Svizzera shock: maestro d’asilo ha violentato 7 bimbe. La più piccola di 18 mesi

maestro-pedofilo-tuttacronacaLa notizia è riportata dal giornale svizzero Zuecher Oberland. Sta per essere terminata l’indagine su un maestro d’asilo, in carcere dal marzo 2011, durante la quale si è scoperto che l’uomo non ha violentato quattro bambine, come inizialmente si pensava, ma sette, di età compresa tra i 18 mesi e i 6 anni. Quattro delle vittime erano piccole che gli erano state affidate mentre lavorava in un giardino d’infanzia a Volketswil, non lontano da Zurigo, attualmente chiuso. L’uomo era stato arrestato dopo che la polizia era stata avvertita dalla cellula di coordinamento nazionale della lotta contro la criminalità su internet. In suo possesso si sono trovati film pornografici che avevano bambini come protagonisti. In un primo momento, il maestro aveva confessato di aver violentato una bimba di due anni e mezzo e di aver scattato foto e girato video con lei. Ulteriori confessioni si sono aggiunte nel corso dell’inchiesta. L’uomo offriva regalini e caramelle alle piccole perchè non parlassero dei loro “giochi segreti” con i familiari.

La donna che guida nuda in Svizzera

donna-nuda-auto-tuttacronacaL’agenzia di stampa elvetica Ats ha riportato oggi la notizia di una donna di 27 anni che, completamente nuda, è stata fermata mentre si trovava alla guida di un’automobile e controllata a un posto di blocco dalla polizia svizzera. Il fatto è accaduto la notte scorsa nei pressi di Baar (cantone di Zugo, centro della Svizzera). In seguito, si è scoperto che la donna si era messa in tutta fretta al volante della vettura al posto di un amico 29enne sprovvisto di patente. L’uomo, che già la notte precedente era stato fermato mentre si trovava alla guida sprovvisto di patente, avrebbe ceduto il posto all’amica qualche centinaio di metri prima del posto di blocco salvo poi, interrogato, confessare il sotterfugio. Quello che non è stato chiarito è perchè la donna fosse nuda.

Scosse di terremoto in Svizzera e nel distretto delle Alpi Atesine

terremoto-alpi-atesineLa scorsa mattina, verso le 5, è stata registrata una scossa sismica in Svizzera, nei pressi di San Gallo. L’evento ha avuto una magnitudo 3.6 con ipocentro a una profondità di 4 km. Non si esclude che il possa essere stato causato da un progetto geotermico: i responsabili di tale progetto, che nei giorni scorsi avevano iniettato grandi quantità di acqua per bloccare una fuoriuscita di gas, hanno annunciato uno stop ai lavori di perforazione. Alle 21.50 di oggi l’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia ha registrato invece un evento di magnitudo 2.3 nel distretto sismico delle Alpi Atesine. La scossa ha avuto un ipocentro di 12.8 km.

Fondi congelati per “monsignor 500”

nunzio-scarano-monsignor-tuttacronacaMonsignor Nunzio Scarano, noto anche come “monsignor 500”, indagato per riciclaggio dalle Procure di Salerno e Roma, si è visto congelare i fondi presso la banca vaticana per disposizione della Santa Sede. Nel frattempo, le autorità vaticane continuano a indagare su transazioni sospette e le indagini potrebbero essere estese ad altre persone, come riferito oggi da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. Scarano è anche accusato di aver tentato di trasferire illegalmente 20 milioni di euro dalla Svizzera all’Italia ed è già sospeso dalle sue funzioni presso l’APSA (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica). Risale al 9 luglio l’ordinanza dell’ufficio del Promotore di giustizia vaticano che ha disposto il congelamento dei suoi conti presso l’Istituto Opere di Religione (IOR). Padre Lombardi ha spiegato che “lo IOR ha affidato al Promontory Financial Group un esame oggettivo dei fatti e delle circostanze relative ai conti in questione e coopera pienamente con l’organismo di regolazione finanziaria del Vaticano AIF (Autorità di Informazione Finanziaria) e le autorità giudiziarie per fare interamente luce sul caso”. Nel dettaglio, lo IOR “sta affrontando un esame di tutte le relazioni con i clienti e delle procedure in vigore contro il riciclaggio di denaro”. Al tempo stesso, la banca vaticana “sta attuando provvedimenti adeguati per migliorare le sue strutture e procedure”. Questo percorso è cominciato a maggio di quest’anno e “ci si aspetta che sia largamente concluso per la fine del 2013”. Il direttore della sala stampa vaticana che anche informato che “nelle settimane passate, lo IOR ha nominato un chief risk officer a livello della Direzione, con lo specifico compito di concentrarsi sulla compliance (la corrispondenza con gli standard principali di controllo) e ha anche introdotto misure per rafforzare sostanzialmente il sistema di reporting. Infine, Padre Lombardi ha rimarcato che la banca vaticana “sta seguendo una linea chiara di identificazione sistematica e di tolleranza zero nei confronti di tutte quelle attività che siano illegali o estranee agli Statuti dell’Istituto, siano esse condotte da laici o da ecclesiastici”.

18enne ustionata dal Galaxy S3 esploso

smartphone-brucia-tuttacronacaBrutta avventura per una 18enne svizzera che lavora come apprendista imbianchina a La Chaux-de-Fonds, nel cantone svizzero di Neuchatel. Fanny Schlatter stava caricando delle latte di vernice sul furgone del suo capo quando ha sentito uno scoppio dietro di sé e, subito dopo, uno strano odore di qualcosa di chimico che bruciava. La ragazza si è resa conto della situazione quando la tasca posteriore dei suoi pantaloni da lavoro ha preso fuoco e le fiamme hanno cominciato a lambirle le spalle. Terrorizzata, ha chiamato l’attenzione del suo capo, Stephane Kubler. L’uomo le ha sfilato i pantaloni e, portantdola in braccio, l’ha trasportata in bagno per bagnarle le ferite. In ospedale, i medici hanno diagnosticato a Fanny ustioni di secondo e terzo grado alla mano e alla coscia destra. Proprio la gamba soffre ora di una momentanea perdita di sensibilità e presenta una bruciatura piuttosto estesa, tanto che non si esclude la necessità, in futuro, di un intervento plastico. Causa di tutto è stato il cellulare che la ragazza aveva nella tasca della divisa, un Samsung Galaxy S3 che, esplodendo, ha provocato l’incendio. “La batteria dello smartphone era completamente carbonizzata – ha raccontato la ragazza a Le Matin, spiegando anche di aver acquistato il telefonino vecchio di un anno da una conoscente poche settimane prima e che le batterie erano originali -, e aveva triplicato di volume, mentre l’acido che conteneva era fuoriuscito e questo ha probabilmente aggravato le mie ustioni. Fortunatamente però avevo i capelli legati e la mia maglia non ha fatto in tempo a prendere fuoco, sennò sarei andata letteralmente in fumo!” Ora la ragazza, che dovrà restare a casa saltando tanto il lavoro che le ferie già prenotate, sta riflettendo sulla possibilità di denunciare la Samsung. “Siamo molto dispiaciuti per l’accaduto – ha spiegato Mirjam Berger, portavoce Samsung per la Svizzera, alla stampa –, e non appena riusciremo a contattare la signorina Schlatter ci faremo consegnare il telefonino, che verrà probabilmente inviato in Corea per essere esaminato, e lanceremo un’approfondita indagine per cercare di stabilire le cause dell’incidente. Vogliamo però rassicurare la clientela che tutti i nostri prodotti vengono sottoposti a rigorosi e sistematici controlli di qualità, per garantirne la sicurezza”. Forse questi non controlli non bastano? Le batterie dello stesso modello non sono infatti nuove a simili epslosioni: a maggio un utente aveva postato infatti sulla piattaforma Reddit la foto di un telefonino dello stesso modello completamente distrutto da un’improvvisa combustione notturna, arginata grazie ad un provvidenziale bicchiere d’acqua.

