La vittoria di Caterina: l’Inps le riconosce l’invalidità

caterina-simonsen-invalidità-tuttacronacaCaterina Simonsen torna a far parlare di sè sui social network e questa volta è per comunicare una buona notizia: la 25enne che nei mesi scorsi era stata presa di mira dagli ambientalisti per aver sostenuto e difeso la sperimentazione dei farmaci salvavita ha vinto la sua battaglia più grande. Sembra proprio che sia lei, infatti, la prima persona che è stata in grado di ottenere dal’Inps il riconoscimento dell’invalidità per le malattie rare dalle quali è affetta. Si tratta di una storica vittoria che l’ha resa l’apripista di un’importante cambiamento. Grazie a Caterina infatti, dall’11 marzo Inps e Usl avvieranno la schedatura delle patologie rare per le quali potrà essere riconosciuta l’invalidità e l’accompagnamento.

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Vittorio Conti: presidente dell’Inps fino al 30 settembre

VITTORIO-CONTI-inps-tutttacronacaL’annuncio arriva dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Enrico Giovannini, che ha parlato a margine della presentazione di stamattina al Cnel del terzo Rapporto annuale sugli immigrati nel mercato del lavoro in Italia. “Abbiamo firmato il decreto di nomina del professor Vittorio Conti all’Inps. Ci resterà fino al prossimo 30 settembre”. Conti va dunque a ricoprire temporaneamente l’incarico rimasto vacante dopo le dimissioni di Antonio Mastrapasqua, indagato dalla Procura di Roma.

Il finto povero: chiede l’assegno sociale all’Inps e viaggia in Suv

inps-tuttacronacaUn ex imprenditore di 65 anni, residente a Conegliano, in provincia di Treviso, aveva fatto richiesta per ricevere l’assegno sociale di 480 euro mensili. Ma l’Inps, prima di erogare il contributo, ha richiesto alla polizia locale che venissero effettuati dei controlli. E’ così risultato che l’uomo si sposta comodamente in un Suv Mercedes nuovo e abita in una villa di pregio in cui risulta usufruttuario. Ancora, ha a disposizione diversi beni, come altre proprietà e un’azienda in Germania. Agli uomini della polizia locale, quando hanno chiesto per quale motivo avrebbe presentato l’istanza, il finto povero ha risposto con ingenuità: “un amico mi ha detto che ne avevo diritto e allora ho presentato la domanda”. L’uomo, del resto, è un pensionato e ogni bene, suv e azienda in Germania inclusi, è intestato ai figli. Ma il Comandante della polizia locale ha precisato: “Ma ha un buon tenore di vita. Per questo, quell’assegno sociale non gli serve”. Ora il fascicolo si trova sui tavoli dell’Inps, che potrebbe anche procedere penalmente nei confronti dell’uomo. Ma prima, sarà tutto da accertare, e questo passo spetta proprio all’Istituto nazionale di previdenza sociale. “Bisognerà capire se effettivamente si tratta di un atteggiamento superficiale, o di un atto fraudolento voluto: c’è una grande differenza. L’importante – conclude il comandante – è che, soprattutto in questi tempi, non gli sia stato dato qualcosa di cui non ha bisogno”.

I pensionati ridotti del 43%, effetti della legge Fornero!

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Gli effetti della legge Fornero sono visibili: il numero dei nuovi pensionati è calato del 43%. Nel 2013 infatti sono state liquidate 649.621 nuove pensioni rispetto ai 1.146.340 di nuovi assegni liquidati nel 2012. Questo è quanto emerge  dal confronto tra il bilancio preventivo Inps per il 2014 (nel quale sono contenuti i dati 2013 assestati che risentono della riforma Fornero) e il bilancio sociale dell’Istituto per il 2012.

Sempre nel bilancio di previsione dell’Inps risulta che la spesa pensionistica finanziata in via principale dei contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro nel 2014 ammonterà a 243,4 miliardi (+1,1% sul 2013) e sarà pari al 15,19% del Pil.

Nel documento si sottolinea che la spesa pensionistica complessiva comprese le pensioni erogate per conto dello Stato (come quelle sociali o agli invalidi civili) ammonterà a 255,5 miliardi, pari al15,94% del Pil (16,21% nel 2013).

 

Mastrapasqua si dimette dalla presidenza dell’Inps

mastrapasqua-dimissioni-tuttacronacaIn una nota si legge che il ministro del lavoro e delle politiche sociali Enrico Giovannini ha ricevuto questa mattina Mastrapasqua, presidente dell’Inps, il quale, “anche alla luce delle decisioni assunte ieri dal Consiglio dei Ministri, ha manifestato la sua volontà di rassegnare le dimissioni dall’incarico di Presidente dell’Inps”. Ieri, il governo aveva deciso di accelerare il processo di ridisegno della governance dell’Inps e dell’Inail, approvando inoltre un disegno di legge per disciplinare l’incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali, prevedendo, per quelli di particolare rilevanza, un regime di esclusività volta a prevenire situazioni di conflitto d’interesse.

Letta mette un freno alla “trinità laica”: mai più Mastrapasqua

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Mastrapasqua e quei tre incarichi davvero delicati, quasi una “trinità laica”. Come può un solo uomo ricoprire infatti la carica di direttore generale dell’ospedale israelitico, di  Presidente dell’Inps e vicepresidente di Equitalia?  Ora lo stesso premier Letta interviene: “Per il governo l’incarico di presidente di un ente pubblico nazionale deve essere fatto in esclusiva e non in regime di conflitto di interesse”.  Mastrapasqua ha accumulato un deficit nel bilancio dell’Inpscon l’annessione dell’Inpdap che di anno in anno ha portato a un profondo rosso. Ora chi lo paga? I pensionati che si sono visti bloccare la rivalutazione, coloro che hanno dovuto rinunciare a una quota di un diritto acquisito mediante il contributo di solidarietà e quei cittadini che invece la pensione la sognano, ma non la riescono a ottenere. Il loro diritto alla pensione di anno in anno subisce variazioni, con evidenti ripercussioni sui giovani. Sì, perché il disastro dell’amministrazione Inps non finisce in un anno, ma si ripercuoterà sulle generazioni future quelle che oggi sono in cerca di lavoro e perdono anni importanti che non recupereranno più con evidente danno sulle pensioni.

“Manca la norma sulle incompatibilità” spiega Letta, secondo cui è necessario intervenire per legge perché “per guidare un ente nazionale come l’Inps lo si deve fare in esclusiva”. Questi incarichi, dice ancora, “devono essere svolti in esclusività, così come accade a me e alle persone che lavorano con me nel Governo. Allo stesso modo riteniamo che la stessa cosa debba avvenire per l’Inps e gli altri enti paragonati all’Inps, come l’Istat, l’Inail e altri”.

Poi il premier torna sul caso specifico e ricorda che la nomina di Mastrapasqua è stata decisa per legge, con il decreto Salva-Italia, per cui “una nomina per legge non può che essere cambiata o attraverso una legge o attraverso le dimissioni”.
Letta aggiunge che “stante quella situazione, abbiamo deciso di accelerare un percorso già iniziato dal ministro Giovannini per la nuova governance dell’Inps, a seguito della fusione Inps-Inpdap. C’eravamo dati il mese di marzo come termine, a questo punto accelereremo e contiamo di fare la consultazione dei sindacati e delle forze politiche rapidissimamente nei prossimi giorni’”.

Le poltrone dei Mastrapasqua: 45 in due

antonio-mastrapasqua-tuttacronacaAntonio Mastramasqua ad oggi ha nove incarichi tra Inps, Equitalia e Autostrade. Ma se consideriamo anche il passato, ne ha avuti 25. E la moglie, Maria Giovanna Basile, non è da meno. La donna è infatti presente in venti collegi di sindaci: dalla Rai alle controllate Aci, alla municipalizzata romana Acea. La coppia è entrata nei giochi di potere della politica dal 2004 e, spiega Repubblica, da allora gli incarichi si sono moltiplicati, anche se già in precedenza i due erano ottimamente inseriti nei posti che contano. Anche la signora, insomma, non si tira indietro se c’è da entrare nei palazzi del potere. Il suo nome figura nel collegio dei sindaci della Rai e delle due controllate Rai Way e Rai Cinema. E’ in diverse controllate Aci: Global, Infomobility, Ventura, Vallelunga, Targasys. Qui pare però che ci sia arrivata non per le conoscenze del potente marito, ma tramite il suo socio dello studio di consulenza, Guido Del Bue, figlio di un dirigente dell’ente. E infine, una poltrona è riservata a lei anche nella municipalizzata romana Acea. Per quel che riguarda la sanità, la Basile è membro dei collegi di controllo in aziende fiorentine e romane, dalla Santa Chiara di Firenze, che opera nei servizi ospedalieri, alla Giomi Rsa attiva nelle case di cura per lunga degenza. Non mancano aziende di impiantistica, come la Ecosuntek di Perugia, e dell’immobiliare, come la Salic e la Giomi real estate. Avanti poi con la Giomi spa (Gestione istituti ortopedici nel Mezzogiorno d’Italia), e con la Cappellani Giomi spa, entrambe di consulenza e pianificazione aziendale. L’elenco si conclude con una poltrona nella Finemi spa, una merchant bank.
L’accumulo aveva colpito il senatore Elio Lannutti dell’Idv, che aveva chiesto al governo, in un’interrogazione, se non ci fossero possibili conflitti di interesse in questo intrico di incarichi, visto anche il ruolo del marito. Le risposte, ancora, non ci sono state.

