Quando la moda sposa la bontà: le scarpe a forma di dolce

scarpe-torta-tuttacronacaA Orlando, in Florida, si trova un’azienda che è stata in grado di far sposare due passioni: quella per i dolci e quella per le scarpe. Si tratta della Shoe Bakery, che crea modelli di calzature letteralmente da mangiare con gli occhi. Tutte le calzature sono rigorosamente realizzate a mano, con un impegno che va dalle 3 alle 6 settimane per essere realizzate e spedite ai clienti. Il prezzo può variare dai 60 ai 400 dollari.

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Tutti pazzi per la Nutella

nutella-tuttacronaca50 candeline. Tante sono quelle che spegnerà il prossimo maggio la Nutella che, per l’occasione, ha lanciato un appello ai suoi fan di tutte le età: “Mandateci le vostre storie per rendere speciale questo compleanno”, ha proposto la Ferrero, storica azienda dolciaria di Alba, attraverso il sito Nutellastories.com. E l’invito è stato accolto con gioia, visto che in poche ore sono arrivate oltre 5mila contributi da tutto il mondo. A seguire alcuni delgi scatti che, fino ad ora, sono stati giudicati più belli dagli utenti. In cima alla classifica c’è questo bimbo travestito da barattolo gigante di crema spalmabile. Ma tra presepi, sposi e carnevalate, le stranezze non mancano:

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Troppi carboidrati possono portare alla demenza

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Troppi carboidrati possono portare alla demenza? Questa sembra essere la conclusione a cui è arrivato David Perlmutter, neurologo Usa che studia le connessioni tra cervello e alimentazione, autore di un libro dal titolo “Grain Brain”. In un articolo pubblicato sulla rivista “Altenative and complementary therapies” sostiene infatti che “viviamo con la nozione sbagliata che una caloria sia una caloria ma non è così, per il cervello come per altre parti del corpo”.

“Ci sono invece diverse fonti da cui le calorie possono provenire e ciò può avere un impatto diverso sulla nostra salute- spiega l’esperto – le calorie provenienti dai carboidrati, ad esempio, fanno alzare il livello di glucosio nel sangue e fanno male alla fisiologia del corpo”.

Secondo il neurologo anche un aumento poco dignificativo del consumo di carboidrati, può far male al cervello, portando in alcuni casi a sviluppare demenza. Questo avverrebbe poichè il consumo di glutine, di cui alcuni alimenti che contengono carboidrati sono ricchi, stimolerebbero, infatti, la produzione di zonulina, un ormone gastrointestinale che rende più impermeabili oltre che le barriere dell’intestino anche quella emato-encefalica, che dovrebbe proteggere il cervello da alcune sostanze che circolano nel sangue.

“In bambini che soffrivano di deficit di attenzione e in giovani che erano affetti da depressione o demenza – conclude – abbiamo visto un miglioramento della situazione semplicemente riducendo l’apporto di glutine e carboidrati e reinserendo nella dieta grassi buoni”.

 

Gli italiani, la crisi economica e i cibi scaduti

cibi-scaduti-tuttacronacaLa Coldiretti, dopo aver condotto un sondaggio online tramite il suo sito, ha affermato che il 59% degli italiani, ossia sei italiani su dieci, ha consumato, nell’ultimo anno, cibi scaduti.  Il 34% degli interpellati ha portato in tavola alimenti fino a sette giorni dopo la data di scadenza; il 15% addirittura oltre un mese. Ancora, l’8%, sono andati persino oltre tale limite. Senza contare che, come sottolinea ancora Coldiretti, il 2% degli italiani non controlla mai la data di scadenza. Il consumo di prodotti alimentari oltre la data di scadenza puo’ esporre a rischi rilevanti per la salute o nel migliore dei casi significa portare in tavola alimenti che hanno perso le proprie caratteristiche di gusto o aroma, ma anche nutrizionali. Secondo l’organizzazione, ”Si tratta di una tendenza preoccupante che conferma gli effetti negativi della crisi sulla qualità dell’alimentazione degli italiani che hanno dovuto tagliare la spesa, ridurre gli acquisti di alimenti indispensabili per la dieta e rivolgersi a prodotti low cost che non sempre offrono le stesse garanzie qualitative”. Affermazione confermata dai dati, con gli acquisti di frutta e verdura che nel 2013 sono scesi al minimo da inizio secolo con le famiglie che hanno messo nel carrello appena 320 chili di ortofrutta nel corso del 2013, oltre 100 chili in meno rispetto al 2000 mentre il 16,8 per cento degli italiani non possono permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni. L’organizzazione agricola sottolinea ancora che ad aumentare sono solo le vendite di prodotti alimentari low cost nei discount, le uniche strutture di vendita a segnare un aumento nel corso del 2013 (+1,7 per cento) mentre le gli acquisti alimentari degli italiani scendono complessivamente del 3,9 per cento.

La dieta del gruppo sanguigno non ha validità scientifica!

dieta_gruppo_sanguigno-tuttacronacaLa cosiddetta “Dieta del gruppo sanguigno”, inventata alla fine degli anni ’90 dal naturopata Peter D’Adamo, che si basa sul presupposto che a ogni gruppo sanguigno corrispondano diverse glicoproteine nelle cellule che rendono più “digeribili” alcuni cibi, portando a ridurre il rischio cardiometabolico e a stare sani più a lungo, non avrebbe alcuna validazione scientifica. Almeno stando a quanto sostengono i ricercatori dell’Università di Toronto, in Canada, che hanno osservato 1455 persone constatando che il modo in cui ciascuno reagiva alle quattro diete ideate (per i gruppi sanguigni a, b, ab e zero) nulla aveva a che vedere con il gruppo sanguigno di appartenenza. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Plos One. Ai partecipanti sono state chieste informazioni dettagliate sull’alimentazione quotidiana, attribuendo loro un punteggio sulla base dell’aderenza o meno alla dieta del gruppo sanguigno di appartenenza. Chi “sgarrava” di più avrebbe dovuto essere maggiormente a rischio, avere alcuni parametri come trigliceridi, colesterolo o glicemia oltre i limiti. Si è invece scoperto che il meccanismo non era così automatico. Il dottor Ahmed El-Sohemy, che ha svolto la ricerca, spiega: “Alcuni regimi alimentari erano di per sè sani e in coloro che li seguivano si evidenziavano profili cardiometabolici positivi ma questo era del tutto indipendente dai gruppi sanguigni. In pratica, la ricerca ha evidenziato che il modo in cui ciascun individuo risponde a un’alimentazione vegetariana o povera di carboidrati ha a che vedere solo con la sua capacità di adattarsi a quello specifico regime dietetico”. Sembra tramontare così, almeno fino a quando non si faranno ulteriori studi per confrontarla con una dieta standard, la possibilità di dare validazione scientifica alla dieta dei gruppi sanguigni, che prendeva le mosse dall’eredità genetica dei nostri antenati e dalle loro abitudini alimentari.

