– Attribuita a Voltaire, in realtà sembrerebbe che la frase sia stata formulata per la prima volta dall’ inglese Evelyn Beatrice Hall, famosa proprio per una biografia sul filosofo francese (“Gli amici di Voltaire”) scritta sotto lo pseudonimo di S.G. Tallentyre –
Ha sognato di volare per tutta la vita Margherita Hack e quando non era ancora una scienziata di fama internazionale, era già una campionessa sportiva di salto in alto. Era il 1941 quando a Firenze vinse i «Littoriali» e l’anno dopo nel 1942, a Como, si riconferma campionessa nel salto in alto. Del suo passato da atleta la Hack ne ha parlato anche nella sua biografia dove scrive:
«I miei primi campionati universitari, che allorano si chiamavano Littoriali (…) “Qualcosa di inaspettato”. In quell’occasione vinsi sia nel salto in alto che nel salto in lungo e posso garantire che fu davvero una grande emozione vincere entrambe le gare a casa mia, con la gente che mi riconosceva per strada (…) L’anno successivo vinsi nel salto in alto i campionati universitari che si tennero a Como e arrivai terza, con la stessa misura della vincitrce, a quelli assoluti del ’42 a Bologna».
Inizia il G8 e il Belfast Telegraph, giornale dell’Irlanda del Nord, dedica uno speciale all’evento. Con tanto di schede dei partecipanti. E la gaffe è servita. Al posto della foto del premier italiano Enrico Letta ecco che spunta quella dello zio Gianni. Come se non bastasse, il giornale gli aumenta anche l’età, di otto anni: nel boxino dedicato alla biografia si legge infatti che avrebbe 56 anni.
Pugni tesi tra Italia e Afghanistan dopo l’attentato in cui è caduto Giuseppe La Rosa. Secondo il ministro degli Esteri, Emma Bonino, non sarebbe vera la notizia del bambino di appena 11 anni che avrebbe ucciso nel sud dell’Afghanistan. La notizia sarebbe stata diffusa solo per “propaganda talebana” . Inoltre sottolinea la titolare della Farnesina: “Dai contatti del ministro della Difesa Mauro emerge che l’attentato sia stato realizzato da un adulto”.
C’era ancora un restringimento sabato mattina tra Padova Est e Arino in direzione Venezia dove ieri pomeriggio uno schianto tra tir aveva provocato una vittima e due feriti. Si stava rimuovendo un cumulo di detriti residui dei carichi persi dai mezzi pesanti e il restringimento provocava rallentamenti e brevi code, una pausa nel viaggio di molti automobilisti che obbligava a pensare al giovane camionista mestrino che in quell’incidente ha perso la vita: il 37enne Nicola Faggian, che ha tamponato un tir fermo davanti a lui. Vittima, indiretta, dell’incidente anche un automobilista 38enne di Catania, piombato con la sua vettura, a Padova Ovest, contro un camion fermo lungo la colonna provocata dallo schianto di Arino.Il tamponamento a catena ha coinvolto una Nissan Micra, una Alfa Romeo 159 e un autoarticolato. L’impatto ha coinvolto anche il mezzo pesante di Nicola, che viene spinto in avanti dall’urto e finisce per colpire con forza il camion che lo precede. La cabina dell’autocisterna collassa su sé stessa, intrappolando al suo interno il 37enne, che morirà dopo poco nonostante l’arrivo degli elicotteri di Suem e i vigili del fuoco, intrappolato tra il volante e il cruscotto, con una profonda ferita alla testa.
Nicola Faggian è morto così, ad un passo dalla realizzazione del suo sogno, che gli avrebbe permesso di lasciare una volta per tutte il volante per dedicarsi alla sua musica: mancavano pochi mesi e poi avrebbe detto addio all’autocisterna che guidava da quando aveva 20 anni. Umile e con un talento innato per la batteria, era riuscito assieme al suo gruppo, Stazione Centrale, ad avere un contratto discografico serio e a breve sarebbe uscito il loro album. Al suo amico Francesco Payne Malvolti, voce del gruppo e che l’aveva coinvolto nell’avventura musicale della band, aveva detto solo due giorni prima:”Ehi Franci quanto manca all’uscita dell’album, perché non ce la faccio più con il camion”. E’ lo stesso cantante a parlare: “Purtroppo non riesco ancora a credere di aver perso uno dei migliori amici di tutta la mia vita, una persona che aveva cuore in “avanzo” per tutti. Sempre disponibile, sempre il primo ad arrivare in studio di registrazione e l’ultimo ad uscire. Un artista vero, con un’umiltà fuor dal comune. La vita è così, lui lo sapeva e se ne è andato credendo nel suo più grande progetto, il successo con il suo gruppo. Un imprenditore che guidava giorno e notte per riuscire a far uscire poi il suo primo grande album. Sono sicuro che non aveva rimpianti, chi se ne va così oggi ha già vinto”. Nicola viveva ad Asseggiano, in viale Jacopone da Todi, assieme alla mamma rimasta vedova due anni fa. Nel paese era molto conosciuto perché giocava come portiere nella squadra locale di calcio a sette. Oltre alla mamma, lascia la sorella, l’adorato nipotino e la fidanzata.
I talebani hanno rivendicato l’agguato teso oggi ai soldati italiani del Lince a Farah, in Afghanistan, in cui ha perso la vita il capitano Giuseppe La Rosa. A cmopiere il gesto sarebbe stato un ragazzino che loro descrivono come “coraggioso, eroico ragazzino afghano di 11 anni che ha lanciato la granata”.
Giuseppe La Rosa, 31enne di Barcellona Pozzo di Gotto, a pochi chilometri da Messina, nella sua pagina Facebook si definiva “Pigro, pigro, pigro…”, ma le sue azioni dimostrano che non indugiava nell’ozio. Il 18 marzo si era laureato in Scienze Politiche all’università di Torino ed era alla sua seconda missione in Afghanistan. Stando al suo comandante, era “ufficiale solare, sempre disponibile”. Nella pagina aveva postato alcune tappe della sua vita, tra le quali una foto il giorno della laurea, in cui sorride, in giacca e cravatta e con in mano una copia rilegata della sua tesi. A seguire, la scritta: “…Fatto!” e uno smile. Mentre l’immagine principale del profilo è di lui in divisa, appoggia sullo sfondo del mare della costa Messinese. Tanti sono i messaggi lasciati, ma quello con più repliche è il semplice e sentito: “Ciao capitano…”. Giuseppe La Rosa era addetto all’Ufficio operazioni e addestramento del 3/o Reggimento bersaglieri di Capo Teulada – una delle unità più decorate dell’Esercito composta da un comando di Reggimento, una Compagnia di supporto logistico e un Battaglione bersaglieri – ed era partito a marzo per l’Afghanistan. All’estero era stato anche in missione in Kosovo.
*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*