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Pietro D’Amico scelse il suicidio assistito per un errore medico

d'amico-suicidio-assisstito-tuttacronacaAveva richiesto il suicidio assistito, l’ex magistrato calabrese di 62 anni Pietro D’Amico, di Vibo Valentia, morto in una clinica di Basilea, in Svizzera. L’uomo aveva scelto la dolce morte perchè convinto di essere affetto da una malattia incurabile. Stando a quanto emerso dall’autopsia voluta dalla figlia e dalla vedova e disposta dalla magistratura elvetica, però, questa patologia non esisteva, così come dimostrato anche dai “sofisticati e approfonditi esami di laboratorio dei reperti prelevati dal corpo”, che “hanno escluso perentoriamente l’esistenza di quella grave e incurabile patologia dichiarata da alcuni medici italiani e asseverata da alcuni medici svizzeri”, come rende noto l’avvocato Michele Roccisano, amico del magistrato morto e legale della vedova. In una nota si legge quindi del fatale errore medico: “D’Amico non era affetto da quella grave patologia che lo aveva convinto a chiedere il suicidio assistito. Un errore scientifico che ha portato a conseguenze fatali, poiché D’Amico, già depresso e convinto di essere gravemente malato, ebbe purtroppo quella terribile conferma che lo spinse a richiedere il suicidio assistito a Basilea. Furono proprio quelle errate diagnosi a convincere alcuni medici svizzeri, soprattutto Erika Preisig, dell’Associazione Eternal Spirit lifecircle, ad assisterlo in quel suicidio”. La nota prosegue quindi spiegando che sarà ora la magistratura italiana a stabilire se i medici italiani siano responsabili dell’errata diagnosi e se lo sbaglio sia dipeso da negligenza, imperizia, imprudenza, “tenuto anche conto del fatto che per poter accertare l’esistenza di quella patologia, avrebbero dovuto sottoporre il paziente ad esami strumentali specifici” che a D’Amico non furono mai prescritti. “La stessa magistratura – si legge poi – dovrà accertare il nesso di causalità fra l’errata diagnosi e il triste evento. Tanto più che in precedenti tentativi, non ancora provvisto di quelle errate certificazioni, D’Amico non aveva ottenuto dai medici svizzeri il suicidio assistito.” Ma un’indagine è stata aperta anche in Svizzera, dove ai medici è imposto “di accertarsi che sia affetto da una patologia terminale, non potendo gli stessi accogliere acriticamente i referti presentati dal paziente e/o i sintomi descritti dal paziente che spesso, specie se depresso, tende a somatizzare disturbi a volte dovuti a malanni molto più benigni. La legge svizzera prescrive anche che la diagnosi sia fatta da almeno due medici svizzeri diversi da quello che poi assiste il paziente al suicidio, mentre, nel caso, ciò sembra non essere avvenuto poiché uno dei medici che ha confermato la malattia era la stessa Erika Presig, ovvero la ‘dottoressa Morte'”.

La Svizzera protegge le Alpi… e l’Alto Adige?

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Gli svizzeri corrono ai ripari e proteggono il loro patrimonio naturalistico, proteggendo con i teloni i ghiacci sulle Alpi.

In Alto Adige, sull’altro versante, in pieno Parco Nazionale dello Stelvio invece, secondo quanto riporta il blog “profumo di donna“, alcuni sindaci starebbero violentando quel paesaggio “con la costruzione dell’ennesima (centrale) idroelettrica sull’ultimo fiume rimasto intatto” il Rio Ram.

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Luci rosse in Vaticano… orge con minori?

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I video che incastrano il Vaticano sarebbero nelle mani di un notaio di Lugano, questa è la notizia shock di Francesco Zanardi, presidente di “Rete Abuso”, sulle presunte orge nella Santa Sede. Nei video, girati dalle vittime degli abusi, ci sarebbero alti prelati che molesterebbero i minorenni. Francesco Zanardi, noto blogger in lotta contro la pedofilia, essendo lui stesso stato vittima di molestie sessuali da piccolo, ha “confessato” la sua verità al settimanale ticinese “Il Caffè”.

 

Sollecito, in vista del processo, lancia una colletta sul web

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Raffaele Sollecito, imputato con Amanda Knox nel processo d’appello, che si terrà a Firenze, per l’omicidio di Meredith Kercher e che potrebbe aver luogo all’inizio del prossimo autunno, ha lanciato una colletta sul web per pagarsi le spese legali. Il ragazzo ha scritto in inglese sulla sua pagina Facebook: “Non ho più risorse per combattere contro questa ingiustizia. Non voglio mollare solo per motivi finanziari, spero capirete”. La raccolta fondi è stata aperta sul sito specializzato “GoFundMe” dove, nel giro di poche ore, sono già arrivate le prime donazioni: l’obiettivo è di raccogliere 500mila euro.

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La morte di Meredith: forse gioco hard

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Il 26 marzo scorso, la prima sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio le assoluzioni pronunciate in appello per Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Oggi sono state presentate le motivazioni del verdetto. Una delle ipotesi avanzate è che l’omicidio di Meredith Kercher potrebbe essere stato conseguenza di una “esclusiva forzatura”  della vittima “a un gioco erotico spinto di gruppo, che andò deflagrando, sfuggendo al controllo”. Nella sentenza depositata oggi, la Suprema Corte traccia un “ventaglio di situazioni ipotizzabili” che vanno “dall’accordo genetico sull’opzione di morte”, alla “modifica di un programma che contemplava inizialmente solo il coinvolgimento della giovane inglese in un gioco sessuale non condiviso”, fino all’ipotesi della costrizione di Meredith a partecipare a un “gioco erotico spinto di gruppo”, conclusosi con la morte della ragazza. La Cassazione ha inoltre sottolineato che Rudy Guede non avrebbe agito da solo e che la Corte d’assise d’appello ha “sottovalutato gli indizi a carico di Knox e Sollecito”. Si legge inoltre che “La pronuncia impugnata presta il fianco al lamentato vizio di violazione di legge e di difetto di adeguata motivazione nel passaggio cruciale della ricostruzione del fatto che attiene alla presenza di concorrenti nel reato, nell’abitazione nella disponibilità oltre che della vittima, della sola Knox, in quella maledetta serata, profilo che non va sicuramente inteso in un automatismo probatorio, ma che costituisce un segmento significativo nell’itinerario costruttivo”. Guede, giudicato con il rito abbreviato, sconta una pena di 16 anni di reclusione dopo esser stato condannato in via definitiva “per concorso in omicidio”. Nella sentenza d’appello, inoltre, secondo la Suprema Corte ci sono “molteplici profili di manchevolezze, contraddittorietà ed illogicità manifesta”. “Il giudice del rinvio dovrà porre rimedio – si legge nelle motivazioni depositate oggi – nella sua più ampia facoltà di valutazione, agli aspetti di criticità argomentativa, operando un esame globale e unitario degli indizi, attraverso il quale dovrà essere accertato se la relativa ambiguità di ciascun elemento probatorio possa risolversi, poiché nella valutazione complessiva, ciascun indizio si somma e si integra con gli altri”. L’esito di tale “valutazione osmotica – rilevano i giudici della Cassazione – sarà decisiva non solo a dimostrare la presenza dei due imputati nel locus commissi delicti, ma ad eventualmente delineare la posizione soggettiva dei concorrenti” di Rudy Guede.

