Non sono gli zuccheri, ma il sale a far ingrassare!

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Secondo una nuova ricerca sarebbero gli adolescenti che mangiano una dieta ricca di sodio a essere più esposti alla tendenza di diventare obesi rispetto a chi invece mangia meno sale.

I ricercatori hanno riscontrato che l’obesità dipenda proprio dal sodio anche perché chi mangia molto salato tende anche a mangiare quantità maggiori di cibo. In America si tende a una dieta che in media contiene tra i 3,300 e i 3,400 milligrammi di sodio al giorno nei bambini che sono simili ai valori degli adulti. Questo è quanto sostiene   il dottor Zhu Haidong che ha condotto lo studio alla  Georgia Regents University ad Augusta. La ricerca ha mostrato quindi come i ragazzi tra i 14 e i 18 anni che consumano cibo con alto contenuto di sodio siano in media più grassi e il fenomeno potrebbe essere spiegato scientificamente, secondo Haidong, facendo riferimento agli studi sugli animali. Infatti essi mostrano come il sale tenda a favorire la crescita di cellule adipose.

Il sale quindi non è solo il responsabile della pressione alta, ma a volte anche dell’obesità e della difficoltà a perdere peso.

 

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Lotta all’obesità negli Usa: le aziende tagliano le calorie dei loro prodotti

obesità-tuttacronacaLe maggiori aziende alimentari americane, tra cui Coca Cola, PepsiCo, Campbell Soup, Kellogs e Kraft Food, si erano impegnate nel 2007 ad abbassare il contenuto calorico dei loro prodotti. E hanno mantenuto la parola data. Anzi, hanno fatto di più. Secondo uno studio condotto dalla Robert Wood Johnson Foundation, infatti, dal 2007 a oggi hanno tagliato un totale di oltre 6.400 miliardi di calorie, per un valore medio di circa 78 calorie in meno al giorno per ogni consumatore. Si tratta di una cifra oltre quattro volte superiore all’importo che le società si erano impegnate a ridurre entro il 2015. La promessa fatta da 16 giganti dell’industria alimentare era infatti quella di arrivare a tagliare 1.000 miliardi di calorie entro il 2012 e 1.500 miliardi entro il 2015. Le aziende coinvolte nel progetto fanno parte di una coalizione di settore chiamata Healthy Weight Commitment Foundation e l’impegno a ridurre le calorie dei prodotti rientra in un accordo con un gruppo di organizzazioni non profit e legato alla campagna della first lady Michelle Obama “Let’s Move” per combattere l’obesità infantile. Attualmente si stima che una persona su tre, a livello mondiale, è in sovrappeso. Questo lascia intuire che in futuro ci sarà un aumento enorme di problematiche legate al sovrappeso, quali attacchi cardiaci, ictus e diabete, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, come Egitto e Messico. Un rapporto dell’Overseas Development Institute, i cui risultati sono stati riportati dalla Bbc, sottolinea che negli ultimi 30 anni c’è stata una ‘esplosione’ dell’obesità: globalmente la percentuale di adulti con un indice di massa corporea superiore a 25 è passata dal 23% del 1980 al 34% del 2008, ed è quasi quadruplicata nei Paesi in via di sviluppo. Secondo la ricerca, il fenimeno è dovuto al cambio di dieta, oltre che al passaggio da un’alimentazione a base di cereali ad una ricca di grassi, zuccheri, oli e prodotti animali. Ma c’è un altro aspetto che va sottolineato: nello stesso arco di tempo la denutrizione ha continuato a rimanere un problema per centinaia di milioni di persone nei Paesi poveri, soprattutto fra i bambini.

E se l’anno prossimo sotto l’albero ci fosse la Barbie XXL?

BARBIE-PLUS-SIZE-tuttacronacaNon è più necessario essere una taglia 36 per sfilare in passerella: lo dimostra il fatto che le modelle “oversize” sono in aumento. Viene quindi da chiedersi perchè non sdoganare anche l’ultima icona della bellezza femminile: la barbie? Ed è proprio questa questione che si sono posti a Plus-Size-Modeling.com su Facebook. Hanno pubblicato quindi la foto di una barbie oversize e chiesto ai commentatori se fosse una buona idea variare il modello delle storiche bambole di plastica con cui le bambine di tutto il mondo crescono. Ma come spiega l’Huffington Post, l’immagine in realtà è presa da una competizione su Worth1000.com, un sito che presenta contest creativi diversi ogni giorno. L’illustrazione della barbie in carne è dell’artista bakalia, wil quale ha vinto il concorso “Feeding Time 9” nel 2011. Nonostante i 35,000 like molti dei commenti hanno fatto notare che se proporre un’immagine alternativa è una giusta idea la barbie dal doppio (anzi triplo) mento è un’esagerazione e invierebbe un messaggio negativo, istigando all’obesità e ad una forma fisica non salutare.

