Vincenzo Ferrante: ucciso perchè si trovava nel posto sbagliato

agguato-arzano_tuttacronacaMercoledì sera, in un centro estetico di Arzano, in provincia di Napoli, venivano uccisi due uomini. Le vittime sono Ciro Cascone, gregario del clan Moccia, e l’operaio 39enne Vincenzo Ferrante. L’agguato è stato organizzato da due sicari entrati in azione con il volto coperto da un casco e i carabinieri sono sulle loro tracce. La tragica verità di quei momenti di sangue è che Vincenzo Ferrante non aveva alcun tipo di rapporto con la malavita organizzata: si era trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato. I killer, infatti, avrebbero avuto come obiettivi Cascone e il suo guardaspalle: proprio per questt’ultimo, scampato all’agguato, è stato scambiato l’innocente operaio.

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Sparatoria nel solarium: due morti nel Napoletano

sparatoria-solarium-tuttacronacaSpari ad Arzano, nel Napoletano, dov’è stato aperto il fuoco in un centro estetico in via Luigi Rocco, al civico 40. Due uomini, si tratterebbe di Ciro Casone e Vincenzo Ferrante, ritenuti vicini al clan Moccia, si trovavano nel solarium e si stavano sottoponendo a un trattamento quando sono stati uccisi. Casone è considerato un elemento di spessore della criminalità organizzata. Sul posto i carabinieri della compagnia di Casoria e del nucleo investigativo del gruppo di Castello di Cisterna.

Il fratello del pizzaiolo suicidatosi a Napoli “la camorra tutela più dello Stato”

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Frasi dure quelle pronunciate da Arcangelo De Falco fratello di Eddy, il pizzaiolo suicidatosi alcuni giorni fa davanti alla sua abitazione a Pomigliano d’Arco (Napoli), dopo aver ricevuto un verbale di 2000 euro dall’ispettorato al lavoro, per la irregolare presenza della moglie nell’esercizio commerciale a Casalnuovo:

«La camorra gli avrebbe dato piu tempo per pagare. Il mio Stato, quello a cui pago le tasse, gli ha dato 24 ore. Devo pensare che la camorra tutela più dello Stato»

«Il presidente dell’ispettorato non ha avuto rispetto per mio fratello neanche quando lo stavamo seppellendo – afferma – poteva attendere 24 ore prima di dire che Eddy era un evasore. Ha sostenuto, in una intervista, che il verbale non era per la presenza di mia cognata, e che quest’ultima percepiva 10 euro al giorno. Ma dove sono queste cose nel verbale – chiede mostrando il documento – qui c’è anche l’ultimatum che hanno dato ad Eddy, 24 ore».  Arcangelo De Falco annuncia che domani sarà aperto un conto corrente per chi volesse aiutare la cognata ed i suoi tre nipoti: «Domani sapremo il numero e lo comunicheremo – spiega – perchè c’è tanta gente che chiama per le condoglianze. Ma ora c’è bisogno di un aiuto concreto, i tre figli di Eddy, di 14 anni la prima, e di 5 i secondi, hanno bisogno di mangiare, di studiare, di pagare le bollette. Mia cognata non può rischiare che le levino i figli dopo aver perso il marito. Chiunque può ci aiuti, anche solo lasciando un messaggio di solidarietà, che sia però continuo, e non si lasci morire mio fratello una seconda volta abbandonando i suoi bambini».

Il bolide della camorra: la uno raggiungeva i 300 km/h

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Motore modificato e un auto in grado di raggiungere i 300 km/h questa è stata la scoperta da parte degli agenti della squadra di Caserta e della polizia stradale che hanno sequestrato una Fiat Uno nel corso di un controllo in un’autofficina, a Casapesenna, il cui titolare è attualmente detenuto. Fra l’altro alla Fiat era stato modificato anche il colore essendo originariamente, nel 2008, di colore scuro mentre oggi è bianca. L’auto secondo gli agenti sarebbe rimasta in officina a disposizione delle corse clandestine ceh vengono effettuate tutti i weekend sulla Nola-Villa Literno, in particolare nel lungo tratto della statale 7 bis che da Castel Volturno va verso Pozzuoli. Oltre all’auto nell’officina vi erano diverse anomalie anche sui motori e in particolare sui telai.

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“Così il clan controlla le pensioni”: le rivelazioni shock di un pentito

napoli-pensioni-camorra-tuttacronacaE’ il Mattino che fa notare come la storia dei falsi invalidi a Napoli sembri un pozzo senza fondo, con l’attenzione degli inquirenti che, dopo Chiaia, si è spostata nella quarta municipalità di Napoli, già toccata un anno fa da arresti e indagini. Oggi è inoltre spuntato, agli atti dell’inchiesta sul can Contini, il verbale d’accusa di Alfredo Sartori, noto alla giustizia dai tempi di un’inchiesta sulle truffe ai danni della Telecom. Scrive il Mattino: “Non siamo a Chiaia, dove pure sono stati realizzati arresti e sequestri (grazie a un accordo tra un politico locale e alcuni soggetti in odore di camorra), ma a piazza Nazionale. Zona contesa tra clan Contini e Mazzarella. Il «medico», il «professore», l’informatico: «Ecco gli uomini del sistema». E spunta il caso della stanza 27 – un ufficio della municipalità del centro – dove ci sarebbe un via vai di soggetti legati alla camorra.”

Frase shock a Catania: “Saviano ti meriti la camorra”

saviano-camorra-tuttacronacaE’ scritta con lo spray nero, ben visibile a tutti i passanti, la frase shock che ha fatto la sua apparizione a Catania, su un muro di una traversa della centralissima via Umberto. “Saviano ti meriti la camorra” recita la scritta offensiva nei confronti del giornalista-scrittore, che ha fatto della battaglia contro la camorra una ragione di vita.

Terra dei Fuochi: “Scavate anche al Nord”. Parla ancora Schiavone

terra-dei-fuochi-tuttacronacaCarmine Schiavone, il pentito ex Casalesi, parla al Secolo XIX raccontando nuove, scioccanti rivelazioni sull’intreccio indissolubile tra Stato, servizi segreti, poteri economici e mafie. “Scavate anche in Liguria, a Genova, o in altri siti del nord dove ci sono discariche”. Dopo le drammatiche verità sulla Terra dei Fuochi, il collaboratore di giustizia prosegue con le sue scottanti verità e domanda: “Tutti i rifiuti che hanno prodotto al nord dove li hanno smaltiti?” La risposta è che un po’ “li hanno sotterrati sotto le Alpi, ma poi gli altri rifiuti? Quelli in Lombardia o in Piemonte o nella zona industriale di Genova o a La Spezia?”. Per Schiavone si trovano tutte “nelle discariche”, ma “non solo al sud anche al nord”. Schiavone dichiara: “Io lavoravo nella mia zona e posso dire con certezza dove sono interrati i rifiuti campani”. Ma lungo la filiera dell’illegalità si intrecciano e si propagano anche altre relazioni tra Stato e malavita. “E’  da 60 anni che le mafie stanno al Nord, come a Milano così a Genova. Controllate Genova”. Il pentito parla anche dell’esistenza di mafie istituzionalizzate: le istituzioni e i servizi dell’epoca ad esempio permettevano di scaricare i rifiuti tossici ma non solo, “smistavano anche armi, smistavano all’estero attraverso navi nei vari porti”. Ancora Schiavone racconta: “Noi lavoravamo con Eurocem a Napoli, Salerno e Gaeta, dei traffici in quei luoghi ne sono sicuro… ma sapevo che stavano anche ai porti del nord e all’estero attraverso navi”. Ripercorrendo la sua storia, spiega di aver detto tutto alla giustizia “per raccontare la verità”. Il primo verbale di “Spartacus”, suo nome da pentito, è stato nel ’93, “e l’ho fatto per far fermare sto sfacelo, perché la gente moriva, anche con l’acqua minerale”. Fin quando infatti “abbiamo dovuto combattere le nostre guerre interne, mi stava anche bene, però non abbiamo mai ammazzato nessun bambino, nessun innocente”. Prima, spiega, “era un caso di legittima difesa”. L’attacco principale è per le istituzioni corrotte. “Nella zona nostra, ad esempio, mio cugino guadagnava 1,2 mld ma lui era il braccio”. Le menti vere erano l’avvocato Cipriano Chianese, Gaetano Cerci e il piduista Licio Gelli, che aveva amicizie importanti”. “L’Arpa invece era in mano alla mafia” per questo non hanno mai denunciato e omettevano. I veri “nemici dello stato poi sono all’interno della Dda”, che se vogliono fanno mancare anche i cancellieri o addirittura la carta igienica ai magistrati. Ancora, le istituzioni fingevano di non vedere i traffici di droga mentre “dentro le palme dal Sud America c’erano quintali di cocaina”. Per il pentito la triste verità è che “nessuno la vuole”, il popolo la vuole, “ma le istituzioni no”. “Siamo così arrabbiati di fronte a questo Stato che non fa niente, che lascerà morire la propria gente come pecore”, aggiunge. “Stanno mangiando solo soldi, a livelli di perizie ad esempio”. Mentre fra 15 anni quando le falde acquifere saranno tutte inquinate e la gente morirà quella verità non servirà più a nessuno. “Io ho una responsabilità quella di essere stato un mafioso – ribadisce -, ma la colpa è dei padri che hanno chiuso gli occhi mentre mangiavano soldi”.

