Nuove accuse di violenza sessuale all’ex guardia carceraria della Knox

Amanda_Knox_tuttacronacaAmanda Knox, secondo il The Sun, nei suoi diari aveva scritto che una guardia carceraria, l’ex vicecomandante della polizia penitenziaria di Perugia, Raffaele Argirò, “era fissata col sesso”. Ora un’ex detenuta del carcere di Capanne, dopo aver letto le parole dell’americana, ha accusato l’uomo di violenza sessuale aggravata e concussione. Martedì Agirò, che ha sempre respinto ogni accusa, comparità davanti al gip Lidia Bruti. Secondo l’accusa, come riporta Il Messsaggero, “nell’assenza temporanea del personale penitenziario in servizio presso il primo piano della sezione detentiva e facendosi in plurime occasioni aprire il cancello della cella, costringeva o comunque induceva la stessa, in stato di soggezione psicologica derivante dallo stato di depressione sofferto a seguito della carcerazione, dall’assunzione di psicofarmaci in dosi rilevanti e anche superiori a quanto prescritto, e dal ruolo rivestito dall’Argirò, a compiere atti sessuali anche ripetendole spesso che “si doveva comportare bene”. La donna che accusa l’ex guardia carceraria, una vigilessa di Milano, restò nel carcere tra il dicembre 2006 e il gennaio 2007, prima di essere liberata e assolta da ogni accusa. Solo dopo aver letto sui giornali le parole della Knox si è fatta coraggio e ha presentato denuncia: “Nel 2011 erano usciti articoli su alcune rivelazioni fatte da Amanda Knox la quale però non ha mai detto di aver avuto rapporti sessuali con lui. Così mi sono incavolata, ho pensato ‘Cavolo non è possibile, lo devo denunciare, adesso c’è un’altra persona che ha parlato'”. Lo scorso anno, davanti al gup, la vigilessa ha raccontato di “palpeggiamenti, richieste di mostrare parti intime e di una decina di rapporti in un mese”. Agirò sostiene invece:  “Mai sfiorata, a noi non è permesso entrare nel braccio in cui sono detenute le donne, senza essere accompagnati da una collega di sesso femminile”. Cosa aveva detto Amanda dell’uomo? Come aveva riportato il tabloid inglese The Sun, la ragazza scrisse nei suoi diari: “Di notte mi convocava al terzo piano in un ufficio vuoto, per una chiacchierata. Quando gli ripetevo che dell’omicidio di Meredith Kercher non ne sapevo nulla cercava di parlarmi di lei o di portarmi verso l’argomento sesso”.

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La moglie di Renzi approfitta del permesso auto del marito

panorama_renzi-tuttacronacaE’ Panorama che, nel numero in edicola domani, ne dà l’esclusiva: la moglie di Matteo Renzi, sindaco fiorentino in corsa per le primarie del Pd abuserebbe del permesso auto del marito. Almeno secondo il settimanale che in una nota scrive che la donna “percorre le corsie preferenziali a bordo dell’auto del marito”, supportando le parole con un servizio fotografico. Prosegue Panorama: “Si tratta di un servizio realizzato da un fotografo freelance del capoluogo toscano la mattina del 31 ottobre scorso. Nelle foto che illustrano il servizio si vede la monovolume dei Renzi in vari punti del percorso tra l’abitazione di Pontassieve e Poggio Imperiale, dove insegna Agnese Landini, moglie del primo cittadino candidato alla segreteria del Pd e alla guida dell’Italia”. Secondo il settimanale: “La signora è sola e, negli oltre 20 chilometri che separano casa dalla scuola percorre tutte le volte che può le corsie preferenziali grazie a un permesso in bella vista sul cruscotto che qualifica l’auto come impegnata in ‘servizio istituzionale'”. E conclude: “Quello di circolare sulle corsie preferenziali, evitando fastidiose code o ingorghi è un privilegio riservato al sindaco Renzi”.

Prevista una dichiarazione spontanea di Sollecito al processo d’Appello

meredith-processo-tuttacronacaRaffaele Sollecito prenderà parte a qualche udienza del processo in corso in Corte d’Assise d’Appello a Firenze, anche se non sono state specificate le date. E’ stato il legale Giulia Bongiorno a spiegare che il suo assistito “deve venire in aula, è interessato a fare una dichiarazione spontanea”. L’avvocato si è poi detta fiduciosa per la nuova perizia sul coltello, ritenuta dall’accusa l’arma del delitto. Da parte sua Luciano Ghirga, difensore della Knox, ha riferito di essere tranquillo sull’esito della perizia. “Siamo certi che non ci siano tracce organiche e che si tratti solo di amido”. Per quel che riguardo Amanda, ha spiegato che si scambia Psms con lui sull’andamento del processo. “Vive un dramma personale legato al processo”. Sempre riguardo la perizia disposta sul coltello, Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, ha detto: “Non penso che possa spostare le cose. La Corte è in possesso di elementi che le permettono di giudicare in maniera serena”

