Omicidio in strada a Reggio Calabria: ucciso un 43enne

omicidio-reggio-tuttacronacaI carabinieri di Reggio Calabria stanno indagando sulla morte di un 43enne ucciso ieri sera nella città calabrese. La vittima, Franco Fabio Quirino, è stata raggiunta da numerosi colpi d’arma da fuoco mentre era per strada nel rione Modena, in una zona periferica della città. Soccorso da alcuni passanti, Quirino, che aveva dei precedenti, è morto poco dopo il ricovero in ospedale. I militari dell’arma stanno tentando di accertare se si sia trattato di un agguato.

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Corpo carbonizzato trovato in un’auto nel Napoletano: quinto caso in un mese

corpo-auto-carbonizzata-tuttacronacaSi trovava a Casandrino, nel Napoletano, l’auto rinvenuta con all’interno un cadavere carbonizzato di un uomo la cui l’identita non è ancora nota. La Fiat Punto era ancora fumante quando sul luogo sono giunti i carabinieri. Il corpo si trovava sul sedile posteriore, con la faccia rivolta verso il basso. Si tratta del quinto episodio del genere in meno di un mese tra i comuni napoletani di Giugliano in Campania, Caivano, Grumo Nevano e Casandrino. Il primo caso risale al 6 febbraio, con un’auto rinvenuta a Giugliano, dove fu trovato un corpo nel bagagliaio di una Renault Megane. Il 17 dello stesso mese sono stati invece trovati due cadaveri in un’auto divorata dalle fiamme a Caivano. La quarta vittima invece è stata trovata a Grumo Nevano il 21 febbraio all’interno di una Fiat Multipla.

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Il legale del marito della Ragusa e l’opinione pubblica: “Ricordo il caso Tortora…”

roberta-ragusa-tuttacronacaAntonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, per ora si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo legale, Roberto Cavani, ha detto: “Aspettiamo di vedere cosa ha in mano la procura e semmai a quel punto chiederemo di farci interrogare, perchè l’esame dell’indagato è anche uno strumento difensivo”. Logli è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Spiega ancora il legale: “Lo accusano di avere ucciso una persona ma qui non c’è neppure il cadavere. Mi pare difficile in queste condizioni riuscire a provare che il mio assistito sia un assassino. Noi siamo sereni e abbiamo sempre collaborato con gli inquirenti, ora attendiamo di vedere che cosa hanno in mano e poi decideremo come difenderci”. Il difensore di Logli mette inoltre in guardia l’opinione pubblica da eventuali processi sommari e giunge a scomodare anche Enzo Tortora: “In questi due anni, Antonio è stato letteralmente massacrato: sul web, dalla stampa e dalle tv. È già stato messo in croce e condannato, ma non è l’opinione pubblica che può condannarlo al processo.  Ricordo il caso Tortora, tutti lo ritenevano un mafioso ma poi è stato assolto con formula piena”. Infine, conclude richiamando tutti a essere prudenti circa le rivelazioni del cosiddetto supertestimone Loris Gozi: “Da mesi frequenta le trasmissioni televisive e non si limita a riferire ciò che avrebbe visto, ma si lascia andare anche a giudizi personali. Vedremo se quello che ha dichiarato nel corso dell’incidente probatorio è davvero così credibile”.

La scomparsa di Roberta Ragusa: dubbi sulle indagini

roberta-ragusa-tuttacronacaRoberta Ragusa scompariva nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello di San Giuliano Terme in provincia di Pisa. Riguardo il mistero della sua sparizione, molte cose ancora non sono chiare ed è stata la trasmissione Chi l’ha visto, su Rai3, a tirare le somme delle indagini ponendo alcuni interrogativi. Tra questi, ci si chiede perchè non siano state controllate le telecamere di due negozi molto vicini alla casa di Roberta Ragusa? Uno dei proprietari spiega che si trattava di telecamere finte, tolte dopo la scomparsa di Roberta. Ma nessuno degli investigatori, secondo Chi l’ha visto, aveva mai chiesto informazioni su queste telecamere. Ma resta un punto interrogativo anche sulla storia del pozzo che si trova in un vecchio cascinale sempre nei pressi dell’abitazione della donna, pozzo che è stato chiuso con una grata dopo la scomparsa della donna e che, secondo le testimonianze raccolte, non è stato controllato.

La nuova arma della camorra: le donne killer

donne-killer-tuttacronacaLunedì scorso due corpi carbonizzati erano stati rinvenuti all’interno di un’auto data alle fiamme a Caivano, nel Napoletano. Indagando sul duplice delitto, gli investigatori hanno fatto una clamorosa scoperta: ora i clan della camorra assoldano anche donne killer per portare a termine le proprie vendette. La scoperta è avvenuta mentre gli inquirenti analizzavano le immagini delle telecamere di sorveglianza, nelle quali hanno scorto i profili degli assassini: due donne. Il Mattino racconta che le due sono state riprese mentre scendevano dalla Fiat Punto nella quale erano stati appena uccisi Aniello Ambrosio e Vincenzo Montino, boss del clan Cennamo di Crispano; poco dopo l’auto è stata data alle fiamme. Le telecamere hanno registrato solo l’apparizione di due ombre, niente più, ma dalle analisi risulta chiaro che i killer dei due fossero donne per via della silhouette, del portamento, dell’andatura. E ciò, secondo il quotidiano partenopeo, spiega anche come mai i due pregiudicati uccisi si siano fatti cogliere con le difese abbassate: mai si sarebbero appartati in auto con altri elementi del clan, mentre avrebbero tranquillamente accettato un’avventura con due donne. Che invece si sono rivelate essere altrettanto pericolose.

Giustiziati e poi bruciati in un’auto: orrore nel Napoletano

caivano-auto-bruciata-tuttacronacaMacabra scoperta a Caivano, nel Napoletano, dove sono stati rinvenuti due cadaveri in un’auto data alle fiamme. Il ritrovamento è avvenuto in via Palmieri, località Casolla, e l’identificazione delle vittime risulta essere complessa per le condizioni in cui sono stati trovati i corpi. Al momento non è chiaro neppure il sesso e non sono stati trovati documenti. Stando ai primi accertamenti, si sarebbe trattato di un’esecuzione, con diversi bossoli rinvenuti attorno a una Fiat Punto risultata rubata ad Aversa tre giorni fa. I carabinieri di Castello di Cisterna, giunti sul posto, conducono le indagini.

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Blitz congiunto polizia-Fbi: 26 arresti. Si voleva creare un ponte per la droga

new-bridge-tuttacronacaSi chiama New Bridge l’operazione condotta da polizia e Fbi che ha portato, in diverse regioni italiane e negli Stati Uniti, a 26 tra arresti e fermi nei confronti di soggetti legati alla ‘ndrangheta e a famiglie mafiose americane e responsabili di un traffico internazionale di droga. Sono invece oltre 40 le persone indagate. A finire in manette, tra gli altri, Francesco Ursino, considerato a capo dell’omonima cosca di Gioiosa Ionica e figlio del boss Antonio (già in carcere), e Giovanni Morabito, nipote del boss Giuseppe detto “u’ tiradrittu”, storico padrino della cosca egemone nella zona ionico-reggina, anch’egli detenuto. Gli investigatori ritengono che l’obiettivo dell’organizzazione fosse quello di aprire un collegamento tra la Calabria e gli Stati Uniti, per consentire alle ‘ndrine e alle famiglie mafiose americane di creare un nuovo canale per il traffico di droga tra le due sponde dell’oceano, puntando a conquistare, nel tempo, il posto occupato per anni dai clan di Cosa Nostra. Come spiega TgCom, gli arresti e i fermi sono stati eseguiti dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo della polizia di Stato nelle province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e a New York negli Stati Uniti. L’inchiesta, denominata “New Bridge” (nel 2008 l’operazione “Old Bridge” svelò le connessioni nel traffico di droga tra le famiglie mafiose siciliane e quelle di oltreoceano) e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, è nata due anni fa grazie alla collaborazione tra la polizia italiana e le autorità americane, resa possibile dal protocollo tra Italia e Stati Uniti in base al quale è previsto lo scambio di investigatori esperti nella lotta alle organizzazioni mafiose. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati oltre otto chili di droga a New York e Reggio Calabria.

“L’ho vista lì”, altra supertestimone nel caso Ragusa!

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L’ennesimo capitolo della storia della misteriosa scomparsa di Roberta Ragusa è andato in onda oggi, 30 gennaio, alle ore 17  durante il collegamento d’apertura della trasmissione Mediaset, Pomeriggio 5, condotta da Barbara d’Urso, che ha mostrato il video che ritrae un nuovo supertestimone del caso Ragusa. Il pubblico ha potuto vedere solo una donna che, seduta in motorino con in testa il casco, rilascia dichiarazioni all’inviata del programma di Canale 5. Barbara d’Urso, prima di mandare in onda il video, ha voluto specificare che è la prima volta che qualcuno riesce a intervistare la donna che sostiene di aver visto delle chiazze di sangue in Via Gigli mentre, col suo motorino, si recava in farmacia per prendere delle medicine che servivano al figlio. La nuova supertestimone afferma di aver visto il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli, quella notte in Via Gigli. Inoltre la signora ha detto di aver visto una signora con un pigiama rosa, lo stesso pigiama rosa della Ragusa sparito quella stessa notte del 13 gennaio 2012.

Le dichiarazioni della nuova supertestimone vanno dunque ad arricchire quella che era stata la tesi del primo supertestimone del caso Roberta Ragusa, Loris Gozi. Quest’ultimo nel settembre scorso ha rivelato di essere stato oggetto di pesanti insulti verbali da parte di Sara Calzolaio, l’amante di Antonio Logli, che avrebbe invaso la corsia stradale sulla quale viaggiava col proprio scooter costringendolo a compiere una manovra per poter evitare l’impatto con la macchina.

Roberta Ragusa, spunta un’altra super testimone. Anche lei abita nella stessa strada della mamma scomparsa, come l’altro super testimone. La teste ha detto a Pomeriggio 5, la trasmissione pomeridiana di Mediaset condotta da Barbara D’Urso, di aver visto una donna che correva con indosso un pigiama rosa nella via e ha parlato di uno scambio di auto.

“Era in un vicolo dove c’erano degli alberi. Ma io l’ho vista, lì ferma, questa signora”.

