Il killer della Sacra Corona Unita che costa allo Stato 700 euro al giorno

ospedale-tuttacronaca700 euro al giorno. Tanto spende lo Stato per permettere a un killer della Sacra Corona Unita, la mafia pugliese, di vivere in ospedale, perchè i giudici hanno deciso che non può scontare la pena in carcere. Lui è Francesco Cavorsi ed è stato condannato all’ergastolo per tre omicidi. Tuttavia da 10 anni si trova all’ospedale Niguarda di Milano, su una sedia a rotelle e in una camera doppia ad uso singolo. All’ergastolo sono concesse visite a piacere, e senza il controllo di un piantone, e permessi di libera uscita, nonostante abbia confessato di aver ucciso tre persone, scrive Paolo Berizzi su Repubblica, nonostante fosse su una sedia a rotelle dal 1988:

“spari ordinati dal capo ‘ndranghetista Pepè Flachi che vuole eliminarlo. Lui rimane paraplegico, ma questo non gli vieta di eseguire personalmente i suoi regolamenti di conti. La tecnica è sempre la stessa, una specie di marchio di fabbrica: il padrino pugliese si fa accompagnare in auto da due gregari; fa salire le vittime a bordo per parlare. Poi lascia la parola alla sua pistola calibro 7,65. «Bum, bum, bum, bum, bum… cinque colpi ci ho sparato, perché quello non meritava di morire troppo velocemente»: così, nell’estate del ‘92, intercettato dalle cimici piazzate dal pm Maurizio Romanelli, un compiaciuto Cavorsi racconta l’omicidio, eseguito sei mesi prima, di un piccolo trafficante di droga, Virgilio Famularo.

È il suo terzo delitto in tre anni: nel ‘90 uccide il veterano della mala milanese Oreste Pecori; nel ‘91t occa a Antonio Di Masi, spacciatore legato agli slavi. Tre omicidi confessati davanti ai giudici della terza Corte d’assise di Milano. E dunque: nel ‘96, due anni dopo l’arresto (operazione “Inferi”), il 33enne Cavorsi è condannano all’ergastolo con la teorica aggiunta di altri 53 anni di carcere”.

Condannato all’ergastolo, Cavorsi per i giudici non può stare in carcere e nel 2001 arriva al Niguarda:

“Cinquantunenne, risulta domiciliato all’“ospedale Niguarda Cà Granda, piazza dell’Ospedale Maggiore, 3, Milano”. Per essere un ergastolano con alle spalle tre omicidi vive, diciamo, in condizioni non particolarmente restrittive: non c’è nessun agente di piantone che lo controlla; riceve normali visite; gira liberamente in ospedale su quella stessa sedia a rotelle dalla quale vent’anni fa — quando era un killer e muoveva da un ristorante di via Padova, base logistica della mafia pugliese — chiudeva per sempre la bocca ai suoi nemici. Ogni tanto Cavorsi esce in permesso: il via libera arriva via fax dal giudice di sorveglianza”.

La direzione sanitaria del Niguarda spiega che Coversi è detenuto in chirurgia da “4 anni”, ma il conto di Repubblica è diverso:

“A quanto risulta a Repubblica, la lungo degenza, anzi, la lunga detenzione, risale a molto prima. Almeno dieci anni fa, appunto. Quel che si può apprezzare con certezza è l’imbarazzo provocato tra i vertici ospedalieri, e non da ieri, dalla presenza del paziente ergastolano, e da un’“anomalia” che viene a galla solo adesso”.

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Il fratello del pizzaiolo suicidatosi a Napoli “la camorra tutela più dello Stato”

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Frasi dure quelle pronunciate da Arcangelo De Falco fratello di Eddy, il pizzaiolo suicidatosi alcuni giorni fa davanti alla sua abitazione a Pomigliano d’Arco (Napoli), dopo aver ricevuto un verbale di 2000 euro dall’ispettorato al lavoro, per la irregolare presenza della moglie nell’esercizio commerciale a Casalnuovo:

«La camorra gli avrebbe dato piu tempo per pagare. Il mio Stato, quello a cui pago le tasse, gli ha dato 24 ore. Devo pensare che la camorra tutela più dello Stato»

«Il presidente dell’ispettorato non ha avuto rispetto per mio fratello neanche quando lo stavamo seppellendo – afferma – poteva attendere 24 ore prima di dire che Eddy era un evasore. Ha sostenuto, in una intervista, che il verbale non era per la presenza di mia cognata, e che quest’ultima percepiva 10 euro al giorno. Ma dove sono queste cose nel verbale – chiede mostrando il documento – qui c’è anche l’ultimatum che hanno dato ad Eddy, 24 ore».  Arcangelo De Falco annuncia che domani sarà aperto un conto corrente per chi volesse aiutare la cognata ed i suoi tre nipoti: «Domani sapremo il numero e lo comunicheremo – spiega – perchè c’è tanta gente che chiama per le condoglianze. Ma ora c’è bisogno di un aiuto concreto, i tre figli di Eddy, di 14 anni la prima, e di 5 i secondi, hanno bisogno di mangiare, di studiare, di pagare le bollette. Mia cognata non può rischiare che le levino i figli dopo aver perso il marito. Chiunque può ci aiuti, anche solo lasciando un messaggio di solidarietà, che sia però continuo, e non si lasci morire mio fratello una seconda volta abbandonando i suoi bambini».

Sgarbi ha ascoltato le telefonate Napolitano – Mancino!

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Vittorio Sgarbi afferma di aver ascoltato le telefonate tra Napolitano e Mancino, anche se non parla direttamente della presunta trattativa Stato- mafia, fa invece riferimento agli insulti che, secondo il critico d’arte, sarebbero piovuti addosso ad Antonio Ingroia. Sgarbi ha rilasciato un’intervista a Radio 24 nella trasmissione “La Zanzara” in cui ha affermato:

“Sono uno dei pochi che ha potuto ascoltare le telefonate tra Napolitano e Mancino. Mancino dice a Napolitano: ‘sai, vorrei che fosse Grasso ad occuparsi di me e non Ingroia’. A quel punto il Capo dello Stato risponde: ‘caro Nicola, Ingroia è una testa di ca**o, uno str***o’. Per questo non ha voluto che fossero rese note. Non c’entra niente con la trattativa”.

Come e quando le avrebbe sentite Sgarbi non lo dice. Sta di fatto che subito dopo aver spiattellato in radio il presunto contenuto il critico fa una mezza retromarcia:

“Il presidente della Repubblica  non può permettersi di essere come me, quelle telefonate non nascondono nulla ma non sono potabili dal punto di vista del galateo politico. E comunque Napolitano ha diritto alla riservatezza”.

“In Italia è in corso un colpo di Stato. Dimettiti” così Grillo alla Boldrini

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L’ennesimo duro attacco di Beppe Grillo arriva dal suo blog e stavolta il Semplice Portavoce del M5S si scagli contro la riforma  elettorale, la ‘ghigliottina’ decisa dalla presidente Laura Boldrini e il decreto Imu-Bankitalia. Parole dure quelle di Grillo che si rivolgono proprio al Presidente della Camera: «In Italia è in corso, ora, un colpo di Stato. Non puoi più far finta di nulla», poi l’ex-comico ha aggiunto anche che secondo lui questa «è la fine della democrazia» e ha invitato Laura Boldrini a dimettersi.

La protesta di Buonanno, #giùilcerone e la faccia è nera!

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Il deputato della Lega Nord Buonanno in aula si trucca con del cerone nero: “Facciamolo tutti così lo Stato ci aiuta”. Noi diciamo togliamo la maschera al razzismo e all’intolleranza con #giùilcerone

Ecco il video dell’intervento:

Donna costretta ad abortire al 9 mese di gravidanza! Omicidio di Stato?

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Qualche mese fa era apparsa la notizia della donna costretta ad abortire al settimo mese ora, sempre in Cina, in base alla legge che impone un limite al numero di figli, è stata fatta abortire una donna, incinta al nono mese di gravidanza, appartenente alla minoranza musulmana degli uiguri. A riferire il fatto è stata Radio Free, denunciando che insieme alla donna   di nove mesi sono state costrette ad abortire altre cinque donne.  Il bambino nato vivo, è morto poco dopo a causa del travaglio indotto prima del termine con dei medicinali, una morte quindi molto cruenta e dolorosa. In generale gli uighuri, come minoranza, sono esentati dalla politica del figlio unico, potendo avere tre figli se vivono in campagna e due in città. La donna però era già madre di tre femmine e attendeva ora la nascita del maschio, come, purtroppo, uso e costume di molte culture maschiliste. Le autorità avevano comunicato alla coppia di dover pagare una multa tra  i 6mila e i 14mila euro e per questo motivo erano già fuggiti dalla loro città, Arish, nella prefettura di Hotan, provincia nord occidentale dello Xinjiang, per rifugiarsi a casa dei genitori di lui. Nonostante la fuga la polizia li ha rintracciati e ha condotto la donna in ospedale dove le sono stati somministrati medicinali per avviare immediatamente il travaglio. Lo Xinjiang è da mesi al centro di scontri tra la polizia cinese e la minoranza musulmana, proprio per atti definiti dagli abitanti della zona, cruenti e violenti, soprattutto rivolti contro le donne incinte. Gli scontri sono aumentati poi alla fine dell’anno scorso, il governo di Pechino ha allentato la politica del figlio unico, permettendo anche alle coppie i cui genitori sono entrambi figli unici, di avere più di un figlio.

800mila euro in meno: lo Stato taglia la ricerca sul cancro

cro-aviano-tuttacronacaTaglio consistente di finanziamenti al Cro, il Centro di Riferimento Oncologico, di Aviano, in provincia di Pordenone, che dovrà fare i conti con 800mila euro in meno. Il Ministro non è più in grado di garantire la cifra, che quindi è stata cancellata.  Nel particolare, al Cro non arriveranno più da Roma 4 milioni di euro circa, ma poco più di 3 milioni e 150 mila. E l’allarme rischia di suonare anche per i circa 150 ricercatori a contratto che potrebbero, come spiega il Gazzettino, perdere i soldi per continuare le loro linee di ricerca o i contributi legati ai loro progetti. Come dire lo stipendio, già decisamente magro rispetto ai risultati che raggiungono. Un brutto segnale che non colpisce solo il Cro, ma in generale tutti gli Istituti di ricerca della penisola.

