portato la stessa violenza e lo stesso orrore. Oggi chiunque possiede un machete o un arma si macchia di questi delitti, in una guerra fratricida senza più confini. «Le ultime settimane – ha denunciato oggi l’Unicef attraverso Manuel Fontaine, uno dei suoi responsabili – sono state segnate da livelli di violenza senza precedenti contro i bambini, vittime di attacchi settari e di rappresaglie da parte delle milizie anti-balaka (a maggioranza cristiana) e dei combattenti Seleka (a maggioranza musulmana).  I bambini sono sempre più obiettivo di attacchi per la loro religione, o per la comunità cui appartengono: almeno 113 sono stati uccisi o mutilati, alcuni in modo orribile».  «Un paese dove gli adulti possono, nell’impunità più totale, colpire piccoli innocenti non ha futuro», ha detto Fontaine, raccontando di bambini decapitati e mutilati intenzionalmente.  Ci sono poi i bambini a cui si è reso necessario amputare un arto a causa anche della mancanza di medicine e crescono anche le fosse comuni con corpi senza nome e senza identità. L’ultima scoperta è avvenuta in un vecchio deposito di carburante ormai abbandonato, non lontano da Bagui, il quartier generale degli ex combattenti Seleka, e proprio in questa cisterna sono stati rinvenuti in stato di avanzata decomposizione o addirittura scheletri di tredici cadaveri.

«Le vittime sono state gettate dentro ancora vive – ha riferito il procuratore locale – si sono dibattute a lungo». Ma non ce l’hanno fatta.  Così, durante tutta la giornata, si sono moltiplicati gli appelli (tanti) e gli impegni (pochi). L’Onu ha rispolverato il «rischio di pulizia etnica e di catastrofe umanitaria» e vuole una maggiore presenza francese (la repubblica centrafricana è una ex colonia di Parigi),ma la Francia si è naturalmente rivolta all’Unione Europea, la quale ha saputo solo esprimere profonde parole di dolore e di condanna, ma nei fatti la situazione non è cambiata. Ora il Hollande ha deciso di mandare altri 400 militari che si aggiungeranno ai 1600 già presenti nella repubblica Centroafricana, una goccia nel mare di violenza e devastazione che difficilmente potrà essere risolutiva. Ma soprattutto non c’è una pianificazione nè un progetto di pacificazione per cui ogni intervento sembra cadere nel vuoto. E pensare che la Repubblica Centroafricana è uno dei paesi più ricchi al mondo, ma la popolazione è tra le più misere dell’intero pianeta.

 

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Armi siriane a Gioia Tauro e scoppia la polemica!

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Prima erano solo voci, poi sono diventate certezze e quindi si sono sollevate le polemiche dopo la conferma ufficiale da parte del ministro degli Esteri Emma Bonino: le armi chimiche verranno distrutte nel porto di Gioia Tauro.

Così il il segretario regionale del Sindacato dei lavoratori portuali (Sul) della Calabria, Carmelo Cozza, chiama in causa tutti gli enti preposti e chiede di fare chiarezza.

“Le ultime notizie a disposizione – afferma il sindacato – raccontano sempre più insistentemente che le armi chimiche provenienti dalla Siria e depositate in circa 1500 container sulla nave danese Ark Futura transiteranno per il terminal di Gioia Tauro per essere trasbordate successivamente sulla nave americana Cape Ray”
“Quello che ci preoccupa – aggiunge – rispetto a tali notizie è soprattutto il silenzio istituzionale da parte di tutti gli enti preposti. A cominciare dalla Regione Calabria passando per l’Autorità Portuale e la Capitaneria di Porto di Gioia Tauro per finire al gestore del terminal, Medcenter Container Terminal Spa. Nessuna posizione di merito o di distinguo rispetto ad una problematica che se si realizzerà avrà un fortissimo impatto sulla sicurezza dei lavoratori, nell’eventualità di possibili danni a tali contenitori durante la movimentazione, nonchè sulla sicurezza del terminal intesa come attività di Security. 1500 contenitori di tale pericolosità da vigilare e monitorare richiederanno misure straordinarie trattandosi di sicurezza internazionale”.
“Pertanto – conclude Cozza – abbiamo richiesto un urgente incontro di merito alla Capitaneria di Porto, all’Autorità Portuale di Gioia Tauro e contestualmente al terminalista Medcenter Container Terminal Spa al fine di avere le necessarie informazioni sulla vicenda che ha necessità di essere affrontata con tempestività, competenza e risolutezza considerata l’estrema pericolosità delle sostanze trasportate”.

E’ morto Mikhail Kalashnikov, il padre del fucile automatico AK-47

kalashnikov-tuttacronacaIl progettista del fucile automatico AK-47, Mikhail Kalashnikov, è morto all’età di 94 anni. A darne la notizia, l’ufficio del presidente della regione russa dell’Udmurtia, dove lavorava. Kalashnikov, che aveva smesso di lavorare un anno fa per problemi di salute, soprattutto cardiaci, inventò un’arma che spesso fu simbolo di massacri indiscriminati, ma in Unione sovietica era considerato un eroe e in Russia un simbolo dell’orgoglioso passato militare di Mosca. Il Kalashnikov è considerato l’arma da fuoco più diffusa nel mondo, con gli eserciti di oltre 50 Paesi che lo utilizzano, senza dimenticare organizzazioni di guerriglieri e terroristi. La sua invenzione risale a dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1947: AK-47 sta per ‘Avtomat Kalashnikov 1947’, vale a dire fucile automatico Kalashnikov. Fino a oggi, ne sono stati venduti 100 milioni di pezzi.

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Vendiamo macchine di lusso, armi ed elicotteri d’assalto… con la Cavour?

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Di voci ne circolavano molte, ma ora arrivano le foto pubblicate da The National, quotidiano di Abu Dhabi, scattate dalla sua inviata, Silvia Razgova, salita a bordo dell’ammiraglia della Marina italiana,  la portaerei Cavour. Secondo tale testimonianza sulla nave da guerra italiana ci sarebbero auto di lusso, armi ed elicotteri d’assalto pronti a essere venduti all’estero. Così la portaerei salpata nelle ultime ore per il suo tour porti dell’Africa e del Medio Oriente potrebbe avere, almeno secondo quanto denunciato da Sel e da M5S, il compito di “vendere armi e beni di lusso”. Anche il Pd aveva fortemente criticato questa missione dai contorni ambigui, ma la nave da guerra alla fine è partita ugualmente. L’indignazione è sul web e molti vedendo le foto scattate, il 2 dicembre, sono rabbrividiti: negli stand allestiti sulla portaerei vengono fatti trovare ai visitatori fucili d’assalto Arx 160. Inoltre nelle vetrine sono esposte  pistole automatiche e lanciagranate Beretta e sul ponte ci sono anche  elicotteri d’assalto, siluri della Wass e caccia Av8 B+ Harriers. Inoltre c’è una fiammante Dh16 Lamborghini, un vero gioiello made in Italy, oltre a abiti delle più famose case di alta moda italiane.

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Fermato il volo in partenza da Roma a Casablanca, sospetto armi a bordo

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E’ stato fermato il volo 876 che sarebbe dovuto partire da da Roma Fiumicino per Casablanca. Tutti i passeggeri sono stati fatti scendere dall’aereo per una segnalazione che è arrivata da un passeggero che aveva sentito  due persone in fase di imbarco parlare di armi.  E’ partita quindi la macchina della sicurezza dell’aeroporto che ha bloccato l’aereo e iniziato a perquisire il velivolo e i bagagli. Alla fine delle perquisizioni che hanno dato esito negativo, l’allarme è rientrato.