“E’ entrata in contatto con me”: il sensitivo indica dove cercare la Ragusa

roberta-ragusa-tuttacronaca“Roberta è entrata in contatto con me”. E’ quanto il sensitivo della Valdera, Anthony Michele Fois, ha riferito agli inquirenti indicando loro con precisione il punto in cui scavare. L’uomo, ascoltato alla Procura di Pisa dal pubblico ministero Aldo Mantovani ha spiegato che il corpo della Ragusa sarebbe molto vicino alla casa dove la donna abitava e lavorava in vita. La Nazione riporta che è arrivata una nuova richiesta di controlli: il cadavere sarebbe a Gello, vicino al campo sportivo. E il sensitivo, che ha già fatto un sopralluogo sul posto con un amico investigatore, avrebbe trovato “precisi riscontri a quello che avevo percepito nel contatto con l’entità”. Fois dice di esercitare la sua “arte” da quando, a 29 anni, si accorsi d “avere gli stessi poteri del nonno, cioè la facoltà di sentire, di entrare in contatto con l’aldilà”. Quella possibilità gli permette, dice, di “alleviare i problemi degli altri, e la gente ne ha davvero tanti”. Il sensitivo racconta di aver “incontrato” Roberta nella primavera del 2012, durante una trasmissione in tv sul giallo di Gello. “Mi è bastato cercare sul computer la mappa della zona in cui abitava Roberta per sentire una forte attrazione verso il campo sportivo di Gello”. E racconta la “visione”, in cui Roberta gli dice di cercare vicino a una pianta, vicino alla metna. Trova la pianta e il punto preciso. Poi rivede Roberta e qualcuno che la soffoca mettendole le mani al collo. Insomma, lui ne è sicuro: il corpo della donna si trovà la sotto.

Nudo e insanguinato: trovato il corpo senza vita di un traduttore Fao

fao-roma-tuttacronacaE’ stato trovato nella tarda serata di lunedì, nella sua abitazione di via di Santa Croce in Gerusalemme, zona San Giovanni, il corpo senza vita di Brun C., 44enne traduttore della Fao, di nazionalità spagnola. L’uomo era completamente nudo e insanguinato. Durante un primo sopralluogo, tuttavia, non sarebbero stati rilevati apparenti segni di violenza. E’ stato un parente dello spagnolo a chiamare la polizia nella tarda serata di lunedì perché da qualche giorno non aveva sue notizie. Si legge sul Messaggero:

(…) Il corpo, completamente nudo del traduttore, era riverso sul pavimento. Un fiotto di sangue ormai rappreso s’era sparso attorno al cadavere. E’ a questo punto che sono intervenuti gli investigatori del commissariato Esquilino, competenti per territorio. E’ stato chiesto anche l’intervento del medico legale di turno che ha effettuato un primo esame esterno del corpo che ha confermato l’assenza – almeno apparente, esterna – di segni di violenza rimandando una analisi più accurata all’esito degli esami autoptici che sono poi stati disposti dal magistrato e che saranno effettuati nelle prossime ore all’istituto di Medicina legale dell’Università La Sapienza.

Agli investigatori a quel punto non restava che effettuare un sopralluogo più approfondito dell’appartamento: nessun segno di effrazione alla porta d’ingresso, che anzi era chiusa dall’interno, anche le finestre non sarebbero state manomesse. All’interno dell’appartamento gli investigatori non hanno trovato elementi particolare, tutto appariva in un normale disordine ma non a soqquadro come potrebbe essere dopo un evento violento come una colluttazione.

(…) Le indagini analizzeranno il più recente traffico telefonico della vittima e nelle prossime ore saranno ascoltati amici e colleghi della Fao.

Donna incinta precipita dal terzo piano: è in fin di vita

ospedale-battipaglia-tuttacronacaE’ precipitata dal terzo piano, impattando violentemente al suolo dopo un volo di almeno 15 metri una donna, straniera e incinta, che ora si trova in fin di vita all’ospedale di Battipaglia, in provincia di Salerno, dov’è arrivata trasportata dai sanitari del 118. Sull’episodio, avvenuto in pieno centro, in via Sabotino, indagano gli agenti del commissariato di polizia di Battipaglia, diretti dal vicequestore aggiunto Antonio Maione. A dare l’allarme sono stati alcuni passanti, che hanno fatto giungere i sanitari e la polizia. Per il momento non è stato accertato se la donna ha tentato di suicidarsi o se è stata spinta da qualcuno ed precipitata.

Shock a Roma: cadavere decapitato vicino ai binari

binari-tuttacronacaNei pressi dei binari della linea Roma-Firenze, in zona Salaria, la scorsa notte è stato rinvenuto un cadavere con la testa decapitata. Si tratterebbe di un uomo, non ancora identificato, tra i 50 e i 65 anni. A notare la presenza del cadavere vicino ai binari un operaio in servizio nella tarda serata di ieri, martedì 14 gennaio, che ha lanciato l’allarme. Ora la polizia indaga per cercare di risalire all’identità della vittima, al treno che lo avrebbe colpito e alle cause che avrebbero portato all’incidente. Non viene esclusa l’ipotesi del suicidio. L’uomo appare ben vestito, quindi è esclusa la pista che porterebbe ad un senzatetto.

L’Europa scende in campo in favore dei marò: “Alt alle intese con l’India”

massimiliano_latorre_e_salvatore_girone-tuttacronacaDue governi italiani non sono mai stati in grado di chiedere all’Europa di bloccare l’accordo di libero scambio Ue-India per il caso dei due marò. Ora c’ha pensato il vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, dopo che l’unica vera iniziativa presa dai politici italiani è stata, nel marzo dell’anno scorso, annunciare che Latorre e Girone sarebbero rimasti in Italia, dov’erano tornati in occasione della Pasqua, salvo poi tornare a Delhi. Del forte segnale che arriva dall’Europa è Il Giornale in un pezzo a firma Fausto Biloslavo:

Dopo l’ultimo pasticcio sulla pena di morte sì o no, le «contromisure» annunciate dall’inviato speciale di Palazzo Chigi, Staffan De Mistura, riguardano come sempre ingarbugliati passi giudiziari, come il ricorso alla Corte suprema.
Per la prima volta Tajani, ma da Bruxelles, lancia una reazione forte: «L’Ue può firmare un accordo di libero scambio con un Paese che non rispetta i diritti umani?». Il vicepresidente e commissario all’Industria ha le idee chiare: «Non penso che si possa portare avanti un negoziato tra Ue e India su un accordo di libero scambio quando l’ipotesi di una condanna a morte viene presa in considerazione contro cittadini europei che combattono la pirateria marittima».
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non finiranno sul patibolo, ma solo discutere da parte indiana l’applicazione di una legge che prevede la pena capitale è un oltraggio per l’Italia, che si aggiunge a due anni di odissea giudiziaria.
Tajani ha annunciato che nei prossimi giorni invierà due lettere, una al presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso e l’altra all’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza, Catherine Ashton chiedendo l’intervento di Bruxelles. Il problema è che proprio la baronessa Ashton, sempre poco attiva per i marò, aveva caldeggiato l’accordo quando ricopriva il ruolo di commissario Ue per il commercio estero.
I negoziati fra Delhi e l’Europa sono iniziati nel 2007, ma vanno avanti a rilento. L’accordo ha un’importanza strategica: l’interscambio Ue-India è quasi triplicato dal 2003 al 2011 raggiungendo circa 80 miliardi di dollari. L’Italia aveva a disposizione un’arma di pressione formidabile, ma nei due anni del caso marò non ha mai pensato di usarla.

In questo momento le elezioni di primavera in India e per il Parlamento europeo hanno di fatto congelato la trattativa. Il momento buono per bloccare tutto sbattendo una volta tanto i pugni sul tavolo del caso marò.
L’Europa, fino ad oggi, ha avuto tutt’altre intenzioni. Non a caso il 29 ottobre è giunta a Delhi una delegazione di alto livello di sei europarlamentari, per incontrare il ministro indiano del Commercio proprio per cercare di sbloccare il negoziato. Della delegazione faceva parte Niccolò Rinaldi, eletto a Strasburgo con l’Italia dei Valori, che ha sempre sostenuto di essersi mobilitato per i marò «anche come relatore del Parlamento europeo per l’accordo di libero scambio con l’India».
In Italia fioccano le reazioni politiche. Domani alle 17, alla Galleria «Alberto Sordi» di Roma, Fratelli d’Italia ha indetto una mobilitazione pro marò. E Stefania Prestigiacomo di Forza Italia ha lanciato l’idea di una «manifestazione nazionale». Curioso l’annuncio della missione a Delhi del parlamentare Domenico Rossi, in nome del Gruppo per l’Italia, che è stato generale e vicecapo di Stato maggiore. «È un dovere per avere indossato per 44 anni la divisa – sottolinea Rossi – con la certezza che non si lascia indietro nessuno che appartenga alla famiglia militare. È un dovere per testimoniare all’India che i nostri marò non saranno mai lasciati soli». Peccato che l’ «eroico» Rossi, prima di aderire alla scissione dello scorso dicembre, sia stato eletto con Scelta civica di Monti, che ha sacrificato i due fucilieri di Marina rispedendoli a Delhi per paura degli indiani.

Roberta Ragusa: una veggente dice di sapere dove si trova il corpo

roberta-ragusa-veggente-tuttacronacaCorteo organizzato in memoria di Roberta Ragusa, scomparsa dalla sua abitazione nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 con circa un centinaio di persone che ha sfilato in corteo da San Giuliano Terme (Pisa) fino alla parrocchia di Gello dove il parroco don Tomasz ha celebrato un breve momento di preghiera. Prima del corteo Tiziano Vason, volontario della protezione civile di Firenze, ha raccontato che una sensitiva, in mattinata, è stata accompagnata in un luogo boschivo dove dice di avere individuato il cadavere: “So dov’è il corpo di Roberta Ragusa”, ha detto la donna. Il volontario ha quindi aggiunto: “La donna ha individuato un canalone a circa 400 metri di distanza dal centro abitato di Castelvecchio Compito, sul versante lucchese del Monte Serra”. L’uomo ha poi sottolineato che la sensitiva “è fortemente provata dal punto di vista emotivo e nelle prossime ore deciderà in quale forma mettersi in contatto con le forze dell’ordine”.Ha quindi concluso: “Ora vuole mantenere l’anonimato e non vuole essere contattata dai mass media però noi eravamo con lei e ci ha detto che il corpo si trova a un metro di profondità nel sottosuolo e credo che valga la pena andare subito a controllare”. Insieme alla sensitiva è arrivata in Toscana anche Donatella Raggini, da Cesena (Forlì), volontaria del gruppo Facebook ‘Troviamo Roberta Ragusa’: “La conosco bene – ha detto – e non è una persona in cerca di pubblicità. Il posto lo ha individuato attraverso le sue ‘visioni’: un sasso particolare, un frammento di nylon blu e un albero tagliato. Tutti indizi che oggi erano presenti e ben visibili nel luogo dove siamo andati”.