Mastrapasqua si difende dalle accuse: “Non sono io il mostro”

antonio-mastrapasqua-tuttacronacaAntonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, è indagato dalla Procura della Repubblica di Roma per presunte cartelle cliniche truccate e fatture gonfiate dell’Ospedale israelitico, di cui è direttore generale. Ma l’uomo si difende dalle accuse di truffa, abuso d’ufficio, falso ideologico dichiarando di essere “sereno” e si difende dicendo “Non sono io il mostro”. E ribadisce: “Non mi dimetto”. E’ stato il quotidiano Repubblica a intervistarlo e Mastrapasqua dice che le contestazioni di cui parlano le carte non lo riguardano e assicura che le cariche che ricopre non sono incompatibili tra loro, oltre a negare di avere i 25 incarichi di cui si è parlato. “Chi dice questo non sa nemmeno leggere una visura camerale. Ma se non sanno leggerla dovrebbero andare da un commercialista e farsi spiegare le cose”. Per quel che riguarda i 25 incarichi, sono veri, spiega, “ma le camerali si compilano a stratificazioni. E lì ci sono tutte le cariche che ho avuto negli ultimi quindici anni di lavoro. Ha capito bene? Non quelle che ho oggi”. Oggi, dice, “sono il presidente dell’Inps e il vicepresidente di Equitalia, per effetto di patti parasociali, e di Idea Fimit, sempre per patti parasociali che risalgono a prima che arrivassi io all’Inps”. I potenziali conflitti d’interesse riguardanti le poltrone e i collegi sindacali di cui Mastrapasqua è presidente e membro? La risposta è pronta: “Io faccio parte di uno studio professionale e non l’ho abbandonato. A differenza di quello che fanno tutti gli altri, anche personaggi famosi, quando assumono un incarico pubblico, che intestano l’attività professionale alla moglie, io non l’ho fatto. Perché la legge dice che non sono incompatibili e quindi non ho dovuto intestare nulla a nessun altro. Si informi! La legge non vieta al presidente dell’Inps di far parte di un collegio sindacale”. E le ragioni di opportunità? “Il mio studio ha sessant’anni. E’ lo studio della mia famiglia. I clienti hanno da noi i collegi sindacali e io ci sono”. E Mastrapasqua è dentro sei collegi sindacali: Adr Engineering, Autostrade per l’Italia Spa, Coni servizi, Loquenda, Mediterranean Nautilus Italy, EurTel. Quanto alle contestazioni, lui assicura che non lo riguardano. “Si vada a leggere il caso precedente. Sono due indagini fotocopia. La prima è durata quattro anni e si è conclusa proclamando la mia totale estraneità. Poiché la seconda inchiesta è la fotocopia della prima, mi aspetto lo stesso esito”. La cessione di crediti inesigibili dell’Ospedale israelitico proprio all’Inps? “Non è così. Me lo dovete dimostrare. Tutte le fatture cedute hanno avuto una certificazione dalle Asl e dalla Regione Lazio”. E sui risultati dell’indagine dei Nas dei carabinieri? Lui risponde: “I Nas fanno il loro mesterie, ma non sono la Bibbia. Ho il massimo rispetto per loro, ma non lesembra un po’ eccessivo che, per un’informativa dei Nas, uno si debba dimettere o suicidare?”.

Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, indagato

antonio-mastrapasqua-tuttacronacaE’ La Repubblica a rivelare che Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, è indagato dalla Procura di Roma per il suo incarico di direttore generale dell’Ospedale Israelitico di Roma. L’inchiesta riguarda migliaia di cartelle cliniche falsificate per gonfiare i rimborsi del Ssn: illeciti per un totale di 85 milioni di euro. Al vaglio anche la cessione all’Inps di crediti inesigibili, escamotage servito a sanare i conti della struttura. Il tutto è inizato il 16 settembre 2013, con una denuncia dei Nas di Roma nella quale viene ricostruita la sospetta truffa. Si tratterebbe di migliaia di semplici interventi ambulatoriali nel reparto di Odontoiatria che si sono trasformati, nelle cartelle cliniche, in “operazioni invasive e con notevole carico assistenziale effettuate in ortopedia”. Al riguardo, si contano 12.164 cartelle cliniche falsificate, con richieste non dovute di rimborso alla Regione Lazio (poiché la struttura non è accreditata per gli interventi odontoiatrici, ma solo per quelli ortopedici) per 13,8 milioni di euro. A ottobre, quando si è chiuso il primo filone d’indagine, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio di dieci tra medici e dirigenti, ma qui il nome di Mastrapasqua non compare. Una volta che il Nas ha sequestrato le cartelle cliniche, tuttavia, è partito un secondo filone, nel quale il presidente dell’Inps è stato denunciato per truffa, falso ideologico e abuso d’ufficio assieme al direttore sanitario della struttura, Giovanni Spinelli, e dell’ex direttore regionale de settore “Programmazione e risorse della Sanità”, Ferdinando Romano. Quest’ultimo, sostengono i militari dell’arma, invece di sospendere l’accreditamento provvisorio dell’Ospedale Israelitico, “sottoscriveva con Mastrapasqua un protocollo d’intesa dove si accordavano sulle modalità di espletamento dei controlli, in violazione alla normativa regionale”, favorendo “un ingiusto vantaggio patrimoniale all’ospedale per 71,3 milioni di euro”. Mastrapasqua è già stato ascoltato dai magistrati che coordinano l’inchiesta, e ha respinto tutte le accuse.

La pensione in prestito!

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Si fa largo l’ipotesi della pensione in prestito! Un lavoratore a cui mancano due o tre anni per accedere alla pensione potrebbe scegliere l’uscita anticipata e l’Inps gli anticiperebbe 600 o 700 euro al mese che poi dovranno essere restituite all’ente di previdenza nel momento in cui decorrano i requisiti ordinari per il trattamento pensionistico.La restituzione avverrebbe poi con una quota calcolata sulla base dell’aspettativa di vita e non superiore al 10/15% dell’importo totale. Questa sarebbe l’ultima idea di Enrico Giovannini per evitare nuovi esodati senza stravolgere troppo la riforma Fornero incentivando le uscite anticipate (che fanno salire il costo della spesa previdenziale).

Il “prestito pensionistico” si concentrerebbe sul riconoscimento con anticipo di 2 o 3 anni della pensione maturata nei confronti di soggetti rimasti senza impiego e senza ammortizzatore sociale, con almeno 62 anni di età e 35 anni di contributi. Una specie di “sussidio di ultima istanza” lo definisce il Sole 24 Ore che dovrebbe coinvolgere 10-15 mila lavoratori nel 2014.

Ma il problema è trovare le coperture per dar vita a questa riforma e proprio su questo punto entro gennaio il Governo presenterà ai sindacati un progetto di “manutenzione” della riforma delle pensioni. Di nuovo nel mirino del ministro del Lavoro Enrico Giovannini le pensioni d’oro e d’argento: cioè gli assegni medio alti e in particolare quelli con connotazione retributiva (cioè quelle calcolate sugli ultimi stipendi e non sugli effettivi contributi versati). Nel mirino finiscono anche le reversibilità, sempre in rapporto al passaggio al sistema contributivo. Ed eventualmente verrà ancora rivisto il meccanismo di cumulo tra diversi trattamenti previdenziali.

Per fine febbraio sono attese le prime indicazioni anche per evitare ricadute negative a livello costituzionale e per scongiurare collisioni con le misure in cantiere per introdurre elementi di flessibilità sia per chi vuole lasciare in anticipo il lavoro rispetto ai requisiti necessari, sia per le imprese che intendono ringiovanire il proprio personale.

Di nuovo il governo cercherà quindi di intaccare i diritti acquisiti poiché non riesce a fare una vera e propria riforma pensionistica che riesca a garantire eguali diritti a chi ha già maturato la pensione, a chi la maturerà nei prossimi anni e chi ha usufruito di uno scivolo concesso dai precedenti governi? Inoltre come è possibile ridurre l’assegno mensile a chi ha maturato gli anni per andare in pensione quando era vigente come unico sistema il retributivo e non il contributivo? Che scelta aveva il lavoratore? Perché ora deve essere penalizzato perché ha pagato i contributi secondo quanto richiesto dai passati governi? Se i passati governi hanno sbagliato le loro proiezioni perché ora il cittadino deve essere falcidiato? Perché poi il governo si sta accanendo contro i pensionati, mentre non chiede contributi di solidarietà ai lavoratori?

La ciliegina sulla torta: Stop a pensione + stipendio e fondo per il debito

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La ciliegina sulla torta potrebbe arrivare da un emendamento del Pd a firma Castricone-Ginefra che trduce un proposta di legge  del presidente della Commissione Bilancio Francesco Boccia per bloccare coloro che pur essendo andati in pensione usufruiscono di uno stipendio e superino i 50mila euro. In questo caso la pensione sarà “congelata” e convergerà dentro al fondo di ammortamento del debito pubblico.