 

La tragica esistenza dei “fratelli divini”

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Avevano solo 12 anni, ma si credevano immortali. Sfruttati da preti e missionari cristiani che li chiamavano i fratelli divini, due gemelli, furono messi al comando di un esercito di bambini, per vincere la guerra santa del popolo cristiano Karen contro l’invasore buddhista birmano. I due ragazzi, si lanciavano nel cuore della battaglia, fucili alla mano e convinti di essere invincibili: Dio era con loro e ascoltava le loro preghiere. Gemelli leggendari, Luther e Johnny Htoo, vennero ritratti su molti giornali, per denunciare a livello internazionale ciò che accadeva tra Birmania e Thailandia. I due fratelli combatterono a lungo alla fine degli anni ’90, sempre avvolti in questo clima religioso e devozionale di cui godevano fra i loro adepti, il cosiddetto Esercito di Dio, formato da bambini disposti al sacrificio estremo e gratificati di poter prender parte alla guerra. Esaltati e strumentalizzati molti furono le vittime. Probabilmente di quell’esercito oggi non c’è un solo sopravvissuto, solo loro , i gemelli  con delle esistenze completamente trasformate. Oggi a 25 anni infatti Johnny è l’ennesima vittima di quel massacro. Lui la vita l’ha avuta salva, ma è un emarginato. Dopo il 2001 infatti quando i buddhisti grazie al sostegno di un gruppo ancora più estremista riuscirono a porre la parola fine alla lunga guerra, i due fratelli furono portati in un campo profughi, qui Luther ebbe la fortuna di lasciare i tropici e andò in Svezia dove gli fu data la possibilità di studiare, invece Johnny ha passato senza studiare né lavorare gli anni di separazione, arrangiandosi nel povero campo profughi vicino alla frontiera tra Thailandia e Birmania, mentre la madre e una sorella si sono trasferite in Nuova Zelanda, dove Luther conta di far andare anche il gemello con qualche aiuto. «Ma c’è ancora un sacco di gente con cui devo parlare perché possa succedere», racconta, rivelando che il fratello si consegnò alle autorità nel 2006 con la promessa di un impiego mai mantenuta. Ormai sono distanti e lontani caratterialmente e socialmente i due gemelli che sembravano uniti da uno stesso destino e predestinati da Dio, ora invece c’è chi si è salvato e chi è stato inghiottito nella miseria di una vita senza sbocchi, senza passato né futuro.

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Si apre il fuoco in una scuola media americana: “aggressore neutralizzato”

sparatoria-scuola-usa-tuttacronacaAncora una sparatoria negli Stati Uniti. Ancora una scuola nel mirino, la Sparks Middle School. E’ stata la CNN a riportare la notiza che è stato aperto il fuoco questa mattina in una scuola media di Sparks, cittadina a est di Reno, in Nevada. Secondo le prime informazioni, sarebbero almeno due le persone colpite, tra questi un ragazzino di 12 anni e di cui non si conoscono le condizioni, come riferito dai poliziotti intervenuti al quotidiano locale online Reno Gazette Journal. Il portavoce della polizia ha inoltre confermato che l’aggressore è già stato “neutralizzato” dalla forze dell’ordine.

Pistole stampate in 3D: scatta l’allarme per le nuove armi mortali

pistola-stampante3d-tuttacronacaE’ l’International New York Times a parlare del nuovo allarme che si sta diffondendo tra le autorità europee: le armi stampate in 3D. Sono funzionanti e in grado di passare i controlli. E si possono stampare in casa. Ed è proprio nel Vecchio Continente, dov’è moeno semplice procurarsi un’arma rispetto agli Stati Uniti, che questa tecnologia sta prendendo piede. Seppure il settore sia agli albori, la paura è che possa presto diventare concreto, anche considerando il fatto che in rete circolano già diversi software per la loro produzione. Che è semplice: si scarica il blueprint da internet e poi lo si stampa con una qualsiasi stampante 3D, in commercio al prezzo di circa mille euro. Tra coloro che avevano condiviso modelli di pistole “casalinghe”, Cody Wilson, studente 25enne del Texas: a maggio condivise in rete alcuni file che vennero scaricati più di 100.000 volte. Dopo di che, il Dipartimento di Stato ne chiese la rimozione. A effettuare il maggior numero di download di questi modelli, al primo posto troviamo la Spagna, seguita da Stati Uniti, Brasile, Germania e Gran Bretagna. Nonostante il pronto intervento, però, le istruzione hanno continuato a circolare. Tra i modelli, anche il Liberator, esposto il mese scorso al Victoria and Albert Museum di Londra. Ora la sua guida si trova su diversi siti, da Youtube a Pirate Bay.

Il NyTimes spiega che il design di queste armi continua a progredire e le pistole stanno diventando più resistenti: se inizialmente era possibile sparare pochi colpi prima di dover sostituire la canna, ora se ne trovano in grado di esploderne dieci consecutivi. La produzione di armi con stampanti 3D è vietata da una direttiva Ue, ma bisogna trovare un mondo perchè il bando diventi effettivo. La maggior preoccupazione la mostra il ministero degli Interni austriaco, che nei mesi scorsi ha condotto un’indagine per verificare se le armi stampate possono o meno essere letali. L’esito del test ha fatto sì che la pistola fosse catalogata come “arma mortale”. Ma ci sono anche altri stati preoccupati per la situazione impegnati in verifiche: serve prepararsi per quando le stampanti 3D saranno più economiche e le istruzioni per fabbricare queste armi sempre più sofisticate e facili da trovare. Per di più queste pistole sono in grado di superare i controlli. L’HuffingtonPost ricorda due giornalisti del Mail On Sunday sono riusciti a fare un intero viaggio indisturbati a bordo di un Eurostar gremito di passeggeri da Londra a Parigi. Stesso discorso per un reporter del network televisivo israeliano Channel 10, che è riuscito a introdurre una pistola stampata in 3-D all’interno del Parlamento di Israele, proprio mente il presidente Benjamin Netanyahu stava tenendo un discorso.

Quel bunker del boss che assomiglia a un vero rifugio di 007

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La villa del boss era stata sequestrata lo scorso 9 ottobre, ma nessuno poteva immaginare che proprio lì Giuseppe Lombardo noto esponente della ‘ndrangheta aveva costruito un bunker abusivo. Sono stati i carabinieri che ispezionando la villa di Spianate di Altopascio (Lu), hanno scoperto tramite un bagno il passaggio segreto che portava al locale. Un’apertura complessa da individuare in quanto era stata mimetizzata con il rivestimento in ceramica e posta sul retro di un termosifone le cui staffe si sostegno consentivano di azionare l’apertura proprio come in un film di 007, peccato che invece nel rifugio vi era il covo di un boss mafioso e non un attore nella parte del cattivo. Il rifugio era di circa 4 metri  quadri e alto 3 metri. Questo era un nascondiglio sicuro per armi, droga e possibili latitanti. Era infatti munito di prese d’aria, ma anche di corrente elettrica e all’interno si trovavano alcune bottiglie d’acqua, una stufa elettrica, una sedia, un posto sicuro pronto per essere utilizzato da chi ne avesse bisogno.  Il bunker rappresenta il luogo simbolo della criminalità, e solo grazie ad apparecchiature sofisticate è stato possibile rintracciare il nascondiglio, negato anche dai parenti più stretti del boss.

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E’ la fine di un incubo? 25 arresti per la gang dei latinos a Milano

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Forse è la fine di un incubo. Le 18 ordinanze di custodia cautelare emesse tra il tribunale ordinario e le 7 emesse invece dal tribunale dei minori sembrano aver dato un duro colpo alla banda di latinos conosciuta con il nome “Ms 13”, cioè Mara Salvatrucha. Temuti perché aggredivano con machete, organizzavano vere e proprie spedizioni punitive verso le altre gang, e tenevano la contabilità su un’agendina ritrovata a casa del nuovo capo della Mara Salvatrucha, Josuè Gerardo Isaac Flores Soto, 25 anni, detto ‘Kamikaze’. Piccole cifre, di anche meno di 100 euro, ma che rappresentavano un vitalizio a cui nessuno osava sottrarsi, per paura delle terribili ritorsioni garantite dall’ ideologia punitiva che pervadeva il gruppo (la cosiddetta ‘luce verdè ordinata dal capo). E c’è anche un inno che gira su internet che esalta le azioni dei membri contro le altre bande e onora i compagni finiti in carcere: «La Mara Salvatrucha…sta stupendo…soldati di Perù e Ecuador…sta arruolando…Chavalas ammazzando…l’Italia invadendo…con intelligenza ci stiamo espandendo…». Il luogo di ritrovo della Ms13 erano i giardinetti, che venivano ‘marchiatì con dei tag sui muri come «loro territorio» ma che variavano spesso, mentre gli affiliati venivano dall’hinterland e da altre province della Lombardia. Per entrare nella banda c’era un codice. L’iniziazione per i ragazzi era di resistere a 13 secondi di pestaggio di gruppo, per le ragazze c’era invece lo stupro collettivo. La loro regola era non pensare e obbedire incondizionatamente al capo.  La loro specialità erano tentati omicidi, furti, contrabbando e spaccio di droga, commercio di armi al mercato nero.

