Slitta ancora la legge elettorale… blindato il Porcellum?

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Ennesimo rinvio, ormai nessun italiano spera più che il Porcellum si possa cambiare. Poi verrà Natale, poi Pasqua, poi Ferragosto e chissà in quale anno si potrà dire addio al Porcellum.  L’esame della riforma della legge elettorale da parte della commissione Affari Costituzionali del Senato finisce anche questa volta, infatti è terminato con un nulla di fatto. L’ufficio di presidenza ha deciso, a maggioranza, che la commissione si riunirà la settimana prossima, giovedì 28 novembre, il giorno dopo la prevista votazione d’aula sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore.

“Non ci resta che attendere il 3 dicembre, la decisione della Corte costituzionale” spiega il professor D’Alimonte in un’intervista a Italia Oggi. Questo in poche parole significa che non il tempo per cambiare il porcellum è scaduto. “Al parlamento – spiega ancora D’Alimonte – non resterà che adeguarsi alla pronunciamento della Consulta”.

Roberto Giachetti, al 45 esimo giorno di sciopero della fame contro la legge porcata, attacca: “Tutti fischiettano – prosegue Giachetti – e fanno finta di nulla aspettando solo lo schianto”. E poi fa appello ai presidenti di Camera e Senato: “Come possono accettare una situazione del genere, hanno il dovere di difendere le istituzioni”.

Sembra proprio che il Porcellum sia stato blindato!

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Ritorna Forza Italia, i nuovi manifesti a Milano. E’ già campagna elettorale?

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E’ un segnale di crisi? E’ l’inizio della campagna elettorale? E’ già campagna tesseramento? In ogni caso è la fine di un era: il Popolo della Libertà è morto e ora è tempo di Forza Italia.

Si è scelto un cartellone in cui il simbolo del movimento politico campeggia sovrapposto ad una gigantografia con Silvio Berlusconi al comizio di domenica scorsa davanti a Palazzo Grazioli. Si è scelta un’immagine post sentenza per mostrare la forza del leader anche dopo la condanna. I militanti sotto al palco che agitano le bandiere e ancora una volta sono pronti a combattere al fianco del Cavaliere.

I cartelloni sono lì ad attendere i milanesi dal ritorno dalle ferie. Sono lì, in una Milano che trasuda calore, dall’asfalto infuocato e polveroso, che toglie il fiato. Le polemiche degli ultimi giorni, la bufera sul giudice Esposito, la tensione sull’Imu, e l’icona di un Silvio Berlusconi che resiste anche dopo la sentenza di Cassazione. Il guerriero che reagisce e che si prepara alla campagna… elettorale? La tecnica è consolidata:battere gli altri sul tempo, arrivare per primi, bussare alle porte degli italiani mentre la sinistra sta litigando su leadership e premiership. Dare un segnale! Questa volta la partita si giocherà anche sul “martire” che nonostante la ferita inferta resta saldo sul suo cavallo… proprio come un Cavaliere.

Dal 16 agosto in poi, i cartelloni si moltiplicheranno, invaderanno l’Italia, tutto è già pronto, come in una perfetta macchina da guerra. Il 6×3 con il simbolo di Forza Italia dilagherà nelle strade, nelle piazze e anche nei vicoli. E poi via Il tour estivo nelle località di vacanza, le interviste tv e i gazebo per raccogliere firme per i referendum dei radicali. Insomma il film già visto che si rivede… sempre lo stesso, solo un po’ più usurato dalle tante messe in onda… forse è il momento anche di un restauro o di un restyling… ma non aspettiamoci un volto nuovo!

MPS la banca dei doni a Pd e Pdl

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Per i comuni mortali c’è Babbo Natale e arriva il 25 dicembre per i politici c’è Mps e arriva spesso e volentieri.

400 pagine di estratto conto per Mps. Gli anni al vaglio dell’indagine sono dal 2007 al 2009. in questi anni si può ricostruire la fitta rete di sovvenzioni ed erogazioni a fondazioni, associazioni, amici e a volte perfino nemici, che bisognava far tacere.

