Nel 2017 mancheranno 13,721 miliardi di gettito fiscale!

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Brutte notizie nel futuro dell’Italia se non si cambia marcia, soprattutto c’è il rischio che nel 2017 possano mancare  13,721 miliardi di gettito fiscale, come oggi ha riferito la Corte dei Conti:

“la tendenza ad accelerare il gettito presente, anticipando quello futuro, pone in sostanza un problema di tenuta delle entrate a partire dai prossimi anni”. In particolare da acconti di imposta, imposte ad adesione volontaria e aumenti impositivi definiti ma differiti, dovrebbe arrivare nel triennio 2013-2016 un maggior gettito netto (saldo fra maggiori e minori entrate) dell’ordine di 4,2 miliardi, ma comportando “uno sgravio nel triennio successivo”. Sulla Legge di stabilità pesano “limiti” e “incertezze” su “entrambi gli obiettivi assegnati alla politica fiscale”, ovvero di “essere improntata al rispetto dei vincoli di finanza pubblica e, contemporaneamente, al servizio delle esigenze di crescita dell’economia”, afferma ancora la Corte dei Conti, che sottolinea che l’impostazione della legge è “non nuova” e “non sembra in grado di incidere in misura significativa sulle prospettive di crescita, né di garantire un solido e rassicurante profilo di rientro del disavanzo pubblico”. Secondo i magistrati contabili “i risultati che emergono dalle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica per il prossimo triennio non sembrano privi di rischi e giustificano una riflessione sulle scelte finora assunte”. “La stessa osservanza delle regole europee in termini di miglioramento tendenziale dei saldi di bilancio non sembra assicurata”, viene ancora spiegato.

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2.1 miliardi di tasse in più “grazie” alla Legge di Stabilità

legge-stabilità-tuttacronacaE’ stata approvata in via definitiva dal Senato la Legge di Stabilità ma ora, conti alla mano, ci si rende conto che si tratta di una manovra sbilanciata. Lo spiega l’Huffington Post:

Alla fine ci sono 2,1 miliardi di euro di tasse in più. È questo il saldo per il 2014, previsto nella Legge di Stabilità, fra le entrate che vengono aumentate (8,2 miliardi) e quelle che vengono tagliate (6,1 miliardi).

La manovra, approvata in via definitiva dal Senato, è sbilanciata: nel 2014 il 67% delle coperture arriva da maggiori entrate, che scendono al 59% nel 2015 e nel 2016. Il prelievo fiscale e contributivo aumenta di 2,1 miliardi nel 2014, di circa 600 milioni nel 2015 e di 1,9 miliardi nel 2016. Le misure sulla casa comporterebbero una parità di gettito, con minori entrate da 3,7 miliardi di euro derivanti dall’abolizione dell’Imu sulla prima casa compensati dalla introduzione della Tasi. A fornire i calcoli definitivi, al termine dell’iter parlamentare, è il relatore Giorgio Santini (Pd), nel suo intervento in Senato.

Sempre nel 2014 è prevista una variazione netta della spesa con un aumento di 3,6 miliardi, sintesi fra 7,6 miliardi di euro di maggiori spese e 4 miliardi di euro di tagli. Nel biennio successivo la manovra implica una riduzione netta delle spese pari a circa 3,4 miliardi nel 2015 e 5,9 miliardi nel 2016.

La Legge di Stabilità, ha spiegato Santini, vale 14,7 miliardi nel 2014 di cui 12,2 miliardi riconducibili a coperture di misure contenute nel provvedimento e circa 2,5 miliardi di interventi a deficit. Nel 2015 e 2016, invece, l’impatto sull’indebitamento netto è positivo rispettivamente di circa 3,5 e 7,3 miliardi.

