Roberto Saviano condannato per diffamazione

RobertoSaviano-tuttacronacaE’ stato condannato a risarcire con 30mila euro una persona citata nel suo best seller Gomorra. La condanna per diffamazione è stata decisa dal Tribunale di Milano al termine di una causa civile intentata da Enzo Boccolato. Orietta Miccichè, giudice della prima sezione civile, ha, come si legge nel dispositivo della sentenza, “accertato il contenuto diffamatorio in danno di Enzo Boccolato della frase contenuta a pagina 291 del libro intitolato ‘Gomorra’”, nella parte in cui “l’autore prospetta che Enzo Boccolato insieme ad Antonio La Torre ‘si preparavano anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina’”. Il giudice ha quindi condannato “Saviano e Arnoldo Mondadori Editore Spa (editore del libro, ndr) in via tra loro solidale al risarcimento del danno subito da Enzo Boccolato e a corrispondergli la somma di 30mila euro”. Il giudice ha anche ordinato “la pubblicazione dell’intestazione e del dispositivo della presente sentenza a cura e spese dei convenuti una volta a caratteri doppi del normale sul quotidiano ‘La Repubblica’ entro 30 giorni della notifica in forma esecutiva della presente sentenza”.  A carico dei “convenuti” anche le spese legali del procedimento. Ha spiegato il legale di Boccolato, l’avvocato Santoro: “Nel libro ‘Gomorra’ Saviano aveva infatti descritto il Boccolato, che è incensurato e che da vari anni vive in Venezuela conducendo una florida attività nel campo ittico e del tutto estraneo ad ogni attività camorristica, come collegato ai La Torre in relazione al traffico internazionale di cocaina, sostenendo che questo, unitamente ai La Torre ‘si preparava anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina’”.

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Alta marea per Saviano, denunciato per diffamazione da uno skipper

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Roberto Saviano nel suo ultimo libro dal titolo «Zero, zero, zero»  edito da Feltrinelli, accenna al maxi sequestro di hashish avvenuto sulla Sheldan, imbarcazione di proprietà dello skipper francese Jean Luc Capelle. L’imbarcazione affittata a clienti che poi erano stati bloccati a Imperia con un carico di droga era quindi diventata la “protagonista” di uno dei capitoli del libro di Saviano. Secondo lo skipper francese, l’esposizione dei fatti come raccontati da Saviano costituirebbe una grave diffamazione e oltretutto verrebbe attribuito, sempre secondo i legali si Capelle, di narcotrafficante allo skipper che invece sarebbe estraneo ai fatti. Il passaggio più contestato è da riscontrarsi quando Saviano scrive   «Gli skipper di imbarcazioni a vela e a motore sono una forza crescente a disposizione del narcotraffico» e più avanti racconta l’esperienza della Sheldan, ma il proprietario non viene citato.

Ora si aspetta che la magistratura segua il suo corso e chiarisca se ci possono essere gli estremi di una diffamazione anche senza aver fatto nomi e cognomi.

Saviano contro De Magistris… “il nulla di 2 anni di amministrazione”

Roberto-Saviano-de magistri-sindaco-di napoli-tuttacronaca

Non usa mezzi termini Roberto Saviano. Il suo è un attacco diretto al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Lo fa affidando la sua voce a La Repubblica, dove l’autore di Zero Zero Zero, intervistato dal quotidiano nazionale, afferma: È una «città che langue da tempo».

Poi aggiunge:

Lo stato di salute della città non lo valuto dalle mie brevi visite, ma da quello che leggo, da ciò che studio, dai feedback che ho da chi ci vive. La città langue da così tanto tempo che la tenacia di chi ci vive sembra essere l’unica vera forza che tiene ancora insieme tutto. Occorre rompere definitivamente con il passato. In questi giorni, forse conseguenza del sostanziale fallimento del processo relativo alla gestione dei rifiuti che lo ha coinvolto, Antonio Bassolino, secondo alcuni, avrebbe intenzione di ricandidarsi a sindaco della città. Se dopo solo due anni di amministrazione de Magistris si arriva anche solo a ipotizzare un’enormità del genere, credo che nessun commentatore, neanche il più prevenuto, potrebbe peggio descrivere il nulla di questi due anni di amministrazione.