E la chiamano Europa… italiana espulsa dal Belgio

elio-di-rupo-tuttacronacaSilvia Guerra ha 38 anni, un figlio di 8 e viveva in Belgio, paese della Ue come la sua patria, l’Italia. E proprio dallo Stato che aveva scelto per crearsi un futuro è stata espulsa, perchè non aveva un posto di lavoro e quindi rappresentava un peso per il welfare. Il decreto di espulsione è già stato firmato dal sottosegretario all’immigrazione. Conseguenza di una svolta, dura, anti immigrazione decisa dal Belgio. Il premier Elio Di Rupo, socialista di origini italiane, non va per il sottile e ha limitato l’applicazione della direttiva europea sulla libera circolazione dei cittadini europei. Quello che lo Stato applica è un regime che prevede che ogni straniero, anche se comunitario, deve avere un reddito sufficiente per provvedere al suo soggiorno. In caso contrario viene considerato un  “peso indebito per lo Stato sociale” e dopo tre mesi può essere espulso. Come scrive Anais Ginori su Repubblica:

C’è finita di mezzo Silvia Guerra. Come lo racconta su Repubblica Anais Ginori:

La “clandestina” espulsa è un’italiana. Silvia Guerra, nata a Bologna trentotto anni fa, viveva in Belgio, assunta come artista di strada in una compagnia di giocolieri. «Sono stata ingannata, mi avevano detto che il mio contratto era regolare», spiega adesso Silvia, che non accetta di essere trattata come “parassita” dello Stato. Nonostante sia una cittadina comunitaria, si ritrova nella stessa situazione di tanti immigrati sbarcati da paesi non membri dell’Ue. «Dicono che la mia permanenza è stata troppo breve — continua — ma vivo in questo paese dal dicembre 2010, ho seguito le normali procedure ». Anche il piccolo Ennio, il figlio di otto anni che frequenta la scuola elementare a Bruxelles, deve andarsene. «Le autorità mi hanno risposto che anche lui non è davvero integrato».

L’intervista-sfogo di Oscar Farinetti: 8 euro all’ora non son pochi

oscar-farinetti-tuttacronacaE’ stato il Fatto Quotidiano a sottoporre il patron di Eataly, Oscar Farinetti, a una lunga intervista nel quale difende il salario da 8 l’euro l’ora dei suoi dipendenti, per poi passare ad attaccare l’Articolo 18 e a spiegare perchè chi lavora per lui viene perquisito a fine turno. Il problema alla base sono spese e tasse “pazzesche” e uno Stato che non aiuta. Questa l’intervista:

Eataly e Italia, secondo Natale detto Oscar Farinetti: “Io guardo il bello, voi il brutto. Io fatico e costruisco, voi denunciate e distruggete. Questa è la differenza”. Otto euro lordi per un’ora di lavoro, ci colpiva. Se mi vuole giudicare, la finiamo qua. Se mi vuole far passare per un idiota, la querelo. Mi lasci parlare. Ci ha dipinto come banditi e sfruttatori. Otto euro sono giusti o no? Giusti! Non mi sembrano pochi, il costo aziendale è pazzesco! Quanto vi pagano per un articolo? Ma sono infuriato perché a Eataly non si guadagna meno di 1.000 euro per 40 ore settimanali e le domeniche.

I ragazzi dicevano: “I festivi non ti fanno svoltare il mese”. Noi non chiudiamo mai, siamo accoglienti per la clientela e i dipendenti. I nostri ragazzi possono mangiare gratis. Ci costa un milione di euro e diamo pure la quindicesima. Siamo rivoluzionari: esportiamo il marchio italiano nel mondo, dove ci rispettano e dove non ci trattano così.

La stampa italiana vi è ostile? Ci hanno celebrato, correttamente. Ma voi sbagliate i calcoli. Qualcuno può avere uno stipendio di 800 euro o 500 se fa poche ore, tre o quattro al giorno, però a pieno regime nessuno va sotto i mille netti, circa.

E i contratti mensili? Entro due anni assumiamo tutti. Abbiamo dato un’occupazione a 3000 persone. Io non voglio creare un’azienda, fallire e mettere la gente in cassa integrazione. Non ci prendiamo dividendi, investiamo i nostri soldi e lo Stato non ci dà nulla. E voi, che buttate fango, ci fate passare per banditi. Un giorno, disse: “Grazie a Eataly, i ragazzi possono mettere su famiglia”. Possono, con mille euro? No, certo che no. Devono fare dei sacrifici. Se una coppia incassa duemila, però, ce la può fare.

Se lo Stato ci toglie un po’ di tasse e rende sexy assumere, allora possiamo anche aumentare gli stipendi. Quando staccano l’ul – timo turno di mezzanotte, le commesse vengono perquisite. Perché? Ha centrato un punto, devo ammettere. Cioè? Mi ha fatto riflettere per un’intera giornata. Lo facciamo a Roma perché gli spogliatoi sono vicini ai magazzini. Anche a Bari accade. Sì. Il problema è il senso civico: manca. E pure l’esempio, la politica che esempio mostra?

Controllare le borsette è da barbari, ma rubare non è più barbaro? Non mi dica il contrario. Perché lo fate? Non possiamo correre questi rischi, sappiamo che sono Il “ministro” di Eataly. Li abbiamo beccati, ma non voglio rendere pubbliche queste cose. Perché succede? Hanno un reddito basso. E chi ha un reddito basso e non ha coscienza civica è spinto a rubare. I giapponesi e gli americani non rubano. Ma io ci rifletto, davvero. Vuole rimediare? Sì, potremmo fare dei controlli a campione e poi arrivare a zero.

Non siamo criminali, non siamo come dite voi. La carne, conosce il settore? No. Mi spieghi. La carne la prendiamo direttamente dal contadino, e lo paghiamo bene, tanto. Le mozzarelle, come si chiama? Cosa? Un produttore di Caserta fa ottime mozzarelle. Ha pure fatto i nomi dei camorristi che lo minacciavano. La sua mozzarella è più buona, due volte. Facciamo i corsi per i ragazzi e gli anziani: gratis! Questo è servizio pubblico. Le sapete queste cose? Gli imprenditori italiani scappano, noi il denaro lo facciamo girare. E lo Stato non fa nulla.

Matteo Renzi vuole rivedere l’articolo 18, d’accordo? Certo, ci mancherebbe. Ma toccare un argomento così delicato, per come funziona l’Italia, ti costringe a parlare e parlare per sei mesi. Una roba che stanca: inutile. La questione è il lavoro garantito. Si chiamano tutele. Non mi comprende. Voglio dire che il lavoro garantito per chi non ha voglia di lavorare è un delitto perché i ragazzi che vogliono, e non possono, restano a casa. Il sindacato Cgil e l’articolo 18 sono un ostacolo? Sono un impedimento, di sicuro. E non voglio criticare la Cgil, o la Cisl o la Uil. Ma voglio dire chiaro, e mi ascolti, che le corporazioni hanno protetto i loro interessi e basta. Compresi Confindustria, artigiani, commercianti, associazioni varie. Gli italiani non si fidano più.

E tocca ai forconi? Io non ci andrei in piazza, non mi faccia questa domanda cretina. Però li capisco. La gente si organizza da sola. Ha notato che non ci sono più bandiere di partito o di sindacati? Farinetti è di sinistra? Un compagno, da sempre. Figlio di un partigiano. Renzi vuole rinunciare al finanziamento pubblico ai partiti, Eataly è pronta a sostenere il Pd? Sì, per quel che possiamo perché noi dobbiamo investire. Ma il vecchio modello va rivisto. Il Pd deve essere un club. Sarebbe? Non servono i militanti che danno 10 o 20 euro ogni anno. Ci vogliono poche centinaia di migliaia di iscritti che pagano 100 o 200 o anche 300 euro e in cambio ricevono dei servizi. Tipo? Ci vuole un organo di partito.

L’Unità ormai vende meno della Gazzetta di Alba. La puoi trasformare in settimanale o mensile e inviarla agli abbonati, che poi sono gli iscritti. Come valuta Enrico Letta? Bene, fa quel che può. Letta, Renzi, l’intellettuale Cuperlo e lo smart Civati possono guidare il paese. Renzi a Palazzo Chigi? Accadrà. Ha le qualità e l’onestà. Ma deve agire con questo gruppo. Una precisazione: io non sono l’eminenza grigia di Matteo. A volte non ci sentiamo per un mese. La prima riforma di Farinetti? L’Italia non ha tempo. Deve ridurre la spesa, eliminare studi e ricerche inutili, anche l’esercito, e incentivare il lavoro. Io dico che lo Stato, l’informazione, la magistratura, la tassazione e pure Equitalia non agevolano gli imprenditori. Grazie, arrivederci. Aspetti. Lo scriva, mi raccomando. Cosa? Non fate un titolo del ca**o a questa intervista.

La rivoluzione in Uruguay, liberalizzata la marijuana

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Il proibizionismo ha fallito e ora si tenta con il liberismo. L’Uruguay sarà il primo Paese al mondo in cui sarà lo Stato   a farsi carico della produzione, distribuzione e vendita della marijuana, marcando un cambio di prospettiva di dimensioni storiche in materia di politiche sulla droga. La legge prevede dunque la creazione di un Istituto di regolamentazione della cannabis, che concederà licenze ai privati per la coltivazione delle piante da parte di singoli (massimo 6 piante a testa), associazioni di consumatori (massimo 45 soci e 99 piante) e produttori più importanti, che venderanno la marijuana attraverso una rete di farmacie autorizzate, per un massimo di 40 grammi mensili a persona. Per rendere possibile il controllo del mercato della marijuana sarà creato anche un registro di consumatori, la cui privacy sarà garantita dalle norme già esistenti in materia di protezione dei dati. Il presidente Josè Mujica ha ribadito oggi che l’obiettivo della riforma non è «diventare un paese del fumo libero» ma piuttosto tentare un «esperimento al di fuori del proibizionismo, che è fallito»per riuscire a «strappare un mercato importante ai trafficanti di droga». Lo stesso Mujica, però, ha ammesso che «forse l’Uruguay non è pronto per questa esperienza», come dimostrano i sondaggi, secondo i quali oltre il 60% dei cittadini si oppone alla riforma, e gli argomenti dell’opposizione, che denuncia il rischio di aumento del consumo di cannabis e la possibilità che il piccolo paese diventi una meta del «turismo della canna».  Un paese spaccato che tuttavia si sta avviando verso un cambiamento epocale!

Arriva l’ok per Budelli, lo Stato può riacquistarla

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Tramite un emendamento trasversale alla legge di stabilità, forse si riuscirà a salvare l’isola di Budelli. La norma autorizza la spesa di 3 milioni di euro nel 2014. Un banchiere neozelandese l’aveva comprata a un’asta per 2 milioni 940 mila euro ma entro l’8 gennaio lo Stato italiano può ancora esercitare il diritto di prelazione. La proposta di modifica è firmata da senatori di Sel, Pd, Fi e M5S.

I religiosi che ci costano 17 milioni di euro l’anno: i cappellani militari

cappellani-militari-tuttacronacaTra i dipendenti del ministero della Difesa si trovano anche i cappellani che prestano servizio nelle caserme e per questo vengono considerati militari. E’ stata la Iena Luigi Pelazza a spiegare che questi religiosi costano allo Stato 17 milioni di euro l’anno. Come dire: paghiamo profumatamente anche chi porta la parola del Signore. Questo perchè è previsto dalla legge che queste figure ecclesiastiche partano direttamente dai gradi alti, addirittura fino a quello di generale. Ma è da notare che il costo continua inoltre a incidere pesantemente anche sulle casse della previdenza sociale, con la consistente pensione che percepiranno in seguito.