Yara e quegli 80 anziani in caserma

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Il Dna aiuta quasi sempre ed è stato proprio grazie ai nuovi metodi scientifici se è stato possibile rintracciare almeno il padre dell’assassino di Yara. Ma al momento le forze dell’ordine si trovano in un vicolo cieco e non riescono a rintracciare la madre. Così nei giorni scorsi sono stati convocati in caserma almeno 80 anziani della zona per cercare d ricostruire la vita di Giuseppe Guarinoni, l’autista di autobus morto nel 1999 a 61 anni. E’ sicuramente il più imponente screening di massa mai operato in Italia, ma è necessario per dare il volto a quell’ “ignoto uno”, che ha ucciso la 13enne.

 

La ferrovia all’arsenico

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La tratta di raccordo ferroviario Arcisate-Stabio nata dall’accordo bilaterale Italia-Svizzera del 1999 ha incontrato notevoli problemi sul nostro territorio, mentre dal lato elvetico non si sono riscontrati problemi. Cosa sta bloccando i lavori e facendo lievitare i costi? Il problema è che le terre di risulta contengono arsenico ed idrocarburi e vanno quindi smaltite secondo la procedura riservata a sostanze pericolose o tossiche. Ma perchè non si è effettuato un carotaggio del terreno prima di iniziare i lavori ? Si è quindi creato intorno a questo problema un testa coda istituzionale e giuridico che rischia il rallentamento dei lavori, con un completamento che non si riesce più a prevedere quando potrà essere portato a termine e una spesa che al momento cresce di giorno in giorno senza tregua. Intanto si accumulano anche i faldoni prodotti dall’azienda che si doveva occupare di realizzare il raccordo di appena 3,6 km. Altro sperpero di denaro pubblico per un’opera incompiuta?

Trasporti italiani sotto osservazione… svizzera!

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Si è svolto il Forum internazionale dei trasporti a Lipsia, oggi, al quale è intervenuta anche la consigliera federale Doris Leuthard che, riguardo la tratta Rotterdam-Genova,  ha sottolineato che “La Svizzera confida che la Germania e l’Italia, come previsto dagli accordi, migliorino le loro capacità sulle tratte ferroviarie d’accesso a sud e a nord”. Mentre disquisiva sul finanziamento dei trasporti, il “Funding Transport”, la Leuthard ha illustrato il piano sviluppato dalla Svizzera per la realizzazione di importanti progetti ferroviari ed ha fatto un commento che dovrebbe essere preso in considerazione anche in Italia: “Le infrastrutture di trasporto sono caratterizzate da ingenti investimenti. È quindi necessaria una pianificazione precisa sul lungo periodo”, ha rilevato la consigliera federale. Considerati i disagi che sta vivendo la nostra capitale riguardo a mezzi di trasporto e la viabilità, un po’ di “puntualità svizzera” forse non dispiacerebbe neanche ai pendolari italiani!

E se la verità di Yara fosse nel libro di Saviano?

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«Quello che Saviano ha scritto nel suo libro è tutto falso: lo querelo. E mi verrebbe voglia di affidare a lui le chiavi della mia ditta, che con impegno e sacrificio io e i miei dipendenti stiamo cercando di portare avanti».  Queste le parole di Patrizio Locatelli, titolare della Lopav-Pima nota impresa specializzata in pavimentazioni. Suo padre però è Pasquale Claudio Locatelli, originario di Almenno San Bartolomeo, uno dei più attivi narcotrafficanti internazionali degli anni ’90, in arte «Mario di Madrid», noto anche come «Diabolik», ed è proprio a quest’uomo che Saviano dedica un intero capitolo del libro-inchiesta sulla cocaina, intitolato “Zero Zero Zero”. Saviano nelle sue pagine accenna anche ai figli Pasquale, Patrizio e Massimiliano, che furono arrestati nel 2010.

Ma come si inserirebbe il delitto di Yara in questo contesto?

Chi aveva in passato ha provato a legare il delitto di Yara con la criminalità organizzata è stato querelato. In particolare quelle testate giornalistiche che accennavano a legami  fra la Lopav e Fulvio Gambirasio, il papà di Yara.

E se Saviano sostiene che Fulvio Gambirasio abbia testimoniato in un processo contro Pasquale Locatelli, è lo stesso papà di Yara che ha suo tempo smentì categoricamente questa testimonianza. Ma di recente lo stesso Patrizio Locatelli conferma che è inesatto ciò che è scritto nel libro Zero Zero Zero:   Io e Fulvio – conferma Patrizio Locatelli – ci conosciamo da molto tempo, siamo compaesani. Dopo essere uscito dal carcere, l’ho incontrato casualmente e gli ho fatto le condoglianze. Lui mi ha abbracciato, dicendo di essere dispiaciuto che i media mi avessero coinvolto, a torto, nella vicenda di Yara. Tutto il resto sono fantasie».

E’ in Svizzera l’altra parte del mistero da svelare intorno a Yara?

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E’ sempre più fitto il mistero sull’assassino di Yara Gambirasio. La madre oggi dovrebbe avere tra i 70 e gli 80 anni e probabilmente quando è rimasta incinta ha preferito lasciare il suo paese e andare in Svizzera dove poi è rimasta a vivere. Ma se questa è l’ipotesi più accreditata, si sta indagando anche su un’altra pista: su una ragazza che probabilmente era lì solo per le vacanze. La pista che invece ormai si è accantonata è quella della Casa dell’Orfano, perchè si è appurato che quel centro accoglieva solo bambini dai 5 anni in su. E’ possibile, si chiedono gli inquirenti, che nessuno si ricordi di questa ragazza in un paese che all’epoca contava non più di 2000 anime? Probabilmente nessuno la ricorda perchè quella donna è andata via prima che scoppiasse lo scandalo, o se ne andò subito dopo aver finito le sue ferie e scopri più tardi di essere rimasta incinta.

Il mistero si sposta quindi all’estero? E’ una delle ipotesi più accreditate delle ultime ore.   

La lettera di Amanda ai Kercher.