Delitto di Perugia: la Corte richiede una nuova perizia genetica

processo-meredith-tuttacronacaSi è aperto oggi a Firenze il nuovo processo d’Appello per l’omicidio di Meredith Kercher, noto anche come delitto di Perugia. La studentessa inglese è stata uccisa nella notte del 1° novembre 2007 in un’abitazione di Perugia, dove viveva con altri studenti. In Italia nell’ambito del progetto Erasmus, venne ritrovata priva di vita con la gola tagliata nella sua camera da letto. Ora la Corte d’assise d’Appello ha richiesto una nuova perizia genetica su una traccia trovata sul coltello, che l’accusa ritiene sia stato utilizzato per uccidere la ragazza. E’ stato anche ordinato di ascoltare di nuovo la testimonianza di Luciano Aviello, mentre ha respinto la questione di costituzionalità.

Domani si torna in aula per l’omicidio di Meredith: assenti Amanda e Raffaele

amanda-e-raffaele-tuttacronacaAl via domani il processo per la morte di Meredith Kercher ma i due protagonisti non ci saranno: Raffaele Sollecito si sta concedendo un po’ di relax a Bayahibe, spiaggia del Sud-est di Santo Domingo mentre Amanda Knox ha già spiegato che “Non tornerò in Italia anche perchè la mia presenza è sempre stata elemento di distrazione in aula. Ogni singolo movimento che facevo, ogni espressione del mio volto era analizzata e distraeva dalla presentazione e dall’analisi delle prove. È incredibile quante volte si è parlato di ciò che indossavo, di come mi acconciavo i capelli o se sorridessi o no ai miei genitori rispetto alle prove del caso. Non tornerò per evitare quel circo”. Nonostante questo sostiene: “Devo avere una possibilità di confrontarmi con Guedè in tribunale”, ossia con il giovane ivoriano già condannato a 16 anni con rito abbreviato per l’efferato omicidio di Perugia. Amanda sottolinea: “È sorprendente come Guedè se l’è cavata se si considerano le prove contro di lui”. Difficile che l’americana scordi le diverse veriosni da lui fornite nel tentativo di spostare la responsabilità su lei e su Raffaele. Ritornando a parlare del processo, la Knox dice inoltre: “In un tribunale italiano è impossibile o comunque molto difficile. Perchè da voi non sta all’accusa provare se sono colpevole, sta a me provare che sono innocente. Sono io quella che parte svantaggiata in questo caso”. E ancora: “Fu costruita una mia immagine come quella di una giovane ma spietata bugiarda, una manica sessuale, un’assassina. La cosa affascinò la gente”. Fatto sta che questa vicenda infinita che “ha stancato Perugia”, come dice il sindaco della città Wladimiro Boccali, domani riaccenderà i riflettori e due sedie resteranno vuote.

Raffaele Sollecito: dalla colletta sul web alle ferie a Santo Domingo

sollecito_caraibi_oggi_tuttacronacaIl 30 settembre, a Firenze, prenderà l’avvio il nuovo processo d’Appello per l’omicidio di Meredith Kercher e Raffaele Sollecito dovrà tornare in aula. Nel frattempo, però, ha deciso di concedersi un po’ di relax a Bayahibe, una delle spiagge più belle del Sud-est di Santo Domingo. E’ qui che ha scelto di soggiornare almeno un mese, presso il residence Casa Caribe Tamarindo. E’ il settimanale Oggi a riferire che il barese dorme fino a tardi, gira con l’inseparabile computer perennemente alla ricerca di una zona wireless e ha fatto conoscenza con parecchi connazionali residenti, tra cui un pavese trasferitosi lì per lavoro e un imprenditore romano con parecchi affari nel settore turistico. Allo stesso giornale, durante un’intervista, Sollecito aveva spiegato che avrebbe saltato le prime fasi del dibattimento pur promettendo di tornare per affrontare il giudizio. Certo, la notizia può far discure: un mese di relax a Santo Domingo per lo stesso ragazzo che solo a giugno aveva lanciato una colletta in rete per poter sostenere le spese legali del nuovo processo… A questo punto, all’Ansa, il padre, Francesco, ha spiegato che “Raffaele si trova a Santo Domingo dove soggiorna in una casa che gli è stata messa a disposizione gratuitamente da una coppia di italiani suoi sostenitori. Sta cercando di ritrovare sé stesso, un po’ di serenità dopo le difficile vicende degli ultimi anni. A metà ottobre ha in programma di partecipare ad una trasmissione tv. Di persona nel nostro Paese, non certo collegato dall’estero”. L’uomo ha quindi assicurato che il giovane farà ritorno in Italia:  e “Io, mio figlio e la mia famiglia, abbiamo un assoluto rispetto delle istituzioni italiane. Per questo Raffaele non è mai stato sfiorato dall’idea di fuggire. Vogliamo difenderci nel processo e per questo i difensori di mio figlio, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori, con tutti i loro collaboratori, hanno rinunciato alle ferie per mettere a punto la difesa. Lo stesso ho fatto io, per cercare di supportarli in tutti i modi. Siamo infatti assolutamente convinti dell’assoluta innocenza di Raffaele”.