Bonifici alla “fondazione Ravello” oggi presieduta dall’attuale capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, ma anche a Giuseppe Di Vittorio della Cgil.Poi ci sono i circoli Arci alla fondazione Craxi, fondata e presieduta da Stefania. Dai bonifici per l’ex senatore del Pdl, ora candidato sindaco a Pisa e storico braccio destro dell’ex ministro Altero Matteoli, Franco Mugnai (legale nel caso Ampugnano). Poi fondi a tutte le amministrazioni a guida Pd della Toscana. A partire dalla Regione fino a numerosi Comuni. Tranne uno: Gagliole, l’unico con un’amministrazione di centrodestra.

Dove mirava Mussari? Sicuramente a Roma, in particolare all’Abi, dove riuscì ad arrivare nel 2010… ma era il palazzo che gli interessava. I rapporti li aveva ed erano trasversali… Da Giuliano Amato a Giulio Tremonti. Poi arriva Antonveneta e a questo punto il “cerchio magico” si chiude Banca e fondazione, il gioco è fatto! Iniziano a sponsorizzare tutto dai circoli alle associazioni politiche.

Come riporta il Fatto quotidiano

“Da Siena i soldi vanno anche a Lecce: arcidiocesi (120 mila euro), varie onlus e 50 mila euro alla provincia. Guidata da Antonio Maria Gabellone, ex Dc oggi Pdl, legato a Vincenzo De Bustis e, in particolare a Lorenzo Gorgoni, membro del Cda di Mps. Ma è anche terra politica di Massimo D’Alema e della Banca 121 acquistata da Rocca Salimbeni. I versamenti sono compresi tra i diecimila euro e i due milioni, che vanno alla fondazione Ravello, per un importo complessivo che sfiora il miliardo e che si perde nel totale delle uscite della Fondazione: 17.983.686.939 euro complessivi di movimentazione in 36 mesi. Per lo più dovuta alle operazioni di compravendita sui mercati in vista dell’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta.

Alimentata dai fondi versati all’Università cittadina, alle società del Comune e di sviluppo, alla diocesi, alle contrade del Palio. Fino ad assottigliarsi e perdersi in mille rivoli con bonifici da 50 mila euro anche a singoli preti. Meglio assicurarsi la buona parola di tutti. Tra i 3 miliardi versati per l’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta ai piccoli bonifici ci sono, ad esempio, uscite per dieci milioni alla Cressidra Sgr Spa, un gestore di fondi chiusi riservati nonché azionista di Anima Sgr insieme a Banca Popolare di Milano, Credito Valtellinese e la stessa Banca Monte dei Paschi. Rocca Salimbeni condivide con Anima il presidente dei sindaci: Tommaso Di Tanno, oggi indagato. Tra i più noti tributaristi italiani, legato ai Ds, in particolar modo a D’Alema e Vincenzo Visco, di cui è stato consigliere economico in via XX Settembre, Di Tanno non si è accorto della voragine che Mussari, Gianluca Baldassarri e Antonio Vigni, hanno creato in Mps. E’ stato anche revisore dei bilanci dei partiti per Montecitorio.”

Non è neppure possibile immaginare quanti reati sono stati creati, non è possibile tessere una maglia esatta delle responsabilità di ogni soggetto in campo. Quello che appare è solo un enorme Banca di Affari Privatissimi a cui avevano accesso in pochi e dove i capitali venivano gestiti per elargire “doni”.

Quanto ci odiano i cugini svizzeri? Odio razziale contro gli italiani!

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Elezioni in vista a Lugano  e i partiti affilano le armi per strappare qualche voto in più. Naturalmeente cosa c’è di meglio di una bella battaglia tra i poveri italiani e gli svizzeri più emarginati? Una provocazione che vuole innalzare il grado di intolleranza, una discriminazione razziale a uso e consumo del potere politico. Ma se davvero temono per la disoccupazione degli svizzeri, loro che da anni hanno amministrato Lugano perchè non hanno fatto nulla per arginare il fenomeno? Solo durante le elezioni torna di moda l’italiano transfrontaliero? L’Eldorado elvetico tira le cuoia e vuole attribuire la crisi dell’occupazione al lavoratore straniero costretto a farsi chilometri per andare a lavorare oltre il confine?

