Di proteste se ne son viste molte, ma quella organizzata all’Agrati di Collegno non passa certo inosservata. La fabbrica chiuderà ad aprile e 82 persone si ritroveranno all’improvviso senza lavoro. Nelle scorse settimane i figli dei dipendenti avevano lanciato un appello con i loro disegni. Ora sono gli adulti ad esser scesi in campo, appendendo alle finestre decine di salvagenti e braccioli da bagno appesi alle finestre. I lmessaggio è chiaro: “per non far affondare l’azienda”. Prosegue così la protesta dei lavoratori della fabbrica di viti e bulloni che a fine gennaio ha annunciato la chiusura. “Non c’è Concordia, non c’è ‘inchino’, Torino non si affonda” è lo slogan che si legge sul volantino-appello, diffuso dai lavoratori, in cui si chiede alla popolazione di portare altri salvagenti e braccioli davanti ai cancelli dello stabilimento di via De Amicis dove è da oltre un mese è stato allestito un presidio permanente. “Uomo in mare”, gridano i lavoratori che in questi giorni hanno anche lanciato una petizione on line che ha già raccolto oltre mille firme. Come ricorda Repubblica, “Nelle ultime settimane i dipendenti hanno incassato l’appoggio di lavoratori e politici: le tute blu della Romi ex Sandretto hanno scelto di tenere a Collegno la loro assemblea., mentre sono arrivati a Collegno i parlamentari Umberto D’Ottavio e Giorgio Airaudo che hanno portato in Parlamento alcune interrogazioni sul caso Agrati. Giovedì scorso anche la Regione Lombardia, dove risiede la testa del gruppo, ha promesso ai lavoratori di impegnarsi per trovare una soluzione di comune accordo con il Piemonte. ‘La solidarietà che stiamo ricevendo in questi giorni è molto bella. Ci fa sentire meno soli – dice Claudio Siviero, rsu Fiom – Ora stiamo aspettando che qualcosa si muova attraverso i canali istituzionali e venga convocato un tavolo di crisi’.”
Tutti gli articoli con tag appello
La protesta a suon di salvagenti: “non facciamo affondare l’azienda”
Pubblicato da tdy22 in marzo 3, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/03/03/la-protesta-a-suon-di-salvagenti-non-facciamo-affondare-lazienda/
Ma quali problemi italiani? Nel Pd c’è chi si preoccupa del campionato
E’ TMNews che riporta una nota del deputato Pd Marco Miccoli. Nel giorno in cui il nuovo governo chiederà la fiducia e mentre l’Italia affoga in una crisi che provoca sempre più tragedie familiari, il dem si dimostra preoccupato per la situazione del campionato e arriva a tirare in ballo Calciopoli nel lanciare un appello al neo premier Matteo Renzi: “Quello che sta succedendo nel campionato di calcio di serie A è davvero preoccupante”, scrive Miccoli, che prosegue: “Sembra di essere di fronte ad una nuova Calciopoli, con errori e favoritismi a raffica, da ultimo quelli verificatisi ieri nel derby di Torino. Per questo chiedo al nuovo presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi di verificare e garantire la trasparenza del massimo campionato italiano. Anche in presenza di tanti in Italia, ritengo che assicurare la correttezza del gioco più amato non possa che dare il segno di un Paese che cambia verso, dove viene premiato il merito e non le vecchie consorterie che speravamo aver scacciato e allontanato”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 24, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/24/ma-quali-problemi-italiani-nel-pd-ce-chi-si-preoccupa-del-campionato/
I gratta e vinci usati che permettono a una donna di non prostituirsi
Il titolare di una ricevitoria di Jesi, il bar Paoloni di via Gallodoro, aveva dovuto pagare una multa perchè qualcuno spostava i suoi rifiuti, tra i quali si trovavano anche numerosi “gratta e vinci” usati. Per questo motivo, per capire cosa accadesse, ha trascorso alcune notti nella sua ricevitoria. Una volta capito che qualcuno rovistava tra la sua spazzatura, ha deciso di non fare più sacchi. A quel punto, su un tavolino ha fatto la sua apparizione un’incredibile lettera anonima nella quale una donna si è appellata ai titolari del bar ricevitoria per chiedere che tornassero ad utilizzare il cassonetto. Motivo: il ritrovamento di “gratta e vinci” con premi non ritirati le permetteva di non prostituirsi.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 20, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/20/i-gratta-e-vinci-usati-che-permettono-a-una-donna-di-non-prostituirsi/
I bambini disegnano per lanciare un appello: “Non licenziate papà”
“Visto che voi agite senza cuore, noi bambini vi mostriamo, con semplici e spontanei gesti, che i nostri genitori non sono numeri ma persone circondate da famiglie che soffrono per difendere il loro diritto al lavoro”. E’ il messaggio che lancia un video che ha fatto la sua apparizione su Facebook e Youtube e che raccoglie i disegni realizzati dai figli dei dipendenti della Fivit Colombotto di Collegno, nel Torinese, che ha cancellato ottantadue posti di lavoro, fatto che rischia di mandare sul lastrico altrettante famiglie.
L’azienda, che produce viti e bulloni per auto ed elettrodomestici, è stata assorbita nel 2003 dal gruppo lombardo Agrati ma da alcune settimane ha interrotto l’attività nonostante, spiegano i dipendenti, “non conosca cassa integrazione da 5 anni e abbia numerose commesse”. I piccoli, con le loro opere, esprimono l’angoscia per sè e per le proprie famiglie, oltre a chiedere all’azianda capofila di tornare suoi suoi passi.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 19, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/19/i-bambini-disegnano-per-lanciare-un-appello-non-licenziate-papa/
L’appello di Totti ai tifosi giallorossi
Il capitano della Roma Francesco Totti ha voluto lanciare un appello ai tifosi incitandoli a non intonare più cori di discriminazione territoriale come quelli che hanno poi portato alla chiusura delle curve. Il numero 10 della Roma ha deciso di postare un messaggio sul proprio blog ufficiale affermando:
“È una norma discutibile e spesso anche noi siamo vittime di cori e di ingiurie, ma ora tutti uniti per raggiungere i traguardi a cui noi, società, squadra e tifosi teniamo” e poi ha chiesto ai tifosi della Roma di “non compromettere la possibilità di stare vicino alla squadra”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 18, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/18/lappello-di-totti-ai-tifosi-giallorossi/
Non chiamateli Famiglia Addams… o arriva Crosetto!
Al termine dell’incontro tra i rappresentanti di Fratelli d’Italia con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Crosetto, La Russa e Meloni, che nei giorni scorsi avevano mostrato le loro tessere elettorali ai giornalisti, optano per mostrare un vecchio volantino che chiede la liberazione dei marò, tuttora in India e che oggi si sono visti slittare, per la 26esima volta, l’udienza. Durante le foto di rito, Crosetto lancia uno scherzoso avvertimento ai giornalisti: “Al primo che scrive di nuovo Famiglia Addams lo vado a prendere fisicamente…”
Pubblicato da tdy22 in febbraio 18, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/18/non-chiamateli-famiglia-addams-o-arriva-crosetto/
Inizia l’appello per l’omicidio Scazzi, l’avv della difesa polemico con la giustizia
E’ tutto pronto per il processo del Tribunale d’appello per l’omicidio Scazzi che dovrà esaminare anche la richiesta di scarcerazione di Sabrina Misseri, condannata all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della cugina Sarah «Sabrina è a pezzi. Credo che abbia deciso di venire in tribunale per assistere all’udienza esclusivamente per prendere aria, per uscire dalla cella, per vedere la strada che separa la casa circondariale da Palazzo di giustizia, per guardare due alberi, vedere qualcosa». Lo ha detto all’ANSA l’avv. di Sabrina, Nicola Marseglia. «Il fatto che, a distanza di dieci mesi dalla sentenza, la Corte d’Assise non abbiamo ancora depositato le motivazioni – ha aggiunto Marseglia – è un motivo di sofferenza perchè tutto questo ritarda, congela, i tempi processuali, dilata nel tempo la celebrazione del processo di secondo grado. Però, non abbiamo rimedi dal punto di vista formale. Anche il fatto di aver presentato questo ricorso, in qualche modo è conseguente al ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza. Non si può – ha obiettato il legale – aspettare sempre tutto e tutti per esercitare a pieno il diritto di difesa». Polemica quindi da parte dell’avvocato della difesa contro la giustizia e i tempi biblici che davvero dilatano anche il dolore dei familiare delle vittime che attendono per anni giustizia e per gli stessi imputati che restano in attesa di giudizio, incerti sulla loro condanna.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 18, 2014
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La cella zero di Poggioreale!