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Amanda Knox non torna per il processo: tra timori e mancanza di soldi

Amanda-Knox-tuttacronacaIl 30 settembre, a Firenze, inizierà il nuovo proccesso d’appello sull’omicidio di Meredith Kercher. Ma Amanda Knox non ci sarà. E’ il tabloid britannico Sun on Sunday a pubblicare un’intervista rilasciata dalla 26enne che afferma: “Mentre devo continuare ad avere fiducia nel sistema legale italiano non cambia il fatto che ho trascorso quattro anni in carcere per qualcosa che non avevo fatto. Il rischio che accada di nuovo è abbastanza per dissuadermi dal tornare nel Paese”. Nella versione della Knox, la sua presenza nel corso del primo processo è stata motivo di “distrazione” per il tribunale, “attento ad ogni suo movimento, ogni gesto, ogni espressione del viso” e non tanto all’analisi delle prove. La giovane pensa inoltre che nei suoi confronti ci sia un pregiudizione e che gli inquirenti la vedano come la “dark lady” che ha deciso “che Meredith doveva morire”. Ma Amanda ha anche raccontato delle minacce ricevute da parte delle altre detenute: “Una ragazza disse che voleva infilare la mia testa in una toilette e per poco non lo fece”. Ma Amanda non è intenzionata a tornare in Italia, oltre che per il timore di finire ingiustamente in carcere una seconda volta, anche perchè, stando alle sue parole, non avrebbe i soldi per spostarsi tra Stati Uniti e Italia durante il processo. Forse il suo libro Waiting to be heard non è stato sufficiente alla ragazza per pagarsi queste spese?

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L’hotel che ti fa vivere l’esperienza della prigione

hotel-prigione-karosta-tuttacronacaPassare una notte in gattabuia senza venire schedati ma, anzi, pagando per farlo? Per chi si chiede come sia trascorrere del tempo in prigione ora c’è il modo: basta prenottare alla prigione di Karosta, in Lettonia. Il carcere, che è stato per quasi tutto il ventesimo secolo una prigione militare, prima nazista e poi sovietica, è stato riconvertito infatti in museo e in hotel. Ma quello che lo contraddistingue è che gli ospiti vengono trattati come veri prigionieri dell’era sovietica, con un trattamento particolare per ricevere il quale è necessario firmare una dichiarazione di accettazione. Nessun comfort insomma, ma il rischio di punizioni anche a suon di esercizi fisici e lavori di pulizia per chi non esegue gli ordini delle guardie carcerarie. E se questo non dovesse bastare… sembra che la prigione sia anche infestata dai fantasmi. Questi ultimi, con tutta probabilità, sono quelli delle vittime delle molte esecuzioni condotte nel cortile, specie dai nazisti.

La Knox, presunta innocente, non torna in Italia per il nuovo processo

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Amanda Knox,  in vista del nuovo processo d’appello, che comincerà il 30 settembre a Firenze, per l’omicidio di Meredith Kercher, che vedrà nuovamente coinvolto anche Raffaele Sollecito non tornerà in Italia. Nei giorni scorsi la Knox  ha incontrato negli Usa uno dei suoi difensori, l’avvocato Luciano Ghirga, per fare il punto sulla strategia processuale. «Ho sostenuto 86 udienze – ha detto la ragazza di Seattle – e in decine di occasioni ho presentato dichiarazioni spontanee, che altro dovrei dire o fare di più?» e ha poi aggiunto «Non voglio sfuggire al nuovo processo che mi attende, ma non torno in Italia perché non capisco».

Anche i genitori di Meredith Kercher non capiscono chi possa aver ucciso la loro figlia se c’è Rudy Guede, ivoriano, in via definitiva come concorrente nell’omicidio, ma non ci sono altri colpevoli. Concorrente con chi?

Il pugno duro contro il femminicidio… arriva anche il permesso di soggiorno

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Una nuova legge che viene già definita “tolleranza zero” contro il femminicidio e si presenta come un pugno duro contro la violenza di genere. Prima della pausa estiva il parlamento approva questa norma a tutela delle donne. Pur essendo della massima importanza la legge sembra arrivare alla fine di un percorso teso in cui le larghe intese vacillano e si cerca in tutti i modi di trovare punti di contatto che possano allontanare l’attenzione dal disequilibrio politico che si è creato dopo la sentenza Mediaset. In questo clima rovente, con un Pd, che ormai sembra l’ombra di se stesso, spaccato, poi suddiviso e ancora frammentato in correnti, idee, progetti, programmi e obiettivi che davvero sembrano in contraddizione e in competizione fra loro, e un Pdl che sta per perdere il suo premier, forse la cosa migliore era distogliere l’attenzione. Ma il Popolo della Libertà come prenderà le parole di Angelino Alfano a commento di un aspetto nuovo e importante della legge?

“Abbiamo deciso di concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari a quei soggetti che subiscono violenze e che siano stranieri”

Che reazioni ci saranno da parte della Lega? Verrà il dubbio a qualcuno che tante donne straniere denunceranno la violenza solo per ottenere un permesso di soggiorno?