Addio a Michele Liguori, il simbolo della lotta alle ecomafie

michele_liguori-tuttacronacaE’ morto all’alba di oggi uno dei simboli di Acerra, il vigile urbano Michele Liguori, impegnato nella lotta allo sversamento di rifiuti che avvelenano la tristemente nota Terra dei fuochi. L’uomo era l’unico vigile del settore ambiente della Polizia municipale di Acerra, affetto da due tumori che gli erano stati diagnosticati nello scorso maggio. Raffaele Lettieri, sindaco di Acerra, ha commentato: “In questo momento l’unica cosa utile che possiamo fare per Michele è portare rispetto alla sua famiglia, che ha subito questo grave lutto. Per le considerazioni ci sarà tempo”. Liguori, in questi anni, aveva scoperto diverse discariche a cielo aperto. Il primo cittadino ha aggiunto: “Ho parlato con lui la scorsa settimana era in auto nei pressi del comune. Mi gli sono avvicinato e gli ho chiesto come stava. Ma lui, con la forza che l’ha sempre contraddistinto, mi ha raccomandato di chiamarlo se ci fosse stato bisogno di lui. La voglia di lavorare non l’aveva abbandonato”. E ha aggiunto: “In questo momento di grave perdita per la famiglia il comune, il comando vigili urbani, l’unica cosa che possono fare è stare vicino ai familiari, alla moglie, e portare loro il rispetto che meritano”.

La camorra entra anche agli Uffizi: sei arresti

uffizi-tuttacronacaE’ il Giornale a rendere noto che un’inchiesta della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di sei persone vicine al clan dei Casalesi. L’accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso. Le Fiamme Gialle hanno infatti scoperto un sistema di evasione fiscale che ha permesso a imprese legate agli indagati di ottenere diversi subappalti. Spiega il giornale:

Due delle ditte coinvolte nell’indagine hanno lavorato anche al polo museale fiorentino degli Uffizi, ottenendo lavori per centinaia di migliaia di euro. Dal 2007 al 2012 le imprese hanno evaso oltre 3,1 milioni di euro, grazie a società “cartiere”, cioè che producevano fatture false. Un sistema che permetteva di stare sul mercato a prezzi più vantaggiosi rispetto a quelle della concorrenza.

Così facendo, le due ditte sono riuscite a ottenere negli anni diversi appalti pubblici, senza che i committenti sospettassero nulla. I lavori venivano poi portati a termine rispettando gli standard qualitativi, senza che l’operato delle società destasse perplessità di nessun tipo.

Terra dei Fuochi e Ilva: screening gratuito per la popolazione

ilva-tuttacronacaSono stati approvati gli emendamenti al dl 136 dalla commissione Ambiente della Camera e l’elemento di novità emerso è che si stanzieranno 25 milioni di euro per il 2014 e il 2015 per effettuare gli screening medico-sanitari sulla popolazione che risiede nelle aree dell’Ilva di Taranto e della Terra dei Fuochi della Campania. Il relatore del decreto, il deputato Pd Alessandro Bratti, ha detto: “Il coordinamento dell’attività relativa agli screening sarà fatto dall’Istituto superiore di sanità, detentore del know kow specifico. Direi che con questo stanziamento abbiamo rafforzato nel decreto la parte delle misure che attiene la tutela sanitaria della popolazione delle due aree interessate al provvedimento. Rispetto ai provvedimenti precedenti è sicuramente un passo avanti” dice ancora Bratti, che poi conferma la prosecuzione delle indagini, sempre da parte dell’Istituto superiore di sanità nell’ambito dello studio ‘Sentieri’, relative alla valutazione dell’impatto dell’inquinamento sulle condizioni di salute e di vita delle popolazioni esposte. Oggi è stato approvato anche l’emendamento relativo all’aumento di capitale dell’Ilva quale strada per assicurare all’azienda le risorse necessarie ai lavori di risanamento ambientale.Come spiega il Sole 24 Ore:

Il percorso individuato è quello che già era emerso nei giorni scorsi, ovvero che il commissario dell’Ilva, Enrico Bondi, proporrà alla proprietà dell’azienda, i Riva, di partecipare all’aumento di capitale. In caso di loro rifiuto, il commissario potrà ricorrere a investitori terzi ma anche chiedere all’autorità giudiziaria lo svincolo delle somme sequestrate ai Riva per reati diversi da quelli ambientali e finalizzarle alla bonifica del sito industriale di Taranto. Si tratta, in sostanza, del miliardo e 900 milioni di euro che la Procura di Milano ha messo sotto chiave ai Riva accusandoli di reati fiscali e valutari. “Nel decreto – afferma Bratti – abbiamo anche puntualizzato che la partita finanziaria deve chiudersi entro il 2014. Ma non andrà effettuato solo l’aumento di capitale. No, i soldi devono esserci e spendibili”. Inoltre, aumentata dal 70 all’80 per cento la quantità di prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale che il commissario dell’Ilva deve aver avviato nel periodo – in sostanza l’attuale – che precede la presentazione del piano ambientale e del piano industriale, attesi rispettivamente per fine febbraio e a seguire subito dopo. “Nell’80 per cento – rileva Bratti -, come ha detto anche il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, si intendono sia le attività dell’Aia concluse che quelle attivate”.

Per il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci, già presidente nazionale di Legambiente, «grazie a un lavoro intenso la commissione Ambiente, che ha svolto audizioni anche tra Natale e Capodanno e ha anticipato la ripresa dei lavori della Camera dopo la pausa di fine anno, ha rafforzato molto il decreto Terra dei Fuochi e Ilva. Tra i miglioramenti apportati, anche molte delle richieste fatte da comitati e associazioni ambientaliste in sede di audizione. In particolare – osserva Realacci – sono state inserite misure che introducono nuovi mezzi e strumenti per tutelare la salute dei cittadini, consentono di contrastare più efficacemente la criminalità organizzata, reperiscono anche dai beni sequestrati ai clan fondi per avviare le bonifiche prioritarie» e infine “allargano le forme di partecipazione di cittadini e comunità. Introdotti anche strumenti – conclude Realacci – per reperire dai beni della famiglia Riva le risorse necessarie per il risanamento ambientale e le bonifiche dell’Ilva”.