Bastano 7 semplici regole… per dire addio alla dieta!

dieta-tuttacronacaL’incubo della vita moderna? Il peso forma. Quel numero sfuggente che cerchiamo nella bilancia. In molti tentano tante diete, le più svariate, eppure quei chili in più non se ne vanno. Oppure ritornano. C’è qualcosa di sbagliato che impedisce all’organismo di lavorare nel modo giusto. Serve quindi comprendere quali sono gli errori che commettiamo e come correggerli. A spiegarcelo ci pensa la nutrizionista e diet coach Samantha Biale, nel suo libro “La dieta B Factor”. Le regole da seguire per sempre non solo per dimagrire, ma soprattutto per non ingrassare più e star bene in salute sono solo 7, semplici e non privative… e che in fin dei conti il nostro buonsenso conosce già:

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L’Expo 2015 “fiorisce” nel logo

expo-logo-tuttacronacaE’ un fiore stilizzato, composto di cerchietti con i colori della bandiera italiana, il logo presentato ieri da Diana Bracco, commissario generale di sezione per il Padiglione Italia Expo 2015, e Marco Balich, consulente artistico. Il simbolo vuole incarnare il concept del Padiglione “Vivaio Italia” ed è stato realizzato da Carmi & Ubertis. Diana Bracco ha sottolineato: “La freschezza della nostra nuova immagine rende nel modo migliore l’entusiasmo con cui affrontiamo l’impegnativa sfida di Expo 2015 e l’orgoglio con il quale ci stiamo preparando a rafforzare nel mondo il ruolo dell’Italia. C’è in questo logo l’idea che il futuro si debba costruire con il contributo di tutti, che ognuno debba offrire il meglio di sé nell’interesse comune. Ecco perché oggi sono particolarmente soddisfatta di proporre questa nuova immagine della volontà di rilancio del nostro Paese”. Marco Balich, ha spiegato: “L’idea creativa del logo nasce dal concept ispiratore del Padiglione Italia, il vivaio, metafora di uno spazio protetto che aiuta i progetti e i talenti a “germogliare””.

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12 mesi di Starbucks: la sfida di Beautiful Existence

starbucks-tuttacronacaBeautiful Existence ha 40 anni e ama le sfide. Se nel 2011 ha comprato tutti i beni per sé e per la sua famiglia sul sito Goodwill e nel 2012, sempre per mettersi alla prova, ha seguito tutti i consigli di Parents magazine, nel 2013 ha deciso di consumare ogni pasto, dalla colazione alla cena, da Starbucks, senza alcuna eccezione. La sua esperienza l’ha raccontata in un blog e ha dovuto sborsare ogni mese tra i 500 e i 600 dollari. Senza contare che, madre di due figli, ha continuato a far la spesa e a cucinare per loro. Ha portato avanti la sfida a base di frappuccino, latte, muffin e alimenti presenti nel menù della catena senza essere stata pagata e, a chi chiede perchè l’abbia fatto, risponde: “Perché AMO essere umana e AMO il privilegio di essere in grado di farmi la domanda PERCHE’?”. Ora è già scattata la nuova avventura: nel 2014 vuole imparare più di 80 sport ricreativi dell’azienda Rei. 

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Un esempio di globalizzazione? La Nutella!

danbo_nutella_tuttacronacaE’ lo stesso Ocse, nel recente report Mapping Global Value Chains di Koen Backer e Sébastien Mirodout, a dire che la Nutella è un esempio di globalizzazione. Secondo i ricercatori dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Nutella è un paradigma della catena di valore nell’agrifood. Venduta in 75 Paesi e prodotta in 350mila tonnellate ogni anno, la crema di cacao e nocciole, nata sulla base della Pasta Giandujot piemontese, è una “multinazionale” alimentare che fa uso di ingredienti che arrivano da Paesi sviluppati ed emergenti di almeno 3 continenti. L’azienda è italiana ma ha 5 fabbriche in Europa, una in Russia, una in Nordamerica, due in Sudamerica e una in Australia.La ricetta segreta, inoltre, richiede alcuni ingredienti che vengono reperiti su scala sia locale, come il latte scremato o gli stessi barattoli, sia globale: le nocciole arrivano dalla Turchia, l’olio di palma dalla Malesia, il cacao dalla Nigeria, lo zucchero sia dal Brasile che dall’Europa, la vanillina dalla Francia. Ancora, spiega il report, gli impianti di produzione sono localizzati vicino ai mercati di sbocco dove la domande di Nutella è più alta. Questo spiega perché non ci sono stabilimenti in Asia, dove la crema di gianduia non è molto apprezzata. In compenso in quelle zone vanno per la maggiore i Ferrero Rocher, il che spiega la presenza di una fabbrica dedicata a questo tipo di praline in India.

Disney italia disegna le mascotte di Expo 2015: manca solo il nome!

expo-mascotte-tuttacronacaE’ possibile partecipare anche online, sul sito di Expo, al concorso grazie al quale verrà assegnato il nome ai personaggi mascotte dell’evento milanese del 2015. Il simbolo della manifestazione è composto da undici alimenti, ognuno con la sua storia e le sue caratteristiche, che si uniscono ormando un volto sorridente che richiama le opere di Giuseppe Arcimboldo. Le mascotte sono state disegnate da Disney Italia e presentate a Milano di fronte ad una platea di bambini. Si tratta de: l’aglio, l’anguria, l’arancia, la banana, il fico, il mais blu, il mango, la mela, il melograno, la pera e i ravanelli. Gli alimenti, provenienti da tutto il mondo, avranno il compito di raccontare ed interpretare il tema dell’esposizione: ‘Nutrire il pianeta. Energia per la vita’.

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Dudù al centro delle preoccupazioni: “Visita fiscale a palazzo Grazioli”

dudu-tuttacronacaNon si placano le acque attorno a Berlusconi e ora l’attenzione è per Dudù, con l’Associazione italiana difesa animali e ambiente preoccupato per lo stato di salute del cagnolino. Nei giorni scorsa si era parlato di un Dudù “stressato, depresso e sottoposto a un’alimentazione scellerata”, a base soprattutto di pasticcini. A dare la soffiata all’associazione erano state tre telefonate partite da presunte collaboratrici domestiche di palazzo Grazioli. Dopo la denuncia, l’Aidaa si dice determinata ad andare fino in fondo, facendo entrare i medici della Asl a palazzo Grazioli. Anche Federico Coccia, il veterinario che ha in cura il barboncino è entrato nel merito e ai microfoni di Radio2 ha assicurato che “Dudù sta bene. Non è castrato, non si è ancora riprodotto perché è molto giovane”. Ma gli animalisti non sembrano soddisfatti, come appare da una nota del presidente dell’associazione. Lorenzo Croce: “Prendo atto di quanto dichiarato dal dottor veterinario Federico Coccia in merito allo stato di salute di Dudù, compreso il fatto che il cane potrebbe essere irrequieto in quanto non ha ancora avuto un rapporto sessuale completo con una cagnetta, ma proprio per fugare ogni dubbio riteniamo necessario che questo cane venga sottoposto alla visita fiscale dei veterinari dell’Asl di Roma A ai quali abbiamo inviato un ulteriore richiesta questa mattina anticipandola via telefax”. E continua: “La tutela della salute del cane è l’unica cosa che ci interessa. Se si dovesse in qualche modo intervenire facendo pressione sui veterinari pubblici per non effettuare i controlli previsti dalla legge, abbiamo pronto un ricorso al tribunale civile perché sia un magistrato ad obbligare la visita fiscale al cane della signora Pascale in quanto la documentazione e le testimonianze in nostro possesso non ci lasciano altra scelta e spero che la questione si risolva in maniera definitiva attraverso i controlli richiesti senza dover andare oltre evitando che una semplice segnalazione si trasformi in qualche cosa d’altro”.