I due marò rischiano la pena di morte? La stampa smentisce il ministro

marò-tuttacronacaAppena ieri il ministro degli Esteri indiano diceva che il caso dei due marò prigionieri in India non è punibile con la pena di morte, oggi la stessa stampa indiana smentisce tali affermazioni. Secondo il quotidiano Hindustan Times, infatti, La National Investigation Agency (Nia), divisione della polizia indiana, starebbe per ricevere il via libera da parte del ministero dell’Interno per presentare un rapporto sulla vicenda che coinvolge i marò, utilizzando una legge indiana per la repressione della pirateria che prevede la pena di morte. Il giornale parla di un incontro avvenuto ieri fra i ministri degli Esteri e della Giustizia, Salman Khurshid e Kabil Sibal, con quello degli Interni, Sushil Kumar Shinde, e cita un alto funzionario governativo che, in forma anonima, ha riferito che “un accordo è stato raggiunto per autorizzare la Nia a presentare il rapporto accusatorio in base alla sezione 3 della Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale (SUA Act)”. Tale sezione, che la Nia è pronta ad utilizzare, prevede che chi “causa la morte di una qualsiasi persona sarà punito con la morte”.  La situazione è entrata in fase di stallo tempo fa, si dice ancora, per l’esistenza di una assicurazione da parte del governo fornita dal ministero degli Esteri indiano all’Italia che il caso dei marò non rientrava fra quelli “rarissimi” a cui è applicabile la pena di morte. Ma il giornale dice di avere appreso che l’autorizzazione alla Nia per incriminare i due fucilieri di Marina “ora può arrivare ad ogni momento”.  Il quotidiano scrive infine che dalle sue indagini la Nia ha rilevato che i marò non lanciarono avvertimenti, non utilizzarono altoparlanti, nè spararono in aria prima di colpire i due pescatori a bordo del St.Antony in avvicinamento. Il ministro della Difesa italiano, Mario Mauro, ha detto: “E’ evidente che la campagna elettorale in India si sta avvicinando in modo prepotente. Il governo italiano mostrerà sui Marò la necessaria inflessibilità”.

“Non è un caso da pena di morte”: le novità sui marò

marò-tuttacronacaSalvatore Girone e Massimiliano Latorre sono bloccati in India dal febbraio 2012 e ora il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, ha affermato che l’India ha dato assicurazione all’Italia che la loro vicenda “non rientra nei casi in cui si può applicare la pena di morte”. tali dichiarazioni sarebbero state rilasciate al termine di un incontro tra Khurshid e i ministri degli Interni e della Giustizia indiani, stando a quanto riferisce la Tv Cnn-Ibn. “L’ultima parola spetta però al ministero degli Interni”, ha commentato Khurshid.  Nel frattempo si attende il 30 gennaio, data in cui è stata rinviata l’udienza prevista al Patiala House di Nuova Dehli. La polizia indiana non ha infatti ancora depositato il rapporto frutto delle indagini svolte da aprile, né i capi d’accusa. “Non è stato un rinvio subito, ma voluto dai nostri legali per le troppe zone grigie e ambiguità da parte indiana”, ha subito chiarito l’inviato del governo italiano Staffan De Mistura, giunto in India per seguire gli sviluppi del processo.

Roberta Ragusa: “Contro Antonio Logli indizi convergenti”

Antonio-Logli-tuttacronacaNei confronti di Antonio Loglio, marito della scomparsa Roberta Ragusa, ci sarebbe un ”convergente quadro indiziario” del quale tenere conto per chiedergli di fornire spiegazioni su alcuni punti ancora oscuri. E’ quanto ritengono i carabinieri. Inoltre, se l’uomo dovesse avvalersi della facoltà di non rispondere sarebbe un punto a favore dell’accusa per chiederne il rinvio a giudizio e ottenere un processo a suo carico. Al momento attuale, e in assenza del corpo della donna e di altre prove schiaccianti, quello che si ha sono elementi indiziari significativi tra i quali due testimonianze che smentiscono la versione dell’uomo secondo la quale la notte della scomparsa della moglie lui stesse dormendo nel suo letto mentre uno dei testimoni, Loris Gozi, ha riferito agli inquirenti di averlo visto litigare furiosamente con una donna in una strada vicina all’abitazione della coppia. Il giorno successivo, inoltre, Logli si recò nella casa di Gozi per chiedere notizie della moglie: fu l’unica abitazione a cui fece visita. Inoltre, il marito, venuto a conoscenza della testimonianza, simulò con un amico la scena che lo stesso Gozi avrebbe potuto vedere di notte ma collocandosi nel punto esatto in cui il giostraio disse di vederlo e che, secondo gli inquirenti, era coperto da segreto. Ancora, una vicina di casa dei Logli ha raccontato di avere visto il marito della Ragusa più o meno nella stessa strada e alla stessa ora in cui lo avrebbe visto Gozi. Infine, a suffragare questa tesi ci sarebbe la testimonianza del vigile del fuoco, Filippo Campisi, che sostiene di avere visto uscire di notte una donna in pigiama dalla casa della coppia.

La vedova del pescatore indiano: “Ora possiamo perdonare i marò”

marò-tuttacronacaLa vedova di uno dei pescatori indiani uccisi chiede la liberazione dei due marò e lo fa in un’intervista al quotidiano The Indian Express, dove afferma: “I militari italiani devono essere liberati perché non voglio che la maledizione ricada sui miei figli”. Si legge sul sito de il Giornale:

«Ho perdonato i due marines italiani perché credo in Dio. Qualsiasi crimine abbiano compiuto sarà il Signore a giudicarli», sussurra con il viso spento, Dora Valentine. La vedova di Jelestine, uno dei due pescatori indiani uccisi in alto mare, ci accoglie nella sua povera casa, ma robusta ed in muratura, a Kollam. Lei è convinta che a compiere «quest’atto folle» siano stati Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò in carcere in India. Loro sostengono di aver sparato, solo in acqua, dalla petroliera Enrica Lexie, per respingere un attacco dei pirati.
La prima stanza, dopo l’ingresso, è avvolta dalla penombra. Su una parete c’è una specie di altarino con la foto del baffuto marito, che per mantenere la famiglia faceva il pescatore. Vita dura: almeno tre settimane al mese nell’oceano con un salario proporzionale al pescato, che raramente superava le 10mila rupie (150 euro).
Di fronte a noi, oltre all’immagine di Gesù, svetta una statuetta della Madonna e la Bibbia. Il figlio diciottenne, Derrik, con ancora l’apparecchio per i denti, spilungone e dallo sguardo un po’ perso, oggi sosterrà l’esame per entrare nel college. «Papà voleva che mi imbarcassi come ufficiale di macchine. Farò l’ingegnere, ma mai per mare dopo quello che è successo – spiega il primogenito – Durante l’esame penserò a lui che mi aiuti a superarlo da lassù».
Sua madre avvolta in un tradizionale sari scuro e con i capelli raccolti sottolinea che «i soldi del governo italiano serviranno a coronare il comune obiettivo prefissato con Jelestine. I nostri figli devono studiare e trovare un lavoro che li permetta una vita migliore». La Difesa ha trovato un accordo con gli avvocati delle famiglie dei pescatori uccisi per un atto di umanità, che in termini pratici equivale a 10 milioni di rupie (146mila euro).
Il piccolo Jelen, 10 anni, con la sua vocina e gli occhioni vispi interviene dicendo che lui «vuol diventare pilota di aerei militari per servire l’India».
In questa casa umile, a due passi dall’oceano, non si respira animosità nei confronti dei marò o dell’Italia, ma solo tristezza. Michele Girone, il padre di Salvatore, uno dei fucilieri di marina in carcere ha chiesto di portare ai Valentine i saluti più sentiti. Assieme ad altri quattro congiunti ha concluso ieri, con gli occhi lucidi per il distacco, tre giorni di colloqui con i marò in cella.
«Se i familiari dei marines volessero venire a trovarci questa casa è sempre aperta e saranno i benvenuti» risponde la vedova.
I soldi della «compensazione» non sono ancora arrivati, ma la famiglia ha le idee chiare su come utilizzarli. «Dopo il college vorrei studiare all’estero – spiega Derrick – Anche in Italia se fosse possibile. Non ho nulla contro il vostro Paese, nonostante la morte di mio padre». La madre aggiunge che sarebbe «grata all’Italia per questa possibilità». Suo marito Jelestine aveva 48 anni. Si sono sposati nel tempio di Fatima, a Kollam, nel 1993. «Il più bel giorno della mia vita, perché ne iniziavo una nuova fondando una famiglia» spiega la vedova. Il figlio piccolo si apre in un sorriso quando parla del «papà che dopo essere stato in mare ci portava l’uva, sempre buonissima». Gente semplice e di fede, la famiglia Valentine, che ha visto il Santo Padre solo in tv. «Un sogno nel cassetto sarebbe andare a Roma a vederlo dal vero» ammette Dora.
Ad incontro quasi finito ci piombano addosso dieci poliziotti con toni inquisitori. Quando capiscono la situazione tornano subito gentili e chiedono solo la fotocopia del mio visto.
Lungo il cammino del perdono e verso una soluzione che accontenti tutti, la famiglia del pescatore ucciso è stata accompagnata da padre Martin Rajesh. «Non abbiamo chiesto un riscatto, ma solo dei soldi per sostenere la vedova ed i figli. Vogliamo che vadano direttamente a loro, che si ritireranno dalla causa» spiega il sacerdote di Kollam. «Come cristiani pensiamo anche alle famiglie di Salvatore e Massimiliano – ribadisce il prete indiano – Spero che una volta chiusa la compensazione economica, i marines possano tornare in patria. Stiamo parlando di soldati italiani che portano la divisa ed erano in servizio. Per questo è corretto giudicarli a casa vostra». Padre Martin li ha incontrati in carcere: «Non ho chiesto cosa sia accaduto e loro non me l’hanno spiegato, ma si sono detti addolorati per la morte dei pescatori invitandomi a porgere le condoglianze alle famiglie delle vittime».