A casa dello scrittore scomparso Beppe Fenoglio rinvenute le armi di Milton

fenoglio-armi-tuttacronaca“…Uno di quelli alzò gli occhi e disse con una imprevedibile voce di falsetto: – To’, un badogliano. Questi son signori. Guardate, guardate come sono armati ed equipaggiati questi cristi.
– Guarda anche come sono infangato, – gli disse Milton tranquillo.
– Ecco, quella è la carabina americana famosa, – disse un secondo.
E un terzo, con tanta ammirazione che non lasciava più posto all’invidia: – E quella è la Colt. Prendete la foto alla Colt. Non è una pistola, è un cannoncino. E’ più grossa della Llama di Hombre. E’ vero che spara i medesimi colpi del Thompson?…”

Beppe Fenoglio descriveva così, nel suo romanzo “Una questione privata”, due armi che ora sono state ritrovate nella sua abitazione di Alba, in Piemonte, nel fondo di un armadio, Si tratta di una carabina M1 calibro 30 e una pistola Colt 45 automatica. Le stesse che imbraccia Milton, il protagonista del libro. A darne l’annuncio la figlia Margherita, che ha anche spiegato che, terminate  le pratiche burocratiche, verranno donate al centro studi dedicato allo scrittore. “Le armi sono state trovate durante il riordino della casa di mia madre Luciana, che è morta nel novembre scorso. Le ho trovate in un armadio, tra vecchie coperte e lenzuola: erano avvolte in un fagotto azzurro e quando le ho viste mi sono emozionata moltissimo. E’ incredibile che questo sia avvenuto nel cinquantesimo anniversario della scomparsa di mio padre”.

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Iniziata distruzione delle armi chimiche in Siria

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E’ iniziata oggi la distruzione degli arsenali e dei centri di produzione di gas tossici in Siria. Sono gli esperti dell’Organizzazione per la proibizione della armi chimiche (Opac) insieme alle Nazioni Unite a Damasco a darne notizia e precisare che questa prima fase dell’operazione per essere completata avrà bisogno almeno di 30 giorni.

Appello shock di un sindaco: “Immigrazione incontrollata, armiamoci”

andrea-de-bernardin-tuttacronacaAndrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietrole, in provincia di Belluno, è preoccupato per i frequenti raid di furti che vengono compiuti nell’Agordino e per questa “immigrazione incontrollata”, come riporta il Gazzettino, “servono le pistole”. Il primo cittadino invita quindi i cittadini a installare un allarme e a farsi il porto d’armi. “Alla gente onesta che vive nelle nostre valli non posso che dire di iniziare a difendersi da soli, appunto con un impianto domestico antifurto e facendosi il porto d’armi. Non resta che questo se ci sta a cuore la nostra incolumità e quella delle nostre famiglie”. De Bernardin racconta anche una sua esperienza personale: “Io stesso sono stato vittima di questi furti: i ladri hanno sfondato la prima porta che conduce al mio museo di passo Fedaia, per poi fermarsi davanti a una seconda porta, probabilmente perché hanno visto che c’era il sistema di allarme. Comunque se fossero entrati io avrei difeso la mia persona e la mia proprietà senza pensarci due volte. Ma che paese è, mi chiedo, quello che non tutela i propri cittadini lasciando scorrazzare queste bande di malviventi senza dare alle forze di polizia gli strumenti essenziali per intervenire? C’è poi il paradosso che se queste scorribande avvengono in casa mia e io mi difendo c’è il rischio che ad andare in galera sono io piuttosto che il malvivente. Ma siamo impazziti?”.

Caffé, niente armi e frappé a volontà? Starbucks e la sua nuova politica

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Niente armi insieme a un caffè, niente pistole mentre si ordina un cappuccino, nessun simbolo di violenza nei locali di Starbucks. Il proprietario della più famosa catena di caffetterie al mondo, Howard Schultz, ha lanciato un accorato appello ai suoi clienti affinché essi non entrino nei locali portando armi. Dopo la sparatoria avvenuta alla base militare di Washington, Schultz ha voluto ribadire che negli Starbucks sarà cambiata la politica aziendale e verrà impedito di portare armi all’interno. Questo si è reso necessario anche perché negli ultimi mesi c’è stata una escalation di persone armate dentro le caffetterie americane.

Digiuno e preghiera: il mondo invoca la pace

preghiera-pace-siria-tuttacronacaE’ iniziata alle 19 la veglia di preghiera voluta da Papa Francesco e che si protrarrà fino alle 23 per la pace in Siria e Medio Oriente. Oggi da tutto il mondo hanno raccolto l’invito, unendosi tanto alla preghiera che al digiuno mentre sono molti, fedeli e non, che hanno raggiunto San Pietro, dove dopo l’intronizzazione della “Salus Populi Romani” con partenza dall’obelisco, il Pontefice guiderà la recita del Rosario a cui seguirà l’adorazione eucaristica. Quindi arriveranno tre minuti di raccoglimento e l’Ufficio delle Letture seguito da un silenzio prolungato che verrà interrotto dalla benedizione eucaristica del Papa.

Una delegazione islamica della Comunità del Mondo Arabo in Italia, guidata dal presidente Foad Aodi, è stata tra i primi a giungere sul suolo pontificio: “Per noi Papa Francesco è un idolo, ci vorrebbe una guida così anche per il mondo islamico”. Aodi ha anche annunciato di avere preparato una preghiera musulmana “per ribadire il nostro sì all’appello di Papa Francesco e per dire sì alla Pace in tutto il medioriente e no alla guerra”. Ma in piazza San Pietro sono giunti anche ministri, ambasciatori, parlamentari e leader di movimenti cattolici in piazza San Pietro per la veglia di preghiera per la pace in Siria e in Medio Oriente indetta per il Papa per questa sera. Sono presenti, tra gli altri, il ministro della Difesa Mario Mauro, la presidente della Camera Laura Boldrini, il sindaco di Roma Ignazio Marino, diversi parlamentari (Casini, Schirò, Gitti, Marazziti, Amerio), diversi leader di movimenti e associazioni cattoliche (Miano di Azione cattolica, Riccardi di sant’Egidio, Martinez di Rinnovamento nello spirito). Presenti, ancora, ambasciatori di diversi paesi accreditati presso la Santa Sede (Slovacchia, Portogallo, Colombia, Messico, El Salvdor, Bosnia ed Erzegovina, Perù, Argentina, Principato di Monaco, Iraq, Unione europea, Polonia, Benin, Cile, Brasile, Libano, Austria, Nicaragua, Paraguary e Croazia).