L’emendamento prevede il divieto ai

‘soggetti che percepiscono redditi da lavoro dipendente o autonomo o connessi con prestazioni di tipo professionale di percepire alcun trattamento pensionistico o indennitario avente natura periodica”.

La sospensione del cumulo stipendio-pensione vale secondo il testo

”per la durata di vigenza dei contratti di lavoro; fino al completamento della prestazione a loro richiesta sulla base di contratti di lavoro autonomo o di collaborazione di qualsiasi natura; per la durata dell’incarico di membro di organi di direzione o di controllo di società di persone, di capitali o cooperative a loro attribuito”.

Le somme che sarebbero dovute essere liquidate durante il periodo di sospensione dei trattamenti, sostiene l’emendamento, ”se poste a carico dell’Inps o di un’amministrazione statale sono conferiti al fondo di ammortamento del debito pubblico”; negli altri casi sono acquisite nel bilancio degli enti erogatori nei casi non ricompresi.

Ma chi ha la consulenza con privati, non c’è il rischio che la somma dovuta per la prestazione  venga erogata in modo poco trasparente? Non c’è forse il rischio che tale emendamento diventi un boomerang contro la lotta all’evasione?

Gli assegni shock dei pensionati!

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E’ l’Inps a rilasciare i dati sugli assegni shock dei pensionati italiani e quelli del bilancio sociale 2012 sono un vero e proprio grido dall’allarme: quasi la metà, cioè il 45,2% degli italiani in pensione non arriva a un reddito di mille euro al mese. Su quasi 7,2 milioni di pensionati, ce ne sono 2,26 milioni, cioè il 14,3% del complesso che non arrivano a 500 euro. Possono invece contare su più di 3.000 euro al mese poco più di 650.000 pensionati. Il 55,3% delle pensionate può contare su meno di 1.000 euro al mese a fronte del 33,6% degli uomini. Nella classe di importo più bassa (fino a 500 euro) ci sono il 17,4% delle donne (1,479 milioni di persone) e appena il 10,7% degli uomini (786.000). Nelle classi di reddito da pensione pari o superiore i 1.500 euro si situa il 20% delle donne a fronte del 41% degli uomini. Sotto il profilo geografico il 48% dei pensionati (7,7 milioni) è al Nord con un reddito pensionistico medio di 1.337 euro al mese. Nel Mezzogiorno risiede il 32% dei pensionati (5 milioni di persone) con un reddito medio mensile di 1.105 euro mentre nel Centro risiede il 20% dei pensionati (3,2 milioni) con un reddito da pensione medio di 1.362 euro.

Il reddito da pensione dei pensionati pubblici nel 2012 era in media di 1.948 euro al mese, superiore di oltre 700 euro rispetto ai 1.223 euro medi portati a casa da coloro che hanno lavorato come dipendenti nel settore privato. Lo si legge nel Bilancio sociale Inps con riferimento ai beneficiari di una sola pensione. La differenza dipende anche dal numero di anni lavorati e si amplia tra le donne con 826 euro medi di pensione per le donne del fondo lavoratori dipendenti e i 1.613 di quelle del settore pubblico. Per artigiani e commercianti il reddito da pensione si ferma in media sotto i 1.000 euro.

Il potere d’acquisto delle famiglie è crollato del 9,4% tra il 2008 e il 2012. Lo si legge nel bilancio sociale Inps presentato oggi secondo il quale solo tra il 2011 e il 2012 il calo è stato del 4,9%. Nel complesso nei quattro anni considerati il reddito disponibile delle famiglie ha perso in media l’1,8% (-2% tra il 2011 e il 2012). -130

Emorragia di dipendenti pubblici nel 2012. Nell’anno, secondo quanto emerge dal bilancio sociale Inps, i lavoratori pubblici sono diminuiti, a causa del blocco del turnover e dei numerosi pensionamenti di 130.000 unità (-4%) passando da 3,23 milioni a 3,1 milioni. Nel 2012 le entrate contributive ex Inpdap sono calate di 4,78 miliardi (-8,2%). I contribuenti del fondo pubblici statali sono diminuiti di 107.012 unità (da 1.780.000 a 1.672.988 con un -6%) mentre quelli del fondo pubblici enti locali sono calati di 25.070 unità (da 1.305.542 a 1.280.472 e un -1,9%). Cresce invece di 1.870 unità il fondo pubblici sanitari e il fondo pubblici ufficiali giudiziari (+721 unità). Le entrate contributive dell’ex Inpdap, si legge nel bilancio sociale Inps, si sono ridotte di 4.781 milioni di euro, dato legato al blocco del turn-over nel pubblico impiego e al rallentamento della dinamica retributiva del settore. Nel 2012 quasi tutte le categorie di lavoratori mostrano una riduzione della consistenza. I lavoratori dipendenti del settore privato si riducono di 48.888 unità (-0,4%); i lavoratori pubblici di 129.515 unità (-4%); i lavoratori autonomi di 13.817 unità (-0,3%) e i parasubordinati di 22.167 unità (-2%). Il blocco del turnover ha accentuato nel pubblico la tendenza che c’è anche nel privato di diminuzione dei dipendenti con meno di 30 anni (-20,1% nel pubblico, -8,7% nel privato) e di progressivamente invecchiamento dei lavoratori. Le variazioni per classe d’età, infatti, sono negativi fino ai 50 anni con una riduzione media del 9,3%. Si rilevano invece incrementi dell’1,4% per i dipendenti tra i 50 e i 60 anni e del 5,9% per quelli oltre i 60 anni.

SPESA AMMORTIZZATORI +19% La spesa per gli ammortizzatori sociali nel 2012 è aumentata del 19% rispetto al 2011 superando quota 22,7 miliardi. Lo si legge nel bilancio sociale Inps. L’Istituto sottolinea che la spesa principale è quella per la disoccupazione con 13,811 miliardi, oltre due miliardi in più rispetto ai 11,684 miliardi spesi nel 2011. L’Inps sottolinea che i 22,7 miliardi (+3,6 miliardi sul 2011) si sono suddivisi in 12,6 miliardi di prestazioni e 10,1 di contributi figurativi. La parte principale ha riguardato la disoccupazione (13,8 miliardi con un +18,2%), mentre per la cassa integrazione sono stati spesi 6,138 miliardi (oltre un miliardo di spesa in più con un +21,8%) e 2,824 miliardi per la mobilità (+17,3%). Il peso maggiore degli ammortizzatori è a carico dello Stato con 14,237 miliardi a fronte dei 8,536 miliardi di contributi da imprese e lavoratori. Il finanziamento della cassa integrazione è stato coperto dallo Stato per il 37,8%, quello della disoccupazione per il 70,1% e quello per la mobilità per il 79%. Nel 2012 oltre 4 milioni di persone hanno usufruito di ammortizzatori sociali. Lo rileva l’Inps nel suo bilancio sociale spiegando che oltre 1,6 milioni di persone hanno usufruito di cig e mobilità a fronte dei 1.250.000 lavoratori nel 2011 (+28,5%) con una permanenza media pro capite in cassa di di due mesi e 2 giorni lavorativi. Nel complesso hanno avuto il sussidio di disoccupazione (ordinaria, agricola e quelle a requisiti ridotti) 2,5 milioni di persone a fronte dei 2,26 milioni dell’anno precedente.

Pensioni ora il mirino si punta sul contributivo e sull’invalidità civile

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L’Inps è un malato grave e l’operazione del risanamento non è procrastinabile, quindi bisogna legare le pensioni al metodo contributivo e poi procedere con la riforma per il riconoscimento dell’invalidità civile, limitando il ricorso a medici esterni convenzionati. La Corte dei conti analizzando il bilancio 2012 ha registrato infatti un disavanzo finanziario e l’aumento del deficit. Ma bisogna colpire davvero i pensionati? Il male sembra essere conseguenza dei più grandi fondi  amministrati, per i quali «appaiono indilazionabili misure di risanamento – che si riconnettono anche al ciclo recessivo oltre che alla incorporata gestione pubblica». La Corte richiama «una attenta e responsabile riflessione sulla perdurante criticità dell’invalidità civile, che ha ampiamente confermato l’improrogabilità di un intervento legislativo volto a completare il trasferimento delle competenze dell’intero procedimento in capo all’INPS, nella constatata inefficacia delle scelte procedurali operate e del massiccio ricorso a medici esterni convenzionati, che mette a rischio le capacità di governo del settore da parte dell’Ente».  Ma probabilmente, come purtroppo sempre avviene, a pagarne le conseguenze saranno proprio gli anziani e gli invalidi.

La Corte conferma «l’esigenza di un costante monitoraggio degli effetti delle riforme del lavoro e della previdenza obbligatoria sulla spesa pensionistica e di una crescente attenzione al profilo dell’adeguatezza delle prestazioni collegate al metodo contributivo e degli eccessivi divari nei trattamenti connessi a quello retributivo, unitamente all’urgenza di rilanciare la previdenza complementare».

Come mettere il bilancio dell’Inps in sicurezza? Il report mette in evidenza che « al contenimento della gravosa perdita economica totale concorre tuttavia il massiccio saldo positivo di esercizio dei “parasubordinati” e quello delle prestazioni temporanee, i cui netti patrimoniali consentono ancora la copertura di quelli negativi delle altre principali gestioni e il mantenimento di un attivo nel bilancio generale, esposto peraltro a rapido azzeramento».