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Come mai tutti i presunti assassini sono grafomani? Scrivere è catartico e su questo non ci sono dubbi così Amanda Knox non fa eccezione e come, Restivo, scrisse anche lei una  lettera alla famiglia di Meredith Kercher. La lettera non fu mai spedita  su consiglio degli avvocati della studentessa americana. Ora si torna a parlare di questa vicenda nel  “Sun on Sunday”, che pubblica alcuni estratti del testo. Amanda aveva scritto una lettera anche per scusarsi con Patrick Lumumba, il congolese che si sarebbe poi rivelato completamente innocente, ma che era stato in un primo momento accusato dalla giovane. Anche questo testo non era mai stato spedito, sempre su consiglio dei legali. “Queste lettere – avevano consigliato gli avvocati ad Amanda – potrebbero essere considerate soltanto un escamotage”.

Ecco alcuni estratti del libro di Amanda riportati sul giornale britannico: “A volte ripenso ad alcuni miei comportamenti del passato e vorrei aver fatto diversamente. Per prima cosa, vorrei aver scritto ai Kercher. Desideravo dire loro quanto volevo bene alla loro figlia. Con quanto affetto parlava della sua famiglia. Dire loro che la sua morte era per me un grandissimo dispiacere.E poi, avrei voluto scrivere a Patrick che mi dispiaceva averlo accusato. Quel mio gesto è imperdonabile, e lui non meritava quel trattamento, ma avrei voluto dirgli che non avevo nulla contro di lui. Altri mi avevano spinto a fare il suo nome e a me dispiaceva immensamente”.

“Quelle lettere non furono mai spedite – riprende Amanda – perché Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova (i suoi due avvocati) mi dissero di non farlo. I giudici avrebbero preso questo comportamento per un escamotage”.

Ed ecco i testi delle due lettere. Ai Kercher: “Mi dispiace per la vostra perdita e mi dispiace che mi ci sia voluto così tanto tempo per dirvelo. Non sono io che ho ucciso vostra figlia. Anch’io sono una sorella e posso soltanto immaginare quanto grande sia il vostro dolore. Nel tempo, relativamente breve, in cui Meredith ha fatto parte della mia vita, lei è sempre stata gentile con me. Penso a lei ogni giorno”.

E poi, a Patrick: “Mi sento in colpa nei tuoi confronti”. “Ma mostrai quelle lettere a Carlo – continua Amanda – e lui mi disse che non era il momento giusto”.

AMANDA E IL SUO “AMICO DI PENNA”

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Non finiremo mai di scandagliare l’animo umano e capire quali strani percorsi possa compiere. Non capiremo mai perfettamente le rimozioni che operiamo ogni giorno per non soffrire e per alleviare il male di vivere. E forse per Amanda confessarsi con il reporter inglese, Simon  Hattenstone, che le mandò una copia dell’intervista fatta alla madre Edda Melles è stato un abbandonarsi ai suoi incubi trovando una rete di protezione ad accoglierla. Quello che era diventato un rapporto pistolare con il tempo si è modificato ed è continuato anche fuori dalla cella proseguendo anche ora che la Cassazione ha stracciato l’assoluzione che la Knox e Sollecito avevano ottenuto con un processo che lasciava molti lati inesplorati.

E’ degli ultimi giorni la lettera che Simon Hattenstone scrive ad Amanda raccontandole che ha visitato  “una miniera di carbone a Easington, County Durham, dove gli ex minatori festeggiavano la morte di Lady Thatcher. Lei ha risposto dicendo che aveva sentito parlare dell’ex primo ministro e sapeva che era stata una figura controversa, ma non avrebbe mai potuto capire come qualcuno possa celebrare la morte di un altro essere umano”. Leinon può proprio capire… quella ragazza che ballava e cantava nella stanza di Meredith, non riesce a capire.

Questo è il mondo delle contraddizioni e delle rimozioni che spesso popola la testa degli assassini e anche Amanda, nuovamente accusata dell’omicidio di Meredith, non è immune da queste strane associazioni spesso in contrasto con ciò che si è detto e scritto fino a quel momento.

 

Il libro di Amanda: “Cantai e ballai nella stanza di Mez”

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Il libro “Waiting to be Heard” di Amanda Knox, che racconta le vicissitudini della ragazza a partire dal ritrovamento del corpo di Meredith il 2 novembre 2007 a Perugia, uscirà a fine mese, nelle librerie americane, ma già stanno girando alcuni estratti che molto fanno discutere. “Cantai e ballai nella stanza di Mez durante i rilievi della polizia”, racconta Amanda, spiegando il fatto come “Un tentativo per allentare la tensione perché era tutto così surreale”. E ancora: “Dopo l’arresto la guardia mi guardò come se avessi preteso caviale e prosecco quando chiesi di fare una telefonata” e “In cella ho incontrato tante detenute ma io non sarò mai come loro perché mi sono rialzata dal buco nero dov’ero caduta”. Ma Amanda non si limita a questo, cerca anche di cancellare dalla mente delle persone la sua immagine, così come diffusa dai media, di manipolatrice e seduttrice: “Ero come una bimba afflitta e smarrita che a 20 anni ancora guardava le persone con innocenza infantile”, racconta la ragazza. “I flirt con uomini in Italia erano soltanto un modo per sentirmi più donna”, assicura, “e a mio agio con l’idea del sesso occasionale praticato da ragazze e ragazzi della mia generazione”. Eppure ancora traspare l’immagine dell’americana spregiudicata, sprezzante, in costante equilibrio tra l’impegno di offrire di sé l’immagine di una ragazza normale (“una delle mie preoccupazioni è correggere i pregiudizi della polizia. Non volevo che mi credesse una persona cattiva e desideravo far vedere chi ero: una ragazza che amava i genitori, che andava bene a scuola, che rispettava l’autorità e il cui unico problema con la legge era stata una multa al college per disturbo della quiete pubblica durante un party a Seattle”) e quello della bad girl: “ero a casa con Raffaele a fumare marijuana che per noi era un’abitudine quotidiana”. Una giovane vita è stata spezzata in maniera brutale, la sentenza di assoluzione è stata annullata, eppure Amanda non solo torna alla sua vita, ma sembra diventerà l’autrice di un caso letterario che già è stato lodato da Michiko Kakutani, temutissima critica letteraria per il New York Times. “L’introspezione cui è stata costretta Amanda in carcere le ha dato una capacità di trasmettere le sue emozioni con un considerevole potere viscerale”. Insomma, la ragazza che si descrive come “un topo impaurito nel gioco con il gatto”, sembra sia tornata a graffiare… più ricca i 4 milioni di dollari.

Le accuse della Knox… per diventare scrittori bisogna uccidere?

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«Ho cominciato a capire come ci si possa sentire imprigionati dentro la propria vita, così disperati da volerne fuggire, anche se questo significa non esistere più» Come non esiste più Meredith. Nel libro c’è anche un lungo elenco di come Knox abbia pensato di togliersi la vita dall’avvelenamento con la candeggina allo sbattere la testa al muro (ottimo modo di suicidarsi).  La ragazza ha confessato di aver sofferto anche di forti attacchi d’ansia tanto da rimanere paralizzata per la paura (chiederà il risarcimento danni allo stato italiano?) La Knox ha parlato dell’atteggiamento delle sue compagne di cella definendolo come rude e ostile, mentre lei naturalmente si sarà sempre comportata con dolcezza e umanità… come quella maledetta sera di Halloween?

