A Bologna arriva l’Error Day!

error-day-tuttacronacaDal 28 febbraio al 2 marzo a Bologna si celebra l’Error Day, per rendere omaggio a tutti gli abbagli, le sviste, le lacune, le inesattezze e gli inciampi grammaticali. L’idea è di Clelia Sedda e arriva da una sua certezza: “Il comune denominatore dell’umanità è l’errore”. E così l’attrice comica, musicologa e studiosa, con laurea e dottorato al Dams, docente all’università, ha pensato agli sbagli e a chi sbaglia:   “Quando si vive bisogna inciampare, cadere, prendere le botte. Se non fai errori e non li paghi non migliori”, dice l’ideatrice del bizzarro festival ospitato all’Accademia di Belle Arti con la consulenza artistica di Alessandra Berardi e Monica Demattè. Nel sito http://www.errorday.it e in Facebook, oltre al programma, Clelia Sedda ha raccolto divertenti gallerie: amori, musiche, famiglie, acconciature, invenzioni, loghi sbagliati. Ecco, tratta dal sito, una selezione sui messaggi sbagliati. Eccone alcuni esempi:

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Blitz dei No Tav: scritte sui muri delle sedi dei giornali

notav-blitz-tuttacronacaBlitz dei No Tav contro la sede di diversi giornali nella notte a Milano, dove sono apparse scritte ineggianti al corteo che si svolgerà sabato. Ad essere stati imbrattati sono i muri delle redazioni del “Sole 24 ore”, del “Corriere della Sera”, dell'”Espresso”, de “Il Giorno” e de “il Giornale”. La Digos è intervenuta per gli accertamenti del caso. Nel frattempo alla redazione torinese di La Repubblica è stata recapitata una lettera con la quale un uomo, che si firma come “cattivo maestro preoccupato”, sostiene di aver visto circolare in Valle di Susa il documento dei Nuclei Operativi Armati recapitato mercoledì scorso all’agenzia Ansa. Secondo l’autore “in valle sono sempre di più quelli che si rendono disponibili ad andare dietro ai metodi di chi predica la lotta armata”. E prosegue: “Continuando ad arrestare e denunciare non si stronca il movimento, semplicemente si spingono i giovani verso le sirene della violenza”. La redazione del quotidiano replica così alla lettera: “Per fermare la violenza è sufficiente non praticarla. Isolare i violenti dovrebbe essere un imperativo generale, sia dei favorevoli sia dei contrari all’opera. Ma il movimento No Tav è oggi in grado di farlo?”, si chiedono i giornalisti.

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I cartelli dei senzatetto di New York diventano un fotoprogetto

homelesses-usa-tuttacronaca“Signs of the Times” è il progetto del fotografo Andres Serrano nato lo scorso ottobre dalla volontà di documentare il crescente numero di senzatetto nella Grande Mela. Da loro che si ritrovano abbandonati lungo le strade di New York senza un soldo, affamati e a fare i conti con il gelido inverno, ha acquistato, offrendo 20 dollari per ciascuno, circa 200 dei cartoni sui quali i senzatetto sintetizzano la loro tragica condizione. “Ho trasformato la mia collezione in arte per dare voce a una ingiustizia sociale e a una tragedia che merita di essere ascoltata – dice Serrano a proposito del suo progetto – Consideratela una cronaca dei nostri tempi, applicabile anche ad altre città. recentemente sono stato a Parigi e mi sono accorto di quanto siano aumentati i senzatetto. Avrei potuto fare la stessa cosa anche lì”.

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La campagna shock contro la violenza sulle donne: ed è polemica

copertina-pubblicita-progresso-tuttacronacaPochi giorni “di prova” e già la nuova campagna shock contro la violenza sulle donne organizzata da Pubblicità Progresso ha generato innumerevoli polemiche. La sua diffusione avverrà a gennaio, quando alle fermate d’autobus appariranno i cartelloni di “Punto su di te”, questo il nome della campagna. Sui cartelloni ci sono mezzi busti di donna e un fumetto con frasi da continuare come: “vorrei che mio marito…”, “quando torno a casa vorrei…”, “dopo gli studi mi piacerebbe…”. Sono bastati due giorni perchè le frasi venissero completate: come previsto dagli ideatori, hanno fatto la loro comparsa frasi tanto volgari quanto sessiste. Obiettivo centrato quindi: “Far capire che la discriminazione è ancora diffusa e radicata nella fascia media della popolazione, che è poi quella che deve cambiare testa rispetto al problema”, come ha spiegato Alberto Conti, presidente di Pubblicità Progresso. Contini, a L’Esspresso, spiega ancora: “Non possiamo illuderci di cambiare gli stereotipi con uno spot. Per questo invitiamo ad andare oltre. Anche perché la campagna si farà sentire su più canali. Con concorsi, iniziative nelle scuole e una canzone creata apposta da alcuni autori italiani, che arriverà a un concerto il cui ricavato andrà in borse di studio per ragazze.” Quando la campagna sarà su tutte le fermate d’autobus italiane, al posto degli insulti apparirà un richiamo al sito internet per segnalare le offese ricevute. Nel frattempo, però, si è acceso il dibattito, con molte critiche provenienti anche da donne. Ad esempio, sul suo blog la semiologa Giovanna Cosenza afferma:

Non si fanno uscire le donne dalla buca del vittimismo, se si continua a rappresentarle come vittime (e lo si fa anche quando si dice che no, vittime no). E ancora: non si elevano le donne di grado e di ruolo, se si continuano a riprodurre situazioni in cui si mostrano donne umiliate e degradate (e lo si fa anche quando si dice che no, degradate no). […]Certo, la campagna vuole dirci: «Guarda, lo schifo in cui le donne devono vivere». Ma in realtà ripropone – per l’ennesima volta, a sua volta – un ennesimo rituale di degradazione delle donne.

Non sono poi positivi i commenti delle stesse lettrici: “Campagne del genere non fanno che incitare situazioni sessiste!”, “Trovo veramente scorretta questa campagna. Non solo non è rappresentativa di nulla, ma incita alla goliardata e al vandalismo, già più che presente in strada senza essere istigato.”

Protesta shock! La Femen a Parigi fa pipì sulla foto del presidente ucraino

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Protesta shock a Parigi dove cinque Femen radunatesi davanti all’ambasciata di Kiev hanno fatto pipì su le gigantografie del presidente ucraino Viktor Ianukovich, gridando “Ucraina in Europa”. A seno nudo, con scritte contro il presidente ucraino sul corpo, le attiviste del movimento, hanno voluto protestare anche contro la violenza subita dai manifestanti nella capitale ucraina. 

Scritte delle Br contro Letta e Boldrini in centro a Roma

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Scritte delle nuove Br contro il Premier Letta e contro il presidente della camera Laura Boldrini sono apparse in centro a Roma nei pressi di largo Chigi. Qui è stata rinvenuta una scritta di colore nero di dimensioni 50×20: «Br ammazzate Enrico Letta», una analoga anche in via Dei Sabini. Mentre in via S. Maria si leggeva  «Ammazzate Laura Boldrini». Sulla vicenda sono in corso verifiche del Commissariato Trevi.

C’è anche un sasso nel caso Yara

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Un sasso e nuove speranze per trovare l’assassino di Yara Gambirasio. Quel sasso trovato a 300 metri dal punto dove il 26 febbraio 2011 è stato trovato il corpo senza vita di Yara Gambirasio presenta  tre macchie, una più grande e due più piccole. Le macchie sono ritenute “sospette”, anche se non si è certi che quelle macchie siano di sangue. Al momento si preferisce la prudenza e si afferma che quelle macchie “potrebbero essere qualunque cosa”. I prelievi sono già stati e fatti e inviati ai Ris di Parma che dovranno analizzarlo.  Intanto si apprende anche dalla trasmissione “Quarto Grado” che gli occhi dell’assassino del killer di Yara Gambirasio sarebbero di colore castano.

Yara: 700 nuovi prelievi di Dna alla ricerca della madre dell’Ignoto 1

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Dopo aver escluso la pista francese del pedofilo ossessionato dalla ragazzina di Brembate, la polizia scientifica si concentra concentra su 700 donne bergamasche che hanno soggiornato almeno una volta a Salice Terme. La lista delle donne è stata ricavata prendendo i nomi di coloro che negli anni ’60 si sono sottoposte a cure termali in corrispondenza dei soggiorni di Guerinoni. Le donne saranno convocate per il test e per scoprire se una di loro può essere la madre dell’assassinio di Yara. nuovi controlli, nuove speranze per un’indagine che sembra infinita e che per il momento non ha ancora portato i risultati sperati.

Il Dna scagiona il pedofilo 50enne: non è il killer di Yara

yara_gambirasio-tuttacronacaSi era aperta una nuova pista per quel che riguarda la morte di Yara Gambirasio e che conduceva a un certo Lorenzo B. un pedofilo 50enne nato a Padova e che attualmente si trova in un carcere francese, a Bourges. Ma gli esami del Dna, come ha anticipato la trasmissione Quarto Grado, hanno dato esito negativo e quindi l’uomo, che era finito tra i sospettati in quanto nutriva una passione per la ginnastica artistica e una vera ossessione per la ragazzina di Brembate, non sarebbe il suo killer.

Le strane ossessioni di Lorenzo B e il caso Yara

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La nuova pista che si apre su Yara Gambirasio viene riportata dal quotidiano Giallo che in un’intervista alla madre di una coetanea di Yara, racconta che la figlia è stata molestata attraverso internet da un pedofilo 50enne, un certo Lorenzo B.

L’uomo attualmente si trova in carcere in Francia, ma ci sono varie coincidenze che vengono riportate anche dal TgCom, oltre che dallo stesso settimanale:

  • Prima coincidenza: Lorenzo B. è appassionato di ginnastica ritmica, praticata durante l’adolescenza a Chiasso
  • Seconda coincidenza: nell’inverno del 2010, riferisce il settimanale di cronaca nera, il 50enne “cercava a tutti i costi di mettere le mani su qualche bambina di Bergamo”.
  • Terza coincidenza: l’ossessione per Yara Gambirasio. Nel 2012 Lorenzo B. ha clonato il profilo Facebook di Laura e ”scriveva frasi d’amore, diceva di conoscere Yara, di sapere chi è il suo assassino”.
  • Quarta coincidenza, una poesia scritta da Lorenzo B., “Incubo”: “Anche stanotte sei tornata… Ti ho vista… Ti ho sentita. Quel freddo tutto attorno… E c’eri tu. E poi le grida, il tuo pianto. L’orrore. E poi.. Buio… Solo buio freddo… E silenzio. Ormai ogni notte è così. Ho paura di dormire, ho paura di sognare. Di rivedere, di rivivere, di sentire ancora tutto questo. Cosa posso fare… Cosa devo fare per farti trovare la pace, per cancellare tutta la sofferenza che hai dovuto subire… Per far tacere tutto questo gelido silenzio… Sto male…”
  • Quinta coincidenza: dall’esame del Dna “risulta che l’assassino di Yara Gambirasio sia il figlio illegittimo del signor Giuseppe Guerinoni, deceduto nel 1999. Un uomo sulla cinquantina adottato. Così come adottato sarebbe Lorenzo”.

Basta maglie con scritte fasciste o naziste allo stadio!!!

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Basta maglie con scritte fasciste o naziste allo stadio. Lo ha deciso la Cassazione con una sentenza che vieta l’ingresso negli stadi e nei palazzetti dello sport con maglie, scritte e simboli inneggianti il regime fascista perché violano la legge Mancino, la 205 del 25 giugno 1993, recante “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”.

La sentenza della cassazione in sostanza conferma la condanna  inflitta dalla Corte d’Appello di Trento a un trentunenne tifoso di hockey per “aver fatto uso di simboli delle organizzazioni nazionaliste, indossando in occasione di un incontro sportivo di hockey una maglietta con l’immagine di Benito Mussolini e riproducente scritte proprie dell’ideologia fascista”.

Il tifoso era già stato condannato in Assise a due mesi di arresto e in Appello la sentenza era stata commutata in 2280 euro di ammenda.

L’imputato aveva poi fatto ricorso in Cassazione con queste motivazioni:

«indossare una maglietta o altro capo di abbigliamento richiamante motti, scritte o simbologia del partito fascista non può in sé integrare le fattispecie di reato» previste dalla legge. Inoltre, il 31enne si era difeso spiegando che non aveva «alcuna intenzione di discriminare e offendere l’altrui dignità».

La Cassazione respinto il ricorso, perché

«il reato sussiste per il solo fatto che taluno acceda ai luoghi di svolgimento di manifestazioni agonistiche recando con sè emblemi o simboli di associazioni o gruppi razzisti e simili, nulla rilevando che a tali gruppi o associazioni egli non sia iscritto». Correttamente, conclude la Cassazione, i giudici di secondo grado hanno «dato atto che l’essersi presentato esibendo la maglietta con le scritte e i simboli inneggianti al regime fascista e ai valori dell’ideologia fascista nel contesto dello specifico incontro sportivo di hockey svoltosi in Alto Adige, notoriamente caratterizzato da contrasti delle opposte tifoserie, integra la condotta di uso di simboli propri delle organizzazioni nazionaliste e i comportamenti vietati e sanzionati dalla legge».

La nuova pista della pedofilia, l’assassino di Yara avrà mai un volto?

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Dopo l’uscita di scena Mohamed Fikri, dopo il Dna prelevato a un intero paese e la recente pista che ha condotto a Salice Terme, ora si inizia a parlare della pedofilia. O meglio di un caso avvenuto ad un’altra ragazzina che abita nella zona bergamasca, pochi giorni prima della scomparsa di Yara. La ragazzina in questione avrebbe denunciato gli abusi subiti da parte di un allenatore di ginnastica, così ora gli investigatori hanno effettuato un confronto fra le tracce di Dna ritrovate sul corpo della ginnasta con quello di 162 uomini accusati di pedofilia e condannati per questo reato, che vivono proprio nella zona in cui viveva l’atleta.  Ora si attendono gli esiti.

 

Quelle scritte sugli scogli degli Argonauti: la bellezza sfregiata

scogli-imbrattati-tuttacronacaE’ il Tirreno a riportare la notizia dello sfregio inflitto a Capobianco, una delle più belle spiagge di Portoferraio, sull’Isola d’Elba. Su quegli scogli bianchi, così caratteristici e che, visti da lontano, sembrano brillare, sono apparse delle scritte a spray. Una bomboletta rossa, per parlare di amore, per ricordare momenti di vita di coppia, ma anche per incitare all’odio razziale. Quelle scritte del colore del sangue sono apparse sui levigati scogli degli Argonauti, redatte da vandali che possono anche parlare d’amore, ma non conoscono il rispetto. Carlo Rizzoli, l’assessore al decoro, ha commentato: “Un fatto grave. Provvederemo quanto prima a ripulire la spiaggia. Serve più educazione”.

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I vegani all’attacco della festa degli arrosticini nel Torinese

attacco-vegano-festa-arrosticiniE’ stata diffusa solo ieri, quando la manifestazione era già terminata, la notizia dell’assalto di un commando di vegani, o di chi ha firmato col nome ‘Veganismo e Giustizia’, ai danni della “Festa della Famiglia Abruzzese e Molisana”, svoltasi lo scorso weekend a Sassi, nel Torinese, in piazza Giovanni delle Bande Nere. L’allestimento della nota festa paesana è stato preso di mira, nella notte fra giovedì e venerdì, da un gruppo di vegani che non solo ha imbrattato i teloni con vernice indelebile, ha anche tranciato i cavi elettrici. Ma l’incursione, e i danni ingenti provocati, non hanno fatto desistere gli organizzatori: l’evento, iniziato venerdì sera, è regolarmente durato tre giorni e ha visto la partecipazione di circa ottomila persone. Sulle tavole sono arrivati gli arrosticini, spiedini di carne di pecora tipici della cucina abruzzese, grazie ai volontari della Famiglia Abruzzese e Molisana che sono riusciti a far sì che nulla saltasse nel programma e all’inaugurazione. Considerato quanto successo, però, sabato e domenica si è creato un servizio di sorveglianza. Anche i carabinieri, a cui è stata sporta denuncia, hanno sorvegliato perché non si ripetesse la contestazione. Durante l’assalto sono stati scritti sui tendoni ‘Veganismo e Giustizia’, ‘Mangia cadaveri’ e ha fatto la sua comparsa anche la sigla ‘Alf’, Animal Liberation Front. Osservando le foto delle scritte Carlo Di Giambattista, da tre anni presidente della Famiglia Abruzzese Molisana del Piemonte e della Valle d’Aosta, commenta: “Io accolgo qualunque convinzione, non mangio carne rossa e ceno sovente nei ristoranti vegani. Ma non posso accettare questa forma di protesta, che mi ricorda altre proteste diventate violenza”.

Più vicini alla soluzione del caso di Yara?

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Dopo che le ricerche dell’Ignoto 1 si sono spostate in provincia di Pavia e in particolare a Salice Terme, si è aperta una nuova pista e nuove speranze di trovare l’Ignoto 1.

Le forze dell’ordine stanno passando al setaccio i registri degli hotel della zona, ma anche quelli dell’Inps – che pagava le cure – nella speranza di risalire al nome di una donna che, negli stessi periodi in cui era presente l’autista, abbia frequentato Salice.

Alla ricerca dell’Ignoto 1… il caso Yara si sposta nel Pavese

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Si cambia provincia e si continua a cercare l’Ignoto 1, l’assassino di Yara, il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni. Ieri sera è andata in onda la puntata di Quarto Grado e si è appreso che l’autista di Gorno morto nel 1999 che risulta essere il padre biologico del killer della ragazzina di Brembate Sopra avrebbe soggiornato a Salice Terme, in provincia di Pavia, due settimane ogni anno prima di sposarsi nel 1963.  Secondo l’ipotesi investigativa durante uno di questi soggiorni, avrebbe potuto conoscere la ragazza che poi è rimasta incinta. Consultando gli elenchi forniti dall’Inps – che aveva pagato le cure termali – e i registri degli hotel di Salice Terme, le forze dell’ordine mirano a risalire alla donna che ha frequentato questa zona, in corrispondenza dei soggiorni di Guerinoni, negli anni Sessanta.

Yara: Archiviato Fikri, e forse chiesto il Dna al mitomane.

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Il fascicolo dell’unico indagato, Mohammed Fikri, per il caso dell’assassinio della 13enne Yara Gambirasio, è stato definitivamente archiviato. Forse, anche se nelle ultime ore si è cambiato parere, sarà chiesto il test del Dna per  Domenico De Simone, il sessantenne originario di Cosenza, autore delle telefonate e dei messaggi firmati genericamente «Mario» che nelle ultime due settimane hanno movimentato il caso di Yara. Nonostante gli oltre 18mila prelievi predisposti su persone residenti nella zona di Rovetta e paesi confinanti, a oggi, non sembrano esserci nuovi sviluppi.

Fermato Mario, l’uomo che si accusa dell’omicidio di Yara

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E’ stato fermato “Mario”, l’uomo che nei giorni scorsi si era autoaccusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. Lo ha individuato la polizia intorno a mezzogiorno dentro una cabina telefonica di viale Papa Giovanni mentre stava cercando di telefonare a L’Eco di Bergamo (dopo essere stato nella redazione). Si tratta di un sessantenne bergamasco la cui identità è ora al vaglio dei poliziotti che lo hanno fermato e portato in Questura. E’ sempre più probabile che si tratti di un mitomane, ma ogni valutazione è ora al vaglio degli inquirenti.

Aggiornamento 10 agosto 2013: 

“Mario” è in realtà Domenico De Simone,  sessantenne nativo di Cosenza e con un passato di collaboratore di giustizia. Dopo 4 ore di interrogatorio è stato rilasciato senza che nei suoi confronti siano stati presi provvedimenti.

Ecco la lettera di Mario… è davvero l’assassino di Yara?

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Si cerca a Bergamo, ma ormai la polizia sembra essere quasi sicura che Mario sia solo un mitomane, ma naturalmente le indagini continuano nella speranza almeno di riuscire a trovare elementi utili all’indagine. C’è chi sostiene che Mario, probabilmente non sia l’autore dell’omicidio ma potrebbe essere una persona che conosce dettagli importanti per la ricostruzione di una storia complessa e davvero intricata. Emergono intanto alcune frasi della lettera indirizzata al cappellano dell’ospedale di Rho,  don Antonio Citterio, in cui Mario  sostiene di frequentare assiduamente una chiesa bergamasca, la chiesa del Galgario, in via del Galgario, proprio a due passi dalla questura.

Ecco le sue parole: «Don Antonio la pregherei di farmi da tramite con solo una persona autorizzata di Bergamo, altrimenti quello che ho da dire in confidenza me lo porto nella tomba. Queste sono cose delicate e non un gioco da parte mia».

La lettera è scritta a mano, con una biro, e la grafìa è incerta: mescola lettere maiuscole a lettere minuscole, lo stampatello al corsivo. È lo stesso stile di scrittura utilizzato da chi ha lasciato il primo messaggio, sul quaderno delle preghiere nella cappella dell’ospedale di Rho.

La lettera prosegue con attacchi alla stampa «che ti condanna prima di fare qualsiasi reato» e in particolare a L’Eco di Bergamo.

Mario avrebbe anche un accento calabrese, secondo don Antonio Citterio che ha raccolto le telefonate. Gli inquirenti stanno indagando anche sui tabulati dell’ospedale, cercano un nome nelle cartelle cliniche dei pazienti dei reparti oncologici.

 

Nuova lettera dell’assassino di Yara… è solo un mitomane?

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Questa volta è una vera e propria autoaccusa la lettera che ha fatto ritrovare l’anonimo che afferma di essere l’assassino di Yara Gambirasio:  “Mi chiamo Mario, sono stato io.” Prima c’è stata una telefonata alla portineria dell’ospedale di Rho: “Buongiorno, mi chiamo Mario, sono malato di cancro. Sono io l’autore del messaggio in chiesa su Yara Gambirasio. Volevo solo sapere se il cappellano ha ricevuto la mia lettera.”  Quindi la lettera di tre pagine indirizzata al cappellano don Antonio Citterio. Il 6 agosto, il cappellano, ha trovato la lettera, firmata da un certo “Mario”, sotto lo zerbino della porta di casa. La coincidenza è che Don Antonio Citterio abita proprio sopra alla portineria dell’ospedale.

Secondo indiscrezioni, però, in sostanza il misterioso Mario si sarebbe detto stupito del rilievo mediatico suscitato e, in maniera piuttosto confusa e sgrammaticata, avrebbe confermato di essere a conoscenza di qualcosa che riguarda la morte della piccola Yara.

“Sono stato io a scrivere il messaggio sul libro delle preghiere in chiesa” avrebbe scritto nella lettera.

Come ha consegnato la lettera “Mario”? Ha incaricato qualcuno? L’ha portata personalmente? L’ingresso ospedaliero è presidiato da telecamere e i filmati sono già al vaglio degli inquirenti.

 La polizia crede che possa trattarsi di un mitomane, ma intende andare a fondo e scoprire il volto che si cela dietro al nome “Mario”.

Yara: trovato un fazzoletto vicino al registro della chiesa

-Yara-Gambirasio_tuttacronacaSabato, nella chiesa di Santa Maria della Pace a Rho, in provincia di Milano, sul registro dei fedeli era comparsa la scritta: “Informate subito la polizia di Bergamo perchè qui è passato l’assassino di Yara. Che Dio mi perdoni”. Ma non solo. A terra, è stato rinvenuto un fazzoletto che ora, assieme al quaderno, è stato preso in consegna dalla polizia,al fine di stabilire se abbia o meno qualche attinenza con il caso della tredicenne di Brembate di Sopra. Si procede quindi con un’accurata ricerca di tracce, Dna incluso. Secondo alcuni quotidiani, inoltre, una madre si sarebbe rivolta ai carabinieri di Como temendo che suo figlio potesse essere il discendente illegittimo di Guarinoni, l’autista morto nel ’99 il cui Dna è riconducibile a quello trovato sugli abiti di Yara: gli esami sono risultati però negativi. L’inchiesta sull’omicidio di Yara, scomparsa il 26 novembre del 2010 e trovata uccisa esattamente tre mesi dopo, sin dall’inizio è stata costellata da segnalazioni rivelatesi sbagliate o provenienti da mitomani.

Yara: continuano le indagini sul Dna

-yara_gambirasio_tuttacronacaNon solo il messaggio trovato questa mattina, sono varie le indagini che proseguono per conoscere la verità sulla morte della giovane Yara Gambirasio, la 13enne scomparsa da Brembate di Sopra il 26 novembre del 2010 e trovata morta tre mesi piu’ tardi in un campo di Chignolo d’isola, a pochi chilometri di distanza. Si continua a comparare il Dna con il profilo genetico rilevato sugli indumenti della ragazzina che, stando ai genetisti,appartiene al figlio di Giuseppe Guerinoni, anche se si continua con le comparazioni perché il quadro sia sempre più chiaro. Il figlio, che si suppone illegittimo, non è ancora stato trovato ma la conferma della parentela arriva dal cromosoma Y: sono identici sia quello di Guerinoni che quello di ‘ignoto 1’. Dal punto di vista giudiziario, ci sono altri sviluppi. Come riporta l’ANSA: “Sull’altro fronte delle indagini, quello relativo al cosiddetto ‘cantiere di Mapello‘, si è in attesa dell’archiviazione della posizione di Mohammed Fikri, finora l’unico indagato nell’inchiesta sulla morte di Yara, prima per omicidio e poi per favoreggiamento. Secondo le ultime traduzioni delle intercettazioni telefoniche, l’immigrato – che era al lavoro la notte del 26 novembre 2010, quando Yara venne rapita e uccisa, nel cantiere di Mapello, dove portò il fiuto dei cani molecolari – non avrebbe mai utilizzato il termine ‘uccidere’. Fikri era anche stato fermato e scarcerato dopo alcuni giorni.”

“Qui è passato l’omicida di Yara Gambirasio”: inquietante scoperta

-yara-scritta-tuttacronaca“Qui è passato l’omicida di Yara Gambirasio, che Dio mi perdoni”. E’ quanto si legge sul registro dei fedeli nella cappella dell’ospedale di Rho, in provincia di Milano. E’ stato il personale della struttura a scoprire la scritta, in mezzo ad altri pensieri lasciati dai frequentatori della cappella, e ad allertare la polizia. Il registro è ora nelle mani della Scientifica per tutti i rilievi del caso.Stando a quanto emerso, il messaggio sarebbe stato scritto con una grafia leggibile e in perfetto italiano. Al momento non viene escluso che possa trattarsi dell’atto di un mitomane, però gli investigatori stanno visionando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell’ospedale.

“Sandri e Cucchi, la legge non è uguale per tutti”, l’Ama rimuove

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A Roma nel quartiere Prati e precisamente in Via Monte Santo, a pochi da viale Mazzini e non molto distante dal Tribunale di piazzale Clodio è apparsa la scritta «Sandri e Cucchi, la legge non è uguale per tutti», con tre svastiche sotto.  Per il Presidente di Ama, Piergiorgio Benvenuti «su richiesta della Questura di Roma, i nostri operatori sono tempestivamente intervenuti per rimuovere la scritta vandalica, un malcostume che provoca degrado sui muri della Capitale».

Scritte contro il Papa… è polemica a Roma!

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Tanti fedeli lo amano, ma spuntano anche scritte offensive. Una scritta contro papa Francesco è comparsa stamani su un muro in via Tuscolana, a Roma: ne dà notizia il Comune, che ha subito provveduto a farla cancellare. ‘W Bergoglio boia!!!’, questa la frase, con l’ultima parola parzialmente cancellata, seguita da una falce e martello con sotto la sigla P.Carc, che dovrebbe significare Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo. Si tratta di un movimento extraparlamentare di estrema sinistra coinvolto in diverse vicende giudiziarie. Un’altra scritta sempre su un muro in via Tuscolana, anch’essa firmata P.Carc, recitava: ‘Fuori la chiesa dai consultori. Anche questa scritta è stata cancellata. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha condannato l’atto.

Imbrattata Milano con scritte offensive contro Manganelli!

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Una serie di scritte offensive che inneggiano alla morte del Capo della Polizia, Antonio Manganelli, sono state trovate tra la scorsa notte e stamani, a Milano. Lo ha comunicato la Questura. In via Pomposa una frase vergata con una A cerchiata riportava la frase «+ Manganelli morti! + sbirri morti»; un altro imbrattamento riportava la frase «Manganelli, uno di meno». Altre scritte invece non sarebbero direttamente collegate alla morte dell’alto dirigente ma a una recente manifestazione.

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