Nel contesto del marcato aumento delle prestazioni, la ripresa del flusso contributivo – alimentata dalla gestione privata e in particolare dal lavoro autonomo e ancor più dai “parasubordinati” – non riesce a ripianare lo squilibrio tra le ambedue essenziali componenti di quasi tutte le gestioni, non sufficientemente bilanciato da apporti statali quantitativamente e qualitativamente adeguati, con conseguente dilatazione dei saldi negativi e dell’indebitamento, aggravati dal fondo di nuova acquisizione dei dipendenti pubblici, in progressivo e crescente dissesto.

I pensionati emigrano!!! Valigie in mano per 400mila

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Non più solo i giovani o i cervelli in fuga, ora a lasciare l’Italia è anche chi ci ha passato una vita, ci ha lavorato e ha cercato di costruire delle sicurezze per quando sarebbe stato anziano. Ora che l’età avanza, molti anziani decidono di andare a vivere all’estero. Da soli o in coppia ormai sono 400.000 gli italiani over 65 che vivono fuori dal nostro paese. La scelta spesso ricade laddove le spese mediche sono basse e il costo della vita è sostenibile. Vanno soprattutto in posti vicini come Spagna, specie Canarie, Slovenia, Malta, Cipro e, di recente, anche Irlanda e Paesi dell’Est. Secondo la Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), che ha presentato i primi dati sul nuovo fenomeno della migrazione sanitaria degli anziani in occasione del Congresso nazionale in corso a Torino, il fenomeno è cresciuto del 20 % negli ultimi 5 anni e interessa soprattutto pensionati che percepiscono meno di 1.000 euro al mese dall’Inps: oltre 270.000 hanno una pensione fra i 650 e i 1.000 euro, poco meno di 130.000 fra i 1.000 e i 1.500 euro.

“I prezzi che salgono, le pensioni risicate e il bisogno di cure mediche che in patria sempre meno a buon mercato spingono tanti a pensare a un’alternativa all’estero, magari in un Paese non troppo lontano o che sia affine all’Italia per cultura – spiega Giuseppe Paolisso, presidente Sigg – In Paesi come Spagna, Slovenia o Malta ci si può permettere un’assistenza sanitaria che in Italia non è più alla portata di molti. Alle Canarie ad esempio, dove vivono circa 20.000 connazionali anziani, le cure mediche sono garantite come nel resto dell’Unione europea e si può stipulare una polizza medica privata con copertura pressoché totale spendendo dai 40 agli 80 euro al mese. Il costo della vita è molto più basso, perché l’Iva è al 4% su tutto, inoltre con i voli low cost figli e nipoti possono arrivare facilmente in visita ai nonni”.

Ma quali sono gli anziani che abbandonano la loro terra? Quelli che vivevano in Lombardia, in Emilia Romagna e in Toscana.  “Il fenomeno appare in continuo aumento: nella sola Lombardia negli ultimi 5 anni gli over 65 che si sono trasferiti a vivere all’estero sono passati da 24.000 a ben 29.000, con un aumento del 20% – dice Paolisso – Il Paese peraltro non sembra in grado di invertire la tendenza offrendo la possibilità di una vecchiaia in serenità agli italiani: l’assistenza pubblica è inadeguata, una famiglia su tre non può più permettersi una badante il costo della vita aumenta e le pensioni restano al palo: in questa situazione chi può scappa altrove, dove può permettersi di invecchiare senza doversi preoccupare continuamente della propria assistenza sanitaria. Attenzione però: non sempre le cure disponibili in alcuni di questi Paesi sono di un livello accettabile. Il rischio di scegliere cure low cost che siano anche di scarsa qualità è dietro l’angolo”, conclude Paolisso.

Gli anziani fanno la valigia… per la stabilità! 

Fassina: “Impegno alla Camera sull’indicizzazione delle pensioni”

fassina-pensioni-tuttacronacaE’ il viceministro all’economia, Stefano Fassina, ad aver riferito nella replica sulla manovra in Senato che le modifiche sull’indicizzazione delle pensioni arriveranno nel passaggio del ddl stabilità alla Camera. “Non siamo riusciti a intervenire per migliorare le indicizzazioni delle pensioni. È un impegno che il governo conferma e che cercheremo di portare avanti alla camera”, ha riferito Fassina.

Ritirato l’emendamento sulle pensioni!

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Nessun contributo di solidarietà se non quello già previsto in precedenza. La commissione bilancio del Senato fa marcia indietro con l’annuncio del presidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini (Ncd). L’emendamento prevedeva, tra l’altro, la rivalutazione fino a 4 volte il trattamento minimo Inps, e il prelievo di solidarietà del 5% sugli assegni d’oro oltre i 90mila euro annui a salire.

Cosa non si fa per una pensione da 1300 euro!

pensione-padre-tuttacronacaHa 40 anni, è originario di Roma ma risiede a Subiaco Giampiero Di Tullio. E ora sarà processato con giudizio immediato. Questo perchè, alla morte del padre, ne ha preso il corpo e l’ha infilato in una breccia nel muro del salotto che poi ha ricoporto. Mentre il corpo dell’anziano era così celato, lui ha continuato a intascare la sua pensione da 1300 euro tutti i mesi. L’uomo ha scampato l’accusa di omicidio volontario perché le perizie hanno stabilito che il padre 85enne, Domenico, è morto per cause naturali. Resta però l’imputazione per soppressione di cadavere e quei 30mila euro sottratti all’Inps che in caso di condanna dovrà rendere.

Così il Messaggero racconta la scoperta

La villetta dei Di Tullio immersa in un uliveto alle porte di Subiaco si era trasformata nella casa degli orrori una mattina di agosto del 2011. Giampiero, al risveglio, aveva trovato il padre morto nel letto. E per lui è stato come precipitare in un tunnel, perché suo padre, il suo unico amico e confidente, se ne era andato per sempre, e poi perché non avrebbe avuto più un soldo in tasca. Così dopo una giornata di smarrimento ha pensato alla terribile soluzione: murare il cadavere in casa e continuare ad andare alla Posta a intascare le mensilità. Ad aprile di quest’anno l’orrida scoperta lo ha fatto finire in carcere. Durante un controllo in cerca di droga i carabinieri di Tivoli e di Subiaco invece di trovare eroina o cocaina avevano trovato, a sorpresa, quel corpo mummificato. Messo alle strette era stato lo stesso Di Tullio a confessare: «Non aprite quella porta, mio padre sta male…O meglio è morto».

Pensionati di serie A e B, fino a 2000 la rivalutazione piena, gli altri lacrime e sangue?

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Aver pagato più contributi allo Stato e aver ricoperto incarichi di responsabilità non viene premiato in Italia, la demagogia e il populismo vince e l’Alf-etta è d’accordo su tagli e contributi per le cosiddette pensioni d’oro e d’argento. Il contributo di solidarietà, su cui vi era stata anche una sentenza della Corte di Cassazione che aveva ripristinato il diritto alla pensione piena, verrà applicato ugualmente. La magistratura ignorata? No, solo aggirata! Si partirà dai 90mila euro annui lordi con una con un contributo del 5%, per chi ha invece una pensione da 21 a trenta volte il minimo cioè circa 193.000 euro lordi l’anno sarà del 10%, dopo di che sarà del 15%”. Chi usa la maschera di Amato, il pensionato più discusso d’Italia per muovere il movimento contro i pensionati che hanno contribuito per anni alla vita del Paese. Chi ha lavorato 40 anni ora si vede decurtato il proprio diritto acquisito. Invece ancora una volta verranno premiati coloro, e non sono pochi come si ritiene, che pur avendo eluso le tasse durante la loro vita, oggi hanno una pensione che sarà anche rivalutata! Come fanno notare i giornali specializzati come il Sole 24 Ore o il Messaggero:

La mossa, oltre che incostituzionale, è anche bassamente demagogica e dimostra che anche Alfano e i suoi si sono piegati al partito dell’odio e dell’invidia.
La foglia di fico è che il prelievo forzoso dalle tasche dei pensionati che hanno pagato di più servirà in minima parte a finanziare  la rivalutazione delle pensioni più basse:
“ Per il 2014 la rivalutazione degli assegni pensionistici sarà al 100% per i trattamenti fino a 4 volte il minimo (1.982 euro al mese). Nel biennio 2015-2016 si ritorna alla formulazione varata dal governo”.
Il Sole 24 Ore precisa:
“La rivalutazione piena (100% dell’inflazione calcolata sul’indice Ipca) delle pensioni sale fino agli assegni pari a quattro volte il minimo Inps, vale a dire 1.924 euro lordi mensili. L’emendamento depositato ieri sera dai due relatori risolve così, con un allargamento della parte bassa della platea dei pensionati, la querelle che s’era aperta subito dopo la presentazione del Dl di stabilità da parte del Governo, con l’esclusione dall’indicizzazione della quota degli assegni superiore a sei volte il minimo.
Il testo originario prevedeva la rivalutazione piena dei trattamenti pensionistici fino a tre volte il minimo (per il 2013 pari a 1.443 euro); limitata al 90% per gli assegni di importo superiore a tre volte ma inferiore o pari a quattro volte; pari al 75% per gli importi superiori a quattro volte ma inferiori o pari a cinque volte il minimo e pari al 50% per le pensioni di importo superiore a 2.405 euro.
“Ora la rivalutazione del 100% sale di un gradino e vale, per il prossimo triennio, anche per gli assegni superiori al minimo fino a quattro volte.
“L’emendamento corregge anche le soglie per il contributo di solidarietà sulle pensioni di importo elevato, prelievo che per altro non garantirà più uno sconto fiscale. Il prelievo del 5% scatterà sulla parte di assegno previdenziale superiore a 14 volte il minimo (6.734 euro lordi mensili, circa 90-91mila euro lordi annui) e fino a 20 volte il minimo (9.620 euro al mese), salirà al 10% per la parte di assegno che eccede tra le venti e le trenta volte il minimo Inps (da 9.620 a 13.949 euro), e arriva al 15% per la parte di pensione che eccede quest’ultima soglia, vale a dire oltre i 14.430 euro lordi mensili.
“Guardando alla classi d’importo delle pensioni pagate lo scorso anno la platea delle pensioni alte toccate dal contributo di solidarietà sale di molto rispetto allo schema che aveva presentato il Governo. Quest’ultimo prevedeva il prelievo del 5% sopra i 150 mila euro lordi annuo, 10% sopra i 200mila euro e 15% per le fasce oltre i 250mila euro. Ora l’asticella scende attorno a quota 90mila euro lordi annui, il che significa che si passa da una platea di 3.675 pensioni vigenti (dati Inps 2012) a 37.703, vale a dire 34.028 assegni in più sui quali si eserciterà il piccolo prelievo di solidarietà da destinare alle gestioni previdenziali obbligatorie. Per memoria vale ricordare che l’anno scorso le pensioni fino a tre volte il minimo Inps erano 19,3 milioni, su un totale di 23,4 milioni di assegni”.
Sul Sole 24 ore si legge anche che:
“tra le novità approvate quella più rilevante, dunque, è la riscrittura della curva Irpef con l’aumento delle detrazioni fino a 35mila euro di reddito. La riduzione della platea, inizialmente fissata dal Governo a 55mila euro di reddito, come ha spiegato la senatrice Ghedini, premia con aumenti fino a 225 euro all’anno le fasce di reddito tra 15mila e 18mila euro. Un mini-taglio al cuneo anche nel commercio: si prevede la riduzione dal 2,44 al 2,40% dell’aliquota sui contributi dovuti dai datori di lavoro per le indennità di malattia. C’è poi il ritocco sulle indicizzazioni delle pensioni e il contributo di solidarietà”.

L’Italia ha bisogno di populismo e demagogia o di lavoro e ripresa?

2 milioni di euro restituiti ai pensionati! A Lucca brindano

pensioni-tuttacronacaDifficile da credere, eppure è tutto reale: 1800 pensionati di Lucca si sono ritrovati una pensione maggiorata di 100 anche 200 in fondo al mese. E come se già questa non fosse stata un’ottima notizia, l’Inps ha depositato in banca, a loro favore, assegni per 20mila euro e più. Un sogno a occhi aperti? I contribuenti, come spiegato da La Nazione il 20 novembre, sono stati “premiati da un accertamento puntiglioso svolto di propria sponte dagli uffici Inca Cgil Lucca, che complessivamente ha restituito loro la bellezza di 2 milioni di euro tondi tondi.” La cifra è stata “tirata fuori dalle pieghe di ogni sentenza, nuova normativa, possibilità di ricongiungimento di periodi in cui la contribuzione è avvenuta per maternità, mobilità in anni lontani, servizio militare. Dettagli tecnici che fanno la differenza. Negli ultimi quattro anni l’Inca Cgil ha passato sotto la lente di ingrandimento la congruità delle pensioni e le sorprese, tutte al positivo, non sono mancate.” Massimo Matteoni, direttore provinciale Inca Cgil, ha confessato: “Non c’è niente da dire, è il lavoro che, come sindacato, dà più soddisfazione. La maggior parte dei pensionati non hanno nemmeno richiesto una verifica, avviata da noi in modo automatico. Semplicemente si sono sentiti raggiungere dalla telefonata che comunicava loro l’aumento della pensione e il rimborso di quanto negli ultimi anni non gli era stato riconosciuto”. E ha quindi aggiunto: “Qualcuno ci ha chiesto se era uno scherzo. Una signora, venuta in ufficio a sincerarsi, si è messa a piangere dalla contentezza. Ad oggi, grazie a questo progetto che da quattro anni ci porta a effettuare un riscontro sulle pensioni, sono stati recuperati 2.004.223 euro di arretrati sulle pensioni e una variazione mensile media permanente di 27,75 euro. Naturalmente, questo dato è solo una media, c’è il pensionato che ha avuto un aumento mensile di 5 euro sulla pensione e la pensionata che ha avuto un aumento permanente mensile di 200 euro”. Ma perchè le pensioni erano sottostimate? “Non dipende da errori dell’Istituto nel liquidare le pensioni, ma dall’emanazione di leggi, circolari e sentenze successive rispetto al momento della liquidazione della pensione. Gli importi vanno dunque globalmente riconsiderati alla luce di nuove disposizioni che possono essere retroattive e portare concreti vantaggi”. Una pensionata di Pisa, appresa la notizia, si è quindi rivolta al patronato lucchese di Inca Cgil. E il risultato la premia: 109 euro in più sulla pensione mensile e 13.069 euro di arretrati.

I problemi dell’Inps: a farne la spesa sono ancora pensioni di precoci e usuranti

pensioni-tuttacronacaPeggiora la situazione per i lavoratori precoci e usuranti. Se già la questione si era aggravata dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero, nuove ombre sono state gettate dopo le ultime novità rese note dall’Inps. Nella recente Legge di Stabilità non c’è alcun accenno al tema mentre s’interviene solo sui blocchi delle rivalutazioni delle pensioni alte nel 2014, per contributi di solidarietà dalle pensioni d’oro e per disposizioni a favore degli esodati. Se quindi già sembrava tramontata ogni speranza di un intervento sulle pensioni di precoci e usuranti, dopo le parole del presidente dell’Ente, Antonio Mastrapasqua, sembra si possa definitivamente archiviare la questione. Lui stesso, infatti, ha fatto  sapere di aver “scritto ai ministri Saccomanni e Giovannini invitando a fare un’attenta riflessione” sul bilancio dell’Istituto che ormai è “un bilancio unico, essendo il disavanzo patrimoniale ed economico qualcosa che, visto dall’esterno, può dare segnale di non totale tranquillità”. Inoltre Mastrapasqua ha spiegato, parlando davanti alla commissione bicamerale sul controllo degli enti previdenziali, che “la genesi della perdita dell’Inps” deriva da “uno squilibrio imputabile essenzialmente al deficit ex Inpdap, alla forte contrazione dei contributi per blocco del turnover del pubblico impiego e al continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali”. Attualmente, infatti, come ricorda anche business online, accorpa anche gli ex Inpdap ed Enpals. Il presidente ha quindi sottolineato che “Bisogna valutare nelle sedi competenti l’opportunità di eventuali interventi normativi, tesi a garantire l’efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico. Il rischio, altrimenti, è un aumento delle passività”.

Non c’è tranquillità e tremano i pensionati dopo le parole dell’Inps!

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Non c’è tranquillità nei conti economici dell’Inps e stavolta a dirlo è il presidente Antonio Mastrapasqua che  conferma le sofferenze dell’Istituto di previdenza dopo l’accorpamento con Inpdap e Enpals. L’accorpamento con Inpdap ed Enpals ha proseguito Mastrapasqua, «ha creato uno squilibrio di bilancio». La perdita dell’Inps è imputabile essenzialmente, riassume ancora il presidente Inps, «al deficit ex Inpdap, alla forte contrazione dei contributi per blocco del turnover del pubblico impiego e al continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali». Una preoccupazione, ha spiegato nel corso di una audizione alla commissione bicamerale di controllo, di cui ha fatto partecipe il governo in una lettera. «Ho scritto sia al ministro Saccomanni che al ministro Giovannini, come fatto con l’esecutivo precedente, invitandolo a fare una riflessione su questo punto essendo il bilancio Inps ormai un bilancio unico ed essendo il disavanzo patrimoniale ed economico una cosa che, vista dall’esterno, nel mondo della previdenza, può dare segnali di non totale tranquillità», ha spiegato alla Commissione parlamentare di controllo sugli enti di previdenza.

Di qui la necessità di rivedere le norme che hanno regolato l’accorpamento dell’Inps con Inpdap ed Enpals. Per Mastrapasqua occorre dunque abbandonare la pratica delle anticipazioni, «di trasferimenti statali non completamente rispondenti ai fabbisogni», e ripristinare una copertura strutturale da parte dello Stato per il pagamento delle pensioni pubbliche. Senza questo intervento normativo si potrebbero «innescare rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività».