I marò e il Natale in India: il lungo post di Massimiliano Latorre

maro_girone_latorre-tuttacronacaE’ Natale, le persone si aspettano di trascorrere la giornata con i loro cari, in un luogo che possono chiamare casa. Non tutti, però, ci riescono. Come i due marò, che quest’anno non hanno ricevuto il permesso dalle autorità indiane per trascorrere le feste in Italia. E così Massimiliano Latorre, ieri, ha pubblicato un lungo post in Facebook dove si dice “dispiaciuto” di non poter trascorrere il Natale in Italia: “Purtroppo quest’anno non potrò essere nella mia amata patria per respirare il profumo che solo da noi si respira in questi giorni”, ha scritto il fuciliere tarantino. “Fortunatamente – precisa il marò – parte dei miei affetti più cari mi ha raggiunto portando una ventata di gioia, ma sempre con il cuore rivolto agli altri carissimi affetti che sfortunatamente non hanno potuto raggiungermi. Volevo augurare a Voi tanta serenità, sentimento che ho imparato essere il più importante nella vita di una famiglia, e ringraziarvi per quanto cuore, affetto e passione ponete ogni giorno nell’essere vicino a me ed ai miei cari: questo – sottolinea – per me è il regalo più grande che potessi sognare di ricevere”. E ancora, rivolgendosi a chi l’ha sostenuto da quel febbraio 2012, quando venne arrestato assieme a Salvatore Girone: “Auguri soprattutto ai vostri bambini che sono l’anima di questa festa con i loro volti sorridenti e gioiosi illuminati da alberi e presepi, sempre presenti nelle nostre case rendono la vita degna di essere vissuta”. “Vi abbraccio idealmente – conclude Latorre – e con questo abbraccio vi trasmetto tutta la mia immensa riconoscenza”.

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I due marò finiscono nel Presepe: la Cgil insorge

marò-presepe-tuttacronacaMassimiliano Latorre e Salvatore Girone sono ancora in India e il Capo dello Stato confida nella “riapertura delle prospettive” che il Paese asiatico aveva indicato, agurandosi inoltre un prossimo incontro al Quirinale. Nel frattempo, si rallegra Mauro, ministro della Difesa, perchè i familiari dei due marò a Natale potranno volare in India per rivederli. E ricorda: “siamo in fervida attesa e alacre attività, soprattutto sul piano diplomatico”. Ma nel frattempo si parla dei due miliatari anche per quello che accade in Italia: si è infatti scelto un Presepe per ricordare che Latorre e Girone attendono giustizia ormai da quasi due anni. E la Cigl è insorta. Come riporta il Giornale:

È successo che nella sede della direzione regionale Inps a Firenze «è comparso un presepe sormontato dalla foto dei due militari trattenuti in India e da uno slogan in cui si auspica la loro immediata liberazione». Il sindacato ha reagito con un comunicato, secondo cui «che in un ufficio pubblico si possa allestire qualsiasi cosa abbia a che fare con un credo religioso è già materia dibattuta, ma abbinare a questo un proclama politico è evidentemente un’offesa». Prevenendo il sospetto di un pregiudizio ostile verso i due marò, la Cgil precisa che «non si tratta di schierarsi contro o a favore del rientro in Italia dei due marò, ma cosa ha a che fare questo con il rispetto di una tradizione religiosa? Predisporre un simile allestimento, discutibile anche dal punto di vista estetico, è quantomeno improprio per un ufficio pubblico».

Eccezioni sarebbero peraltro parse tollerabili alla Cgil: «Se le immagini fossero state riferite alle vittime della guerra civile in Siria o alle condizioni del Cie di Lampedusa, non troveremmo niente da dire. La pace, il ripudio della violenza e la tutela della dignità umana sono valori inseriti nella nostra Costituzione. Il rinnovare (dopo un anno) l’appello alla liberazione di due connazionali coinvolti in una vicenda controversa e ancora tutta da chiarire è palesemente un segnale politico, che viene pure imposto dalla dirigenza Inps». Il dirigente regionale dell’Inps, Fabio Vitale, si è detto «basito» e ha definito «ideologica» la nota della Cgil.

Conte infuriato: “Mi tutelerò contro chi lede la mia dignità”

conte-calcioscommesse-tuttacronacaSi ricomincia a parlare di Calcioscommesse e il ct bianconero non accetta che il suo nome venga associato alla vicenda. In mattinata si era parlato delle parole di Coppola che, lo scorso 3 luglio, spiegava come l’allora allenatore del Siena in occasione di una partita “incriminata” si limitò a spronare i suoi giocatori desiderando la vittoria. Oggi Conte, che si è visto chiamato in causa in situazioni che non lo riguardano, ha usato termini al veleno: “Nella giornata odierna ho dovuto constatare con stupore e disappunto che alcuni organi di stampa hanno ritenuto dare grande risalto al mio nome in merito ad avvenimenti riguardanti nello specifico altre persone. In realtà le dichiarazioni oggi riportate, oltre a non avere di certo nei miei confronti alcuna nuova rilevanza giudiziaria, evidenziano realtà circostanti per le quali sono stato giudicato dalla giustizia sportiva e ho scontato una dolorosa squalifica. Con la ferma intenzione di tutelare in futuro la mia persona da chiunque intenda lederne la dignità, lascio alla coscienza di ognuno valutare la differenza tra informare e strumentalizzare”.

L’estetista uccisa nel Barese: una lettera con l’identikit del killer

bruna-bovino-tuttacronacaPotrebbe avere un volto l’assassino dell’estetista italo-brasiliana uccisa il 12 dicembre scorso all’interno dell’Arwen, in suo centro estetico a Mola di Bari. Alla redazione di un settimanale locale, infatti, è stata recapitata una lettera anonima contenente l’identikit dell’assassino, che è stato in seguito acquisito dai carabinieri. Da un nuovo sopralluogo nel centro estetico, i militari dell’arma hanno inoltre sequestrato altre due schede sim, oltre a quella già trovate nei sopralluoghi immediatamente successivi al delitto.  L’ipotesi degli investigatori è che l’assassino abbia rimosso le schede dai telefoni lasciandole nel locale prima di portarsi via i telefoni che, probabilmente, contenevano messaggi utili alla sua identificazione. Questo avvalorerebbe l’ipotesi che la vittima, la 29enne Bruna Bovino, conosceva l’omicida.

Calcioscommesse, si torna a parlare di Conte. “Ci lasciò decidere cosa fare”

Conte-calcioscommesse-siena-tuttacronacaSi torna a parlare dello scandalo calcioscommesse e nell’ordinanza emessa dalla Procura di Cremona si leggono altre testimonianze di Stellini e Coppola. Riguardo alla partita del 2011 tra Albinoleffe e Siena, per la quale Conte venne squalificato per quattro mesi per omessa denuncia, Coppola racconta: “Non so se sapesse di questo accordo. Ribadì di volere arrivare primo, ma ci avrebbe lasciato fare se la squadra si fosse ritenuta impegnata dall’accordo con l’Albinoleffe”. Il portiere, il 3 luglio 2013, rese le seguenti dichiarazioni: “Non ho mai sentito Stellini fare riferimento ad accordi o promesse intervenute in occasione della partita di andata che avrebbero dovuto essere rispettati in occasione della partita di ritorno. Successivamente, dopo che era stata disputata la partita con il Torino e la squadra aveva ormai raggiunto l’obiettivo della Serie A, ci fu l’abituale riunione tecnica alla quale parteciparono, come sempre, sia l’allenatore che lo staff e tutti i giocatori. Ricordo che in quella occasione io sono stato tra quei quattro, cinque giocatori che più hanno insistito sull’opportunità di non accontentarci della promozione, ma di cercare di arrivare primi, conseguendo peraltro un premio che era abbastanza sostanzioso. Tale era anche l’obiettivo dell’allenatore che in quell’occasione ha insistito anche lui spronandoci a proseguire nel nostro impegno. Aggiunse anche che avrebbe dato più spazio a chi era più motivato o che aveva giocato poco. A questo punto è accaduto che Carobbio e Terzi rappresentarono che, qualora ci fossimo impegnati con l’AlbinoLeffe nella partita in programma il 29 maggio 2011, ci avremmo rimesso la faccia in quanto vi era un accordo con i predetti nel senso che gli avremmo fatti vincere qualora a noi non fosse stato necessario un risultato diverso. Stellini confermò la cosa e cioè che c’era questo accordo con l’AlbinoLeffe. Io non sapevo niente della cosa come già riferito. Non sono in grado di precisare quali altre persone fossero al corrente di questa situazione. Non so se Conte fosse a conoscenza preventivamente di questo accordo assunto in occasione della partita di andata. Posso solo dire che quando l’argomento fu introdotto ci lasciò sostanzialmente decidere come meglio credevamo, ciascuno per conto suo. In sostanza lui si chiamò fuori. Conte ribadì che lui ci teneva ad arrivare primo, ma che, qualora la squadra si fosse ritenuta impegnata dall’accordo con l’AlbinoLeffe ci avrebbe lasciato fare”.

Ringhio e il calcioscommesse: “Piuttosto mi toglierei la vita”

rino-gattuso-tuttacronacaL’ex milanista e Nazionale Rino Gattuso, sul quale indaga la procura di Cremona per l’inchiesta calcioscommesse, ha commentato a Sky Sport: “La gente sa come sono fatto. Piuttosto che truccare una partita, vado in piazza e mi tolgo la vita”. Ringhio è indignato: “Sono arrabbiato e offeso. Stamattina mi ha avvisato del coinvolgimento mia moglie visto che io ero a Napoli.  Sono sereno e vado a chiarire tutto. Non voglio avere macchie sulla mia carriera.  Mai e poi mai ho pensato minimamente di poter truccare una partita. Se venisse dimostrato, sono disposto ad andare in piazza – so di dire una cosa forte – e ad ammazzarmi.  Chi mi conosce sa che non ci sto a perdere neanche una partitella, neanche a scopa con gli amici”. L’ex tecnico del Palermo era stamattina a Napoli dove avrebbe dovuto partecipare a una sessione con Benitez del corso Uefa per allenatori, ma è tornato a Milano dopo essere stato raggiunto dalla notizia. “È una roba assurda e incredibile perché non so cosa vogliano da me . Io non so cosa significhi truccare una partita, non saprei nemmeno da dove cominciare. Adesso vediamo cosa succede ma sono certo di chiarire tutto”. Nell’ordinanza del Gip di Cremona Guido Salvini si legge, tra le altre cose: “l’analisi dei contatti telefonici di Francesco Bazzani, in occasione della partita Chievo-Milan del 20 febbraio 2011, ha fatto emergere la singolare coincidenza di un contatto (un sms in uscita) con un’utenza intestata al calciatore del Milan, Gattuso Gennaro Ivan”. “Tale contatto – osserva il gip – ha consentito di verificare che Bazzani, nel periodo oggetto di indagine, aveva intrattenuto 13 contatti con l’utenza in uso al calciatore, per 13 stagioni in forza al Milan, poi trasferitosi nella stagione appena conclusa nella formazione del Sion, militante nella massima serie svizzera”.

