I pensionati ridotti del 43%, effetti della legge Fornero!

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Gli effetti della legge Fornero sono visibili: il numero dei nuovi pensionati è calato del 43%. Nel 2013 infatti sono state liquidate 649.621 nuove pensioni rispetto ai 1.146.340 di nuovi assegni liquidati nel 2012. Questo è quanto emerge  dal confronto tra il bilancio preventivo Inps per il 2014 (nel quale sono contenuti i dati 2013 assestati che risentono della riforma Fornero) e il bilancio sociale dell’Istituto per il 2012.

Sempre nel bilancio di previsione dell’Inps risulta che la spesa pensionistica finanziata in via principale dei contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro nel 2014 ammonterà a 243,4 miliardi (+1,1% sul 2013) e sarà pari al 15,19% del Pil.

Nel documento si sottolinea che la spesa pensionistica complessiva comprese le pensioni erogate per conto dello Stato (come quelle sociali o agli invalidi civili) ammonterà a 255,5 miliardi, pari al15,94% del Pil (16,21% nel 2013).

 

Quando arriverà la legge per i reati ambientali in Italia?

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Forse i tempi sono maturi e finalmente i reati ambientali avranno un articolo nel nostro codice penale. Fino a oggi infatti, nonostante gli scempi e i disastri ambientali che hanno riempito le pagine dei giornali, i reati legati all’ambiente non hanno trovato posto nel nostro ordinamento. Ora si è vicino alla risoluzione del problema? C’è chi lo spera, anche se davvero sembra essere tardi, con un’Italia ferita a morte nel suo patrimonio naturalistico e culturale che avrebbe da solo potuto, in tempo di crisi, traghettare il nostro Paese alla ripresa e che invece è rimasto schiacciato sotto la scarsità di fondi e  incapacità gestionale. Le pene per chi oggi commette un reato contro il nostro patrimonio ambientale sono blande, quasi inesistenti e sostanzialmente si fermano a una sanzione di tipo economico, senza intaccare la fedina penale di chi commette il reato.

Come spiega La Stampa:

A tentare di spostare in avanti le lancette della storia è il testo unificato approvato all’unanimità dalla Commissione Giustizia di Montecitorio, in prossimità delle vacanze natalizie, che accorpa ben tre disegni di leggi presentati in questa legislatura (a firma di Ermete Realacci, Salvatore Micillo e Tommaso Pellegrino). Al testo unificato ha lavorato anche una Commissione di studio ad hoc nominata dal ministro dell’ambiente e presieduta dal gip Raffaele Piccirillo. Ma come è accaduto al vecchio pescatore di Hemingway, a furia di passaggi di mano e compromessi al ribasso della strana maggioranza, dell’enorme pesce all’amo è rimasto poco più che la lisca. Alla fine, vedono la luce solo due nuovi delitti: inquinamento e disastro ambientale. E se il primo è una novità assoluta, il secondo in realtà ha fatto da tempo la sua comparsa nei tribunali grazie all’interpretazione estensiva dell’art.434 del codice penale, il disastro innominato, che ha compreso anche quello ambientale.

Ciò che più conta è che per la prima volta nel campo ambientale si cambia paradigma giuridico: si passa da una impostazione penalistica che punisce situazioni di “pericolo astratto” a una in cui si sanziona il “danno effettivo”. Nel primo caso si puniscono mere inadempienza di prescrizioni normative, nel secondo i danni effettivamente arrecati. Anche se è un’arma a doppio taglio: se fino a oggi un’azienda che scarica illegalmente in un fiume viene punita (poco e male) solo perché non ha alcuna autorizzazione oppure perché ne ha travalicato i limiti, con la riforma per contestare uno dei due nuovi delitti occorrerà dimostrare e quantificare il danno causato. Salto di qualità pericoloso, ma necessario.

 Sicuramente positivi sono le circostanza aggravanti per i reati ambientali previste dal testo, sia nei casi dell’associazione a delinquere che, soprattutto, nel caso del coinvolgimento di pubblici funzionari o incaricati di pubblico servizio; visti i livelli di corruzione in materia ambientale una aggravante più che benvenuta.

Riforma ridotta all’osso, si diceva. Se da un parte non fa cenno alcuno ai reati nel ciclo del cemento (si pensi all’abusivismo edilizio, anche in aree a rischio), dall’altra ha rimesso nel cassetto altri delitti, invece presenti nei disegni di legge originari, come il “Danno ambientale, l’”Alterazione del patrimonio naturale, della flora o della fauna selvatica o delle bellezze naturali”, la “Frode ambientale” e l’”Impedimento al controllo”. Meglio di niente, certo. Ma si può fare di più?.

Precipita nel vuoto: studente 17enne muore

studente-precipita-tuttacronacaE’ morto intorno alle 14, in ospedale, il 17enne Andrea De Gabriele, studente del liceo scientifico Cosimo De Giorgi di Lecce, che alle 13 è precipitato in un pozzo di luce nel cortile della succursale della scuola. Il giovane era con i compagni e stava per far rientro in aula dopo una lezione di educazione fisica quando ha deciso di arrampicarsi su una grata che delimita l’ area utilizzata dagli studenti, probabilmente per recuperare il giubbotto e  aiutandosi con una sedia. E’ stato allora, mentre si trovava sulla recinzione, che è precipitato sfondando la rete metallica di protezione del pozzo e compiendo un volo di almeno 10 metri. I poliziotti della squadra mobile di Lecce hanno ascoltato i presenti, per ricostruire quanto accaduto e il sostituto procuratore Giuseppe Capoccia all’esito dei primi accertamenti valuterà se sia necessario iscrivere qualche nome nel registro degli indagati.

Le leggi “inutili e folli” negli Usa!

Olivia Locher-tuttacronacaCi sono leggi davvero “folli” e “inutili” negli States che uno davvero non potrebbe mai immaginare… eppure esistono! C’è chi, come la fotografa Olivia Locher ha ideato un progetto fotografico per infrangere queste leggi e far emergere la loro “assurdità”. Il progetto si chiama “I fought the law” (come la canzone scritta da Sonny Curtis per i  Crickets nel 1959) e ha come scopo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste leggi.

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Spegniamo l’odio: un video e una petizione per la legge anti-omofobia

petizione-arcygay-legge-anti-omofobia-tuttacronacaE’ stata Arcigay a indirizzare ai senatori della Commissione Giustizia una nuova campagna-petizione a favore di una legge anti-omofobia e anti-transfobia. Nella petizione, si chiede inoltre l’estensione della legge Reale-Mancino a chi rilascia dichiarazioni omofobe e offensive nei confronti degli omosessuali. Nel testo è presente proprio una considerazione su questa legge, al centro di quello che viene definito “imbarazzante balletto attorno ad una non meglio identificata libertà di opinione2”. Viene chiesto, inoltre, che la Commissione Giustizia tolga dal testo di legge l’emendamento Verini‐Gitti.