Ci sarebbe una cella “molto particolare” nel carcere di Poggioreale. A denunciare i presunti abusi sui detenuti sarebbe stato Pietro Ioia, uno che si batte da sempre per i diritti della popolazione carceraria e che per questo ha anche creato l’associazione degli ex detenuti napoletani. Ioia ha raccontato, in quattro pagine dattiloscritte, a metà settembre, cosa accadrebbe in una cella del carcere più affollato d’Europa. La «cella zero», sarebbe il luogo dove – secondo Ioia – avverrebbero vessazioni sia fisiche che morali, se non addirittura veri e propri pestaggi a opera di alcuni agenti della polizia penitenziaria.
«È una storia antica – racconta Ioia al pm Piscitelli – non si tratta purtroppo di una novità. Dieci anni fa capitò anche a me e ai miei nove compagni di cella, a Poggioreale; durante un controllo gli agenti scoprirono un mazzo di carte da gioco napoletane, all’epoca tenerle in carcere era vietato. Uno a uno venimmo accompagnati nella cella zero e picchiati selvaggiamente…».
«Le violenze a Poggioreale sono cosa risaputa e riguardano alcune frange della polizia penitenziaria che si comportano in maniera indegna e non professionale. Ma non demonizziamo tutta la categoria» queste, invece, le parole di don Franco Esposito, cappellano della casa circondariale e responsabile della Pastorale carceraria della diocesi napoletana.
«Anch’io ho segnalato alla direzione penitenziaria alcuni episodi di pestaggi che mi sono stati raccontati in via confidenziale dagli stessi detenuti – aggiunge il religioso -. Ovvio che non ho potuto fare i loro nomi perché altrimenti avrebbero avuto vita difficile in cella».
Pubblicato da tdy22 in febbraio 2, 2014
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Ansia per Maresca, perde il cane e lancia l’appello su Twitter
Ore di ansia per il centrocampista del Palermo Enzo Maresca che ha perso il suo adorato cane e ha lanciato un appello sul web nel tentativo di poterlo riabbracciare:
“Ieri sera verso le ore 20 nella zona di fondo anfossi Mondello si è smarrito il mio cane. Se qualcuno lo vede può contattarmi tramite Twitter. Spero di cuore avere news da qualcuno. Grazie a tutti anticipatamente”
Il messaggio è stato immediatamente recepito e, cosa ancora più importante, ha avuto riscontro immediato. In poche ore il cane di Maresca è stato ritrovato: “Trovato… Grazie a tutti x l’appoggio e l’aiuto. Queste sono le foto nel momento del ritrovo. Grazie di cuore”, è stato il post del centrocampista rosanero.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 29, 2014
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Vincenzo Di Sarno in ospedale: rifiuta le cure
Anche Giorgio Napolitano era intervenuto sul caso del detenuto a Poggioreale Vincenzo Di Sarno che ha chiesto l’eutanasia. Rosa Labonia, magistrato di sorveglianza di Napoli, ha rigettato la richiesta di differimento pena presentata dai suoi difensori e ha disposto il ricovero in ospedale. Nel suo decreto, il giudice ha rilevato che “non vi sono i presupposti per l’adozione di un provvedimento d’urgenza” dal momento che il soggetto non appare in immediato pericolo di vita e, “Nonostante le continue sollecitazioni mediche, sta rifiutando la terapia medica infusiva e nutrizione con brick”. La madre di Di Sarno, tuttavia, non accetta quanto detto sul figlio: “Mio figlio non è in pericolo di vita? È allo stremo, come fanno i magistrati a non capirlo?” E aggiunge: “Rifiuta la terapia perchè non ce la fa più. Pesava 115 kg ed ora 53, sta bene secondo voi?” Eugenio Sarno, segretario della Uilpa Penitenziari, sindacato della polizia penitenziaria, ha detto: “c’è evidentemente da apprezzare lo scrupolo con cui l’ufficio di sorveglianza ha valutato la pratica. Inoltre, trova conferma anche la puntualità della pratica per la parte che compete al Dap”, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. E ha proseguito: “Questa vicenda deve essere da monito, perchè alcune cause prima di essere sposate devono essere valutate fino in fondo. Da quanto ci risulta, infatti, il detenuto non sarebbe in condizioni così gravi come si è voluto fare emergere e rifiuta le terapie, e questo probabilmente ha determinato il rigetto della richiesta di sospensione della pena”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 16, 2014
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L’appello shock del carcerato: “datemi la pena di morte”
A dicembre, la madre di un detenuto 34enne, Vincenzo di Sarno, chiedeva la grazia per il figlio. Ora lo stesso recluso, malato di tumore, chiede di morire. Di Sarno, che pesava 115 kg al momento dell’ingresso in prigione e attualmente ne pesa 54, già nell’ottobre scorso aveva scritto una lettera a Giorgio Napolitano, con la richiesta di ottenere la grazia per poter andare in una clinica in Svizzera. Il caso, insieme a quello di Angelo Rosciano, detenuto diabetico e con gravi problemi di salute, con un arto amputato, sulla sedia a rotelle e semicieco, è al centro della lotta dei Radicali in Campania.Donato Salzano, segretario Radicali di Salerno, ha spiegato: “Soltanto dopo la nostra mobilitazione Vincenzo Di Sarno è stato trasferito dal padiglione Avellino al centro clinico del padiglione San Paolo di Poggioreale ha scritto una lettera al presidente Napolitano, in cui spiegava che non riusciva a vivere più, era in fin di vita, con una malattia terminale, e sopravviveva in condizioni che definire umane sarebbe un eufemismo. Da Napolitano non c’è stata nessuna risposta e oggi quella richiesta è stata reiterata”. Nell’appello lanciato dalla madre, Maria Cacace, si legge: “Illustrissimo signor Presidente, faccio appello a lei perchè oramai sono allo stremo delle forze, sia fisiche che mentali e che, se potessi, sceglierei la pena di morte: intramuscolo/endovena, oppure essere inviato in qualche clinica svizzera ad effettuare l’eutanasia. Egregio Signor Presidente: mi indichi lei quale di queste due strade debbo intraprendere. Nell’attesa di un benevolo accoglimento, le porgo i miei più doverosi ossequi”. Il 28 ottobre scorso, Di Sarno aveva paragonato la situazione in cui si trova “un inferno”, spiegando che “sopravvivere così come fossimo bestie (loro godono di più attenzioni) in una struttura piena zeppa di barriere architettoniche e, durante la giornata, a causa di forti dolori retro-nucali devo obbligatoriamente indossare un fastidioso collare cervicale rigido, anche per mancanza di cure adeguate alla grave patologia da me indicatole”. “Adesso le chiedo: può un essere vivente campare in questo modo?! – prosegue – Dato che la malattia è neurodegenerativa e che nel giro di un anno o poco più ho perso circa 60 chili, perchè tanta malvagità e disprezzo verso di me? E questo tipo di popolazione sempre più numerosa?! Ma anche da parte del carcere di Poggioreale nei confronti di una persona con estrema fragilità psicologica, ma anche perchè per loro, oggi come ieri e domani, è sempre uguale! Bah, comunque so solo che la testa mi scoppia, la depressione è all’ordine del giorno e che neppure più gli occhi per piangere mi sono rimasti, in questo orribile e dolente carcere”. La garante dei detenuti della Campania, Adriana Tocco, racconta: “Ci siamo mossi moltissimo per Vincenzo Di Sarno, già durante il processo d’appello chiedemmo al magistrato del giudizio una misura alternativa al carcere, ma lui non ne volle sapere. Di Sarno era già malato. Il presidente della Repubblica lo incontrò a settembre scorso durante la visita al carcere e gli disse faremo qualcosa per te. In quell’occasione fu una suora a spiegare il caso al capo dello Stato. Dopo un mese Di Sarno inviò al presidente una richiesta di grazia”. E aggiunge: “Il presidente della Repubblica ha fatto partire la richiesta di istruttoria al ministero della Giustizia, di questo ho avuto notizia, ma fino a Natale al Quirinale non era ancora arrivata l’istruttoria. Ora non ci resta che chiedere la sospensione della pena al magistrato di sorveglianza. Purtroppo queste procedure non sono brevi”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 14, 2014
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La morte della giovane Yara: spunta la veggente
Era scomparsa il 26 novembre del 2010 da Brembate Sopra la 13enne Yara Gambirasio, il cui cadavere venne in seguito rinvenuto in un campo a una decina di chilometri dalla sua abitazione. Da quel febbraio 2011, quando avvenne il ritrovamento, si sono susseguite ipotesi e piste e, mentre proseguono le idagini per scoprire l’autore dell’atroce delitto ecco che anche un 40enne di origini albanesi, sedicente veggente, prende la parola. L’uomo ha raccontato ai carabinieri di aver sognato i colpevoli dell’omicidio della ragazza e di averne anche incontrato uno. “Ho incontrato uno dei killer di Yara Gambirasio”, ha detto. Il veggente ha raccontato di aver incontrato uno dei colpevoli in strada mentre faceva l’autostop la notte di capodanno. Il veggente ha lasciato salire in auto l’uomo e parlandoci e osservandolo si è reso conto che era uno dei tre killer che gli erano comparsi in sogno. Dopo l’episodio il veggente ha raccontato tutto ai carabinieri descrivendo in modo minuzioso sia l’uomo incontrato la notte stessa sia le altre due figure comparse in sogno.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 10, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/10/la-morte-della-giovane-yara-spunta-la-veggente/