Allarme Dudù! E’ stressato e depresso

dudù-tuttacronacaE’ Libero a riportare l’allarme lanciato dall’Aidaa, l’Associazione italiana difesa animali e ambiente, preoccupata per Dudù, il cagnolino di Berlusconi e della Pascale, che sarebbe troppo stressato, soffrirebbe di una sindrome depressiva ed sarebbe sottoposto a un’alimentazione a base di pasticcini. Il quotidiano riporta le parole del presidente dell’associazione, Lorenzo Croce, che spiega di volersi battere per la salute del barboncino: “Che sia di Berlusconi o di pinco pallino a me non frega niente. Mi interessa che il cane stia bene”. L’Aidaa, a sua volta, sarebbe stata allertata da tre telefonate. Spiega Croce: “Tra giovedì sera e venerdì mattina noi dell’Aidaaa abbiamo ricevuto tre telefonate da un telefono fisso di Roma da signore che si sono qualificate come collaboratrici domestiche di Palazzo Grazioli. Tutte riportavano una forte preoccupazione per Dudù. Secondo le signore, sarebbe costretto a un’alimentazione a base di pasticcini in quantità tale da metterne a repentaglio la salute e inoltre soffrirebbe di una sindrome depressiva a causa della situazione di generale stress della famiglia in cui vive”. L’associazione – che in passato ha seguito i casi di Empty (il cane di Monti) e dell’asino Ugo (donato alla Brambilla) – ha dunque inoltrato una segnalazione alla Asl competente.

Terrorizzata dalla frutta e dalla verdura, mangia solo cibo spazzatura

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«Il pensiero di mangiare verdura mi a stare male», queste le parole di Faye Campbell, 21 anni. La ragazza inglese non è un caso isolato, sono infatti sempre più le persone in Gran Bretagna e negli Usa ad avere un vero e proprio blocco psicologico con i prodotti naturali e si rifugiano nel cibo spazzatura. La sua dieta è composta da pane tostato con burro per colazione e hamburger con patatine fritte o pizza alternati tra pranzo e cena. Sono proprio le patate, rigorosamente fritte, ad essere l’unica verdura che la ragazza riesce a mangiare. Faye ha però la fortuna di non ingrassare, almeno fino ad oggi è riuscita a mantenere la sua forma, ma non tutti sono fortunati come lei. Nonostante non ingrassi è comunque un’alimentazione troppo ricca di grassi che a lungo andare può provocare altri problemi: primo tra tutti il colesterolo. La ragazza non riesce nemmeno a sentire l’odore delle verdure al punto da arrivare a non consumare i pasti con la famiglia perché se in tavola ci sono forme vegetali si sente male. La sua è diventata una vera e propria fobia che arriva a volte anche ad influenzare i suoi rapporti sociali: «Una volta un ragazzo mi portò a cena in un bel ristorante, ma siamo dovuti andare a mangiare al McDonalds perché non riuscivo nemmeno ad ordinare una delle pietanze sul menu».

Dimmi “da dove” mangi… etichette e tracciabilità

coop-etichette-tuttacronacaSarà perchè la crisi accentua la paura di subire una truffa, sarà perchè si è sempre più preoccupati per la propria salute, fatto sta che s’inizia a far sempre più attenzione a quanto riporta l’etichetta dei generi alimentari, per conoscere la provenienza di quello che si sta per portare in tavola. E proprio per questa trasparenza si sta combattendo in Italia, affinchè venga adottato il Regolamento Europeo 1169/2011 che ha l’obiettivo di armonizzare le normative europee in fatto di etichettatura alimentare. L’avvocato Valeria Graziussi, responsabile del settore agroalimentare del Codacons, ha spiegato all’Huffington Post: “Gli operatori del settore si dovranno adeguare entro e non oltre il 13 dicembre 2014 perché è indispensabile controllare in maniera più stringente l’intera filiera produttiva, modificando l’etichetta e introducendo non solo il luogo di ultima trasformazione del prodotto, ma quello di produzione dell’ingrediente primario”. E sottolinea quindi: “Una grossa battaglia innanzitutto a difesa del Made in Italy e contro la contraffazione alimentare”. Del resto che questo sia un problema con cui già si stanno fancedo i conti è risaputo: i dati provenienti dal Nucleo Agroalimentare e Forestale del Corpo Forestale, forniti dal commissario capo Lando Desiati, parlano infatti di 1180 sanzioni amministrative per un valore di circa 3 milioni di euro e della scoperta di oltre 105 reati su un totale di oltre 6.400 controlli effettuati solo nel 2012. E se il concumatore ne esce disorientato, almeno sa di poter fare affidamento sui controlli qualità che iniziano quando i prodotti arrivano alla frontiera. Sempre Desiati rende noto:  “Alla dogana vengono verificate le condizioni igienico sanitarie e la “carta d’identità”. Bidogna inoltre ricordare che sul territorio nazionale operano anche gli organi di sorveglianza, quali Nas, Ministero della Salute, Ministero delle Politiche Agricole, Corpo Forestale e altri ancora. Tutti questi effettuano controlli periodici. E se al consumatore non è dato conoscere la provenienza dei prodotti, gli organi di polizia non soffrono di questo handicap: “A meno che non si tratti di un prodotto Igp o Doc è praticamente impossibile per l’utente finale capire da dove proviene con esattezza quel che consuma. Per i prodotti non certificati, infatti, in etichetta viene indicato solo il territorio nazionale di provenienza, non l’area o la regione geografica”. Ma le forze dell’ordine possono far riferimento al codice di lotto, indicato obbligatoriamente sui preconfezionati della grande distribuzione, e da qui accedere ai registri delle aziende riuscendo a risalire addirittura al terreno da cui proviene l’ingrediente primario utilizzato. Senza contare che controlli a campione permettono di analizzare tutti gli ingredienti primari. Poi ci sono le segnalazioni che provengono direttamente dal consumatore finale: “Ne riceviamo” conferma Desiati, “prodotti scaduti, non buoni, mal conservati o con etichetta dubbia e poco trasparente. In tal caso ci muoviamo subito per condurre tutte le indagini necessarie a garantire la sicurezza alimentare”. Ma per il consumatore che non vuole attendere controlli a campione e saperne di più, ora ci pensa la Coop, con un portale dedicato, www.cooporigini.it, che permette di conoscere il paese di provenienza di almeno due ingredienti principali dei prodotti del marchio. Come spiega l’Huffington Post:

Il procedimento è semplice: basta scrivere il codice a barre o il nome del prodotto e compariranno subito le informazioni relative alle principali materie prime impiegate nelle produzioni. Per offrire un’informazione ancora più completa, oltre alla provenienza degli ingredienti, sarà indicato anche il Paese dov’è situato lo stabilimento di produzione. Realizzata anche un’App (disponibile su piattaforma iOS ed Android) che consente, semplicemente fotografando il codice a barre, di ottenere le stesse informazioni offerte dal sito. Infine, per i 4 italiani su 10 che non usano Internet (secondo dati Confindustria) ci saranno punti di accoglienza negli oltre 1400 punti vendita Coop, dove saranno messi a disposizione depliant, cartellonistica e, in alcuni, pc per una consultazione “in loco”. “Massimo sforzo di trasparenza e correttezza per dichiarare e far capire ai nostri soci e consumatori che cosa arriva dall’Italia e cosa non può arrivare per i motivi più vari a partire dalla scarsità di alcune materie prime del nostro Paese. Un progetto apripista che ci auguriamo altri seguano” dichiarano dalla Coop. “Questo dell’origine delle materie prime è un progetto a cui lavoriamo da tempo, con rigore e determinazione – spiega Marco Pedroni presidente di Coop Italia– ma essendo la materia complessa, non basta limitarsi a dire se il latte o i legumi in scatola sono italiani o vengono dall’estero. Il problema è anche cercare di fare in modo che si capisca il perché. Il 60% dei nostri prodotti alimentari oggi sono fatti con materie prime di origine italiana. Ma l’informazione che spesso manca a tante persone è che, per tanti altri prodotti, che pure sarebbe possibile coltivare o produrre nel nostro paese, non siamo autosufficienti”.

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Golosi di tutto il mondo in festa: il cioccolato non ingrassa!

cioccolato-tuttacronacaTra quello che la scienza si ripropone di fare, c’è anche lo smontare i miti e ora gli scienziati dell’Università di Granada hanno dimostrato che il cioccolato non ingrassa. Lo studio, realizzato con giovani ma i cui risultati indicano che lo stesso processo vale anche per gli adulti, ha mostrato come, nonostante le calorie, il consumo del derivato del cacao si associa a livelli minori di grasso corporeo, inclusi quelli che si concentrano sull’addome. I ricercatori della Facoltà di medicina e della Facoltà di Scienze Motorie hanno confrontato l’assunzione di cioccolato e i livelli di grasso totale e centrale (addominale), determinati tramite l’indice di massa corporea, la percetuale di grasso corporeo e la larghezza della vita. Lo studio è stato condotto su 1458 adolescenti tra i 12 e i 17 anni. Il risultato è stato che, qualsiasi fosse lo stile di vita, l’età o il sesso, maggiore era l’ingestione di cioccolato, minore risultava la grassa massa. Questo dimostra che a far ingrassare non è solo l’apporto calorico. “Le più recenti indagini epidemiologiche stanno concentrando la loro attenzione sullo studio del rapporto tra alcuni alimenti (non solo per il suo contenuto calorico, anche per i suoi componenti) e fattori di rischio per lo sviluppo di malattie croniche, tra cui sovrappeso o l’obesità” affermano gli autori. Il cioccolato è un alimento ricco di flavonoidi, elementi utili per il metabolismo. E ‘ un grande antiossidante , anti-trombotico e anti- infiammatorio, possiede effetti anti-ipertensivi e può aiutare a prevenire le malattia coronariche”, spiega Magdalena Bacino, coautrice dello studio pubblicato su Nutrition. Nello specifico, il cioccolato presenta una grande quantità di catechina, un flavonoide che colpisce la produzione di cortisolo e sensibilità all’insulina, le due sostanze strettamente correlate a sovrappeso e dell’obesità . Gli autori hanno quindi sottolineato che l’impatto biologico del cibo non dev’essere valutato solo dal numero di calorie ma dalle altre funzioni che possono avere tutti i suoi componenti. Sebbene lo studio , che fa parte del HELENA ( Healthy Lifestyle in Europe by Nutrition in Adolescence ) guidato dall’Unione europea, abbia prestato particolare attenzione ai giovani, gli autori sottolineano che negli ultimi anni si stanno accumulando prove che il cioccolato ha la stesso effetto benefico negli adulti. Se ve lo state chiedendo: lo studio è stato finanziato dall’Unione Europea. Una precisazione comunque è stata fatta dai ricercatori: il cioccolato non fa ingrassare… ma non significa che far scorta di cioccolatini abbia un effetto dimagrante!

Non di solo caffè vive Starbucks

starbucks-tuttacronacaI newyorkesi ben lo sanno: entrare in un negozio della catena di caffè Sturbuck significa scegliere tra le tante proposte. Caffè, frappuccini, cioccolate, smoothies. Ma non solo, ora sono arrivati anche i thè e la rivoluzione non si ferma qui. A New York, nel negozio all’angolo tra Times Square e Bryant Park, il verde dei grembiuli ha lasciato il posto al rosa. E non è solo una questione di colori, ma anche di profumi. Perchè affacciarsi alla porta è ora una nuova esperienza: non più solo quei bicchieri giganti da degustare mentre si passeggia per strada, ma anche cornetti. Una colazione completa. Che è destinata a cedere il posto anche a pranzi e cene a base di sandwich, zuppe e verdure, all’insegna del mangiar sano. Perchè Starbucks prova, ancora, a reiventarsi e non limitarsi ad essere un fornitore di caffeina. Come spiega il proprietario della catena, Howard Schultz, in una recente intervista al New York Times: “Stiamo andando bene, i conti sono sani e le azioni continuano a salire. Ma in tempi di crisi chi si accontenta prenota la sua fine: questo è il momento di investire, di farsi venire nuove idee”. E’ dal 2011 che l’azienda si scatena sul mercato: 20 milioni di dollari per Evolution Fresh specializzata in succhi di frutta freschi, 620 per Teavana marchio di thé, 100 per La Boulange che sforna prodotti di pasticceria. E ora? “Non prevedo altreacquisizioni a breve, magari faremo accordi strategici”. Tra questi, uno con la Danone, per commercializzzare una specialità greca. Quello che stupisce di più, però, e che cambia maggiormente “il profumo che si respira” nei punti vendita, è comunque La Boulange, con i suoi croissant integrali, normali o al cioccolato. Ma tra trovare gli spazi adatti e formare i commessi non è stata una passeggiata. Spiega il fondatore, Pascal Rigo, rimasto in azienda e che ha gestito la trasformazione: “E’ stata dura, ma adesso siamo sulla buona strada. Gli automatismi sono quelli giusti e presto tutti i nostri negozi avranno la pasticceria”. Ma se Schultz vuole dedicarsi anche alla ristorazione ed è positivo, non tutti la vedono come lui. Come l’analista, Bonnie Herzog: “Sono operazioni che presentano dei rischi. Quando la Pepsi provò a lanciarsi nel mondo degli snack e dei cereali fu un disastro. Il pericolo principale è quello di perdere di vista il proprio core business trascinando nei guai tutta la società”. E un altro, John Moore, aggiunge: “La sfida del cibo è per loro cruciale, la combattono senza grande successo da 20 anni: la loro stessa sopravvivenza è legata al risultato di questa nuova avventura”. Schultz rilancia: “La Boulange è solo il primo passo, la nostra sarà una trasformazione radicale”. E non è difficile credergli.