Così lo spiega Il Sole 24 Ore:
Ecco perché «sarebbe auspicabile che fosse approfondita e valutata nelle sedi competenti l’opportunità di eventuali interventi normativi, tesi a garantire l’efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico», dice Mastrapasqua, ricordando come all’origine del deficit ex Inpdap vi sia stata la soppressione, con la Finanziaria 2008, della norma in vigore dal 1996 che prevedeva l’apporto dello Stato a favore della gestione ex Inpdap, per garantire il pagamento dei trattamenti pensionistici statali. A fronte di questo, infatti, l’Inpdap ha fatto ricorso all’avanzo di amministrazione per la coperture del relativo deficit finanziario e soprattutto, alle anticipazioni di bilancio. Il rischio, senza un intervento dello Stato, è un «aumento delle passività».

Le Regioni hanno finito i soldi per la Cig, il sistema è al collasso?

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Si sono rotti gli equilibri e ora sembra una grande corsa nel baratro dei conti in rosso. Tutto ha avuto inizio con un gruppo di lavoratori cassaintegrati a Catanzaro che hanno chiesto di vedere un documento: cioè l’attestato che esistono i fondi per pagare gli ammortizzatori sociali. I funzionari prendono tempo e i lavoratori in cassa integrazione bloccano una delle arterie più importanti della città. Ma Anche a Cosenza si sparge la voce e i cassaintegrati salgono sul tetto del palazzo dell’Inps e minacciano suicidi se i sussidi non venissero pagati. il problema di fondo esiste poiché sono circa 20 mila i lavoratori in mobilità o in cassa integrazione che attendono da 9 mesi i sussidi già autorizzati. Ma se il sud piange il nord non ride . Centinaia di migliaia di famiglie sono senza redditi anche se avrebbero diritto alla forma “eccezionale” ( che ormai è divenuta una norma, come succede spesso in Italia) di sussidio. La verità è una: la cassa integrazione è al collasso, le Regioni hanno finito i soldi e sono sempre più le aziende che mettono in mobilità i propri dipendenti. Il sistema non regge più.

Come spiega La Repubblica:

Dal distretto del tessile a Como, al commercio nel Lazio, fino all’edilizia in Campania o in Sicilia, sono probabilmente circa 350 mila i lavoratori che subiscono forti ritardi nel versamento degli ammortizzatori in deroga. La stima è di Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, ma il “probabilmente” su di essa è d’obbligo. Il caos su autorizzazioni, versamenti e fabbisogno finanziario sulla Cig in deroga è tale che né l’Inps (che paga) né il ministero del Lavoro (che regola) hanno il quadro completo della situazione. Non si sa quante persone messe fuori dalle imprese non percepiscono più anche solo i soldi per comprare gli alimenti di base. La sola certezza è che centinaia di migliaia di lavoratori sono lasciati per mesi in un limbo, dopo che era stato garantito loro che potevano contare sugli ammortizzatori sociali. Solo in questi giorni, benché se ne parli da giugno, il governo ha sbloccato 500 milioni per accelerare i pagamenti degli arretrati. Si aggiungono poi 287 milioni dirottati in extremis dai fondi europei per contribuire alla cassa in deroga in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Saranno usati nei prossimi giorni per saldare alcune delle mensilità arretrate. Ma secondo stime (informali) del ministero del Lavoro, solo sul 2013 resta comunque un buco di 330 milioni. In questa fase il costo complessivo della Cig in deroga, secondo stime (ancora una volta, informali) del ministero del Lavoro, è di tre miliardi l’anno. Non è poco, se si considera che viene finanziata dalla fiscalità generale e non dai versamenti delle imprese presso l’Inps. Questo strumento di emergenza era nato con l’inizio della recessione per le esigenze di piccole aziende di ogni tipo: edilizia, artigiani, negozi, studi di notai o di avvocati. Imprese non hanno mai dovuto versare contributi all’Inps per la cassa integrazione. A titolo di confronto, nel 2012 le medie e grandi imprese industriali hanno versato 3,6 miliardi per gli ammortizzatori e hanno usato Cig ordinaria e straordinaria per 5,2 miliardi. Per loro il fabbisogno da coprire è dunque di circa la metà rispetto alle piccole imprese.

Ma non è solo la carenza di risorse a provocare quel dramma sociale silenzioso che è il collasso della Cig in deroga. Non era inevitabile che finisse così. A complicare tutto contribuiscono le scelte delle regioni, le incongruenze legali di questo strumento e l’insistenza dei sindacati a usarlo a dispetto delle disfunzioni che comporta.

[…] Da metà 2012 però i fondi delle regioni sono finiti e lo Stato centrale si è fatto carico della Cig in deroga per intero. Si è giunti dunque a un paradosso: un’amministrazione regionale autorizza una gran quantità di spesa pubblica alla quale deve far fronte un’altra amministrazione. Chi decide, sa che poi non dovrà pagare, magari alzando le imposte sui propri elettori. Non è dunque un caso se questo meccanismo di deresponsabilizzazione ha fatto esplodere il ricorso alla Cig in deroga. Hanno poi contribuito anche i sindacati, che su questo strumento hanno un potere vincolante: gli ammortizzatori non scattano se il sindacato non firma. Qua e là, di rado, ciò ha prodotto richieste di favori e tangenti per dare via libera alla cassa. Casi, sembrerebbe, sporadici. Ma anche agendo nelle regole, i sindacati tendono a prediligere questo strumento perché conferisce loro un ruolo
centrale. Formalmente la cassa integrazione è un reddito transitorio in attesa che la crisi passi e il lavoratore rientri in azienda. Nella pratica, con la Cig in deroga, diventa sempre meno così: il lavoratore non rientra quasi mai. Se i sindacati e le imprese accettassero la realtà del licenziamento, chi perde il posto avrebbe almeno diritto al sussidio di disoccupazione per 12 o 18 mesi: quello sarebbe sicuro e puntuale, perché coperto da automatismi di legge. Invece si preferisce continuare a fingere che certi posti non siano persi per sempre, a costo di lasciare gli addetti senza ammortizzatori sociali per mesi.

C’è anche un sasso nel caso Yara

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Un sasso e nuove speranze per trovare l’assassino di Yara Gambirasio. Quel sasso trovato a 300 metri dal punto dove il 26 febbraio 2011 è stato trovato il corpo senza vita di Yara Gambirasio presenta  tre macchie, una più grande e due più piccole. Le macchie sono ritenute “sospette”, anche se non si è certi che quelle macchie siano di sangue. Al momento si preferisce la prudenza e si afferma che quelle macchie “potrebbero essere qualunque cosa”. I prelievi sono già stati e fatti e inviati ai Ris di Parma che dovranno analizzarlo.  Intanto si apprende anche dalla trasmissione “Quarto Grado” che gli occhi dell’assassino del killer di Yara Gambirasio sarebbero di colore castano.

Yara: 700 nuovi prelievi di Dna alla ricerca della madre dell’Ignoto 1

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Dopo aver escluso la pista francese del pedofilo ossessionato dalla ragazzina di Brembate, la polizia scientifica si concentra concentra su 700 donne bergamasche che hanno soggiornato almeno una volta a Salice Terme. La lista delle donne è stata ricavata prendendo i nomi di coloro che negli anni ’60 si sono sottoposte a cure termali in corrispondenza dei soggiorni di Guerinoni. Le donne saranno convocate per il test e per scoprire se una di loro può essere la madre dell’assassinio di Yara. nuovi controlli, nuove speranze per un’indagine che sembra infinita e che per il momento non ha ancora portato i risultati sperati.

Attenzione alla pensione: l’Inps è in grado di chiedervi indietro un centesimo!

emilio-casali-tuttacronacaIl Resto del Carlino riporta una notizia che ha dell’incredibile: l’85enne Emilio Casali, pensionato titolare dell’omonima boutique in viale Dante a Riccione, ha ricevuto una raccomandata dall’Inps con tanto di bollettino allegato. L’agenzia chiede che sia restituito quello 0.01 euro di pensione percepita in più del dovuto dal 1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2000. Come riporta la lettera, la richiesta di restituzione è motivata con il fatto che in quei cinque anni “sono state corrisposte quote di pensione non spettanti, in quanto l’ammontare dei redditi personali è superiore ai limiti previsti dalla legge”. Ora il pensionato ha tempo fino al 14 novembre per “saldare il debito”. Ha raccontato l’uomo: “Non volevo credere ai miei occhi. Non riuscivo a capire, mi sembrava assurdo. E poi quella cifra, 0,01 euro percepiti in cinque anni. Per un attimo ho pensato che ci fosse dietro dell’altro”. Ma l’Inps si è anche premurato di sottolineare che c’è “la possibilità di rateizzare il rimborso”. Sempre nella missiva, si legge che “nel caso volesse impugnare il provvedimento, potrà presentare un ricorso esclusivamente online, entro 90 giorni dalla comunicazione”. E ancora, in assenza della risposta, a tre mesi dalla presentazione del ricorso amministrativo “potrà proporre un’azione giudiziaria da notificare direttamente all’Inps”. Claudio Casali,  il figlio, non riesce a capacitarsene: “Al momento non paghiamo, stiamo a vedere cosa succederà dopo la scadenza, ossia il 14 novembre, poi decideremo il da farsi, magari sceglieremo di rateizzare l’importo. Se incorriamo negli interessi di mora vedremo come faranno a calcolarli”. E continua: “Quello che è successo a mio padre è un’assurdità. Mi chiedo se l’Italia può essere considerata un Paese con un futuro, se spende 5 euro per la raccomandata, più i soldi della carta e quelli per l’impostazione della pratica che ha impegnato i dipendenti. Euro che si aggiungo a quelli che spenderemo per recarci in posta e per pagare le tasse del bollettino. Tutto questo per incassare un centesimo! Per assurdo se l’Inps volesse proprio incassare questa poderosa cifra avrebbe potuto farlo trattenendola dall’erogazione della stessa pensione”.