Clamoroso! Volevano truccare anche le partite di Brasile 2014!

brasile-calcioscommesse-tuttacronacaE’ il Corriere dello Sport a scrivere che, dall’ordinanza sul calcioscommesse emessa questa mattina dal Tribunale di Cremona, è merso anche un clamoroso retroscena sui prossimi Mondiali, che si disputeranno nel 2014 in Brasile. Il Gip Salvini scrive: “L’arresto avvenuto a Singapore di Tan Seet Eng e di altre 13 persone è il nuovo dato estremamente significativo che, seppur formalmente ancora ai margini della presente indagine, non può essere letto se non come una piena conferma degli elementi raccolti dall’Autorità giudiziaria italiana e via via arricchitisi nel tempo in merito alla organizzazione transazionale che dirigeva le mosse dei suoi inviati in Italia e rendeva possibile la corruzione dei giocatori di squadre anche sconosciute o pochissimo conosciuta all’estero. Le accuse, in base alle notizie raccolte da fonti aperte e da sintetiche relazioni del Servizio Centrale Operativo, essendo stato inoltrata solo recentemente una formale richiesta di rogatoria internazionale, riguardano la manipolazione di un gran numero di partite in molti paesi e ad altissimo livello sino a progettare, a quanto sembra, un piano di interventi illeciti sui prossimi campionati del mondo che si svolgeranno in Brasile».

Si torna a parlare di calcioscommesse: tra gli indagati Gattuso e Brocchi

gattuso-calcioscommesse-tuttacronacaQuasi tre anni dopo l’inizio dello scandalo del calcioscommesse, un’organizzazione criminale continuava a truccare le partite del calcio italiano. Stanotte i poliziotti del Servizio centrale operativo di Roma e gli uomini della squadra Mobile di Cremona hanno portato in carcere quattro persone: Salvatore Spadaro, Francesco Bazzani, Cosimo Ricci e Fabio Quadri, che avrebbero continuato la loro attività fino all’ultima partita dello scorso campionato, sia in serie A che in serie B. Si tratta di novanta gare in totale, delle quali una dozzina in serie A, comprese quelle di Juventus, Inter e Milan finora escluse dall’inchiesta. Tra queste, anche Palermo-Inter 1-0 dello scorso anno. Ma tra gli indagati compaiono anche nomi illustri, come  Gennaro Gattuso, anche perquisito, e Cristian Brocchi, che ha giocato anche con le maglie di Inter, Milan, Fiorentina e Verona e attualmente è allenatore nelle giovanili rossonere: l’accusa nei loro confronti è associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Secondo le prime indiscrezioni, i due erano in contatto con due de i quattro arrestati nel blitz. In particolare Francesco Bazzani, detto Civ, in un’occasione si era introdotto nel centro sportivo di Milanello, dove si allena il Milan, e aveva inviato messaggi allo stesso Gattuso. È accaduto nel febbraio del 2012 quando si erano svolte partite di Milan, Lazio e Juventus sulle quali Bazzani avrebbe cercato di influire.Fra i 20 nuovi indagati, ha detto Andrea Grassi, direttore della divisione operativa del Servizio centrale operativo della polizia (Sco), ci sono anche “un paio di giocatori ancora in attività”. Grassi ha aggiunto che “con l’operazione di oggi salgono a 120 gli indagati e 54 gli arrestati dalla fine del 2010. E’ questo il bilancio di tre anni di lavoro: un lavoro che non si è mai fermato e che dimostra che il fenomeno non è sopito”. Andrea D’Amico procuratore di Rino Gattuso, ha commentato la notizia delle indagini su “Ringhio” nell’inchiesta di Cremona sul calcioscommesse ai microfoni di Sky Tg24: “È stato un fulmine a ciel sereno. Rino è caduto dalle nuvole. Non sa come mai il suo nome sia balzato fuori. Ora bisogna capire come escono certi nomi, quali sono le circostanze che hanno determinato questa situazione. E prima di trarre conclusioni bisogna verificare tutto. Sappiamo bene che quando vengono fuori queste notizie l’eco che ne deriva è importante. Dobbiamo aspettare prima di dare giudizi. È doveroso attendere in attesa degli sviluppi futuri per la moralità di Rino”. Quattro i mandati d’arresto firmati dal Gip Guido Salvini e legati all’ultima fase dell’inchiesta «Last Bet», partita a giugno del 2010, che ha già coinvolto decine di giocatori ed ex giocatori anche di serie A, tra cui Beppe Signori, Cristiano Doni e Stefano Mauri. Gli arresti sono stati eseguiti a Milano, Bologna, Rimini, Messina. In manette anche i due intermediari, Mister X e Mister Y, com’erano stati identificati nel corso delle precedenti fasi dell’inchiesta dai giocatori coinvolti. Si tratta di Salvatore Spadaro e Francesco Bazzani. I due, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, erano il collegamento tra il mondo delle scommesse clandestine e i giocatori e le società di calcio. Spadaro, secondo l’accusa, sarebbe legato al giro dei “bolognesi” di Giuseppe Signori mentre Francesco Bazzani avrebbe avuto collegamenti sia con i commercialisti dell’ex bomber della Nazionale, Bruni e Giannone (entrambi finiti in carcere in una delle precedenti fasi dell’inchiesta), sia con Almir Gegic, uno dei leader del gruppo degli zingari. Ancora, le altre due ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nei confronti di Cosimo Rinci, amico di Spadaro e dirigente del Riccione calcio nonché in contatto con l’ex presidente dell’Ancona calcio Ermanno Pieroni, a sua volta coinvolto nella prima fase dell’inchiesta, e Fabio Quadri, considerato il factotum dello stesso Spadaro

Bruna Bovino: l’autopsia conferma l’omicidio

brasiliana-morta_bari-tuttacronacaSi è svolta oggi l’autopsia sul corpo di Bruna Bovino, l’estetita trovata morta all’interno del suo centro estetico, Arwen di Mola di Bari, il 12 dicembre scorso. Al termine dell’esame, durato sei ore e compiuto dal professor Francesco Introna dell’istituto di medicina legale dell’università di Bari, è stata confermata la tesi dell’omicidio. Oltre alle lesioni lasciate dalle fiamme, sul corpo della vittima sono stati trovati numerosi segni di percosse e lesioni sul collo. Sulla natura e sul numero delle lesioni , tuttavia, gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo. Il corpo della giovane mamma era stato trovato una volta spente le fiamme che erano divampate all’interno dell’istituto di belle e che non si esclude siano state appiccate anche per cancellare le tracce dell’autore del delitto e per rendere più complicato il lavoro degli inquirenti. Quello che resta ancora da stabilire è se la Bovino fosse viva quando l’assassino ha dato fuoco alla stanza dove si è consumato l’omicidio. All’esame hanno assistito l’avvocato della famiglia della donna, Massimiliano Carbonara, e il consulente di parte, Vito Borraccia.

La massaggiatrice brasiliana uccisa a Mola di Bari: indagini sugli ex

bruna-bovino-tuttacronacaSembra non ci siano più molti dubbi, Bruna Bovino, la 29enne brasiliana trovata morta all’interno del suo centro benessere a Mola di Bari con il corpo parzialmente carbonizzato, sarebbe stata uccisa. Gli inquirenti della procura di Bari sono al lavoro su questa ipotesi e al centro dei sospetti ci sono gli ex della ragazza. Fatto che spiegherebbe anche la scomparsa del cellulare della vittima. L’indagine punta sulla vita privata della donna che da meno di un mese si era trasferita nel paese dove aveva aperto il centro estetico “Arwen” di via Vitulli. Come scrive Repubblica: “Deve esserci stata prima una violenta colluttazione. Poi il killer ha colpito alla testa la giovane estetista, forse con uno sgabello o con un tavolino presente nel centro massaggi, e ha appiccato l’incendio avvolgendo il corpo della donna in una tendina. Sulle pareti e sul pavimento, hanno confermato i rilievi della sezione investigazioni scientifiche, c’erano macchie di sangue anche se diluite dall’acqua usata dai vigili del fuoco per spegnere il rogo.” Insomma, il suo assassino la conosceva. Ricostruisce ancora il quotidiano:

Bruna Bovino aveva sempre vissuto a Polignano a Mare ma aveva deciso di lasciarsi alle spalle il passato e di ricominciare. In un paese nuovo e in una casa nuova. Abitava in via D’Alba, a pochi isolati dalla piazza principale di Mola di Bari, da sola ma, raccontano i vicini, era spesso in compagnia di un uomo. E, proprio di recente, qualcuno l’aveva sentita discutere animatamente al telefono. I carabinieri sono stati in casa della donna e hanno acquisito alcuni effetti personali che potrebbero aiutare a dare un nome all’assassino.

Al vaglio della procura ci sono anche i tabulati telefonici per capire se aveva appuntamento con qualcuno al centro massaggi. Amici e parenti sono stati ascoltati. L’ex fidanzato, che “era molto geloso” dicono in paese, ha raccontato di essere stato con Bruna fino alle due e mezza del pomeriggio e di essere poi andato via. L’ex marito venerdì sera ha lasciato davanti alla saracinesca del locale un mazzo di fiori con un bigliettino: “Per una stella che non c’è più Bruna sei nel mio cuore”. I carabinieri hanno acquisito quel biglietto.

La donna, due figli di 10 e di 2 anni avuti da due diversi uomini, aveva interrotto da poco una relazione, ma forse frequentava un’altra persona. È tutto il circuito relazionale della 29enne ad essere sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. Bruna inoltre il 25 febbraio prossimo avrebbe dovuto testimoniare in aula nel processo in cui si era costituita parte civile nei confronti del suo ex datore di lavoro, il titolare di un centro massaggi di Triggiano dove aveva lavorato fino all’aprile 2011, accusato di induzione e favoreggiamento della prostituzione. A proposito di vicende legali, la 29enne in passato aveva avuto problemi con un suo ex. “C’è un momento giusto per ogni cosa: per agire, per andarsene, per tornare” è uno degli ultimi post della giovane estetista su Facebook. E ancora. “Sarebbe tutto più facile se la gente si parlasse se mettesse da parte l’orgoglio e la piantasse di ingoiare parole. Dev’esserci ancora qualcuno in grado di spingerti contro uno schifoso muro e dirtelo. Ti amo. Ti odio. Guardami”.