“Siamo in mutande”. Dalla Svizzera parte la nuova campagna anti italiana, che fa il paio con quelle già promosse in passato dalla Lega dei Ticinesi e dall’Udc, il partito elvetico di ultradestra. Ed è proprio l’Udc ad aver firmato i nuovi manifesti che ritraggono lavoratori svizzeri di ieri e di oggi, mettendo in luce il peggioramento delle condizioni di vita, dalla sicurezza al futuro per i giovani, passando per il lavoro. Proprio su questo punto l’Udc attacca gli “oltre 8000 lavoratori frontalieri impiegati nel terziario”, quasi a sottolineare che il lavoro nel settore dei servizi dovrebbe essere una prerogativa degli svizzeri, lasciando ai frontalieri italiani le mansioni meno gratificanti.

Dopo la morte del controverso e carismatico leader della Lega dei ticinesi Giuliano Bignasca è facile pensare che l’Udc voglia approfittarne per riprendersi una fetta di quel largo consenso che i leghisti elvetici avevano costruito alle ultime elezioni proprio sugli attacchi ai lavoratori frontalieri italiani, fino a diventare il primo partito del cantone.

“I nostri lavoratori – recita lo slogan pubblicato sotto la foto dello svizzero in mutande – sono messi sotto pressione dagli accordi bilaterali, soprattutto nel settore terziario. Sempre più sostituiti da lavoratori frontalieri, i nostri disoccupati tendono inesorabilmente ad aumentare.  È necessario mettere un freno a questa tendenza. L’iniziativa Udc contro l’immigrazione di massa è la soluzione”.

L’invettiva xenofoba dell’Udc non si ferma sul piano del lavoro, ma continua su quello della sicurezza, attaccando l’accordo di Schengen, colpevole di aver “permesso la libera circolazione dei criminali” e di aver portato quindi una situazione di insicurezza all’interno della confederazione, sottolineando che: “I criminali stranieri devono immediatamente lasciare il nostro Paese”.

RENZI RIPARTE DAL JOB ACT!

lavoro, job,act,tuttacronaca

“Sarà una legislatura breve. Ma spero possa almeno fare una riforma elettorale perché i cittadini scelgano il prossimo Sindaco d’Italia. E se ci saranno le condizioni, mi candiderò. Sto preparando un Job Act: un piano per il lavoro. Sarà innovativo. Noi ci siamo divisi tra la Cgil e Ichino e abbiamo dimenticato cose molto concrete: 20 mila cantieri fermi, lo 0,7 per cento del Pil, bloccati dal patto di stabilità, lo ricorda il presidente dell’Anci Graziano Del Rio. Investimenti sull’innovazione digitale, sull’agroalimentare, progetti per gli investitori stranieri. Al Job Act stanno lavorando imprenditori, docenti, manager, neo-parlamentari: un volume corposo, lo presenteremo tra aprile e maggio.” Così il Sindaco di Firenze in un’intervista all’Espresso.

L’AUTOPSIA IN MPS, DAVID ROSSI!

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Sarà fatta l’autopsia nel pomeriggio di oggi sul corpo di David Rossi, il capo area di comunicazione di Monte dei Paschi, suicidatosi ieri sera. Lo ha confermato il pm Nicola Marini che, poche ora fa aveva invece detto che ci sarebbe stata solo “un’ispezione esterna”. Marini ha affidato l’incarico per l’autopsia al professore Mario Gabbrielli.

La finestra era aperta e Giancarlo, il segretario di David Rossi, il capo dell’area comunicazione di Banca Monte dei Paschi, ha subito capito cosa era successo. Rossi si era gettato poco prima da quella finestra e il suo corpo, ormai senza vita, giaceva nel vicolo senza sfondo che è dietro Rocca Salimbeni. Subito è scattato l’allarme ma per Rossi, 51 anni, sposato senza figli, non c’era più niente da fare. Nel suo ufficio gli inquirenti hanno trovato un biglietto, indirizzato alla moglie: “ho fatto una cavolata”, ha lasciato scritto.