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Papa Francesco e la ricerca della pace: ha parlato con Assad?

papa-francesco-assad-tuttacronacaDopo l’appello alla pace di domenica scorsa all’Angelus e il Tweet di lunedì “mai più la guerra, mai più la guerra“, sembra Papa Francesco abbia fatto un ulteriore passo alla ricerca di una soluzione al conflitto siriano. Secondo quanto riporta il quotidiano argentino Clarìn nella sua versione online, il Pontefice avrebbe parlato con con il presidente siriano Bashar al Assad. Scopo della conversazione, chiedere che vengano ridotti gli attacchi contro i ribelli e ci sia un atteggiamento conciliatorio. A riferirlo, fonti del Vaticano, anche se ancora non ci sono conferme ufficiali da parte della Santa Sede. Papa Francesco, nel frattempo, ha anche organizzato, per questo sabato, una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria. Ma il Pontefice non si ferma a questo: la sua “offensiva diplomatica” includerebbe anche gli sforzi dei suoi collaboratori per persuadere il presidente USA a non attaccare. Sempre secondo il quotidiano argentino, alcuni riterrebbero infatti che il capo di Gabinetto di Obama, il cattolico Denis McDonough, abbia influito sul presidente affinché posticipasse l’attacco subordinandolo all’approvazione del Congresso statunitense. Ma sembra che il Vaticano cerchi anche di convincere la Francia, unico Paese disposto ad unirsi all’eventuale bombardamento americano, e su altre nazioni per evitare che l’offensiva “punitiva” in Siria contro il suo uso di armi chimiche sulla popolazione sia l’inizio di una terza guerra mondiale. La presunta chiamata del Papa ad Assad non solo confermerebbe il maggior coinvolgimento del Pontefice rispetto a Benedetto XVI nei conflitti internazionali ma anche la sua enorme preoccupazione per le possibili conseguenze. Le sue azioni stanno comunque ottenendo un effetto concreto: non solo i cristiani, ma anche islamici moderati ed ebrei del Medio Oriente si stanno unendo alla giornata di preghiera in Siria e stanno organizzando incontri interreligiosi a favore della pace attraverso il dialogo.

Aggiornamento ore 12:21

La notizia riportata sul quotidiano argentino Clarin, secondo il quale Papa Francesco avrebbe parlato al telefono con il presidente siriano, è stata direttamente smentita da padre Federico Lombardi che ha affermato: “Non c’è mai stata alcuna conversazione telefonica tra i due”.

“Ecco quanto ci pagano per uccidere”, così i bambini di Napoli costretti all’illegalità

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C’è chi alla loro età va a trascorrere il pomeriggio su un campo di calcio, loro invece imbracciano il calcio di un fucile.  Loro sono i bambini di Napoli quelli che si possono incontrare girando nel quartiere Gianturco, alla periferia est. Un luogo spettrale che potrebbe sembrare Korogocho o Dandora a Nairobi o una bidonville di Rio de Janeiro. Qui i ragazzini girano in bici tra i rifiuti, tra i rottami, tra le macerie della vita di qualcun altro che getta addosso al futuro gli escrementi di un passato di violenza e sopraffazione. Qui i ragazzini vengono avviati alla “professione”: i maschi diventeranno killer e le femmine prostitute. Si inizia con piccole operazioni per qualche uomo affiliato ai clan, si porta un fucile da un posto all’altro della città e intanto si imparano le scorciatoie tra i vicoli o i luoghi dove nascondersi. Un vero e proprio addestramento. Questo è il quadro desolante che emerge da molte indagini della Dda, di carabinieri, polizia e guardia di Finanza. E’ quello documentato anche da un video de Il Corriere della Sera.

Esiste un vero e proprio “prezzario” e a rivelarlo è una ragazza di 17 anni che vive a Milano, ma nata a Secondigliano. I suoi amici e i suoi fratelli erano usati proprio per effettuare le consegne:

Per la droga:  “I guadagni dipendono dall’andamento delle piazze di spaccio. Il budget settimanale può andare dai 1500 euro, 2mila e a volte anche 3mila per uno spacciatore, mentre un palo guadagna circa 150 euro al giorno. Chi detiene le armi guadagna di più perché è richiesta responsabilità, chi fa il cassiere 5/600 euro alla settimana ma comunque dipende da quanta droga si vende”.

Per uccidere: “Beh.. quello dipende dalla persona che stai andando ad uccidere. E’ chiaro che il prezzo è diverso se devi uccidere un ragazzo di una piazza di spaccio o un boss avversario”.

Ma un ragazzino dove trova il coraggio per uccidere? Spesso nella droga:  “Una persona con un minimo di cervello, non dico di intelligenza, non ha la forza di togliere la vita ad uno che nemmeno conosce, di cui non sa niente e che gli hanno fatto vedere solo in fotografia. Sono quelli che non hanno niente da perdere ma non hanno capito niente. Quelli più grandi fanno rischiare la vita e la galera ai più piccoli”.

E dove sta lo Stato? Chi può intervenire se si continuano a tagliare i budget alle forze dell’ordine in nome della spending review e non si levano invece i contributi pubblici ai partiti? Chi restituirà l’infanzia violata e violentata a quei bambini di Napoli costretti all’illegalità?

“Mai più guerra! Mai più guerra!”: l’appello di Papa Francesco

papa-francesco-basta-guerra-tuttacronacaSi riferiva alla situazione in Siria Papa Francesco quando sul suo profilo Twitter è apparso il seguente messaggio:

papa-guerra1-tuttacronacaE sempre oggi, in mattinata, tramite il responsabile del dicastero vaticano Giustizia e Pace monsignor Mario Toso, ha fatto sapere che “la via di soluzione dei problemi della Siria non può essere l’intervento armato. La violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”. Alla Radio Vaticana il segretario di Giustizia e Pace ha detto: “Le società civili e le loro organizzazioni sollecitano i loro rappresentanti per un verso a lasciare definitivamente da parte il conflitto armato e per un altro verso a lavorare, con convinzione ed intensamente, per la pace”. E spiega: “Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. La guerra chiama guerra anche perchè intrappola i popoli in una spirale mortale: porta in sè una visione distorta del potere inteso come sopraffazione e dominio e, inoltre, accentua il pregiudizio che tutti cercano di distruggere gli altri. Su tali presupposti l”altro’ rimane sempre un antagonista, un nemico da sconfiggere, non sarà mai un fratello. La guerra non finisce mai e le ragioni della giustizia sono disattese”. Del resto in Siria “occorre essere angosciati per i drammatici sviluppi che si prospettano, alla luce di come si stanno muovendo i grandi della terra. La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato. La situazione di violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi”. E ancora: “Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto o da un’esperienza di violenza. L’alternativa non può essere che quella della ragionevolezza, delle iniziative basate sul dialogo e sul negoziato”.

Il tema della armi, Papa Francesco l’ha toccato anche nel pomeriggio, con un nuovo messaggio, sempre in Twitter:

papa-guerra2-tuttacronacaMa il Pontefice aveva espresso la sua preoccuazione anche ieri, durante l’Angelus: “Il mio cuore è particolarmente ferito da quello che sta accadendo ed è angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano”.

L’arma segreta dell’esercito israeliano? Il viagra!

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L’ordine fatto di recente dal Ministero della Difesa israeliana comprendeva davvero molti prodotti: dai pneumatici, ai dispositivi per scaldare i feriti, sino alla salsa piccante e poi… c’era una fornitura curiosa, il Viagra.

L’ordine sotto esame è quello di 1.200 compresse da 100 mg. disildenafil, il principio attivo del Viagra, destinate ai soldati che soffrono di disfunzione erettile. La richiesta è firmata dalla divisione medica, quindi le compresse non sono in alcun modo riconducibili ai dipendenti del Ministero della Difesa oppure a feriti in riabilitazione, ma riservate proprio al corpo militare in attività.

Il ministero della Difesa preferisce per ora non commentare per problemi di privacy. I medici potrebbero aver usato la pillola blu per curare il mal di altitudine dei soldati. Pare infatti, che il preparato migliori le performance fisiche in alta montagna.

Facebook censura gli artisti, vittima anche Ravelo, fotografo dei bimbi crocefissi

 

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Erik Ravelo, fotografo per Colors e per Fabrica, e autore di una campagna di forte impatto dal titolo Los intocables, dove venivano ritratti alcuni minori crocefissi ai propri carnefici, è stato censurato su Facebook. “Quando l’ho postata mi è arrivata una notifica dal Social network con la quale mi avvisavano che non posso caricare immagini per 7 giorni e che se metto altri contenuti non appropriati mi bloccheranno il profilo”. E qui scatta l’ira di Ravelo  “La mia è una campagna artistica che è diventata virale in rete, fatta senza alcuno sponsor e che ha l’obiettivo di protestare contro la pedofilia. Perché viene censurata, quando su Facebook gira di tutto?”.

