Il libro “Yara, orrori e depistaggi” in libreria, ma non a Bergamo

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E’ uscito i primi di febbraio il libro “Yara, orrori e depistaggi” di Salvo Bella, giornalista siciliano da sempre impegnato sul fronte della mafia, ed edito da Edicom. Nella città di Bergamo fra l’altro il libro era proposto con condizioni di favore, tuttavia nessun rivenditore ha accettato di esporre sui propri scaffali questo libro a eccezione de Il Libraccio di Curno, all’interno del  Centro commerciale Le Vele. Come mai nessuno lo ha voluto? L’autore ha rilasciato un’intervista al Giornale di Bergamo in cui spiega, secondo la sua opinione, quali sono stati i motivi :

“Proprio a Caltanissetta, con l’allora capo della mobile La Barbera, l’ex questore di Bergamo è coinvolto nel processo sui depistaggi per il delitto del giudice Borsellino – dice Bella, riferendosi alle false confessioni di un pentito che si era auto-accusato – depistaggi che per vent’anni nascosero la verità, che accollarono un omicidio a chi non l’aveva commesso  e che sollevano ora squarci inquietanti sui rapporti tra Stato e mafia. Non appena Yara sparì e per i tre mesi successivi – continua Bella – il questore continuò ad affermare in tv e sui giornali che avrebbe riportato a casa la ragazzina, viva, però sappiamo che invece era morta da tempo, probabilmente dalle ore immediatamente successive al rapimento. E’ innegabile che le indagini siano state indirizzate su una falsa pista, cercando una persona vivente, non un cadavere. Questo è solo un esempio e nel libro raccontiamo questi dati di fatto, con nomi e cognomi di uomini delle forze dell’ordine”. Circa l’atteggiamento delle librerie bergamasche, Salvo Bella racconta un aneddoto: “Quando negli anni Novanta pubblicai il libro “Il Padrono” su Michele Greco detto O’ Papa, non lo volle nessuna libreria di Palermo. Altri due libri in preparazione sul giallo di Yara Gambirasio che stavano vedendo la luce nel 2011 non furono in passato pubblicati. La parrocchia di Brembate di Sopra stava preparando un volume con l’aiuto del parroco don Corinno Scotti, che rinunciò all’iniziativa su espressa richiesta della famiglia. Nello stesso anno l’infermiere Alessandro Castellani di Castiglion Fiorentino in provincia di Arezzo non diede alle stampe un suo libro perché subito dopo l’annuncio fu addirittura sospettato, perché conosceva alcuni particolari non noti della vita di Yara”.

Il libro di Salvo Bella è l’unico uscito finora sull’uccisione di Yara. La notizia  del suo “blocco” è apparsa sul sito http://www.intopic.it, nel quale si legge che “la famiglia Gambirasio ha costretto la casa editrice a ritirarlo dal mercato”, ma la notizia è smentita dalla casa editrice Gruppo Edicom, che oggi ha diffuso una nota: “Il giornalista Salvo Bella ha compiuto un’analisi approfondita sul fallimento delle indagini e chiama in causa personaggi di apparati dello Stato che avrebbero commesso dei depistaggi. La particolarità del contenuto ha diffuso atteggiamenti reverenziali e posizioni di autocensura per non dispiacere dei potenti tirati in ballo con nomi e cognomi, cercando in tal modo di mettere tutto a tacere. Nella Bergamasca molte librerie hanno rifiutato il libro, ma la famiglia Gambirasio non c’entra e semmai avrebbe potuto adoperarsi per diffonderlo anziché per bloccarlo: né noi né l’autore del libro abbiamo avuto con loro, direttamente o indirettamente, alcun contatto”.

Yara Gambirasio e l’imprenditore che forse conosce l’assassino

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Ci potrebbero essere novità sul caso Yara. Ieri, in Procura a Bergamo, gli inquirenti hanno sentito per oltre due ore un giovane bergamasco. L’uomo, secondo Quarto Grado,  è un albergatore originario di un paese che dista cinque chilometri da Brembate di Sopra e non era mai stato sentito dagli investigatori nè era mai stato sottoposto al prelievo del Dna. Per la trasmissione, che andrà in onda questa sera su Retequattro, il giovane, che non è formalmente indagato, ma sul quale sono in corso ulteriori accertamenti, ha dichiarato ai microfoni di Quarto Grado di avere alcuni amici il cui Dna è stato confrontato con quello dell’assassino di Yara (‘Ignoto 1’). Il ragazzo, inoltre, avrebbe risposto anche a domande su suoi conoscenti impiegati – ai tempi della scomparsa di Yara – nei lavori di costruzione del centro commerciale di Mapello. La trasmissione svelerà, inoltre, che tra i numerosi capelli, peli e tessuti epiteliali repertati sul corpo di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d’Isola, alcuni non appartengono alla giovane nè sono di origine animale. La notizia è stata data questa mattina, in un incontro di tre ore, alla titolare delle indagini, il pm Letizia Ruggeri, dal dottor Carlo Previderè, ricercatore del Dipartimento Medicina Legale e Scienze Forensi dell’Università di Pavia, nominato consulente della Procura di Bergamo. I reperti saranno ora ulteriormente analizzati per tentare di risalire ai gruppi etnici di appartenenza e, se lo stato di conservazione lo permetterà, all’individuazione di precisi profili genetici.