Domani avrà luogo l’autopsia, che si terrà nell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari. A effettuarla, il professor Francesco Introna. Lo scopo è chiarire le cause della morte e dare una parola definitiva sul fatto che si tratti di un omicidio e non di un incidente.

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Fiamme a Napoli: incendiata la sede del Comitato Vele di Scampia

comitato-vele-scampia-tuttacronaca“Ma noi non molliamo, è un danno per tutti”. E’ il messaggio che si legge sulla pagina Facebook del Comitato Vele di Scampia, a Napoli, la cui sede è stata data alle fiamme la scorsa notte. Dalla Questura, spiega il Mattino, si è saputo che l’incendio ha distrutto l’arredo della sede, che si trova al piano terra in viale della Resistenza, nella Vela Gialla, nel cuore di Scampia. Mentre la polizia è impegnata nelle indagini, inoltre, è stato reso noto che prima dell’incendio sono stati tagliati i tubi delle bombole di gpl del riscaldamento e le stesse bombole sono state portate all’esterno per evitare esplosioni. Il Comitato è da tempo impegnato per il rilancio del quartiere.

Omicidio-suicidio nel Ravennate: muoiono madre e figlio

omicidio suicidio ravenna-tuttacronacaIl corpo di un 52enne a terra, fuori della Fiat 500 parcheggiata su una piazzola di sosta dell’E 45, all’altezza dell’abitato di Casemurate, alle porte di Ravenna. All’interno, quello della madre 75enne. Stando a una prima ricostruzione delle forze dell’ordine, il figlio avrebbe parcheggiato l’auto, estratto l’arma dal baule dell’utilitaria e poi avrebbe aperto il fuoco contro la madre prima di suicidarsi. La donna, centrata da distanza ravvicinata dalla rosa di pallini, è morta sul colpo. A quel punto l’uomo ha puntato il fucile verso il suo mento e si è sparato dal basso verso l’alto, anche lui morendo all’istante e cadendo a ridosso della vettura, lato posteriore. Subito dopo è passata un’auto il cui conducente, vedendo la scena ha rallentato di colpo.  Accanto a lui, il fucile da caccia utilizzato per dare la morte a entrambi. Sul posto Polstrada e squadra mobile, oltre al Pm di turno Isabella Cavallari. Tutta la corsia sud dell’E45 da Ravenna a Casemurate è stata chiusa al traffico.

Biellese sotto shock: caccia al killer di Vigliano

omicidio-vigliano-tuttacronacaIl 70enne Renato Doria, di Vigliano, nel Biellese, aveva trascorso il pomeriggio di ieri nella piccola azienda tessile di famiglia per poi trascorrere un po’ di tempo al circolo per giocare a carte con gli amici. Poco dopo le 17, rientrato a casa, però, la tragica scoperta: la moglie 63enne, Vanza Vazzoler, giaceva a letto, in posizione prona. Morta. L’omicidio è stato efferato: la donna è stata legata, imbavagliata e massacrata di botte. La polizia, come prima ipotesi, segue quella della rapina conclusa in tragedia. Nell’abitazione di via Dante Alighieri si trovavano una cassaforte e in un cassetto i soldi della pensione, ma nulla è stato toccato, così come non si riscontrano segni di effrazione sulla porta d’ingresso dell’appartamento. Come racconta La Stampa, la vittima era una donna schiva. “Riservata, poco incline a intrattenersi anche con gli altri residenti nel palazzo. Più popolare e conosciuta la sorella minore Cristina, 55 anni, consigliere comunale del Partito democratico a Vigliano e candidata a sindaco alle scorse elezioni. L’hanno avvisata dell’omicidio mentre stava partecipando a una riunione sulle ferrovie, con alcuni pendolari e con due consiglieri regionali. Ha ricevuto tre chiamate dal cognato, ma non ci ha dato peso. Poi le ha telefonato anche il marito, e a quel punto ha capito che era successo qualcosa di grave. Ha abbandonato la riunione e s’è precipitata a casa della sorella. Anche lei non sa spiegarsi l’accaduto, così come l’altro fratello Mirko già ascoltato ieri sera dai magistrati.”

Rogo nel centro benessere di Mola di Bari: s’infittisce il giallo

donna-bruciata-arwen-tuttacronacaSi chiamava Bruna Bovino, aveva 29 anni ed era nata in Brasile ma risiedeva in Puglia, la donna trovata morta ieri all’interno del suo centro estetico Arwen in via Vitulli a Mola di Bari. Il suo corpo è stato trovato semi carbonizzato su un lettino circondato da candele e ora verrà sottoposto ad autopsia. Nel frattempo, il medico legale ha riscontrato alcune lesioni sul cranio “che però potrebbero essere compatibili con una caduta”, spiegano i carabinieri. E gli investigatori aggiungono: “Una scena del delitto non chiara sulla quale sarà necessario fare ulteriori verifiche”.  Secondo quanto ricostruito finora, la donna, figlia di un italiano e di una brasiliana, era l’intestataria del contratto di affitto del centro di estetica. Al momento s’indaga per  ricostruire la vita della donna e le sue frequentazioni.

Eterno riposo? Ma anche no! Salme sparite nel Salernitano

angri-salmescomparse-tuttacronacaPresunta sostituzione di spoglie al cimitero di Angri, in provincia di Salerno. Su quanto accaduto nel loculo n.180 si sta indagando a seguito dell’esposto presentato in procura da un’impiegata, Anna Pauciulo, proprietaria della nicchia in questione. Come spiega il Mattino, i carabinieri avrebbero acquisito già le prime documentazioni per ricostruire i fatti e riscontrare quanto denunciato dalla donna che ha presentato un dettagliato esposto al procuratore capo di Nocera Inferiore Gianfranco Izzo, nel ha ripercorso le tappe di una storia inquietante iniziata oltre due anni e mezzo fa quando scoprì che dal loculo di famiglia erano scomparse le spoglie di due sue antenate e che nella stessa nicchia erano stati riposti i resti di defunti a lei sconosciuti. Nel frattempo il primo cittadino del paese ha confermato che è stata avviata un’indagine interna sul caso per capire se quanto denunciato risponde al vero e se vi sono responsabilità da attribuire a funzionari ed impiegati del cimitero chiamati in causa dall’impiegata angrese. “Ho già dato mandato al funzionario responsabile del cimitero di predisporre e farmi avere, a stretto giro, una dettagliata relazione sui fatti denunciati. Ho appreso la notizia dai giornali, non conosco ancora i dettagli della storia. Voglio capire, pertanto cosa è successo e verificare se ci sono responsabilità da attribuire”.

Caso marò. Il governo indiano ribadisce: no alla pena di morte

salvatore_girone_and_massimiliano_latorre_tuttacronacaTensione oggi per la notizia secondo la quale la polizia indiana vorrebbe infliggere la pena di morte ai due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell’omicidio di due pescatori il 15 febbraio 2012 nonostante il fatto che siano stati trovati sul corpo dei  pescatori uccisi proiettili incompatibili, secondo le perizie balistiche, con le armi in dotazione a Latorre e Girone. Nel frattempo, il governo indiano ha escluso completamente questa eventualità, ribadendo la propria posizione. “Il caso non rientra tra quelli che sono punibili con la pena di morte”, ha detto il portavoce  del governo Syed Akbaruddin che ha ricordato anche come, in una dichiarazione al Parlamento lo scorso 22 marzo, il ministro degli Esteri Salman Khushid avesse escluso la pena capitale, aggiungendo che si applicava solo nei “casi rari tra i più rari”. Non sono quindi state confermate le indiscrezioni del giornale The Hindustan Times  sulla consegna di un rapporto della Nia al ministero degli Interni in cui si chiede l’applicazione di una severa legge che prevede la pena capitale. La conferma del fatto che i marò non corrono simile rischio arriva dal ministro degli Esteri Emma Bonino, che spiega che simile notizia “è già stata smentita”. “Non intendo aggiungere altro”. All’apprendere la notizia, poi smentita, dell’intenzione degli investigatori di perseguire i due militari in base al ‘Sua Act’ che reprime la pirateria marittima con la pena di morte, l’inviato del governo italiano Staffan de Mistura ha replicato: “Siamo pronti ad ogni evenienza con mosse e contromosse”. Il ministero degli Interni si sarebbe trovato “in imbarazzo”  sulla decisione della Nia sui marò, spiega The Economic Times. “Di fronte a questa particolare situazione – scrive il giornale – il ministro degli Interni ha intenzione di trasferire il caso all’Attorney General per un parere legale”. Sarà lui, come riferisce il portavoce del ministero degli Esteri indiano, “a dare il parere decisivo sulla definizione dei capi di accusa”.

La polizia indiana non esclude di chiedere la pena di morte per i marò

marò-tuttacronacaE’ il The Hindustan Times a rendere nota una notizia shock: gli investigatori della Nia che si occupano del caso dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno presentato un rapporto in cui accusa i due militari italiani in base a una legge che prevede la pena di morte. Tale rapporto, consegnato al ministero degli Interni, chiede infatti che vengano perseguiti in base al “Sua Act”, che reprime la pirateria marittima con la pena capitale. E questo, “nonostante le ripetute richieste pressanti del ministero degli Esteri di trattare il caso con capi di imputazione che prevedono pene più lievi”. Alla Nia è stata quindi chiesta una conferma dell’esistenza di un tale rapporto in cui si chiede la pena di morte per Latorre e Girone, ma la risposta della polizia investigativa indiana è stata un “no comment”. Il vice ispettore P.V. Vikraman, consultato telefonicamente sulle notizie pubblicate dal quotidiano, ha detto soltanto: “Non posso commentare. Non sono in una posizione per poterlo fare”.