E quando gli viene chiesto se teme una nuova guerra di camorra, Saviano risponde:

La guerra non ha mai avuto un armistizio definitivo. Solo brevi tregue. Fa meno notizia quando si ammazzano pochi a settimana e non decine come durante l’acme dello scontro tra scissionisti e Di Lauro. Il ritorno sul territorio di Marino Mckay lo avrebbe reso il sovrano che i “girati” attendevano. Senza dubbio.

Ma se Saviano non è tenero con l’attuale sindaco di Napoli, lo è ancor di meno con la passata amministrazione guidata da Antonio Bassolino:

«Occorre rompere definitivamente con il passato. In questi giorni, forse conseguenza del sostanziale fallimento del processo relativo alla gestione dei rifiuti che lo ha coinvolto, Antonio Bassolino, secondo alcuni, avrebbe intenzione di ricandidarsi a sindaco della città. Se dopo solo due anni di amministrazione de Magistris si arriva anche solo a ipotizzare un’enormità del genere, credo che nessun commentatore, neanche il più prevenuto, potrebbe peggio descrivere il nulla di questi due anni di amministrazione».

#terrazzacontest: la moda del web tutta italiana

#terrazzacontest

Cosa può scatenare uno scatto pubblicato sul proprio profilo Facebook? Lo sa bene Roberto Saviano, che ha postato una foto in cui si vede la sua mano appoggiata sul bordo di una terrazza con vista sulla campagna  di Nuoro accompagnata dal commento: “Avevo dimenticato la dolcezza di un balcone. Nuoro me l’ha fatta ricordare…”. Gli ideatori di “Saviano ricorda…”, la pagina Facebook dove vengono pubblicati i meme dedicati allo scrittore, vedendo che foto del genere si moltiplicavano, hanno deciso di creare il #terrazzacontest. Come loro stessi spiegano: “L’idea è nata dalla dolcezza di alcuni utenti che hanno iniziato a postare sulla bacheca, di propria iniziativa, foto che parodiavano l’originale. Alla terza o quarta foto il Saviano che è in noi ci ha ricordato che potevamo fare un album. Da lì al #TerrazzaContest il passo è stato breve”. Un “omaggio semi-serio” all’autore con una regola semplice: “Armatevi di anello, macchina fotografica e terrazza”, per raccontare in uno scatto la vostra “dolcezza del ricordo”.

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Saviano tra coca, disciplina mafiosa e la difesa della felicità

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In occasione della pubblicazione sel zuo nuovo libro, Zero Zero Zero, Roberto Saviano rilascia un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt in cui descrive un paradosso tutto italiano: nel Paese senza regole, la criminalità organizzata è quella che vanta la maggior propensione al sacrificio e al rispetto dei codici di comportamento. In essa è riscontrabile una disciplina che crea una parziale fascinazione sullo scrittore. “La criminalità organizzata ne esercita una certa quantità, lo devo confessare. Ma sarebbe un errore soccombere a questa forza di attrazione. I mafiosi costruiscono un’immagine di uomini d’onore, che vivono secondo un codice, detengono molti soldi e non hanno alcuna paura della morte. Questo mito va smontato: devo mostrare quanto siano ridicoli, le loro paure, la loro esistenza miserabile. Credo davvero che le cose si possano cambiare, se vengono scritte. Questa è la mia ossessione”. La vita della criminalità italiana, insomma, è costellata di rinunce, soprattutto se confrontata con la mafia messicana, dove lusso e feste sono un tratto distintivo dei grandi capi del cartello della cocaina. “I boss italiani sono gli ultimi calvinisti dell’Occidente. Vivono la maggior parte del loro tempo in un buco sottoterra, e per il loro successo rinunciano ad ogni lusso”. Ma un paradosso è anche il rapporto tra i suoi due libri: con Gomorra, che ha confessato non riscriverebbe se avesse il potere di tornare indietro nel tempo, che, dopo averlo obbligato ad una vita sotto scorta, gli ha permesso di scrivere la nuova opera. “Non vale la pena scrivere un libro che ti distrugge la vita. E’ importare raccontare la verità sulla mafia, e non avere paura né essere costretti al silenzio. Ma è altrettanto importante difendere il proprio percorso verso la felicità. Ora non so più come ritrovarlo, visto che vivo completamente isolato dagli altri uomini”. Ma l’isolamento l’ha portato a compiere un passo oltre: “Grazie alla scorta sono però riuscito ad incontrare molti inquirenti, ed ho avuto accessi ad atti e testimonianze che mi hanno permesso di studiare la dinamica del cartello delle droghe. “Suona paradossale, ma più vivo protetto, maggiore è la mia vicinanza a ciò che accade nel mondo della criminalità, anche se non posso più permettermi di camminare per strada”. Saviano non risparmia neanche, dopo tutte le bastonate inflitte dalla Germania all’Italia, una piccola bacchetata ai tedeschi. “La Germania sottovaluta il traffico di droga in modo drammatico, alla polizia mancano gli strumenti giuridici per poterlo contrastare in modo efficace. In Germania la mafia è al sicuro in modo davvero assurdo”. Per concludere, l’autore si schiera con la legalizzazione della cocaina, che rappresenta il più importante business per le mafie globali:  “La coca rappresenta un mercato da 400 miliardi di dollari di fatturato annuo. Una legalizzazione darebbe agli stati la possibilità di contrastare la droga, con campagne come quella condotta contro il fumo, e togliere alla criminalità organizzata la sua maggior fonte di guadagno”. Capitalismo allo stato pure insomma, che semplifica con un esempio: “Nessun altro affare dà maggior lucro. I suoi profitti sono enormi. Si prenda questo esempio. Chi all’inizio del 2010 ha investito nell’Apple 1000 euro, ora ne possiede 1600 grazie alla crescita delle sue azioni. Chi invece nel 2012 ha investito 1000 euro nella cocaina, ora ne possiede 182 mila. Cento volte di più rispetto alle azioni che sono andate meglio negli ultimi anni”.