 

La legge Reale‐Mancino è stata istituita per punire i crimini d’odio, la violenza e la discriminazione per motivi di razza, etnia e religione. Da anni stiamo chiedendo che anche le violenze e le discriminazioni ai danni delle persone gay, lesbiche e trans vengano punite al pari delle violenze e discriminazioni per razzismo, xenofobia e odio religioso. Ci appare quindi del tutto strumentale e persino offensiva questa preoccupazione rispetto alla restrizione della libertà di opinione, che mai in questi decenni è stata sollevata, e che viene paventata solo ora, nel momento in cui si chiede che anche le persone gay, lesbiche e trans vengano tutelate ai sensi di questa legge. Siamo i primi a difendere la libertà di pensiero, che riteniamo preziosa e intoccabile, principio fondamentale di ogni paese democratico, libertà che la nostra Costituzione difende in maniera cristallina. Non possiamo accettare però che la libertà di pensiero venga usata come scudo per nascondere la precisa volontà di impedire che anche in questo paese si inizi finalmente un’evoluzione culturale che porti alla fine dello stigma sociale e legalizzato che ancora pesa sulla vita delle persone gay, lesbiche e trans.

La petizione è accompagnata da un video che, come spiega Giornalettismo, raccoglie alcune delle dichiarazioni che politici e personaggi pubblici hanno reso in televisione, dichiarazioni forti che Arcigay non esita a definire omofobe. Nel video, che non mostra volti ma solo le parole, sono riconoscibili le voci di Vittorio Sgarbi, Alessandra Mussolini, Daniela Santanchè, Giancarlo Gentilini, Giancarlo Cervelli, Pino Scotto, Mariano Apicella, Romano La Russa e Padre Livio di Radio Maria. “Mentre l’Europa da diversi anni ha adottato politiche ben precise e determinate per tutelare i cittadini LGBT con reali misure di inclusione sociale – spiega il presidente di Arcigay, Flavio Romani – L’Italia è riuscita a far sistematicamente naufragare tutti i progetti di legge […]. Vogliamo una legge che senza se e senza ma, stabilisca anche per i crimini d’odio omofobico e transfobico quello che stabilisce da decenni anche per diverse altre fattispecie, come il razzismo e l’antisemitismo”.

“Matrimoni tra specie diverse, purchè consenzienti”: quella strana proposta…

matrimonio-specie-diverse-tuttacronacaPrima di entrare in Parlamento, il deputato pentastellato Carlo Sibilia, diventato celebre per la sua spedizione di protesta alla riunione annuale del gruppo Bildeberg, proponeva una legge che consenta i matrimoni omosessuali. In seguito, però, ha fatto un passo oltre e propone la legalizzazione di unioni “di gruppo”, e “tra specie diverse”. Nello spazio sul blog dedicato alle proposte legge scriveva infatti: “Discutere una legge che dia la possibilità agli omosessuali di contrarre matrimonio (o unioni civili) , a sposarsi in più di due persone e la possibilità di contrarre matrimonio (o unioni civili) anche tra specie diverse purché consenzienti”. Resta da capire come intenda attestare il consenso di specie diverse da quella umana… avrà trovato un modo in questo tempo?

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Le polveri leggere uccidono, anche sotto i limiti di legge! Chi ci tutela?

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Non è una legge in vigore in Italia e nell’Unione Europe a poter tutelare la salute dei cittadini. Almeno questo è quanto sostiene uno studio della rivista internazionale Lancet che ha esaminato 360mila residenti di 13 Paesi che vivono in grandi città. In Italia lo studio è stato condotto a Torino,  dal Centro per l’Epidemiologia e la Prevenzione oncologica in Piemonte della città della Salute e della Scienza, a Roma e a Varese e ha coinvolto circa 31 mila persone. I risultati mostrano che il particolato fine è l’inquinante più dannoso, anche per concentrazioni sotto i limiti consentiti dall’attuale legislazione. E “suggeriscono quanto siano necessarie ulteriori politiche per ridurre l’inquinamento e, quindi, la morbosità e la mortalità in Europa. Una priorità urgente dovrebbe essere quella di avviarsi verso i valori indicati dalle linee guida della qualità dell’aria dell’Oms, che sono più restrittive”.

L’emendamento che prende tempo… L’Italia tra proroghe e svendite

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Una proroga di un anno della possibilità per i Comuni di utilizzare Equitalia per la riscossione dei tributi locali: è quanto prevede un emendamento alla Legge di Stabilità che sarà presentato a breve in commissione al Senato. Lo riferisce il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanni Legnini.

“Tra Cosa nostra e i politici c’è sempre stata connivenza”: il pentito al processo

stato-mafia-tuttacronacaDurante la sua deposizione al processo sulla trattativa Stato-mafia, il pentito Francesco Onorato ha raccontato che “Dopo il maxi-processo una serie di politici vennero contattati da Cosa nostra: tra loro anche Salvo Lima che non si presentò all’appuntamento”. A Riina, non piacque l’atteggiamento dell’eurodeputato Dc che era nella lista dei politici da eliminare. Ha poi spiegato: “I politici a Riina prima gli hanno fatto fare le cose, poi l’hanno mollato. Prima ci hanno fatto ammazzare Dalla Chiesa i signori Craxi e Andreotti che si sentivano il fiato addosso. Poi nel momento in cui l’opinione pubblica è scesa in piazza i politici si sono andati a nascondere. Per questo Riina ha ragione ad accusare lo Stato”. E ha aggiunto: “Riina per questo comportamento era arrabbiato e avrebbe ucciso tutti i politici”. Il pentito ha parlato di una vera e propria lista con personaggi delle istituzioni che, dopo il maxiprocesso, Riina avrebbe voluto eliminare. “C’erano Vizzini e Mannino, di cui prima in Cosa nostra si parlava bene, i cugini Salvo, Salvo Lima – ha proseguito – Per Vizzini avevamo cominciato i pedinamenti”. E ha concluso: “Riina ha ragione a dire che lo Stato manovrava Cosa nostra. Lui sta pagando il conto, lo Stato no. Tra Cosa nostra e i politici c’è stata sempre connivenza”.  Il pentito ha anche raccontato in maniera dettagliata l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, avvenuto il 12 marzo 1992, per il quale è condannato con sentenza definitiva. Ha anche spiegato che, dopo che l’attentato al giudice Falcone all’Addura era fallito, loro stessi hanno “messo in giro la voce che la bomba se l’era messa lui per indebolirlo, per farlo passare per bugiardo”. E ha quindi aggiunto: “Salvatore Biondino mi disse che si trattava di una pressione fatta dai politici per fare passare Falcone per uno di poco conto”. Il collaboratore ha anche descritto la sua militanza in Cosa nostra: “Fare parte del gruppo di fuoco della commissione di Cosa nostra era come fare parte della Nazionale di calcio. Ci entravano persone con capacità particolari. Da componente del gruppo di fuoco ho fatto tra l’altro l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, quello del collaboratore del Sisde Emanuele Piazza, ho partecipato al fallito attentato dell’Addaura”. Onorato, che all’inizio della deposizione ha detto di sentirsi “abbandonato e lasciato solo dallo Stato”, dovrà testimoniare proprio sull’omicidio Lima ritenuto dai pm l’atto iniziale della minaccia mafiosa che avrebbe indotto lo Stato a trattare.