La morte di Yara: Guerinoni è il padre biologico dell’assassino, lo dice il Dna

yara_gambirasio_tuttacronacaL’antropologa forense Cristina Cattaneo ha eseguito degli esami sui resti di Giuseppe Guarinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 a 61 anni, dai quali è emerso che si tratta sicuramente del padre biologico dell’uomo che ha ucciso la 13enne Yara Gambirasio. Le analisi sono state eseguite da del Dna estratto da un femore dell’uomo che è stato poi confrontato con la traccia genetica trovata sugli slip della giovane vittima.

C’è anche un sasso nel caso Yara

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Un sasso e nuove speranze per trovare l’assassino di Yara Gambirasio. Quel sasso trovato a 300 metri dal punto dove il 26 febbraio 2011 è stato trovato il corpo senza vita di Yara Gambirasio presenta  tre macchie, una più grande e due più piccole. Le macchie sono ritenute “sospette”, anche se non si è certi che quelle macchie siano di sangue. Al momento si preferisce la prudenza e si afferma che quelle macchie “potrebbero essere qualunque cosa”. I prelievi sono già stati e fatti e inviati ai Ris di Parma che dovranno analizzarlo.  Intanto si apprende anche dalla trasmissione “Quarto Grado” che gli occhi dell’assassino del killer di Yara Gambirasio sarebbero di colore castano.

Yara: 700 nuovi prelievi di Dna alla ricerca della madre dell’Ignoto 1

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Dopo aver escluso la pista francese del pedofilo ossessionato dalla ragazzina di Brembate, la polizia scientifica si concentra concentra su 700 donne bergamasche che hanno soggiornato almeno una volta a Salice Terme. La lista delle donne è stata ricavata prendendo i nomi di coloro che negli anni ’60 si sono sottoposte a cure termali in corrispondenza dei soggiorni di Guerinoni. Le donne saranno convocate per il test e per scoprire se una di loro può essere la madre dell’assassinio di Yara. nuovi controlli, nuove speranze per un’indagine che sembra infinita e che per il momento non ha ancora portato i risultati sperati.

Il Dna scagiona il pedofilo 50enne: non è il killer di Yara

yara_gambirasio-tuttacronacaSi era aperta una nuova pista per quel che riguarda la morte di Yara Gambirasio e che conduceva a un certo Lorenzo B. un pedofilo 50enne nato a Padova e che attualmente si trova in un carcere francese, a Bourges. Ma gli esami del Dna, come ha anticipato la trasmissione Quarto Grado, hanno dato esito negativo e quindi l’uomo, che era finito tra i sospettati in quanto nutriva una passione per la ginnastica artistica e una vera ossessione per la ragazzina di Brembate, non sarebbe il suo killer.

Le strane ossessioni di Lorenzo B e il caso Yara

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La nuova pista che si apre su Yara Gambirasio viene riportata dal quotidiano Giallo che in un’intervista alla madre di una coetanea di Yara, racconta che la figlia è stata molestata attraverso internet da un pedofilo 50enne, un certo Lorenzo B.

L’uomo attualmente si trova in carcere in Francia, ma ci sono varie coincidenze che vengono riportate anche dal TgCom, oltre che dallo stesso settimanale:

  • Prima coincidenza: Lorenzo B. è appassionato di ginnastica ritmica, praticata durante l’adolescenza a Chiasso
  • Seconda coincidenza: nell’inverno del 2010, riferisce il settimanale di cronaca nera, il 50enne “cercava a tutti i costi di mettere le mani su qualche bambina di Bergamo”.
  • Terza coincidenza: l’ossessione per Yara Gambirasio. Nel 2012 Lorenzo B. ha clonato il profilo Facebook di Laura e ”scriveva frasi d’amore, diceva di conoscere Yara, di sapere chi è il suo assassino”.
  • Quarta coincidenza, una poesia scritta da Lorenzo B., “Incubo”: “Anche stanotte sei tornata… Ti ho vista… Ti ho sentita. Quel freddo tutto attorno… E c’eri tu. E poi le grida, il tuo pianto. L’orrore. E poi.. Buio… Solo buio freddo… E silenzio. Ormai ogni notte è così. Ho paura di dormire, ho paura di sognare. Di rivedere, di rivivere, di sentire ancora tutto questo. Cosa posso fare… Cosa devo fare per farti trovare la pace, per cancellare tutta la sofferenza che hai dovuto subire… Per far tacere tutto questo gelido silenzio… Sto male…”
  • Quinta coincidenza: dall’esame del Dna “risulta che l’assassino di Yara Gambirasio sia il figlio illegittimo del signor Giuseppe Guerinoni, deceduto nel 1999. Un uomo sulla cinquantina adottato. Così come adottato sarebbe Lorenzo”.

Non è Pizzocolo il killer di Yara!

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Andrea Pizzocolo non è il killer di Yara. Il dna dell’uomo è stato messo a confrotto con le tracce biologiche trovate sui leggings e sgli slip della ragazzina e l’esito degli esami ha dato un risultato negativo. Lo stesso procuratore capo di Lodi, Vincenzo Russo ha dichiarato “L’esito è negativo”.