Quando scatta il prelievo sulle pensioni d’oro?

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L’interrogativo c’è: oltre i 150 o i 300 mila euro scatterà il prelievo per le pensioni d’oro? Tutto sarà deciso in Parlamento per il momento c’è solo un elastico che si tende pronto a scagliarsi contro un diritto acquisito. Intanto però i media fanno varie ipotesi. C’è chi ritenga che alla fine ci sarà un prelievo progressivo che partirà da un 5% se si supereranno i 150mila euro annui, per poi salire al 10% se si toccheranno i 200mila euro fino a raggiungere la vetta del 15% per le pensioni che supereranno i 250mila euro, e c’è chi invece già sostiene che quel provvedimento il Parlamento lo cancellerà. L’escamotage però si era trovato per aggirare il divieto della Corte Costituzionale, e facendo passare il tributo come trattenuta Inps si può a questo punto immettere, cambiando nome (come sempre avviene in Italia) il principio che già era stato bocciato. Si perderà davvero la “ghiotta” l’occasione di mirare a un po’ di sano populismo nell’ottica anche di avere qualche voto in più se davvero ci sarà la crisi di governo che molti intravvedono all’orizzonte?

 

Il Dna scagiona il pedofilo 50enne: non è il killer di Yara

yara_gambirasio-tuttacronacaSi era aperta una nuova pista per quel che riguarda la morte di Yara Gambirasio e che conduceva a un certo Lorenzo B. un pedofilo 50enne nato a Padova e che attualmente si trova in un carcere francese, a Bourges. Ma gli esami del Dna, come ha anticipato la trasmissione Quarto Grado, hanno dato esito negativo e quindi l’uomo, che era finito tra i sospettati in quanto nutriva una passione per la ginnastica artistica e una vera ossessione per la ragazzina di Brembate, non sarebbe il suo killer.

Pensioni agli immigrati… per gli italiani c’è tempo!

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Perché non dare la pensione agli immigrati che tornano nei loro Paesi d’origine? Questa è la proposta del ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge che spera anche di combattere in questo modo il lavoro nero.

“Se un migrante quando torna nel suo Paese sa che può usufruire della pensione, non ha interesse a lavorare in nero, quindi è anche un modo per combattere l’illegalità”.

E poi la Kyenge ha aggiunto ”Con l’Inps e con il ministero degli Esteri stiamo studiando la possibilità di recuperare, da parte degli immigrati che tornano nel loro Paese d’origine, i contributi versati per la pensione”, ha detto Kyenge.

Secondo il ministro dell’Integrazione questi accordi porterebbero vantaggi anche per l’Italia: “Consentirebbero vantaggi non al solo al migrante, di uscire dall’invisibilità, ma anche allo Stato italiano che beneficerebbe dei contributi versati dai lavoratori stranieri”.

In Italia, secondo la Fondazione Moressa, ci sono 2,3 milioni di lavoratori immigrati (il 10,1% del totale degli occupati), che dichiarano al fisco redditi per 43,6 miliardi di euro (pari al 5,4% del totale dichiarato) e pagano di Irpef 6,5 miliardi di euro (pari al 4,3% del totale dell’imposta netta).

E mentre la legge Fornero inchioda gli italiani, c’è la possibilità per i migranti di tornare al loro paese con la pensione.

Ha “evaso” un centesimo e gli chiedono 155mila euro

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Si può parlare di anomalia o di cartelle “pazze” o dell’ennesimo caso clamoroso che finisce per divenire una notizia allarmante soprattutto se a fronte di una presunta evasione di un centesimo l’Inps chiedere il pagamento di 155mila euro e si rischia anche di bloccare l’attività di una onlus, la Anffas di Ostia, che da vent’anni si occupa della riabilitazione di ragazzi con disabilità intellettiva e/o relazionale. È stato sufficiente quella misera mancanza nel versamento dei contributi del 2009 per far scattare la mega-sanzione e il pignoramento per un totale di 155mila euro nei confronti dell’associazione. Più o meno la stessa somma che sarebbe servita affinché la onlus potesse ristrutturare un immobile confiscato alla mafia e donato dal Comune di Roma per i meriti e i valori espressi dall’associazione. Già nel 2011 l’Anffas era caduta nel mirino del fisco con una cartella misteriosa da 300mila euro, ma il Tribunale di Roma, in seguito ad accertamenti, aveva annullato il provvedimento, ma a distanza di 2 anni arriva una nuova cartella esattoriale che rischia di mettere in ginocchio l’intera onlus, anche perché ora è stato anche emesso il Durc negativo – cioè il Documento unico di regolarità contributiva, il certificato che attesta il rispetto degli obblighi di legge – che blocca automaticamente l’affidamento e il rinnovo di contratti pubblici di servizi di assistenza socio-sanitari, paralizzando l’attività dell’associazione.

Le strane ossessioni di Lorenzo B e il caso Yara

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La nuova pista che si apre su Yara Gambirasio viene riportata dal quotidiano Giallo che in un’intervista alla madre di una coetanea di Yara, racconta che la figlia è stata molestata attraverso internet da un pedofilo 50enne, un certo Lorenzo B.

L’uomo attualmente si trova in carcere in Francia, ma ci sono varie coincidenze che vengono riportate anche dal TgCom, oltre che dallo stesso settimanale:

  • Prima coincidenza: Lorenzo B. è appassionato di ginnastica ritmica, praticata durante l’adolescenza a Chiasso
  • Seconda coincidenza: nell’inverno del 2010, riferisce il settimanale di cronaca nera, il 50enne “cercava a tutti i costi di mettere le mani su qualche bambina di Bergamo”.
  • Terza coincidenza: l’ossessione per Yara Gambirasio. Nel 2012 Lorenzo B. ha clonato il profilo Facebook di Laura e ”scriveva frasi d’amore, diceva di conoscere Yara, di sapere chi è il suo assassino”.
  • Quarta coincidenza, una poesia scritta da Lorenzo B., “Incubo”: “Anche stanotte sei tornata… Ti ho vista… Ti ho sentita. Quel freddo tutto attorno… E c’eri tu. E poi le grida, il tuo pianto. L’orrore. E poi.. Buio… Solo buio freddo… E silenzio. Ormai ogni notte è così. Ho paura di dormire, ho paura di sognare. Di rivedere, di rivivere, di sentire ancora tutto questo. Cosa posso fare… Cosa devo fare per farti trovare la pace, per cancellare tutta la sofferenza che hai dovuto subire… Per far tacere tutto questo gelido silenzio… Sto male…”
  • Quinta coincidenza: dall’esame del Dna “risulta che l’assassino di Yara Gambirasio sia il figlio illegittimo del signor Giuseppe Guerinoni, deceduto nel 1999. Un uomo sulla cinquantina adottato. Così come adottato sarebbe Lorenzo”.

Inps batte cassa con i pensionati… anche a distanza di decenni

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Pensionati bersagliati dalle richieste dell’Inps che chiede rimborsi ai cittadini poiché erroneamente l’ente in passato ha erogato somme non spettanti. Così alcuni anziani si sono visti recapitare il conto di 38 mila euro per una reversibilità errata, 10 mila per una quota pensione stimata superiore al dovuto, 6 mila per un errore del 1980, 4.800 euro per una pensione di invalidità civile considerata “non spettante”. Questi naturalmente sono solo pochi esempi in un caos generalizzato dove oltre 1000 pensionati nell’ultimo anno si sono rivolti spaventati e terrorizzati dalle richieste al patronato Uil per chiedere spiegazioni e sostegno legale. Molte richieste avvengono ormai con ritardi superiori ai 10 anni previsti per  legge e/o con motivazioni non sempre definite. Una situazione paradossale che si sta ripercuotendo a Roma, in maniera massiccia che si sta allargando anche in altre città dove l’Inps continua a inviare raccomandate con richieste davvero “insolite”.

La nuova pista della pedofilia, l’assassino di Yara avrà mai un volto?

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Dopo l’uscita di scena Mohamed Fikri, dopo il Dna prelevato a un intero paese e la recente pista che ha condotto a Salice Terme, ora si inizia a parlare della pedofilia. O meglio di un caso avvenuto ad un’altra ragazzina che abita nella zona bergamasca, pochi giorni prima della scomparsa di Yara. La ragazzina in questione avrebbe denunciato gli abusi subiti da parte di un allenatore di ginnastica, così ora gli investigatori hanno effettuato un confronto fra le tracce di Dna ritrovate sul corpo della ginnasta con quello di 162 uomini accusati di pedofilia e condannati per questo reato, che vivono proprio nella zona in cui viveva l’atleta.  Ora si attendono gli esiti.