Lotta all’obesità per la salute, negli Usa c’è lo scontrino nutrizionista

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“L‘hamburger che hai ordinato costa 10 dollari e contiene 500 calorie. Se però eviti di metterci la maionese risparmi 10 grammi di grassi”. Questa scritta che compare sugli scontrini di molti ristoranti americani potrebbe salvare la vita di molti cittadini. L’infarto, il colesterolo e la glicemia in Usa infatti sono molto diffusi tra la popolazione e la causa risiede anche nel cibo. Inoltre, con l’avvento dell’amministrazione Obama e l’impegno della first lady, si è dichiarata anche guerra all’obesità, un male spesso legato al consumo di cibo spazzatura. Sugli scontrini è anche possibile trovare la scritta: “taglia le patatine e aggiungi la frutta”.

Certo, il tutto avviene a pasto ordinato e di conseguenza a pancia piena, ma a quanto pare il metodo è efficace perché educa le abitudini dei consumatori per i pasti successivi. L’iniziativa viene premiata dall’Università californiana di Santa Barbara. Secondo una ricerca dell’Università di Santa Barbara nel cliente scatta una sorta di vergogna alla vista del carico calorico dei piatti ordinati e la volta successiva sarà spronato a “ravvedersi”.

Bio e green bombardano il junk food, è guerra alle patatine e ai panini!

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Il biologico e le attività green stanno schiacciando il junk food, quel cibo spesso nocivo e pericoloso che genera obesità nei giovani  e meno giovani. Come si difendono le grandi catene di fast food? Diminuisce la pubblicità in tv ma si annida sui social network e sui siti preferiti dei bambini. Secondo l’Università di Yale, nel 2012 su Facebook  ci sono stati 6 miliardi di banner pubblicitari, ma questo non è l’unico dato perché la pubblicità di panini e patatine impazza anche sugli smartphone e negli  ‘advergames’, ovvero i giochi che promuovono i prodotti.

 

Facebook censura gli artisti, vittima anche Ravelo, fotografo dei bimbi crocefissi

 

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Erik Ravelo, fotografo per Colors e per Fabrica, e autore di una campagna di forte impatto dal titolo Los intocables, dove venivano ritratti alcuni minori crocefissi ai propri carnefici, è stato censurato su Facebook. “Quando l’ho postata mi è arrivata una notifica dal Social network con la quale mi avvisavano che non posso caricare immagini per 7 giorni e che se metto altri contenuti non appropriati mi bloccheranno il profilo”. E qui scatta l’ira di Ravelo  “La mia è una campagna artistica che è diventata virale in rete, fatta senza alcuno sponsor e che ha l’obiettivo di protestare contro la pedofilia. Perché viene censurata, quando su Facebook gira di tutto?”.

Erik Ravelo, per esprimere liberamente la sua arte aveva abbandonato Cuba quando aveva 18 anni, ma ora ci pensano i social network a censurarlo. Il fotografo si è anche chiesto come è “Possibile che non venga compresa la differenza tra contenuti inappropriati  e arte?”

Ravelo non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo a cui sono state o saranno rimosse immagini dichiarate come contenuti inappropriati mentre sono foto artistiche o di protesta.  È successo anche con le il profilo delle Femen ed è capitato anche ad altri artisti. Basta che qualcuno segnali la fotografia e scatta il procedimento. E se il flusso delle immagini è talmente vasto da controllare, è incredibile come iniziative di questo tipo vengano bloccate in rete, dove la libertà di espressione dovrebbe essere tutelata è salvaguardata.

 

La crocefissione degli “innocenti” che sta facendo discutere il web

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Una provocazione shock quella dell’artista Erik Ravelo che ha “crocefisso” i bambini ai loro “carnefici”. Secondo Ravelo i bambini sono vittime di una società consumistica che li schiaccia e li maltratta.  La sua opera dal titolo “Gli intoccabili” raffigura i bambini crocefissi all’obesità, alle armi, ai presti pedofili, al commercio di organi, al nucleare e al turismo sessuale. Le immagini in rete hanno suscitato scalpore e polemiche.

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Salvato dalla pena di morte, muore per l’obesità

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Si chiamava Ronald Post e sette mesi fa era stato graziato perché il suo peso eccessivo non consentiva una pena capitale senza dolore. A 53 anni, l’uomo che pesava oltre 204 kg è morto giovedì mattina nell’ospedale annesso alla prigione dove era detenuto e dove stava scontando l’ergastolo per aver ucciso un’impiegate di un motel nel 1983. Il suo peso eccessivo è stata la principale causa della sua morte. La portavoce del carcere ha detto che il dipartimento di riabilitazione e correzione dell’Ohio aveva classificato la sua morte come «prevista». «Per farla breve – ha continuato – non siamo rimasti sorpresi dalla sua scomparsa».