Pensione a 62 anni per chi è disoccupato, ma…

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Anticipo sulla pensione? Sì ma solo chi ha 62 anni e solo al posto della cassa integrazione in deroga questa almeno la proposta del Pd a cui sta lavorando Giorgio Santini. per ora non ci sono numeri o stime ma secondo il senatore dei democrat  “Si tratta di permettere alle persone che hanno perso un lavoro ed esaurito la possibilità di accedere agli ammortizzatori ordinari di potere incassare prima il proprio assegno pensionistico”. In un’intervista rilasciata da Santini all’Huffington Post, il parlamentare ha spiegato: “È un numero sempre crescente di potenziali esodati e per lo Stato significa mobilitare sempre più risorse”. I dati parlano infatti di un incremento esponenziale della cassa integrazione in deroga da i 2,4 miliardi del 2012 oggi si è passati ai 3 miliardi. Perché quindi continuare a pagare la cassa integrazione invece di far accedere queste persone alla pensione? Secondo il senatore ci sarebbe un guadagno anche da parte dello Stato “Bisogna riflettere su cosa convenga di più allo Stato, in questo caso non dovrebbe versare più i contributi ai lavoratori che invece è tenuto comunque a pagare erogando la cassa in deroga”. Ma i dubbi restano anche perché l’ipotesi di Santini non prevede, almeno sulla carta, penalizzazioni per il pensionamento anticipato, cosa invece che altre ipotesi al vaglio del parlamento prevederebbero. Come è conciliabile che chi ha il lavoro continui a lavorare e chi lo ha perso vada in pensione prima e senza penalizzazioni? “Si andrebbe in pensione con le vecchie regole e incassando un assegno commisurato ovviamente agli anni lavorati, ma trattandosi ancora di un’ipotesi si possono valutare varie possibilità”, ha affermato Santini. Si tratta comunque, di una proposta diversa e separata da quella circolata nelle scorse settimane, di un possibile pensionamento anticipato attraverso un prestito che il “pensionando” rimborserebbe attraverso micro prelievi sugli assegni.

Sempre secondo l’Huffington poi ci sono ancora novità:

Sempre sul fronte pensioni si fa strada nella legge di stabilità una possibile buona notizia. Si lavora infatti a una possibile rivalutazione piena per le pensioni fino a 2500 euro lordi al mese. Dopo che il governo Monti aveva congelato l’aggiornamento degli importi per tutte le pensioni superiori a 1500 euro, il governo aveva deciso di intervenire quest’anno fissando una rivalutazione del 90% per le pensioni tra i 1500 e i 2500 euro. Percentuale che invece, riporta il Messaggero, potrebbe salire al 100%. “C’è una certa apertura, si tratta di vedere se possono essere aggiunte risorse”, ha spiegato questa mattina il sottosegretario al Lavoro Carlo Dell’Aringa. Le risorse, spiega ancora il quotidiano capitolino, arriverebbero da un abbassamento della soglia oltre la quale scatterebbe il contributo di solidarietà delle pensioni considerate più ricche. Oggi l’asticella è fissata a 150 mila euro annui e potrebbe scendere a 100 mila.

“Tra Cosa nostra e i politici c’è sempre stata connivenza”: il pentito al processo

stato-mafia-tuttacronacaDurante la sua deposizione al processo sulla trattativa Stato-mafia, il pentito Francesco Onorato ha raccontato che “Dopo il maxi-processo una serie di politici vennero contattati da Cosa nostra: tra loro anche Salvo Lima che non si presentò all’appuntamento”. A Riina, non piacque l’atteggiamento dell’eurodeputato Dc che era nella lista dei politici da eliminare. Ha poi spiegato: “I politici a Riina prima gli hanno fatto fare le cose, poi l’hanno mollato. Prima ci hanno fatto ammazzare Dalla Chiesa i signori Craxi e Andreotti che si sentivano il fiato addosso. Poi nel momento in cui l’opinione pubblica è scesa in piazza i politici si sono andati a nascondere. Per questo Riina ha ragione ad accusare lo Stato”. E ha aggiunto: “Riina per questo comportamento era arrabbiato e avrebbe ucciso tutti i politici”. Il pentito ha parlato di una vera e propria lista con personaggi delle istituzioni che, dopo il maxiprocesso, Riina avrebbe voluto eliminare. “C’erano Vizzini e Mannino, di cui prima in Cosa nostra si parlava bene, i cugini Salvo, Salvo Lima – ha proseguito – Per Vizzini avevamo cominciato i pedinamenti”. E ha concluso: “Riina ha ragione a dire che lo Stato manovrava Cosa nostra. Lui sta pagando il conto, lo Stato no. Tra Cosa nostra e i politici c’è stata sempre connivenza”.  Il pentito ha anche raccontato in maniera dettagliata l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, avvenuto il 12 marzo 1992, per il quale è condannato con sentenza definitiva. Ha anche spiegato che, dopo che l’attentato al giudice Falcone all’Addura era fallito, loro stessi hanno “messo in giro la voce che la bomba se l’era messa lui per indebolirlo, per farlo passare per bugiardo”. E ha quindi aggiunto: “Salvatore Biondino mi disse che si trattava di una pressione fatta dai politici per fare passare Falcone per uno di poco conto”. Il collaboratore ha anche descritto la sua militanza in Cosa nostra: “Fare parte del gruppo di fuoco della commissione di Cosa nostra era come fare parte della Nazionale di calcio. Ci entravano persone con capacità particolari. Da componente del gruppo di fuoco ho fatto tra l’altro l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, quello del collaboratore del Sisde Emanuele Piazza, ho partecipato al fallito attentato dell’Addaura”. Onorato, che all’inizio della deposizione ha detto di sentirsi “abbandonato e lasciato solo dallo Stato”, dovrà testimoniare proprio sull’omicidio Lima ritenuto dai pm l’atto iniziale della minaccia mafiosa che avrebbe indotto lo Stato a trattare.

Processo Stato-Mafia: Napolitano pronto a deporre ma “limiti di conoscenza”

napolitano-giorgio-tuttacronacaLa Corte d’Assise di Palermo ha ammesso, lo scorso 17 ottobre, lla richiesta della Procura di citare a deporre come testimone il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, pur con alcuni limiti, che dovrà essere sentito sui colloqui tra l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino e l’ex consigliere giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio. La Corte ha stabilito che la testimonianza del presidente dovrà avvenire “nei soli limiti della conoscenza del teste che potrebbero esulare dalla funzioni presidenziali e dalla riservatezza del ruolo”, come disposto dalla Corte costituzionale nella sentenza in cui aveva accolto la richiesta di Napolitano di distruggere le intercettazioni delle sue conversazioni telefoniche con Mancino. Lo stesso Napolitano ha inviato una lettera al presidente della Corte nel quale si dice pronto a deporre sottolineando che “sarebbe ben lieto di dare un utile contributo all’accertamento della verità processuale, indipendentemente dalle riserve sulla costituzionalità dell’art. 205, comma 1, del codice di procedura penale espresse dai suoi predecessori”. “Il presidente – precisa il Colle – ha nello stesso tempo esposto i limiti delle sue reali conoscenze in relazione” alla vicenda. Per quel che riguarda le intercettazione, non se ne parlerà durante il processo.

Bambini affamati per la crisi: l’allerta arriva dalle mense scolastiche

bambini-mensa-crisi-tuttacronacaLa crisi non solo svuota il portafoglio, ma anche i piatti di molte famiglie, che non sono più in grado di portare in tavola tre pasti completi. Accade anche a Milano, dove il servizio mensa delle scuole ha notato che molti giovani alunni, a digiuno dalla sera prima, chiedono il bis quando non il tris. Al momento il fenomeno interessa circa 3mila studenti, ma sembra sia in crescita. L’assessore all’Educazione Francesco Cappelli, intervenuto alla conferenza stampa sulla lotta agli sprechi della mensa, ha toccato questo tema di preoccupante attualità. Una situazione confermata anche dalla Presidente di Milano Ristorazione, Gabriella Iacono: “Bambini che nelle mense delle scuole divorano tutto quello che c’è nel piatto, perché la sera non avranno nulla per cena”. Pur in assenza di statistiche e senza un monitoraggio scientifico, se ci si rifà a quanto reso noto da Cappelli, su 80mila studenti che pranzano nelle mense scolastiche, almeno 3mila risultano a digiuno dalla sera prima e svuotano il piatto che, non è da escludere, potrebbe rappresentare l’unico pasto. Altri istituti, che confermano la notizia, spiegano che cercano di aiutare gli alunni dando loro quello che avanza, a livello di frutta e pane, cibi che si conservano fino a sera. Non potrebberlo farlo, ma come restare impassibili di fronte a simili scene?

“Non ho fiducia di uno Stato forte con i deboli e debole con i forti”

scontrino-agenziaentrate-tuttacronacaSe gli attestati di solidarietà che si ricevono in Facebook fossero stimati a peso d’oro, probabilmente un piccolo commerciante di Rotondi, in provincia di Avellino, non avrebbe problemi a versare 156 euro all’Agenzia delle Entrate. Ma purtroppo la difesa sui social non aiuta a cancellare una multa comminata per non aver battuto sul registratore di cassa un acquisto del valore di 35 centesimi. “È stata una distrazione”, si è difeso il commerciante Giuseppe Mainolfi. Ma la sanzione dei finanzieri della Compagnia di Avellino non è riuscito comunque ad evitarla, anche se è stata ridotta rispetto agli iniziali 561 euro. L’uomo si è poi sfogato sul suo profilo Facebook, dove ha raccontato la vicenda e commentato: “Non ho fiducia di uno Stato forte con i deboli e debole con i forti”.

Napolitano in aula nel processo Stato- mafia, ammesso anche Grasso

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato chiamato a deporre come testimone al processo per la trattativa Stato mafia, è stata accolta, seppur in parte e limitatamente, la richiesta avanzata nelle scorse udienze dal pm Nino Di Matteo. Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano era stato citato dai pm per riferire in aula sulle “preoccupazioni espresse dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio nella lettera del 18 giugno 2012 – si legge nella richiesta della Procura di Palermo – concernenti il timore di D’Ambrosio ‘di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi’, e cioè nel periodo tra il 1989 e il 1993”.

Ammesso come testimone anche il presidente del Senato Pietro Grasso.

Piovono manganellate? Scontri tra manifestanti e polizia ad Ancona

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Mentre Letta è impegnato ad Ancona per il vertice Italia-Serbia, nelle strade del capoluogo delle Marche sfilano i movimenti della sinistra che chiedono meno austerità e più certezze. Scontri con la polizia si sono avuti quando una parte del corteo ha tentato di sfondare  il cordone di polizia in piazzale Italia per proseguire il corteo verso la sede della Regione Marche dove era in corso il vertice. I poliziotti, in assetto antisommossa, hanno respinto il tentativo. Si è vista qualche manganellata ma non c’è stata una carica vera e propria. «Siamo in uno Stato di diritto, fateci passare…» gridavano i dimostranti, «non potete bloccare una città».