Come mai è stato permesso ad Amanda Knox di pubblicare il suo libro? Perché è stato edito anche in Italia, dove fra l’altro mancano alcuni passi fondamentali dove l’imputata (a cui fra l’altro andrà rifatto il processo come stabilito dalla Cassazione) accusa le guardie italiane di violenze psicologiche e sessuali? Come mai l’editoria mondiale è affamata di storie amorali? Perché dobbiamo pubblicare le farneticazioni degli assassini e non un romanzo scritto da uno scrittore? Bisogna uccidere per diventare scrittori?

Waiting to be Heard: Amanda e le molestie sessuali in carcere

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Nelle 400 pagine di Waiting to be Heard, il libro pubblicato dalla casa editrice newyorkese Harper Collins, Amanda racconta ciò che è accaduto prima, durante e dopo l’omicidio della sua coinquilina Meredith Kercher. Ecco allora che affiorano nuovi dettagli sulle molestie sessuali ed i dialoghi con le compagne di cella nel carcere Capanne, una delle quali le chiedeva d’iniziare una relazione lesbo con lei. Le novità riguardano in particolar modo la guardia carceraria Raffaele Argiro, ora in pensione, già accusato di aver molestato un’altra detenuta. Stando a quanto scritto dalla ragazza, a cui è stata da poco annullata l’assoluzione, l’uomo, fin dal primo giorno dopo il suo arresto, non ha fatto altro che parlare di sesso con lei, chiamandola ogni sera in una sala vuota al terzo piano dell’edificio per una chiacchierata. Nel libro si legge: “Era fissato con il sesso, con chi l’avevo fatto, come mi piaceva farlo, se avessi voluto farlo con lui”. E ancora: “Ero così sorpresa e scandalizzata dalle sue provocazioni che qualche volta mi chiedevo se non stessi capendo male quello che mi stava dicendo. Quando mi accorgevo che voleva parlare di sesso provavo a cambiare argomento”. Pronta la risposta del poliziotto, che ha fatto causa alla ragazza per diffamazione dopo che aveva affermato di essere stata molestata durante gli interrogatori. Le ho parlato molto ma solo per calmarla”, ha raccontato Argiro durante un’intervista con il giornalista Bob Graham, molto vicino alla famiglia Knox. “Le ho chiesto quanti fidanzati avesse avuto, ma era sempre lei a iniziare a parlare di sesso”.

Uno sguardo a… la pasta con le zucchine

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La ricetta la trovi QUI!

Audrey Hepburn sul set di… Wait Until Dark di Terence Young

Audrey Hepburn sul set di… Charade di Stanley Donen

Audrey Hepburn sul set di… The Children’s Hour di William Wyler

Gente di Tolochenaz… Audrey Hepburn!

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Uno sguardo a Tolochenaz… la scultura!

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Uno sguardo a Tolochenaz… la casa!

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Uno sguardo a… TOLOCHENAZ, Svizzera!

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Amanda Knox… abbassa i toni dopo la sentenza della Cassazione!

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Il libro di memorie di Amanda Knox “Waiting to be heard” verrà pubblicato nei tempi prestabiliti nonostante l’annullamento dell’assoluzione per l’omicidio della studentessa Meredith Kercher. Come scrive il Mirror online, tra l’altro, verrà modificato il capitolo sulla giustizia italiana (e tolte le critiche ai pm, ai giudici e alla polizia). “Verranno abbassati i toni, per evitare ritorsioni”, raccontano gli avvocati della ragazza americana.  Quindi se non usciva la sentenza di annullamento  il libro sarebbe uscito con gli insulti alla magistratura italiana?

HarperCollins, la casa editrice della 25enne di Seattle, ha confermato quindi i piani per il lancio del libro e per le interviste promozionali: Waiting to be heard sarà nelle librerie a partire dal prossimo 30 aprile. La Knox, che dovrà affrontare nuovamente il processo di secondo grado dopo l’annullamento da parte della Corte di Cassazione della sentenza di assoluzione per lei e Raffaele Sollecito, ha firmato un contratto editoriale da quattro milioni di dollari nel 2012 per la pubblicazione delle sue memorie. Nel testo la ragazza racconta la sua esperienza in carcere, il rapporto con la polizia italiana, oltre a nuovi dettagli sul caso che l’ha vista coinvolta. La sera del 30 aprile verrà trasmessa anche la prima intervista televisiva di Amandasulla rete Abc, con la giornalista Diane Sawyer.

Sollecito è pronto per la fuga, ha il permesso… qualcuno lo fermerà?

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La sentenza della Cassazione che ha annullato le assoluzioni di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher potrebbe avere conseguenze inaspettate. Se da un lato, infatti, la ragazza americana potrebbe non tornare più in Italia, nemmeno tramite estradizione (gli esperti Usa dicono che non sarebbe concessa, perché la giustizia americana prevede che non si possa essere processati due volte per lo stesso reato, ma il dibattito a riguardo è quanto mai aperto), dall’altro spuntano rivelazioni su Raffaele.
Sollecito, 29 anni, secondo quanto si legge sul Corriere del Ticino, non solo sarebbe intenzionato ad andare a vivere a Lugano, come ha confermato anche la sua fidanzata nei giorni scorsi, ma sarebbe già in possesso di un permesso di dimora B, il certificato che consente di stabilirsi in Svizzera per esercitare un`attività lucrativa (dipendente o indipendente) o per soggiornare senza esercitare un`attività lucrativa (redditiero, pensionato, ecc.).
«La richiesta è stata inoltrata regolarmente nel dicembre 2012 – conferma il capo della Sezione della popolazione, Attilio Cometta – e il permesso è stato rilasciato nel mese di gennaio scorso. Il fatto che la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza assolutoria di seconda istanza a favore del Sollecito, non ha ripercussioni sulla possibilità di rimanere in territorio elvetico».
«Contro questa persona una condanna penale cresciuta in giudicato, sebbene il reato possa essere grave, non sussiste – spiega Cometta – e già solo per questo fatto un provvedimento di revoca del permesso non è sostenibile. Un eventuale impedimento potrebbe sorgere a questo punto solo se l`autorità italiana dovesse decidere di limitare gli spostamenti del giovane, impedendogli di risiedere per un minimo di 6 mesi in Svizzera come prevede il permesso di dimora B che, in quel caso, potrebbe di conseguenza venir revocato».

Iacchetti, il libro, i medium… la denuncia a Chi l’ha visto!

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Enzo Iacchetti racconta alle telecamere di Chi l’ha visto di aver ricevuto in un pacco anonimo un libro scritto da due sedicenti medium, che dicono di sapere dove si trova il corpo di Patrizia Rognoni, la 56enne di Castelveccana svanita nel nulla fra il 16 e il 17 settembre 2009.
Iacchetti si dissocia da questo tipo di indagini soprannaturali alle quali dichiara di non credere, ma invita gli inquirenti a verificare quanto di vero ci sia nelle informazioni contenute nel libro, secondo cui alcuni resti della scomparsa sarebbero stati trovati dalle medium in Svizzera.
Secondo il libro, di cui la stampa ha già riferito nei giorni scorsi, la Rognoni viene inoltre data sicuramente per morta, e sarebbe sepolta in un bosco del Canton Ticino.