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Catturato Pietro Esposito, il pentito di camorra evaso

pietro_esposito-tuttacronacaE’ stato catturato a Forlì, a casa della sorella, il pentito di camorra Pietro Esposito. Il 47enne era evaso il 15 dicembre dal carcere di Pescara dove si trovava, dopo aver terminato di scontare la pena per due omicidi, per una precedente evasione. Prima di pentirsi, sarebbe stato uno dei killer protagonisti della faida di Scampia. Esposito era tra i  fedelissimo del clan Di Lucia, stretto alleato dei Di Lauro. Le sue dichiarazioni portarono all’ordinanza di custodia nei confronti del boss Paolo Di Lauro e a individuare anche i responsabili dell’omicidio di Gelsomina Verde, in cui era coinvolto e per il quale fu condannato. La 22enne fu uccisa nel 2004 durante la faida di Scampia perché fidanzata di un esponente degli scissionisti. Il pentito non ha opposto resistenza quando è stato bloccato dopo che degli agenti  lo avevano notato mentre si aggirava nei pressi di un bed&breakfast. Hanno così ipotizzato che potesse soggiornare nella struttura ma poi è emerso che era dalla sorella.

In manette Chianese, l’inventore del traffico illecito dei rifiuti

la-terra-dei-fuochi-tuttacronacaE’ finito in manette il 62enne Cipriano Chianese, imprenditore legato al clan dei Casalesi. Sono stati gli uomini della DIA ad arrestare colui che ha inventato e gestito il traffico illecito dei rifiuti confluiti anche nella Terra dei Fuochi. Chianese, portato in carcere mentre già si trovava ai domiciliari, è accusato di aver estorto quote e gestione di una società di trasporti, la Mary Trans, attiva nel trasporto di persone e di rifiuti solidi urbani e speciali. Assieme a lui, è stato arrestato anche il suo collaboratore Carlo Verde, 37 anni. Stando alle indagini, l’avvocato-imprenditore riuscì a portare la ditta di trasporti nelle mani di suo fratello Francesco, nel dicembre del 2005. Chianese è stato il primo a essere rinviato a giudizio, in Italia, negli anni 90 per disastro ambientale ed avvelenamento delle falde acquifere. Ad aprile, per ordine del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, gli sono stati confiscati beni per 82 milioni di euro, che erano stati sequestrati nel dicembre del 2006. Nel suo curriculum appare anche un ordine per un omicidio, che ha commissionato per un milione di euro. La vittima designata era un magistrato della Dda di Napoli che stava indagando sul suo conto. Lo rivela la persona che fu incaricata dell’assassinio, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia. Al pentito si rivolse, per conto di Chianese, Carlo Verde.

Vivere nella Terra dei Fuochi: “Prego il Signore che purifichi i miei ortaggi”

terra-dei-fuochi-tuttacronacaLa Iena Nadia Toffa torna a parlare della Terra dei Fuochi e intervista il pentito di camorra Carmine Schiavone. Alla trasmissione, l’uomo torna a raccontare di aver rivelato già 16 anni fa, durante gli interrogatori, che nelle zone circostanti Latina, Napoli e Caserta erano state scaricate per anni tonnellate di rifiuti tossici e anche fusti nucleari, il tutto celato nelle cave fino a metri sotto le falde acquifere. A ricoprirli, la terra. “Poi, sopra, i contadini hanno coltivato ortaggi e pascolato le bufale per la mozzarella”. Lo Stato sapeva dunque, ma ha preferito secretare, “Forse per non creare il panico nella popolazione”. Se le parole del pentito corrispondono a verità, si stima che siano stati sversati 120 tir al giorno di materiali altamente pericolosi, che spiegherebbero l’altissima incidenza di decessi per cancro nella zona. Ma perché tutto ciò? “Perché alle aziende, smaltire regolarmente scorie pericoloso costerebbe 2000 euro a fusto, mentre la Camorra si prende solo 200 euro”. Linviata de Le Iene, in seguito, ha incontrato anche uno dei contadini che il suo podere proprio sopra una delle zone incriminate. L’uomo ha confidato: “Quando mangio i miei ortaggi, prego il Signore che li purifichi”.

Mercato appassito… a Roma i fiori sono in mano alle cosche!

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I fiori partono dall’Olanda per poi arrivare al mercato dei fiori dove vengono gestite da due società del napoletano, questa è la denuncia che oggi si legge in un articolo a firma di Raffaella Troilli su Il Messaggero:

Salvatore Petracca, presidente di Ascofiori Confcommercio, l’aveva segnalato con un esposto alla Procura a luglio 2012. «Propaggini di clan camorristici gestiscono su Roma il sistema di vendita al dettaglio». Ne scaturì un blitz da parte degli agenti della polizia municipale guidati da Antonio Di Maggio; successivamente Petracca e un suo responsabile dell’abusivismo subirono minacce, gli autori identificati, scattò un’integrazione della denuncia dove si parlava più chiaramente di abusivismo commerciale in mano alla criminalità organizzata. Ma nulla cambia. Anzi: i fiorai, quelli veri, dal 2011 al 2012 sono passati da 1.300 a 950 su Roma. «Purtroppo non possiamo essere competitivi specie in momenti di crisi con chi non paga le tasse, moltissime aziende hanno chiuso, altre lo faranno».(…)

Dall’Olanda – il più grande mercato dei fiori del mondo che distribuisce ovunque – alle stradine di Roma, anzi alle rose vendute specie dagli indiani nei locali, passando per il Mercato dei Fiori a Trionfale. Duecento euro minimo al giorno, porta a casa, ciascun furgoncino; un affare da almeno 20 milioni di euro l’anno, il sospetto che nasconda la vendita di altra merce e il controllo del territorio. In Olanda voli appositi e navi container scaricano fiori da ogni parte del mondo, specie da Sud Africa e Sud America. Una volta in Italia la merce prende due strade parallele, toccando i mercati ufficiali ma ramificandosi dove le regole son più morbide. (…)

Basta affacciarsi nella notte intorno ai mercati principali, vedi a Trionfale: grossi Tir venuti da lontano circondano le aree, riforniscono poco e niente i grossisti all’interno, aspettano i furgoni. Sono questi a portare anche durante il giorno la merce alle apette. Un lavoro scrupoloso, municipio per municipio, nei posti migliori, piazze, luoghi di passaggio «e i vigili possono solo far loro un verbale». Nel frattempo i tir hanno già lasciato la città, diretti a Napoli, Pompei, Terlizzi. Restano le apette, dall’Aurelio a Portuense, dalla Tuscolana alla via Flaminia. E restano due vedette al mercato dei fiori pronte a rifornire i mezzi. (…)

Sequestrati ortaggi pronti alla vendita nella Terra dei Fuochi

terra-dei-fuochi-ortaggi-tuttacronacaBlitz degli agenti del corpo forestale dello Stato di Napoli, diretto dal generale Sergio Costa, oggi a Caivano, nel Napoletano, durante il quale sono stati sequestrati 13 pozzi irrigui e 15 fondi agricoli. L’operazione ha interessato 430mila metri quadrati di campagna tra la famigerata zona Sammereto e quella di Pascarola, al centro dell’area flagellata dalla presenza di rifiuti tossici, la cosiddetta Terra dei fuochi. Dalle analisi sui campioni prelevati dai pozzi, è emersa la presenza di sostanze considerate altamente tossiche e nocive per l’ambiente e la salute umana. Il provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza è scattato nell’ambito di una indagine coordinata dalla Quinta Sezione reati ambientali della Procura di Napoli, ed è stato eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria del Corpo Forestale del comando provinciale di Napoli. Grazie alle analisi effettuate, è stato accertato il superamento dei limiti di concentrazione della soglia di contaminazione delle acquee sotterranee in relazione a diverse sostanze: triclorometano, arsenico e solfati. Il reato per il quale si procede è quello di avvelenamento di acque destinate all’alimentazione: sulla maggior parte dei terreni sequestrati c’erano coltivazioni di cavolfiori, broccoli, verze, finocchi, cicoria e zucchine la cui raccolta era imminente o in atto; la restante parte era pronta per essere seminata a spinaci o per la coltivazione di prodotti ortofrutticoli comunque destinata all’alimentazione umana. Con il sequestro di oggi sale a 600mila metri quadrati il totale dei campi coltivati sequestrati a Caivano.