I patrigni possono sposare le figlie 13enni: la nuova direttiva iraniana

iran-bimbe-sposano-patrigno-tuttacronacaShock per la decisione del Parlamento della Repubblica Islamica dell’Iran che a fine settembre ha votato una misura che autorizza i padri adottivi a contrarre matrimonio con le figlie appena tredicenni. La misura ha bisogno della convalida del Consiglio dei guardiani della Costituzione preposto, che è composto da dodici membri: sei alte autirità religiose e sei avvocati. L’approvazione del Consiglio è indispensabile per la messa in applicazione. La misura dovrebbe far parte di un vasto programma che ha lo scopo di proteggere l’infanzia. Ovviamente la direttiva ha acceso le polemiche suscitando le ire dei difensori dei diritti umani, preoccupati anche per le derive pedofile che potrebbe celare. In Iran le giovani possono sposarsi dopo aver compiuto 13 anni in presenza del consenso paterno. Se c’è l’accordo di un giudice, possono però essere condotte all’altare anche prima del sopraggiungere di questa età. La battaglia per l’abrogazione, tuttavia, non sembra facile. Come viene ricordato anche da Polisblog, tra le giustificazioni dei sostenitori del testo c’è anche la questione dell’hijab, il velo che le figlie adottive devono indossare in permanenza presenza del padre e che invece possono dismettere in casa in seguito alle nozze, un vantaggio secondo la posizione del governo di Rohani. Per l’avvocato Shadi Sadr, dell’ONG Justice for Iran, si tratta però di una giustificazione che lascia sconcertati. Il legale aggiunge anche: “Sposarsi con un figlio adottivo non fa arte della cultura iraniana. Questa legge legalizza la pedofilia”.

Si rinvia il Decreto legge sul femminicidio. Non morite fino al 2 ottobre!

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I troppi emendamenti rischiano di mettere a rischio il decreto legge sul femminicidio, la discussione intanto è slittata al 2 ottobre, ma a questo punto, servendo la legge di conversione entro il 15 ottobre, potrebbe anche decadere.

Anche perché il dl femminicidio, che è stato approvato lo scorso 8 agosto dal Consiglio dei ministri, contiene diverse norme oltre a quelle per contrastare la violenza di genere: ci sono norme in tema di protezione civile, di commissariamento delle Province, disposizioni per il potenziamento del corpo nazionale dei Vigili del fuoco , di contrasto ai furti a danno di infrastrutture energetiche e di comunicazione. Una eterogeneità che rallenta l’iter.

Non morite prima del 2 ottobre!

Video shock. Drag Queen si cuce la bocca in un video per protesta.

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Usa ago e filo per cucirsi la bocca in segno di protesta contro le leggi anti-gay della Russia di Putin, tra cui la norma che  vieta la propaganda di relazione sessuali gay davanti a minori: la punizione varia in base agli incarichi ricoperti da coloro che la violano. Lo shock immediatamente attraversa la rete anche perché il video è davvero forte e c’è chi fa scoppiare le polemiche dopo questa provocazione che sicuramente ha attirato l’attenzione su un problema che sta lacerando al Russia in questo periodo. La drag queen di chiama Barbie Breakout e in rete sono reperibili molti suoi video, fra cui un tutorial in cui spiega come trasformarsi in drag. Sicuramente l’ultimo video, però, è nettamente diverso dai precedenti.

+++ Video riservato a un pubblico solo adulto +++

 

I dubbi di Anna Finocchiaro! “Difficile dichiarare l’ineleggibilità di Berlusconi!”

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A mio avviso, con questa legge e’ molto difficile dichiarare l’ineleggibilita’ di Silvio Berlsuconi, non mi pare si possa farlo”. Lo afferma la Senatrice Anna Finocchiaro presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, conversando con i giornalisti a Palazzo Madama. ”Il testo della legge sull’ineleggibilita’ va cambiato, la norma non e’ adeguata a fotografare le ipotesi che possono determinarla, non e’ adeguata alla modernita’ del Paese” prosegue Finocchiaro, che sempre sulla vicenda Berlusconi aggiunge: ”Se arrivasse la sentenza definitiva della Cassazione, a sancire la sua decadenza parlamentare, le Camere non potrebbero far altro che prenderne atto’ Ma che fa Anna Finocchiaro, fine giurista ed ex Magistrato? Dice e non dice… Dubita, ma non chiarisce… Poi sembra invitare altri ( la Cassazione ) a fare… quello che il Parlamento non può o forse non vuole…

“La maggior parte degli uomini sono come una foglia secca, …

foglia16.jpg… che si libra e si rigira nell’aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c’è vento che li tocchi, hanno in loro stessi la loro legge ed il loro cammino.”

-Hermann Hesse (Siddharta, 1922)

“Sono stati loro a venire da me, non io da loro”, Riina su Stato-mafia

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Per la prima volta Totò Riina avrebbe fatto chiaro riferimento alla  trattativa Stato-mafia. La rivelazione è arrivata Qualche settimana fa, mentre stava per essere trasferito dalla sua cella alla saletta delle videoconferenze. durante il trasferimento avrebbe detto agli agenti  “Sono stati loro a venire da me, non io da loro”, questa frase sarebbe un riferimento al dialogo segreto che nel giugno del 1992 venne avviato da alcuni ufficiali del Ros con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, in merito alla trattativa Stato-mafia. L’altra frase che è stata inserita  in una relazione di servizio stilata da alcuni agenti del Gom, il gruppo speciale della polizia penitenziaria che si occupa della gestione dei detenuti eccellenti sarebbe stata “Mi hanno fatto arrestare Provenzano e Ciancimino”, in questo modo Riina sembrerebbe confermare le parole di Massimo Ciancimino, che ha descritto gli incontri riservati del padre Vito con l’ex comandante del Ros Mario Mori. Questa mattina, la relazione è stata depositata al processo per la trattativa, che si svolge nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo. Al momento i magistrati hanno deciso di non interrogare Riina, ma hanno preferito avere la conferma ascoltando gli agenti che hanno stilato la relazione, i quali hanno confermato il contenuto.