Durante gli scontri un ragazzo sarebbe rimasto ferito alla testa. Secondo alcuni sarebbe stato colpito da una manganellata degli agenti.

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Il neonato annegato è scivolato nel fiume durante lite dei genitori

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Sono stati fermati i genitori di quel bambino, di appena una settimana, il cui corpo ad agosto venne ritrovato annegato in un fiume nella contea cinese di Ruyang. Da una prima ricostruzione il piccolo sarebbe scivolato accidentalmente in acqua durante una lite animata dei genitori. I vigili del fuoco, primi ad arrivare sul posto, non poterono far altro che appurarne la morte.

Cina: quando l’aborto non é una scelta, ma una violenza

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Quando l’atrocità supera l’immaginazione, non ci sono più parole per raccontare la tragedia della nascita di un secondo figlio in Cina. La protagonista si chiama Lili Zeng e la sua storia è raccontata da un’agenzia di stampa cattolica AsiaNews e da Women’s Rights Without Frontiers. La donna incinta al nono mese subisce l’induzione delle doglie mentre al figlio viene fatta un’iniezione letale sul cranio… nonostante questo il bimbo nasce vivo, giusto il tempo per morire tra le braccia della madre poco dopo. Uscita dall’ospedale, Lili Zeng cerca per tre volte di uccidersi, ma per fortuna non ci riesce. L’operazione era stata imposta dal marito della donna

La tragedia di Zeng risale a due anni fa, ma è emersa solo in questi giorni. Tutto inizia con il marito che l’abbandona, che aveva  già un figlio dall’ex moglie e quindi firma la richiesta di far abortire, l’attuale moglie Lili Zeng.  Secondo la legge cinese questo è lecito:  l’aborto può essere imposto con la forza se uno dei due coniugi non vuole avere figli. Inoltre, il fatto che uno solo dei due sia già genitore basta e avanza per bloccare la gravidanza in corso. Zeng si rifiuta e dice che quella è solo una vendetta trasversale della prima moglie dell’uomo e chiede alle autorità di verificare l’abbandono del tetto coniugale da parte del marito, ma naturalmente non viene fatto. La burocrazia va avanti con tempi lenti, ma arriva in “tempo” per uccidere il bambino al nono mese di gestazione quando la donna viene richiusa in ospedale per l’intervento. Si tratta di una procedura rischiosissima, molto dolorosa e del tutto ingiustificata. «Mi sentivo come un maiale pronto per essere scannato» ha raccontato la donna a WRWF. La donna poi cerca di ottenere giustizia e si rivolge all’ufficio per la pianificazione della sua zona. La risposta arriva dopo mesi e le viene detto:

«se vuole biasimare qualcuno, se la prenda con la legge sul figlio unico o con suo marito. Se lui non avesse firmato l’autorizzazione, nessun dottore si sarebbe mai azzardato a intervenire sulla sua gravidanza. Ma ora l’avviso: se continua a importunarmi, sarò costretto a trovare qualcuno che la metta al suo posto».

Naturalmente in Cina il problema delle nascite è rilevante e va affrontato, ma sicuramente questo appare un caso estremo e forse c’è davvero dietro il fantasma di una presunta vendetta personale. Fermo poi restando che l’aborto deve rimanere una scelta, non deve diventare una violenza o una crudeltà.. .

Alfano: “I giovani lavorino nello stato!”

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Dagli annunci entusiastici a quelli utopici così il governo delle “larghe intese” al servizio dei cittadini comunica con gli elettori. E’ Alfano, dopo l’approvazione del Dl per la pubblica amministrazione, a lanciare l’ennesimo annuncio utilizzando Twitter:

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Quindi ora migliaia di giovani avranno lavoro? Quindi è per sempre scomparso quel sistema clientelare che ha guidato spesso, all’insaputa di tutti naturalmente, le assunzioni pubbliche? Ora basta la meritocrazia e tutti i migliori saranno assunti? Un dl che spazza via anni di favoritismi? Per quanto riguarda l’orgoglio forse c’è prima da chiedersi se i giovani possono essere orgogliosi ancora dell’Italia e della politica… come si può pretendere di essere orgogliosi di lavorare nello Stato se siamo contornati di esempi non sempre positivi che da sempre popolano le istituzioni e le più alte cariche dello Stato? L’orgoglio non è un credo religioso, ma una stima oggettiva, lo si ha quando, dopo attenta osservazione, si è fieri di appartenere a un’istituzione e a una nazione e soprattutto quando ci si riconosce e quindi si rispettano le regole che vengono dettate.

 

Neonato annegato nel fiume… la Cina si scandalizza e si mobilita

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La Cina non vuole più vedere queste immagini, la Cina non vuole più la violenza sui minori, soprattutto sui neonati incolpevoli. E’ il Daily Mail a proporre l’ennesima immagine raccapricciante, di un bambino/a abbandonato in un fiume della Cina, nella zona a sud est del Paese. Sono scandalizzati gli utenti cinesi per la fotografia del bambino morto annegato, lasciato “galleggiare” per giorni. Probabilmente la morte è legata alla politica del figlio unico, in vigore in Cina dal 1979 e che obbliga ogni famiglia ad avere un solo bambino. E se questo nasce femmina, spesso viene abbandonata al proprio destino perché non può dare una mano nei campi, oppure i problemi sono legati ad altre esigenze, ma nessuno ha più voglia di tollerare questi atti criminali. Ora si sta cercando di risalire all’identità del neonato e dei suoi genitori.

L’immotivata violenza cinese: uomo aggredito e ucciso da passanti

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E’ inspiegabile l’ennesimo episodio di violenza immotivata avvenuta a  Shenzhen, nella Cina meridionale, dove un 41enne è stato improvvisamente aggredito e ucciso tra tre passanti. E’ agghiacciante che questo non sia un episodio isolato, ma l’ultimo di una lunga serie in meno di una settimana. . Giovedì scorso un uomo ha ucciso una bambina di due anni, strappandola dal passeggino e buttandola violentemente a terra , dopo un banale litigio con la madre per ragioni di traffico. Sempre giovedì un altro pazzo ha ucciso a coltellate cinque persone a causa di una disputa di affari, nella provincia dell’Henan. Martedì scorso, nella provincia del Guanxi, due funzionari del locale Dipartimento per la pianificazione familiare sono stati uccisi, sempre a coltellate, da un uomo che voleva protestare contro la legge che impone il figlio unico. La polizia ha arrestato per quest’ultimo episodio di violenza di un uomo che ha partecipato al massacro, ma ancora non sono chiare le dinamiche che hanno portato al gesto.

+++ Immagini adatte a un pubblico adulto +++

Assolto Mario Mori. Ci saranno ripercussioni nel processo Stato-mafia?

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E’ stato assolto il generale dei carabinieri Mario Mori. Secondo la corte non impedì e non ostacolò la cattura dell’ex boss mafioso Provenzano durante la lunga latitanza. Insieme a Mori è stato assolto anche il colonnello Mauro Obinu anche lui era accusato per favoreggiamento aggravato alla mafia. Entrambi sono stati assolti con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Ci saranno ripercussioni nel processo Stato-mafia? Il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi si è detto amareggiato della sentenza, ma ha anche ridimensionato la portata in relazione appunto all’altro processo:

La sentenza potrà avere una referenza sul processo per la trattativa tra Stato e mafia ma non di grandissima importanza. E’ una tappa molto importante, una tappa per cercare di ricostruire una stagione misteriosa. E’ chiaro che questo processo avrà un impatto mediatico molto forte ma sarà un impatto più di immagine che di sostanza.

I “Cavalieri” italiani riconosciuti da Stato e Chiesa: tra politici e mafiosi

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Politici, banchieri, militari ma anche boss mafiosi fra i membri dei sette misteriosi ordini religiosi che il Vaticano e lo Stato italiano riconoscono.  Tra antichi simboli come spade, croci e mantelle si celano i misteri della storia del nostro Paese

L’Ordine di San Gregorio Magno fu plasmato il 1 settembre 1831, da papa Gregorio XVI e da allora annovera “personalità eminenti” che possono vantare il grado di Cavaliere di Gran Croce o di semplice Commendatore. Scorrendo gli elenchi si trovano nomi noti come l’ex direttore generale Rai, Mauro Masi, o l’ex sottosegretario Paolo Peluffo. l’amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmio o Arturo De Felice, il poliziotto a capo dell’Antimafia e  ancora l’ex ministro e ammiraglio, Giampaolo Di Paola. Benedetto XVI ha  reclutato anche Gabriello Mancini, presidente della fondazione Monte dei Paschi di Siena. Sicuramente un buon acquisto, per la Chiesa, vista la generosità nei suoi confronti della Fondazione. E per non far distinzioni  classiste, fra le personalità eminenti troviamo  anche il boss Renatino De Pedis.

Ma anche l’Ordine costantiniano di San Giorgio riesce a riunire personalità diverse fra loro, come militari, religiosi, monsignori e politici, giuristi e burocrati. Ecco che appaiono Silvio Berlusconi e don Nunzio Scarano, alias Monsignor 500,  l’intermediario Giovanni Caranzio e l’ex ministro Franco Frattini.  E ancora  il cardinale Crescenzio Sepe ha avuto il suo riconoscimento, lui  che gestiva bene il patrimonio immobiliare di Propaganda Fide e male le inchieste che l’hanno reso inquieto, così come il Governatore della Campania, Stefano Caldoro.  Sembra tutto uno splendore, ma cosa si nasconde dietro  il luccichio? Spesso nomi di dubbia o sinistra fama  come quello dell’ex prefetto Francesco La Motta, arrestato per i fondi al Viminale e Totò Cuffaro, ora in galera per mafia.

I Cavalieri di Grazia o di Gran Croce hanno accolto l’ex garante Agcom Corrado Calabrò e Pasquale De Lise, che ha occupato tante poltrone. Francesco Cossiga, appassionato di soldati e crociati, aeroplani (in miniatura) e servizi (segreti), ne era affascinato. Troviamo invece Bossi e Maroni in quell’armata che fu voluta, il 17 giugno 1847, da Pio IX, ma anche il fascismo aveva ottenuto il riconoscimento pontificio – fra i primi ci furono Benito Mussolini e Galeazzo Ciano – anche se poi Pio XII soppresse la dote nobiliare che le squadre nere avrebbero potuto tramandare alle generazioni successive.

Ma il Sacro Ordine Piano ospita anche il presidente della Repubblica italiana e quindi ha aperto le porte a Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. In seguito si ruppero gli argini anche alle istituzioni di più stretta osservanza politica ed ecco che  sono stati accolti anche Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Franco Frattini e Gianfranco Fini, oltre a Massimo D’Alema che ruppe l’embargo per i politici.