“Pomì, fuori da qui”. La protesta nel Casertano

fuoriPomi-tuttacronacaE’ CasertaNews.it a raccontare della protesta che si è svolta al centro commerciale Campania di Marcianise dove un gruppo di giovani di Fratelli d’Italia hanno manifestato contro la campagna pubblicitaria “razzista” del marchio Pomì indossando una maglia rossa che recitava “Pomì, fuori da qui”. Il leader del movimento giovanile, Tammaro Iovine, ha detto: “Abbiamo scelto simbolicamente il Campania perché è il centro commerciale piú grande della regione, abbiamo chiesto a tutti coloro che entravano di boicottare l’acquisto dei prodotti Pomí ritenendo inopportuno in questo momento storico approfittare di una situazione delicata che sta vivendo la nostra terra per farne una mera speculazione economica.” All’evento era presente anche il portavoce provinciale di Fratelli d’Italia, Gimmi Cangiano, che ha spiegato ” il nostro partito si sta battendo in tutte le sedi istituzionali per difendere la nostra agricoltura, abbiamo proposto al governatore della Regione Campania Stefano Caldoro di destinare parte dei fondi fas per le bonifiche ambientali e stiamo supportando l’idea di promuovere il marchio DOAG per i terreni agricoli. La certificazione servirà da una parte ad evitare il diffondersi di allarmismi generalizzati sui prodotti provenienti dalla Campania, e dall’altra a rilanciare quello che è un settore strategico per la nostra Regione, bloccando automaticamente le coltivazioni nei terreni contaminati e promuovendo con una certificazione di qualità la bontà del prodotto agroalimentare della nostra Regione”.

Verso il #BoicottPomì?

pomì1-tuttacronacaLa Pomì, nota azienda di conserve di pomodoro, ha lanciato la sua nuova campagna pubblicitaria. E subito dalla rete si sono alzate innumerevoli proteste, principalmente dagli utenti del sud che si sentono chiamati in causa. L’immagine scelta, infatti, è quella dello Stivale con un pomodoro in bella mostra all’altezza della Pianura Padana acocmpagnata dalla scritta “Solo da qui. Solo Pomì”.  L’azienda spiega in una nota: “Gli stabilimenti di confezionamento sono situati tra la provincia di Cremona e di Parma e le aziende Agricole sono limitrofe agli stabilimenti con una distanza media di 42 km. Il 95% percento del nostro pomodoro è coltivato tra la Lombardia e l’Emilia Romagna; il restante nelle due regioni limitrofe”. Si legge quindi: “I recenti scandali di carattere etico/ambientale che coinvolgono produttori ed operatori nel mondo dell’industria conserviera stanno muovendo l’opinione pubblica, generando disorientamento nei consumatori verso questa categoria merceologica. Il Consorzio Casalasco del Pomodoro e il brand Pomì sono da sempre contrari e totalmente estranei a pratiche simili, privilegiando una comunicazione chiara e diretta con il consumatore. Per questo motivo l’azienda comunicherà sui principali quotidiani nazionali e locali, ribadendo i suoi valori e la sua posizione in questa vicenda. Si tratta di un atto dovuto non soltanto nei confronti dei consumatori, ma anche nel rispetto delle aziende agricole socie, del personale dipendente e di tuti gli stakeholders che da sempre collaborano per ottenere la massima qualità nel rispetto delle persone e dell’ambiente”. In rete già si parla di boicottaggio dei prodotti e arrivano le prime offese di chi per primo si sente toccato da questa pubblicità che vuole rassicurare i consumatori a discapito dei prodotti coltivati nella Terra dei Fuochi. Gli effetti dei rifiuti tossici vengono così a ripercuotersi nelle battaglie commerciali del nostro Paese.
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La Terra dei Fuochi e il silenzio dello Stato: parla don Patriciello

terra-dei-fuochi-tuttacronacaIl pentito Carmine Schiavone, nel 1997, fece un’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta. Si parlava del ciclo dei rifiuti e disse, con riferimento agli abitanti del Casertano e del Napoletano, “Tra vent’anni rischiano di morire tutti”. Nelle sessantadue pagine del verbale è scritto anche che l’interramento camorristico delle scorie arriva fino alla provincia di Benevento e Latina. Don Maurizio Patriciello, che della mobilitazione della Terra dei Fuochi  è diventato il volto e si è letto tutte le pagine, esclama: “Se sedici anni fa lo Stato avesse avvertito noi cittadini napoletani e casertani che saremo morti di tumore per lo sversamento dei rifiuti, almeno i giovani avrebbero preso le valigie e sarebbero andati a vivere altrove, e le tante mamme che hanno perso i loro figli malati di cancro non avrebbero partorito in questa terra”. E sottolinea: “Sapevamo già tutto. Carmine Schiavone venne in canonica per dirmelo. Ma quello che ci addolora è che lo Stato per sedici anni ha saputo e non ha fatto nulla. Capisce? Niente! È venuto persino il ministro Balduzzi a dirci che se morivamo di cancro è perchè abbiamo uno stile di vita malsano e fumiamo troppe sigarette!”. Don Praticiello è scosso dalla rabbia. “Ci ricorderanno come la generazione degli stolti”. La lunga intervista è riportata sull’Huffington Post:

Voi stolti o uno Stato criminoso?
No, gli stolti siamo noi tutti perché abbiamo inquinato le nostre stesse terre. Persino i famigliari dei camorristi si ammalano di cancro. Che stoltezza! Sa, ho appena ricevuto la telefonata di un ragazzo. Suo padre si è suicidato e sa perché?

Ce lo dica.
Perché quel pover’uomo aveva dei sintomi che gli hanno fatto pensare di avere un brutto male. E senza attendere il risultato della analisi si è tolto la vita. Sottovalutiamo purtroppo la dimensione del malessere psicologico nel quale la gente di questo territorio è costretta a vivere. Ogni famiglia conta almeno un malato, io stesso ne conto due. Celebro continuamente funerali di persone giovani. E nessuno sa cosa mangiare, cosa acquistare, cosa cucinare.

Nessuna zona è mai stata dichiarata non coltivabile?
Nessuna, mai. Noi beviamo l’acqua delle falde inquinate e mangiamo i prodotti di questa terra. Lo Stato non ha mai avvertito gli agricoltori né ha ordinato perizie tossicologiche. Mai! Schiavone parlava di sversamenti anche nel lago di Lucrino, zona Flegrea, dove ancora oggi abitualmente la gente nuota e pesca senza che le istituzioni abbiano mai sentito l’esigenza di mettere un cartello di divieto.

L’Istituto superiore di Sanità ha detto che gli ortaggi nati nelle campagne di Giugliano sono sanissimi, non contengono metalli pericolosi. Cosa ne pensa?
È incredibile. Per prima cosa mi stupisco che l’attuale ministra della Salute non sia nemmeno un medico e debba fidarsi di queste ricerche. Com’è possibile che la verdura coltivata in zone dove continuamente vengono sversati rifiuti chimici industriali sia buona e commestibile? Abbiamo bisogno della verità.

Nessuno risponde alle vostre domande?
Nessuno. Anzi, continuano a porcele. Dopo quella Commissione d’inchiesta che raccolse le rivelazioni di Carmine Schiavone si sono succedute altre inchieste parlamentari, l’ultima presieduta da Pecorella che venne e chiese: “Come vanno qui le cose? Cosa vedete?”. Ma non avevano già in mano tutto quello che c’era da sapere?

