L’autista non lo vede: bimbo investito due volte dal mezzo delle pulizie

spazzaneve-tuttacronacaUn bimbo svizzero di quattro anni vessa in gravi condizioni dopo esser stato investito due volte da un veicolo per la pulizia delle strade. Il fatto è avvenuto a Schieren, canton Zurigo. Qui un 53enne non ha visto il piccolo, intento a giocare con il suo monopattino nel cortile interno di un edificio. L’uomo ha così prima urtanto in retromarcia quindi nuovamente, dopo aver invertito la direzione. E’ stata la madre del bambino, accortasi di quanto accaduto, a far fermare il veicolo. L’incidente, avvenuto ieri pomeriggio, è stato reso noto oggi dalla polizia.

Quell’aereo per Zurigo… rubati 44 kg di lingotti d’oro!

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Sembra proprio che ogni giorno ci siano i riflettori puntati sull’aeroporto parigino di Roissy-Charles-de-Gaulle e sui voli di Air France. Venerdì il sequestro record di oltre una tonnellata di cocaina a bordo di un aereo proveniente da Caracas e oggi il furto di 44 kg di lingotti d’oro su un volo in partenza dalla capitale e diretto a Zurigo.  Secondo i primi dati dell’inchiesta il furto sarebbe avvenuto giovedì scorso, a margine del volo della compagnia Hop (filiale di Air France) diretto a Zurigo, durante lo scarico di un furgone della compagnia Brink’s contenente 9 casse con 300 chili d’oro. All’arrivo dell’aereo nella capitale svizzera infatti gli agenti della Brink’s incaricati di recuperare il carico hanno rilevato la mancanza di due casse contenenti 44 chili d’oro del valore di circa 1,6 milioni di euro. Per Christophe Naudin, esperto delle sicurezza aerea, «questo incidente rileva le incredibili carenze di sicurezza legate a fattori umani nelle zone aeroportuali francesi».

 

Attilio Di Mattia: il sindaco che valuta il “Lovely Park”

attilio-di-mattia-lovely-park-tuttacronacaIl sindaco di Montesilvano, in provincia di Pescara, ha annunciato di voler studiare una delibera che, sempre nel rispetto della legge, permetta d’istituire i “parcheggi dell’amore”, che potrebbero contribuire ad arginare un fenomeno molto sentito nel paese abbruzzese: quello della prostituzione. L’idea sarebbe di trasformare un’area della città in “Lovely park”, ossia una sorta di parcheggio autorizzato dove le coppie abbiano la possibilità di appartarsi in maniera sicura e magari promuovendo anche campagne sulla contraccezione. Ha spiegato il primo cittadino Attilio Di Mattia: “La delibera di riferimento è quella presentata a Napoli dal consigliere comunale Patrizio Gragnano (Sel) e stiamo valutando se, nel rispetto della normativa, sia possibile riproporla anche qui. Per fini di sicurezza, promuovendo anche campagne sulla contraccezione, credo che sia possibile indicare delle zone da destinare a ‘Lovely Park'”.

Boomerang per Oprah: la storia della borsa fa diminuire il gradimento

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Ieri sera a Los Angeles, Oprah Winfrey, mentre sfilava per  la prima del film di Lee Daniel”The Butler”, è tornata a parlare  di quell’increscioso episodio successo in Svizzera e si è scusata per il risalto mediatico che è stato dato sull’incidente:    “Mi spiace che la vicenda sia stata così esagerata” e poi specifica meglio, anzi cambia versione, e afferma che a Zurigo si era seccata perché la commessa “non voleva fare fatica per prendere la borsa dallo scaffale più in alto” e non perché non era stata riconosciuta. La conduttrice ha poi puntualizzato: “Se negli Usa qualcuno commette un errore non è che tutta la nazione debba chiedere venia. Ho raccontato l’episodio quale esempio di come possa succedere che qualcuno sia in un posto dove nessuno se lo aspetta” e si è anche affrettata ad affermare che non avrebbe mai comprato quella borsa: “38.000 dollari per una borsa é immorale. Non ha nessun senso”.