Ingroia svela la trattativa Stato-mafia.

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Una lunga confessione quella dell’ex pubblico ministero Antonio Ingroia a Der Spiegel sulla trattativa Stato-mafia. Secondo Ingroia gli accordi, intercorsi negli anni ’90, hanno cambiato il volto delle organizzazioni criminali che da organismi violenti sono poi stati trasformati in vere e proprie lobby affaristiche. E’ dispiaciuto Ingroia di non poter più essere il pm nel procedimento che vedrà sfilare sul banco degli imputati personaggi del calibro di Riina, Provenzano e Bagarella, ma anche politici come l’ex ministro degli Interni Nicola Mancino?

”Quando indagavano ho capito che la procura non potrà mai arrivare alla completa verità sui colloqui tra governo e mafia. Ci sono forze politiche che lo vogliono impedire. Anche per questo ho scelto di candidarmi per il Parlamento”, così afferma l’ex magistrato senza troppi giri di parole.

Poi continua accettuando l’attenzione sull’importanza storica di questo processo:

“Questo non si è mai verificato prima d’ora nella storia del nostro paese. Inoltre viene dibattuto in un’aula di un tribunale ciò che è sempre stato smentito o taciuto, la trattativa tra criminalità organizzata e stato”.

Ma si riuscirà a far emergere qualche nuova verità?

“Ovviamente ho grande fiducia nella pubblica accusa, un team di colleghi molto competenti. Ma senza l’appoggio dell’intero paese, senza un’opinione pubblica che desidera conoscere la verità, appoggiandoli, loro potranno fare poco”.

E poi continua:

“Ci sono movimenti, per insabbiare le cose. Io spero che il processo vengano condotto in modo ragionevole e con la necessaria attenzione. L’atmosfera è molto tesa, ma ciò non deve impedire che il procedimento si svolga in modo prudente”.

E sulle intercettazioni tra il Capo dello Stato Napolitano e Mancino, Ingroia rimarca di non esser stato contento della loro distruzione, ma di rispettare la decisione:

“Quei colloqui non avevano una rilevanza penale. Politicamente forse sì, ma come pubblico ministero questo non mi interessava”.

Ma cosa contenevano quelle intercettazioni? L’ex Pm di Palermo risponde con una risata e afferma di aver mentalmente cancellato il loro contenuto.

La rivelazione di Ingroia invece avviene sul suo mentore e maestro Paolo Borsellino:  

”Dai testimoni oculari si è scoperto che Borsellino ne fosse a conoscenza (della trattativa Stato-mafia, ndr). Il magistrato ucciso il 19 luglio del 1992 aveva saputo di contatti tra i carabinieri e il sindaco di Palermo Ciancimino, uomo di collegamento dei corleonesi. Questa circostanza è stata sempre negata, ma alcuni pentiti hanno affermato che la mafia ha deciso di uccidere Paolo Borsellino proprio perché rappresentava un ostacolo a questo accordo. Spero che questo diventi chiaro ad alcuni”.

Ma chi ebbe l’idea della trattativa? Secondo l’ex magistrato non ci sono dubbi: Bernardo Provenzano.

“L’ho interrogato alcuni mesi fa. Non sta bene, ma ha sempre capito ciò che gli veniva comunicato, ascoltando in modo attento e concentrato”.

Secondo Ingroia però ormai è troppo tardi perché si possa davvero svelare la verità sulla trattativa tra mafia e stato:

“Temo che ormai quel treno sia definitivamente partito”.

“Sandri e Cucchi, la legge non è uguale per tutti”, l’Ama rimuove

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A Roma nel quartiere Prati e precisamente in Via Monte Santo, a pochi da viale Mazzini e non molto distante dal Tribunale di piazzale Clodio è apparsa la scritta «Sandri e Cucchi, la legge non è uguale per tutti», con tre svastiche sotto.  Per il Presidente di Ama, Piergiorgio Benvenuti «su richiesta della Questura di Roma, i nostri operatori sono tempestivamente intervenuti per rimuovere la scritta vandalica, un malcostume che provoca degrado sui muri della Capitale».

In Svezia si sterilizzavano i trans: chiesto risarcimento

trans-svezia-tuttacronacaNon è passato molto da quando in Svezia, per essere riconosciuti dal governo, i transessuali erano obbligati a sottoporsi a sterilizzazione. Ora, lo riporta il sito queer.de, 142 vittime di questa legge, che dal 1972 prevedeva che venisse concesso lo stato di cittadine alle trans solo se accettavano di non essere in grado di riprodursi, hanno presentato denuncia al ministero della giustizia per quanto accaduto tra il 1972 e il 2012. Il movimento LGBT riporta che i querelanti chiedono un risarcimento di 300 mila corone a testa (circa 34 mila euro) per un totale di 4,8 milioni di euro. Oltre a questo, sono richieste le scuse ufficiali da parte dello stato. Già negli anni passati il dibattito riguardo la legge era stato molto acceso, ma la legge è stata abolita solo l’anno scorso, a causa di un piccolo partito cristiano che fa parte della coalizione guidata dal primo ministro Reinfeldt. E’ stato lo stesso premier conservatore a rifiutare però di porgere le scuse: “Il governo non può porgere le porprie scusa ogni volta che gli viene chiesto”. Pronta la risposta dell’attrice Aleksa Lunderberg, una delle vittime di questa legge e che lunedì si è unita al gruppo dei querelanti: “Onestamente,  qual è il problema?”. Solo nel dicembre 2012 il governo ha abolito tale pratica disumana, a seguito di quanto stabilito da un tribunale di Stoccolma secondo il quale la legge che regolava la sterilizzazzione forzata andava contro tutti i diritti garantiti dalla costituzione svedese e contro la convenzione europea de idiritti dell’uomo. Il movimento LGBT riporta che, in circa 30 anni, sono stati sterilizzati forzatamente almeno 500 transessuali. Ma tra il 1934 e il 1976, in questo stato, l’obbligo di sterilizzazione era allargato anche a chiunque presentasse difetti genetici, come i down, così come per i cirminali e addirittura per quelle ragazze che, stando alle autorità, avevano dei comportamenti asociali, come per esempio poteva essere andare in discoteca troppo spesso. In totale, simile legge ha mietuto 63mila vittime e solo nel 1999 il governo ha risarcito ognuna di loro con 175 mila corone.