“Gli effetti delle misure contenute nel disegno di legge di stabilità, come approvate dalla Camera dei deputati, comportano nel 2014, in termini di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, una correzione netta corrispondente ad un peggioramento di circa 2,5 miliardi, pari a circa lo 0,2% del Pil – afferma Giorgio Santini in Aula al Senato-. Per il biennio successivo le richiamate misure di intervento comportano un miglioramento dell’indebitamento netto della pubblica amministrazione di circa 3,5 miliardi nel 2015 (0,3% del Pil) e di circa 7,3 miliardi nel 2016 (0,4% del Pil). Gli effetti in termini di fabbisogno sono analoghi a quelli sull’indebitamento netto”. Il disegno di legge di stabilità è stimato comportare “effetti sul bilancio dello Stato, cioè in termini di saldo netto da finanziare, pari ad un peggioramento di circa 1,7 miliardi nel 2014, seguito da un miglioramento di circa 13 miliardi nel 2015 e 7,1 miliardi nel 2016. Rispetto al disegno di legge approvato dal Senato in prima lettura, prosegue l’ex sindacalista Cisl, “l’esame da parte della Camera ha determinato un miglioramento dell’indebitamento netto di circa 174 milioni di euro nel 2014 seguito da un peggioramento nel biennio successivo di circa 6 milioni di euro nel 2015 e di circa 20 milioni nel 2016. Gli effetti dell’esame della Camera sul fabbisogno sono identici a quelli sull’indebitamento netto”.

Molte le voci critiche sulla Legge di Stabilità. Significativa, all’interno della maggioranza, la posizione espressa da tre senatrici “renziane”: “abbiamo smesso di credere in Babbo Natale, ma un buon padre di famiglia ed aggiungiamo noi, una buona madre di famiglia, per riprendere la metafora di Letta, deve avere più coraggio e le idee più chiare per sostenere il Paese ad uscire dalla crisi” affermano le senatrici del Pd Laura Cantini, Isabella De Monte e Nadia Ginetti che annunciano un voto favorevole sofferto alla manovra. “Non è la finanziaria di cui il Paese ha bisogno, non c’è una visione unitaria ma tanti micro interventi, alcuni persino molto discutibili inseriti a caso nei tanti provvedimenti che hanno creato un vero e proprio ingorgo parlamentare. Una legge che aumenta il prelievo fiscale e contributivo e che si limita a cambiare il nome di alcune tasse, aumentandone peraltro il carico, come avviene con la Tasi, non è la medicina che serve al Paese”. Sempre dentro la maggioranza, si registra il malumore di Scelta Civica, che vota la fiducia “per senso di responsabilità”, ma “senza alcuna convizione politica”; un vero e proprio ultimatum del gruppo, che chiede che “nel decreto milleproroghe siano eliminate le norme relative in particolare alla stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione e delle società partecipate. Altrimenti valuteremo molto seriamente il nostro ruolo all’interno di questo governo”.

Sarà vietato pagare gli affitti in contanti: l’emendamento alla legge di Stabilità

affitto-locatore-soldi-tuttacronacaNon mancheranno le polemiche per una novità in arrivo con la Legge di Stabilità per un emendamento del Pd approvato dalla commissione Bilancio alla Camera: non sarà più possibile pagare gli affitti in contanti. L’emendamento è stato presentato da Marco Causi, capogruppo Pd in commissione Finanze, Laura Braga, neo responsabile ambiente del partito, e Davide Baruffi, ed ha avuto il parere positivo tanto del relatore, Maino Marchi (Pd), che del Governo. Vi si legge: “I pagamenti riguardanti canoni di locazione di unità abitative fatta eccezione per quelli di alloggi di edilizia residenziale pubblica, devono essere corrisposti obbligatoriamente, quale ne sia l’importo, in forme e modalità che escludendo l’uso del contante e ne assicurino la tracciabilità anche ai fini della asseverazione dei patti contrattuali per l’ottenimento delle agevolazioni e detrazioni fiscali da parte del locatore e del conduttore”.

Cambia la stabilità: cuneo fiscale, Cig e pensioni

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La legge di Stabilità sarà oggetto di modifica in particolare per quanto riguarda cuneo fiscale, pensioni e Cig. Lo annuncia il relatore al provvedimento, Maino Marchi, spiegando che, tra gli altri capitoli, si punterà a intervenire sul patto di stabilità, sull’assetto idrogeologico, ma anche sulla sicurezza e la scuola. Sulle pensioni, nel dettaglio, l’obiettivo è indicizzarle fino a duemila euro, ma tutto “dipenderà dalle risorse”.

Cuneo fiscale annullato!

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Messo, ma anche annullato! La legge di Stabilità aveva introdotto il cuneo fiscale a favore delle imprese con una abbassamento dei premi Inail. Per l’associazione dei commercianti:

“Si tratta di un beneficio che, oltre ad essere già di per sé troppo esiguo, viene anche completamente azzerato per i maggiori versamenti che vengono richiesti in questa fine di 2013 che, di fatto, garantirebbero allo Stato introiti di importo complessivo superiore alla dimensione stessa della riduzione del cuneo fiscale promessa. In pratica, alle imprese viene chiesto di anticipare oggi alle casse pubbliche il beneficio fiscale che riceveranno il prossimo anno”.