Ad ogni cucciolo… il suo biberon!

animali-biberon-tuttacronacaNon sempre i cuccioli che nascono nei giardini zoologici hanno a loro disposizione abbastanza latte. Ecco allora che, per supplire alla mancanza, chi si prende cura di loro integra la dieta con del latte artificiale. Come? Con gli immancabili biberon! Ecco alcuni degli scatti più belli di queste “poppate”:

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I peggiori pasti nelle mense scolastiche americane

cibo-spazzatura-tuttacronacaLa ONG giovanile DoSomething.org, nel corso del mese di settembre, sta chiedendo agli alunni degli Stati Uniti di inviare le foto del cibo che mangiano alle mense scolastiche. L’obiettivo è quello di porre l’accento sulla carenza nutrizionale dei piatti che vi si trovano. Il Dipartimento di Agricoltura degli USA ha inoltre segnalato che meno di un terzo degli istituti riesce a non superare il limite massimo raccomandato di grassi presenti nei cibi. Il risultato? Una vera e propria galleria degli orrori. Di seguito, alcuni esempi:

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Muore operaio nell’Avellinese, morbo simile a mucca pazza

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E’ morto l’operaio, Luciano Cardinale, 50 anni, a cui a giugno era stato diagnosticato, a Ariano Irpino (Avellino), una encefalopatia di tipo spongiforme, patologia simile al morbo di Creutzfeld-Jakob comunemente noto come il morbo della «mucca pazza». L’uomo sposato e padre di due figli, è morto nella sua abitazione ad Ariano, dove era tornato dopo un lungo ricovero in ospedale.  Cardinale, che era operaio della «Fma», azienda metalmeccanica della Fiat a Pratola Serra (Avellino), potrebbe aver contratto la malattia in Germania.

La nuova mania degli italiani: lo street food

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Negli altri paesi è già un must da tempo, in Italia invece il mercato dello Street Food non aveva mai trovato il grande pubblico, anche se abbiamo una tradizione millenaria che tuttavia era radicata in pochi territori. Complice l’estate e la crisi, gli italiani hanno scoperto i cibi del territorio e i prodotti tipici, mescolati sempre di più con la cucina etnica. 3 italiani su 4, circa il 73% hanno infatti acquistato in vacanza cibo su chioschi o negozi da poi consumare in strada. Il sondaggio lo ha portato avanti la coldiretti rilevando che lo Street Food è stato consumato nelle città d’arte, in montagna e al mare determinando una diminuzione pari all’11% di affluenza per ristoranti, trattorie e pizzerie.

Cosa hanno mangiato gli italiani in estate?

Il 45% ha preferito la piadina, gli arrosticini e gli arancini, il 24% si è invece indirizzata su prodotti internazionale come gli hot dog e solo il 4% sceglie i cibi etnici come il kebab, in netto calo rispetto al passato.

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Hollywood innamorata del cibo tricolore.

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Il nostro cibo piace e questo lo sappiamo da sempre. Dal cappuccino, agli spaghetti fino alla pizza  il nostro è davvero un marchio che non conosce confini nel mondo. Oggi però oltre al made in Italy più classico, quello celebrato in film e libri, va di moda ad Hollywood le ricercatezze dei nostri piatti tipici. Così i vip avendo per il momento accantonato il sushi o la cucina cinese sono sempre più interessati alle pietanze mediterranee. Da Lady Gaga a Sting, da Francis Ford Coppola a Robert De Niro sono sempre a caccia del cibo tricolore. Ma su quali prodotti si posa la loro attenzione? Il parmigiano reggiano è in testa al 44%, seguito a ruota dalla mozzarella di bufala (40%), si piazza bene il  il prosciutto crudo, Parma (38%) e il San Daniele (34%) e per finire non va male neppure all’Amarone.

La passione poi si trasforma in business ed ecco che è in crescita tra le celebrità l’abitudine sempre più consolidata di trovare una  tenuta agricola o un’azienda di prodotti locali da rilevare. Lo sa bene Sting, proprietario di un agriturismo in Toscana. Nel suo appezzamento da 300 ettari vicino a Figline Valdarno, 30 km a Sud di Firenze, si producono olio extravergine di oliva, miele d’acacia e di castagno, marmellate, frutta e verdura.

Stregato dall’Italia anche il comico Danny De Vito, celebre negli Stati Uniti per essere produttore del Limoncello Premium, il liquore realizzato esclusivamente con limoni di Sorrento, lavorati in una distilleria nella Penisola Sorrentina per ottenere il miglior Limoncello del mondo. Ma quali sono le Regioni sulle quali i vip hanno messo gli occhi? Al primo posto troviamo laToscana (31%), seguita da Veneto (23%), Piemonte (19%), Emilia-Romagna (16%), Campania (11%) e Sicilia (9%). Per le star di Hollywood, mangiare italiano è soprattutto sinonimo di buon gusto (32%), credibilità (27%) e positività (21%). Tanto che anche in patria, i divi ripropongono menù che tengono alto il sapore tricolore.

Si chiama Joanne la trattoria gestita dai genitori di Lady Gaga. All’interno del locale di New York, nella zona dell’Upper West Side, su Columbus avenue, vengono serviti piatti tipici italiani, in un ambiente che cerca di ricreare l’atmosfera della Toscana, con paesaggi campestri alle pareti.
La passione ha contagiato anche Francis Ford Coppola: il regista italo-americano, all’interno del suo ristorante Café Zoetrope di San Francisco, è orgoglioso di offrire ai suoi ospiti specialità tipicamente italiane.

Sylvester Stallone, assieme a De Vito e Charlie Sheen, invece, ha di recente comprato il Buca di Beppo Restaurant, situato in California presso l’Universal City Location. Il menù del ristorante è zeppo di pizze di ogni tipo, tra cui quella con olive e peperoni. Parla italiano anche Ago. Il locale losangelino di Robert De Niro e Ridley Scott. Diretto dallo chef Agostino Sciendri, le specialità della casa sono il risotto ai funghi e pollo alla toscana, preparati nella cucina con forno a legna, che si apre direttamente sulla sala.

 

Torna mucca pazza? Grave un uomo ad Avellino!

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Non si deve creare allarmismo, ma ci vuole la massima attenzione per quell’uomo, originario di Ariano Irpino che nelle ore si è aggravato, e potrebbe essere stato colpito da una variante della sindrome di Creutzfeld-Jacob, meglio nota come sindrome della “mucca pazza”. Il paziente è stato trasferito a Napoli dove il direttore dell’Istituto zooprofilattico di Portici, Antonio Limone, rassicura e ricorda che, grazie ai controlli, è difficile che “carne infetta arrivi sulle tavole dei consumatori”. E’ quindi solo un caso isolato?