La tragica morte di Rossi arriva nel mezzo dell’inchiesta che scuote il Monte dal 9 maggio dello scorso anno, quando una sessantina di finanzieri entrarono nell’istituto mentre altri perquisivano la sede della Fondazione Mps, il Comune e la Provincia, e altri uffici a Siena ma anche a Milano e a Roma. Lo stesso Rossi era stato perquisito il 19 febbraio scorso, quando gli uomini del nucleo valutario della gdf tornarono anche nelle abitazioni dell’ex presidente Giuseppe Mussari e dell’ex dg Antonio Vigni al centro dell’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta e dei diversi filoni che negli ultimi 10 mesi sono stati aperti dai pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso. Ma al contrario di Mussari e di Vigni, Rossi non era indagato. Gli accertamenti sulla morte del capo della Comunicazione sono affidati al sostituto procuratore Nicola Marini, l’unico dei quattro pm della procura di Siena che non si occupa dell’inchiesta sulla banca. Era lui, mercoledì sera, di turno per le urgenze. Con Marini sul posto, tuttavia, sono arrivati anche Nastasi e Natalini. Rossi, da sempre, era considerato uomo vicino all’ex presidente Mussari, anche se era rimasto al suo posto pure dopo l’arrivo del nuovo presidente Alessandro Profumo e dell’ad Fabrizio Viola. Il sodalizio con Mussari era cominciato nel 2001, quando questi era arrivato alla presidenza della Fondazione. David diventò il responsabile della comunicazione dell’Ente e nel 2006 lo seguì a Rocca Salimbeni, quando Mussari assunse la presidenza della banca. Non andò con lui, invece, quando l’ex presidente del Monte passò all’Abi. Era rimasto molto colpito dalla perquisizione, anche se a qualche amico aveva confidato che pensava che presto i magistrati potessero chiamarlo. Niente lasciava immaginare il drammatico epilogo: ai colleghi che lo avevano contattato nei giorni scorsi per le ultime notizie sull’istituto di credito aveva risposto con la stessa professionalità di sempre. Al suo impegno di dirigente della banca, univa anche quello di vicepresidente del Centro internazionale di arte e cultura di Palazzo Te e di membro del consiglio di amministrazione di Vernice per i progetti culturali, mettendo a frutto anche i suoi studi classici. E’ possibile che quando i magistrati hanno ordinato la perquisizione nella sua abitazione e nel suo ufficio cercassero di verificare se ci fossero ancora rapporti con Mussari. L’inchiesta sulla banca partì dall’acquisizione di Antonveneta. Il Monte la comprò da Banco Santander per 9,3 miliardi: l’istituto spagnolo tre mesi prima l’aveva acquistata per 6,6 mld. Un’inchiesta che poi ha puntato gli occhi sui derivati presenti nelle casse dell’istituto, in particolare quelli dell’operazione Alexandria sottoscritta da Mussari con la banca giapponese Nomura, e su una presunta “banda del 5 per cento”: tale sarebbe stata la quota di spettanza ad alcuni dirigenti della banca in alcune operazioni. Al centro di questa parte dell’inchiesta ci sarebbe Gianluca Baldassarri, ex responsabile dell’area Finanza, l’unico indagato finito in carcere: secondo i pm stava cercando di fuggire all’estero quando venne arrestato lo scorso 14 febbraio. Le perdite accertate fino ad ora sono state stimate in 730 milioni per i soli derivati. Truffa, turbativa, ostacolo agli organi di vigilanza, false comunicazioni e manipolazione del mercato i reati ipotizzati, a vario titolo, agli indagati, che in tutto dovrebbero essere una quindicina.