Confcommercio in collaborazione con il Cer sottolinea che alcune delle coperture che erano state indicate per l’abolizione della prima rata dell’Imu sull’abitazione principale non sono state in realtà mai conseguite.

Cioè, si è tolta un’imposta (si fa per dire perché in pratica sembra solo aver cambiato nome) senza avere i soldi per farlo e ora per coprire l’ammanco si va a pescare nelle tasche di imprese (con l’aumento degli acconti Ires-Irap) e cittadini-consumatori (con l’aumento delle le accise su gas, energia elettrica e bevande alcoliche come previsto dalla clausola di salvaguardia).

All’appello mancano infatti 600 milioni di gettito che erano attesi dalla sanatoria sulle slot machine e dai maggiori introiti Iva associati allo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione, per 925 milioni.

Insomma secondo quanto riscontrato in questi dati, la Stabilità avrebbe solo fatto un giroconto senza alleggerire le imprese. Conti alla mano il maggior gettito fiscale generato dall’aumento degli acconti di imposta Ires-Irap a carico delle imprese vale 1,147 miliardi, quindi vanifica lo sconto che le imprese dovrebbero avere nel 2014 per il taglio del cuneo, pari a un miliardo.

La Fornero si difende e l’Ocse la boccia… I pensionati in crisi!

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Pensionati al tempo della crisi, ma soprattutto pensionati in crisi! Chi aveva pianificato una vecchiaia tranquilla si è visto strappare via le proprie certezze, ma a dirlo queta volta non sono gli italiani ma l’Ocse che ha lanciato l’allarme sulle pensioni. In particolare l’Ocse ha rilevato come i pensionati italiani siano tra i più tartassati di tasse e, nella media europea, siano tra coloro che hanno assegni decisamente bassi. Così l’Ocse ha lanciato le sue perplessità e bocciato di fatto la riforma Fornero, che la stessa ex ministro qualche giorno fa aveva invece difeso:  “potrà essere un problema per le generazioni future e i lavoratori con carriere intermittenti, lavori precari e mal retribuiti, (questi) sono più vulnerabili al rischio di povertà durante la vecchiaia” e che chiede revisioni sull’introduzione del metodo contributivo e sull’assenza di pensioni sociali.

Ma la Stabilità cosa ha saputo fare per i pensionati?

Svanita  anche la proposta di sostituire la cassa integrazione in deroga andando in pensione a 62 anni, in anticipo rispetto all’attuale soglia dei 66 anni, gli unici interventi sulle pensioni contenuti nella Legge di Stabilità riguardano il contributo sulle pensioni d’oro che, partirà dal 6% per la parte eccedente quattordici volte il trattamento minimo Inps, cioè per gli assegni superiori ai 90.000 l’anno circa, e salirà fino al 18%, per la parte eccedente trenta volte il trattamento minimo Inps, cioè oltre 193.000 euro circa all’anno; e la stretta confermata anche per il prossimo anno per gli importi superiori a sei volte il trattamento minimo (oggi 2.886 euro) poiché i beneficiari non si vedranno attribuire alcun beneficio.

Questa è la riforma pensionistica di cui l’Italia ha bisogno?

 