Eppure la legge sugli atti persecutori c’era, perché l’unica cosa che non manca in Italia sono le leggi.

Basta leggere C.p. art. 612-bis. Atti persecutori:

Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita. La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa. La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi o da persona travisata. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. Si procede tuttavia d’ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio (1).

 

Cosa cambia?

E’ previsto l’arresto obbligatorio in flagranza per delitti di maltrattamento familiare e stalking. “Alle forze di polizia viene dato di buttare fuori di casa il coniuge violento”, così ha commentato il ministro dell’Interno l’integrazione, che sembra una delle poche novità in materia di femminicidio.

“Dal punto di vista della prevenzione – ha chiarito – è importante, perché viene impedito a chi è violento in casa di avvicinarsi ai luoghi domestici”. Le norme approvate dal Cdm, ha spiegato Alfano, hanno tre obiettivi: prevenire la violenza di genere, punirla in modo certo e proteggere le vittime”. Ma tutto questo non è già insito in altre leggi? Non bastava fare un testo unico invece che una nuova normativa che ora si andrà a sommare all’articoli già preesistenti? “Lo scopo – ha detto – è quello di intervenire tempestivamente prima, di proteggere la vittima, di punire il colpevole e di agire perché la catena persecutoria non arrivi all’omicidio”.
Letta naturalmente ha toni entusiastici come da sempre si è imposto per creare un’immagine di ottimismo e di determinazione che possa farlo apparire, agli occhi degli elettori, come il motore per governo al servizio dei cittadini  “Un decreto legge agile, solo 12 articoli. Avevamo promesso intervento duro a contrasto tutto ciò che va sotto nome femminicidio, la promessa ora è mantenuta. Il cuore del decreto è questo, vogliamo dare un segno fortissimo di cambiamento radicale sul tema, un chiarissimo segnale di lotta senza quartiere”.  
Lotta senza quartiere alle leggi che esistono e non vengono applicate per farne delle nuove che a loro volta non troveranno le risorse necessarie per essere attuate? La prevenzione è solo questione di costi e risorse, ma con i tagli alla pubblica sicurezza operati dalla spending review come si può parlare di promessa mantenuta? Ci era stata promessa una legge o l’attuazione di misure preventive atte a difendere le donne?

Raffaele Sollecito e gli orrori della Cassazione

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Prima ha avviato la raccolta fondi per poter pagare le spese processuali. Ora Raffaele Sollecito, in attesa di tornare in aula dopo che la Cassazione ha annullato il processo d’appello che l’aveva assolto, con Amanda Knox, dall’accusa di aver ucciso, insieme a Rudy Guede, la povera Meredith Kercher, su Facebook cerca di smontare quella sentenza. E vi aggiunge critiche e obiezioni. Secondo l’ingegnere pugliese, infatti, si tratta di una decisioni piena di “errori che sembrano orrori”. Ecco quindi che spiega:

“Il giudizio di Cassazione è inappellabile e quindi ritengo sia doveroso per i Giudici di Cassazione emettere delle sentenze più oculate e circostanziate. Nel nostro caso sono stati scritti numerosi errori, che sarebbe più giusto definire orrori: Innanzitutto è stato sancito che in un processo penale in Italia il ruolo della difesa è del tutto marginale, infatti in tutta la sentenza non c’è scritto nulla che riguarda il contributo della difesa alla ricerca della verità e men che meno l’apporto dei suoi consulenti che sono stati del tutto ignorati, come se non fossero neanche esistiti. Gli orrori più evidenti sono:
Non è vero che il perito d’ufficio abbia mai sostenuto che sulla traccia mista di DNA ci sia il profilo di Raffaele: ha dichiarato piuttosto che proprio perché si trattava di una traccia mista e non genuina con diversi alleli per ciascuno dei 17 loci del profilo, si poteva trovare chiunque, persino il DNA del Presidente della Corte, qualora fosse disponibile per una comparazione. Non è vero che sulla traccia c’era solo la Y che corrispondeva a Raffaele, ma almeno altre due Y, che non è stato possibile attribuire, perché non vi erano profili disponibili per il confronto e comunque di queste altre due nessuna corrispondeva a quella del Guede. Ergo le altre 2 sono di persone ancora oggi sconosciute. Non è vero che la traccia di DNA isolata dai Periti d’Ufficio era situata in prossimità del punto in cui la biologa della Polizia Scientifica aveva trovato l’esigua traccia di DNA, che poi ha attribuito a Meredith. Questa traccia si trovava infatti nell’innesto della lama nel manico, zona in cui più facilmente si può trovare del materiale organico e/ inorganico e sulla quale la Polizia Scientifica inspiegabilmente non ha eseguito alcun prelievo. Questa è la ragione, per cui i Periti d’Ufficio hanno chiesto di poter smontare il coltello, autorizzazione che è stata negata dalla Corte d’Appello per la ferma e a mio parere immotivata opposizione da parte della Procura Generale di Perugia e della parte civile.
Non è vero che il perito d’ufficio prof.ssa Vecchiotti ha deciso in perfetta solitudine e addirittura non ottemperando all’incarico ricevuto dalla Corte d’Appello di non procedere alla analisi di questa traccia di DNA: in una riunioneUFFICIALE con TUTTI i consulenti di parte, a cui erano presenti il prof. NOVELLI e la dott.ssa STEFANONI ha espresso chiaramente il motivo, per il quale era sua intenzione non procedere alla analisi, per l’estrema esiguità della quantità e per l’impossibilità di procedere ad una seconda amplificazione e in quella occasione TUTTI si sono mostrati concordi con il perito d’Ufficio e non hanno fatto alcuna obbiezione, SOTTOSRIVENDO il verbale. Non è vero che fra il primo e il secondo sopralluogo la casa è rimasta protetta dai sigilli. E’ vero piuttosto il contrario, visto che in quei 46 giorni vi sono state ben 3 perquisizioni, di cui una neanche verbalizzata, (quindi nessuno può sapere quali e quante persone sono entrate nella casa e se sono state prese delle cautele) durante le quali la casa è stata messa letteralmente a soqquadro con mobili e suppellettili smontati e portati in giro per tutta la casa, tanto è che il famoso pezzetto di stoffa con i gancetti del reggiseno era da tutt’altra parte, rispetto al primo rinvenimento e sotto un tappetino scendiletto, che a sua volta si trovava appallottolato sotto la scrivania nella stanza di Meredith, quindi potrebbe essere tranquillamente successo che durante le 3 perquisizioni si sia fatto più volte il giro della casa sotto i piedi di qualcuna delle persone che hanno partecipato alle perquisizioni.
Non è vero che i frammenti di vetro nella stanza della Romanelli erano sopra i vestiti, ma è vero che erano TUTTI sul pavimento, su di un tappetino scendiletto a fianco del letto e SOTTO i vestiti, come dimostrano le numerose foto ed i filmati eseguiti dalla Polizia Scientifica di Roma durante il primo giorno del primo sopralluogo, quindi in un momento in cui non vi poteva essere ancora alcuna alterazione della scena del crimine. Non è vero che il Guede non aveva ferite alla mano destra: queste ferite (per quanto superficiali e in via di cicatrizzazione), sono evidenti sulla faccia palmare delle sue dita nelle foto, scattate dalla Polizia tedesca subito dopo il suo arresto in Germania.”

Sollecito, in vista del processo, lancia una colletta sul web

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Raffaele Sollecito, imputato con Amanda Knox nel processo d’appello, che si terrà a Firenze, per l’omicidio di Meredith Kercher e che potrebbe aver luogo all’inizio del prossimo autunno, ha lanciato una colletta sul web per pagarsi le spese legali. Il ragazzo ha scritto in inglese sulla sua pagina Facebook: “Non ho più risorse per combattere contro questa ingiustizia. Non voglio mollare solo per motivi finanziari, spero capirete”. La raccolta fondi è stata aperta sul sito specializzato “GoFundMe” dove, nel giro di poche ore, sono già arrivate le prime donazioni: l’obiettivo è di raccogliere 500mila euro.

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La morte di Meredith: forse gioco hard

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Il 26 marzo scorso, la prima sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio le assoluzioni pronunciate in appello per Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Oggi sono state presentate le motivazioni del verdetto. Una delle ipotesi avanzate è che l’omicidio di Meredith Kercher potrebbe essere stato conseguenza di una “esclusiva forzatura”  della vittima “a un gioco erotico spinto di gruppo, che andò deflagrando, sfuggendo al controllo”. Nella sentenza depositata oggi, la Suprema Corte traccia un “ventaglio di situazioni ipotizzabili” che vanno “dall’accordo genetico sull’opzione di morte”, alla “modifica di un programma che contemplava inizialmente solo il coinvolgimento della giovane inglese in un gioco sessuale non condiviso”, fino all’ipotesi della costrizione di Meredith a partecipare a un “gioco erotico spinto di gruppo”, conclusosi con la morte della ragazza. La Cassazione ha inoltre sottolineato che Rudy Guede non avrebbe agito da solo e che la Corte d’assise d’appello ha “sottovalutato gli indizi a carico di Knox e Sollecito”. Si legge inoltre che “La pronuncia impugnata presta il fianco al lamentato vizio di violazione di legge e di difetto di adeguata motivazione nel passaggio cruciale della ricostruzione del fatto che attiene alla presenza di concorrenti nel reato, nell’abitazione nella disponibilità oltre che della vittima, della sola Knox, in quella maledetta serata, profilo che non va sicuramente inteso in un automatismo probatorio, ma che costituisce un segmento significativo nell’itinerario costruttivo”. Guede, giudicato con il rito abbreviato, sconta una pena di 16 anni di reclusione dopo esser stato condannato in via definitiva “per concorso in omicidio”. Nella sentenza d’appello, inoltre, secondo la Suprema Corte ci sono “molteplici profili di manchevolezze, contraddittorietà ed illogicità manifesta”. “Il giudice del rinvio dovrà porre rimedio – si legge nelle motivazioni depositate oggi – nella sua più ampia facoltà di valutazione, agli aspetti di criticità argomentativa, operando un esame globale e unitario degli indizi, attraverso il quale dovrà essere accertato se la relativa ambiguità di ciascun elemento probatorio possa risolversi, poiché nella valutazione complessiva, ciascun indizio si somma e si integra con gli altri”. L’esito di tale “valutazione osmotica – rilevano i giudici della Cassazione – sarà decisiva non solo a dimostrare la presenza dei due imputati nel locus commissi delicti, ma ad eventualmente delineare la posizione soggettiva dei concorrenti” di Rudy Guede.