E se la verità di Yara fosse nel libro di Saviano?

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«Quello che Saviano ha scritto nel suo libro è tutto falso: lo querelo. E mi verrebbe voglia di affidare a lui le chiavi della mia ditta, che con impegno e sacrificio io e i miei dipendenti stiamo cercando di portare avanti».  Queste le parole di Patrizio Locatelli, titolare della Lopav-Pima nota impresa specializzata in pavimentazioni. Suo padre però è Pasquale Claudio Locatelli, originario di Almenno San Bartolomeo, uno dei più attivi narcotrafficanti internazionali degli anni ’90, in arte «Mario di Madrid», noto anche come «Diabolik», ed è proprio a quest’uomo che Saviano dedica un intero capitolo del libro-inchiesta sulla cocaina, intitolato “Zero Zero Zero”. Saviano nelle sue pagine accenna anche ai figli Pasquale, Patrizio e Massimiliano, che furono arrestati nel 2010.

Ma come si inserirebbe il delitto di Yara in questo contesto?

Chi aveva in passato ha provato a legare il delitto di Yara con la criminalità organizzata è stato querelato. In particolare quelle testate giornalistiche che accennavano a legami  fra la Lopav e Fulvio Gambirasio, il papà di Yara.

E se Saviano sostiene che Fulvio Gambirasio abbia testimoniato in un processo contro Pasquale Locatelli, è lo stesso papà di Yara che ha suo tempo smentì categoricamente questa testimonianza. Ma di recente lo stesso Patrizio Locatelli conferma che è inesatto ciò che è scritto nel libro Zero Zero Zero:   Io e Fulvio – conferma Patrizio Locatelli – ci conosciamo da molto tempo, siamo compaesani. Dopo essere uscito dal carcere, l’ho incontrato casualmente e gli ho fatto le condoglianze. Lui mi ha abbracciato, dicendo di essere dispiaciuto che i media mi avessero coinvolto, a torto, nella vicenda di Yara. Tutto il resto sono fantasie».

Uno sguardo alla… mozzarella in carrozza

La ricetta puoi trovarla QUI!

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Roberto Saviano e Zero Zero Zero

Saviano e il caporalato

Roberto Saviano e Gomorra

Gente che racconta Scampia e non solo… Roberto Saviano!

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Uno sguardo a Scampia… libertà!

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Uno sguardo a Scampia… 4 chiacchiere!

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Uno sguardo a… SCAMPIA, Napoli!

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Saviano sospende il giudizio su Franco Marini!

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Ieri sera nell’ultima puntata della stagione de “Le Invasioni Barbariche”, Daria Biganrdi ha ospitato Roberto Saviano. Lo scrittore sta promuovendo il suo nuovo libro dal titolo “Zero Zero Zero”, sul traffico di cocaina, non ha voluto esprimersi sulla scelta del Pd di votare come Presidente della Repubblica Franco Marini: “Non conosco abbastanza la figura di Marini, ma chiunque sarà eletto, lo valuterò sulla base dei temi che mi interessano”.

 

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