 

Balliamoci su! Michelle contro l’obesità.

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Non smette di stupire la First Lady americana Michelle Obama: per pubblicizzare la sua campagna ‘Let’s move’ contro l’obesità, la moglie del presidente Usa si e’ esibita in un divertente balletto allo show ‘Late night with Jimmy Fallon’, mimando le mosse di una mamma perfetta. Assieme a lei il conduttore, in abiti femminili. Interpellata poi sul suo futuro, Michelle l’ha buttata sul ridere: manifestando l’intenzione di far concorrenza al suo anfitrione e condurre uno show in tv.

L’ultimo studio sull’obesità!

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In America l’obesità è una piaga sociale, tanto da veder coinvolta la First Lady nella lotta per un’alimentazione sana e biologica. Sul problema, negli anni, si è detto di tutto e il contrario di tutto, come spesso avviene quando non esiste una soluzione unica, ma un dover trovare una specifica risposta a diversi tipi di obesità.    Secondo una ricerca effettuata da un gruppo di nutrizionisti dell’Università dell’Alabama (Usa), e pubblicato sul New England Journal of Medicine, in materia di obesità sono in circolazione molte convinzioni infondate. Appoggiandosi su un’analisi della letteratura scientifica, Krista Casazza e i suoi collaboratori hanno identificato miti, credenze e fatti provati.

I falsi miti sono stati individuati soprattutto la vecchia convinzione che valgono di più piccole perdite di peso progressive piuttosto che un dimagrimento rapido e importante. Un altro mito che sta crollando è quello dell’effetto protettore contro l’obesità dato dall’allattamento materno: 6mila bambini sono stati seguiti per 6 anni, e non è emersa nessuna prova. Infine, è miseramente caduto il mito che un atto sessuale permetta di bruciare da 100 a 300 calorie: i ricercatori hanno scoperto che l’energia dispersa è di circa 14 calorie per un atto sessuale, la cui durata media è di solito 6 minuti, e consuma quanto una camminata di uguale durata.

Non è neanche vero che saltare la prima colazione protegge dall’obesità. Mal riposta anche la fiducia che possa aiutare mangiare più frutta e verdura: la situazione rimane invariata se non si cambiano le altre abitudini alimentari. Infondata anche l’idea sui rischi del cosiddetto effetto yo-yo, cioè che dimagrimenti e ingrassamenti alternati aumentino la mortalità. Ugualmente falso che fare continui spuntini favorisca l’obesità, perché essa dipende non dalle tante volte in cui si mangia, ma da ciò che si mangia. Altro mito da sfatare è che l’esercizio fisico non fa necessariamente perdere peso, però mantiene la buona salute, perciò è raccomandabile.

L‘obesità dipende in gran parte dal profilo genetico, però abitudini alimentari di frugalità servono a controllarla. Se delle strategie alimentari hanno dimostrato una certa efficacia, è importante persistere: la perdita di peso viene mantenuta. Per i bambini in sovrappeso, ha una grande efficacia il coinvolgimento della famiglia e dei genitori. Infine, per pazienti obesi scelti con giudizio, la chirurgia dell’obesità permette una perdita di peso a lungo termine e offre una riduzione del rischio di diabete e della mortalità.

Non è che lo studio mira a far guadagnare soldi ai chirurghi a danno di un regime di vita salutare?

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Mrs Obama e il pulcino gigante!

La First lady Michelle Obama si allea con il popolare uccello gigante della serie televisiva ‘1, Sesame Street’, salito alla ribalta nella campagna elettorale dopo le critiche dell’ex candidato Mitt Romney. L’alleanza per promuovere un’alimentazione sana e l’esercizio fisico si concretizza in alcuni video. In questo sono all’interno della  Casa Bianca mentre mostrano ai bambini come e’ facile mangiare snack sani e come e’ divertente fare esercizio ballando o saltando.

Let’s move!

Michelle Obama va in tour per celebrare il terzo anno della sua campagna ‘Let’s Move’ contro l’obesita’ infantile. La First Lady sara’ in giro per due giorni, dal 27 al 28 febbraio con tappe in Mississippi, Illinois e Missouri per mostrare i progressi fatti tramite la campagna lanciata il 9 febbraio di due anni fa. Dal 2010, grazie alla legge ‘Hunger Free Kids’, 32 milioni di studenti mangiano più frutta, verdura e alimenti a basso contenuto di grassi.

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