La lettera di Amanda ai Kercher.

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Come mai tutti i presunti assassini sono grafomani? Scrivere è catartico e su questo non ci sono dubbi così Amanda Knox non fa eccezione e come, Restivo, scrisse anche lei una  lettera alla famiglia di Meredith Kercher. La lettera non fu mai spedita  su consiglio degli avvocati della studentessa americana. Ora si torna a parlare di questa vicenda nel  “Sun on Sunday”, che pubblica alcuni estratti del testo. Amanda aveva scritto una lettera anche per scusarsi con Patrick Lumumba, il congolese che si sarebbe poi rivelato completamente innocente, ma che era stato in un primo momento accusato dalla giovane. Anche questo testo non era mai stato spedito, sempre su consiglio dei legali. “Queste lettere – avevano consigliato gli avvocati ad Amanda – potrebbero essere considerate soltanto un escamotage”.

Ecco alcuni estratti del libro di Amanda riportati sul giornale britannico: “A volte ripenso ad alcuni miei comportamenti del passato e vorrei aver fatto diversamente. Per prima cosa, vorrei aver scritto ai Kercher. Desideravo dire loro quanto volevo bene alla loro figlia. Con quanto affetto parlava della sua famiglia. Dire loro che la sua morte era per me un grandissimo dispiacere.E poi, avrei voluto scrivere a Patrick che mi dispiaceva averlo accusato. Quel mio gesto è imperdonabile, e lui non meritava quel trattamento, ma avrei voluto dirgli che non avevo nulla contro di lui. Altri mi avevano spinto a fare il suo nome e a me dispiaceva immensamente”.

“Quelle lettere non furono mai spedite – riprende Amanda – perché Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova (i suoi due avvocati) mi dissero di non farlo. I giudici avrebbero preso questo comportamento per un escamotage”.

Ed ecco i testi delle due lettere. Ai Kercher: “Mi dispiace per la vostra perdita e mi dispiace che mi ci sia voluto così tanto tempo per dirvelo. Non sono io che ho ucciso vostra figlia. Anch’io sono una sorella e posso soltanto immaginare quanto grande sia il vostro dolore. Nel tempo, relativamente breve, in cui Meredith ha fatto parte della mia vita, lei è sempre stata gentile con me. Penso a lei ogni giorno”.

E poi, a Patrick: “Mi sento in colpa nei tuoi confronti”. “Ma mostrai quelle lettere a Carlo – continua Amanda – e lui mi disse che non era il momento giusto”.

AMANDA E IL SUO “AMICO DI PENNA”

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Non finiremo mai di scandagliare l’animo umano e capire quali strani percorsi possa compiere. Non capiremo mai perfettamente le rimozioni che operiamo ogni giorno per non soffrire e per alleviare il male di vivere. E forse per Amanda confessarsi con il reporter inglese, Simon  Hattenstone, che le mandò una copia dell’intervista fatta alla madre Edda Melles è stato un abbandonarsi ai suoi incubi trovando una rete di protezione ad accoglierla. Quello che era diventato un rapporto pistolare con il tempo si è modificato ed è continuato anche fuori dalla cella proseguendo anche ora che la Cassazione ha stracciato l’assoluzione che la Knox e Sollecito avevano ottenuto con un processo che lasciava molti lati inesplorati.

E’ degli ultimi giorni la lettera che Simon Hattenstone scrive ad Amanda raccontandole che ha visitato  “una miniera di carbone a Easington, County Durham, dove gli ex minatori festeggiavano la morte di Lady Thatcher. Lei ha risposto dicendo che aveva sentito parlare dell’ex primo ministro e sapeva che era stata una figura controversa, ma non avrebbe mai potuto capire come qualcuno possa celebrare la morte di un altro essere umano”. Leinon può proprio capire… quella ragazza che ballava e cantava nella stanza di Meredith, non riesce a capire.

Questo è il mondo delle contraddizioni e delle rimozioni che spesso popola la testa degli assassini e anche Amanda, nuovamente accusata dell’omicidio di Meredith, non è immune da queste strane associazioni spesso in contrasto con ciò che si è detto e scritto fino a quel momento.