Lei immagina che tutti abbiano taciuto per interesse?
Ci sono i disonesti e ci sono gli ignavi. E poi ci sono gli ignoranti come quel parlamentare della Lega Nord che è arrivato a metà ottobre a Caivano insieme con gli altri membri della Commissione sanità e insisteva sul fatto che il problema fossero i rifiuti urbani. Aveva in testa la monnezza prodotta dagli abitanti di Napoli, è stato difficile spiegargli che la questione riguarda lo smaltimento illegale dei rifiuti industriali. Quando ha detto: “E’ una questione di civiltà” gli ho risposto che le scorie tossiche dell’Acna di Cengio sono sepolte a Giugliano. Così come le scorie di moltissime industrie del Nord.

Nessuna delle rivelazioni desecretate di Schiavone è una sorpresa?
Una sì. Noi sapevamo che molte amministrazioni del Casertano sono in odor di Camorra. Ma Schiavone ha detto che tutte erano costruite a tavolino dal clan dei Casalesi. Questo mi ha colpito. E anche la rivelazione secondo la quale sono state interrate scorie termo-nucleari. Si rende conto…

In questi giorni qual è la reazione delle persone della Terra dei Fuochi?
È una tragedia. Sono indignate. Arrabbiate. In queste settimane aiuteremo le mamme che hanno perso i loro bambini in relazione, saranno loro a parlare per conto di noi tutti. Mi dicono che se avessero saputo 16 anni fa che c’era il rischio di ammalarsi in massa di tumore sarebbero emigrate. La conseguenza è che ora per questa gente lo Stato da assente è diventato nemico.

Il 16 novembre protesterete a Napoli. Quali sono le vostre richieste immediate?
Corrado Alvaro diceva che a domande vere occorre dare risposte vere. Finora lo Stato non ha dato alcuna risposta, peggio: ha occultato la verità. Per prima cosa si proceda alla mappatura dei siti inquinati cosicché gli agricoltori possano sapere dove coltivare e la gente cosa consumare. E poi a livello europeo si deve introdurre la tracciabilità satellitare dei rifiuti industriali, perché non vadano a finire in altre regioni come la Calabria, in Africa o altrove. Infine occorre escogitare una soluzione per i terreni inquinati. Guardi, qui siamo tre milioni di persone. Molte sono decise a venire anche a Roma per chiedere giustizia. Il diritto alla vita è sacrosanto.

Non le viene voglia di scappare?
Come posso scappare? Sono un sacerdote, non posso abbandonare la mia gente. Ma non fate di me un simbolo.

Spacciatori fermati e quartiere in rivolta “questa è zona nostra”

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Caivano, nel Napoletano, è da sempre considerato uno dei fortini della camorra. Dopo il ritrovamento dei fusti tossici, ora però il problema si è spostato sullo spaccio. Gli agenti infatti hanno fermato due uomini e un intero quartiere è sceso a “difendere” gli spacciatori. Più di un centinaio di persone hanno gridato  “ Jatevenne, questa è zona nostra” e hanno minacciato di morte e aggredito i due agenti in borghese. Uno dei due spacciatori si è dato alla fuga a bordo di uno scooter, mentre il complice, dopo aver gettato via alcune dosi, ha guidato la folla alla rissa con uno dei due poliziotti. In breve anche il secondo spacciatore è riuscito a dileguarsi.

Gli agenti del commissariato di Afragola però non hanno digerito bene l’incidente così che la risposta è avvenuta nella notte. L’intero commissariato al comando del vice questore Sergio Di Mauro ha assediato il quartiere e dopo un’attenta caccia all’uomo i due spacciatori sono stati rintracciati. Uno è Antonio Natale, 41enne e l’altro Terenzio Del Gaudio, 34enne. Entrambi sono stati denunciati a piede libero per spaccio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Il fratello del boss Francesco Farraiuolo, detto “‘o niro niro”, Antonio, è stato identificato come conducente dello scooter e denunciato per favoreggiamento.

Le verdure della terra dei fuochi e i metalli pericolosi

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Le Iene tornano  a occuparsi de La Terra dei Fuochi, quell’aria tristemente famosa tra Napoli e Caserta, dove la Camorra sversa i rifiuti tossici e speciali inquinando la terra, l’acqua e l’aria. I prodotti quindi che vengono coltivati possono contenere sostanze nocive e in particolare nelle verdure, dopo le analisi risulta infatti la presenza di metalli pesanti molto superiore ai valori consentiti, in particolare di mercurio, arsenico, manganese e piombo, che ingeriti per lungo tempo in quantità elevate provocano tumori, morbo di parkinson, impotenza maschile e altri gravi malattie. Qualche giorno fa alcuni politici locali si erano recati in una tenuta  agricola lungo la circumvallazione esterna di Giugliano per ribadire che non si deve speculare sul grave fenomeno dei prodotti di queste zone, ma d’altra parte vanno effettuati controlli precisi prima di poter affermare senza dubbio alcuno che i prodotti agricoli di queste zone non siano una minaccia per la salute.

 

Bombe a Napoli contro i famigliari di un boss

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Avvertimenti, bombe per contro il palazzo dei famigliari del boss Pasquale Pesce in piena notte. Torna così la paura a Pianura, Napoli, dove i clan stanno alzando il tiro. Questa notte sono scoppiate infatti due ordigni rudimentali caricati con oggetti metallici i cui danni sono stati limitati ma che gli inquirenti non hanno dubbi a definire un segnale forte della guerra tra clan che torna. E così ieri sera, intorno alle 20.30, forse in risposta, in via Colantonio Di Fiore le pistole sono tornate a sparare e hanno mirato alle verande di un noto pregiudicato.

 

L’assassino buddhista che chiede cibo vegetariano e maestro zen

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Catello Romano, detenuto stabiese sottoposto a regime di 41 bis nel carcere di Novara, ha diritto al menù vegano e potrà vedere il maestro Zen. Lo ha deciso con sentenza la Cassazione dando ragione al killer di camorra, reo confesso, che a 19 anni prese parte all’omicidio del consigliere comunale del Pd Gino Tommasino. Catello Romano si è dichiarato buddhista e in considerazione dei diritti di libertà di culto riconosciuto nella nostra costituzione il killer ha diritto al suo menù e alla sua guida spirituale.

 

Lo stadio San Paolo si tinge di nero: in lutto per la Terra dei Fuochi

terra-dei-fuochi-sanpaoloinlutto-tuttacronacaI social al servizio della vita. Se prima i vip hanno adottato un comune, ora è partito il tam tam mediatico in Facebook dopo la creazione dell’evento “San Paolo in Lutto“. L’iniziativa è per protestare contro il dramma della Terra dei Fuochi e dell’inquinamento del suolo con i rifiuti industriali velonosi. L’dea è semplice e prende l’avvio dalla partita che la Nazionale disputerà a Napoli contro l’Armenia valida per la qualificazione ai mondiali 2014: si chiede ai tifosi che giungeranno allo stadio di vestirsi di nero e restare in silenzio quando entreranno le squadre. Si legge nel social blu:

“Il 15 Ottobre al San Paolo di Napoli si disputerà Italia-Armenia. Al fine di un impatto mediatico a grossa risonanza si chiede a tutti coloro che si recheranno allo stadio, alle tifoserie, ai club, alla gente comune, a chi si ‘troverà di sorpresa’ allo stadio per tifare l’Italia di vestirsi totalmente di nero e di restare in silenzio quando entrano le squadre. Vi sembrerà nulla ma questo piccolo gesto potrebbe avere un grosso impatto mediatico e dare visibilità alla terra dei fuochi ovvero A NOI TUTTI che continuiamo a morire di cancro e di leucemie, che vediamo i nostri figli morire prima di nascere. Fate cadere in un silenzio tombale il SAN PAOLO.. sarà l’urlo più forte mai sentito prima. Facciamo capire che il nostro paese è vivo..che noi non ci arrendiamo. ‘Forza Napoli’ non è solo un motto per la squadra del cuore ma un motto per la nostra terra! Quando si è solidali Napoli vince..quindi organizzatevi!!! Grazie”

Vip vs camorra: i comuni della Terra dei Fuochi non devono morire

vip-terradeifuochi-tuttacronacaLa Terra dei Fuochi non è sola è una pagina Facebook aperta da Selvaggia Lucarelli e che in pochi giorni ha già superato gli 89mila “mi piace”. Ed è proprio qui che i vip italiani “adottano” i comuni di questo territorio a cavallo tra le province di Napoli e di Caserta postano le foto con cui lanciano il loro appello. Marcianise, Aversa, Nola, Sant’Irpino, ma anche Arienzo, Cellole, San Prisco e tutti gli altri paesi non devono morire. Non possono essere messi in ginocchio da quei rifiuti tossici bruciati nelle campagne. Loro sono personaggi dello spettacolo più o meno noti, musicisti, attori, volti televisivi ma anche sportivi e giornalisti uniti per far sì che “questo territorio e la sua gente – si legge nelle info della pagina – non muoiano avvelenati e dimenticati da tutti.” Spiega Selvaggia all’HuffPost: “Un’iniziativa del genere può aiutare a incoraggiare la gente del posto a non avere paura di scendere in piazza. di protestare, di ribellarsi. Noi, nel nostro piccolo, ci abbiamo messo la faccia. E poi molti non sanno cos’è la terra dei fuochi, da oggi magari lo sapranno”. La pagina ci aiuta anche a capire che solo ora si sta facendo spazio la consapevolezza che l’emergenza che vive questa terra non è solo circoscritta a un’area ben definita, ma è ormai diventata nazionale. Come hanno recentemente ricordato anche Le Iene, in un loro servizio: perchè i prodotti di questa terra poi giungono in tutto il territorio nazionale: “la Terra dei Fuochi non è un’isola”, appunto, e tutti noi siamo destinati a venire a contatto, in un modo o nell’altro, con questa fetta di terreno che è stata utilizzata per un ventennio come pattumiera per i rifiuti tossici di mezza Italia. Senza dimenticare gli abitanti che si ammalano e muoiono, per quel cancro che, qualsiasi parte del corpo colpisca, ha un solo cognome: “camorra”. Per farsene un’idea basta scorrere la pagina Facebook di don Maurizio Patriciello, parroco proprio a Caivano che da anni si batte per portare alla ribalta nazionale l’agonia di quella gente. Ha pregato il Papa, ha parlato con Napolitano, scuotendo le coscienze dei politici locali.

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Le Iene e i rifiuti tossici che “concimano” i prodotti della terra dei fuochi

camorra-rifiutitossici-tuttacronacaLe Iene, ieri, hanno parlato dello sversamento e dell’incendio di rifiuti di ogni genere che la camorra ha praticato illegalmente nelle discariche abusive della ‘terra dei fuochi’, in Campania. Nel serivzio sono apparse persone vittima di tumore, ma anche Carmine Schiavone, pentito dei Casalesi, che ha svelato i retroscena dell’attvità criminale. “Questa roba arrivava dalle centrali tedesche, austriache, svizzere. Arrivavano fanghi tossici, pittura, coloranti. Residui di amianto, piombo, cadmio, tutto”. Anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano che da anni si batte contro i roghi e gli sversamenti ha preso la parola: “A Caivano hanno trovato due milioni di metri cubi di metalli pesanti, piombo, cadmio, zinco. Avevamo fatto delle foto a dei cavolfiori che nascevano di colore giallo. Abbiamo fatto delle analisi e sono usciti metalli pesanti in quantità così elevata che il laboratorio non ha voluto darci i risultati. Qua la gente muore, stanno morendo. La gente non usa più nemmeno il termine ‘cancro’. La gente ha il terrore”. Gli inviati de Le Iene hanno vagato per le campagne avvelenate, imbattendosi in cumuli di rifiuti tossici, che spesso vengono dati alle fiamme per non lasciar tracce, tanto lungo sentieri di campagna quanto lungo le strade percorse dalle automobili. In queste zone, dove viene dato alle fiamme anche l’amianto, i contadini proseguono con le loro attività di semina e raccolto. “L’amianto è un killer pericolosissimo – spiega don Patriciello -. Non mi scandalizza il delinquente che ha sversato quell’amianto. Ma mi scandalizza la società civile che vede tutto questo. Questo è proprio il posto dove è venuto l’ex ministro della Salute Renato Balduzzi. Poi è andato via e non è successo niente”. Si è talmente, tragicamente, abituati alla morte per cancro che, spiega un ragazzo, “Oramai non si dice più ‘Come è morto?’. Si dice ‘Dove aveva il tumore?” E don Patriciello continua: “Non possiamo fingere di non vedere. E’ il momento di mettere insieme i vari ministeri. E’ inutile che continuano a dare tutta la responsabilità ai sindaci. Loro non ce la faranno mai. Ci sono troppi interessi. O ci si mette insieme o questo popolo è condannato a morte”. Le modalità con cui opera la camorra sono spiegate dall’ex presidente di Legambiente, Raffaele Del Giudice: una prima squadra prepara il letto di combustione con stracci e copertoni e poi, di notte, arriva una seconda squadra, che sversa i rifiuti e appicca il fuoco. «”C’è bisogno del presidio dell’esercito”.  Il dottor Antonio Marfella, intanto, medico dell’istituto tumori Pascale di Napoli dichiara: “Non esiste una sola discarica in Campania che non è rimpinzata di oltre il 50% di rifiuti tossici”. E proprio accanto a una discarica, un campo di pomodori: sono tra i tanti prodotti di quelle terre che poi possono essere venduti. I contadini della zona spiegano che li consegnano solitamente anche alle industrie famose, ad un marchio presente – dicono le Iene senza citare l’azienda in questione – in ogni supermercato italiano. Si vende alla più grossa industria di pelati d’Europa, a prezzo bassissimo. E i prodotti della ‘terra dei fuochi’ arrivano ovunque, anche sulle nostre tavole.

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Pane e camorra, la denuncia dei verdi e di Unipan

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Denuncia inquietante da parte dei Verdi, con il coordinatore Francesco Emilio Borrelli, e del presidente Unipan, ovvero l’Unione panificatori Campani, Mimmo Filosa che hanno fatto emergere la difficile situazione dell’alimentare nel territorio napoletano:

“La camorra dall’inizio della crisi economica ha messo nuovamente e prepotentemente le mani sul mercato alimentare del napoletano e casertano. In particolare stanno proliferando forni abusivi di pane ovunque. Solo tra Napoli e provincia ce ne sono oramai oltre 1500 ed il numero è in crescita – continuano Borrelli e Filosa – Forni in condizioni igienico-sanitarie pericolosissime, che realizzano un prodotto anche tossico: usano gusci di nocciole trattati con agenti chimici e quindi nocivi, se non legni trattati con vernici e solventi tossici. Il problema più grave e che oltre alla filiera totalmente illegale che parte dal forno abusivo e arriva alla vendita illegale per strada spesso ancora nei cofani delle macchine o con bancarelle improvvisate il pane della camorra è arrivato nei supermercati e nei salumieri legali. D’altronde i clan hanno capito che in un momento economicamente drammatico come quello attuale i cittadini possono rinunciare a tutto ma non al cibo. Per questo invochiamo un intervento drastico da parte dello Stato con la istituzione di un tavolo permanente in Prefettura tra Asl, comuni e forze dell’ordine e l’ applicazione della legge regionale sulla tracciabilità del pane”.

Nei prossimi giorni sarà presentato un dossier sui nuovi forni abusivi curato da Verdi e Unipan per mostrare la grave situazione nel Napoletano.

A 28 anni dall’omicidio di Giancarlo Siani, la Mehari torna a correre

giancarlo-siani-Mehari-tuttacronaca23 settembre 1985. Napoli. La camorra uccide, a pochi metri dalla sua abitazione, il giornalista del Mattino Giancarlo Siani. A 28 anni dalla sua morte, la sua Mehari torna oggi a correre e diventerà la protagonista del progetto “In viaggio con la Mehari”, promosso da Regione Campania e Comune di Napoli. L’auto ha ripreso oggi il suo cammino per il capoluogo campano, con meta la sede del quotidiano per il quale lavorava il giornalista, in nome della libertà di stampa e in memoria di tutte le vittime innocenti della criminalità. Alla guida, autorevoli rappresentanti del mondo della cultura, della magistratura e dell’antimafia sociale. Dopo che lungo le Rampe Siani, a poca distanza dal luogo del delitto, sono stati deposti dei fiori, Saviano ha avviato il motore. Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, ha detto: “Vedere la Mehari qui dove fu ucciso Siani dà la contezza della potenza della memoria”. Al volante si sono succeduti volti conosciuti del mondo del giornalismo, della cultura e della giustizia legati alla storia di Giancarlo Siani e a quella delle vittime innocenti di criminalità. Tra gli altri, don Luigi Ciotti, Giovanni Minoli e Alfredo Avella, del coordinamento familiari vittime innocenti criminalità.

Prima di salire a bordo dell’auto, Saviano ha detto: “La ripartenza della Mehari significa che riparte tutto. Riparte anche Napoli”. E’ stato il fratello di Giancarlo, Paolo Siani, a consegnare le chiavi della Mehari allo scrittore che, al termine del giro, ha spiegato: “Sai cosa ho visto? Una Napoli minoritaria agguerrita. Quando siamo partiti c’era tutta la Napoli che volevo vedere ma non ho visto l’intera città”. E ancora: “Più che deluso mi ha fatto vedere che c’è una parte della città molto agguerrita un’altra parte molto delusa”. Don Ciotti, ha a sua volta ricordato il giornalista che proprio su quell’auto è stato ucciso. “Amava la ricerca della verità, era un archeologo della verità, scavava sempre in profondità, non si fermava mai in superficie e cercava di fare emergere le contraddizioni. Quello che per lui era importante non era solo la denuncia ma anche cercare di leggere quali erano le cause, i meccanismi di molte forme di marginalità e di cosa alimentava la criminalità camorrista”.

Il pentito è pentito di essersi pentito! Storia di Carmine Schiavone.

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«Se potessi tornare indietro non mi pentirei. Non lo farei più perché le istituzioni ci hanno abbandonato. Quando non sono riusciti ad ammazzarmi materialmente, hanno cercato di distruggermi economicamente, moralmente», così Carmine Schiavone,  uno dei boss del clan di camorra dei Casalesi, pentito dal 1993.

Quando ha deciso di pentirsi?

«Decisi di uscirne quando vidi che uccidevano anche i bambini prima di nascere con tutti quegli sversamenti». Sversamenti sui quali Casalesi ed industrie del nord, in quegli anni, hanno fatto valanghe di soldi.

Chi era Carmine Schiavone?

«Ero uno dei capi della cupola, ma mi sono pentito davvero perché altrimenti quelle carte lì non le avrei mai scritte. Il mio guaio è stato proprio quello di essermi pentito veramente perché in Italia non c’era una giustizia, una legge, un politico che sappia capire questo. Chi me lo ha fatto fare di vivere in questo mondo di cani rognosi perché è vero che noi abbiamo sparato, ma i ministri, i carabinieri, i magistrati, i poliziotti sono più responsabili di me perché hanno permesso questo».

Perchè si pente di essersi pentito?

«Io ho sbagliato nella mia vita e ho cercato di rimediare quando la mia coscienza si è ribellata a certi soprusi commessi da altri. Tutti quanti hanno fatto facile carriera sulla mia pelle».

Quale sarà il futuro della mafia?

«La mafia non sarà mai distrutta perché ci sono troppo interessi, sia a livello economico sia a livello elettorale. L’organizzazione mafiosa non morirà mai».

Due fosse e delle croci: scoperta shock nelle terre confiscate alla camorra

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I responsabili della cooperativa R(esistenza), che gestisce il bene confiscato alla camorra ‘Fondo rustico Amato Lamberti’ di Chiaiano e presidio di ‘Libera’ a Scampia, hanno fatto una scoperta shock questa mattina: all’interno dell’appezzamento sono state scavate due grandi fosse scavate a mo’ di tomba e, poco distante, sono state trovate anche delle croci fatte di terra. La polizia è accorsa al vigneto di 14 ettari che, assieme a un pescheto, era stato confiscato al clan Polverino e ora si segue la pista dell’intimidazione, pur non escludendo che chi ha scavato lo abbia fatto per riappropriarsi di qualcosa lasciato sottoterra. Il presidente dell’associazione R(esistenza) ha affermato: “Non vogliamo creare allarmismi ma non possiamo neanche sottovalutare quanto è successo, un episodio che si aggiunge ad altre intimidazioni ricevute negli ultimi mesi”. E prosegue: “L’ultimo precedente – ricorda Corona – risale al giorno dopo Pasquetta: avevamo organizzato una festa il giorno prima per 500 persone. Ci vennero a dire che il fondo era loro. In precedenza c’era stato il furto di 50 ciliegi. Anche quello che è successo l’altra notte, con le due fosse scavate, è un segnale per dire che non rinunciano a quel pezzo di terra”.

Un altro locale nel mondo che celebra la malavita: Arte de Mafia

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Non bastavano le polemiche sul locale viennese “Don Panino”, dove il menu prevede piatti come Don Falcone e Don Peppino, oltre a una varietà di ricette ispirate ai boss mafiosi, in Argentina, a Palermo, c’è un locale dov’è possibile assaggiare “gli squisiti sapori della mafia”. Il posto è “Arte de Mafia”, ristorante italiano a Buenos Aires.

Il brand mafioso serve quindi per attirare clienti, celebrando i peggiori boss della storia, con piatti dedicati ai capi di Cosa Nostra (Provenzano, tra gli altri), ‘Ndrangheta e Camorra. Diversamente da “Don Panino”, qui i simboli dell’antimafia non vengono accomunati, nel menu, ai boss della malvita, ma è identica la spettacolarizzazione del fascino criminale. Un lettore de LiveSicilia pone al riguardo un interessante interrogativo: “Siamo certi che l’Argentina non protesterebbe con l’Italia se da noi un locale celebrasse, per dire, il dittatore Videla?”.

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Saviano tra coca, disciplina mafiosa e la difesa della felicità