Yara Gambirasio e l’imprenditore che forse conosce l’assassino

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Ci potrebbero essere novità sul caso Yara. Ieri, in Procura a Bergamo, gli inquirenti hanno sentito per oltre due ore un giovane bergamasco. L’uomo, secondo Quarto Grado,  è un albergatore originario di un paese che dista cinque chilometri da Brembate di Sopra e non era mai stato sentito dagli investigatori nè era mai stato sottoposto al prelievo del Dna. Per la trasmissione, che andrà in onda questa sera su Retequattro, il giovane, che non è formalmente indagato, ma sul quale sono in corso ulteriori accertamenti, ha dichiarato ai microfoni di Quarto Grado di avere alcuni amici il cui Dna è stato confrontato con quello dell’assassino di Yara (‘Ignoto 1’). Il ragazzo, inoltre, avrebbe risposto anche a domande su suoi conoscenti impiegati – ai tempi della scomparsa di Yara – nei lavori di costruzione del centro commerciale di Mapello. La trasmissione svelerà, inoltre, che tra i numerosi capelli, peli e tessuti epiteliali repertati sul corpo di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d’Isola, alcuni non appartengono alla giovane nè sono di origine animale. La notizia è stata data questa mattina, in un incontro di tre ore, alla titolare delle indagini, il pm Letizia Ruggeri, dal dottor Carlo Previderè, ricercatore del Dipartimento Medicina Legale e Scienze Forensi dell’Università di Pavia, nominato consulente della Procura di Bergamo. I reperti saranno ora ulteriormente analizzati per tentare di risalire ai gruppi etnici di appartenenza e, se lo stato di conservazione lo permetterà, all’individuazione di precisi profili genetici.

Il pullman per andare da Berlusconi lo paga la Regione

regione-piemonte-tuttacronacaSono 43 i consiglieri della Regione Piemonte che hanno ricevuto l’avviso di conclusione indagini. Tra chi sta per essere rinviato a giudizio, anche il 64enne Angiolino Mastrullo, giornalista e imprenditore che, arrivato da Psi, è stato tra i fondatori di Forza Italia in Piemonte. Come spiega La Stampa, a Mastrullo vengono contestate “spese per 39 mila euro per ristoranti, bar e generi alimentari. Altri 8 mila 700 euro per acquisti vari: televisori, cuffie, gioielli, articoli per animali, occhiali, valigie in pelle, biglietti per le partite”. Ma quello che realmente sorprende è il rimborso spese, per un totale di 13mila e 300 euro, per una trasferta a Roma, in occasione del congresso nazionale del Pdl del 30 giugno 2011. Il consigliere ha spiegato ai magistrati: “Nell’occasione è stato messo a disposizione un pullman per il trasporto di persone e simpatizzanti, ma non si sono presentati e il viaggio è saltato. La messa a disposizione del pullman, contrattata più volte con il medesimo proprietario, si è rivelata più volte un vero flop, perché le persone invitate dai consiglieri regionali, pur avendo aderito all’iniziativa, non si sono presentate alla partenza!” Poi specifica: “Nel caso della manifestazione del 1° luglio 2011, fallito per l’assenza dei simpatizzanti invitati, il proprietario pretese il rispetto del rapporto contrattuale minacciando il ricorso all’autorità giudiziaria per avere il pagamento, anche delle precedenti occasioni. Ovvero: messa a disposizione del pullman e mancata partenza. Nasce da questo poco lodevole comportamento degli assenti, la spesa di 13 mila 300 euro da me proposta al gruppo del Pdl per scongiurare il pericolo di un contenzioso che avrebbe aggravato la spesa”.  Riassumendo: il viaggio, fallimentare, per i simpatizzanti del Cavaliere è stato “offerto” dalla regione. Ma Angiolino Mastrullo spiega anche come funzionavano i gruppi di volontari: “La mia attività politica si svolgeva per il tramite di vari gruppi di giovani volontari, compresi amici e parenti, che in modo saltuario ma puntuale consentivano la mia presenza sul territorio, finalizzata alle celebrazioni di convegni e di manifestazioni partitiche. Il ricorso alla collaborazione del volontariato non deve essere considerato in modo negativo, ove si pensi che il Pdl ha struttura organizzativa e politica radicalmente diversa da quella dei partiti tradizionalmente esistenti. Non ho mai cercato di dissimularlo con assunzioni mediante contratti di vario genere o altre forme che potessero minare la mia lealtà istituzionale e configurare un arricchimento personale”. E ancora: “L’azione di sostegno alla mia attività politica operata da questi piccoli gruppi, veniva gratificata una tantum con incontri al bar, al ristorante, non esclusa casa mia: con qualche omaggio di natura diversa, che poteva andare da un profumo a un modesto capo di abbigliamento, sino a un biglietto di una partita di calcio. L’articolazione dei vari gruppi di collaboratori volontari può spiegare la contemporaneità di molte spese…”.  Per quello che riguarda altri politici coinvolti, sempre La Stampa spiega:

 Il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo, anche lui del Pdl, indagato a sua volta per acquisti di cravatte e gioielli, 9000 mila euro di alberghi e 1800 euro per biglietti di auguri natalizi del Popolo della Libertà, preferisce non commentare: «Devo studiare le carte». Non commenta il consigliere del Pdl Anna Rosa Costa, sotto accusa per 19 mila euro di ristoranti e 9 mila euro in spese varie, fra cui pneumatici, profumi e gioielli. Non commenta nessuno. Sono giorni così, di silenzi, rabbia e incontri con gli avvocati. Mastrullo è uno dei pochi che non si tira indietro: «Sto molto male per quello che è successo – dice – sono entrato in Regione nel 2010. Ho chiesto quali erano le regole per i rimborsi. Mi sono attenuto fedelmente a quanto mi è stato detto. Appena ho capito quello che stava succedendo, ho rinunciato ai soldi ancora a mia disposizione. Mi fa male chiudere in questa maniera una carriera politica di quarant’anni. Ci sarà tempo per spiegare, ma non doveva andare così».

Il sito neonazi Stormfront: perquisizioni in tutta Italia

stromfront-blitz-tuttacronacaNel corso di un’indagine al cui centro c’è un video “dal contenuto evidentemente antisemita”, denominato “Il nemico occulto – un documentario sulla questione ebraica”, realizzato da utenti della sezione italiana di Stormfront e che riproduce immagini finalizzate ad accusare gli ‘ebrei’ della crisi economica mondiale, indicando alcuni di loro come titolari di ruoli apicali all’interno di banche ed altre istituzioni”, gli agenti della polizia di Roma hanno eseguito, all’alba 35 perquisizioni nei confronti di altrettante persone in tutta Italia. Lo scopo era identificare nuovi componenti e autori di un nuovo forum nazista sulla scia di “Stormfront”, sito già in passato oscurato. Le persone finite nel mirino sono residenti in 22 diverse province italiane, tra cui la Capitale e Milano, accusate di odio razziale ed etnico. L’accusa per le persone identificate è di incitamento a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici. Sul fortum italiano venivano pubblicati post che istigavano all’odio e alla violenza per motivi razziali, etnici nazionali. Tali post, inoltre, diffondevano contenuti fortemente diffamatori nei confronti di alcuni personaggi pubblici, quali il sindaco di Lampedusa, Giuseppina Maria Nicolini, Carla Di Veroli, già assessore alla politiche culturali, giovanili e pari opportunità di un Municipio di Roma, e lo scrittore Roberto Saviano.

Interrogati dalla Nia i quattro fucilieri che si trovavano sull’Enrica Lexie

marò-tuttacronacaSono stati sottoposti ad interrogatorio con la polizia indiana quattro fucilieri Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte, che il 14 febbraio 2012 si trovavano sulla petroliera “Enrica Lexie” assieme ai due marò sotto processo in India con l’accusa di aver sparato e ucciso due pescatori del Kerala. Al termine della videoconferenza, avvenuta nell’ambasciata di New Delhi a Roma, l’invitoa del governo italiano Staffan De Mistura ha detto all’Ansa: “Adesso la posizione di Latorre e Girone è stata ancor più chiarita”. Al termine delle deposizioni, i quattro si sono trattenuti con De Mistura e Carlo Sica, l’avvocato dello Stato che segue i legali indiani di Latorre e Girone. De Mistura ha spiegato che si è tratto di “una escussione dei quattro fucilieri di Marina che noi volevamo che avvenisse perché sono testimoni della difesa e perché questo è l’ultimo tassello prima di chiudere le indagini suppletive. Indagini che volevamo che avvenissero affinché fossimo nelle condizioni di difendere al massimo i due fucilieri di Marina Latorre e Girone. Noi ci sentiamo sicuri di saper come andare avanti, perché la loro posizione è chiara ed è stata ancor più chiarita oggi”. La Nia, National Investigation Agency indiana, ha voluto ascoltare i fucilieri in seguito alle perizie balistiche che hanno rivelato che i proiettili ritrovati nei corpi dei due pescatori sono compatibili con le armi di altri due sottufficiali, non con i fucili Beretta in dotazione a Girone e Latorre. E’ stato il giudice speciale individuato dalla Corte suprema indiana a incaricare l’agenzia di ricostruire la vicenda, dopo che la stessa Corte suprema aveva ritenuto non valido il procedimento giudiziario avviato a suo tempo dalla polizia e dai giudici del Kerala. I fuciliari interrogati si sono detti “assolutamente sereni e determinati” quando hanno riferito la loro versione dei fatti. Una fonte informata ha detto All’Asca che le indagini suppletive dovrebbero chiudersi “in tempi ragionevoli”, essendo quello di stamani “uno degli ultimi passaggi” prima che gli inquirenti indiani presentino i capi di accusa nei confronti di Latorre e Girone. Avrà poi inizio il processo, per il quale “da entrambe le parti c’è la volontà di una chiusura rapida”.

A volte ritornano: lo scandalo del calcioscommesse

calcioscommesse-tuttacronacaLa procura di Cremona torna a puntare il dito sui campi da calcio e si ricomincia a parlare di calcioscommesse. Due anni non sono bastati a ripristinare la legalità sui rettangoli di gioco e ora ci sono nuovi indagati, “con dirigenti e tecnici” di prima fascia in contatto con criminali che in cambio di risultati esatti sulle gare “pretendono somme dell’ordine delle centinaia di migliaia di euro a partita”.  E’ stata la stessa procura che aveva scoperto lo scandalo a notificare una nuova proroga di indagini  a 41 persone, tra calciatori e dirigenti. Omissati, al momento, i nomi. Il pm Fabio Saponara, che affianca il procuratore Roberto Di Martino nell’indagine, scrive: “Le investigazioni sono molto complesse perché hanno per oggetto molti fatti tra loro collegati: si indaga sulla manipolazione di circa 110 partite e gli indagati sono più di 150”. Ma non si guarda solo all’Italia, sono infatti partite anche una serie di rogatorie all’estero, non solo per capire i movimenti dell’associazione criminale che partendo da Singapore e da Tan Set Eng, passando per i Balcani con il gruppo degli Zingari di Hrystian Ilyevki, è arrivata in Italia per truccare i campionati. Quello a cui si mira è intercettare i movimenti di denaro. Torna in auge anche il nome di Stefano Mauri, contro il capitano della Lazio sarebbero “emersi ulteriori indizi, rispetto all’originaria richiesta di misura, costituiti da ulteriori collegamenti con indagati di grande spessore, recentemente iscritti”. “In particolare – continua il pm Saponara – molto recentemente è stata depositata una corposa informativa, con la quale sono stati denunciati numerosi nuovi indagati ed è stata evidenziata la manipolazione di altre partite, alcune delle quali riferibili all’ultimo campionato. Quindi l’attività di manipolazione è ancora in corso”. “Sono stati identificati – continua la procura – alcuni personaggi che tenevano i contatti tra il sodalizio e dirigente delle squadre si serie A. E sono in corso di accertamento i legami di questo soggetto in riferimento alla manipolazione delle partite, con accertamenti fondamentali sui tabulati”. Per il 10 dicembre, inoltre, è in calendario l’incidente probatorio durante il quale verranno aperti circa 200 apparecchi informatici sequestrati in più di due anno di inchiesta a tutti gli indagati. Quattro periti che avranno altrettanti mesi di tempo per tirare fuori tutto il materiale importante per l’indagine, compresi i messaggi e le mail cancellate.