L’arresto di Pizzocolo apre spiragli sul caso Yara, attinenze tra gli omicidi

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Ci potrebbero essere delle attinenze tra l’omicidio  Lavinia Simona Aiolaiei, la prostituta di 18 anni uccisa da Andrea Pizzocolo, ragioniere dalla doppia vita, di giorno padre e marito, di notte regista e killer del sesso estremo, e il caso della piccola Yara. Per gli investigatori di Lodi ci sono delle strane “similitudini” tra il ritrovamento del corpo della romena e quello della ragazzina di Brembate.

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Come si scrive Il Giorno, ora si attendono i risultati del test del Dna che mette a confronto il codice genetico di Pizzocolo con quello trovato nei reperti della 16enne ma anche dei casi rimasti insoluti negli anni scorsi. Quello di Yara, infatti, non sarebbe l’unico caso sospetto, l’altra notte la trasmissione «Chi l’ha visto?» ha rilanciato i casi di dieci prostitute scomparse in Nord Italia negli ultimi anni. Avvolto ancora nel mistero poi il caso su una lucciola strangolata a morte nel Capodanno di tre anni fa in viale Jenner, a Milano.
In Procura infatti sono arrivate alcune denunce di prostitute che hanno dichiarato di essere sfuggite alla follia omicida del ragioniere.  Inoltre per la settimana prossima sono attesi anche i risultati dell’autopsia sul corpo della escort romena di cui Pizzocolo ha filmato la morte in diretta. Si spera che con questi dati si possa far luce non solo sul luogo nel quale è morta la 18enne ma anche trovare particolari importanti che potrebbero far risolvere i cold case che ancora attendono di avere giustizia. E’ emerso poi che Pizzocolo  avrebbe abusato più volte del cadavere della romena prima di abbandonarlo in tutta fretta in un campo di mais e far ritorno a casa per attendere la compagna e la figlia di ritorno da Mirabilandia.

La nuova pista della pedofilia, l’assassino di Yara avrà mai un volto?

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Dopo l’uscita di scena Mohamed Fikri, dopo il Dna prelevato a un intero paese e la recente pista che ha condotto a Salice Terme, ora si inizia a parlare della pedofilia. O meglio di un caso avvenuto ad un’altra ragazzina che abita nella zona bergamasca, pochi giorni prima della scomparsa di Yara. La ragazzina in questione avrebbe denunciato gli abusi subiti da parte di un allenatore di ginnastica, così ora gli investigatori hanno effettuato un confronto fra le tracce di Dna ritrovate sul corpo della ginnasta con quello di 162 uomini accusati di pedofilia e condannati per questo reato, che vivono proprio nella zona in cui viveva l’atleta.  Ora si attendono gli esiti.

 

Più vicini alla soluzione del caso di Yara?

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Dopo che le ricerche dell’Ignoto 1 si sono spostate in provincia di Pavia e in particolare a Salice Terme, si è aperta una nuova pista e nuove speranze di trovare l’Ignoto 1.

Le forze dell’ordine stanno passando al setaccio i registri degli hotel della zona, ma anche quelli dell’Inps – che pagava le cure – nella speranza di risalire al nome di una donna che, negli stessi periodi in cui era presente l’autista, abbia frequentato Salice.

Alla ricerca dell’Ignoto 1… il caso Yara si sposta nel Pavese

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Si cambia provincia e si continua a cercare l’Ignoto 1, l’assassino di Yara, il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni. Ieri sera è andata in onda la puntata di Quarto Grado e si è appreso che l’autista di Gorno morto nel 1999 che risulta essere il padre biologico del killer della ragazzina di Brembate Sopra avrebbe soggiornato a Salice Terme, in provincia di Pavia, due settimane ogni anno prima di sposarsi nel 1963.  Secondo l’ipotesi investigativa durante uno di questi soggiorni, avrebbe potuto conoscere la ragazza che poi è rimasta incinta. Consultando gli elenchi forniti dall’Inps – che aveva pagato le cure termali – e i registri degli hotel di Salice Terme, le forze dell’ordine mirano a risalire alla donna che ha frequentato questa zona, in corrispondenza dei soggiorni di Guerinoni, negli anni Sessanta.

Yara: Archiviato Fikri, e forse chiesto il Dna al mitomane.

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Il fascicolo dell’unico indagato, Mohammed Fikri, per il caso dell’assassinio della 13enne Yara Gambirasio, è stato definitivamente archiviato. Forse, anche se nelle ultime ore si è cambiato parere, sarà chiesto il test del Dna per  Domenico De Simone, il sessantenne originario di Cosenza, autore delle telefonate e dei messaggi firmati genericamente «Mario» che nelle ultime due settimane hanno movimentato il caso di Yara. Nonostante gli oltre 18mila prelievi predisposti su persone residenti nella zona di Rovetta e paesi confinanti, a oggi, non sembrano esserci nuovi sviluppi.

Fermato Mario, l’uomo che si accusa dell’omicidio di Yara

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E’ stato fermato “Mario”, l’uomo che nei giorni scorsi si era autoaccusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. Lo ha individuato la polizia intorno a mezzogiorno dentro una cabina telefonica di viale Papa Giovanni mentre stava cercando di telefonare a L’Eco di Bergamo (dopo essere stato nella redazione). Si tratta di un sessantenne bergamasco la cui identità è ora al vaglio dei poliziotti che lo hanno fermato e portato in Questura. E’ sempre più probabile che si tratti di un mitomane, ma ogni valutazione è ora al vaglio degli inquirenti.