 

Noi siamo vivi… ma l’Inps che ne pensa? Il caso della signora Adriana

adriana-proietti-morta-inps-tuttacronacaCi si sveglia la mattina, si trascorre la giornata tra impegni e attività, ci si emoziona, si sente qualche parente o amico, si scambia qualche parola con un passante. Si sa di essere vivi. Poi però capita che arrivi l’Inps a dire che non è così: “Lei, signora, è morta”. E’ accaduto alla 71enne Adriana Proietti, oltre 50 anni trascorsi accanto al marito barista, che è mancato a luglio. Ora lotta per ottenere la pensione di reversibilità. Ma il foglio che ha con sè le sta rovinando la vita: “Domanda di pensione. Il soggetto risulta deceduto. Non è possibile procedere con nuove domande” si legge su un pezzo di carta stampato dal sito dell’Inps. La signora Adriana soffre per la perdita del compagno di una vita: “Romano era l’amore della mia vita” racconta. Lei, che è nonna, ha una grande forza nonostante la morte di quell’uomo che la malattia le ha strappato il 7 luglio. Ma non si dà per vinta e nel piccolo locale del Tuscolano, in via Otricoli, c’è la fila per consolare una donna, vedova, che secondo lo Stato è semplicemente deceduta. C’è chi prova a strapparle un sorriso, ironizzando sulla situazione: “Adriana sei sicura che sei morta? Eppure ti vedo in formissima…”. Eppure l’Inps l’ha cancellata e lei non ha alcun diritto di ottenere la pensione di reversibilità del marito, Romano Castagni, morto a 73 anni. “Ma io sono viva! Viva! Possibile stia succedendo veramente? dopo tutto quello che ho passato con la morte di mio marito, adesso anche questa storia assurda” dice ai microfoni del Messaggero.it. Oltre al dolore della perdita, l’affronto della “mala” burocrazia. Racconta, ancora sconvolta, la donna: “Giovedì sono andata al Caf di via Nocera Umbra per avviare le pratiche per chiedere la pensione di reversibilità l’impiegata attraverso il sito internet dell’Inps ha iniziato la procedura, ma si è dovuta fermare: ‘Signora, lei risulta defunta’ mi ha detto l’impiegata”. Adriana stringe il foglio stampato dal sito internet dell’Inps: è stato inserito il codice fiscale della donna, un codice identificativo unico che non può far incorrere in errori di omonimia. La signora Adriana prosegue: “Proietti è un cognome molto comune, ma il codice fiscale dovrebbe togliere ogni dubbio. Tra l’altro nel paese dove sono nata, Castel di Tora, non ci sono altre signore con il mio nome, nate il mio stesso giorno e anno”. Un errore, quindi, confermato anche dall’impiegata del Caf Acai di via Nocera Umbra 131: “Purtroppo dall’Inps risulta che la signora è deceduta – dice l’impiegata che si è occupata della pratica – abbiamo effettuato la domanda online sul sito dell’Inps e non ci sono dubbi”. Cosa potrebbe essere successo? “Forse uno scambio di persona nel momento dell’inserimento dei dati, anziché inserire il nome del marito, è stato digitato quello della moglie” ipotizza l’impiegata senza però essere sicura di cosa possa essere accaduto. Adriana mostra il certificato di morte inviato all’Inps: “Abbiamo comunicato il decesso di mio maritoe la pensione è stata subito bloccata”. Cosa farà ora Adriana? “Il Caf mi ha detto che devo portare all’Inps il foglio dal quale risulta che sono deceduta. Ci andrò, spiegherò la situazione, gli farò vedere che sono viva”.

Più vicini alla soluzione del caso di Yara?

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Dopo che le ricerche dell’Ignoto 1 si sono spostate in provincia di Pavia e in particolare a Salice Terme, si è aperta una nuova pista e nuove speranze di trovare l’Ignoto 1.

Le forze dell’ordine stanno passando al setaccio i registri degli hotel della zona, ma anche quelli dell’Inps – che pagava le cure – nella speranza di risalire al nome di una donna che, negli stessi periodi in cui era presente l’autista, abbia frequentato Salice.

La prima volta a 62 anni… lei rifiuta!

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“Mi sarebbe piaciuto, se non altro per provare l’emozione della prima volta”, a 62 anni, però Lia Baffetti non l’ha potuta vivere nemmeno questa volta. Lei era designata per essere uno degli 11268 nuovi docenti immessi in ruolo in questi giorni, ma ha dovuto rifiutare.  “Ho dovuto dire di no”, dice Lia. “L’unico istituto che mi proponevano era troppo lontano. Ho rifiutato perché la situazione familiare non me lo permette. Sia chiaro: la mia non è pigrizia, è mancanza di alternativa”. Così anche quest’anno dovrà aspettare il suo turno e attendere la chiamata di qualche scuola vicino a casa. “Come al solito saprò se avrò una cattedra solo a anno scolastico iniziato”, spiega. “Nelle prime settimane di lezioni vengono stabiliti gli organigrammi, si vedono se sono necessarie supplenze o sostituzioni per maternità. Oppure – precisa – bisogna sperare che qualcuno rinunci”.

Eppure fino a qualche mese fa Lia pensava che ormai poteva ambire alla pensione avendo raggiunto i 60 anni e invece quel primo giorno di meritato riposo dopo una vita da precaria glielo aveva strappato la Fornero e la sua legge per il pensionamento. Troppo giovane per l’Inps!

“Non potrò smettere prima dei 65 anni”, conclude, “e magari nel frattempo alzeranno ancora l’età della pensione. Chissà quando sarà il mio turno.”

Truffa all’Inps: Di Biagio rinuncia all’immunità

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Stando agli investigatori, nella presunta maxitruffa all’Inps e al ministero della Giustizia da 22 milioni, sono state arrestate quattro persone. Il senatore di Scelta Civica, Aldo Di Biagio, che per gli inquirenti avrebbe ottenuto poco più di 400mila euro e avrebbe avuto un ruolo “chiave” nel procurare le liste di pensionati esenti dai controlli, è indagato per associazione a delinquere. Il politico ha ora annunciato che rinuncia all’immunità parlamentare e ha quindi ribadito la sua totale estraneità alle accuse rivoltegli.

Truffa all’Inps e al ministero della Giustizia. In manette anche gli avvocati.

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Associazione per delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico e riciclaggio questi sono i reati contestati ai quattro arrestati che questa mattina sono finiti in manette per una megatruffa effettuata ai danni dell’Inps e del ministero della Giustizia. La procura di Roma in un’operazione coordinata da Nello Rossi ha accertato alcuni illeciti che, con ogni probabilità, venivano perpetrati ai danni dell’Ente previdenziale e del ministero da alcuni avvocati, dai collaboratori di studio e, ovviamente, facilitati e resi possibili dai funzionari dell’Ente stesso. Gli arresti sono stati disposti dal gip Paola Della Monica.

L’arresto più eclatante è quello del senatore Aldo Di Biagio (Scelta Civica per l’Italia), per il quale si ipotizza  il reato di associazione per delinquere. Il gip contesta a Di Biagio alcuni assegni circolari per un ammontare pari a  443.589 euro.

“Non ho capito nemmeno io di che cosa si tratta: mi inquisiscono per aver promosso una causa, quindici anni fa, quando ero responsabile del patronato Enas. Io sono sereno, aspetto solo di conoscere i dettagli di questa vicenda”, dice il senatore di Scelta Civica. “La mia attivita’ in Scelta Civica, comunque, non c’entra assolutamente nulla”, ha concluso.

La truffa ammonterebbe a 22 milioni di euro e vedrebbe coinvolti, oltre a Di Biagi, gli avvocati, Nicola Staniscia e Gina Tralicci e un’impiegata dell’Enas in Croazia, Adriana Mezzoli.

Esodati! Partite 25mila lettere Inps di copertura

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104 persone denunciate: assumevano falsi braccianti per truffare l’Inps

Dipendente froda l’Inps: utilizza nomi defunti per ritirare la pensione

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Commercialista truffa l’Inps a Napoli, apriva false posizioni. Sequestrati 2mln di euro

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Crisi e ancora crisi!

INFLAZIONE AL 3% E CARRELLO AL 4,3% RECORD DAL 2008

INPS: RICHIESTE 1,1 MLN DI ORE PER LA CASSA INTEGRAZIONE NEL 2012

SALDI: -8% DI CLIENTI E IL 68,7% SPENDERA’ MENO DI 200 EURO PER GLI ACQUISTI

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Invalido sì, ma solo per la pensione! Falso cieco a Milano

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Diritto al lavoro e alla salute: lavoratori e cittadini a Taranto contro l’Ilva

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Lievita la Cig! 1 mld di ore perse per un totale di 3,8 mld di euro

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“Guerra civile” all’Ilva tra sindacati. La Fiom non firma la Cassa Integrazione

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Ilva: gli impianti di Genova si fermeranno entro 3-4 giorni

Minacce dall’azienda per il rifiuto di dissequestro dei prodotti finiti.

IL RICATTO ILVA CONTINUA!

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Crisi di Natale per 1428 operai dell’Ilva messi in Cig

Prodotti sequestrati e messa in cassa intergrazione per 1428 operai.

BENVENUTI IN ITALIA!

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Novembre di crisi: vola la Cig +5,1

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Dati INPS 2009 – 2011. Crollo degli occupati nelle fasce giovani. – 280.000 pari all’11%

 

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