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In occasione della pubblicazione sel zuo nuovo libro, Zero Zero Zero, Roberto Saviano rilascia un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt in cui descrive un paradosso tutto italiano: nel Paese senza regole, la criminalità organizzata è quella che vanta la maggior propensione al sacrificio e al rispetto dei codici di comportamento. In essa è riscontrabile una disciplina che crea una parziale fascinazione sullo scrittore. “La criminalità organizzata ne esercita una certa quantità, lo devo confessare. Ma sarebbe un errore soccombere a questa forza di attrazione. I mafiosi costruiscono un’immagine di uomini d’onore, che vivono secondo un codice, detengono molti soldi e non hanno alcuna paura della morte. Questo mito va smontato: devo mostrare quanto siano ridicoli, le loro paure, la loro esistenza miserabile. Credo davvero che le cose si possano cambiare, se vengono scritte. Questa è la mia ossessione”. La vita della criminalità italiana, insomma, è costellata di rinunce, soprattutto se confrontata con la mafia messicana, dove lusso e feste sono un tratto distintivo dei grandi capi del cartello della cocaina. “I boss italiani sono gli ultimi calvinisti dell’Occidente. Vivono la maggior parte del loro tempo in un buco sottoterra, e per il loro successo rinunciano ad ogni lusso”. Ma un paradosso è anche il rapporto tra i suoi due libri: con Gomorra, che ha confessato non riscriverebbe se avesse il potere di tornare indietro nel tempo, che, dopo averlo obbligato ad una vita sotto scorta, gli ha permesso di scrivere la nuova opera. “Non vale la pena scrivere un libro che ti distrugge la vita. E’ importare raccontare la verità sulla mafia, e non avere paura né essere costretti al silenzio. Ma è altrettanto importante difendere il proprio percorso verso la felicità. Ora non so più come ritrovarlo, visto che vivo completamente isolato dagli altri uomini”. Ma l’isolamento l’ha portato a compiere un passo oltre: “Grazie alla scorta sono però riuscito ad incontrare molti inquirenti, ed ho avuto accessi ad atti e testimonianze che mi hanno permesso di studiare la dinamica del cartello delle droghe. “Suona paradossale, ma più vivo protetto, maggiore è la mia vicinanza a ciò che accade nel mondo della criminalità, anche se non posso più permettermi di camminare per strada”. Saviano non risparmia neanche, dopo tutte le bastonate inflitte dalla Germania all’Italia, una piccola bacchetata ai tedeschi. “La Germania sottovaluta il traffico di droga in modo drammatico, alla polizia mancano gli strumenti giuridici per poterlo contrastare in modo efficace. In Germania la mafia è al sicuro in modo davvero assurdo”. Per concludere, l’autore si schiera con la legalizzazione della cocaina, che rappresenta il più importante business per le mafie globali:  “La coca rappresenta un mercato da 400 miliardi di dollari di fatturato annuo. Una legalizzazione darebbe agli stati la possibilità di contrastare la droga, con campagne come quella condotta contro il fumo, e togliere alla criminalità organizzata la sua maggior fonte di guadagno”. Capitalismo allo stato pure insomma, che semplifica con un esempio: “Nessun altro affare dà maggior lucro. I suoi profitti sono enormi. Si prenda questo esempio. Chi all’inizio del 2010 ha investito nell’Apple 1000 euro, ora ne possiede 1600 grazie alla crescita delle sue azioni. Chi invece nel 2012 ha investito 1000 euro nella cocaina, ora ne possiede 182 mila. Cento volte di più rispetto alle azioni che sono andate meglio negli ultimi anni”.

E se la verità di Yara fosse nel libro di Saviano?

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«Quello che Saviano ha scritto nel suo libro è tutto falso: lo querelo. E mi verrebbe voglia di affidare a lui le chiavi della mia ditta, che con impegno e sacrificio io e i miei dipendenti stiamo cercando di portare avanti».  Queste le parole di Patrizio Locatelli, titolare della Lopav-Pima nota impresa specializzata in pavimentazioni. Suo padre però è Pasquale Claudio Locatelli, originario di Almenno San Bartolomeo, uno dei più attivi narcotrafficanti internazionali degli anni ’90, in arte «Mario di Madrid», noto anche come «Diabolik», ed è proprio a quest’uomo che Saviano dedica un intero capitolo del libro-inchiesta sulla cocaina, intitolato “Zero Zero Zero”. Saviano nelle sue pagine accenna anche ai figli Pasquale, Patrizio e Massimiliano, che furono arrestati nel 2010.

Ma come si inserirebbe il delitto di Yara in questo contesto?

Chi aveva in passato ha provato a legare il delitto di Yara con la criminalità organizzata è stato querelato. In particolare quelle testate giornalistiche che accennavano a legami  fra la Lopav e Fulvio Gambirasio, il papà di Yara.

E se Saviano sostiene che Fulvio Gambirasio abbia testimoniato in un processo contro Pasquale Locatelli, è lo stesso papà di Yara che ha suo tempo smentì categoricamente questa testimonianza. Ma di recente lo stesso Patrizio Locatelli conferma che è inesatto ciò che è scritto nel libro Zero Zero Zero:   Io e Fulvio – conferma Patrizio Locatelli – ci conosciamo da molto tempo, siamo compaesani. Dopo essere uscito dal carcere, l’ho incontrato casualmente e gli ho fatto le condoglianze. Lui mi ha abbracciato, dicendo di essere dispiaciuto che i media mi avessero coinvolto, a torto, nella vicenda di Yara. Tutto il resto sono fantasie».

Allarme Pompei

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Pompei sta morendo e a lanciare l’allarme è il New York Times che punta contro la burocrazia italiana per cercare di salvare uno dei patrimoni mondiali della storia. ‘Gli scavi di Pompei sono sopravvissuti a partire dal diciottesimo secolo, sopportando stoicamente l’usura di milioni di turisti, ma ora la minaccia è la burocrazia italiana’, denuncia il New York Times che teme anche infiltrazioni camorristiche che possano accedere agli aiuti stanziati dall’Unione europea. Negli ultimi anni, diversi crolli nel sito hanno allarmato gli esperti, i quali hanno puntato il dito contro la mancanza di pianificazione strategica e personale troppo limitato. Il problema degli appalti truccati e delle successive indagini ha poi bloccato diverse ristrutturazioni e altre iniziative, come la trasformazione di una villa in un museo e di un altro edificio in un ristorante.

Ma naturalmente Pompei che può offrire lavoro e portare il turismo e quindi risollevare l’indotto di ristoranti e alberghi che ruotano intorno all’area non è tra le priorità del nuovo governo… che se ne occupino gli altri… tipo il New York Times!

Uno sguardo alla… mozzarella in carrozza

La ricetta puoi trovarla QUI!

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Roberto Saviano e Zero Zero Zero

Saviano e il caporalato

Roberto Saviano e Gomorra

Gente che racconta Scampia e non solo… Roberto Saviano!

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Uno sguardo a Scampia… libertà!

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Uno sguardo a Scampia… 4 chiacchiere!

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Uno sguardo a… SCAMPIA, Napoli!

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Cosa sta succedendo a Napoli?

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Agguati, cosche che si fronteggiano e nuove strategie che nascono. Questo è l’ultimo quadro che sta disegnando la camorra a Napoli in questi giorni. Dopo una notte di fuoco e fiamme che ha investito la città della scienza, e a tutt’ora non è del tutto domato, arriva questa mattina la notizia di uan vera e propria esecuzione avvenuta in strada sotto l’occhio dei passanti.

Un uomo di 68 anni, Francesco Chierchia, ritenuto dalla polizia affiliato al clan Gionta, è stato ucciso in un agguato davanti a un bar di Torre Annunziata (Napoli). Chierchia era in auto, una Fiat Idea, quando alcune persone gli si sono avvicinate sparandogli al viso. Sul fatto indaga la polizia.

A Napoli si spara e si uccide. Un morto e un ferito a Ponticelli

Ucciso 20enne e ferito gravemente un 19enne. ponticelli-sillumina-di-meno-001

Fatta luce su 5 omicidi eccellenti nel napoletano!

Notificate ordinanze a 12 persone attualmente in carcere per altri reati. BENVENUTI IN ITALIA!

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La camorra colpì nel 2001! Oggi identificati i killer di Francesco Panaro

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Arresti criminalità organizzata: 20 a Caserta e 4 a Lamezia Terme

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Colpo alla camorra: arrestato latitante Mennetta

Regolamento di conti… agguato camorristico a Napoli

2 uomini versano in gravi condizioni e sono stati ricoverati al Cardarelli.

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Il boss Setola fu aiutato da un avvocato e da un medico. Arrestati!

Roberto Saviano, Italian writer.

De Magistris: basta botti sosteniamo le iniziative anti-camorra

Appello del sindaco di Napoli a non spendere denaro nei fuochi d’artificio ma piuttosto nel sostenere iniziative che ripuliscano la città dalle organizzazioni criminali!

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