Aggiornamento 10 agosto 2013: 

“Mario” è in realtà Domenico De Simone,  sessantenne nativo di Cosenza e con un passato di collaboratore di giustizia. Dopo 4 ore di interrogatorio è stato rilasciato senza che nei suoi confronti siano stati presi provvedimenti.

Ecco la lettera di Mario… è davvero l’assassino di Yara?

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Si cerca a Bergamo, ma ormai la polizia sembra essere quasi sicura che Mario sia solo un mitomane, ma naturalmente le indagini continuano nella speranza almeno di riuscire a trovare elementi utili all’indagine. C’è chi sostiene che Mario, probabilmente non sia l’autore dell’omicidio ma potrebbe essere una persona che conosce dettagli importanti per la ricostruzione di una storia complessa e davvero intricata. Emergono intanto alcune frasi della lettera indirizzata al cappellano dell’ospedale di Rho,  don Antonio Citterio, in cui Mario  sostiene di frequentare assiduamente una chiesa bergamasca, la chiesa del Galgario, in via del Galgario, proprio a due passi dalla questura.

Ecco le sue parole: «Don Antonio la pregherei di farmi da tramite con solo una persona autorizzata di Bergamo, altrimenti quello che ho da dire in confidenza me lo porto nella tomba. Queste sono cose delicate e non un gioco da parte mia».

La lettera è scritta a mano, con una biro, e la grafìa è incerta: mescola lettere maiuscole a lettere minuscole, lo stampatello al corsivo. È lo stesso stile di scrittura utilizzato da chi ha lasciato il primo messaggio, sul quaderno delle preghiere nella cappella dell’ospedale di Rho.

La lettera prosegue con attacchi alla stampa «che ti condanna prima di fare qualsiasi reato» e in particolare a L’Eco di Bergamo.

Mario avrebbe anche un accento calabrese, secondo don Antonio Citterio che ha raccolto le telefonate. Gli inquirenti stanno indagando anche sui tabulati dell’ospedale, cercano un nome nelle cartelle cliniche dei pazienti dei reparti oncologici.

 

Nuova lettera dell’assassino di Yara… è solo un mitomane?

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Questa volta è una vera e propria autoaccusa la lettera che ha fatto ritrovare l’anonimo che afferma di essere l’assassino di Yara Gambirasio:  “Mi chiamo Mario, sono stato io.” Prima c’è stata una telefonata alla portineria dell’ospedale di Rho: “Buongiorno, mi chiamo Mario, sono malato di cancro. Sono io l’autore del messaggio in chiesa su Yara Gambirasio. Volevo solo sapere se il cappellano ha ricevuto la mia lettera.”  Quindi la lettera di tre pagine indirizzata al cappellano don Antonio Citterio. Il 6 agosto, il cappellano, ha trovato la lettera, firmata da un certo “Mario”, sotto lo zerbino della porta di casa. La coincidenza è che Don Antonio Citterio abita proprio sopra alla portineria dell’ospedale.

Secondo indiscrezioni, però, in sostanza il misterioso Mario si sarebbe detto stupito del rilievo mediatico suscitato e, in maniera piuttosto confusa e sgrammaticata, avrebbe confermato di essere a conoscenza di qualcosa che riguarda la morte della piccola Yara.

“Sono stato io a scrivere il messaggio sul libro delle preghiere in chiesa” avrebbe scritto nella lettera.

Come ha consegnato la lettera “Mario”? Ha incaricato qualcuno? L’ha portata personalmente? L’ingresso ospedaliero è presidiato da telecamere e i filmati sono già al vaglio degli inquirenti.

 La polizia crede che possa trattarsi di un mitomane, ma intende andare a fondo e scoprire il volto che si cela dietro al nome “Mario”.

Yara: trovato un fazzoletto vicino al registro della chiesa

-Yara-Gambirasio_tuttacronacaSabato, nella chiesa di Santa Maria della Pace a Rho, in provincia di Milano, sul registro dei fedeli era comparsa la scritta: “Informate subito la polizia di Bergamo perchè qui è passato l’assassino di Yara. Che Dio mi perdoni”. Ma non solo. A terra, è stato rinvenuto un fazzoletto che ora, assieme al quaderno, è stato preso in consegna dalla polizia,al fine di stabilire se abbia o meno qualche attinenza con il caso della tredicenne di Brembate di Sopra. Si procede quindi con un’accurata ricerca di tracce, Dna incluso. Secondo alcuni quotidiani, inoltre, una madre si sarebbe rivolta ai carabinieri di Como temendo che suo figlio potesse essere il discendente illegittimo di Guarinoni, l’autista morto nel ’99 il cui Dna è riconducibile a quello trovato sugli abiti di Yara: gli esami sono risultati però negativi. L’inchiesta sull’omicidio di Yara, scomparsa il 26 novembre del 2010 e trovata uccisa esattamente tre mesi dopo, sin dall’inizio è stata costellata da segnalazioni rivelatesi sbagliate o provenienti da mitomani.