Grana per Parolisi: indagato per le notti in caserma. E non è solo
E’ il Corriere della Sera a rendere noto che alla caserma Clementi di Ascoli Piceno, la magistratura ha raccolto testimonianze delle vittime che avrebbero ricevuto inviti espliciti a fare sesso. Al momento, ci sono dodici indagati fra cui lo stesso Parolisi ch esi sarebbe intrattenuto con le allieve a “bere” dopo la mezzanotte…
Emerge lo spaccato di un mondo militare pruriginoso, dove il rigore della disciplina di caserma vacilla sull’incontro dei due sessi. Da una parte i soldati che addestrano e comandano, dall’altra le allieve che ascoltano e obbediscono. In mezzo, qualche tentazione. Il soldato Enza, per esempio, l’ha raccontata così al comandante della Clementi chiamato dalla procura a una relazione informativa: «Un giorno il caporal maggiore mi si è rivolto chiedendomi cosa gli potevo dare per sapere la mia destinazione. Dissi “nulla, aspetto altri due giorni e lo saprò”». E l’altro, sempre secondo l’allieva: «Devi offrire te stessa a me e poi agli altri istruttori. Mi devi dire se sei vergine o meno, perché se lo sei devo prendere delle precauzioni, altrimenti devo prenderne altre, ad esempio frustini…». Ma non scherzava? «Forse ma a me non piaceva». Di giorno in mensa , di sera negli uffici del plotone.
La procura ha stilato l’elenco:
«Il caporal maggiore dopo il contrappello riceveva alcune allieve con cui si intratteneva per bere e scambiarsi effusioni… G.M. dopo la mezzanotte contattava via sms l’allieva Simona invitandola a raggiungerlo in ufficio per chiacchierare e avere un rapporto sessuale… ». E avanti così, tratteggiando la caserma di Ascoli come qualcosa di boccaccesco. Naturalmente la stragrande maggioranza delle allieve non partecipava agli incontri proibiti, molte ne ignoravano pure l’esistenza, altre li rifiutavano. Come Monica: «Il sottufficiale si è avvicinato a me e mi ha abbassato leggermente la cerniera della giacca della tuta. Io mi sono allontanata riordinando l’uniforme — ha messo a verbale — Vedendomi infastidita mi ha detto che l’aveva fatto perché faceva molto caldo». Nonostante la mimetica, un argomento forte era il décolléte di Gaia. «Lui era entrato nella camerata e diceva di essere intervenuto per un problema tecnico — ha raccontato — Poi ha iniziato a dire che avrebbe preferito entrare nelle diverse camerette a trovare le volontarie in biancheria intima invece che in uniforme, infine mi ha espresso apprezzamenti sulla mia scollatura… ».
Ma non è tutto:
Poi c’è il capitolo «violenza contro inferiore, minacce e ingiurie», dove a farla da padrone è sempre il caporale G. M., rispetto al quale, in questo caso, sfigurerebbe anche il duro sergente Hartman di Full Metal Jacket, quello che chiamava l’allievo «palla di lardo». Ecco il suo vellutato sistema di addestramento: «Vi faccio sputare sangue, mi sembrate delle pecore, lo sapete cosa fa il pastore con le pecore… mi fate schifo… Tu sei una casalinga non idonea alla vita militare, hai i prosciutti al posto delle gambe, chiatta, balena… Siete delle galline, delle pappe molli, siete tutte z…», e avanti così, edulcorando e rimanendo alle espressioni più gentili.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 4, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/04/grana-per-parolisi-indagato-per-le-notti-in-caserma-e-non-e-solo/
Berlusconi va in appello e chiede la piena assoluzione
Come un film già visto Silvio Berlusconi, attraverso il lavoro dei suoi legali, ha depositato, oggi, a Milano il suo ricorso in appello contro la con cui è stato condannato dal Tribunale a 7 anni di carcere per il caso Ruby. Nel ricorso si legge come il premier chieda la piena assoluzione dalle accuse di concussione e prostituzione minorile in quanto “il fatto non sussiste”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 2, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/02/berlusconi-va-in-appello-e-chiede-la-piena-assoluzione/
La bimba disabile che chiede una bambola con le sue stesse difficoltà
La statunitense Melissa Shang, di soli 10 anni, è affetta dalla malattia di Charcot Marie Tooth, che la costringe a vivere su una carrozzina. E’ anche un’appassionata dalle linea di bambole American Girl e per questo lancia un appello sul web: “Voglio che le altre bambine sappiano cosa vuol dire essere come me, attraverso la storia di una ‘American Girl’ disabile”. Con una petizione proposta attraverso il sito Change.com, Melissa chiede oche uno dei personaggi rappresentati dal noto marchio di giocattoli sia ispirato a unaragazzina con evidenti difficolà di movimento. La bimba spiega che anche le bambole dovrebbero sedersi su una sedia a rotelle, vivendo così quelle difficoltà che i bambini sani non hanno. “Tuttavia, siamo come gli altri, con gli stessi pensieri e gli stessi sentimenti”, recita l’appello che accompagna le firme sul web. “Le American Girls – dice Melissa – dovrebbero rappresentare tutte le ragazze che compongono la storia americana, passata e presente, e quindi anche le ragazze disabili”. Come riporta Giornalettismo, la proposta non sembra irrealizzabile. La linea American Girl infatti è stata lanciata nel 1986 dalla Pleasant Company, società dal 1998 controllata da Mattel, e dal 1995 include personaggi che rappresentano storie di vita contemporanea. Le American Girl rappresentano a volte ragazze di diverse etnie che hanno lo scopo di insegnare i diversi aspetti della storia a stelle e strisce. I libri allegati alle bambole, scritti per bambini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni, si pongono come obiettivo perfino quello di spiegare al giovanissimo pubblico anche temi delicati come il lavoro minorile, gli abusi sui minori, la povertà, il razzismo, la schiavitù, il maltrattamento degli animali. Melissa dice di essere appassionata delle American Girl dall’età di 7 anni. La sua petizione ha raccolto alcune centinaia di firme. E la sua speranza è quella di superare quota 9mila adesioni. C’è da augurarsi che l’operazone vada in porto. La malattia di Charcot Marie Tooth danneggia i nervi periferici causando debolezza muscolare e riduzione delle dimensioni dei muscoli.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 30, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/30/la-bimba-disabile-che-chiede-una-bambola-con-le-sue-stesse-difficolta/
La condanna di Parolisi: “Gravi gli indizi consistenti”
Il 30 settembre Salvatore Parolisi veniva condannato, in secondo grado, a 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie, Melania Rea, scomparsa il 18 aprile 2011. Ieri sono state rese note le motivazioni e la Corte d’assise d’appello dell’Aquila che così spiega la sentenza: “Gravi sono gli indizi consistenti, cioè resistenti alle obiezioni e quindi attendibili e convincenti”. I difensori dell’ex caporalmaggiore hanno annunciato che ricorreranno in Cassazione. Secondo la Corte, inoltre, il risalto mediatico della vicenda potrebbe “avere inevitabilmente influito sulla genuinità dei ricordi delle persone informate sui fatti”, ricordi “inconsapevolmente contaminati dalle notizie e dalle immagini ripetutamente diffuse dai mass media”. Tuttavia, “ciò che nella specie conforta l’attendibilità delle dichiarazioni testimoniali è il riscontrarsi reciproco dei riferimenti anche tra persone che non hanno avuto modo di confrontare le rispettive percezioni, perché non facenti parte dello stesso gruppo di amici o dello stesso nucleo familiare”. La Corte fa inoltre notare che “tutte le persone presenti hanno avuto modo di vedersi e ricordare di essersi viste reciprocamente, ma nessuno ha visto Parolisi e la figlia nei pressi delle altalene e ciò conduce alla logica conclusione che non ci fossero, e che l’imputato abbia sul punto, già solo per la concludenza di siffatti riferimenti testimoniali, evidentemente mentito”. Melania, continuano le motivazioni, “non può essere scomparsa dal luogo e nell’orario indicati dal Parolisi”, mentre Salvatore “non è rimasto con la figlia nella zona delle altalene dopo l’asserito allontanamento e fino ai primi tentativi di chiamata all’utenza cellulare della moglie”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 24, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/24/la-condanna-di-parolisi-gravi-gli-indizi-consistenti/
Il caso infinito di Yara, l’ultimo appello della mamma “chi sa parli!”
Maura Panarese, la mamma di Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa da Brembate di Sopra (Bergamo) nel novembre di tre anni fa, e poi ritrovata cadavere in un campo a Chignolo d’Isola il 26 febbraio successivo, ha lanciato il suo appello parlando ai microfoni di Sky Tg24 e Bergamo tv: “Chi sa parli, vogliamo giustizia” e poi ha aggiunto ”io e mio marito viviamo sospesi nella paura che ciò che è successo a Yara possa ripetersi per mezzo della stessa mano”.
Pubblicato da tdy22 in novembre 30, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/11/30/il-caso-infinito-di-yara-lultimo-appello-della-mamma-chi-sa-parli/
M5S: “Non rispondiamo alle provocazioni di Berlusconi”
Berlusconi, oggi impegnato in una conferenza stampa dalla sede di Forza Italia, aveva lanciato un appello a Movimento 5 Stelle e Pd affinchè venisse rinviato il voto a Palazzo Madama sulla sua decadenza da senatore, previsto per il 27 novembre, alla luce di nuovi documenti sul processo Mediaset. La risposta del M5S arriva tramite Paola Taverna, capogruppo al Senato, che ribatte: “Non rispondiamo alle provocazioni di Silvio Berlusconi. La sentenza è definitiva e ci apprestiamo ad applicare la legge. Andiamo oltre”.
Pubblicato da tdy22 in novembre 25, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/11/25/m5s-non-rispondiamo-alle-provocazioni-di-berlusconi/
Anche Fiorello si mobilita per l’emergenza acqua a Catanzaro
Il maltempo in Calabria è la causa dell’emergenza acqua a Catanzaro, dove l’erogazione è stata sospesa a causa della rottura della conduttura idrica in più punti. Ora anche gli abitanti hanno denunciato la situazione tramite un appello in cui si legge “Siamo 70mila persone senza un filo d’acqua”. Il disagio è grande, tanto che amche Fiorello ha deciso di girare in Twitter questo grido d’aiuto. “Non andiamo in bagno da quattro giorni, non possiamo lavarci neanche la faccia”, si legge sncora. L’invito è quello di diffondere il più possibile la notizia dell’emergenza per sottoporla all’attenzione della Protezione Civile e del governo.
Pubblicato da tdy22 in novembre 24, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/11/24/anche-fiorello-si-mobilita-per-lemergenza-acqua-a-catanzaro/
Che cittadini e autorità non si dimentichino del Duomo: l’appello del cardinale Scola
Si è celebrata la Festa della Dedicazione della Chiesa Cattedrale, ieri, al Duomo di Milano, con la messa recitata dall’arcivescovo Ettore Scola. La dedicazione viene celebrata la terza domenica di ottobre perche’ proprio quello stesso giorno, nel 453, l’arcivescovo Eusebio consacrò la chiesa di Santa Maria Maggiore, e così fece anche nel 1577 San Carlo quando benedì il Duomo. Per l’occasione, il cardinale ha voluto ricordare che ”il tempio” è fatto di persone, quelle che”intendono seguire Gesù Cristo”. Ma ha anche elevato un appello: ”Speriamo che i milanesi e le autorita’ di Milano non si dimentichino di questo punto di riferimento”. Il richiamo è alla necessità di un impegno concreto: nonostante tra finanziamenti pubblici e privati siano stati raccolti 30 milioni di euro, infatti, tra reastauri e nuovi lavori si prevede una spesa attorno ai 50. E’ il Corriere della Sera a spiegare che, ogni anno, la sola manutenzione del Duomo costa circa 10 milioni di euro, ma bisogna considerare anche i recenti interventi e quelli che sono in progetto. Solo per restaurare la Guglia maggiore, infatti, sono stati spesi oltre 9 milioni mentre, avvicinandosi l’Expo, sono previsti lavori per circa 30.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 21, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/10/21/che-cittadini-e-autorita-non-si-dimentichino-del-duomo-lappello-del-cardinale-scola/
Cultura, voce dimenticata dal Governo Letta
La riforma Gelmini ha gettato la cultura nel vespaio delle polemiche e in provvedimenti davvero difficili da poter giustificare come la decurtazione della Storia dell’Arte dai programmi del ministero operata proprio dall’ultimo governo Berlusconi. Gli italiani sono ultimi nei paesi industrializzati secondo i dati dell’Ocse e sono inoccupabili secondo Giovannini, ma se i precedenti amministratori hanno operato riforme “originali”, il nuovo Governo sembra non porre alcun rimedio per correggere il tiro.
Ora sta circolando in rete un appello con il quale si sta cercando di sensibilizzare il ministro Carrozza al problema dell’insegnamento della Storia dell’Arte. L’appello è firmato anche da Adriano La Regina, Salvatore Settis, Cesare de Seta e Rosi Fontana:
APPELLO AL MIN. CARROZZA PER IL RIPRISTINO DELLA STORIA DELL’ARTE
Che l’Italia sia il Paese al mondo con la maggiore quantità di beni artistici e culturali è cosa nota.
Possiamo vantare circa 6.000 siti archeologici, 4.700 musei , 46.000 beni architettonici vincolati, 44 i siti italiani patrimonio mondiale UNESCO, per non parlare della bellezza delle nostre città e dei nostri borghi, della miriade di opere d’arte sparse in chiese, palazzi, piazze.
Ma forse ci siamo talmente abituati e assuefatti a tale abbondanza d’arte che pervade ogni angolo del nostro Bel Paese, che neanche percepiamo la gravità insita nelle carenze delle nostre politiche dei beni culturali, troppo poco incentrate su una seria promozione alla valorizzazione e tutela del patrimonio e dunque sulla sua conoscenza attraverso una “Politica della Formazione ai Beni Culturali”.
A proposito di quest’ultimo aspetto, è ormai tempo di cambiare rotta. Con una tale preziosissima eredità, è pensabile che i nostri ragazzi non studino adeguatamente il mondo in cui vivono e, soprattutto, in cui dovranno muoversi da adulti?
In un Paese come il nostro ci si aspetterebbe che uno dei pilastri della formazione scolastica sia lo studio della Storia dell’arte, cioè della storia della principale risorsa che abbiamo la fortuna di aver ereditato. Invece forse non è stato sufficientemente evidenziato come proprio tale disciplina sia stata pesantemente decurtata dall’offerta formativa in diversi indirizzi delle scuole superiori dalla Riforma dell’ex Ministro Gelmini.
E’ fondamentale, soprattutto in una fase così complessa ed economicamente fragile come quella che l’Italia sta attraversando, attuare tempestivamente scelte che si muovano nella direzione opposta a quanto fatto negli ultimi anni. Intervenire con una Riforma dell’Istruzione che potenzi questo ambito di studio produrrebbe degli enormi benefici, a più livelli: civico-formativo ed economico-occupazionale (che corrispondono poi ai punti critici della nostra società).
Nel Paese dei Beni Culturali per eccellenza, continuare ad impedire ai ragazzi di maturare una adeguata conoscenza del proprio patrimonio artistico, significa infatti ostacolare non solo una formazione culturale degna di questo nome, ma anche lo sviluppo di quel senso civico che tutti noi auspichiamo e che si sviluppa a partire dalla conoscenza e dal conseguente rispetto per quell’insieme di valori territoriali, ambientali, storici e artistici che chiamiamo Cultura. Se non si apprende la storia dei luoghi e dei monumenti che ci circondano, come si potrà maturare il valore del rispetto per gli spazi comuni?