Come mai questo passo indietro? Tages-Anzeiger riferisce che sul sito ufficiale e sul profilo Facebook di  Oprah WInfrey l’incidente della borsa ha sollevato molte polemiche:  il 90% degli interventi si schiera contro la versione dei fatti proposta dalla star. Tra le argomentazioni  c’è anche il fatto che la commessa aveva tutto l’interesse a vendere la borsa. Ciò che invece viene criticato è proprio il prezzo in questione 35.000 franchi sono parecchi soldi considerando che molti americani devono vivere con meno di 40 dollari al giorno.

Insomma un vero boomerang per Oprah che si è sentita duramente attaccata dai suoi sostenitori, che immediatamente l’hanno sentita, forse, la diva capricciosa, che spende cifre astronomiche nei negozi più “alla moda” della Svizzera. Lontna, troppo lontana dai problemi che invece vuole risolvere nelle sue trasmissioni e da quella televisione nata per generare “emozioni” e mostrare il “dolore” comune.

 

L’altra verità sul caso Oprah, parla la commessa italiana!

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E’ indignata Adriana N., commessa del negozio di Zurigo in cui Oprah è entrata per acquistare una borsa. Secondo la commessa italiana quella frase riportata da tutti i media internazionali non è stata mai pronunciata.

“Ma quale razzismo! Non è vero che mi sono rifiutata di mostrare una borsa a Oprah Winfrey: le ho solo detto che quella era molto più cara”. Dopo le polemiche sulla borsa “sconsigliata” alla nota conduttrice americana, parla Adriana N., la commessa italiana al centro del caso. In un’intervista pubblicata oggi dal “SonntagsBlick”Adriana racconta la sua verità: “Non sono razzista e non è vero che mi sono rifiutata di mostrarle la borsa”.

“Ero insicura su cosa dovessi presentarle. Sono andata verso una vetrina e le ho mostrato le borse alla Jennifer Aniston, che sono molto in voga. Le ho spiegato che sono disponibili in varie grandezze e materiale, come faccio sempre. Lei ha guardato su uno scaffale più in alto. Lì era in mostra la borsa di coccodrillo da 35.000 franchi. Le ho detto che era la stessa borsa di quella che avevo in mano, solo molto più cara e che potevo mostrarle anche altre borse”. Perché voler mostrare altro quando un cliente ha espresso la sua preferenza?

Secondo la conduttrice americana la venditrice avrebbe detto alla cliente che la borsa era “troppo cara per lei”.

“Non è vero”, reagisce Adriana N. “È assurdo. Non direi mai una cosa del genere a un cliente. Veramente mai! La buona educazione e la gentilezza sono la base di questa attività”. La commessa aggiunge di non capire perché Winfrey abbia parlato in quel modo della vicenda nella ormai famosa intervista nel programma di Larry King sulla rete americana CBS. “Se i fatti si sono svolti come dice lei, perché non si è lamentata all’indomani con la mia principale, Trudie Goetz, che pure era invitata alle nozze di Tina Turner?”. Forse perché alle nozze non si parla di questioni così delicate davanti a molti invitati, suscitando un caso in una festa che dovrebbe vedere come protagonisti gli sposi?

La venditrice – come peraltro in precedenza la stessa Trudie Goetz – ritiene che tutto sia nato da un semplice malinteso. “Ho parlato inglese con la signora Winfrey. Il mio inglese è okay, ma non eccellente. Purtroppo”, spiega Adriana N., che lavora per Goetz da cinque anni. In precedenza era impiegata in una boutique in Italia. Si è trattato di un errore linguistico? Probabilmente la commessa voleva dire che il prezzo della borsa, vista da Oprah, era più elevato di quella invece che le stava mostrando… Ma un errore in inglese può davvero stravolgere la vita! Nell’intervista, la prima frase di Oprah è infatti “No, too more expensive” ma la stessa Oprah non dice “No, too more expensive for her!”. Probabilmente la commessa voleva solo avvisarla che quella borsa aveva un prezzo molto più alto rispetto a quella mostrata e come viene spesso detto in italiano “no, costa di più”, intendendo solo quella borsa costa di più, ergo quel “no” che viene usato è per fare una comparazione fra due prezzi. In inglese però è facile interpretare “No, costa troppo!”, quindi quel “no” iniziale prende il significato di “no, non gliela mostro perché costa troppo”.