I finanziamenti pubblici sono incostituzionali: lo dice la Corte dei Conti

Corte-dei-Conti-tuttacronacaIl procuratore del Lazio della Corte dei Conti, Raffaele De Dominicis, che ha sollevato la questione di legittimità davanti alla Consulta, ha sostenuto che le leggi che hanno reintrodotto il finanziamento pubblico dei partiti, a partire dal 1997, sarebbero “incostituzionali” perché “elusive e manipolative del risultato referendario” del 1993. Lo stesso procuratore ha reso noto che la decisione è stata presa nell’ambito dell’indagine istruttoria aperta nei confronti dell’ex amministratore-tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, sotto processo anche penalmente per illecite sottrazioni di denaro pubblico. La procura contabile solleva la questione di legittimità, ricordando che gli elettori in occasione del referendum fornirono “una risposta decisamente negativa in relazione alla persistenza delle erogazioni di contributi statali a beneficio dei partiti politici e dei movimenti e/o gruppi ad essi collegati”. Stando alla procura, le disposizioni posteriori “sono da ritenersi apertamente elusive e manipolative del risultato referendario, e quindi materialmente ripristinatorie di norme abrogate”. Per la Corte dei Conti, quindi, “tutte le disposizioni impugnate, a partire dal 1997 e, via via riprodotte nel 1999, nel 2002, nel 2006 e per ultimo nel 2012, hanno ripristinato i privilegi abrogati col referendum del 1993, facendo ricorso ad artifici semantici, come il rimborso al posto del contributo; gli sgravi fiscali al posto di autentici donativi; così alimentando la sfiducia del cittadino e l’ondata disgregante dell’anti-politica”. Dalla normativa contestata, poi, deriva per il procuratore De Dominicis “la violazione del principio di parità e di eguaglianza tra i partiti e dei cittadini che, per mezzo dei partiti stessi, intendono partecipare alla vita democratica della Nazione. Infatti – argomenta – i rimborsi deducibili dal meccanismo elettorale risultano estesi, dopo il 2006, a tutti e cinque gli anni del mandato parlamentare, in violazione del carattere giuridico delle erogazioni pubbliche, siccome i trasferimenti erariali, a partire dal secondo anno, non solo si palesano come vera e propria spesa indebita, ma assunti in violazione del referendum dell’aprile 1993”. La differenziazione degli importi dei rimborsi dopo il primo anno dalle elezioni, inoltre, “si configura arbitraria e discriminatoria perché consolida la posizione di vantaggio solo di quei partiti che hanno raggiunto la maggioranza politico-parlamentare”.

Ecco tutte le norme della Stabilità che possono riguardare i pensionati

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Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA
N. 1120 Senato della Repubblica
Attesto che il Senato della Repubblica, il 27 novembre 2013,
ha approvato il seguente disegno di legge, d’iniziativa del Governo:

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014)
ARTICOLO 1
COMMI:

A) RIMBORSO DEI TAGLI 2011 e 2012 SULLE PENSIONI SUPERIORI AI 90 MILA EURO LORDI L’ANNO PER EFFETTO DELLA SENTENZA n. 116 DELLA CORTE COSTITUZIONALE

180. Al fine di rimborsare le somme versate all’entrata del bilancio dello Stato ai sensi dell’articolo 18 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale n. 116 del 5 giugno 2013, è istituito un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, con una dotazione di 20 milioni di euro per l’anno 2014 e 60 milioni di euro per l’anno 2015.

B) ULTERIORE BLOCCO DELLA PEREQUAZIONE PER IL TRIENNIO 2014-2016:

322. Per il triennio 2014-2016 la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è riconosciuta:

a) nella misura del 100 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a tre volte il trattamento minimo INPS. Per le pensioni di importo superiore a tre volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dalla presente lettera, l’aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato;

b) nella misura del 90 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi. Per le pensioni di importo superiore a quattro volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dalla presente lettera, l’aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato;

c) nella misura del 75 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi. Per le pensioni di importo superiore a cinque volte il predetto trattamento minimo e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante sulla base di quanto previsto dalla presente lettera, l’aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato;

d) nella misura del 50 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi e, per il solo anno 2014, non è riconosciuta con riferimento alle fasce di importo superiori a sei volte il trattamento minimo INPS. Al comma 236 dell’articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, il primo periodo è soppresso e, al secondo periodo, le parole: «Per le medesime finalità» sono soppresse.

C) ULTERIORE NUOVO TAGLIO DELLE PENSIONI SUPERIORI A 14 VOLTE IL TRATTAMENTO MINIMO L’ANNO PER IL TRIENNIO 2014-2016

325. A decorrere dal 1º gennaio 2014 e per un periodo di tre anni, sugli importi dei trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie complessivamente superiori a quattordici volte il trattamento minimo INPS, è dovuto un contributo di solidarietà a favore delle gestioni previdenziali obbligatorie, pari al 6 per cento della parte eccedente il predetto importo lordo annuo fino all’importo lordo annuo di venti volte il trattamento minimo INPS, nonché pari al 12 per cento per la parte eccedente l’importo lordo annuo di venti volte il trattamento minimo INPS e al 18 per cento per la parte eccedente l’importo lordo annuo di trenta volte il trattamento minimo INPS. Ai fini dell’applicazione della predetta trattenuta è preso a riferimento il trattamento pensionistico complessivo lordo per l’anno considerato. L’INPS, sulla base dei dati che risultano dal casellario centrale dei pensionati, istituito con decreto del Presidente della Repubblica 31 dicembre 1971, n. 1388, è tenuto a fornire a tutti gli enti interessati i necessari elementi per l’effettuazione della trattenuta del contributo di solidarietà, secondo modalità proporzionali ai trattamenti erogati. Le somme trattenute vengono acquisite dalle competenti gestioni previdenziali obbligatorie, anche al fine di concorrere al finanziamento degli interventi di cui al comma 126 del presente articolo.