Erik Ravelo, per esprimere liberamente la sua arte aveva abbandonato Cuba quando aveva 18 anni, ma ora ci pensano i social network a censurarlo. Il fotografo si è anche chiesto come è “Possibile che non venga compresa la differenza tra contenuti inappropriati  e arte?”

Ravelo non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo a cui sono state o saranno rimosse immagini dichiarate come contenuti inappropriati mentre sono foto artistiche o di protesta.  È successo anche con le il profilo delle Femen ed è capitato anche ad altri artisti. Basta che qualcuno segnali la fotografia e scatta il procedimento. E se il flusso delle immagini è talmente vasto da controllare, è incredibile come iniziative di questo tipo vengano bloccate in rete, dove la libertà di espressione dovrebbe essere tutelata è salvaguardata.

 

Soldati israeliani ballano a un matrimonio palestinese: sospesi

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Il filmato documenta i soldati israeliani che ballano a un matrimonio palestinese. Secondo i superiori questa è stata una grande offesa, tanto che i soldati che avevano preso parte al ballo in discoteca in occasione di un matrimonio sono stati sospesi. Non è la prima volta che i militari israeliani danno scandalo: qualche mese fa erano state le foto di alcune soldatesse in biancheria intima e armi in pugno a far scoppiare la polemica.

Bossi istiga a prendere le armi?

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Bossi va all’attacco del governo ma lo fa con toni provocatori, che potrebbero anche, se presi alla lettera, davvero creare problemi di ordine pubblico. In un comizio a Sarezzo, in provincia di Brescia, parlando sotto una pioggia battente davanti a poche centinaia di persone, il fondatore della Lega ha detto:

“Siamo davanti ad un governo che non produce, che ritarda e non decide. Dovremo stare attenti a cosa succederà a settembre”.

Poi parla anche di Berlusconi:

“Mi sto accorgendo che Berlusconi gode della stima della gente perché in tanti pensano che la magistratura abbia esagerato. Silvio è un perseguitato”. Sul futuro della Lega, invece, assicura: “Non permetterò che il movimento si distrugga. I cambiamenti ci stanno, ma senza per forza distruggere”. Poi, dopo aver difeso le province “vogliono distruggere quello che di buono c’è sul territorio”, aggiunge la frase agghiacciante che sta suscitando polemiche: ”

“Meno male che qui in Valtrompia ci sono ancora le armi, un giorno serviranno…”. I presenti cominciano ad applaudire e a scandiscono con Bossi lo slogan “Padania libera”.

Non è istigazione a delinquere quella frase infelice pronunciata da Umberto Bossi? Ma d’altra parte forse le armi sono una “passione” di famiglia?

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La crocefissione degli “innocenti” che sta facendo discutere il web

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Una provocazione shock quella dell’artista Erik Ravelo che ha “crocefisso” i bambini ai loro “carnefici”. Secondo Ravelo i bambini sono vittime di una società consumistica che li schiaccia e li maltratta.  La sua opera dal titolo “Gli intoccabili” raffigura i bambini crocefissi all’obesità, alle armi, ai presti pedofili, al commercio di organi, al nucleare e al turismo sessuale. Le immagini in rete hanno suscitato scalpore e polemiche.

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Sparatoria a Miami: tra le vittime anche una coppia italo-americana.

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Dramma d’estate consumato in un complesso residenziale a a Hialeah, un sobborgo di Miami.  L’uomo ha sequestrato nella notte americana 6 persone. Dopo una lunga trattativa quando ogni tipo di negoziato era fallito, sono intervenuti gli agenti della Swat, le teste di cuoio americane, che hanno ucciso l’uomo in una sparatoria.

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All’interno dell’abitazione in cui l’uomo si era barricato gli agenti hanno rivenuto 6 cadaveri: 3 donne e 3 uomini. Al momento è stato comunicato il nome solo di sue di essi, i coniugi italo-americani Italo Pascioti, 78 anni e Samira Pascioti.  Ancora sconosciute le cause che hanno spinto l’uomo a compiere questo atto di follia omicida.

Catturato un 21enne con armi e molotov vicino all’Università di Seattle

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Poteva essere una strage e forse si è evitata dopo che e un 21enne originario del Nevada è stato arrestato a Seattle, nei pressi del campus dell’Università di Washington, con ordigni esplosivi. Le autorità hanno scoperto il giovane alla guida di un furgone rubato. Tra le armi rinvenute all’interno del veicolo c’erano due pistole, un fucile da caccia e bombe molotov. “Non abbiamo idea di quali fossero le sue intenzioni”,  ha detto il capo della polizia, ma sicuramente aggirarsi nei pressi di un campus armato fino ai denti non depone a favore del giovane.

 

L’ultima provocazione di Madonna: è un killer nel suo “Secret Project”.

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Il video che anticipa il  “Secret Project” – un progetto legato alla musica e all’arte ancora misterioso – firmato Madonna  sta facendo discutere. La cantante ancora una volta provoca e ostenta la sua passione per le armi: pistola alla mano, spara dritto alla testa di un uomo. In un periodo in cui in America, faticosamente e con tanti veti incrociati, si cerca di limitare l’uso delle armi dopo la tragedia di Newtown, sembra quanto meno poco “politically correct” l’atteggiamento di Madonna nel video. La cantante era stata criticata nel suo ultimo tour proprio a causa dell’uso e di pistole sul palco, ma la pop-star aveva prontamente replicato: “Le pistole non uccidono, sono gli uomini che lo fanno”.

Ma sicuramente ostentare la violenza, farne un’icona sexy, non aiuta a risolvere i problemi!

Sequestrate le armi alla mafia romena a Torino

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Durante una perquisizione in un locale notturno, all’interno di un’operazione denominata “Brigada” sono state sequestrate dalla polizia quattro pistole, una pistola elettrica, 83 proiettili, cinque passamontagna e due giubbotti antiproiettile appartenenti a una cellula mafiosa romena che opera nel capoluogo piemontese. Le indagini avevano già portato, in precedenza, all’arresto di 16 persone. Le armi si trovavano nel doppiofondo di un armadio, nel club utilizzato come base operativa. Arrestato anche un 29enne romeno, considerato uno specialista della clonazione di carte di credito.
Il malvivente è stato fermato nella sua abitazione a Torino, appena rientrato dalla Romania.

Dalle foto al video, lo scandalo continua tra le soldatesse israeliane

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Dopo le foto in lingerie postate su Facebook, le soldatesse israeliane fanno ancora parlare di loro. E’ apparso in Rete infatti un video nel quale alcune giovani reclute in tanga ballano e si cimentano in alcune mosse da ballerine di lap dance…

Voleva trascorrere una serata tra (poche) amiche… si sono presentati in 300

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Una 16enne di Aptos Hill, in California, aveva invitato delle amiche in casa, per trascorrere una serata tranquilla tra amiche a base di film e torta. Ma qualcuno, scoperto che i genitori erano fuori, ha postato un annuncio in Facebook che recitava: “XXX è a casa da sola, tutti possono andare e fare ciò che vogliono”. E’ stato un attimo: la casa si è riempita di 300 ragazzi che hanno devastato la casa e sfasciato mobili, quadri e divani. Uno di loro, Antonio Arroyo, è anche stato arrestato perché la polizia, giunta sul luogo perché avvisata dalla ragazzina disperata, è stato trovato in possesso di droghe e armi da fuoco. Nella sua macchina, inoltre, sono stati trovati dei gioielli sottratti dall’abitazione. Il padre, ai giornalisti che sono accorsi in zona, ha dichiarato: “Bisogna trovare i responsabili” .

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Arriva il trattato per le armi convenzionali!