Che dire poi degli imbarazzi all’interno dell’Ordine di San Silvestro Papa? Annovera il presunto boss Giulio Lampada, che quando fu arrestato per associazione mafiosa, –  ‘ndrangheta esportata in Lombardia –  chiamò a testimoniare il primo ministro vaticano, il segretario di Stato,  riflesso politico di Benedetto XVI, cioè il cardinale Tarcisio Bertone che qualche anno prima aveva firmato la sua nomina a Cavaliere. In questo Ordine è lo stesso pontefice che arruola i Cavalieri e li governa e soltanto l’erede di San Pietro può essere il Gran maestro.  Qu ,negli anni, sono stati ammessi i luogotenenti dei Carabinieri, Roberto Lai e Fiorenzo Leandri; l’ex ministro Sergio Berlinguer, cugino di Enrico; Roberto Paolo Ciardi, storico.

L’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ha invece il compito di proteggere la città santa e onorare Cristo e di esso fece parte anche Licio Gelli, la mente P2, che aveva dalla sua un elaborato apprendistato massonico. Sia il Vaticano che lo stato riconoscono l’ordine laico nazionale che gestisce 60 parrocchie, 45 scuole, alleva 18.000 studenti e coccola 900 insegnanti, fa opera di carità e, in passato, faceva tanti errori. Sono passati 20 anni da quando il collaboratore di giustizia Vincenzo Calacaro ha dichiarato: “’Mi fu detto che si erano riuniti elementi della Cupola palermitana, tra cui Mariano Agate e zu Totò (Riina, ndr) ed elementi dell’ordine di Santo Sepolcro (a cui sono iscritti uomini d’onore di spicco). Anche monsignor Marcinkus faceva parte di quest’ordine. Mi fu spiegato che il Papa voleva fare dei cambiamenti che avrebbero danneggiato non solo ambienti del Vaticano, ma anche interessi di Cosa Nostra. Ambienti del Vaticano ovviamente corrotti e collusi con Cosa Nostra”. Se non basta, negli anni 90 a Palermo l’Ordine annoverava avvocati, magistrati e malavitosi tra cui Bruno Contrada, numero 2 del Sisde, mentre l’anno scorso, poco prima di lasciare l’incarico e divenire emerito, papa Benedetto XVI nominò Gran maestro il cardinale americano O’Brien,noto pedofilo.

Ma non si possono certo dimenticare i Cavalieri di Malta, che non sono propaggine vaticana e di cui fa parte Ernst von Freyberg, costruttore di fregate militari e presidente dell’Istituto per le Opere religiose nonchè gran dignitario di un ordine internazionale che celebra la carità. Tra loro anche Roberto Formigoni che ottenne l’agognata fascia per “l’instancabile attività, soprattutto in politica estera, di interventi umanitari”. Qualche anno fa, Bobo Craxi rivelò che i maltesi potevano aiutare suo padre Bettino, prima di morire in latitanza: “Ringrazio Andreotti perché si prodigò per far rientrare in patria mio padre: tentò di fargli avere un passaporto dell’Ordine dei Cavalieri di Malta e ne parlò con Ciampi”. Patrono dell’Ordine è il cardinale Paolo Sardi, porporato di primissimo livello.

A scorrere questa lista verrebbe da rimettere in discussione secoli di opere letterarie e tutte le idee che, forse,  ci siamo fattii sulla figura dei Cavalieri e il loro rapporto con la parola “onore”. Immagine, paramenti, simboli. Tutte cose che ammantano di sacralità e ritualità degli Ordini i cui nomi incutono rispetto e che, invece, sembrerebbe celare indagati e delinquenti. E quello che spaventerebbe –  se si provassero senza nessun ombra di dubbio i fatti, – è la banalissima proprietà transitiva: se A=B e B=C allora A=C. Cosa si potrebbe pensare di un politico che brinda con un mafioso e di un avvocato e che trascorre il suo tempo con un malvivente? Dove sarebbero le divisioni, le linee che permetterebbero di distinguere il bene dal male? Nascoste da un simbolo, magari una croce?

“Sono stati loro a venire da me, non io da loro”, Riina su Stato-mafia

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Per la prima volta Totò Riina avrebbe fatto chiaro riferimento alla  trattativa Stato-mafia. La rivelazione è arrivata Qualche settimana fa, mentre stava per essere trasferito dalla sua cella alla saletta delle videoconferenze. durante il trasferimento avrebbe detto agli agenti  “Sono stati loro a venire da me, non io da loro”, questa frase sarebbe un riferimento al dialogo segreto che nel giugno del 1992 venne avviato da alcuni ufficiali del Ros con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, in merito alla trattativa Stato-mafia. L’altra frase che è stata inserita  in una relazione di servizio stilata da alcuni agenti del Gom, il gruppo speciale della polizia penitenziaria che si occupa della gestione dei detenuti eccellenti sarebbe stata “Mi hanno fatto arrestare Provenzano e Ciancimino”, in questo modo Riina sembrerebbe confermare le parole di Massimo Ciancimino, che ha descritto gli incontri riservati del padre Vito con l’ex comandante del Ros Mario Mori. Questa mattina, la relazione è stata depositata al processo per la trattativa, che si svolge nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo. Al momento i magistrati hanno deciso di non interrogare Riina, ma hanno preferito avere la conferma ascoltando gli agenti che hanno stilato la relazione, i quali hanno confermato il contenuto.

C’è un buco nero nei bilanci dei Comuni italiani? Mezzo miliardo.

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C’è un buco nero nei bilanci dei Comuni italiani! L’ammanco è dovuto da un calcolo del governo sull’Imu del 2012 un po’ troppo “generoso”. Ora quel peso si fa sentire e quel mezzo miliardo di euro andrà colmato. Ma come? Probabilmente con nuove tasse che già da quest’anno potrebbero arrivare sulle spalle dei cittadini sotto forma di un aumento delle addizionali comunali per  l’Irpef e di un ritocco della stessa Imu.

Il caso è stato sollevato dalla fondazione dell’Associazione dei Comuni, l’Ifel, che con uno studio sui dati del ministero dell’Economia ha rilevato che l’Imu era stata calcolata per un totale di 12 miliardi e 252 milioni di euro, ma in realtà si è arrestata a 11 miliardi e 703 milioni di euro. La differenza netta è di 549 milioni!

Una delle ragioni risiede nel calcolo virtuale degli immobili. Se è vero che i comuni hanno incassato l’Imu è anche vero che l’hanno dovuta pagare per gli immobili a loro intestati. Sono stati quasi 305 milioni di euro quelli che hanno subito un mero cambio di contabilità, ma che non sono stati veri e propri introiti.  Per il governo quei soldi sono comunque stati incassati dai Comuni. Ma come è possibile un errore così grossolano?

Poi però c’è un altro capito che pesa ben 244 milioni ed è finito sotto la voce «code di gettito atteso ma non ancora riscosso». Probabilmente questi soldi rientreranno solo in parte dai pagamenti ritardati, ma il resto resterà insoluto. Se anche in questa voce rientrassero coloro che hanno operato una vera e propria evasione fiscale, il Comune per rientrare in possesso di quelle somme impiegherebbe anni. Purtroppo nella maggiorparte dei casi però quelle somme appartengono a immobili che esistono solo per il catasto, i dati non aggiornati degli immobili italiani è elevatissimo e non tiene conto di abitazioni inagibili ( e quindi esenti) o in alcuni casi di case che neppure esistono più. A chi chiedere quindi l’Imu? Ai cittadini con una tassa per la tassa!!!

 

Ingroia svela la trattativa Stato-mafia.

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Una lunga confessione quella dell’ex pubblico ministero Antonio Ingroia a Der Spiegel sulla trattativa Stato-mafia. Secondo Ingroia gli accordi, intercorsi negli anni ’90, hanno cambiato il volto delle organizzazioni criminali che da organismi violenti sono poi stati trasformati in vere e proprie lobby affaristiche. E’ dispiaciuto Ingroia di non poter più essere il pm nel procedimento che vedrà sfilare sul banco degli imputati personaggi del calibro di Riina, Provenzano e Bagarella, ma anche politici come l’ex ministro degli Interni Nicola Mancino?

”Quando indagavano ho capito che la procura non potrà mai arrivare alla completa verità sui colloqui tra governo e mafia. Ci sono forze politiche che lo vogliono impedire. Anche per questo ho scelto di candidarmi per il Parlamento”, così afferma l’ex magistrato senza troppi giri di parole.

Poi continua accettuando l’attenzione sull’importanza storica di questo processo:

“Questo non si è mai verificato prima d’ora nella storia del nostro paese. Inoltre viene dibattuto in un’aula di un tribunale ciò che è sempre stato smentito o taciuto, la trattativa tra criminalità organizzata e stato”.

Ma si riuscirà a far emergere qualche nuova verità?

“Ovviamente ho grande fiducia nella pubblica accusa, un team di colleghi molto competenti. Ma senza l’appoggio dell’intero paese, senza un’opinione pubblica che desidera conoscere la verità, appoggiandoli, loro potranno fare poco”.

E poi continua:

“Ci sono movimenti, per insabbiare le cose. Io spero che il processo vengano condotto in modo ragionevole e con la necessaria attenzione. L’atmosfera è molto tesa, ma ciò non deve impedire che il procedimento si svolga in modo prudente”.

E sulle intercettazioni tra il Capo dello Stato Napolitano e Mancino, Ingroia rimarca di non esser stato contento della loro distruzione, ma di rispettare la decisione:

“Quei colloqui non avevano una rilevanza penale. Politicamente forse sì, ma come pubblico ministero questo non mi interessava”.

Ma cosa contenevano quelle intercettazioni? L’ex Pm di Palermo risponde con una risata e afferma di aver mentalmente cancellato il loro contenuto.

La rivelazione di Ingroia invece avviene sul suo mentore e maestro Paolo Borsellino:  

”Dai testimoni oculari si è scoperto che Borsellino ne fosse a conoscenza (della trattativa Stato-mafia, ndr). Il magistrato ucciso il 19 luglio del 1992 aveva saputo di contatti tra i carabinieri e il sindaco di Palermo Ciancimino, uomo di collegamento dei corleonesi. Questa circostanza è stata sempre negata, ma alcuni pentiti hanno affermato che la mafia ha deciso di uccidere Paolo Borsellino proprio perché rappresentava un ostacolo a questo accordo. Spero che questo diventi chiaro ad alcuni”.

Ma chi ebbe l’idea della trattativa? Secondo l’ex magistrato non ci sono dubbi: Bernardo Provenzano.

“L’ho interrogato alcuni mesi fa. Non sta bene, ma ha sempre capito ciò che gli veniva comunicato, ascoltando in modo attento e concentrato”.

Secondo Ingroia però ormai è troppo tardi perché si possa davvero svelare la verità sulla trattativa tra mafia e stato:

“Temo che ormai quel treno sia definitivamente partito”.