126. Con effetto sulle pensioni decorrenti dall’anno 2014 il contingente numerico di cui all’articolo 9 del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 22 aprile 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 123 del 28 maggio 2013, attuativo delle disposizioni di cui all’articolo 1, commi 231 e 233, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, con riferimento alla tipologia di lavoratori relativa alla lettera b) del medesimo comma 231 dell’articolo 1 della citata legge n. 228 del 2012 è incrementato di 6.000 unità. Conseguentemente all’articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, sono apportate le seguenti modifiche:
a) al comma 234, le parole: «134 milioni di euro per l’anno 2014, di 135 milioni di euro per l’anno 2015, di 107 milioni di euro per l’anno 2016, di 46 milioni di euro per l’anno 2017, di 30 milioni di euro per l’anno 2018, di 28 milioni di euro per l’anno 2019 e di 10 milioni di euro per l’anno 2020» sono sostituite dalle seguenti: «183 milioni di euro per l’anno 2014, di 197 milioni di euro per l’anno 2015, di 158 milioni di euro per l’anno 2016, di 77 milioni di euro per l’anno 2017, di 53 milioni di euro per l’anno 2018, di 51 milioni di euro per l’anno 2019 e di 18 milioni di euro per l’anno 2020»;
b) al comma 235, le parole: «1.133 milioni di euro per l’anno 2014, a 1.946 milioni di euro per l’anno 2015, a 2.510 milioni di euro per l’anno 2016, a 2.347 milioni di euro per l’anno 2017, a 1.529 milioni di euro per l’anno 2018, a 595 milioni di euro per l’anno 2019 e a 45 milioni di euro per l’anno 2020» sono sostituite dalle seguenti: «1.182 milioni di euro per l’anno 2014, a 2.008 milioni di euro per l’anno 2015, a 2.561 milioni di euro per l’anno 2016, a 2.378 milioni di euro per l’anno 2017, a 1.552 milioni di euro per l’anno 2018, a 618 milioni di euro per l’anno 2019 e a 53 milioni di euro per l’anno 2020».

D) NON PIU’ DOVUTO IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’ SULLE PENSIONI SUPERIORI AI 300 MILA EURO ANNUI

400. Le disposizioni di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, continuano ad applicarsi, in quanto compatibili, dal 1º gennaio 2014 al 31 dicembre 2016. Ai fini della verifica del superamento del limite di 300.000 euro rilevano anche i trattamenti pensionistici di cui al comma 325, fermo restando che su tali trattamenti il contributo di solidarietà di cui al primo periodo non è dovuto.

F) VARIE

323. Con effetto dal 1º gennaio 2014 e con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento a decorrere dalla predetta data:
a) all’articolo 12, comma 7, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, le parole: «90.000 euro» sono sostituite dalle seguenti: «50.000 euro», le parole: «150.000 euro» sono sostituite dalle seguenti: «100.000 euro» e le parole: «60.000 euro» sono sostituite dalle seguenti: «50.000 euro»;
b) all’articolo 3 del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140, e successive modificazioni, al comma 2, primo periodo, le parole: «decorsi sei mesi» sono sostituite dalle seguenti: «decorsi dodici mesi».

324. Resta ferma l’applicazione della disciplina vigente prima della data di entrata in vigore della presente legge per i soggetti che hanno maturato i relativi requisiti entro il 31 dicembre 2013.

326. L’ultimo periodo dell’articolo 1, comma 763, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, si interpreta nel senso che gli atti e le deliberazioni in materia previdenziale adottati dagli enti di cui al medesimo comma 763 ed approvati dai Ministeri vigilanti prima della data di entrata in vigore della legge 27 dicembre 2006, n. 296, si intendono legittimi ed efficaci a condizione che siano finalizzati ad assicurare l’equilibrio finanziario di lungo termine.

528. Per l’anno 2014, per i lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, iscritti alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati, l’aliquota contributiva, di cui all’articolo 1, comma 79, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, è del 27 per cento. Conseguentemente, l’autorizzazione di spesa relativa al Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, è ridotta di 40 milioni di euro per l’anno 2014.