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Il padre del piccolo Luca chiede perdono in rete alla moglie

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Il dolore per la morte del piccolo Luca non si placa. Il piccolo di due anni ha perso la vita perchè il padre l’ha scordato per otto ore in auto, al sole, mentre era al lavoro. E’ stato l’uomo ad aprire in Facebook il gruppo “Mai più morti come Luca” con cui vuole lanciare una proposta di legge che preveda l’installazione obbligatoria su tutti i veicoli di un dispositivo sonoro che avverta il conducente che scende dall’abitacolo della presenza di altre persone presenti nella vettura. Sulla stessa pagina, Andrea Albanese ha scritto un messaggio per la moglie Paola: ”Non vi ho mai parlato di mia moglie, l’ho conosciuta da ragazzo e siamo sempre stati una cosa sola. La perdita di Luca l’ha distrutta e “perdonarmi” sarà l’atto d’amore più forte che le dovrò chiedere. Non vuol comparire, non ha un account Facebook, ma e’ sempre accanto a me, nonostante tutto, e io l’amo con tutte le mie forze”.

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Quelle insalate in busta… condite con batteri e muffe?

 

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Le insalate confezionate sono pratiche: lavate e pronte per il consumo, perfette per la frenesia dei tempi moderni. Quello che spesso s’ignora è che possono essere anche nocive per la salute. Una serie di analisi effettuate dalla fondazione tedesca Warentest ha fatto infatti emergere che molti di questi prodotti contengono batteri e muffe. Giovanni D’Agata, fondatore dello “sportello dei Diritti”, ha portato all’attenzione questo studio tedesco che è chiarissimo nella sua conclusione: “Nel test, nessuno dei prodotti aveva una buona qualità microbiologica alla data di scadenza”. In nove casi su 19, le insalate avevano livelli troppo alti di saccaromiceti o di muffa. Questi germi, in persone sensibili e nei soggetti più deboli come bambini e anziani, possono causare problemi intestinali. Per quel che riguarda l’Italia, il Parlamento ha varato, il 13 maggio 2011, una normativa (legge 77/2011) sulla produzione e commercializzazione delle insalate in busta, il cui scopo era di regolamentare un settore privo di disposizioni specifiche. Tale legge è poi stata attuata da un decreto ministeriale che definisce i limiti microbiologici per tali tipi di prodotti. Si specifica comunque che al consumatore vengono proposte insalate in busta di ottima qualità per le quali non sarebbe necessario il lavaggio prima di essere portate in tavola, ma ne esistono anche altre, di minore qualità, per le quali è consigliato un’accurata pulizia. Lo “Sportello dei Diritti” raccomanda, in ogni caso, di:

– Scegliere produttori e distributori affidabili che indicano sulla confezione oltre alla data di scadenza, quella di raccolta e confezionamento e descrivono il sistema di produzione.

– Consumare l’insalata entro 3-4 giorni dal confezionamento (tenendo conto che la scadenza viene fissata dopo 7 giorni d’inverno e 5 d’estate). Se si tratta di cicorino tagliato sottile è meglio anticipare di un giorno.

– In caso di dubbi si può sempre fare un veloce lavaggio con mezzo bicchiere di aceto bianco diluito in due litri di acqua per un minuto nella centrifuga di casa. Un sistema efficace e indolore, anche se ci sembra un’esagerazione, il bello dell’insalata pronta è che si travasa nel piatto, si condisce e si mangia.

Associazione a delinquere ed evasione fiscale: arrestato Ciancimino

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Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, è stato arrestato su ordine del gip di Bologna con l’accusa di associazione a delinquere ed evasione fiscale e portato al carcere Pagliarelli del capoluogo siciliano. All’uomo viene anche contestata, dai pm, l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra. E’ stata la GdF di Ferrara a svolgere le indagini che hanno portato all’emissione di 13 ordinanze di custodia cautelare, di cui nove in carcere e quattro ai domiciliari nei confronti dei componenti di un sodalizio criminoso accusato di frode fiscale nel settore della commercializzazione di metalli ferrosi. A Ciancimino sono contestati reati fiscali riferiti al periodo in cui viveva in Emilia-Romagna, con un’evasione calcolata in circa 30 milioni di euro.

Ciancimino è tra i testimoni chiave del processo sulla trattativa Stato-mafia, nel quale è anche imputato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Oltre a questo, il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo è anche indagato per detenzione di esplosivo. L’aggravante che gli è stata inizialmente contestata dai pm nell’inchiesta sulla maxi-evasione ipotizza suoi rapporti con la mafia calabrese e in particolare con la cosca Piromalli della Piana di Gioia Tauro.

Gay e nozze: dove stiamo andando, dove siamo e dove sono gli altri

 

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Il pidiellino Galan ha annunciato per i prossimi giorni una proposta di legge per tutelare finalmente i diritti delle coppie gay. Come lui, all’interno del partito, sarebbero favorevoli anche Laura Ravetto, Mara Carfagna, Daniele Capezzone e Sandro Bondi in primis,  ma anche altri “che non vogliono esporsi e aspettano, ma io ho fiducia”. Le prime indiscrezioni sono arrivate dai collaboratori di Galan, che hanno fatto sapere che si tratterà di dare tutela alle coppie omosessuali “attraverso il diritto di privato” e dunque “non si può parlare di nozze gay” come in Francia, ma si possono trovare assonanze con i  Pacs, discussi a loro tempo dal centrosinistra. Le questioni che vanno risolte sarebbero l’eredità, la pensione di reversibilità e la possibilità di andare a far visita al compagno in ospedale. Sembra ci sia dunque un ammorbidimento sul tema da parte del Popolo della Libertà, come dimostrano anche le parole della Santanchè: “Sono pronta al confronto e pronta a cambiare idea”, ha riferito all’HuffPost. “Soltanto i paracarri rimangono della stessa opinione. Se i gay si sono imborghesiti e vogliono sposarsi non sta a me giudicarli”. E distingue: “Un conto è il sacramento del matrimonio, un altro sono i diritti civili delle singole persone”. Concludendo: “Il Pdl rappresenta molti interessi differenti e molte anime con idee opposte, è giusto che provi a rappresentare anche questa parte della società”. Certo, voci di dissense restano, come Eugenia Roccella, che è andata in piazza a Parigi per manifestare contro la legge sulle nozze omosessuali, ma nache Gasparri, che ha parlato di “discriminazione” al contrario: “francamente – ha detto – non capisco la tendenza a discriminare chi non si associa all’ondata qualunquista a sostegno delle unioni gay”.