I superstipendi dei manager di Poste italiane: 142 milioni di euro

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Tempo di crisi ma lievitano ancora gli stipendi dei dirigenti di Poste Italiane Spa. “Solo” del 4,2% rispetto all’anno passato nonostante calino gli utili. I 584 manager del gruppo costano allo Stato oltre 142 milioni di euro e per loro la spending review non vale. Ma come si regge Poste Italiane? Gran parte del merito va ai servizi finanziari e ai servizi assicurativi, mentre il trend delle maggiori controllate del Gruppo interessate all’area postale è negativo. Da dove vengono gli stipendi d’oro dei manager del gruppo? naturalmente da doppi o tripli incarichi. Oltre a Massimo Sarmi, amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane, compaiono Giovanni Ialongo (630 mila euro l’anno) presidente di Poste Italiane, presidente di Italia Previdenza Sispi S.p.A e presidente di Postel, società per la gestione dei servizi di Gestione Documental; Vincenzo Falsarano, è ad di Egi, Società del Gruppo Poste Italiane e amministratore unico di Poste Energia; Claudio Picucci è presidente di Poste Mobile e (potente) direttore delle Risorse umane di Poste; Pasquale Marchese, capodivisione Mercato Privati di Poste Italiane e amministratore di Bancoposte Fondi Spa; Stefano Grassi è ad di Poste Tutela Spa e direttore della Struttura Tutela Aziendale di Poste Italiane; Maria Farina Bianca, è ad di Poste Vita Spa, ad di Poste Assicura Spa, Presidente di Gea e Vicepresidente ANIA; Pierangelo Scappini è ad di Postel e PostelPrint; Vincenzo Pompa e ad di Postecom Spa e Posteshop Spa e infine Valter Catoni, ad e dg di SDA e responsabile nazionale grandi clienti e Pa di Poste Italiane.

Dove è la spending review? Anche le poste tirano i pacchi agli italiani?

“Georgofili, 27 maggio 1993: la memoria giovane”. Firenze ricorda

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“Certamente c’era un obiettivo nel ricatto di Cosa nostra allo Stato, più in generale c’era un tentativo di migliorare le condizioni in cui versavano i mafiosi, ma c’era anche dell’altro che continuiamo a cercare”. Così il presidente del Senato Pietro Grasso è intervenuto a Firenze, in Palazzo Vecchio, alle cerimonie di commemorazione per il ventesimo anniversario della strage dei Georgofili. Grasso ha ricevuto, dalla presidente della commissio pace Susanna Agostini, la “Colomba della Pace” prima d’incontrare gli alunni di alcune scuole della città e una rappresentanza di studenti dell’Istituto tecnico commerciale “Carrara” di Lucca. Il tutto è avvenuto all’interno dell’iniziativa “Georgofili, 27 maggio 1993: la memoria giovane”, organizzata dall’assessorato all’educazione, e durante la quale è stato proiettato un video realizzato dall’associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili.

Emilio Missuto e il suo sciopero della fame: “voglio giustizia”

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Era dallo scorso 19 aprile che l’imprenditore edile di Gela Emilio Missuto protestava davanti al Tribunale della sua città, in tenda o in auto. L’uomo ha iniziato lo sciopero della fame per protestare contro la burocrazia dopo che la sua azienda è stata dichiarata fallita lo scorso anno per un debito di 37mila euro. L’imprenditore era in attesa d’incassare un milione di euro per lavori pubblici già realizzati in provincia di Carbonia, in Sardegna, mai liquidati. Missuto, che si definisce “vittima della burocrazia e di uno stato iniquo e ingiusto”, è stato ricoverato oggi al pronto soccorso dove gli è stata somministrata una flebo a cui hanno fatto seguito le dimissioni. 50 sono i dipendenti che hanno perso il lavoro, dopo aver portato a termine i lavori sull’isola, un’opera pubblica contestata dall’ente appaltante con un conseguente contenzioso giuridico. Per la sua attuale situazione, che ha portato alla chiusura non solo della sua azienda ma anche, a catena, di altre due società, Emilio punta il dito contro i magistrati che non avrebbero tenuto conto del carattere momentaneo della sua insolvenza. Sono 50 le persone rimaste senza lavoro mentre Missuto chiede giustizia a quelle “istituzioni statali e in particolare a quella magistratura che con me è stata severa e rapida mentre Carbonia continua a non decidere, riducendomi sul lastrico”. Cos’altro deve fare un cittadino per richiamare l’attenzione dello Stato?

Canili a rischio… I Comuni non pagano le rette e i cani muoiono di fame.

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Sono almeno 400 i canili a rischio fallimento in Italia. I comuni non riescono a pagare le rette per le associazioni che si prendono cura dei cani.

Mentre da una stima effettuata su 1000 comuni quelli virtuosi che pagano nei tempi prestabiliti sono solamente 35 e tutti nel nord Italia, circa 300 comuni pagano le rette entro i 18 mesi mentre ci sono oltre 650 comuni che sono in ritardo con i pagamenti di oltre due anni fino a sei-sette anni.

I canili sono quindi al collasso, con un debito che ammonta a 400 milioni di euro. Questo fa sì che le strutture non riescono più a mantenere determinati standard e poco a poco assumono l’aspetto di lager. Tempo di crisi e soprattutto mantenere un cane oggi costa, così si intensificano gli abbandoni e calano notevolmente le adozioni, tanto che alcuni canili hanno spostato il mercato delle “adozioni” all’estero verso la Germania e il Nord Europa.  

Attualmente i cani che sono a rischio vero di morire di fame sono circa 40.000 di questi 28.000 si trovano nei canili del sud sui 150.000 ospitati nei rifugi italiani occorre che si proceda al pagamento delle rette in tempi rapidissimi.

Bersani ad Agorà…

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Bersani ad Agorà, prima della piazza di sabato!

Pier Luigi Bersani questa mattina è ospite del programma televisivo Agorà su Rai3 e ha risposto a una serie di domande che non solo fanno il segno della situazione nel nostro Paese, ma che si proiettano anche nel futuro. Il leader del Pd ha confermato anche la manifestazione di sabato contro la povertà, mentre Berlusconi sarà in piazza per esporre con forza i suoi 8 punti programmatici di un possibile governo di scopo.

Si è fermi perché si deve eleggere il nuovo Capo di Stato?

“A mio modo ho una proposta di larghe intese. Non sottovaluto responsabilità democratica comune. Si consenta un governo di cambiamento su 8 punti. Si ricerchi un presidente della Repubblica condiviso, Nel 1976 c’era uno che governava e gli altri lo consentivano. Era una specie di governo di minoranza che la nostra Costituzione permette. Pdl e M5s hanno detto no.”

Bersani apre quindi l’intervista con una puntualizzazione sulle differenze tra il 1976 e oggi. Dopo che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitan, ieri durante la commemorazione per il 20° anniversario dalle morte di Gerardo Chiaromonte, aveva richiamato i partiti a trovare delle larghe intese sul modello di ciò che avvenne alla fine degli anni ’70, oggi Bersani spiega le differenze che lo hanno portato in un vicolo cieco in cui non è possibile pensare a un governo di minoranza.

Quindi no a un governissimo di larghe intese tra Bersani, Berlusconi e Monti?

“Il nuovo presidente della Repubblica considererà la situazione. Soluzione di governissimo con me, Berlusconi e Monti è formula che paralizza. Poi vedrà il nuovo capo dello Stato. Io sono affezionato alla mia idea, ma non vuol dire non essere disponibile ad altre ipotesi. Io sono preoccupato per questa situazione sociale allarmante”.

Nonostante la situazione sia socialmente allarmante Bersani si dichiara affezionato alla sua idea, ma disponibile ad altre ipotesi. Ma se la situazione è allarmante perchè Bersani continua a riflettere sulla sua idea quando ormai non è stata accettata da altre forze politiche? Pensa ancora di portare la sua proposta alle Camere per poi vedere se riesce a mettere in piedi una maggioranza bulgara?

L’incontro con Berlusconi?

“Incontrerò Berlusconi per discutere del metodo per eleggere insieme il presidente della Repubblica. Attenti a non fare meccanismi di scambio su elezioni capo Stato. Io non sono disponibile. Non si possono fare improvvisazioni. Non voglio tirare paragoni oltre il lecito. Cerchiamo una larga maggioranza, con soluzioni che hanno anche un tratto di fantasia. Per Quirinale mi tengo testa aperta per varie soluzioni.”

Quindi sul tavolo non c’è un idea di governissimo, come smentita già in apertura del suo intervento ad Agorà, ma solo trovare dei nomi che possano andare bene per la destra e la sinistra. Ma sopratutto un nome che possa essere un ponte anche con l’Europa?

Quale sono le sue priorità?

“Voglio fare partire governo con qualche decisione di terapia d’urto. Affrontare emergenza sociale e moralizzazione della vita pubblica”.

Quindi emergenza sociale e vita pubblica. Ma sembra nebbiosa la risposta sul finanziamento ai partiti:

“Nell’incontro coi grillini c’è stato un fuorionda. Io mi sono detto pronto a discutere del superamento del finanziamento pubblico ai partiti. Io poi ho chiesto loro se sono pronti a ragionare nella stessa legge sulla democrazia interna. La risposta è stata molto interlocutoria”.

Il governo Monti?

“Il governo Monti si è paralizzato sulla corruzione: non è possibile”

Si è anche rivelato incapace di trattare sul piano internazionale nela questione dei Marò.

Bersani su prossime primarie per premiership:

“Io candidato? Ci devo ancora pensare”.

 

L’indagine Ue sul Real Madrid!

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La Commissione per la concorrenza dell’Unione Europea staindagando sul Real Madrid, in particolare sul contratto tra il club e il comune di Madrid riguardante la cessione dei diritti su ‘Las Tablas’, un’area a nord della capitale spagnola vicina allo stadio Santiago Bernabeu. Secondo l’Indipendent, l’inchiesta della UE potrebbe avere ripercussioni sulla possibilità del Real Madrid di far fronte agli obblighi imposti dal Fair Play finanziario.

Nel 1996 il club madrileno e l’amministrazione comunale di Madrid hanno firmato un accordo per la cessione di una parte dell’area nord di Madrid, Las Terras, dove sarebbero poi sorti alberghi, ristoranti e attività commerciali che stanno portando ottimi ricavi al Real Madrid, e permette alle ‘merengues’ di acquistare nuovi (e costosi) calciatori. Stando alle indagini che stanno compiendo negli uffici dell’Unione Europea, il comune di Madrid avrebbe sovrastimato i debiti con il club in modo di poter vendere a l’area a prezzo più basso: secondo l’articolo 87 del Trattato della Comunità Europea questo rappresenta un aiuto di stato illegale. Dal canto suo il Real si difende dichiarando che la stima dell’area “è stata fatta dall’amministrazione comunale, che avrà sicuramente agito nei suoi interessi e non in quelli del club”
La notizia è stata confermata dal portavoce di Joaquin Almunia, spagnolo vicepresidente della Commissione Ue e responsabile per la concorrenza. Indagine analoghe “riguardano i club di diversi paesi” ha detto il portavoce ricordando che sul Real non è stata ancora aperta un’inchiesta formale, come invece già successo alcune settimane fa per società olandesi.