L’estratto del libro di Raffaele Sollecito, inedito in Italia!

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Raffaele Sollecito ha scritto un libro, inedito in Italia, ma pubblicato negli Usa, “Honor Bound: my journey to hell and back with Amanda Knox” ( Patto d’onore: i miei giorni all’inferno e ritorno con Amanda Knox). E’ il racconto della vicenda giudiziaria che lo ha visto protagonista a partire dal novembre 2007 dopo la scoperta del cadavere di Meredith Kercher nella casa di Perugia. Fra poco uscirà anche il libro di Amanda che ha firmato con HarperCollins un contratto in esclusiva per quattro milioni e 300mila dollari; nei giorni scorsi ha incassato la prima rata, un milione.
Questo è un estratto del libro di sollecito che narra la notte in questura, il suo interrogatorio e quello di Amanda senza risparmiare pesanti accuse alla polizia (naturalmente).  Quella notte si concluse con la confessione di Amanda che accusò del delitto Patrick Lumumba (poi scagionato da un testimone, un professore svizzero) e con l’arresto della ragazza di Seattle e di Raffaele.

“Appena i miei inquirenti aumentarono la pressione, mi chiesero di vuotare le tasche. Io capii immediatamente che questo non era un buon segno. Io ho tirato fuori un fazzoletto, il mio portafoglio, il mio cellulare e alla fine, con tutta l’attenzione su di me, il coltellino tascabile.

Uno di loro prese il coltellino con un panno e lo portò rapidamente fuori dalla stanza. Ho provato a spiegare  che era qualcosa che portavo con me in giro, ma che non avevo lavato. Mi rendevo conto che le cose non sarebbero andate bene a lungo.

“Non ho il diritto di avere un avvocato?” Io chiesi.

Mi risposero di no.
“Posso almeno chiamare mio padre?”
“Tu non puoi chiamare nessuno”. Mi ordinarono di mettere il mio cellulare sul tavolo.

Le persone entravano ed uscivano dalla stanza con grande intensità.
Ad un certo punto, mi sono trovato solo con un poliziotto. Questi si chinò verso di me e mi disse: “Se provi ad alzarti e ad andartene, ti riduco in poltiglia e ti uccido. Ti lascio in un bagno di sangue.”
La serata è stata descritta in maniera molto diversa dagli ufficiali di polizia in Tribunale.
Essi negarono che io avessi richiesto un avvocato o che fossi stato sottoposto.

Daniele Moscatelli, il poliziotto di Roma, disse: “Qualsiasi cosa domandò, acqua o altro, gli fu messa completamente a disposizione.”

Ma, posso garantire, che io ero spaventato a morte e completamente frastornato. Ero stato educato a pensare che la polizia è onesto difensore della sicurezza pubblica. Mia sorella faceva parte dei carabinieri, nientemeno! Al momento mi sembrò che si comportassero più come gangster.

Poi arrivò un suono che gelò le mie ossa: la voce di Amanda che chiedeva aiuto nella stanza a fianco. Lei gridava in italiano “Aiuto!Aiuto!”.

Io chiesi che cosa stava succedendo e Moscatelli mi disse che non c’era niente di cui preoccuparsi. Ma questo era assurdo. Io potevo sentire gli ufficiali di polizia urlare e Amanda singhiozzare e pianger per altre tre o quattro volte.

Che cosa stava succedendo? Quando tutto ciò sarebbe finito?”

“A questo punto, Amanda era già crollata. Come più tardi racconterà, gli inquirenti sostenevano di avere concrete prove che lei si trovasse nella casa di via della Pergola la notte che Meredith fu uccisa. Quando lei disse di non ricordare tutto ciò, loro la minacciarono con trenta anni di carcere e la colpirono ripetutamente alla testa. (La polizia ha negato di averla minacciata in qualsiasi modo).”

“Per almeno un’ora, Amanda fu interrogata in italiano. Gli ufficiali di polizia dissero che Amanda sembrava capire abbastanza bene le domande, ed il verbale che loro redassero descriveva le sue capacità lessicali relative alla lingua italiana come adeguate.
Poi, alcuni minuti dopo la mezzanotte, arrivò un interprete. Lo stato d’animo di Amanda era peggiorato. Lei non ricordava affatto di aver inviato un messaggio a Patrick, non era, dunque, nella posizione di analizzare il contenuto del messaggio. Quando le fu suggerito che lei non solo avevo inviato a lui un messaggio ma che aveva anche organizzato un incontro, la sua serenità venne meno; lei scoppiò in un pianto incontrollabile, e portò le sue mani sulle sue orecchie come per dire, io non voglio più sapere niente di tutto questo.

Per me la notte non era ancora terminata. Mentre Amanda viveva il suo incontro faccia a faccia con Mignini, io fui portato in un’altra stanza e fui coperto di minacce ed di insulti.

“Tu non sai cosa hai fatto” disse qualcuno. “La tua famiglia sarà distrutta. Tu passerai i prossimi 30 anni in prigione”.

O ancora: “Il tuo povero padre, come prenderà questa storia. Cosa ha fatto per meritarsi un figlio come te? Tu devi dirci cosa è successo!”.

Ripensandoci, io non sono sicuro che essi volessero spingermi a confessare il crimine. Il loro interesse più urgente era che io fornissi testimonianza che incriminassero Amanda.

Ad un certo punto uno degli inquirenti apri la porta rumorosamente, si avvicinò e mi schiaffeggiò. “Tuo padre è una persona onesta”, egli disse. “Non si sarebbe mai meritato un figlio come te, uno che sta con una puttana come Amanda”.

Le persone entravano ed uscivano. Qualche volta venivo lasciato solo.
Alcune volte venivo sgridato.
E poi giunse il mattino.

Io fui portato al reparto medico della Questura e mi fu detto di spogliarmi. “Levati tutto,” mi dissero, “anche le tue mutande”.

Io ero già stato senza scarpe per la maggior parte della notte, ma questo fu un nuovo livello di umiliazione. Mi fu chiesto del mio tatuaggio manga giapponese che ricopre la maggior parte della mia scapola sinistra  –  un regalo che mi feci dopo aver passato un brutale programma d’esame nel 2004  –  e mi fecero camminare attorno di fronte ad un dottore donna.

Mi sono sentito così imbarazzato che non l’ho neanche guardata. Dopo alcuni minuti, lei prese un paio di forbici e mi tagliò alcuni capelli dalla testa e un campione del mio pelo pubico. Questo fu fatto per stabilire il mio profilo del DNA, essi dissero. Di certo, avrebbero potuto prelevare un campione con un tampone dalla mia bocca. O prendere i campioni di peli con i miei vestiti ancora addosso.

Così io fui accompagnato in un’altra parte della Questura. Attraversai una cella di custodia e all’interno udii Amanda piangere come una bambina. Io non potevo vederla, ma si riusciva a sentire bene attraverso la piccola fessura della porta. Le chiesi velocemente sugli eventi della notte, ma lei era troppo isterica per ragionare.

Quando smetteremo di far scrivere libri a probabili assassini riempiendoli di soldi?