La commessa poi torna a sottolineare di essere italiana. “Perché dovrei discriminare qualcuno per la sua origine? Non ha senso!”  e aggiunge “Non dormo da giorni, mi sento al centro di un ciclone (…)”.

Adriana non ha intenzione di lasciare il lavoro, né tanto meno sarà licenziata. “Ho chiesto a Trudie Goetz se desidera che io mi licenzi. Ha detto di no ed è stata molto comprensiva. È bello avere un principale che ti difende”.

Forse è stato solo un malinteso, forse è stato un problema linguistico, forse non bisognerebbe pronunciare la parola “too more expensive” prima di mostrare una borsa. Non sarebbe meglio prima mostrare l’oggetto richiesto, far capire le caratteristiche diverse e poi spiegare che proprio in virtù di queste caratteristiche la borsa ha un costo più elevato rispetto alle altre?  A volte a fare la differenza sono i dettagli!

Oprah vittima di razzismo: quella borsa è “troppo cara” per lei!

oprah-borsetta-razzismo-tuttacronacaAnche Oprah Winfrey è stata vittima di un episodio di razzismo, come lei stessa ha raccontato. E’ accaduto mentre si trovava a Zurigo per partecipare al matrimonio di Tina Turner con Erwin Bach, che si è celebrato il mese scorso. La popolare conduttrice televisiva si era recata alla boutique Trois Pommes, dove ha chiesto alla commessa di poter vedere una borsa. Ma l’impiegata ha risposto che quella creazione, del valore di 38mila euro, era “troppo cara” per lei e le ha proposto un’alternativa più economica. Ed ha aggiunto: “non vorrei farla rimanere male”. Suggerendo così che Oprah, un’afroamericana, non potesse permettersi una simile borsa. La conduttrice, che ha una fortuna stimata intorno ai 3 mld di dollari ed è sempre tra le prime nella classifica di Forbes delle donne più ricche d’America, oltre ad essere stata una delle più entusiaste sostenitrici di Obama, ha lasciato il negozio senza battere ciglio. Dopo di che, ha raccontato il fatto durante diverse interviste televisive. Immediate le scuse dell’Ente per il turismo svizzero in Twitter: “siamo fortemente irritati, quella persona si è comportata malissimo, presentiamo le nostre scuse ad Oprah”. Ma il fatto ha creato un imbarazzo anche maggiore a Trudie Goetz, proprietaria della catena di boutique di lusso, che era anche tra gli invitati al matrimonio della Turner, che ha definito il comportamento della sua commessa “un equivoco”, secondo quanto riporta il giornale Blick.

Auguri… puntuali!

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AUGURI ALLO SWATCH, 30 anni di precisione svizzera!

Era il 1 marzo 1983 e a Zurigo fu lanciato o Swatch! Era la risposta all’orologio giapponese digitale, era “l’ultimo tentativo” di risollevare l’industria degli orologi svizzeri che stava fallendo.

Chi fu a salvare l’industria svizzera dell’orologio? Nicolas G. Hayek, un cinquantenne, nato in una ricca famiglia del nord del Libano e trasferitosi in Svizzera negli anni Cinquanta, dopo il suo matrimonio con la figlia di un industriale del paese alpino. Fu lui a capire che fondendo due aziende del settore era possibile fare un orologio di estrema precisione, quasi indistruttibile e soprattutto dal design accattivante. La sfida era proprio combattere quegli orologi giapponesi comodi, tecnologici, ma decisamente brutti e lanciare invece orologio “trendy”.  Così l’orologio divenne la moda e lo Swatch divenne il simbolo degli anni ’80. Gli Swatch cambiarono anche il modo di fare pubblicità degli orologi, vendendoli come un prodotto giovane e accessibile in campagne pubblicitarie molto creative e aggressive. Una credenza da sfatare è poi che lo Swatch sia un nome svizzero… nulla di più errato era l’abbreviazione di second watch, cioè ci si augurava che tutti ne comprassero più di uno (cosa che poi avvenne). Era insomma l’idea rivoluzionaria di passare da un oggetto di uso quotidiano a un oggetto di culto. Non si puntava sull’orologio di lusso, ma su un fenomeno di massa.

Nicolas G. Hayek è morto nel 2010, a 82 anni, per un infarto che lo ha colpito nel quartier generale della Swatch a Biel, dove stava lavorando nonostante la veneranda età.

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