Bersani e il suo piano P!

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Secondo Pier Luigi Bersani, “la priorità ora è l’elezione del presidente della Repubblica”. Bersani, messo all’angolo, punta ora a portare Romano Prodisul più alto scranno del Quirinale.

Ai suoi il segretario avrebbe detto: “Dopo la scelta del nuovo capo dello Stato ci saranno ancora più elementi che giustificheranno l’esigenza di un governo di cambiamento, e che chiariranno che le ipotesi delle larghe intese o di un nuovo esecutivo tecnico retto da una strana maggioranza sono impraticabili”.

Lo schema, secondo il Corriere è il seguente:

Se l’elezione del presidente avvenisse senza l’aiuto del Pdl ma con l’apporto dei grillini e, magari, di qualche montiano, sarebbe veramente difficile mettere di nuovo insieme attorno a un tavolo il Pd e il Pdl. […] Un capo dello Stato di rottura nei confronti di Berlusconi scriverebbe la parola fine sul tormentone delle «grandi intese», come su quello di un governo modello Monti. E il nome vincente in questo senso potrebbe essere quello di Romano Prodi.

La ragione risiederebbe in un post pubblicato sul Blog di Grillo sabato e che è sfuggito a molti:

Il leader del Movimento 5 Stelle sostiene di non voler vedere un politico già usato al Quirinale, però poi accusa Partito democratico e Pdl che «vorrebbero un presidente “quieta non movere et mota quietare”, non un Pertini, ma neppure più modestamente un Prodi che cancellerebbe dalle carte geografiche Berlusconi».

Se i calcoli di Bersani sono azzeccati, proporre l’elezione di Prodi, uomo chiaramente incline alle posizioni di Pd e Sel, metterebbe a tacere il “bisogno disinteressato” di Berlusconi di un governo di larghe intese e dichiarerebbe scacco matto al Movimento 5 Stelle, costretto a sostenere Prodi per contribuire allastrategia “anti Cavaliere”.

Persino Berlusconi si è convinto di essere caduto in una trappola“Se c’è qualcuno che nel centrodestra pensa di approfittarne per mettermi da parte sta facendo male i suoi calcoli, perché io rovescio il tavolo”.

E che Bersani stia riflettendo su come fare per uscire dall’angolo in cui è stato messo a guardare la nascita di un ipotetico governissimo, lo dicono queste sue parole: “I saggi non possono preparare il terreno per le larghe intese, se c’è qualcuno nel partito che invece ha in mente questo obiettivo lo dica chiaramente”.

Insomma un ritorno alla vecchia politica, altro che traghettamenti verso l’anti-politica. Si parlerà di cambiamento tanto da farne indigestione nella terminologia e di averne sete nella sostanza.

Benvenuti in Italia!

Frana l’isola negli States!

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Stanno facendo il giro del mondo le immagini di una frana avvenuta in un’isola nello Stato di Washington, vicino Seattle. Una parte della costa della Whidbey Island ha letteralmente ceduto questa mattina sprofondando in mare. Molte case sono state evacuate e l’intera zona è isolata. Le vie d’accesso alle abitazioni sono state interrotte. L’incidente non ha causato vittime, feriti o dispersi. I residenti raccontano che hanno sentito un rumore simile a quello di un tuono.

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La crudeltà cinese… lo stato fa abortire al 7° mese!

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In Cina si sa, per avere un figlio si deve chiedere il permesso al governo, causa il sovraffollamento della popolazione nazionale. Eppure, una coppia di giovani cinesi, aveva deciso di portare avanti, di nascosto, la loro inaspettata gravidanza, nonostante avessere già un figlio e nonostante fosse loro proibito averne altri.
Ma, la spiata di un vicino di casa, riccamente ricompensato dallo Stato (in Cina funziona così), ha messo in moto la dinamica macchina investigativa cinese. O paghi una multa di 2-3 mila euro, o anche di più, oppure dobbiamo farti abortire forzatamente. Ma la coppia, non particolarmente benestante, non ha potuto accettare di pagare l’ammenda. E venerdi scorso il feto è stato abortito con un’iniezione letale. Era al settimo mese e il bimbo era totalmente formato, tanto che sarebbe stato in grado di sopravvivere già fuori dal ventre materno. Il fatto è avvenuto venerdì 22 marzo a Chuzhou, nella provincia orientale cinese dell’Anhui. Le informazioni sono state poi diffuse da alcune organizzazioni che operano in Cina e all’estero per la tutela dei diritti umani.
Il padre del piccolo, disperato e indignato per il fatto, ha deciso di pubblicare su internet la foto del feto del suo bimbo: “Penso che se abbiamo violato la quota sulle nascite le autorità avrebbero dovuto prendersela con noi che siamo adulti e non con un neonato innocente. Così hanno messo fine alla sua vita”.

Aggiornamento: qualche mese più tardi la Cina si è ancora scandalizzata e indignata per un neonato morto che galleggiava su un fiume. 

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Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano – Giovanni Giolitti

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Più uno Stato è corrotto, più fa leggi. – Tacito

corruzione

Kiev paralizzata! Decretato stato d’emergenza.

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Forti nevicate, diffuse in tutto il paese, hanno paralizzato l’Ucraina. Nella capitale Kiev – dove la neve ha raggiunto 50 centimetri nelle ultime 24 ore – e’ stato decretato lo stato di emergenza. Sono piu’ di 380 – secondo le autorita’ ucraine – i villaggi e le localita’ rimasti al buio, in particolare nelle regioni di Lviv, Dnipropetrovsk e Ivano-Frankivsk.

2 funerali eccellenti: Antonio Manganelli e Pietro Mennea

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A Santa Maria degli Angeli è il giorno dei funerali di Antonio Manganelli. Il feretro del capo della Polizia, portato in spalla dagli agenti, è stato fatto entrare nella basilica romana sulle note della marcia funebre dopo il saluto del picchetto d’onore. Il rito funebre è presieduto dal Cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma.

Presenti il presidente del Consiglio Mario Monti, il leader del Pd Pierluigi Bersani e il governatore della Lombardia Roberto Maroni. Tra le altre personalità politiche che continuano ad arrivare alla basilica romana per la messa che sarà presieduta dal cardinale Agostino Vallini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta, l’ex premier Giuliano Amato.

pietro mennea- feretro-funerale

Mentre è stato un «Arrivederci a festeggiare la tua vittoria al traguardo del cielo» per Mennea. Questo cartello e un lungo applauso hanno accolto nella basilica romana di Santa Sabina il feretro del velocista, poco prima della cerimonia funebre, cominciata alle 10 e officiata da padre Antonio Truda.

Nell’antica basilica, per l’ultimo saluto all’olimpionico scomparso giovedì’ a 60 anni, si sono ancora uniti ai famigliari tanti altri campioni dello sport, amici, autorità e molta gente comune.

La musica non è per tutti… arriva chi “conta”!

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Esce il libro di Fabio Zuffanti O casta musica. Pamphlet ribelle contro la “Malamusica” (Vololibero Edizioni, 2012). “Tema centrale del volume sono vizi, storture e brutture che dilagano nel mondo musicale italiano, che a suo dire è in mano a una casta di addetti ai lavori (…) Zuffanti è autoironico, caustico, irriverente, come un buon polemista deve essere, e coglie a fondo la fragilità del sistema musica, fatto di piccole caste arroccate a difendere privilegi e a farsi favori reciproci, senza avere la minima sensibilità di guardare oltre i propri interessi. Tutto questo parlando della così detta ‘musica leggera’, ma siamo sicuri che le stesse caste non esistano anche nella ‘musica colta’?” così Riccarso Santagelo scrive nella sua recensione pubblicata su Amadeus.

Le caste esistono e come… iniziamo con i direttori artistici e gli agent di spettacolo che decidono fra loro, in piena autonomia, cast intere di molte stagioni d’opera? Passiamo poi alle giurie di tanti concorsi che fanno vincere gli allievi già segnalati da qualche musicista affermato o qualche politico di turno?  Ci sono critici che se un artista suona male, ma è del loro club, la sua interpretazione è sempre siderale; e commissioni di conservatorio, che valutano gli aspiranti supplenti in graduatorie dove i loro stessi amici e allievi, casomai talenti scarsi, arrivano prima di artisti veri ma figli di nessuno. Chi sono, se non dei castaroli, i sovrintendenti di nomina politica che trasmigrano per teatri come fanno i Razzi dei partiti in parlamento; e quei direttori, sul podio grazie a sponsor che poi, finiti i soldi, lasciano macerie ovunque?

Che dire delle associazioni culturali nelle sedi di partito, con annesse scuole di musica tenute in nero e non c’è finanziere che mai passi di lì? Per non parlare delle star nell’arte non dei suoni ma dello slinguo agli assessori, che prendono soldi pubblici per rassegne dove invitano coloro che, in altre città, ricambiano cortesia e compensi nello stesso modo, intascando dindi col trucco dei progetti culturali: si chiamano scambisti. Non sono vessate da una genìa immonda, le centinaia di precari che non avranno mai una cattedra stabile perché sulle esistenti giacciono, inutili ed eterni, i culi grassi di chi mangia a sbafo da decenni senza essersi sudato nulla? E non è una lobby ad aver imposto, per l’insegnamento di uno strumento musicale a scuola, il superamento preventivo di un po’ d’esami di Didattica? Serafino Di Eusanio, gran filosofo di Teramo, m’insegnò che è proprio dove finisce la sostanza a cominciare il metodo.

Infine, ho in mezzo al cuore gli studenti privatisti, banditi tutti (tranne quelli che devono sostenere il solo diploma) dalla possibilità di dare esami in conservatorio come esterni. Una porcata di legge compiacente li ha resi prigionieri di un’istituzione-casta per troppi versi marcia, il cui scopo principale è ormai la sopravvivenza con qualsiasi mezzo. Pure con la costrizione, per terminare studi già iniziati fuori, a iscriversi ai suoi corsi pieni di pippomaterie da scompiscio che, però, le garantiscono stipendi e classi. Dopo il Tar del Lazio, spero dia ragione a questi ragazzi anche il Consiglio di Stato. E la sentenza, prevista a breve, faccia saltare piani e poltrone dei peracottari d’accademia. Non ho più spazio e devo chiudere. Ma non è tutto. Ci tornerò.

STATO D’EMERGENZA… LO CHIEDE LA LIGURIA PER LE FRANE!

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E’ stata firmata questa mattina dal presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, la richiesta dello stato di emergenza per le frane che hanno colpito tutta la regione in questi ultimi giorni. La lettera e’ stata inviata alla Protezione civile nazionale per il riconoscimento delle criticita’ e dei danni in tutte le provincie liguri, anche se in misura diversa.

In India si vota… l’elettore più anziano ha 4818 anni, il più giovane deve nascere!