Si pensi poi all’innegabile potere che ha, a livello formativo, la sensibilizzazione alla bellezza e al valore dei nostri beni artistici: un adolescente che cresca educato in questa direzione, sarà un individuo meno soggetto al degrado che sempre più dilaga nelle nostre città.
Incredibilmente importanti, poi, sono le potenzialità che una approfondita formazione al nostro patrimonio artistico e archeologico avrebbe a livello occupazionale.
In Italia dovremmo poter vivere e lavorare principalmente di questo, mentre siamo al paradosso che i milioni di turisti che ogni anno vengono a visitare le nostre città e i nostri musei tornano a casa con un bagaglio di conoscenze relative alle nostre bellezze artistiche in proporzione molto maggiore rispetto alla cognizione che ne ha mediamente un italiano, il quale vive una intera esistenza in quel contesto senza aver avuto la possibilità di studiarne adeguatamente la storia e comprendere appieno valore. Se si continua a trascurare questo ambito per noi così vitale, come si finirà? Bisogna forse aspettare di veder deteriorati altri antichi beni, la cui precaria tutela in tempi recenti ha fatto tremare molti italiani al crollo di strutture millenarie come quelle di Pompei, per arrivare a comprendere finalmente che la più grande potenzialità economica e la più “pulita” industria italiana è proprio quella legata ai beni culturali?
Sono le domande che si pongono gli insegnanti di Storia dell’arte delle scuole superiori, firmatari di un appello rivolto al Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, e sottoscritto da grandi nomi del mondo della cultura e dell’arte, in cui si chiede di potenziare lo studio di questa meravigliosa e per noi vitale materia scolastica. Sarebbe un primo, fondamentale, mattone nella costruzione dell’Italia di domani.
Il governo Letta risponderà alla voglia di cultura che si innalza nel Paese o saremo per sempre condannati a essere inoccupabili e ignoranti?
Pubblicato da tdy22 in ottobre 9, 2013
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Lo stadio San Paolo si tinge di nero: in lutto per la Terra dei Fuochi
I social al servizio della vita. Se prima i vip hanno adottato un comune, ora è partito il tam tam mediatico in Facebook dopo la creazione dell’evento “San Paolo in Lutto“. L’iniziativa è per protestare contro il dramma della Terra dei Fuochi e dell’inquinamento del suolo con i rifiuti industriali velonosi. L’dea è semplice e prende l’avvio dalla partita che la Nazionale disputerà a Napoli contro l’Armenia valida per la qualificazione ai mondiali 2014: si chiede ai tifosi che giungeranno allo stadio di vestirsi di nero e restare in silenzio quando entreranno le squadre. Si legge nel social blu:
“Il 15 Ottobre al San Paolo di Napoli si disputerà Italia-Armenia. Al fine di un impatto mediatico a grossa risonanza si chiede a tutti coloro che si recheranno allo stadio, alle tifoserie, ai club, alla gente comune, a chi si ‘troverà di sorpresa’ allo stadio per tifare l’Italia di vestirsi totalmente di nero e di restare in silenzio quando entrano le squadre. Vi sembrerà nulla ma questo piccolo gesto potrebbe avere un grosso impatto mediatico e dare visibilità alla terra dei fuochi ovvero A NOI TUTTI che continuiamo a morire di cancro e di leucemie, che vediamo i nostri figli morire prima di nascere. Fate cadere in un silenzio tombale il SAN PAOLO.. sarà l’urlo più forte mai sentito prima. Facciamo capire che il nostro paese è vivo..che noi non ci arrendiamo. ‘Forza Napoli’ non è solo un motto per la squadra del cuore ma un motto per la nostra terra! Quando si è solidali Napoli vince..quindi organizzatevi!!! Grazie”
Pubblicato da tdy22 in ottobre 5, 2013
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Prevista una dichiarazione spontanea di Sollecito al processo d’Appello
Raffaele Sollecito prenderà parte a qualche udienza del processo in corso in Corte d’Assise d’Appello a Firenze, anche se non sono state specificate le date. E’ stato il legale Giulia Bongiorno a spiegare che il suo assistito “deve venire in aula, è interessato a fare una dichiarazione spontanea”. L’avvocato si è poi detta fiduciosa per la nuova perizia sul coltello, ritenuta dall’accusa l’arma del delitto. Da parte sua Luciano Ghirga, difensore della Knox, ha riferito di essere tranquillo sull’esito della perizia. “Siamo certi che non ci siano tracce organiche e che si tratti solo di amido”. Per quel che riguardo Amanda, ha spiegato che si scambia Psms con lui sull’andamento del processo. “Vive un dramma personale legato al processo”. Sempre riguardo la perizia disposta sul coltello, Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, ha detto: “Non penso che possa spostare le cose. La Corte è in possesso di elementi che le permettono di giudicare in maniera serena”
Pubblicato da tdy22 in ottobre 4, 2013
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Vip vs camorra: i comuni della Terra dei Fuochi non devono morire
La Terra dei Fuochi non è sola è una pagina Facebook aperta da Selvaggia Lucarelli e che in pochi giorni ha già superato gli 89mila “mi piace”. Ed è proprio qui che i vip italiani “adottano” i comuni di questo territorio a cavallo tra le province di Napoli e di Caserta postano le foto con cui lanciano il loro appello. Marcianise, Aversa, Nola, Sant’Irpino, ma anche Arienzo, Cellole, San Prisco e tutti gli altri paesi non devono morire. Non possono essere messi in ginocchio da quei rifiuti tossici bruciati nelle campagne. Loro sono personaggi dello spettacolo più o meno noti, musicisti, attori, volti televisivi ma anche sportivi e giornalisti uniti per far sì che “questo territorio e la sua gente – si legge nelle info della pagina – non muoiano avvelenati e dimenticati da tutti.” Spiega Selvaggia all’HuffPost: “Un’iniziativa del genere può aiutare a incoraggiare la gente del posto a non avere paura di scendere in piazza. di protestare, di ribellarsi. Noi, nel nostro piccolo, ci abbiamo messo la faccia. E poi molti non sanno cos’è la terra dei fuochi, da oggi magari lo sapranno”. La pagina ci aiuta anche a capire che solo ora si sta facendo spazio la consapevolezza che l’emergenza che vive questa terra non è solo circoscritta a un’area ben definita, ma è ormai diventata nazionale. Come hanno recentemente ricordato anche Le Iene, in un loro servizio: perchè i prodotti di questa terra poi giungono in tutto il territorio nazionale: “la Terra dei Fuochi non è un’isola”, appunto, e tutti noi siamo destinati a venire a contatto, in un modo o nell’altro, con questa fetta di terreno che è stata utilizzata per un ventennio come pattumiera per i rifiuti tossici di mezza Italia. Senza dimenticare gli abitanti che si ammalano e muoiono, per quel cancro che, qualsiasi parte del corpo colpisca, ha un solo cognome: “camorra”. Per farsene un’idea basta scorrere la pagina Facebook di don Maurizio Patriciello, parroco proprio a Caivano che da anni si batte per portare alla ribalta nazionale l’agonia di quella gente. Ha pregato il Papa, ha parlato con Napolitano, scuotendo le coscienze dei politici locali.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 3, 2013
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Niente ergastolo per Salvatore Parolisi: condanna ridotta a 30 anni
Condanna a carcere a vita in primo grado. A 30 anni in secondo. Salvatore Parolisi è stato ritenuto colpevole dell’omicidio della moglie Melania Rea, ma ha ottenuto una riduzione della pena. Mauro Gionni, legale della famiglia Rea, ha fatto un intervento incentrato su alcune prove per smontare le repliche della difesa di Parolisi mentre nel corso dell’udienza, che si è svolta a porte chiuse, è stato mostrato un video che mostra l’uomo sullo stesso luogo del delitto mentre dondola la figlia Vittoria con gli stessi abiti di quel tragico 18 aprile, una video chat con l’amante Ludovica, nella quale i due si mostrano reciprocamente le parti intime, e un filmato del 20 aprile, giorno del ritrovamento del corpo di Melania, nel quale appaiono delle macchie di sangue rappreso che, secondo la difesa, potrebbero aver dato vita a quell’impronta sullo chalet che potrebbe dimostrare l’innocenza dell’ex caporalmaggiore. Il legale della famiglia Rea ha invece spiegato che i militari della scientifica si sono sporcati i guanti con quel sangue: quindi l’impronta può avere quel tipo di origine. Scopo del mostrare la chat hard con l’amante, ha spiegato ancora il legale, era contestualizzare la lettera prodotta dalla difesa di Parolisi nella quale l’uomo dichiara alla moglie di volerle bene: la chat risale a soli quattro giorni prima. Il procuratore generale Romolo Como, secondo quanto riferito, ha chiesto la conferma dell’ergastolo, la difesa di Parolisi si è invece espressa per una assoluzione. “Anche la lettera prodotta da Parolisi dimostra l’ennesimo tentativo di mentire, e conferma quello che abbiamo sempre pensato di lui e cioè che la sua professione è quella di mentitore”. E’ questo il riassunto dato da Gionni circa la controffensiva che ha messo in atto questa mattina nelle repliche per opporsi alla strategia dei difensori di Parolisi. “Abbiamo prodotto anche – ha continuato Gionni – una lettera che Salvatore ha scritto alla sorella Francesca chiedendole di adoperarsi per l’affido della piccola Vittoria, che contrasta completamente con le dichiarazioni ‘affettivè e di stima nei confronti della famiglia della moglie. Se da un punto di vista legale quello che conta è che venga confermata la sua responsabilità capisco anche – ha concluso Gionni – come la famiglia Rea punti alla conferma dell’ergastolo. Ma per me alla fine 25 anni o l’ergastolo non cambiano la responsabilità di Parolisi”. Ovviamente la sentenza non poteva scatenare i commenti in rete:
Pubblicato da tdy22 in settembre 30, 2013
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Delitto di Perugia: la Corte richiede una nuova perizia genetica
Si è aperto oggi a Firenze il nuovo processo d’Appello per l’omicidio di Meredith Kercher, noto anche come delitto di Perugia. La studentessa inglese è stata uccisa nella notte del 1° novembre 2007 in un’abitazione di Perugia, dove viveva con altri studenti. In Italia nell’ambito del progetto Erasmus, venne ritrovata priva di vita con la gola tagliata nella sua camera da letto. Ora la Corte d’assise d’Appello ha richiesto una nuova perizia genetica su una traccia trovata sul coltello, che l’accusa ritiene sia stato utilizzato per uccidere la ragazza. E’ stato anche ordinato di ascoltare di nuovo la testimonianza di Luciano Aviello, mentre ha respinto la questione di costituzionalità.