Yara: continuano le indagini sul Dna

-yara_gambirasio_tuttacronacaNon solo il messaggio trovato questa mattina, sono varie le indagini che proseguono per conoscere la verità sulla morte della giovane Yara Gambirasio, la 13enne scomparsa da Brembate di Sopra il 26 novembre del 2010 e trovata morta tre mesi piu’ tardi in un campo di Chignolo d’isola, a pochi chilometri di distanza. Si continua a comparare il Dna con il profilo genetico rilevato sugli indumenti della ragazzina che, stando ai genetisti,appartiene al figlio di Giuseppe Guerinoni, anche se si continua con le comparazioni perché il quadro sia sempre più chiaro. Il figlio, che si suppone illegittimo, non è ancora stato trovato ma la conferma della parentela arriva dal cromosoma Y: sono identici sia quello di Guerinoni che quello di ‘ignoto 1’. Dal punto di vista giudiziario, ci sono altri sviluppi. Come riporta l’ANSA: “Sull’altro fronte delle indagini, quello relativo al cosiddetto ‘cantiere di Mapello‘, si è in attesa dell’archiviazione della posizione di Mohammed Fikri, finora l’unico indagato nell’inchiesta sulla morte di Yara, prima per omicidio e poi per favoreggiamento. Secondo le ultime traduzioni delle intercettazioni telefoniche, l’immigrato – che era al lavoro la notte del 26 novembre 2010, quando Yara venne rapita e uccisa, nel cantiere di Mapello, dove portò il fiuto dei cani molecolari – non avrebbe mai utilizzato il termine ‘uccidere’. Fikri era anche stato fermato e scarcerato dopo alcuni giorni.”

“Qui è passato l’omicida di Yara Gambirasio”: inquietante scoperta

-yara-scritta-tuttacronaca“Qui è passato l’omicida di Yara Gambirasio, che Dio mi perdoni”. E’ quanto si legge sul registro dei fedeli nella cappella dell’ospedale di Rho, in provincia di Milano. E’ stato il personale della struttura a scoprire la scritta, in mezzo ad altri pensieri lasciati dai frequentatori della cappella, e ad allertare la polizia. Il registro è ora nelle mani della Scientifica per tutti i rilievi del caso.Stando a quanto emerso, il messaggio sarebbe stato scritto con una grafia leggibile e in perfetto italiano. Al momento non viene escluso che possa trattarsi dell’atto di un mitomane, però gli investigatori stanno visionando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell’ospedale.

Yara e quegli 80 anziani in caserma

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Il Dna aiuta quasi sempre ed è stato proprio grazie ai nuovi metodi scientifici se è stato possibile rintracciare almeno il padre dell’assassino di Yara. Ma al momento le forze dell’ordine si trovano in un vicolo cieco e non riescono a rintracciare la madre. Così nei giorni scorsi sono stati convocati in caserma almeno 80 anziani della zona per cercare d ricostruire la vita di Giuseppe Guarinoni, l’autista di autobus morto nel 1999 a 61 anni. E’ sicuramente il più imponente screening di massa mai operato in Italia, ma è necessario per dare il volto a quell’ “ignoto uno”, che ha ucciso la 13enne.

 

Auguri a Yara… i suoi compagni la ricordano sulla fanpage.

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“Auguri per il tuo sedicesimo compleanno dai tuoi compagni della scuola Caterina Cittadini e Maria Regina: buon compleanno!”, con questo striscione gli ex compagni di scuola di Yara Gambirasio hanno rivolto alla giovane ginnasta di Brembate Sopra un pensiero. Oggi si sono svolte anche delle cerimonie pubbliche ed è stato affisso lo stesso messaggio sulla sua fanpage. Ora si spera solo di conoscere al più presto il volto dell’assassino.

 

E se la verità di Yara fosse nel libro di Saviano?

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«Quello che Saviano ha scritto nel suo libro è tutto falso: lo querelo. E mi verrebbe voglia di affidare a lui le chiavi della mia ditta, che con impegno e sacrificio io e i miei dipendenti stiamo cercando di portare avanti».  Queste le parole di Patrizio Locatelli, titolare della Lopav-Pima nota impresa specializzata in pavimentazioni. Suo padre però è Pasquale Claudio Locatelli, originario di Almenno San Bartolomeo, uno dei più attivi narcotrafficanti internazionali degli anni ’90, in arte «Mario di Madrid», noto anche come «Diabolik», ed è proprio a quest’uomo che Saviano dedica un intero capitolo del libro-inchiesta sulla cocaina, intitolato “Zero Zero Zero”. Saviano nelle sue pagine accenna anche ai figli Pasquale, Patrizio e Massimiliano, che furono arrestati nel 2010.

Ma come si inserirebbe il delitto di Yara in questo contesto?

Chi aveva in passato ha provato a legare il delitto di Yara con la criminalità organizzata è stato querelato. In particolare quelle testate giornalistiche che accennavano a legami  fra la Lopav e Fulvio Gambirasio, il papà di Yara.