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Ma in Italia comunque si continua a lottare per l’uguaglianza anche su questo piano e, se ancora non c’è una legge che tuteli le coppie omosessuali, ciò non significa che non si possano formare. Come quella di Massimiliano Benedetto e Giuseppe Ilaria le cui nozze, che non hanno valore legale in Italia, si sono svolte nei giorni scorsi in un albergo romano, celebrate dall’attivista per i diritti dei gay Imma Battaglia. Ad organizzare l’evento è stata l’agenzia Same Love, wedding planner per matrimoni fra persone dello stesso sesso. Evento passato in sordina da noi, ma che ha conquistato la prima pagina del New York Times: “Non voglio sembrare retorica, ma noi amiamo i nostri ragazzi e come italiana provo un po’ di vergogna – ha detto al New York Times Marinella Benedetto, mamma di Massimiliano ,- ma i tempi sono maturi per un cambiamento. Dobbiamo solo fare pressione”. Nel riportare la notizia, il quotidiano americano ricorda che “l’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa occidentale che non riconosce unioni di alcun tipo fra persone dello stesso sesso”. “Sul matrimonio gay – titola infatti il quotidiano . l’Italia è sempre più sola”

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In Francia, dove a Cannes ha trionfato il film che tratta il tema dell’amore lesbico La via d’Adéle, si celebrerà domani, a Montpellier, il primo matrimonio gay. I promessi sposi sono Bruno Boileau, 30 anni, e Vincent Autin, dieci anni più grande. Mentre il paese continua ad essere spaccato sulla legge entrata in vigore da pochissimo, loro, che si sono conosciuti 7 anni fa in internet, avranno gli occhi di tutta la nazione puntati addosso. A celebrare le nozze sarà il sindaco della cittadina nel sud della Francia, Hélène Mandrou, impegnata da tempo sul fronte delle nozze gay, la stessa che il 5 febbraio 2011 ne aveva celebrato una simbolica, unendo Tito Livio Santos Mota et Florent Robin. Ci saranno anche ospiti illustri a festeggiare l’evento in rappresentanza del governo: il ministro dei diritti delle donne, Najat Belkacem-Vallaud, e il ministro per la Famiglia, Dominique Bertinotti. Insieme a loro 300 invitati tra esponenti politici e delle associazioni, 200 tra familiari e amici della coppia, e 130 giornalisti accreditati. “Il nostro matrimonio ha una grande eco mediatica e questo può essere imbarazzante”, ha dichiarato Bruno a l’avenir.net. “Ma noi cerchiamo sempre di non dimenticare lo scopo della nostra battaglia: che sia Monsieur o Madame, ciascuno deve potersi sposare nella propria città”. Ridotta all’osso la formula scelta per il rito:  “Vincent Autin, vuoi prendere per sposo Bruno Boilea?”, “E tu, Bruno Boileau, vuoi prendere per sposo Vincent Autin?”. “Vi dichiaro uniti in matrimonio”.

Visto il clima del Paese, però, l’invito è alla discrezione, per evitare d’incappare in spiacevoli incidenti, il banchetto si terrà in forma privata e in una località segreta, ma anche per non spettacolarizzare un evento così importante. Una scelta apprezzata anche da Bruno e Vincent, che speravano in un po’ d’intimità: “Il nostro è un matrimonio d’amore. Vogliamo mettere su famiglia e dunque chiederemo anche l’adozione”. E il loro è stato amore a prima vista, prima si sono conosciuti all’interno di un forum, poi l’incontro a Parigi. Il timido Bruno si è ritrovato innamorato dell’estroverso Vincent, già attivista lgbt. Vincent è impegnato all’interno dell’Interpride World, di cui è responsabile francese. I mesi passano, la storia è seria, e Bruno decide di fare coming out in famiglia, dove la coppia è acoclta a braccia aperte. S’insinua in tutti la speranza, accompagnata dall’impegno, che la Franciariconosca a gay e lesbiche la completa parità rispetto agli etero. Ora finalmente ce l’hanno fatta e mercoledì 29 maggio si diranno di sì: “Dobbiamo tutto questo anche ai tanti che insieme a noi e prima di noi si sono battuti per l’uguaglianza”.

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Trattativa Stato-Mafia: processo al via… e già rinviato

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Ha preso il via oggi il processo sulla trattativa Stato-Mafia e già arrivano le prime contestazioni. Prima dell’inizio dell’udienza a Palermo, infatti, l’ex politico Mancino, imputato per falsa testimonianza, ha affermato: “Non posso stare nello stesso processo in cui c’è la mafia”, aggiungendo: “Ho fiducia e speranza che venga fatta giustizia e che io possa uscire al più presto dal processo”. Oltre all’ex ministro, gli imputati presenti sono l’ex comandante del Ros Antonio Subranni e Massimo Ciancimino. Con loro, il gup Piergiorgio Morosini lo scorso 7 marzo ha rinviato a giudizio per “attentato mediante violenza o minaccia a un corpo politico, giudiziario o amministrativo dello Stato, aggravato dall’agevolazione di Cosa nostra”,  boss Totò Riina, Leoluca Bagarella e Nino Cinà, l’ex pentito Giovanni Brusca, l’ex generale del Ros Mario Mori, l’ex colonnello Giuseppe De Donno e l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri. Riina e gli altri tre mafiosi sono collegati in videoconferenza con l’aula bunker.

Se Mancino ha intenzione, tramite il suo legale, di chiedere lo stralcio della sua posizione, la Procura ha preannunciato che gli contesterà una nuova aggravante, ancora non resa nota. Diversa la posizione per Massimo Ciancimino, accusasto anche di concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia mentre è stata stralciata la posizione di Provenzano per la sua incapacità di partecipare al processo: le sue condizioni psichiche sono infatti compromesse in parte da una forma di Alzheimer e in parte dall’intervento per la rimozione di un ematoma cerebrale che il boss si era procurato cadendo in cella.