Pubblicato da tdy22 in settembre 30, 2013
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Domani si torna in aula per l’omicidio di Meredith: assenti Amanda e Raffaele
Al via domani il processo per la morte di Meredith Kercher ma i due protagonisti non ci saranno: Raffaele Sollecito si sta concedendo un po’ di relax a Bayahibe, spiaggia del Sud-est di Santo Domingo mentre Amanda Knox ha già spiegato che “Non tornerò in Italia anche perchè la mia presenza è sempre stata elemento di distrazione in aula. Ogni singolo movimento che facevo, ogni espressione del mio volto era analizzata e distraeva dalla presentazione e dall’analisi delle prove. È incredibile quante volte si è parlato di ciò che indossavo, di come mi acconciavo i capelli o se sorridessi o no ai miei genitori rispetto alle prove del caso. Non tornerò per evitare quel circo”. Nonostante questo sostiene: “Devo avere una possibilità di confrontarmi con Guedè in tribunale”, ossia con il giovane ivoriano già condannato a 16 anni con rito abbreviato per l’efferato omicidio di Perugia. Amanda sottolinea: “È sorprendente come Guedè se l’è cavata se si considerano le prove contro di lui”. Difficile che l’americana scordi le diverse veriosni da lui fornite nel tentativo di spostare la responsabilità su lei e su Raffaele. Ritornando a parlare del processo, la Knox dice inoltre: “In un tribunale italiano è impossibile o comunque molto difficile. Perchè da voi non sta all’accusa provare se sono colpevole, sta a me provare che sono innocente. Sono io quella che parte svantaggiata in questo caso”. E ancora: “Fu costruita una mia immagine come quella di una giovane ma spietata bugiarda, una manica sessuale, un’assassina. La cosa affascinò la gente”. Fatto sta che questa vicenda infinita che “ha stancato Perugia”, come dice il sindaco della città Wladimiro Boccali, domani riaccenderà i riflettori e due sedie resteranno vuote.
Pubblicato da tdy22 in settembre 29, 2013
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Parolisi al proccesso d’Appello: “volevo bene a Melania, anche se la tradivo”
Seconda udienza del processo d’Appello a Salvatore Parolisi, ex caporalmaggiore che è stato condannato in primo grado per l’omicidio della moglie, al Tribunale de L’Aquila. Uscendo dall’aula Michele Rea, il fratello della vittima, Melania, ha riferito: “Nella sua deposizione Parolisi ha ribadito la sua innocenza. Riguardo a Melania, ha detto che le voleva bene, anche se la tradiva”. Ha quindi aggiunto: “Per la prima volta ha indirizzato il suo sguardo verso di noi, dopo due anni non so come ha fatto. Il tutto per ringraziarci del fatto che noi facciamo tutto per la bambina. Delle bugie e dei trans non si è parlato per niente, Parolisi ha parlato cinque minuti. Per me lui rappresenta il nulla, non mi fa né caldo né freddo, mi dispiace solo per quella povera bambina che comunque un giorno dovrà sapere e mi dispiace anche per Melania che ha avuto a che fare con questa persona”. Oltre al fratello, in aula era presente anche il padre di Melania. Michele Rea ha parlato nel corso di una breve interruzione di qualche minuto dell’udienza. IlProcuratore Generale, Romolo Como, anch’egli uscito momentaneamente nell’occasione, non ha voluto fare alcun commento.
Pubblicato da tdy22 in settembre 27, 2013
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Omicidio Melania Rea: il pg in Appello chiede la conferma dell’ergastolo
Al via il processo d’Appello per Salvatore Parolisi, condannato in primo grado per l’omicidio della moglie, Melania Rea. Romolo Como, il pg d’Appello, ha chiesto questa mattina la conferma dell’ergastolo, con tutte le aggravanti. Confermata anche la richiesta delle aggravanti che sono crudeltà, minorata difesa e vilipendio del cadavere senza le quali la Corte non potrebbe tecnicamente confermare l’ergastolo. Il pg ha sottolineato che “La Corte può anche dare una diversa motivazione e arrivare allo stesso risultato”, sottolineando che i legali difensori hanno presentato le richieste di approfondimento che la Corte discuterà nella giornata di lunedì. Riguardo la motivazione, sempre Como ha spiegato che “può essere verosimile che sia collegato ai rapporti con la moglie” e cioè, all’imbuto in cui si è trovato. Il pg ha inoltre sottolineato, rispetto ad altre discordanze tra quanto si dice nella motivazione della sentenza e in particolare sulla presenza di Parolisi nei due luoghi, che “lì forse la sentenza è stata precipitosa nel dare interpretazioni: in base alla sentenza infatti si potrebbe dire che, anche fosse vero che inizialmente Parolisi fosse stato visto da alcune persone a Colle San Marco, ciò non esclude che potesse essere passato prima a Colle San Marco e poi al bosco delle Casermette. Sarebbe stato dirimente se Parolisi fosse stato visto successivamente all’omicidio, per questo ho chiesto la conferma dell’ergastolo”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 25, 2013
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Raffaele Sollecito: dalla colletta sul web alle ferie a Santo Domingo
Il 30 settembre, a Firenze, prenderà l’avvio il nuovo processo d’Appello per l’omicidio di Meredith Kercher e Raffaele Sollecito dovrà tornare in aula. Nel frattempo, però, ha deciso di concedersi un po’ di relax a Bayahibe, una delle spiagge più belle del Sud-est di Santo Domingo. E’ qui che ha scelto di soggiornare almeno un mese, presso il residence Casa Caribe Tamarindo. E’ il settimanale Oggi a riferire che il barese dorme fino a tardi, gira con l’inseparabile computer perennemente alla ricerca di una zona wireless e ha fatto conoscenza con parecchi connazionali residenti, tra cui un pavese trasferitosi lì per lavoro e un imprenditore romano con parecchi affari nel settore turistico. Allo stesso giornale, durante un’intervista, Sollecito aveva spiegato che avrebbe saltato le prime fasi del dibattimento pur promettendo di tornare per affrontare il giudizio. Certo, la notizia può far discure: un mese di relax a Santo Domingo per lo stesso ragazzo che solo a giugno aveva lanciato una colletta in rete per poter sostenere le spese legali del nuovo processo… A questo punto, all’Ansa, il padre, Francesco, ha spiegato che “Raffaele si trova a Santo Domingo dove soggiorna in una casa che gli è stata messa a disposizione gratuitamente da una coppia di italiani suoi sostenitori. Sta cercando di ritrovare sé stesso, un po’ di serenità dopo le difficile vicende degli ultimi anni. A metà ottobre ha in programma di partecipare ad una trasmissione tv. Di persona nel nostro Paese, non certo collegato dall’estero”. L’uomo ha quindi assicurato che il giovane farà ritorno in Italia: e “Io, mio figlio e la mia famiglia, abbiamo un assoluto rispetto delle istituzioni italiane. Per questo Raffaele non è mai stato sfiorato dall’idea di fuggire. Vogliamo difenderci nel processo e per questo i difensori di mio figlio, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori, con tutti i loro collaboratori, hanno rinunciato alle ferie per mettere a punto la difesa. Lo stesso ho fatto io, per cercare di supportarli in tutti i modi. Siamo infatti assolutamente convinti dell’assoluta innocenza di Raffaele”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 25, 2013
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La sorella di Parolisi: “Sono convinta che mio fratello sia innocente”