Bambini con i problemi degli anziani, colpa dell’alimentazione

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Stanno aumentando i bambini che hanno problemi di salute tipici della mezza età come: diabete, apnea notturna, pressione alta e dolori articolari. L’allarme lo ha dato l’Istituto di ricerche mediche di Harvard che ha segnalato un incremento del 27% di queste malattie tra i giovani, soprattutto statunitensi, ma non solo, di età compresa dagli 8 ai 17 anni. La colpa è dell’alimentazione ricca di grassi, sale, zuccheri raffinati e conservanti. Una dieta ad alto apporto calorico, ma povera di frutta e verdura, spesso consumata tra i ragazzi che consumano cibi e bibite industriali ed economici. Altro aspetto importante è anche la condivisione di questi cibi con gli amici, sono sempre più i ragazzi che decidono di incontrarsi ai fast food per passare una serata a portata di tutti, ma che a lungo andare, gli danneggia la salute. Spesso il problema poi risiede nella difficoltà di far accettare ai bambini i sapori naturali della frutta e della verdura, se non si educa al cibo sin dai primi anni di vita. Sono sempre più i bambini che sono abituati a sapori “artificiali” e non riescono a mangiare cibo salutare.

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La Nuova Zelanda vuole solo i magri, chef rischia il rimpatrio

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La Nuova Zelanda, il paese con il più alto tasso di obesità nel mondo sviluppato, sta per rimpatriare lo chef sudafricano Albert Buitenhuis perché ritenuto troppo grasso. L’uomo, che pesa circa 130 kg, secondo le autorità «non ha un tenore di salute accettabile».  Nonostante sia dimagrito di 30 kg da quando  si è trasferito nella città di Christchurch sei anni fa, la sua obesità lo pone ad un «serio rischio» di malattie incluso il diabete, ipertensione e problemi cardiaci.

«È importante che tutti gli immigrati abbiano un tenore di salute accettabile per ridurre al minimo i costi e le richieste dei servizi sanitari della Nuova Zelanda», sostiene un portavoce del ministero dell’Immigrazione.

 

 

VIDEO SHOCK A GUANTANAMO: prigionieri alimentati con la forza

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Dopo che i prigionieri rinchiusi nel carcere di massima sicurezza di Guantanamo hanno iniziato lo sciopero della fame per protestare contro le condizioni estreme alle quali sono costretti all’interno della prigione, ora arriva il video shock del rapper americano Yasiin Bey (aka Mos Def) in cui fa la “cavia” per mostrare a cosa sono sottoposti i prigionieri. La tecnica di somministrazione forzata dell’alimentazione avviene attraverso una cannula di un metro che viene introdotta nel naso arrivando fino allo stomaco, tra sofferenze e spasmi.

Il video del rapper è stato realizzato con l’aiuto dell’organizzazione per i diritti umani Reprieve. Nel filmato ripreso da diversi siti tra cui il Guardian e l’Huffington Post, Bey segue la procedura standard descritta nelle istruzioni trapelate.

L’amministrazione Obama più volte si è dichiarata a favore della chiusura di Guantanamo, ma al momento ancora non è stato preso nessun provvedimento in tal senso.

+++ Video destinato a un pubblico adulto +++

I formaggi in via d’estinzione

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Esistono almeno 2000 tipi di formaggi al mondo, ma molti sono in via d’estinzione. Così oggi c’è chi cerca di salvarli. Il più famoso salva-formaggi è forse il britannico Jason Hinds che cerca di non far tramontare quei prodotti che hanno una tradizioni che affonda le sue radici nel passato. Tutti i mesi Hinds visita i casari e assaggia molti formaggi per poi decidere quale conservare.

Sono circa 10 i formaggi da salvare, tra questi ci sono:

Il Montal: un formaggio armeno antichissimo che si produce seguendo una tradizione che si avvale di mezzi rudimentali e deve essere fatta con il latte appena munto e ancora tiepido. Dopo aver fatto le operazioni di lavorazione, la pasta viene messa in anfore di terracotta così come avveniva almeno 5000 anni fa quando iniziò la conservazione degli alimenti nelle otri o nelle anfore.

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Formaggio Verde: è prodotto con il latte munto a mano dalle pecore in alpeggio tre volte al giorno da maggio a luglio e la caseificazione inizia immediatamente. Al latte di pecora (al quale talvolta si aggiunge un po’ di latte vaccino) si unisce il caglio e si lascia riposare per due ore. Il formaggio stagiona in recipienti di tiglio in salamoia (che si forma spontaneamente) per un periodo che può durare anche due anni. I recipienti di legno rimangono in alpeggio sino al termine della stagione del pascolo e, a ottobre, sono trasferiti a valle e collocati in cantina. Qui vengono aperti per consentire all’aria umida di Tcherni Vit (Bulgaria) di favorire la fioritura di muffe nobili che ricoprono il formaggio e penetrano naturalmente nella pasta, trasformando il formaggio in uno dei pochissimi erborinati naturali presenti al mondo.

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Geitost: questo formaggio norvegese prodotto artigianalmente nel fiordo di Sogne ha rischiato di scomparire durante il XX secolo. Ora c’è la cooperativa Undredal Stølsysteri che è una delle poche che oggi lo produce secondo la tecnica tradizionale, e recentemente ha ottenuto la prima autorizzazione concessa in Norvegia a produrre formaggi a latte crudo di capra. La sua lavorazione prevede l’utilizzo del siero che deriva dalla produzione di un caprino a pasta bianca, con l’aggiunta di crema di latte vaccino. Durante la cottura, che dura da otto a dieci ore, il lattosio presente nel latte cristallizza e dà la tipica colorazione marrone.

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Oscypek: prodotto in Polonia, sui monti Tatra, al confine con la Slovacchia, vive una particolare civiltà pastorale sopravvissuta nel tempo sempre uguale a se stessa: è la civiltà dei batza, i capi pastori che a maggio raccolgono le pecore dei contadini e le portano sui pascoli tra gli 800 e i 1500 metri, dove restano fino a ottobre. Nella basutzka (una rudimentale capanna di legno) il fuoco arde giorno e notte: serve per la caseificazione e per affumicare l’oscypek, un formaggio unico al mondo per la sua particolare forma a fuso. Terminata la lavorazione, il formaggio va in salamoia per 24 ore e, una volta asciutto, è collocato in appositi scaffali di legno sul soffitto della capanna. Qui il fumo, giorno dopo giorno, compie il suo lavoro: l’oscypek indurisce e assume un colore giallo bronzo, lucido e omogeneo. Tradizionalmente si serve in fette sottili oppure si fa alla griglia.

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Emmentaler: anche il formaggio più noto svizzero a causa della sua lunga e complessa tecnica di produzione e soprattutto per la grandezza (è uno dei formaggi più grandi al mondo) che ne rende difficile la manipolazione, rischia di estinguersi.Il latte conferito da piccoli allevatori locali due volte al giorno (1200 litri per una forma) è lavorato crudo e intero.  Al latte si aggiunge siero-innesto autoprodotto, si caglia a 32° C; quindi si procede alla rottura della cagliata, alla cottura della pasta e alla messa in forma. Le forme sono pressate, poste in salamoia e, dopo una sosta di alcuni giorni nel locale di salagione, trasferite in cantine calde e umide, capaci di provocare quella fermentazione propionica che favorirà i celebri buchi nella pasta.