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La “storia” della trattativa, come il gup Morosini spiegò il 7 marzo, quando dispose il rinvio a giudizio, parte dalle aspettative deluse sul maxiprocesso, con la conferma degli ergastoli ai vertici dei clan. Da qui il tentativo di Cosa nostra di chiudere i conti con chi riteneva responsabile di quella debacle giudiziaria e la ricerca di nuovi referenti politici. La mafia avrebbe cercato di condizionare le istituzioni con le stragi e stringere alleanze con massoneria deviata, frange della destra eversiva, gruppi indipendentisti, per dare vita a un piano eversivo condotto a colpi di attentati rivendicati dalla Falange Armata. Il primo passo sarebbe stato l’imicidio dell’eurodeputato Dc Salvo Lima, seguito dall’allarme attentati a una serie serie di ministri. A questo punto s’innesca la figura di Mannino, che ha chiesto il rito abbreviato, che per aver salva la vita stimolò l’inizio di una trattativa servendosi del capo del Ros Antonio Subranni. Ci sarebbero quindi stati contatti tra gli ufficiali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni e l’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino, il papello con le richieste del boss Totò Riina per fare cessare le stragi, l’ingresso nella trattativa del capomafia Bernardo Provenzano. Il rapposto si sarebbe potuto interrompere nel 1993, con la decisione dello Stato di revocare la 334 41-bis. Non essendo sufficente, per i boss, l’ammorbidimento della linea carceraria, un nuovo filone di trattativa si sarebbe innescato portando alla ribalta altri protagonisti, come Dell’Utri “portatore” della minaccia mafiosa a Silvio Berlusconi, futuro premier. Nella storia entra anche l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino: avrebbe detto il falso negando di avere saputo dall’allora Guardasigilli Claudio Martelli dei contatti tra il Ros e Ciancimino.

Il processo per la trattativa Stato-Mafia è uno dei temi che tocca da vicino gli italiani, ancora scossi dalla strage di Capaci e dall’attento al giudice Paolo Borsellino, tra gli altri. A testimonianza di ciò uno striscione a sostegno di Agnese Borsellino è stato affisso questa mattina sulle grate dell’aula bunker. La vedova del magistrato, morta tre settimane fa, chiedeva “verità e giustizia” per l’assassinio del marito Paolo, ucciso nella strage di via D’Amelio. Secondo i magistrati Borsellino sarebbe stato ucciso proprio perché seppe della trattativa. Un “successo” anche per il figlio, che ha affermato: “Per la prima volta la Stato processa altri pezzi dello Stato. Sembrava una cosa impossibile, invece sta avvenendo. Ho fiducia nei magistrati e nel processo e il dato di partenza è che la trattativa non è più ritenuta fumosa o fantomatica. C’è stata”.

“Qualora si dovessero accertare elementi di colpevolezza dello Stato, lo Stato non potrebbe nascondere eventuali responsabilità sotto al tappeto”, ha dichiarato il pm Antonio Di Matteo, e in molti ci auguriamo che sia così.

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Oggi, dopo le richieste di pm e difesa, la Corte d’Assise ha deciso di rinviare il processo che si tiene nell’aula bunker del carcere “Galiarelli” di Palermo. La nuova data è quella del 31 maggio, decisa per andare incontro alla domanda, sia dei magistrati che dei difensori degli imputati, di avere un termine per interloquire sulle nuove richieste di costituzione di parte civile.

Trattative Stato-Mafia: tra i teste citato anche Giorgio Napolitano

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Tra i 180 teste citati dai pm di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-Mafia, ci sono anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Pietro Grasso e l’ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi.  Al processo, che si aprirà il 27 maggio, deporrà anche l’ex pg della Cassazione Vitaliano Esposito. Tutte le citazioni dovranno essere valutate dalla Corte d’assise che ne deciderà l’ammissione. Nella lista depositata nella cancelleria dai pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi si legge:

In ordine “alle preoccupazioni espresse dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio nella lettera del 18-6-2012 (pubblicata su “La Giustizia. Interventi del Capo dello Stato e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. 2006 -2012”) concernenti il timore del dottor D’Ambrosio “di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, e ciò nel periodo tra il 1989 e il 1993″.

Che ha fatto Ingroia per meritare questo?

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Non passa giorno che qualcuno non se la prenda con Ingroia: giornali, tv, social network, etc… Si censura il fatto che dal lavoro di magistrato possa passare ad altre attività. Invece, l’Italia, in questo senso, è piena di esempi illustri che non sono mai stati censurati. Di Pietro 20 anni fa è transitato dalla magistratura alla politica, tirandosi dietro una discreta pensione. Antonio Catricalà, prima Segretario generale della Presidenza del Consiglio e poi Sottosegretario, in realtà viene dall’avvocatura dello Stato, la moglie di Bruno Vespa, Augusta Iannini, che ha la qualifica di magistrato ha lavorato per anni presso amministrazioni e dal 6 giugno 2012 è membro dell’Autorità per la Privacy. Ma non sono casi isolati perchè quasi tutti i Capi di Gabinetto e i Capi Uffici Legislativi delle Amministrazioni Centrali provengono dalla magistratura ordinaria o amministrativa. E che non ci sia niente di male lo attesta il fatto che c’è stata di recente un’apposita legge a regolare flussi e riflussi presso la magistratura. Quanto poi all’ultima critica in merito al fatto che Ingroia proveniente dalla magistratura non potesse essere in grado di gestire la contabilità della regione Sicilia è solo il caso di far notare che Ingroia presso la regione avrebbe dovuto svolgere un compito manageriale che significa obiettivi, coordinamento, relazioni, etc… e non contabilità in senso stretto alla quale debbono provvedere impiegati e quadri. 

In realtà sembra veramente che ci sia in giro odor di vendetta perché Ingroia ha osato “alzare gli occhi troppo al cielo”.  Ma forse a Ingroia conviene andare ad Aosta… può darsi che la Sicilia sia terra pericolosa per lui! 

La “condanna” di Ingroia: Aosta!

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Trasferito alla procura di Aosta come sostituto, ecco la punizione di Antonio Ingroia che aveva tentato di ribellarsi ai poteri costituiti e aveva messo le mani nella trattativa Stato-Mafia. In quella vergognosa contrattazione tra criminalità e istituzioni che doveva per sempre rimanere un segreto di stato. Così come le conversazioni Mancino-Napolitano, non sarebbero dovute mai emergere. Così con 19 voti a favore e 7 astenuti il Csm in plenum “condanna” Ingroia alla procura di Aosta. Il magistrato aveva anche chiesto di essere ascoltato sulla questione del trasferimento, ma il Csm ha invece deciso di andare subito al voto.

Ora Ingroia pensa di lasciare la magistratura? “E’ una possibilità. C’è poco da commentare”. Ha detto il magistrato apparso deluso e amareggiato al TgCom e poi ha aggiunto: “Il Csm ha fatto valutazioni che mi lasciano abbastanza sconcertato. Prendo atto delle decisioni che non mi sembrano ispirate da disponibilità e attenzione nei confronti di un magistrato come me che per 25 anni ha dedicato la propria vita e la propria attività nella lotta alla mafia. Si è trascurato la possibilità di mettere a frutto la mia esperienza. Ne prendo atto e aspetto che mi venga notificato il provvedimento.”