 

Il libro di Amanda: “Cantai e ballai nella stanza di Mez”

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Il libro “Waiting to be Heard” di Amanda Knox, che racconta le vicissitudini della ragazza a partire dal ritrovamento del corpo di Meredith il 2 novembre 2007 a Perugia, uscirà a fine mese, nelle librerie americane, ma già stanno girando alcuni estratti che molto fanno discutere. “Cantai e ballai nella stanza di Mez durante i rilievi della polizia”, racconta Amanda, spiegando il fatto come “Un tentativo per allentare la tensione perché era tutto così surreale”. E ancora: “Dopo l’arresto la guardia mi guardò come se avessi preteso caviale e prosecco quando chiesi di fare una telefonata” e “In cella ho incontrato tante detenute ma io non sarò mai come loro perché mi sono rialzata dal buco nero dov’ero caduta”. Ma Amanda non si limita a questo, cerca anche di cancellare dalla mente delle persone la sua immagine, così come diffusa dai media, di manipolatrice e seduttrice: “Ero come una bimba afflitta e smarrita che a 20 anni ancora guardava le persone con innocenza infantile”, racconta la ragazza. “I flirt con uomini in Italia erano soltanto un modo per sentirmi più donna”, assicura, “e a mio agio con l’idea del sesso occasionale praticato da ragazze e ragazzi della mia generazione”. Eppure ancora traspare l’immagine dell’americana spregiudicata, sprezzante, in costante equilibrio tra l’impegno di offrire di sé l’immagine di una ragazza normale (“una delle mie preoccupazioni è correggere i pregiudizi della polizia. Non volevo che mi credesse una persona cattiva e desideravo far vedere chi ero: una ragazza che amava i genitori, che andava bene a scuola, che rispettava l’autorità e il cui unico problema con la legge era stata una multa al college per disturbo della quiete pubblica durante un party a Seattle”) e quello della bad girl: “ero a casa con Raffaele a fumare marijuana che per noi era un’abitudine quotidiana”. Una giovane vita è stata spezzata in maniera brutale, la sentenza di assoluzione è stata annullata, eppure Amanda non solo torna alla sua vita, ma sembra diventerà l’autrice di un caso letterario che già è stato lodato da Michiko Kakutani, temutissima critica letteraria per il New York Times. “L’introspezione cui è stata costretta Amanda in carcere le ha dato una capacità di trasmettere le sue emozioni con un considerevole potere viscerale”. Insomma, la ragazza che si descrive come “un topo impaurito nel gioco con il gatto”, sembra sia tornata a graffiare… più ricca i 4 milioni di dollari.

Le accuse della Knox… per diventare scrittori bisogna uccidere?

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«Ho cominciato a capire come ci si possa sentire imprigionati dentro la propria vita, così disperati da volerne fuggire, anche se questo significa non esistere più» Come non esiste più Meredith. Nel libro c’è anche un lungo elenco di come Knox abbia pensato di togliersi la vita dall’avvelenamento con la candeggina allo sbattere la testa al muro (ottimo modo di suicidarsi).  La ragazza ha confessato di aver sofferto anche di forti attacchi d’ansia tanto da rimanere paralizzata per la paura (chiederà il risarcimento danni allo stato italiano?) La Knox ha parlato dell’atteggiamento delle sue compagne di cella definendolo come rude e ostile, mentre lei naturalmente si sarà sempre comportata con dolcezza e umanità… come quella maledetta sera di Halloween?

Come mai è stato permesso ad Amanda Knox di pubblicare il suo libro? Perché è stato edito anche in Italia, dove fra l’altro mancano alcuni passi fondamentali dove l’imputata (a cui fra l’altro andrà rifatto il processo come stabilito dalla Cassazione) accusa le guardie italiane di violenze psicologiche e sessuali? Come mai l’editoria mondiale è affamata di storie amorali? Perché dobbiamo pubblicare le farneticazioni degli assassini e non un romanzo scritto da uno scrittore? Bisogna uccidere per diventare scrittori?

Waiting to be Heard: Amanda e le molestie sessuali in carcere

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Nelle 400 pagine di Waiting to be Heard, il libro pubblicato dalla casa editrice newyorkese Harper Collins, Amanda racconta ciò che è accaduto prima, durante e dopo l’omicidio della sua coinquilina Meredith Kercher. Ecco allora che affiorano nuovi dettagli sulle molestie sessuali ed i dialoghi con le compagne di cella nel carcere Capanne, una delle quali le chiedeva d’iniziare una relazione lesbo con lei. Le novità riguardano in particolar modo la guardia carceraria Raffaele Argiro, ora in pensione, già accusato di aver molestato un’altra detenuta. Stando a quanto scritto dalla ragazza, a cui è stata da poco annullata l’assoluzione, l’uomo, fin dal primo giorno dopo il suo arresto, non ha fatto altro che parlare di sesso con lei, chiamandola ogni sera in una sala vuota al terzo piano dell’edificio per una chiacchierata. Nel libro si legge: “Era fissato con il sesso, con chi l’avevo fatto, come mi piaceva farlo, se avessi voluto farlo con lui”. E ancora: “Ero così sorpresa e scandalizzata dalle sue provocazioni che qualche volta mi chiedevo se non stessi capendo male quello che mi stava dicendo. Quando mi accorgevo che voleva parlare di sesso provavo a cambiare argomento”. Pronta la risposta del poliziotto, che ha fatto causa alla ragazza per diffamazione dopo che aveva affermato di essere stata molestata durante gli interrogatori. Le ho parlato molto ma solo per calmarla”, ha raccontato Argiro durante un’intervista con il giornalista Bob Graham, molto vicino alla famiglia Knox. “Le ho chiesto quanti fidanzati avesse avuto, ma era sempre lei a iniziare a parlare di sesso”.