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Un elettore dalla veneranda età di 4.818 anni, nato quindi nell’età del Bronzo; altri 177 con più di 200 primavere alle spalle e addirittura 39 persone con 0 anni. Ad accomunarli, il fatto di essere tutti iscritti nelle liste elettorali dello Stato indiano di Karnataka, e di essere stati chiamati al voto per le consultazioni del 5 maggio. La curiosità è emersa dall’analisi, realizzata da un gruppo di cittadini indiani, delle liste.

Oltre all’uomo millenario, che sarebbe nato durante la civiltà della valle dell’Indo, sono emerse anche altre evidenti anomalie, come il diritto di voto garantito a 177 persone che, scrive il quotidiano The Times of India, “hanno sfidato le leggi della natura e della scienza vivendo per più di 200 anni”, e ad altre 39 che teoricamente non sono ancora nemmeno nate.Nelle liste risultano poi iscritte 13mila persone con più di una moglie (mentre in Karnataka praticamente non ci sono musulmani, gli unici poligami in India), e altre 10mila hanno una differenza di età con i figli inferiore a 13 anni.

Fra i paradossi individuati nelle liste elettorali, anche una casa in cui vivrebbero addirittura 452 elettori e un’altra che ne ospiterebbe 347.

Gary Haugen ovvero il detenuto vuole la pena capitale, SUBITO!

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Condannato a morte ansioso di scontare la pena. La storia è di Gary Haugen, 51 anni, che deve scontare una pena di morte per omicidio. Il detenuto sarebbe dovuto essere giustiziato nel 2011 ma il governatore dell’Oregon, John Kitzhaber, ha infatti sospeso tutte le esecuzioni fino alla fine del suo mandato, ossia fino a gennaio 2015.
Haugen ha fatto persino ricorso alla corte suprema dell’Oregon e accusato il governatore di codardia. «Lo Stato applichi la legge in nome del popolo», ha querelato il politico definendolo un «cowboy di carta che non ha avuto il coraggio di premere il grilletto». Ora sarà la corte suprema dello Stato a dover decidere come affrontare lo spinoso caso. Il suo, a quanto ha dichiarato, è infatti un atto di protesta contro la giustizia americana.
Un dubbio viene però dalle perizie neuropsichiatriche del detenuto, spesso contrastanti, che non garantiscono la piena lucidità di Haugen.

ATTENZIONE: la Spagna approfitta della crisi italiana!

euro-tuttacronaca-spagna-madrid

Sembra proprio di sì. L’economia spagnola, la più problematica dell’eurozona insieme alla Grecia, sta beneficiando dei capitali degli investitori che preferiscono titoli di debito più affidabili, in questo momento, rispetto a quelli italiani.

Il Wall Street Journal sottolinea come l’ultima asta dei titoli di stato spagnoli abbia avuto una significativa forza simbolica. Il volume era piccolo, visto che in questa asta speciale il governo di Madrid ha emesso solo 800 milioni di euro, molti meno rispetto ai 2 miliardi stimati da alcuni analisti. Nonostante questo però la richiesta per i bond con scadenza tra il 2029 ed il 2041 è stata piuttosto consistente, e il tasso di sottoscrizione ampio. Inoltre, le rendite offerte da questi bond sovrani sono scesi. L’analista di Rabobank Lyn Graham-Taylor ha rimarcato al Wsj come il risultato debba essere considerato “solido”. Per quanto riguarda i titoli di stato italiani è successo invece l’esatto opposto. All’asta di mercoledì la domanda per i bond a lunga scadenza offerti dal nostro governo si è scontrata con una richiesta contenuta, ed anche per questo la rendita è aumentata per incontrare le sottoscrizioni degli investitori. Come rimarca il quotidiano finanziario, da alcuni tempi, sostanzialmente coincidenti con il risultato delle nostre elezioni, la Spagna ha messo nell’ombra l’Italia.

Il favore degli investitori si sta gradualmente spostando da Roma verso Madrid, come dimostrato anche dalla scelta del governo iberico di organizzare un’asta speciale al di fuori del calendario di emissioni. La Spagna si tiene questo jolly, per utilizzarlo quando le circostanze del mercato son ofavorevoli. E il punto nel quale l’asta è stata organizzata non è stato casulale, evidenzia il Wall Street Journal. Infatti in questo momento gli investitori sono in ansia per l’esito inconcludente delle trattative tra i maggiori partiti del nostro paese, incapaci di formare un governo stabile, o quantomeno funzionante nei prossimi mesi. La Spagna in questo momento rappresenta un’alternativa più rassicurante agli operatori finanziari in cerca di rendite maggiori rispetto ai titoli di stato o altri bond corporate delle maggiori multinazionali. Le obbligazioni di lungo periodo dei titoli considerati più solidi offrono rendimenti negativi, ovvero chi le contrae deve sostanzialmente pagare lo stato o la società per il “beneficio” di parcheggiare i propri soldi in tempi di crisi.

La Spagna in questo momento è messa peggio, a livello economico, rispetto all’Italia. La recessione dura da più tempo, la disoccupazione è assai più elevata, il deficit più ampio. Madrid però in questo momento sembra un “tesoro” di stabilità rispetto a Roma, nonostante gli scandali di corruzione che hanno colpito il Pp del premier Rajoy. Il leader della Spagna conta su una solida maggioranza al Congresso iberico, mentre in Italia nessuno sa ancora chi governerà. Questo influenza molto le strategie degli investitori, come mostra l’andamento delle rendite dei titoli di stato di questi due paesi. A febbraio la differenza tra i bond decennali era superiori agli 80 punti base, mentre negli ultimi giorni il gap iberico si è ridotto sensibilmente, sfiorando un sostanziale pareggio. Se il trend continuerà, a breve la Spagna ci dovrebbe superare. Anche un altro numero è impressionate. Con l’asta speciale la Spagna ha coperto il 30,6 del suo fabbisogno finanziario per il 2013. Anche la media della scadenza dei bond iberici lascia respirare tranquilla Madrid: a fine febbraio era di 6,39 anni, ora è scesa a 6,35.

Siamo già fuori dall’euro? Per Grillo, SI’!

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In un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt Beppe Grillo ha dichiarato che «L’Italia è di fatto già fuori dall’euro».  I Paesi del Nord Europa – ha detto – manterranno l’Italia nell’eurozona «finchè non riavranno gli investimenti effettuati dalle loro banche sui titoli di Stato italiani. Dopo ci lasceranno cadere come una patata bollente».
«L’Europa non deve avere paura» ha quindi affermato Grillo al foglio economico tedesco. Serve «un’inversione forte e più democrazia», ha spiegato il leader di M5S proponendo non un’uscita dell’Italia dall’euro ma «un referendum online» sulla moneta unica, come si «sarebbe dovuto votare sul Trattato di Lisbona», tutti temi su cui «è stata ignorata la nostra Costituzione».
Grillo – che soffermandosi sul suo movimento ha affermato «Noi siamo la rivoluzione francese, senza ghigliottina» – ha infine precisato di non sentirsi anti-europeista. «Ho solo detto che volevo un piano B per l’Europa. Dobbiamo chiederci cosa è successo in Europa, perché non c’è una politica d’informazione comune, una politica fiscale comune, una politica d’immigrazione comune e perchè solo la Germania si è arricchita», ha rimarcato il leader di M5S.

Ma quanto è indebitato lo stato?

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Lo Stato ha pagato alle imprese solo 3 milioni di euro su uno stock di oltre 70 miliardi di debiti: con questo ritmo, per saldare il debito, ci vorranno oltre 1.900 anni. Lo rileva la Cgia di Mestre spiegando che si tratta di un calcolo puramente “scolastico”, ma che ha il pregio di fornire in maniera chiara il senso della dimensione economica del debito e il livello dell’inefficienza dello Stato nell’onorare i propri debiti.

Sui cassintegrati le banche ci guadagnano!

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Più cassintegrati ci sono, più le banche guadagnano. Quanto? Difficile dirlo con precisione perché ogni istituto di credito fissa il proprio tasso d’interesse sugli anticipi concessi ai cassintegrati e garantiti dal denaro degli ammortizzatori sociali che lo Stato tarda a versare ai lavoratori. Nel caso di banca Intesa, ad esempio, la cosiddetta ”anticipazione sociale” costa 35 euro su un importo prestato di 1.500 euro per una durata di sette mesi ad un tasso annuale effettivo globale del 4,03 per cento. Per Mps, invece, il riferimento sul tasso è l’Euribor a tre mesi, che naviga attorno allo 0,30%, ma nella realtà poi il saggio applicato si decide al momento dell’istruttoria della pratica. In Unicredit, invece, in filiale, non si riesce a spuntare nemmeno un foglietto illustrativo del prodotto ”anticipazione sociale”. In ogni caso una cosa è certa: se si è in assenza di fido, allora scattano interessi che possono variare fra il 14 e il 22 per cento a seconda dell’istituto di credito. Per fortuna che l’anticipazione, come spiega il dettaglio informativo alla clientela di Intesa, prevede l’apertura di ”conto corrente e un’apertura di credito” per sostenere il lavoratore ”in Cassa integrazione guadagni straordinaria o in Cassa integrazione Straordinaria Guadagni in Deroga quale anticipo delle somme che l’Inps verserà a titolo di integrazione salariale straordinaria”.

Un prodotto bancario, insomma, studiato nei dettagli cogliendo l’opportunità dei ritardi di pagamento dello Stato. Del resto la vicenda dell’anticipazione sociale è storia vecchia. Dell’accordo fra l’Associazione bancaria Italiana, Confindustria e i sindacati sulla questione c’è già traccia nel 2009 quando le parti, ”alla luce della situazione economica in atto nel Paese” ritengono ”opportuna la convergenza delle azioni ed il rafforzamento della collaborazione tra gli attori sociali” per dare una mano ai lavoratori ”in attesa del pagamento diretto da parte dell’Inps”. Da allora l’intesa è stata periodicamente rinnovata. E “le banche coinvolte anticipano, per un massimo di sette mesi, un’indennità non superiore ai 900 euro mensili”, come spiega una nota dell’Abi che ha rinnovato fino al 2013 l’intesa siglata con Confindustria e i sindacati.

Del resto i lavoratori spesso non possono permettersi lunghi tempi di pagamento come i quattro mesi di coda provocati dal ministro del Welfare uscente, Elsa Fornero, con i ritardi nel via libera, appena arrivato, alla copertura di 200 milioni per i versamenti 2012 e 2013 della Cassa in deroga (cifra, tra l’altro, secondo i sindacati, inferiore ai 380 milioni necessari). Senza contare che le attese possono anche essere più lunghe: ”Per la cassa straordinaria i tempi di erogazione possono arrivare anche a sei mesi perché tutto è centralizzato – spiegano dall’Osservatorio della Cisl su cassa integrazione e politiche del lavoro – Per quella in deroga, invece, le tempistiche possono variare da regione a regione a seconda della procedura burocratica decisa dall’ente”. Accade così che Regioni come la Calabria lascino a secco i cassintegrati anche per sei mesi, con le tensioni sociali che ne derivano.

E così, l’anticipazione sociale, nata a supporto dei lavoratori, si sta trasformando in un piccolo business bancario.

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