E se Saviano sostiene che Fulvio Gambirasio abbia testimoniato in un processo contro Pasquale Locatelli, è lo stesso papà di Yara che ha suo tempo smentì categoricamente questa testimonianza. Ma di recente lo stesso Patrizio Locatelli conferma che è inesatto ciò che è scritto nel libro Zero Zero Zero:   Io e Fulvio – conferma Patrizio Locatelli – ci conosciamo da molto tempo, siamo compaesani. Dopo essere uscito dal carcere, l’ho incontrato casualmente e gli ho fatto le condoglianze. Lui mi ha abbracciato, dicendo di essere dispiaciuto che i media mi avessero coinvolto, a torto, nella vicenda di Yara. Tutto il resto sono fantasie».

I nostri sette giorni… tra polemiche, attualità e curiosità!

7 giorni

E’ terminata un’altra settimana densa di eventi e ci siamo sbizzarriti nel commentare le notizie più disparate. Una su tutte ha catturato l’attenzione generale e scatenato la vostra reazione: la pubblicità di un parco giochi svedese che mostra dei bambini piangenti perchè “costretti” a trascorrere le vacanze in Italia, a Maiorca o a Creta invece che nell’attrazione locale. Tranne poche eccezioni, sembra quasi che noi di Tutta la pensiamo più come gli svedesi che non come gli italiani. Infatti, in molti, non sempre spiccando per educazione, hanno ritenuto ironico e simpatico un progetto che la stessa popolazione svedese ha definito “di cattivo gusto” tanto da far partire una controcampagna e da convincere il parco a ritirare la pubblicità. Dalla reclame… all’edificio fallico! Come può non incuriosire la notizia che la Cina si sente in imbarazzo, tanto da bloccare in internet le immagini, per un edificio che, in fase di costruzione e con le impalcature sulla sommità assomiglia così tanto ad un organo sessuale maschile? Ma siamo pur sempre in Italia, quindi chiaro che “le vergogne nostrane” vengono tenute sotto controllo. Al terzo posto degli articoli più letti, infatti, si è classificato il pezzo su Gloria Ibatici, vigilessa della provincia di Reggio Emilia che sembra continuare a scivolare nella “cattiva strada”. Già agli arresti domiciliari perchè coinvolta in un caso di traffico di droga, lla Ibatici ora si è ritrovata anche con una denuncia per truffa ai danni dello stato: sembra infatti abbia fatto richiesta per i venti giorni di licenza matrimoniale… senza contrarre matrimonio, o quantomeno, non in forma legale! Se una donna in divisa in Italia si comporta in questo modo… forse meglio spogliarsi di ogni abito! Ecco allora che a Dusseldorf una donna ha attraversato la città sui mezzi pubblici indossando solo scritte: per la serie “il corpo di una donna è un’opera d’arte”. La lei in questione è una modella e ha indossato solo occhiali, borsa e scarpe per realizzare la nuova opera di Milo Moire. Incredibile, sembra che gli altri passeggeri dei vari mezzi non si siano quasi accorti di lei.

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Ma la settimana, purtroppo, non è stata solo “arte”, riuscita o meno che fosse, sembra odio e morte continuino a visitare la nostra Terra. Ecco allora che seguiamo quello che accade e ci sentiamo coinvolti quandosi tratta di scoprire la verità sulla morte: accade con il caso della piccola Yara: le indagini ora si spostano anche in Svizzera, dove potrebbe vivere la madre del suo assassino. Ma se ancora non si conosce la verità sul suo omicidio, altri due casi sono stati aperti, altre due giovani vite spezzate e, in entrambi i casi, si è parlato di femminicidio: Ilaria Leone e Alessandra Iacullo.   Ma non solo Italia, per quello che riguarda la cronaca mondiale, in particolare ha catturato la vostra attenzione un probabile attentato che ha fatto precipitare un boeing 747 in Afghanistan.

In tutto questo poteva essere che non ci fosse nulla d’interessante in campo politico? E’ arrivata l’ennesima notizia che potrebbe coinvolgere il Cavaliere: il decreto legge anti corruzione, infatti, così come spiegano gli esperti, potrebbe mandare in fumo l’intero processo che riguarda il caso di Ruby Rubacuori. E’ l’ennesimo caso in cui gli italiani pagano per un processo che finisce in un nulla di fatto? Non preoccupiamoci troppo: in Germania sono arrivate le banconote da 30 euro!

Ma tutto è già alle spalle, in questi tempi così rapidi, e il prossimo futuro inizia ora. E allora vogliamo chiudere dando il benvenuto al mondo a una piccola giraffina nata allo zoo di Los Angeles: possiamo provare a guardare alla vita con gli occhi di chi non ha perso la sua innocenza?

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

E’ in Svizzera l’altra parte del mistero da svelare intorno a Yara?

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E’ sempre più fitto il mistero sull’assassino di Yara Gambirasio. La madre oggi dovrebbe avere tra i 70 e gli 80 anni e probabilmente quando è rimasta incinta ha preferito lasciare il suo paese e andare in Svizzera dove poi è rimasta a vivere. Ma se questa è l’ipotesi più accreditata, si sta indagando anche su un’altra pista: su una ragazza che probabilmente era lì solo per le vacanze. La pista che invece ormai si è accantonata è quella della Casa dell’Orfano, perchè si è appurato che quel centro accoglieva solo bambini dai 5 anni in su. E’ possibile, si chiedono gli inquirenti, che nessuno si ricordi di questa ragazza in un paese che all’epoca contava non più di 2000 anime? Probabilmente nessuno la ricorda perchè quella donna è andata via prima che scoppiasse lo scandalo, o se ne andò subito dopo aver finito le sue ferie e scopri più tardi di essere rimasta incinta.