MPS e David Rossi: il fantasma di Tangentopoli si affaccia, insanguinato

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L’Italia si è appena recata alle urne. Il Pd ha pagato lo scotto degli errori commessi in campagna elettorale e, soprattutto, lo scandalo MPS portato alla luce. Tra giaguari e tacchini, tra rivoluzioni e “fuori tutti”, quella porta è rimasta socchiusa, ma qualcosa continuava a ribollire. Nel migliore stile italiano, ci deve “scappare il morto” perché l’attenzione mediatica torni a puntare l’attenzione. Bersani ha rinnovato oggi i suoi otto punti, e tra questi spiccano: conflitti d’interessi e legalità, temi cari a tutti gli italiani che ogni giorno escono di casa per recarsi ad un lavoro che permetta loro di arrivare degnamente a fine mese (gli “eletti” che ne hanno la possibilità, almeno, perché al giorno d’oggi un contratto è un lusso). Ed ecco che una manciata di ore dopo una vita viene stroncata, schiantata sull’asfalto, schiacciata da una storia di cui molto resta ancora da scoprire. David Rossi era una figura di spicco del Monte Paschi, braccio destro di Mussari per anni, capo della comunicazione, colui che è riuscito a creare l’aura glamour per il quale la banca era conosciuta. Ora si è girato lo specchio: dopo innumerevoli piccoli imprenditori che si sono tolti la vita a causa della gestione delle banche, per la prima volta è qualcuno dell’”altra parte” a compiere il gesto estremo. Non un indagato, nonostante da giorni si rincorrano le voci di un suo possibile inserimento nel registro della procura, ma una persona che ha subito le perquisizioni della Guardia di Finanza. Rossi ha lasciato solo poche parole di spiegazione: “Ho fatto una cavolata”, ma ancora non è dato sapere di cosa si tratti e le supposizioni sono inutili. Il suo sangue brilla ora in questo buco nero che ha inghiottito la legalità delle alte sfere italiane mentre il fronte giudiziario continua ad allargarsi. Alberto Monaci, presidente del consiglio regionale della Toscana, è stato ascoltato ieri come persona informata dei fatti e si scava sul presunto patto di spartizione siglato dal coordinatore del Pdl Denis Verdini e dall’ex sindaco di Siena del Pd, Franco Ceccuzzi. Come se non bastasse, si sentono le prime voci di intercettazioni telefoniche scottanti anche se dalla procura di Siena non ci sono state fughe di notizie. I politici ora si dividono fra chi freme e chi teme, tra uno “che viene dalla benzina” e un altro che gira mascherato e ha costruito parte della sua campagna elettorale sul prestito da 4 miliardi di euro sottoscritto dallo Stato per salvare Rocca Salimbeni, in questo sì, in accordo con un Pdl che da parte sua scende in piazza contro la magistratura. L’unica cosa certa, ora, è che dopo “lacrime e sangue” richiesti ai cittadini, ora c’è stato il primo sangue versato da chi sta dall’altro lato della barricata, qualcuno che forse ha solo riposto fiducia nelle persone sbagliate. Tangentopoli potrebbe essere di nuovo in mezzo a noi, e non abbiamo più nessuno in cui riporre fiducia, perché ce l’hanno succhiata tutta in questi anni.

L’ultimo messaggio di David Rossi!

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Gli investigatori avrebbero trovato nel cestino dell’ufficio un foglietto accartocciato. Sopra, secondo quanto si apprende, sarebbe stato vergato: ‘Ho fatto una cavolata‘. L’ufficio, ora sotto sequestro, è stato trovato aperto, il computer acceso e la giacca sulla sedia. Tutte le carte che erano sul tavolo sono state sequestrate. Cosa intendeva il dirigente? Di cosa aveva paura? Quale era quella cavolata? Ora si sta indagando su cosa ha spinto David Rossi a lanciarsi dalla finestra del suo ufficio.

CHI ERA DAVID ROSSI?