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E’ stato firmato a New York il Trattato internazionale sul commercio di armi convenzionali e pur non essendo perfetto, come ha asserito l’ Alta rappresentante Onu per il disarmo, Angela Kane, è comunque un notevole passo in avanti.  È il primo accordo vincolante che regola un mercato stimato in 85 miliardi di dollari. In calce ci sono già 67 firme, oltre un terzo dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, ma mancano i big. Al momento i componenti permanenti del Consiglio di sicurezza che hanno sottoscritto il documento sono soltanto due: la Francia e la Gran Bretagna. Gli Stati Uniti, il più grande esportatore di armi al mondo, firmeranno il documento soltanto più avanti.

 “I governi sono ora responsabili per ogni trasferimento di armamenti che entrano o escono dai loro territori. Dovranno mettere i diritti umani e il diritto umanitario, non i profitti al centro delle decisioni”, ha commentato Anna MacDonald, di Oxfam International, parlando a nome della campagna Control Arms, uno dei principali sostenitori del trattato.

Quali sono le lacune del trattato? ci sono regole deboli per le munizioni e restano fuori le armi che non anno un esclusivo uso militare e quelle elettroniche come radar, satelliti o droni telecomandati. Quindi saranno regolamentate solo: carri armati, veicoli corazzati da combattimento, sistemi di artiglieria di grosso calibro, aerei da combattimento, elicotteri d’attacco, navi da guerra e sottomarini, missili e missili lanciatori.

Ma cosa aspetta l’America a sottoscrivere il Trattato?  Il segretario di Stato americano, John Kerry, sta attendendo una traduzione ufficiale, poi dovrà passare la ratifica al Senato e vedere se davvero la lobby delle armi, la Nra, sarà battuta, anche se come si precisa nel comunicato Usa, il documento non avrà ripercussioni sul secondo emendamento, quindi gli americani continueranno a girare armati.

Chi manca ancora oltre gli Usa? La Cina che è il quinto esportatore al mondo e la Russia che è uno dei massimi produttori di armi. Ma se Pechino, forse, alla fine, si convincerà a firmare, sarà difficile che Mosca accetti. Ma le cattive  notizie vengono anche dai Paesi importatori di armi come l’India e l’Arabia Saudita che non hanno aderito al Trattato. Invece c’è la Germania che è il terzo esportatore e ha per clienti propri i sauditi, i libanesi e gli iracheni.

Naturalmente l’Italia è stata uno dei primi paesi a firmare l’accordo. Sono anni che il nostro paese lotta contro la diffusione  indiscriminata di armamenti nel mondo.

Quando diventerà attivo il Trattato? Non appena sarà ratificato da almeno 50 Paesi, i tempi, a meno di qualche sorpresa dell’ultimo minuto, non dovrebbero essere elevati. La ratifica sembrerebbe essere una mera formalità burocratica, ma come sappiamo a volte proprio sulle ratifiche possono avvenire rallentamenti.

L’esercito israeliano si continua a spogliare…

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Dopo le insegnanti 18enni dell’esercito israeliano che si erano fotografate nude… anche le reclute devono aver preso esempio e così dentro una camerata hanno deciso di mostrarsi in slip, casco e armi alla mano per emulare ciò che in precedenza avevano fatto le loro superiori!

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Naturalmente anche per loro sono scattati immediatamente dure sanzioni disciplinari… tra letti disfatti e pose volgari anche qui lo squallore non ha nulla da invidiare alle precedenti foto… chissà se anche questa volta lo scatto diventerà virale? Intanto però tutti gli scatti sono stati inseriti in un filmato e la raccolta completa è stata postata su Youtube…

TrackingPoint: dagli Usa la novità per “uccidere a colpo sicuro”

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Nonostante il dibattito sul controllo delle armi negli Stati Uniti si faccia ogni giorno più teso, ora arriva sul mercato anche un fucile da caccia intelligente, il TrackingPoint Rifle: costa 22mila dollari, ha un’antenna Wi-Fi, sensori ambientali, una bussola, mirino laser e ottica digitale che proietta un’immagine a colori. Un’arma che, secondo il suo ideatore Jason Schauble, non ha nulla di sbagliato: “E’ pensato per i giovani, ci sono smarphone, smartTv, perché non pensare a fucili intelligenti che postano video su Facebook?”. Questo significa che ora il social network si riempirà di “omicidi in diretta” dal punto di vista dell’assassino? E’ comprensibile il parere di Cheris Frandsen, un veterano del Vietnam, che teme che una simile tecnologia non possa far altro che incentivare terroristi e persone con disagio psichico che potrebbero entrare in possesso di quest’arma. E non bastano le rassicurazioni del calibro “Vendiamo direttamente i nostri prodotti, io conosco ad uno ad uno i miei consumatori”: la lista d’attesa è già lunga e altri produttori di armi hanno manifestato interesse per questa nuova tecnologia che, soprattutto se proposta sul mercato ad un prezzo inferiore, rischia di finire nelle mani sbagliate. Uno sparo. Un morto. Il TrackingPoint lo promette, e non c’è certo di che andarne fieri.

Spara sulla ex la vedrai sanguinare.

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15 personaggi su cui poter far fuoco e vederli sanguinare. Allucinante solo il pensiero di questi manichini messi in vendita da un’azienda americana che li ha presentati alla convention della National Rifle Association (punta di lancia della potentissima lobby delle armi). Li chiamano “zombi” e nelle intenzioni ufficiali servirebbero per esercitarsi al tiro con le armi da fuoco. Testare quindi dove mirare per uccidere meglio. Secondo i parametri di alcuni americani, questi manichini-bersaglio sono “divertenti”. L’azienda aveva progettato anche un obama zombie, ma alla fine, dietro anche l’impulso dei repubblicani, si è preferito ritirarlo dl commercio… forse si aveva paura che qualcuno potesse poi trovare il “gioco così divertente” da confonderlo con la realtà.

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Ma se l’Obama zombie è stato ritirato c’è chi può consolarsi con l’ex ragazza. Un manichino con un abbigliamento succinto e il seno bene in vista. L’azienda si difende così: “discriminare le donne evitando di rappresentarle sarebbe stato sessista”. L’incitamento al femminicidio, secondo l’azienda, è un invenzione dei soliti “ben pensati” che odiano le armi e non capiscono il divertimento che richiama alla memoria i bei tempi del Far West. Di quei noiosi intellettuali di pacifisti che vorrebbero una riduzione delle armi in america dopo la strage in una scuola o dopo i continui gesti di violenza nelle strade dove ogni giorno qualcuno viene ucciso dai proiettili sparati per rabbia o per divertimento.

Ma perchè gli zombie? La trovata macabra è degna del peggior genio del male! Sparare è simile a una droga… gli americani prendono l’arma in mano nei momenti di tempo libero, esattamente come i dipendenti del sabato e della domenica che assumono droghe nei weekend. L’arma è anche il simbolo della forza, di non sentirsi fragili, precari… di poter in qualsiasi istante reagire con forza ai presunti torti subiti. Come una droga si può associare anche all’istinto sessuale… la virilità che esplode il colpo quando non si riesce a riconquistare una donna e si ha paura di perderla… ecco perchè gli zombie nella loro aberrazione sono geniali: sono la sintesi degli istinti legati all’arma. Ecco perchè c’è bisogno di “tranquillizzare” gli americani, di farli sentire protetti… non si deve fare la guerra alle armi si deve dimostrare che chi le usa è fragile… si deve far capire l’inutilità di un’arma quando una mente può essere molto più pericoloso e uccidere assai meglio all’occorrenza… si deve far capire che non è togliendo la vita che ci si protegge, ma ci si protegge quando si usa l’intelligenza per poter dialogare con chi ti vuole morto e in realtà ha solo più paura di te… fino a quel momento continueremo ad ucciderci tra di noi… buon massacro a tutti!

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Un barbercue al sangue!

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Un incidente macabro e tragico nel Tennessee dove un bimbo di 4 anni ha trovato a portata di mano una pistola incustodita e ha sparato un colpo, uccidendo una donna di 47anni, Josephine Fanning, moglie del vicesceriffo di una contea. Le armi sempre in primo piano negli Usa 2.0 e più si apre il dibattito più la lobby della armi sembra voler invece alzare il tiro per non perdere i suoi guadagni e privilegi. Strage dopo strage sembrano intensificarsi i sostenitori del partito contro le armi, ma ci sono ancora molti che, proprio per il dilagare della violenza, consigliano, sconsideratamente, un’arma in ogni famiglia. Armi da difesa che si trasformano in proiettili che dilaniano le famiglie. Troppo sconsiderati i comportamenti di chi dovrebbe proteggere gli americani e invece si gloria davanti agli amici della sua collezione di armi, salvo poi dimenticarle all’altezza di un bambino di 4 anni. Il vicesceriffo della contea di Wilson, Daniel Fanning, aveva invitato amici e parenti per una grigliata. L’agente aveva appena mostrato la sua collezione a un amico quando il bimbo e la moglie di Fanning sono entrati nella camera e il piccolo ha premuto il grilletto. La donna è morta sul colpo. Quando si riuscirà a far capire agli americani che siamo fuori dal far west?

Follia omicida a Belgrado!

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13 morti, tra cui un neonato, e tre feriti questo è il bilancio della sparatoria di un folle in un villaggio nei pressi di Belgrado, in Serbia. L’uomo ha quindi tentato di uccidere la moglie e suicidarsi, ma non ci è riuscito, anche se ora vera in condizioni disperate all’ospedale della città insieme alla moglie. Il killer, Ljubisa B., 60 anni, ha sparato con un’arma che probabilmente deteneva con regolare porto d’armi, passando da una casa all’altra. Ora sono in corso le indagini per capire la dinamica e le motivazioni del gesto che hanno gettato nella tragedia l’intera Serbia.

Ratificato il trattato contro le armi all’Onu!

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Il trattato definisce per la prima volta gli standard internazionali per la compravendita di armi, legandoli al rispetto dei diritti umani: non controlla l’uso domestico delle armi, ma richiede che i membri si dotino di normative nazionali sul trasferimento delle armi e delle loro componenti. È previsto inoltre il divieto, per gli Stati che ratificano il trattato, di trasferire armi convenzionali in caso di violazione di un embargo, atti di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Per autorizzare o meno l’esportazione, il testo prevede che siano i Paesi a valutare se le armi potrebbero essere usate per violare i diritti umani o essere utilizzate da terroristi o dalla criminalità organizzata.

Lo storico via libera odierno al trattato da parte degli Usa è arrivato in particolare grazie alla svolta impressa dal presidente Barack Obama. I Paesi che hanno votato contro sono, senza sorprese, Siria, Iran e Nord Corea, gli stessi cioè che la settimana scorsa hanno bloccato il via libera unanime, per alzata di mano.
Tra gli astenuti ci sono Russia, Cuba, Venezuela e Bolivia. Nella sala dell’Assemblea Generale dopo il voto è scattato un applauso per sottolineare l’ampio sostegno al primo trattato per regolare il multimiliardario commercio delle armi.

Meglio tardi che mai!

Newton: i famigliari delle vittime ricevono telefonate in favore delle armi.

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Una valanga di telefonate preregistrate e lettere nelle cassette postali per convincere le famiglie ad opporsi alla stretta sulle armi voluta dall’amministrazione Obama. E’ la strategia che la National rifle association (Nra), la potentissima lobby delle armi, sta utilizzando in questi giorni in Connecticut, dove l’Assemblea generale sta facendo passi da gigante verso un più stringente “gun control”. Nulla di strano, se non fosse che ad essere bombardate di spam che difende il diritto a possedere pistole, fucili e armi da guerra sono le famiglie di Newtown.

“Il vostro senatore, Art Linares, avrà un ruolo chiave nella discussione sulla legge che limiterà il vostro diritto a possedere un’arma – scandisce la voce registrata – molti legislatori stanno presentando in maniera aggressiva numerose proposte per disarmare e punire i possessori di armi rispettosi della legge e gli appassionati di tiro sportivo. (…) E’ di vitale importanza che chiamiate il senatore Linares (…) e gli chiediate di opporsi a ogni tipo di legge che leda i diritti garantiti dal Secondo emendamento e il vostro diritto alla difesa personale“. Con tanto di numero di telefono a cui chiamare il politico.

Le famiglie, indignate, hanno deciso di reagire. L’allarme è stato lanciato su Facebook dalla “Newtown action alliance“, nata sull’onda emotiva causata dalla strage per promuovere la cultura del “gun control” nel Connecticut.

Spari alla base di Quantico… Follia di un militare! 2 MORTI.

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Sparatoria nella base marine di Quantico, in Virginia, dove un militare si e’ barricato in un edificio e ha fatto fuoco su altri due militari, uccidendoli prima di suicidarsi. Il fatto, ha spiegato il portavoce della base, e’ accaduto ieri sera intorno alle 23 locali. Non è ancora chiaro il movente della sparatoria. David Maxwell, comandante della Base, ha detto che le identità dei tre ”non verranno rese note per le prossime 24 ore”.

Mostra la foto del figlio con il fucile in mano… denunciato!

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Le armi in Usa sono un problema all’ordine del giorno sempre più alla ribalta, ma sicuramente ancora non si era verificato nessun caso del genere. Shawn Moore, un residente del New Jersey, ha fotografato il figlio, di soli 11 anni, in tutta mimetica che imbraccia uno dei suoi fucili calibro 22 (detenuto con regolare porto d’armi visto che Moore è registrato anche presso la National Rifle Association ed è istruttore di armi da fuoco). Ma proprio questa foto lo ha portato a una denuncia per “abuso di minore”, fatta con una telefonata anonima, al Dipartimento di Stato. La polizia ha fatto una vera  e propria irruzione a casa dell’uomo per verificare le armi e per vedere lo stato dei figli. Moore ha contattato il suo avvocato e spiegato: “Non c’è nessuno abuso. Mio figlio ha anche una licenza per cacciare. Non avevano nessun diritto di entrare in casa, senza avere nemmeno un mandato di perquisizione”. L’uomo sta pensando di intentare una causa contro lo Stato per il raid notturno.

OBAMA SI ARRENDE ALLE ARMI! Nulla di fatto con i fucili d’assalto.

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La scia di sangue alimentata dalle stragi negli Usa non è bastata a fermare il mercato delle armi. Così la riforma promossa con forza dal presidente americano, Barack Obama, perde uno dei suoi pezzi principali: la messa al bando dei fucili d’assalto. Lo hanno deciso i vertici del partito democratico al termine di un aspro confronto. A stoppare l’iniziativa è stato un senatore dell’Arizona, preoccupato dalla reazione del suo elettorato.

 Il passo indietro imposto dal capogruppo Harry Reid si spiega con la preoccupazione sua e di molti eletti negli Stati del West, dove anche gli elettori democratici sono fan delle armi, di non essere riconfermati alle prossime consultazioni di midterm, nel novembre 2014. Reid ha detto chiaramente che un testo che contenesse questo divieto avrebbe appena 40 voti su 100 al Senato, con ben 15 defezioni tra le fila di Obama.

La più delusa per questa decisione è la senatrice della California, Dianne Feinstein, prima firmataria della riforma. “I nemici della riforma sono molto potenti. Questo lo so da una vita, ma sono ancora fiduciosa di portare a casa la mia idea”. L’obiettivo primario resta comunque l’approvazione finale della riforma sulle armi entro l’anno. Con la Camera in mano all’opposizione repubblicana, Obama per primo sa che è necessario un’intesa bipartisan se si vuole far approvare il provvedimento.

Per la messa al bando delle armi letali, resta ancora aperta la strada dell’emendamento. Secondo la proposta di Feinstein, si dovrebbe proibire la vendita al pubblico di circa 160 fucili mitragliatori: una categoria in cui rientrano le armi tristemente famose per essere state usate nelle stragi più recenti, da Aurora a Newtown.

Il figlio del salafita uccide un 15enne, scontri in Egitto!