Il mistero si sposta quindi all’estero? E’ una delle ipotesi più accreditate delle ultime ore.   

Ecco i vestiti di Yara, li mostra Sky per la prima volta!

YARA: I VESTITI DELLA RAGAZZA MOSTRATI A SKY TG24

Ecco le immagini dei vestiti che Yara Gambirasio indossava nel momento in cui è stata rapita e uccisa. Questa immagine è stata mostrata questa sera a Sky tg24. Si tratta del giubbotto nero, della felpa nera, della maglietta blu (che presentava due buchi), dei leggings neri e delle scarpe da tennis.

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“Ho perso le speranze”, così la mamma di Yara

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La mamma di Yara ha sempre tenuto a distanza le telecamere e i microfoni ma si è lasciata andare con alcuni amici della parrocchia dichiarando Sto perdendo la fiducia. Ogni volta che si annuncia una svolta, subito arriva la smentita. Indagini su indagini, ipotesi su ipotesi, ma alla fine che cos’hanno scoperto? Dopo due anni e mezzo, non ha ancora un volto l’assassino di nostra figlia. E voi questa la chiamate giustizia? Ho scritto persino al presidente della Repubblica Napolitano perché volevo parlare a una persona della quale ho massima fiducia, come fosse un padre. Sia chiaro, non accuso nessuno, chiedo solo di essere coinvolta di più da chi indaga. Come famiglia chiediamo più collaborazione. Vogliamo sapere la verità.»

Tra istituzioni e cittadini aumenta la distanza e chi, come la mamma di Yara aspetta giustizia si deve mettere in fila davanti a una porta chiusa nella speranza che arrivi una buona notizia, arrivi non che si vada a cercare… le indagini di Yara erano state accantonate per mesi, è stata proprio la famiglia a dover gridare a gran voce che si riprendesse il fascicolo altrimenti oggi non sapremmo neppure il nome del padre dell’assassino. E’ uno stato quello che abbandona le indagini e non si cura di cercare il colpevole che ha ucciso una ragazzina di 12 anni?

Yara: la madre del killer aveva un soprannome?

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Secondo le indiscrezioni di alcuni residenti della Valle di Rovetta pubblicate dal quotidiano locale Araberara nuovi dati sarebbero emersi circa la ragazza che era rimasta incinta negli anni ’60 e che sarebbe la madre del killer di Yara ” La chiamavano con un soprannome per via del colore dei capelli e probabilmente portava anche il cognome tipico delle famiglie del paese. Tutti ne parlavano: la donna avrebbe partorito alla Casa dell’Orfano, a Clusone, dove si sarebbe rifugiata quand’era incinta, ma poi sarebbe tornata in paese, si sarebbe sposata e ora sarebbe nonna”. Sicuramente qualcuno sà, ma non ha voglia di parlare.  Nel frattempo gli inquirenti hanno fatto le analisi su una signora che poi è stata trovata negativa al test e la polemica aumenta con persone che sembrano voler nascondere più che aiutare le indagini “Basta darci fastidio, non siamo mica brutta gente”. Per la Valle è più importante mantenere l’anonimato di certe “nefandezze” piuttosto che catturare un killer che potrebbe mietere altra vittime. Neppure la memoria di una ragazzina allegra e dallo sguardo vivace, violentemente uccisa a 12 anni, sembra poter alzare quel velo di omertà che si è diffuso nei paesi interessati. Una vera vergogna!

Intanto è previsto un nuovo interrogatorio per Fatija Sabri, l’ex fidanzata di Mohamed Fikri, il marocchino scagionato dall’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio e ora indagato per favoreggiamento. Gli investigatori vogliono avere riscontri su quella famosa telefonata che il giovane fece alla sua ragazza. Le traduzioni purtroppo sono state molte e spesso discordanti, ma i dubbi sulla pista del cantiere di Mapello sono tanti.

 

YARA E IL DNA… ORA TOCCA ALLE DONNE DI ROVETTA!

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Di nuovo Dna. Il caso Yara quando avrà un colpevole lo avrà grazie alla ricerca scientifica criminale che riuscirà a dare il volto all’assassino attraverso il codice genetico. I carabinieri stanno acquisendo da un paio di giorni il Dna delle donne di Rovetta che hanno avuto un figlio negli anni ’60. Molto arduo come lavoro considerando anche che molte donne si sono trasferite e che molte di loro potrebbero essere morte.

Il killer di Yara è un figlio illegittimo!

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Viene confermata l’ipotesi degli inquirenti da un testimone. Un ex collega di Giuseppe Guerinoni, ha raccontato di essere venuto a conoscenza che il figlio illegittimo esisteva veramente e sarebbe nato da una donna della Valle Seriana. Una svolta importante nel caso Yara che ora sembra delineare con certezza che la “pista di Gorno” è valida e forse presto si arriverà al nome dell’assassino.

 

FARAI LA FINE DI YARA!