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Agrì di Valtorta:  Un piccolo formaggio cilindrico di latte vaccino intero a pasta cruda la cui particolarità è data dalla tecnica di produzione che richiede tre giorni di lavorazione e una speciale manualità da parte del casaro. L’Agrì è un formaggio dal sapore dolce, aromatico e dal profumo delicato. La pasta è bianca e morbida nel formaggio fresco, ma diviene più compatta in quello stagionato ed è sempre priva di occhiatura.

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Formadifrant: Simbolo del prodotto antispreco per eccellenza, questo formaggio è creato per salvare le forme di formaggio di malga “difettose” o che semplicemente non potevano essere avviate alla stagionatura, perché magari gonfiate o con la crosta spaccata. Nulla si poteva perdere o non riutilizzare, in questa civiltà contadina dove tutto era frutto di grandi sacrifici e tantomeno i formaggi ottenuti con il latte delle vacche che pascolavano sugli alpeggi ed esprimevano nei profumi e negli aromi tutta la ricchezza delle centinaia di erbe spontanee presenti nel foraggio.

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Maxi sequestro di anabolizzanti per bovini e maiali!

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Sono 17.000 le confezioni di farmaci veterinari, sequestrati pochi giorni fa dal Corpo Forestale dello Stato, per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro. A chi erano destinati? A bovini e suini allevati sul nostro territorio italiano. Nello scandalo sono stati coinvolti farmacisti, allevatori, grossisti e veterinari attivi in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, coordinati da un grossista specializzato nella rivendita di farmaci veterinari. Il fatto ha destato sconcerto per l’ampiezza dell’area e per il numero di persone che è stato coinvolto nel traffico clandestino. 101 perquisizioni che hanno portato a 65 persone indagate.

Come entravano in possesso dei farmaci? Un gruppo di allevatori acquistava un quantitativo superiore a quello che veramente veniva somministrato agli animali e le dosi in eccesso venivano smerciate clandestinamente.

Quali erano i farmaci?

Sostanze illecite come: cortisonici, ormoni ed antibiotici.

Quali sono le conseguenze?

Che carne, latte e formaggi possono subire alterazioni o quantomeno il consumatore non è avvisato che sta ingerendo attraverso le carni e i suoi derivati antibiotici, ormoni e cortisone.

Il trucco era semplice, un gruppo di allevatori compiacenti acquistava farmaci in quantità superiore a quello somministrato realmente agli animali e le dosi in eccesso venivano utilizzate per il mercato clandestino.

Lo scandalo poi, secondo il “Fatto Alimentare”, ha un grande impatto sull’alimentazione essendo quasi il 15% dei capi bovini trattati con farmaci e medicinali illegali per  aumentare la massa muscolare. I dati sarebbero stati diffusi attraverso un centro specializzato, istituito dal Ministero della salute. 

 

 

Quelle insalate in busta… condite con batteri e muffe?

 

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Le insalate confezionate sono pratiche: lavate e pronte per il consumo, perfette per la frenesia dei tempi moderni. Quello che spesso s’ignora è che possono essere anche nocive per la salute. Una serie di analisi effettuate dalla fondazione tedesca Warentest ha fatto infatti emergere che molti di questi prodotti contengono batteri e muffe. Giovanni D’Agata, fondatore dello “sportello dei Diritti”, ha portato all’attenzione questo studio tedesco che è chiarissimo nella sua conclusione: “Nel test, nessuno dei prodotti aveva una buona qualità microbiologica alla data di scadenza”. In nove casi su 19, le insalate avevano livelli troppo alti di saccaromiceti o di muffa. Questi germi, in persone sensibili e nei soggetti più deboli come bambini e anziani, possono causare problemi intestinali. Per quel che riguarda l’Italia, il Parlamento ha varato, il 13 maggio 2011, una normativa (legge 77/2011) sulla produzione e commercializzazione delle insalate in busta, il cui scopo era di regolamentare un settore privo di disposizioni specifiche. Tale legge è poi stata attuata da un decreto ministeriale che definisce i limiti microbiologici per tali tipi di prodotti. Si specifica comunque che al consumatore vengono proposte insalate in busta di ottima qualità per le quali non sarebbe necessario il lavaggio prima di essere portate in tavola, ma ne esistono anche altre, di minore qualità, per le quali è consigliato un’accurata pulizia. Lo “Sportello dei Diritti” raccomanda, in ogni caso, di:

– Scegliere produttori e distributori affidabili che indicano sulla confezione oltre alla data di scadenza, quella di raccolta e confezionamento e descrivono il sistema di produzione.

– Consumare l’insalata entro 3-4 giorni dal confezionamento (tenendo conto che la scadenza viene fissata dopo 7 giorni d’inverno e 5 d’estate). Se si tratta di cicorino tagliato sottile è meglio anticipare di un giorno.

– In caso di dubbi si può sempre fare un veloce lavaggio con mezzo bicchiere di aceto bianco diluito in due litri di acqua per un minuto nella centrifuga di casa. Un sistema efficace e indolore, anche se ci sembra un’esagerazione, il bello dell’insalata pronta è che si travasa nel piatto, si condisce e si mangia.

Hannah, la bambina che sfidò McDonald’s

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Una volta era “I bambini guardano”, ora, almeno in America, si può affermare che “I bambini insegnano”. Il futuro degli Stati Uniti, viste le premesse, sembra essere roseo. Basti l’esempio di Asean Johnson, un bambino di nove anni di Chicago che aveva chiesto al suo sindaco di non chiudere la sua scuola: detto, fatto. Adesso è il turno di un’altra bambina, della stessa età e della stessa città, di redarguire gli adulti. Hannah Robertson ieri ha avuto il coraggio di fare quello che pochi adulti arrischierebbero: salire sul palco all’assemblea degli azionisti di McDonald’s e prendere la parola. La bambina si è infatti rivolta all’amministratore delegato intimando: “Smettetela di prendere in giro i bambini proponendogli di mangiare cibo a tutte le ore”. La piccola è la dimostrazione che buon sangue non mente, è infatti figlia della blogger Kia Robertson, famosa per le sue spiegazioni su come scegliere alimenti salutari per i figli, presente in quanto inviata all’assemblea, assieme ad altre persone, dalla Corporate Accountability International, una non-profit che si occupa di alimentazione, salute e controllo dei comportamenti delle multinazionali. Certo, McDonald’s ha provato a “giustificare” il proprio operato, “Vendiamo moltissima frutta e verdura e cercheremo di venderne ancora di più”. Ammettendo poi, con Hannah, che è stata “coraggiosa”. Del resto la Corporate Accountability International da anni fa pressione al colosso americano sostenendo che sia una delle principali cause dell’obesità tra i bambini e gli adolescenti, ma ancora non riesce ad influenzare la mentalità dei vertici.

Dimmi che mangi a colazione e ti dirò chi sei!