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Uno dei dirigenti della banca, il responsabile della comunicazione David Rossi, si è gettato da una finestra della Rocca morendo poco dopo l’impatto al suolo. Inutili i tentativi di rianimarlo. Tutto è accaduto questa sera senza apparenti motivi. Tra l’altro Rossi non risultava nemmeno tra le persone indagate anche se è stato ascoltato dai magistrati per le note vicende riconducibili allo scandalo Monte dei Paschi di Siena. Rossi è un elemento di spicco che da anni ricopriva il prestigioso incarico a lui affidato dalla vecchia direzione. Strettissimi i rapporti, anche personali, tra il dirigente e il presidente Mussari. A lui erano state, di fatto, affidate le maggiori iniziative pubblicitarie del gruppo tra cui quelle che hanno visto protagonisti personaggi di statura mondiale come Pavariotti e, da ultimo, il regista Tornatore.

David Rossi era capo area comunicazione di Mps e vice presidente del Centro internazionale di arte e cultura di Palazzo Te. Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza aveva eseguito una doppia perquisizione: abitazione e ufficio al Monte dei Paschi. Stessa sorte che era toccata a Giuseppe Mussari, ex presidente di Mps in carica all’epoca dell’emissione dei titoli tossici, e all’ex direttore generale della banca Antonio Vigni.

Dopo la diffusione della notizia, era giunto, immediato, l’attestato di stima da parte del presidente del Centro Internazionale di arte e Cultura di Palazzo Te, Angelo Crespi: Esprimo a Rossi la mia solidarietà e spero che tutto possa risolversi al meglio, posto che la situazione di Mps è molto grave e sotto gli occhi di tutti. Rossi ha dato un contributo importante all’organizzazione della mostra in corso al Te sul Novecento e del convegno a cui parteciparono i musei più importanti del mondo. Spero che quanto sta succedendo a Siena non abbia ripercussioni su di noi. Rossi, oltre che essere vice presidente, ha anche la delega alla comunicazione al marketing.

Chi era?

Campagne pubblicitarie memorabili e memorande, gadget montepaschini di ogni tipo, felpe imperdibili all’insegna del “mai più senza”, financo lo sbarco di Mps sulle passerelle milanesi dell’alta moda: senza il suo apporto creativo ed immaginifico, il brand Mps avrebbe perduto ogni aura fashion, non sarebbe stato meravigliosamente trendy come in questo ultimo lustro.
Pare che dal 2006 al 2011, sotto la guida di Mussari, la Banca abbia speso qualcosa come 355 milioni di euro in pubblicità. Grazie al guru Rossi, fino al gennaio 2012 i media nazionali hanno veicolato un’immagine positiva, se non idilliaca, dell’istituto.
Temutissimo dai giornalisti italiani esperti di economia e finanza, appena qualcuno si azzardava a scrivere qualcosa di critico su Mps, telefonata o mail a mo’ di rimbrottino non mancavano mai da parte di david Rossi, ha difeso con determinazione assoluta l’operato del management montepaschino, un fedele, anzi fedelissimo di Mussari.

SUICIDIO NELLO STAFF DI MPS: DAVID ROSSI SI GETTA DALLA FINESTRA

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David Rossi, responsabile dell’area comunicazione di Banca Monte dei Paschi di Siena, si è ucciso gettandosi da un ufficio della sede dell’istituto a Rocca Salimbeni. Rossi era stato perquisito dieci giorni fa nell’ambito dell’inchiesta sulla banca senese, ma non era indagato.

Celentano irrompe sulla scena politica…

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”Se non voti ti fai del male, se non voti non cambia niente”. Lo ‘spot’ elettorale arriva da Adriano Celentano, che sul suo blog, ilmondodiadriano.it, regala una ‘chicca’ elettorale ai suoi fan. Il brano, dal titolo ‘Ti fai del male’, e’ critico nei confronti della politica ma allo stesso tempo e’ un invito ”a riscrivere la storia del nostro Paese”, grazie a ”un’onda nuova che e’ partita dal niente come una valanga. Sta avanzando come un ciclone per abbattere il marcio della Nazione”.

Facciamo un patto… MPS!