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Sono morte tre persone, fra cui un 15enne, in uno scontro violento scoppiato per futili motivi calcistici nel quartiere Shubra al Cairo, nei quali è coinvolto il figlio di un leader salafita.  Secondo fonti, l’omicida è figlio del capo della campagna del candidato salafita alla presidenza Hazem Salah Abu Ismail, Gamal Saber. I familiari del ragazzo sono scesi in strada con armi e molotov, uccidendo due persone. Saber ha negato, sulla sua pagina Facebook, il coinvolgimento del figlio, sostenendo invece che la bagarre è scoppiata per distogliere l’attenzione dalla distruzione di una moschea del quartiere, per mano dei copti. “Gli incidenti sono avvenuti in una zona densamente abitata da copti”, ha scritto segnalando di avere lanciato un appello per difendere la moschea “dalle mani dei copti che l’hanno completamente demolita”.

I tafferugli a Shurba sono ripresi nel pomeriggio, quando i parenti della vittima e del ragazzo accusato di averlo ucciso hanno ripreso la battaglia, con colpi di arma da fuoco. Un gruppo di abitanti del quartiere, riferiscono fonti della sicurezza, hanno tentato di assaltare un posto di polizia nel strada principale del quartiere. Ora sembrano non placarsi le proteste e la tensione è ancora molto alta.

Gli Usa non fermano la guerra in Siria… via libera alle armi!

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L’involuzione di un militante contro le guerre, di un attivista civile, nonché di chi ha creduto di rivoluzionare il mondo negli anni ’70. E’ l’altro lato di Kerry, il lato buio, quello che ha preso il sopravvento, sicuramente guidato da una politica spregiudicata e da un profondo disprezzo per la vita umana. Il regime di Assad non è giustificabile, ma potrebbe essere uno di quei mali necessari, un’alternativa alla sterminio di vite umane, soprattutto, anziani e bambini indifesi, che ogni giorno subiscono la violenza dei ribelli e la guerra del regime.

E’ di oggi la notizia che gli Stati Uniti “non ostacoleranno” i Paesi europei che intendono fornire armi ai ribelli siriani che si battono contro il regime di Bashar al Assad. Lo ha detto il segretario di Stato americano, John Kerry. A Damasco, intanto, continuano gli scontri. Secondo quanto riferito dalla tv di Stato, due colpi di mortaio sparati dai ribelli hanno colpito la zona nei pressi di una delle residenze del presidente Assad, causando solo danni materiali.

Dilaniato il corpo di una bimba di 5 mesi… anche questa è America!

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Una bimba di sei mesi, Jonylah Watkins, e’ morta dopo esser stata ferita con cinque colpi di pistola mentre suo padre, presunto membro di una banda locale, è rimasto gravemente ferito. La scena si è svolta nell’arco di pochi attimi: il padre le stava cambiando il pannolino sul sedile della sua auto in un parcheggio di Chicago, quando sono partiti i colpi che hanno trafitto il corpo di Jonylah. La bimba e’ morta in ospedale dove subito dopo la sparatoria, ieri pomeriggio, era stata trasportata e sottoposta ad un intervento chirurgico. Alcuni testimoni hanno riferito che un uomo si e’ avvicinato all’auto e ha sparato probabilmente il bersaglio era proprio il padre.

Da strumento di morte a strumento musicale!

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Le armi che hanno causato morti e sofferenza nel nord del Messico si sono trasformate ora in strumento musicale. Artefice dell’opera, dove le canne di fucile tagliate con diverse lunghezze suonano come marimbas, e parti di pistole creano suoni sincopati, è lo scultore Pedro Reyes. “E’ importante – spiega l’artista – considerare che molte vite sono state tolte con queste armi, ed è come se stesse avvenendo una sorta di esorcismo”. Quando questi strumenti di morte vengono suonati, aggiunge, “la musica espelle i demoni che essi trattengono, come se fosse un requiem per le vite perse”. Per il progetto, intitolato ‘Disarmo’, Reyes sottolinea di essere riuscito a realizzare i suoi strumenti con circa 6.700 armi sequestrate dalla polizia e dall’esercito a Ciudad Juarez, dove vivono 1,3 milioni di persone, e che ha registrato una media di circa dieci omicidi al giorno nel picco delle violenze. Reyes era già noto per un progetto del 2008 dal titolo ‘Palas por Pistolas’ in cui fuse 1.527 armi per produrre altrettante pale per piantare lo stesso numero di alberi.

Sangue sulle strade del Minnesota! Bimbo di 10 anni ucciso

Era in auto con la mamma, il piccolo che è stato ucciso barbaramente da un 33enne che ha sparato in strada a Oakdale, Minnesota. L’uomo ha aperto il fuoco contro la macchina della donna, ferendola a un braccio e uccidendo il bimbo di 10 anni. Un’altra donna è rimasta ferita durante la sparatoria avvenuta questa notte nei pressi di un supermercato periferico della cittadina.

La polizia ha catturato l’uomo e lo sta interrogando per capire le cause che lo hanno spinto ad aprire il fuoco in un strada cittadina.

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Sparatoria nel Delaware, 3 morti al tribunale di Wilmington.

Secondo la polizia di Wilmington, due donne sono morte nella sparatoria. Anche il killer, un uomo la cui identità non è stata resa nota, è rimasto ucciso.

Due agenti sono rimasti feriti nell’incidente, ma non sono in pericolo di vita.

La polizia sta ancora indagando se la morte l’uomo armato è stato un risultato dello scambio con gli ufficiali o se è il risultato di una ferita da arma da fuoco  che il killer si è auto-inflitto.

L’identità del pistolero non è nota in questo momento.

Il palazzo di giustizia è stato evacuato e gli agenti stanno conducendo una vasta ricerca per ricostruire gli eventi.

Un portavoce ha rilasciato la seguente dichiarazione a nome del  Governatore del Delaware Jack Markell:

“I nostri pensieri e le nostre preghiere in questo momento sono con le vittime di questa violenza insensata e gli agenti di polizia Capitol che mettere la propria vita in prima linea per proteggere i giudici e il pubblico tutti i giorni.”

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L’arte del gioco… Shaw Thorsson!

Thorsson è un artista specializzato nella riproduzione di armi e armature in plastica ispirate a film, fumetti o videogiochi, quelle che normalmente vedete aggirarsi per fiere e convention e con cui il pubblico ama farsi fotografare. I suoi principali clienti sono infatti case di produzione cinematografica e videoludica, che gli commissionano gli oggetti di scena o costumi da usare per scopi promozionali, ma il più delle volte il suo lavoro si basa esclusivamente sul fatto non vede l’ora di indossare un’armatura completa da Master Chief o da Stormtrooper di Star Wars.

 Shawn Thorsson
La sua passione nasce proprio da Star Wars, quando nel 2002, dopo aver visto Troops, un  finto documentario amatoriale dedicato agli Stormtrooper, decide che ha assolutamente bisogno della sua armatura bianca, ma si rende conto di essere un po’ troppo piccolo per indossare un costume già fatto. Invece di perdersi d’animo, Thorsson decide di farsene uno da solo, consultando la guida di studiocreations.com:  sei mesi e molta fatica dopo ha già ogni vinto ogni possibile gara di costumi di Halloween delle discoteche vicino casa sua, e decide di creare un laboratorio.

Shawn Thorsson

Da quel momento in poi è stata un’escalation che l’ha portato a costruire costumi da Predator,armature di Space Marine alte due metri, divinità con quattro braccia, ed è perfino in grado di metterti al posto di Han Solo nella grafite. Come ci riesce? Mescolando i propri talenti da autodidatta, che vanno dalla modellazione alla pittura, dalla conoscenza dei materiali al pure e semplice genio creativo, con l’aiuto di parenti e amici, che sono ben felici di fare da modelli. E vorrei vedere te, se ti chiedessero di indossare il costume di Boba Fett.

Shawn Thorsson

Il tutto è ampiamente documentato sul suo blog, in cui si definisce “uno che fa giocattoli per bambini che non vogliono crescere” e dove descrive come realizza i propri lavori, in caso qualcuno volesse seguire le sue orme.

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