La sorella di Salvatore Parolisi, Francesca, è stata intervistata a La vita in diretta. Alla vigilia della prima udienza del processo di Appello, ha detto: “Sono convinta che mio fratello sia innocente. Dimostrino il contrario portando delle prove fondate e ci ricrederemo. Ma non potranno farlo, perchè le prove contro di lui non ci sono. Semplicemente perchè non è lui l’assassino di Melania”. Del fratello, che ha incontrato in carcere, spiega che “È sfiduciato. Non si aspettava la condanna in primo grado”. E ancora: “I media lo hanno dipinto brutto. Lui non è cosi”. Riconosce però che abbia sbagliato a tradire la moglie, Melania Rea: “L’ho rimproverato per i suoi tradimenti. Se potessi farlo, lo picchierei. Non lo perdonerò per aver tradito Melania”. Sempre nel corso dell’intervista, la donna ha mostrato i disegni che Salvatore manda alla figlia Vittoria, che non ha ancora potuto incontrare in carcere, dal giorno del suo arresto. “Vittoria parla al telefono con il padre e dice: ‘Ho solo te, la mamma è in cielo’. Le telefonate della piccola sono piene di baci e abbracci rivolti al padre. Fa tenerezza è un peccato che non lo possa incontrare, perchè ha bisogno di lui”. Francesca Parolisi ha anche speso alcune parole sul presunto giallo del tesoretto: 137mila euro scomparsi dal conto di Parolisi: “Quei soldi non sono affatto spariti abbiamo fatto tutto alla luce del sole”. La donna ha mostrato una lettera di Salvatore in cui le chiede di provvedere economicamente alla piccola accordandosi con i genitori di Melania a cui è affidata: “Ma la signora Rea mi ha detto di riferire a Salvatore che a loro non serve nulla. Serve solo sapere la verità”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 24, 2013
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L’appello di Parolisi al telefonista anonimo
Solo quattro giorni al processo d’Appello per il caso Melania Rea e Parolisi, ex caporal maggiore dell’Esercito, condannato all’ergastolo in primo grado perché giudicato colpevole dell’omicidio volontario aggravato della moglie Melania Rea, si appella a colui che per primo vide il corpo a terra e telefonò da una cabina telefonica in piazza San Francesco per avvertire del cadavere della donna. Parolisi lancia l’appello attraverso i suoi legali:
«Nessuno ti ha mai visto, nessuno sa chi sei. La tua mancanza di coraggio non sta aiutando in nessun modo la vera giustizia – dice -. Cos’hai visto, quando l’hai visto e cosa hai fatto. Da uomo a uomo, ti prego, riprendi il tuo coraggio. Fammi uscire da questo tunnel ed aiuta soprattutto Melania a trovare pace e verità».
Pubblicato da tdy22 in settembre 21, 2013
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Ecco Rawan, non è morta e non è mai stata sposata.
“Ecco Rawan, è viva, sta bene e non è mai stata sposata“. Le autorità dello Yemen negano così la morte della bimba di 8 anni, che secondo le recenti cronache sarebbe stata uccisa da un’emorragia per le gravi lesioni riportate durante la prima notte di nozze.
Sembrerebbe quindi smentita la tragedia della bimba di appena 8 anni data in sposa ad un uomo di 40 anni. Il suo caso, era stato inizialmente rivelato da un giornalista, ma negato immediatamente dalle autorità di Sanaa. A livello internazionale erano state anche prese posizioni dai gruppi per la difesa dei diritti dell’uomo ed esponenti politici, prima tra tutti l’alto rappresentante della diplomazia europea Catherine Ashton, che si era detta “costernata” per la sua morte.
Le autorità yemenite avevano comunque aperto un’inchiesta per far luce sulla vicenda. Il 17 settembre Musleh Al Ghazzi, direttore delle inchieste criminali della regione di Harad, nella provincia di Hajja (nordovest del paese), ha detto che la bambina si chiama Rawan Mohamed Abdo Hattane. La stessa bambina avrebbe affermato: “Tutto quello che hanno detto è falso. La mia sorella maggiore, che ha 18 anni, si è sposata di recente”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 17, 2013
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Respinta la richiesta di Parolisi: porte chiuse anche in appello
Aveva fatto richiesta di un processo pubblico per il secondo grado di giudizio Salvatore Parolisi, l’ex caporalmaggiore dell’Esercito condannato all’ergastolo lo scorso 26 ottobre a Teramo per l’omicidio della moglie, Melania Rea. In quell’occasione, il gup Marina Tommolini l’aveva infatti ritenuto colpevole di aver ucciso la donna con 35 coltellate nel boschetto di Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo. Ora il presidente della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, Luigi Catelli, ha respinto la richiesta di Parolisi e la prima udienza del processo d’appello, che si terrà il prossimo 25 settembre, si svolgerà secondo procedura a porte chiuse.
Pubblicato da tdy22 in settembre 16, 2013
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Rawan muore a 8 anni per lesioni interne dopo la prima notte di nozze
A fine luglio, un appello lanciato dall’11enne Nada al-Ahdal, bimba yemenita promessa in sposa a un uomo dai suoi genitori, aveva commosso tutto il mondo. Nel video, Nada si chiedeva “perchè gli adulti non hanno un po’ di compassione per i bambini?”. Questa domanda, rimasta senza risposta, torna ad echeggiare oggi alla terribile notizia, che arriva dallo Yemen, della morte di Rawan, bimba di otto anni. La sua vita è terminata a causa delle lesioni riportate durante la prima notte di nozze. Erano stati i suoi genitori a darla in moglie a un uomo di 40 anni. Secondo quanto riporta la stampa inglese, che per prima ha riportato la vicenda, la piccola viveva nella zona tribale di Hardh, vicino al confine con l’Arabia Saudita, nel nord-ovest dello Yemen. La pratica delle spose bambine è molto diffusa nello stato dello Yemen dove, stando a un rapporto del ministero degli Affari sociali, otre un quarto delle donne si sposa prima dei 15 anni. Tale età era stata imposta come minima per contrarre matrimonio fino agli anni Novanta quando tale limite venne abrogato per consentire ai genitori di decidere quando far sposare le figlie. Un gruppo di attivisti locali si è già mosso perché la famiglia della bambina e il marito vengano arrestati.
Pubblicato da tdy22 in settembre 9, 2013
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Parolisi chiede di aprire l’aula per il processo d’appello
Lo scorso 26 ottobre, a Teramo, Salvatore Parolisi è stato condannato all’ergastolo dal gup Marina Tommolini perchè ritenuto colpevole di aver ucciso con 35 coltellate, nel boschetto di Ripe di Civitella del Tronto (Teramo) la moglie Melania Rea. Il processo, con rito abbreviato, si è svolto secondo la procedura a porte chiuse. Ora che si avvicina la data del processo di secondo grado, che si terrà il 25 settembre, sostenendo che contro di lui siano state dette cose non vere, vuole affrontare un processo pubblico. Parolisi, detenuto nel carcere teramano di Castrogno, dove nel frattempo si è anche diplomato come perito agrario, ha presentato una richiesta scritta al presidente della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, Luigi Catelli, che assieme all’altro giudice togato Armanda Servino e alla giuria popolare, sarà chiamato a giudicarlo. Parolisi, che non ha mai voluto parlare davanti nè ai giudici nè ai pm teramani dopo i primi interrogatori, chiede che vengano aperte le porte dell’aula dove si terrà il processo: “per permettere alla gente di vedere come va il processo e capire tante cose”. Non si esclude che la richiesta possa essere il preludio a una sua partecipazione attiva: potrebbe aver deciso di fornire una sua ricostruzione o di fare dichiarazioni spontanee. La sua richiesta è comunque attualmente al vaglio del presidente della Corte, che fino ad oggi non si è pronunciato.