Amanda Knox… abbassa i toni dopo la sentenza della Cassazione!

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Il libro di memorie di Amanda Knox “Waiting to be heard” verrà pubblicato nei tempi prestabiliti nonostante l’annullamento dell’assoluzione per l’omicidio della studentessa Meredith Kercher. Come scrive il Mirror online, tra l’altro, verrà modificato il capitolo sulla giustizia italiana (e tolte le critiche ai pm, ai giudici e alla polizia). “Verranno abbassati i toni, per evitare ritorsioni”, raccontano gli avvocati della ragazza americana.  Quindi se non usciva la sentenza di annullamento  il libro sarebbe uscito con gli insulti alla magistratura italiana?

HarperCollins, la casa editrice della 25enne di Seattle, ha confermato quindi i piani per il lancio del libro e per le interviste promozionali: Waiting to be heard sarà nelle librerie a partire dal prossimo 30 aprile. La Knox, che dovrà affrontare nuovamente il processo di secondo grado dopo l’annullamento da parte della Corte di Cassazione della sentenza di assoluzione per lei e Raffaele Sollecito, ha firmato un contratto editoriale da quattro milioni di dollari nel 2012 per la pubblicazione delle sue memorie. Nel testo la ragazza racconta la sua esperienza in carcere, il rapporto con la polizia italiana, oltre a nuovi dettagli sul caso che l’ha vista coinvolta. La sera del 30 aprile verrà trasmessa anche la prima intervista televisiva di Amandasulla rete Abc, con la giornalista Diane Sawyer.

Sollecito è pronto per la fuga, ha il permesso… qualcuno lo fermerà?

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La sentenza della Cassazione che ha annullato le assoluzioni di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher potrebbe avere conseguenze inaspettate. Se da un lato, infatti, la ragazza americana potrebbe non tornare più in Italia, nemmeno tramite estradizione (gli esperti Usa dicono che non sarebbe concessa, perché la giustizia americana prevede che non si possa essere processati due volte per lo stesso reato, ma il dibattito a riguardo è quanto mai aperto), dall’altro spuntano rivelazioni su Raffaele.
Sollecito, 29 anni, secondo quanto si legge sul Corriere del Ticino, non solo sarebbe intenzionato ad andare a vivere a Lugano, come ha confermato anche la sua fidanzata nei giorni scorsi, ma sarebbe già in possesso di un permesso di dimora B, il certificato che consente di stabilirsi in Svizzera per esercitare un`attività lucrativa (dipendente o indipendente) o per soggiornare senza esercitare un`attività lucrativa (redditiero, pensionato, ecc.).
«La richiesta è stata inoltrata regolarmente nel dicembre 2012 – conferma il capo della Sezione della popolazione, Attilio Cometta – e il permesso è stato rilasciato nel mese di gennaio scorso. Il fatto che la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza assolutoria di seconda istanza a favore del Sollecito, non ha ripercussioni sulla possibilità di rimanere in territorio elvetico».
«Contro questa persona una condanna penale cresciuta in giudicato, sebbene il reato possa essere grave, non sussiste – spiega Cometta – e già solo per questo fatto un provvedimento di revoca del permesso non è sostenibile. Un eventuale impedimento potrebbe sorgere a questo punto solo se l`autorità italiana dovesse decidere di limitare gli spostamenti del giovane, impedendogli di risiedere per un minimo di 6 mesi in Svizzera come prevede il permesso di dimora B che, in quel caso, potrebbe di conseguenza venir revocato».

500 euro a immigrato per lasciare l’Italia… anche questa è politica!

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“È sfacciato il comportamento del governo italiano, che oltre a un permesso di soggiorno temporaneo per l’area di Schengen mette in mano agli immigrati nordafricani illegali anche 500 euro per fargli lasciare l’Italia”. Ha denunciarlo è il ministro degli Interni bavarese Joachim Herrmann. Le accuse sono arrivate dopo che, durante i controlli di routine, la polizia tedesca ha fermato lungo l’autostrada austriaca Inntal, l’ennesimo pullman italiano di migranti che volevano trasferirsi in Gemania, forti del permesso temporaneo di soggiorno (che per i tedeschi non è valido) e di 500 euro elargiti proprio dalle istituzioni italiane. QUESTA E’ LA POLITICA D’INTEGRAZIONE? PAGARE IL VIAGGIO ALL’ESTERO DEGLI EXTRACOMUNITARI?

 

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