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Chiedeva l’amicizia su Facebook a ragazzini, fingendo di essere loro coetaneo, poi li molestava con domande imbarazzanti. E quando si rifiutavano di rispondere, le minacciava di morte: ”Farai la fine di Yara Gambirasio”. Un milanese di 44 anni e’ stato denunciato dalla polizia postale di Biella, che ha sequestrato il suo computer. Almeno sei i minorenni biellesi finiti nella rete del maniaco digitale che deve rispondere di molestie, ingiurie e minacce gravi nei confronti di minori.

YARA: E’ SVOLTA!!! FIKRI CONOSCEVA LUOGO DEL DELITTO

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Continuano le indagini sul caso Yara. Il giallo sembrerebbe addirittura essere a una svolta dopo aver ascoltato le intercettazioni delle conversazioni di Fikri, il manovale marocchino. La convinzione che l’omicidio sia avvenuto in presenza dell’uomo è sempre più avvalorata.
Il 3 dicembre 2010, una settimana dopo la scomparsa della bambina, Fikri telefonò alla ragazza Fahita che a un certo punto della conversazione chiese: «Ma il posto dove l’hanno uccisa è vicino al posto dove lavoravi o un po’ più lontano?». La risposta del muratore è quella che potrebbe inchiodarlo: «È vicino. È vicino al cancello». In quella data ancora nessuna sapeva nulla di Yara e quindi è possibile credere che Fikri sapesse.
Un’altra telefonata sospetta con la fidanzata fu fatta nella stessa giornata, quando il manovale scoppio a piangere e la donna gli rispose: «Oggi le tue parole non mi sono piaciute proprio, soprattutto quando mi hai chiesto di perdonarti. Mi sono detta: perché devo perdonarti… Non c’è motivo per il quale ti devo perdonare».

Nuove traduzioni per Fikri! Sentita anche la fidanzata…

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Dopo essere stata archiviata l’accusa di omicidio, gli investigatori che indagano sulla morte di Yara vogliono di nuovo ascoltare l’operaio marocchino Fikri. Con lui saranno sentiti la fidanzata Fatiha Sabri, l’ex datore di lavoro Roberto Benozzo e il custode del cantiere. Fikri, finora l’unico indagato per il delitto della 13enne bergamasca, è stato iscritto di recente nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento personale. Puntualmente, tornano alla ribalta le tre telefonate fatte dall’extracomunitario e le relative traduzioni. Il pm ha chiesto la perizia per le tre conversazioni. In una c’è la frase che secondo alcuni è stata tradotta con “Allah, perdonami, non l’ho uccisa io”, mentre secondo altri significherebbe solo “Allah, perché non passa?”. Quest’ultima versione scagionerebbe l’operaio.

Il 3 dicembre 2010 Fikri parlò alla fidanzata Fatiha e le racontò il motivo della convocazione da parte dei carabinieri. “Ma il posto dove l’hanno uccisa, è vicino dove lavoravi o è un po’ lontano?”, chiese la compagna. “E’ vicino al cancello del cantiere”», rispose Fikri. Per l’accusa Yara in quel momento era ancora una persona scomparsa. Perché parlano di un delitto?, si chiedono gli investigatori.

KILLER SERIALE? NUOVA IPOTESI PER YARA!

 yara galbirasio-Sarbjit Kaur- Eddy Marone Castillo

Un’ipotesi choccante è stata formulata ieri sera, nel corso della trasmissione televisiva ‘Chi l’ha visto’, in onda su Rai 3. Yara Gambirasio, Sarbjit Kaur e Eddy Marone Castillo: sono tre omicidi collegati?
Ci sarebbero molti punti in comune e moltissime coincidenze che potrebbero collegare i tre delitti.
Yara è stata ritrovata senza vita, tre mesi dopo la sua scomparsa, in un campo di Chignola d’Isola. Un mese dopo, vicino al fiume Serio a Cologno, vicinissimo il luogo del ritrovamento della piccola Yara, è stata ritrovata morta Sarbjit Kaur. Sui due corpi gli stessi tagli, le stesse ferite. Nelle vicinanze di quel campo maledetto, a Chignola d’Isola, fu ritrovato anche il corpo del 26enne, Eddy Marone Castillo, probabilmente ucciso per motivi di droga. Amici di Eddy giurano che il ragazzo, prima di scomparire, venne picchiato da alcuni uomini e trascinato su un’auto rossa. Forse la stessa auto rossa di cui parla Enrico Tironi, giovane vicino di casa di Yara, che afferma di aver visto un’auto rossa fermarsi a parlare con la ragazzina, proprio la sera della sua scomparsa.

Riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni

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Guerinoni è l’autista di Gorno che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere il padre naturale del killer di Yara. L’esame sarà affidato all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che aveva già eseguito l’autopsia sul cadavere di Yara.

 

YARA, ora si cerca la madre dell’assassino con il Dna di 1000 donne

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La caccia all’assassino di Yara Gambirasio prende una pista inedita: questa volta nel mirino finiscono mille donne. Si cerca infatti la madre del cosiddetto “ignoto 1”, l’omicida della ragazzina, l’uomo che ha lasciato il suo codice genetico sugli slip e sui leggings della tredicenne. E a questo scopo gli inquirenti stanno per procedere all’analisi del Dna di un migliaio di potenziali madri del colpevole.

Delitto Yara dopo due anni nessuna risposta, appello del sindaco

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