Raffaele sollecito a Verona… progetta fuga in Svizzera!

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Quella di ieri, per lui, è stata una giornata da dimenticare… Così l’hanno definita in molti, incuranti di ledere la sensibilità della famiglia Kercher che da anni attende giustizia.  Il Tgcom24 ha pubblicato un filmato inedito che ritrae Raffaele Sollecito nel giorno della sentenza della Corte di Cassazione. Il caso ha voluto che quello fosse anche il giorno del suo 29esimo compleanno. Attualmente Raffaele Sollecito si trova a Verona, e sta studiando per laurearsi in ingegneria. Nelle sue volontà c’è la voglia di trasferirsi a Lugano.

Lo facciamo scappare in Svizzera o interveniamo prima?

Quanto ci odiano i cugini svizzeri? Odio razziale contro gli italiani!

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Elezioni in vista a Lugano  e i partiti affilano le armi per strappare qualche voto in più. Naturalmeente cosa c’è di meglio di una bella battaglia tra i poveri italiani e gli svizzeri più emarginati? Una provocazione che vuole innalzare il grado di intolleranza, una discriminazione razziale a uso e consumo del potere politico. Ma se davvero temono per la disoccupazione degli svizzeri, loro che da anni hanno amministrato Lugano perchè non hanno fatto nulla per arginare il fenomeno? Solo durante le elezioni torna di moda l’italiano transfrontaliero? L’Eldorado elvetico tira le cuoia e vuole attribuire la crisi dell’occupazione al lavoratore straniero costretto a farsi chilometri per andare a lavorare oltre il confine?

“Siamo in mutande”. Dalla Svizzera parte la nuova campagna anti italiana, che fa il paio con quelle già promosse in passato dalla Lega dei Ticinesi e dall’Udc, il partito elvetico di ultradestra. Ed è proprio l’Udc ad aver firmato i nuovi manifesti che ritraggono lavoratori svizzeri di ieri e di oggi, mettendo in luce il peggioramento delle condizioni di vita, dalla sicurezza al futuro per i giovani, passando per il lavoro. Proprio su questo punto l’Udc attacca gli “oltre 8000 lavoratori frontalieri impiegati nel terziario”, quasi a sottolineare che il lavoro nel settore dei servizi dovrebbe essere una prerogativa degli svizzeri, lasciando ai frontalieri italiani le mansioni meno gratificanti.

Dopo la morte del controverso e carismatico leader della Lega dei ticinesi Giuliano Bignasca è facile pensare che l’Udc voglia approfittarne per riprendersi una fetta di quel largo consenso che i leghisti elvetici avevano costruito alle ultime elezioni proprio sugli attacchi ai lavoratori frontalieri italiani, fino a diventare il primo partito del cantone.

“I nostri lavoratori – recita lo slogan pubblicato sotto la foto dello svizzero in mutande – sono messi sotto pressione dagli accordi bilaterali, soprattutto nel settore terziario. Sempre più sostituiti da lavoratori frontalieri, i nostri disoccupati tendono inesorabilmente ad aumentare.  È necessario mettere un freno a questa tendenza. L’iniziativa Udc contro l’immigrazione di massa è la soluzione”.

L’invettiva xenofoba dell’Udc non si ferma sul piano del lavoro, ma continua su quello della sicurezza, attaccando l’accordo di Schengen, colpevole di aver “permesso la libera circolazione dei criminali” e di aver portato quindi una situazione di insicurezza all’interno della confederazione, sottolineando che: “I criminali stranieri devono immediatamente lasciare il nostro Paese”.

India paese di stupri… e pensare che era il Nirvana della new age!

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Ancora uno stupro di gruppo in India. Questa volta la vittima e’ una turista straniera, una donna svizzera aggredita con il marito mentre dormivano in una tenda da campeggio nel Madhya Pradesh, nell’India centrale. Lo riferiscono oggi i media indiani. Secondo il racconto della coppia, un gruppo di sette uomini li ha sorpresi, rubato soldi e altri oggetti di valore. Poi, ha abusato a turno della donna dopo aver immobilizzato il compagno. La polizia ha arrestato 13 sospetti.

ALLARME BOMBA AL SEMPIONE!

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Allarme bomba nella galleria del Sempione. Una telefonata anonima ricevuta in Svizzera ha segnalato la presenza di una bomba. La circolazione dei treni è stata sospesa sia dal versante svizzero che da quello italiano. Secondo quanto si apprende dalle Fs, il gestore dell’infrastruttura svizzero ha comunicato una temporanea sospensione della circolazione del traffico internazionale all’interno galleria per poter effettuare accertamenti a seguito di una segnalazione di allarme.
All’entrata del tunnel dal versante italiano ci sono carabinieri e guardia di finanza che monitorano la situazione. L’allarme bomba riguarda esclusivamente il versante svizzero.

 

L’inchiesta Mps si sposta in Svizzera… ed emergono le cause del suicidio di Rossi!

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Ieri i funerali, oggi indiscrezioni e nuove piste per gli inquirenti. Analizzando alcuni aspetti tecnici, quali tabulati telefonici, files sull’hard disk e pen drive, gli inquirenti avrebbero compilato un fascicolo ipotizzando l’istigazione al suicidio. Sembra infatti che David Rossi non fosse a conoscenza della decisione del Cda di avviare una causa civile di risarcimento (circa 1,2 miliardi di euro) contro le banche Nomura e Deutsche Bank. Venuto a conoscenza indirettamente, Rossi si sarebbe confidato con qualcuno, le ipostesi sono le più varie, che a sua volta abbia inviato la notizia al Sole 24ore. A questo punto la banca Nomura invia un fax a Londra per bloccare la giurisdizione inglese e non risarcire Mps.

Al vaglio degli inquirenti ora è il filone principale dell’inchiesta sull’Istituto di credito senese, in particolare sull’acquisizione dell’Antonveneta,  sui derivati tossici, sui meccanismi di controllo politico delle nomine nella Fondazione e della gestione e amministrazione della banca stessa. Ma chi è la vera anima nera di Mps? Sembra che ormai non ci siano dubbi, dovrebbe trattarsi proprio di Gianluca Baldassarri che viene indicato come l’ispiratore dell’associazione a delinquere e colui che avrebbe manovrato il presidente Giuseppe Mussari nonchè l’amministratore delegato Antonio Vigni.
Quello che emerge chiaramente, dopo le ultime settimane di indagini, è quell’accordo politico di divisione dei “posti chiave” all’interno di Mps operato da Pd e Pdl. Una ripartizione studiata a tavolino, in cui la politica è entrata prepotentemente nel sistema bancario sovvertendo completamente le mansioni e sottomettendo la finanza a logiche di partito.

La vera sorpresa è che Baldassari, a cui è stato anche confermato il carcere a Solliciano per associazione a delinquere, truffa e ostacolo alla Vigilanza, è indagato anche in Svizzera per riciclaggio.