Pubblicato da tdy22 in settembre 5, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/05/parolisi-chiede-di-aprire-laula-per-il-processo-dappello/
La condanna di Dell’Utri: arrivano le motivazioni della Corte di appello
I giudici della terza sezione penale della Corte di appello di Palermo hanno presentato le motivazioni della sentenza con cui l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri è stato condannato, il 25 marzo scorso, a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici affermano che ci fu un patto tra la mafia e Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri ne è stato il “mediatore contrattuale”. E in tale contesto, tra il 1974 e il 1992, “non si è mai sottratto al ruolo di intermediario tra gli interessi dei protagonisti”, e “ha mantenuto sempre vivi i rapporti con i mafiosi di riferimento”. La Corte ha collocato la stipula di tale partto tra il 16 e il 29 maggio del 1974 quando, si legge nelle 477 pagine della motivazione, “è stato acclarato definitivamente che Dell’Utri ha partecipato a un incontro organizzato da lui stesso e (dal mafioso palermitano Gaetano) Cinà a Milano, presso il suo ufficio. Tale incontro, al quale erano presenti Dell’Utri, Gaetano Cinà, Stefano Bontade, Mimmo Teresi, Francesco Di Carlo e Silvio Berlusconi, aveva preceduto l’assunzione di Vittorio Mangano presso Villa Casati ad Arcore, così come riferito da Francesco Di Carlo e de relato da Antonino Galliano, e aveva siglato il patto di protezione con Berlusconi”. Secondo i magistrati palermitani, quella riunione “ha costituito la genesi del rapporto sinallagmatico che ha legato l’imprenditore Berluconi e Cosa nostra con la mediazione costante e attiva dell’imputato” Dell’Utri. Ancora si legge: “In virtù di tale patto i contraenti (Cosa nostra da una parte e Silvio Berlusconi dall’altra) e il mediatore contrattuale (Marcello Dell’Utri), legati tra loro da rapporti personali, hanno conseguito un risultato concreto e tangibile, costituito dalla garanzia della protezione personale dell’imprenditore mediante l’esborso di somme di denaro che quest’ultimo ha versato a Cosa nostra tramite Marcello Dell’Utri che, mediando i termini dell’accordo, ha consentito che l’associazione mafiosa rafforzasse e consolidasse il proprio potere sul territorio mediante l’ingresso nelle proprie casse di ingenti somme di denaro”. Sempre secondo la Corte è l’incontro del 1974 che “segna l’inizio del patto che legherà Berlusconi, Dell’Utri e Cosa nostra fino al 1992. È da questo incontro che l’imprenditore milanese, abbandonando qualsia proposito (da cui non è parso, ivero, mai sfiorato) di farsi proteggere dai rimedi istituzionali, è rientrato sotto l’ombrello della protezione mafiosa assumendo Vittorio Mangano ad Arcore e non sottraendosi mai all’obbligo di versare ingenti somme di denaro alla mafia, quale corrispettivo della protezione”. Mangano divenne così lo stalliere di Arcore “non tanto per la nota passione per i cavalli” ma “per garantire un presidio mafioso nella villa dell’imprenditore milanese”. La Corte non ritiene inoltre credibile Dell’Ultri quando ammette di aver indicato Mangano a Berlusconi come persona da assumere sostenendo però di non essergli amico, anzi di averne paura. Nella motivazione si legge: “La continuità della frequentazione, l’avere pranzato in diverse occasioni con lui, sono circostanze che hanno consentito di escludere che i rapporti svoltisi in un arco temporale che ha coperto quasi un ventennio nel corso del quale il Mangano è stato arrestato e prosciolto e poi nuovamente arrestato e poi ancora prosciolto, possano essere stati determinati da paura”. La Corte ha ricostruito nelle motivazioni anche i pagamenti sollecitati dai mafiosi a Berlusconi “quale prezzo per la protezione”, e che secondo i giudici iniziarono subito dopo l’incontro del 1974, con la richiesta di 100 milioni di lire formulata da Cinà, ed esaudita.
Pubblicato da tdy22 in settembre 5, 2013
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Il grido d’aiuto di Nada: non vuole essere “venduta” in matrimonio!
E’ il sito Gawker a racconare la storia della piccola Nada al-Ahdal, una bambina yemenita di soli 11 anni che è fuggita per evitare un matrimonio che i genitori naturali avevano combinato per lei. Ed è lei stessa, in un video denuncia che sta facendo il giro del mondo, a chiedersi “Perché gli adulti non hanno un po’ di compassione per i bambini?”. La piccola, che vive a Sana’a, per sfuggire alle nozze si è recata dallo zio Abdel, che l’ha cresciuta come una figlia fino a quando, un anno fa, i genitori naturali di Nada si sono ripresentati, dopo averla promessa in sposa a un ricco uomo yemenita. E’ impossibile non ammirare il coraggio di questa 11enne che non accetta di essere venduta! Lo zio ha convinto il promesso sposo a fare un passo indietro, ma è stato più difficile convincere i genitori della ragazzina, che hanno tentato addirittura di rapirla per obbligarla a un altro matrimonio con un uomo molto più grande di lei. Ora Nada lancia il suo grido d’allarme.
Pubblicato da tdy22 in luglio 23, 2013
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Del Turco: la condanna, il cancro e il Pd che teme i giudici
Ieri è arrivata la condanna a 9 anni e 6 mesi per tangenti nella Sanità privata abruzzese, oggi l’ex governatore abruzzaese Ottaviano Del Turco annuncia di essere malato. “Da 3 mesi so di avere un tumore, da 2 sono in chemioterapia. Domani andrò a Roma a chiedere al professor Mandelli di darmi 5 anni di vita, 5 anni per dimostrare la mia innocenza e riabilitare la giunta della Regione Abruzzo che ho guidato. Ho preso la stessa condanna di Tortora, e questo mi dà sgomento”. A Repubblica spiega: “Mi hanno condannato senza una prova applicando in maniera feroce il teorema Angelini. Oggi in Italia molti presidenti di corte sono ex pm che si portano dietro la cultura accusatoria. Il risultato, spaventoso, sono 9 anni e 6 mesi basati sulle parole di un bandito.”. Il Pd? “Ha così paura dei giudici che non è neppure capace di difendere un suo dirigente innocente”.
Pubblicato da tdy22 in luglio 23, 2013
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“Sanitopoli”: nove anni e nove mesi a Ottaviano Del Turco
Il primo grado del processo “Sanitopoli”, a Pescara, si è concluso con la condanna a nove anni e nove mesi per l’ex ministro ed ex governatore della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco. Al centro dell’inchiesta ci sono presunte tangenti nella sanità privata abruzzese. Il pm aveva chiesto 12 anni per Del Turco, che era stato arrestato il 14 luglio 2008. La reazione dell’ex goverantore abruzzese è stata secca: “Per ora non dico nulla. Sulle sentenze prima si riflette poi si parla”. Quel che è certo è che l'”Appello è sicuro”.
Pubblicato da tdy22 in luglio 22, 2013
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Abu Omar. L’ong che sprona l’Italia a continuare gli sforzi in nome della giustizia
Dopo che è stata resa nota che l’ex capocentro della Cia a Milano, Robert Seldon Lady, è stato liberato a Panama, la ong Human Rights Watch ha lanciato una appello all’Italia “a continuare gli sforzi per ottenere giustizia rispetto agli abusi compiuti dalla Cia”. HRW afferma: “L’Italia ha fatto la storia come primo Paese a processare, e condannare, funzionari per le rendition e le torture” e “dovrebbe arrivare alla fine del processo di accertamento delle responsabilità cominciato”.
Pubblicato da tdy22 in luglio 20, 2013
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Poesie e racconti: i colori della fantasia
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