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In un foglio word del 2008, ora al vaglio dei magistrati che indagano su Monte Paschi, i nomi del coordinatore del Pdl Denis Verdini e dell’allora sindaco di Siena Franco Ceccuzzi del Pd. Il centrosinistra avrebbe concesso spazio dentro la banca e la fondazione in cambio di aiuti a livello nazionale e di una competizione elettorale “annacquata”. I diretti interessati smentiscono ogni attribuzione.

La garanzia di aiuti da parte del Pdl anche “a livello di governo nazionale per le problematiche relative alla banca e alla fondazione” Monte dei Paschi di Siena in cambio di una poltrona nel cda dell’istituto di credito toscano e della conferma della “presidenza di Antonveneta” da parte del Pd. Questo il testo dell’accordo che sarebbe stato raggiuno il 12 novembre 2008 tra Denis Verdini e Franco Ceccuzzi, all’epoca, rispettivamente presidente del Credito fiorentino nonché coordinatore nazionale del Pdl l’uno, e sindaco di Siena oggi ricandidato alle prossime amministrative nella città commissariata dal giugno scorso l’altro.
Il documento in word, con il nome dei due in calce (ma senza firma autografa), che il Fatto Quotidiano riporta, è al vaglio degli inquirenti dell’inchiesta sul Monte dei Paschi che stanno tentando di accertarne la veridicità e ieri in merito hanno sentito a Firenze, assieme ai magistrati titolari della vicenda Ccf, Angelo Pollina, ex consigliere regionale Pdl, ex capogruppo in comune a Siena e attuale coordinatore regionale di Fli.

“Obiettivo primario – è scritto ancora – è quello di mantenere i livelli di autonomia senza particolari ingerenze da parte delle autorità centrali”. Inoltre il Pdl si impegna, in vista delle amministrative del 2009, “a ricercare una candidatura del Pdl per la presidenza della provincia di Siena che non tenti di sconvolgere gli attuali equilibri” e a rifuggire a “qualsiasi accordo destabilizzante con le liste civiche” in diversi comuni senesi.

Ceccuzzi, in cambio, garantiva per il rinnovo del cda della Banca nel 2009 “un consigliere di amministrazione” e di “confermare la presidenza di Antonveneta” oltre, a garantire due deputati nella “deputazione generale della Fondazione” e uno in quella amministratrice.

Entrambi i protagonisti del presunto accordo respingono con sdegno la veridicità del documento. Per Verdini, “lo pseudo-documento circa un presunto e fantomatico accordo di non belligeranza fra Pdl e Pd che sarebbe stato sottoscritto da me e dall’ex deputato del Pd e sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, è totalmente falso, inventato di sana pianta, una polpetta avvelenata”. Verdini si riserva di “perseguire ogni via legale contro chiunque persevera” ad attribuire a lui un ruolo. “Diffido chiunque – continua – dall’attribuirmi questa bufala totale, invito le Procure di Siena e di Firenze a un minimo di serietà, a evitare di dare peso a simili fandonie, peraltro diffuse nel pieno di una campagna elettorale assai delicata, alimentando una possibile, quanto inesistente, responsabilità del Pdl nello scandalo e nella gestione dell’Mps e di Antonveneta”.

Parla di “polpetta avvelenata” e “atto intimidatorio” anche Franco Ceccuzzi: “Smentisco categoricamente di aver mai siglato con Denis Verdini o Angelo Pollina del Pdl un qualunque accordo o firmato un qualunque documento relativo a Banca Mps o alle problematiche di governo del territorio senese. Si tratta di un atto palesemente falso, tanto da non essere né firmato né siglato dal sottoscritto. Qualcuno – aggiunge – sta disseminando polpette avvelenate per interrompere il percorso per la mia candidatura a sindaco di Siena”.

Intanto Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza di Mps detenuto a San Vittore, ha riferito al gip durante l’interrogatorio di garanzia che la ristrutturazione di Alexandria “era stata decisa direttamente dal direttore generale, Vigni, senza che il comitato finanza prendesse una decisione poiché aveva competenze solo sul passivo”. Ma per il gip, Baldassarri “può indubbiamente definirsi il regista” dell’operazione, come scrive nelle 26 pagine dell’ordinanza di detenzione.

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