E’ notizia delle ultime ore che le autorità svizzere avrebbero congelato le disponibilità economiche dell’ex dirigente Mps e ora la Procura di Siena attiverà le rogatorie per recuperare. Intanto i confini dell’inchiesta si allargano, sotto esame tornano i bilanci di Mps perchè ora da parte dei pm Natalini, Grosso e Nastasi c’è il sospetto ceh altri titoli e altri derivati possano aver provocato ammanchi consistenti nelle casse della banca senese. In particolare si parla di Casaforte, Chianti classico, Nota Italia, Patagonia e Anthracite. Sotto la lente degli inquirenti sono state iscritte anche altre cinque società di intermediazione i cui nomi non sono stati resi noti. Quindi lo scandalo non è più limitato a Lutifin ed Enigma. Si è scoperto anche che Baldassari avesse già in programma di fuggire all’estero e nell’attesa di spiccare il volo aveva preso un alloggio segreto a Milano che non conosceva neppure la sua compagna.

 

Eispaläste ovvero ghiaccio a colori!

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In mezzo a una foresta svizzera, vicino al Lago Nero a Friburgo, c’è il palazzo di ghiaccio creato dallo scultore Karl Neuhaus. Il momento più bello per concedersi una visita a questo posto è dopo il tramonto, quando è illuminato da luci multicolori che rendono l’atmosfera ancora più magica.

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Il nostro bozzolo personale!

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Si chiama Cocoon 1 ed è una sfera che nella sua chiusura regala protezione e solitudine ma allo stesso tempo essendo trasparente non isola del tutto. Può essere utilizzato al chiuso, all’aperto o addirittura galleggiare sull’acqua. Non è piccolissimo: ha un diametro di 180 cm e pesa 135 kg. Con vari sistemi di ancoraggio si può persino appendere al soffitto o ad un albero e si possono anche comporre varie unità insieme. Dotato di corrente wi-fi e un angolo cottura, costituisce veramente una piccola unità abitativa. Sarebbe piaciuto agli architetti radicali degli anni settanta!

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Giorni contati per i paperoni svizzeri!

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Si profila la vittoria del sì al referendum in Svizzera contro i salari eccessivi dei top-manager. Lo rivela la prima tendenza resa nota dalla televisione elvetica. Stando alle prime valutazioni dell’istituto gfs.bern, l’iniziativa sarebbe accolta con il 60-70% dei voti.

La proposta arriva da un piccolo imprenditore, Thomas Minder. Scopo dell’iniziativa, che ha avuto le 100mila firme necessarie per votare il testo, è imporre restrizioni alle imprese quotate in Borsa perché non paghino ai vertici aziendali somme spropositate.L’escamotage trovato è fare in modo che gli stipendi dei top manager non siano approvati dai consigli di amministrazione delle aziende, ma dall’assemblea degli azionisti. Nonostante la massiccia campagna contraria della Confindustria elvetica il risultato della consultazione sembra scontato in senso “anti-casta”.

Referendum in svizzera sugli stipendi d’oro!

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Oltre cinque milioni di elettori svizzeri sono chiamati domani alle urne per un referendum contro le ”remunerazioni eccessive” dei top-manager. Stando ai sondaggi, la maggioranza dei votanti dovrebbe dire ”si”’ al testo proposto da un piccolo imprenditore, Thomas Minder. Scopo dell’iniziativa, che ha avuto le 100mila firme necessarie per votare il testo, e’ imporre restrizioni alle imprese quotate in borsa perche’ non paghino ai vertici aziendali somme spropositate.

Auguri… puntuali!

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AUGURI ALLO SWATCH, 30 anni di precisione svizzera!

Era il 1 marzo 1983 e a Zurigo fu lanciato o Swatch! Era la risposta all’orologio giapponese digitale, era “l’ultimo tentativo” di risollevare l’industria degli orologi svizzeri che stava fallendo.

Chi fu a salvare l’industria svizzera dell’orologio? Nicolas G. Hayek, un cinquantenne, nato in una ricca famiglia del nord del Libano e trasferitosi in Svizzera negli anni Cinquanta, dopo il suo matrimonio con la figlia di un industriale del paese alpino. Fu lui a capire che fondendo due aziende del settore era possibile fare un orologio di estrema precisione, quasi indistruttibile e soprattutto dal design accattivante. La sfida era proprio combattere quegli orologi giapponesi comodi, tecnologici, ma decisamente brutti e lanciare invece orologio “trendy”.  Così l’orologio divenne la moda e lo Swatch divenne il simbolo degli anni ’80. Gli Swatch cambiarono anche il modo di fare pubblicità degli orologi, vendendoli come un prodotto giovane e accessibile in campagne pubblicitarie molto creative e aggressive. Una credenza da sfatare è poi che lo Swatch sia un nome svizzero… nulla di più errato era l’abbreviazione di second watch, cioè ci si augurava che tutti ne comprassero più di uno (cosa che poi avvenne). Era insomma l’idea rivoluzionaria di passare da un oggetto di uso quotidiano a un oggetto di culto. Non si puntava sull’orologio di lusso, ma su un fenomeno di massa.

Nicolas G. Hayek è morto nel 2010, a 82 anni, per un infarto che lo ha colpito nel quartier generale della Swatch a Biel, dove stava lavorando nonostante la veneranda età.

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L’ultima provocazione di Marilyn Manson!

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Strani capricci quelli di alcuni vip… annoiati da una vita fatta soltanto di successo e denaro, desiderano le cose più assurde. Nell’elenco dei vip più stravaganti, di sicuro spicca Marilyn Manson, che ha gusti molto specifici. Nel suo backstage non devono infatti mai mancare una bottiglia di assenzio, gli orsetti gommosi della Haribo e una prostituta calva e senza denti. Le caramelle gommose devono essere necessariamente di marca Haribo, o chissà cosa potrebbe succedere; per quanto riguarda la prostituta… chissà quali saranno i motivi che lo spingono a richiederla calva e sdentata. Forse non ama le bellezze tradizionali? Non è questa l’unica stranezza: Manson ha anche lanciato Mansinthe, la sua personale marca di assenzio prodotto in Svizzera (evidentemente, ne è proprio ghiotto). Da piccolo, frequentò una rigidissima scuola cattolica che condannava persino i dolci e il modo di vestire: forse è per questo che ora veste in modo assolutamente originale. Willie Wonka e la fabbrica di cioccolato è il suo film preferito: avrebbe voluto interpretare il protagonista, parte poi assegnata al suo grande amico Johnny Depp.

Il San Daniele non conosce crisi! +2,5% nel 2012

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Il Prosciutto di San Daniele conferma così il trend degli ultimi anni.

Oggi il San Daniele è venduto soprattutto in Francia, Germania, Usa, Giappone, Svizzera, Belgio, Australia e Gran Bretagna e, per sviluppare questa presenza, il Consorzio ha allocato fuori dai confini il 46% del budget destinato alla promozione. Quindi investire in tempo di crisi ripaga!!!

Uno sguardo a Basilea… Mehlsuppe

LA RICETTA PUOI TROVARLA QUI!

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La Svizzera sulla scena di… Nouvelle Vague di Jean-Luc Godard

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La Svizzera sulla scena di… Passion di Jean-Luc Godard

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La Svizzera sulla scena di… Eloge de l’amour di Jean-Luc Godard

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Gente di Basilea… Carl Gustav Jung

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Uno sguardo a Basilea… La Fontana di Tinguely

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