Un mistero che dura da 10 anni quello di Attilio Manca e da un decennio i familiari lottano affinché si possa scoprire la verità su quello che da sempre, loro sostengono, sia stato un delitto di mafia e non una morte dovuta all’uso di stupefacenti.
Chi era Attilio Manca? Un medico, nello specifico un urologo che fu trovato morto nella sua casa di Viterbo alle 11 di mattina del 12 febbraio 2004. Nel suo polso sinistro furono trovati due fori, mentre sul pavimento fu individuata una siringa. Secondo l’inchiesta effettuata subito dopo il ritrovamento del cadavere si sarebbe trattato di un suicidio, ma la ricostruzione fu contestata dai genitori perché Manca era mancino e dunque, secondo i genitori, non si sarebbe iniettato la droga nel polso sinistro ma in quello destro. E questa è la prima incongruenza. Ma le immagini shock che verranno trasmesse questa sera da Servizio Pubblico mostrano il corpo di Manca dilaniato dalle ferite e da varie contusioni, per tale motivo i genitori e i parenti di Manca hanno sempre sostenuto che Attilio sia stato ucciso e che non sia suicidato.
Ma il caso Manca ha visto e vede ora protagonisti eccellenti. Se i genitori hanno sempre asserito infatti che dietro all’omicidio del giovane medico ci fosse la mano di Francesco Provenzano e in particolare la connessione tra il boss mafioso e l’urologo sarebbe da ricercare in un’operazione alla prostata alla quale si sottopose Provenzano in Francia e alla quale avrebbe preso parte anche Manca insieme ad alcuni colleghi stranieri. Ma il procuratore nazionale antimafia del tempo, Pietro Grasso, aveva respinto l’ipotesi secondo la quale il boss corleonese sarebbe implicato nella vicenda. Oggi i parenti di Manca sono assistiti da Antonio Ingroia, che è tornato a spiegare come il rinvio a giudizio per spaccio di Monica Mileti, unica imputata per la morte di Manca perché accusata di aver fornito al giovane urologo in servizio presso l’ospedale di Belcolle la dose di eroina che, secondo la procura di Viterbo, ne causò la morte il 12 febbraio del 2004, in realtà nasconde varie lacune attribuibili, secondo l’ex magistrato, a delle indagini superficiali. Ingroia ha infatti ribadito come: «… non abbiamo chiesto la condanna della Mileti tantomeno il risarcimento dei danni come parte civile all’imputata. Certo è che c’è un vuoto di indagini sulla posizione della Mileti che va approfondito durante il dibattimento. In tanti anni di professione non ho mai assistito a una cosa del genere, sono stupefatto e desolato per come sono state condotte le indagini del caso». E a rincarare la dose contro la Procura viterbese anche il fratello di Attilio, Gianluca, e la mamma Angela, presenti ieri all’udienza preliminare: «Abbiamo assistito a indagini farsa è una vergogna, ma non ci arrenderemo mai». Di tutt’altro avviso sul procedere o meno l’avvocato della Mileti, Cesare Placanica, che nella requisitoria, ha ribadito la mancanza di prove di colpevolezza a carico della sua assistita: «Il processo non si fonderebbe su solidi elementi di prova. La richiesta delle parti civili di un processo chiarificatore, infatti, dà l’idea di un appello accorato che però va a ricadere sulle spalle di Monica Mileti quando, a suo carico, non esiste alcuna prova che abbia ceduto la dose di eroina a Manca.»
L’uomo era stato trovato riverso sul letto, con una pozza di sangue per terra, mentre il naso sembrava deviato. Sul polso vi era una ferita e il corpo era pieno di ecchimosi.
Questo il video di Servizio Pubblico che si occupò del caso già il 28 maggio 2012: