Abbattiamo le barriere: il museo chiede ai visitatori di dipingere

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Paga il biglietto e dipingi! Questo è il nuovo motto al New Museum di New York, nato sulla ex malfamata Bowery del Lower East Side, luogo ormai mitico e nuova realtà del polo culturale di una New York che proprio qui ha scelto di esprimere il massimo fulgore dell’arte contemporanea. Si rompono gli schemi e si abbattono le barriere al quarto piano del New Museum dove è in corso “Draftsmen’s Congress”, cioé la parte interattiva della mostra “The Neighbors” dell’artista polacco Paweł Althamer, scultore polacco e artista ecclettico le cui opere sono famose in tutto il mondo. Muri bianchi in cui i visitatori possono esprimersi liberamente e lasciare il segno. “Draftsmen’s Congress” era già stata presentata alla Settima Biennale di Berlino nel 2012, ma ora arriva in una città che vive per l’arte contemporanea e per natura ama le sfide. Il risultato è che al New Museum c’è la fila, per accettare quella di Althamer: scolaresche, famigliole che portano i bambini a giocare con i pennelli, veri artisti in cerca dell’occasione giusta per farsi notare.

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In mezzo alla sala è stata montata anche una tenda indiana, da colorare pure quella. Il problema sarà trovare abbastanza spazio per tutti, sui muri del museo, da qui ad aprile quando la mostra chiuderà. Nel frattempo l’ospite polacco sta cercando anche di modificare l’ambiente dove la sua opera sta prendendo vita, portando musicisti a suonare in strada, gelo permettendo, ed organizzando altre “azioni” a cui possono partecipare anche persone qualunque o emarginate. Il risultato finale, dunque, non saranno solo i molti metri quadrati di muro ricoperti dalle opere degli sconosciuti entrati nella sala, anche perché verrano periodicamente cancellate, ma soprattutto quello che partecipare alla mostra avrà lasciato nei loro cuori e nelle loro menti. L’ispirazione a diventare artisti, il brivido di aver messo mano ad un dipinto vivente, o semplicemente una visione nuova del proprio quartiere e della propria città.

 

“Si tratta – ha spiegato Massimiliano Gioni, Associate Director e Director of Exhibitions al New Museum – di un pezzo collettivo, ma non necessariamente di una immagine rosea della collettività. E’ un esperimento di coesistenza, piuttosto che una iniziativa da United Colors of Benetton”.

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Eispaläste ovvero ghiaccio a colori!

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In mezzo a una foresta svizzera, vicino al Lago Nero a Friburgo, c’è il palazzo di ghiaccio creato dallo scultore Karl Neuhaus. Il momento più bello per concedersi una visita a questo posto è dopo il tramonto, quando è illuminato da luci multicolori che rendono l’atmosfera ancora più magica.

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Quando si dice… una casa di legno!

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Dalla cucina alla caffettiera, dalle posate alle tovaglie. Tutto in questa casa è in legno. Pezzi unici intagliati dall’artista Livio De Marchi per la sua casa di vacanza a Belluno. Lo scultore veneziano 69enne ha passato tutta la vita a creare oggetti utilizzando solo martello, scalpello e i suoi tipi di legno preferiti. Così ha arredato e decorato la sua residenza delle ferie con centinaia di libri sempre nello stesso materiale, allineati sugli scaffali, con giacche che stanno appese al muro come pronte ad essere indossate. La stessa sala da pranzo è perfettamente funzionante con vasellame e posate sempre ricavato dai tronchi degli alberi. Sul tavolo troneggia persino una pagnotta che verrebbe voglia di addentare.

 

Da strumento di morte a strumento musicale!

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Le armi che hanno causato morti e sofferenza nel nord del Messico si sono trasformate ora in strumento musicale. Artefice dell’opera, dove le canne di fucile tagliate con diverse lunghezze suonano come marimbas, e parti di pistole creano suoni sincopati, è lo scultore Pedro Reyes. “E’ importante – spiega l’artista – considerare che molte vite sono state tolte con queste armi, ed è come se stesse avvenendo una sorta di esorcismo”. Quando questi strumenti di morte vengono suonati, aggiunge, “la musica espelle i demoni che essi trattengono, come se fosse un requiem per le vite perse”. Per il progetto, intitolato ‘Disarmo’, Reyes sottolinea di essere riuscito a realizzare i suoi strumenti con circa 6.700 armi sequestrate dalla polizia e dall’esercito a Ciudad Juarez, dove vivono 1,3 milioni di persone, e che ha registrato una media di circa dieci omicidi al giorno nel picco delle violenze. Reyes era già noto per un progetto del 2008 dal titolo ‘Palas por Pistolas’ in cui fuse 1.527 armi per produrre altrettante pale per piantare lo stesso numero di alberi.

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