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Si può fare il giro del mondo a colazione e scoprire che quello che normalmente consideriamo un piatto della festa o della cena viene mangiato invece spesso proprio per iniziare la giornata. Molto dipende dal clima, dai prodotti locali, ma a volte si tratta di tradizioni che vengono da lontano. Avvicinarsi a un popolo attraverso il cibo è il primo modo di dialogare… è mettersi in ascolto e assaggiare quello che ci viene proposto che rompe la diffidenza dello straniero nei confronti del locale, spesso fiero di far assaggiare i suoi sapori e di avere dei riscontri positivi. Perciò è importante condividere sempre la “cultura” che spesso non passa necessariamente da un testo scolastico, ma che più naturalmente ci viene offerta viaggiando e scoprendo nuove realtà. Questo è solo uno schema semplificato di quello che ci può essere offerto in alcune parti del mondo:

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Polveri nutrizionali!

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Mangiare? Un’inutile perdita di tempo, di soldi. Per non parlare della fatica di fare la spesa e cucinarsi. Ne è convinto un ingegnere 24enne di Atlanta, Georgia, Rob Rhinehart che ha deciso di sostituire i normali pasti quotidiani ad alcune polveri da sciogliere in acqua. Insomma, invece di andare dal supermercato e prepararsi una bella insalata, Rob ha scelto di bere una sorta di sbobba giallastra insapore e inodore che però contiene tutti i principi nutrizionali di cui ogni essere umano ha bisogno per sopravvivere. Questa sorta di cocktail beige, un pò triste, l’ha chiamata Soylent. Come scrive un sito americano, Vice, questo anomalo inappetente assicura che la sua bevanda racchiude in se vitamine, proteine, carboidrati, insomma tutto per sopravvivere. Ma il gusto? Il buon “vecchio” rito conviviale? Tempo di crisi, tempo di sbobba solitaria?

C’è bio e bio! Occhio a cosa acquistiamo… la truffa è sul bancone!

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Neanche la ‘spending review’ frena in Italia la crescita delle esportazioni e del consumo dei prodotti biologici, più cari ma non sempre o non totalmente naturali come si potrebbe pensare. Secondo le stime fornite dalla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori), sulla base di dati ISMEA (Istituto dei Servizi per il Mercato Alimentare), nel 2011 l’incremento dei prodotti bio sulle tavole è stato di quasi il 9%, favorendo la scalata del nostro Paese sul più alto gradino del podio in tema di commercializzazione in Europa. Per migliorare la qualità dei prodotti bio, stimolare la domanda e certificare la qualità degli alimenti la Commissione UE ha aperto una consultazione pubblica on-line, attiva fino al 10 aprile prossimo, in cui dire la propria sulla normativa, misure, richieste, decisioni da adottare per il futuro.

Sulla necessità di aumentare il rigore sulle norme UE per i prodotti e le bevande biologiche e di rafforzare la fiducia dei consumatori sulle proprie scelte alimentari, trova tutti d’accordo. Non sempre acquistare la qualità è così facile o scontata, complice da un lato il flusso crescente di informazioni a disposizione sui prodotti, i processi di produzione e le filiere di provenienza e dall’altro gli scandali del settore agro-alimentare che vanno dalle mozzarelle blu di qualche tempo fa fino alla recentissima carne di cavallo nelle lasagne surgelate. «Questi sono solo alcuni degli aspetti – spiega il Professor Giacinto Miggiano, Direttore del Centro Nutrizione Umana, Università Cattolica, Roma – che hanno innalzato l’attenzione verso la qualità dei prodotti, compreso quelli biologici. Da qui la decisione di rilevare con una indagine la sensibilità dei consumatori verso questi prodotti, conoscere le loro opinioni, i comportamenti alimentari e le preferenze». Oggi oltre il 53% delle famiglie italiane consuma sia prodotti naturali sia tradizionali e poco più del 2% esclusivamente cibi da agricoltura bio. «Perché un prodotto sia definito tale – continua il nutrizionista – occorre che almeno il 95% degli ingredienti provenga da culture naturali, nelle quali si faccia basso uso di prodotti chimici di sintesi, quali fertilizzanti, pesticidi, additivi e medicinali e che gli organismi geneticamente modificati (OGM) non siano entrati neppure accidentalmente nella catena alimentare biologica».

L’ultimo studio sull’obesità!

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In America l’obesità è una piaga sociale, tanto da veder coinvolta la First Lady nella lotta per un’alimentazione sana e biologica. Sul problema, negli anni, si è detto di tutto e il contrario di tutto, come spesso avviene quando non esiste una soluzione unica, ma un dover trovare una specifica risposta a diversi tipi di obesità.    Secondo una ricerca effettuata da un gruppo di nutrizionisti dell’Università dell’Alabama (Usa), e pubblicato sul New England Journal of Medicine, in materia di obesità sono in circolazione molte convinzioni infondate. Appoggiandosi su un’analisi della letteratura scientifica, Krista Casazza e i suoi collaboratori hanno identificato miti, credenze e fatti provati.

I falsi miti sono stati individuati soprattutto la vecchia convinzione che valgono di più piccole perdite di peso progressive piuttosto che un dimagrimento rapido e importante. Un altro mito che sta crollando è quello dell’effetto protettore contro l’obesità dato dall’allattamento materno: 6mila bambini sono stati seguiti per 6 anni, e non è emersa nessuna prova. Infine, è miseramente caduto il mito che un atto sessuale permetta di bruciare da 100 a 300 calorie: i ricercatori hanno scoperto che l’energia dispersa è di circa 14 calorie per un atto sessuale, la cui durata media è di solito 6 minuti, e consuma quanto una camminata di uguale durata.

Non è neanche vero che saltare la prima colazione protegge dall’obesità. Mal riposta anche la fiducia che possa aiutare mangiare più frutta e verdura: la situazione rimane invariata se non si cambiano le altre abitudini alimentari. Infondata anche l’idea sui rischi del cosiddetto effetto yo-yo, cioè che dimagrimenti e ingrassamenti alternati aumentino la mortalità. Ugualmente falso che fare continui spuntini favorisca l’obesità, perché essa dipende non dalle tante volte in cui si mangia, ma da ciò che si mangia. Altro mito da sfatare è che l’esercizio fisico non fa necessariamente perdere peso, però mantiene la buona salute, perciò è raccomandabile.

L‘obesità dipende in gran parte dal profilo genetico, però abitudini alimentari di frugalità servono a controllarla. Se delle strategie alimentari hanno dimostrato una certa efficacia, è importante persistere: la perdita di peso viene mantenuta. Per i bambini in sovrappeso, ha una grande efficacia il coinvolgimento della famiglia e dei genitori. Infine, per pazienti obesi scelti con giudizio, la chirurgia dell’obesità permette una perdita di peso a lungo termine e offre una riduzione del rischio di diabete e della mortalità.

Non è che lo studio mira a far guadagnare soldi ai chirurghi a danno di un regime di vita salutare?

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Farina e uova… con la crisi gli italiani ritornano ai consumi del dopoguerra!

In aumento farina e uova, mentre in netta diminuzione gli alimenti già preconfezionati.

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Usa: trovata tecnica per conservare alimenti 2 mesi

Sembra la soluzione che risolverà la fame nel mondo… attraverso un “bombardamento” a microonde si uccidono le spore responsabili delle muffe. In questo modo la conservazione viene garantita per almeno 2 mesi.

Se non ci sono effetti collaterali, è la scoperta del secolo!

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