Arriva il “NO” per Ingroia dal Csm

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L’ex pm di Palermo, Antonio Ingroia, non può andare a presiedere la società che riscuote le tasse in Sicilia. A negare l’autorizzazione, la Terza commissione del Consiglio superiore della magistratura. Il leader di Rivoluzione Civile era stato scelto dal governatore Rosario Crocetta per questo incarico, dopo il suo rifiuto al trasferimento alla procura di Aosta.

E’ stato unanime il “no” della terza Commissione del Csm all’autorizzazione per Antonio Ingroia ad andare a ricoprire l’incarico di presidente della “Riscossione Sicilia Spa”. Una decisione attesa, visto che in tutti i casi analoghi precedenti, l’ultimo dei quali risaliva all’inizio di quest’anno, il Csm ha finora vietato le autorizzazioni per incarichi amministrativi. Ora il plenum del Csm deciderà sul trasferimento di Ingroia al tribunale di Aosta.

Il Csm di solito autorizza un magistrato a lavorare in un altro ente quando l’incarico è occasione di un accrescimento professionale del magistrato e quando c’è anche un interesse dell’amministrazione della giustizia che – nel caso di semplice collocamento fuori ruolo, a differenza di quanto accade con l’aspettativa – continua a corrispondergli lo stipendio, oltre a garantirgli il mantenimento dell’originario rapporto di servizio, anche sotto il profilo della progressione della carriera.

Per questo Ingroia aveva sottolineato la “linea di continuità” del nuovo ruolo con la sua esperienza di magistrato a Palermo, ricordando che in passato “la riscossione delle imposte era in mano al sistema mafioso”, e evidenziando le “opacità e anomalie” emerse negli ultimi tempi e denunciate da Crocetta.

Ingroia pubblicamente accetta la decisione del Csm, ma…

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“Nessun esilio, nessuna punizione, applicano la legge che è uguale per tutti”. Così Antonio Ingroia, in un tweet, commenta la proposta del Csm di destinarlo al tribunale di Aosta in caso di rientro in magistratura. Nel frattempo, però, si muove il Codacons, che presenta un esposto al Tar del Lazio per impugnare questa decisione del plenum: “E’ gravissima e lede i più basilari principi costituzionali”, scrive l’associazione dei consumatori. Come mai si muove un’associazione dei consumatori, fra l’altro potente come il Codacons, su una decisione della magistratura? Appare quanto mai, “originale”, un tale intervento quando ci sono migliaia di lavoratori a cui viene spostata la sede di lavoro causando disagi anche alle famiglie. Se fosse un film di fantascienza verrebbe quasi da pensare che il Codacons intervenga perché pilotato da altri poteri che possono assicurargli poi una vittoria nelle cause future.

I medici di Bari vietano gli aborti, ad eccezione del Policlinico!

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Da domani in tutta Bari e provincia sarà impossibile praticare l’aborto negli ospedali pubblici, ad eccezione del Policlinico. Anche al San Paolo, l’ultimo presidio della Asl che garantiva con molte difficoltà questo servizio sancito dalla legge, tutti i ginecologi e le ostetriche sono diventati obiettori di coscienza. Si tratta di almeno 6 professionisti che hanno deciso di non praticare più le Ivg, interruzioni volontarie di gravidanza.

Ora una donna che voglia praticare l’aborto nella Asl Bari sarà costretta a recarsi negli ospedali pubblici di Monopoli, Putignano e Corato oppure rivolgersi alle strutture convenzionate private.

L’iniezione letale per la pena capitale!

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Anche il Maryland dice basta con la pena di morte: La Camera dei rappresentati dello stato ha oggi approvato una legge che la mette al bando, e la sostituisce con l’ergastolo senza possibilità di libertà condizionata, diventando così il 18 stato dei 50 dell’Unione a decidere di mandare in pensione il boia. La legge, già passata al Senato la settimana scorsa, è stata approvata con 82 voti a favore e 56 contrari. Per renderla operativa, manca ora solo la firma formale del governatore Martin O’Malley, che da anni si batte contro la pena capitale ed è stato uno degli autori del testo approvato oggi, dopo che già nel 2009 aveva fatto un primo tentativo del genere. L’ultima esecuzione di una condanna a morte in Maryland risale al 2005.
Attualmente sono cinque i detenuti nel braccio della morte nelle carceri dello stato. La nuova legge non ha carattere retroattivo, ma sono in molti a ritenere che con ogni probabilità il governatore O’Malley, che ne ha il potere, ora convertirà la loro condanna in ergastolo. Da tempo ormai in tutti gli Stati Uniti il sostegno alla pena capitale sembra calare sensibilmente. Il numero delle condanne eseguite nel 2011 e 2012 ha raggiunto il record più basso, in calo del 75 per cento rispetto al 1996, secondo i dati del Centro di informazione sulla condanna a morte. Un fenomeno dovuto anche al fatto che tecniche di investigazione sempre più moderne hanno svelato errori giudiziari e salvato innocenti già condannati e in attesa dell’ esecuzione. Ma anche al fatto che molti ne mettono in dubbi il potere deterrente, la giudicano molto costosa, e in molti casi anche venata di motivi razziali. Secondo uno studio diffuso in questi giorni dal criminologo Ray Paternoster, dell’università del Maryland, gli afroamericani hanno il doppio delle probabilità rispetto ai bianchi di essere condannati a morte. «Anno dopo anno – sottolinea invece da tempo il governatore O’Malley – gli stati in cui c’è la pena di morte hanno avuto un numero di omicidi maggiore degli stato dove invece la pena capitale non c’è». Con il Maryland sono sei gli stati che negli ultimi sei anni hanno detto basta: il Connecticut, l’Illinois, New Mexico, New York e New Jersey.

Let’s move!

Michelle Obama va in tour per celebrare il terzo anno della sua campagna ‘Let’s Move’ contro l’obesita’ infantile. La First Lady sara’ in giro per due giorni, dal 27 al 28 febbraio con tappe in Mississippi, Illinois e Missouri per mostrare i progressi fatti tramite la campagna lanciata il 9 febbraio di due anni fa. Dal 2010, grazie alla legge ‘Hunger Free Kids’, 32 milioni di studenti mangiano più frutta, verdura e alimenti a basso contenuto di grassi.

Steven Tyler ci prova e propone la legge anti-paparazzi!

Il mito del rock ha presentato una legge  al Senato delle Hawaii che mette al bando gli scatti a persone famose nella loro vita privata. Il disegno di legge anti-paparazzi, chiamato ‘Steven Tyler Act’, e’ stato scritto dalla manager del leader degli Aerosmith, Dina LaPolt. Diverse star sostengono la sua proposta, tra cui Britney Spears, Avril Lavigne e Tommy Lee.

Quando il diritto alla privacy diventerà una legge senza discriminati?

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