La festa delle Forze Armate: ma i marò sono ancora lontani

marò-tuttacronacaGiornata della festa delle Forze Armate oggi e il pensiero è corso ai due marò, in India ormai da 624 giorni. Nessuna novità per loro, solo Napolitano che ha voluto assicurare che “non cessiamo di operare tenacemente per riportarli a casa”. In videoconferenza, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno voluto ricordare che ci saranno ancora da affrontare “periodi duri”. Consapevoli, non potendo fare altro, di “quanta strada il governo deve fare per raggiungere il traguardo” di farli “tornare a casa”.  Da parte sua, la titolare della Farnesina ritiene che “alcune cose si stiano muovendo”, pur ribadendo che il “dossier ereditato” ha “grandi complessità” e “grandi contraddizioni”.  Emma Bonino ha invece sottolineato che il governo “finalmente parla con una voce” mentre il ministro della Difesa Mauro ha rilevato la “forza e determinazione” del lavoro perchè i marò tornino “a casa con onore” e mette l’accento sui “sacrifici dei loro familiari”. Staffan de Mistura, inviato speciale del governo, ha ricordato invece che non si deve dimenticare che il lavoro “è costante, determinato e pressante anche quando avviene con discrezione e senza rumore”.  Al contrario, Ignazio La Russa ha chiamato in causa l'”assenza di un vero impegno di tutto il sistema Italia” e una questione della “dignità nazionale”. Ad essere insofferenti sono invece tutti coloro che vogliono un pronto ritorno dei marò e che si sono dati appuntamento per una ‘Tweet storm’, una tempesta di tweet per chiedere il rientro di Latore e Girone che “l’Italia ha dimenticato ma noi non lo faremo”. Ed è di oggi la notizia che Latorre ha un’infezione intestinale, forse contratta nel carcere di Kochi, e per la quale potrebbe essere necessario un intervento chirurgico, magari in Italia. Forse la possiblità più concreta di tornare rapidamente, almeno per lui, passa da qui.

La morte di Yara: Guerinoni è il padre biologico dell’assassino, lo dice il Dna

yara_gambirasio_tuttacronacaL’antropologa forense Cristina Cattaneo ha eseguito degli esami sui resti di Giuseppe Guarinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 a 61 anni, dai quali è emerso che si tratta sicuramente del padre biologico dell’uomo che ha ucciso la 13enne Yara Gambirasio. Le analisi sono state eseguite da del Dna estratto da un femore dell’uomo che è stato poi confrontato con la traccia genetica trovata sugli slip della giovane vittima.

C’è anche un sasso nel caso Yara

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Un sasso e nuove speranze per trovare l’assassino di Yara Gambirasio. Quel sasso trovato a 300 metri dal punto dove il 26 febbraio 2011 è stato trovato il corpo senza vita di Yara Gambirasio presenta  tre macchie, una più grande e due più piccole. Le macchie sono ritenute “sospette”, anche se non si è certi che quelle macchie siano di sangue. Al momento si preferisce la prudenza e si afferma che quelle macchie “potrebbero essere qualunque cosa”. I prelievi sono già stati e fatti e inviati ai Ris di Parma che dovranno analizzarlo.  Intanto si apprende anche dalla trasmissione “Quarto Grado” che gli occhi dell’assassino del killer di Yara Gambirasio sarebbero di colore castano.

Yara: 700 nuovi prelievi di Dna alla ricerca della madre dell’Ignoto 1

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Dopo aver escluso la pista francese del pedofilo ossessionato dalla ragazzina di Brembate, la polizia scientifica si concentra concentra su 700 donne bergamasche che hanno soggiornato almeno una volta a Salice Terme. La lista delle donne è stata ricavata prendendo i nomi di coloro che negli anni ’60 si sono sottoposte a cure termali in corrispondenza dei soggiorni di Guerinoni. Le donne saranno convocate per il test e per scoprire se una di loro può essere la madre dell’assassinio di Yara. nuovi controlli, nuove speranze per un’indagine che sembra infinita e che per il momento non ha ancora portato i risultati sperati.

Polizia indiana in trasferta: a Roma per interrogare gli altri marò

marò-tuttacronacaLe autorità indiane avrebbero deciso: la Nia, National investigation agency, sarebbe pronta per la missione che porterà un loro team in Italia, a Roma, con lo scopo d’interrogare gli altri quattro fucilieri imbarcati sulla Enrica Lexie il l 15 febbraio 2012, giorno in cui vennero uccisi due pescatori al largo delle coste di Kerala. A darne notizia è l’agenzia di stampa indiana Pti, ma non ci sono conferme ufficiali. Gli uomini della Nia assisterebbero a un interrogatorio svolto dalla polizia italiana in base a lettere rogatorie indiane. Tale missione potrebbe risolverebbe l’impasse che impedisce la chiusura delle indagini favorendo l’apertura del processo dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, in India.

Il Dna scagiona il pedofilo 50enne: non è il killer di Yara

yara_gambirasio-tuttacronacaSi era aperta una nuova pista per quel che riguarda la morte di Yara Gambirasio e che conduceva a un certo Lorenzo B. un pedofilo 50enne nato a Padova e che attualmente si trova in un carcere francese, a Bourges. Ma gli esami del Dna, come ha anticipato la trasmissione Quarto Grado, hanno dato esito negativo e quindi l’uomo, che era finito tra i sospettati in quanto nutriva una passione per la ginnastica artistica e una vera ossessione per la ragazzina di Brembate, non sarebbe il suo killer.

Sottoufficiale italiano trovato morto in Kosovo, s’indaga

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Un sottufficiale dell’esercito italiano è stato trovato morto questa mattina a Pristina, all’interno della base che ospita il quartier generale della Kosovo Force-Kfor. Ora sono in corso gli accertamenti da parte delle autorità per chiarire le cause sul decesso del militare. I famigliari sono già stati avvisati.   Ne dà notizia una nota.

Le strane ossessioni di Lorenzo B e il caso Yara

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La nuova pista che si apre su Yara Gambirasio viene riportata dal quotidiano Giallo che in un’intervista alla madre di una coetanea di Yara, racconta che la figlia è stata molestata attraverso internet da un pedofilo 50enne, un certo Lorenzo B.

L’uomo attualmente si trova in carcere in Francia, ma ci sono varie coincidenze che vengono riportate anche dal TgCom, oltre che dallo stesso settimanale:

  • Prima coincidenza: Lorenzo B. è appassionato di ginnastica ritmica, praticata durante l’adolescenza a Chiasso
  • Seconda coincidenza: nell’inverno del 2010, riferisce il settimanale di cronaca nera, il 50enne “cercava a tutti i costi di mettere le mani su qualche bambina di Bergamo”.
  • Terza coincidenza: l’ossessione per Yara Gambirasio. Nel 2012 Lorenzo B. ha clonato il profilo Facebook di Laura e ”scriveva frasi d’amore, diceva di conoscere Yara, di sapere chi è il suo assassino”.
  • Quarta coincidenza, una poesia scritta da Lorenzo B., “Incubo”: “Anche stanotte sei tornata… Ti ho vista… Ti ho sentita. Quel freddo tutto attorno… E c’eri tu. E poi le grida, il tuo pianto. L’orrore. E poi.. Buio… Solo buio freddo… E silenzio. Ormai ogni notte è così. Ho paura di dormire, ho paura di sognare. Di rivedere, di rivivere, di sentire ancora tutto questo. Cosa posso fare… Cosa devo fare per farti trovare la pace, per cancellare tutta la sofferenza che hai dovuto subire… Per far tacere tutto questo gelido silenzio… Sto male…”
  • Quinta coincidenza: dall’esame del Dna “risulta che l’assassino di Yara Gambirasio sia il figlio illegittimo del signor Giuseppe Guerinoni, deceduto nel 1999. Un uomo sulla cinquantina adottato. Così come adottato sarebbe Lorenzo”.

Marò: la polizia indiana in arrivo in Italia?

maro-processo-tuttacronacaSembra non arrivare mai l’apertura del processo ai due fucilieri di marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i marò, imputati per omicidio per aver sparato dalla nave italiana Enrica Lexie uccidendo due pescatori al largo delle coste del Kerala il 15 febbraio 2012. Considerato che la giustizia indiana aveva chiesto di ascolatare gli altri militari presenti sulla petrolifera, uomini che il ministero degli Esteri non è intenzionato a mandare in India, sarebbero ora le autorità indiane in procinto di decidere se inviare a Roma una missione della National investigation agency (Nia)  per interrogare i quattro marò. In questo modo si risolverebbe l’impasse che impedisce la chiusura delle indagini.

Caso Ragusa: il nuovo testimone è un Vigile del Fuoco

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I carabinieri volevano vederci chiaro sul nuovo testimone che è entrato dopo 20 mesi di silenzio all’interno del caso della scomparsa di Roberta Ragusa. Così si sono presentati sul posto di lavoro: nella caserma dove il Vigile del Fuoco presta servizio, ma oggi non era in turno. Gli investigatori vogliono mantenere il massimo riserbo e hanno solo dichiarato ”Abbiamo chiesto solo alcune precisazioni”.

Quello che gli inquirenti vogliono capire è come mai il Vigile, che vive a Gello, si è confidato solo con qualche conoscente. Questo tipo di condotta, stando alle indiscrezioni, gli avrebbe creato qualche grattacapo anche sotto il profilo professionale e al pompiere sarebbe già stato chiesto di chiarire i motivi della sua mancata presentazione spontanea agli inquirenti.

 

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