L’unica stabilità che versa quanto tolto negli anni precedenti in base alla sentenza di Cassazione e applica un nuovo taglio che ha le stesse modalità di incostituzionalità già sollevate in precedenza. L’ennesimo aggravio al bilancio dello stato che dovrà ancora una volta restituire tra qualche anno le somme sottratte a coloro che hanno acquisito un diritto a fronte dei contributi versati?

Stretta sulla Cig! La Stabilità leva il sussidio a chi ne ha già beneficiato

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Stretta sulla Cassa Integrazione. La Stabilità taglia il trattamento di mobilità in deroga che sarà concesso per una durata massima di 7 mesi (10 al Sud) a coloro che hanno beneficiato del sussidio per meno di 3 anni e per una durata di 5 mesi (8 al Sud) per chi ha già beneficiato dell’ammortizzatore per più di 3 anni. Per il 2015 e il 2016  non potrà essere concesso a coloro che ne hanno già beneficiato per 3 anni (anche non continuativi).

 

La Stabilità che mina la cultura? Al sud Università ferme

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Una Stabilità che mina la cultura? Poche quest’anno saranno le Università del Sud che riusciranno a restare dentro gli obblighi ministeriali alla voce “spese per il personale”. La nostra istruzione superiore, da sempre un fiore all’occhiello e un vanto internazionale sta attraversando uno dei periodi più bui e così le Università colpite dal decreto Punti organico soprattutto al sud soffrono per il personale. Così saranno 17 Università del Sud a fermarsi e protestare nei prossimi giorni.  Dopo le lettere al ministro dei quattro rettori pugliesi (“un decreto devastante”) e il grido angosciato del presidente della Regione Nichi Vendola (“Gli atenei del Sud si trovano in serissime difficoltà nell’erogazione dei servizi istituzionali”), giovedì molte università non terranno lezioni. C’è un accordo tra diversi rettori, associazioni studentesche come la Link, sindacati come la Cgil scuola: “Blocco della didattica”. E questo nel giorno in cui i diciassette rettori meridionali incontreranno il ministro Maria Chiara Carrozza a Roma.

 

La stabilità che forse rende stabile lo Stato e instabile i cittadini?

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Parole nuove come Iuc o Sia, ma nella sostanza la Legge di Stabilità che avrebbe dovuto portare fuori dal tunnel l’Italia è solo un “tiriamo a campare”. Sicuramente non era facile, troppe famiglie gettate nella povertà dalle politiche dell’austerity e dalla crisi, troppa sfiducia da parte dei cittadini nelle istituzioni e soprattutto nei confronti di una politica sempre più autoreferenziale. Dove sono le novità? Nel reddito minimo garantito? Più una mossa elettorale che un sostegno alla povertà! E come dice Blitz Quotidiano: Chi finanzierà i 7 miliardi? Chi stabilirà i criteri di assegnazione delle risorse senza un’adeguata intermediazione, anche solo conoscitiva delle persone realmente in difficoltà? Non sembra, al momento, che gli enti locali siano preparati ad un’eventualità del genere, anche perché nessuno scommette, visti i precedenti, sulla loro affidabilità contabile.

Di cosa è composta la Stabilità?

– Reddito minimo garantito (sia)- in fase sperimentale arriva lo sia, sostegno per l’inclusione minima. si integrerà il reddito di tutte le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà assoluta, in cambio di un patto di inserimento con i beneficiari. le risorse verranno dal prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro: 6% per la parte eccedente le 14 volte il minimo (90mila euro lordi l’anno), 12% per la parte eccedente le 20 volte il minimo e 18% sulla parte eccedente le 30 volte.

– Casa: via la Trise, arriva la Iuc (imposta unica comunale).

Avrà tre componenti: rimane l’Imu ma non sulla prima casa, ci sarà la Tari sulla raccolta dei rifiuti e la Tasi sui servizi indivisibili. Sarà esentata la prima casa, ad esclusione delle case di lusso e l’aliquota massima sarà del 10,6 per mille. Vengono stanziati 500 milioni di euro in più all’anno a favore dei Comuni (la dote sale a 1,5 miliardi) da destinare alle detrazioni per le famiglie con redditi bassi.

– Sconti imprese: aumenta dal 20 al 30% la deducibilità Imu sui beni d’impresa ai fini Ires e Irpef ma solo per il 2013, con una dote di 200 milioni di euro.

– Contributo pensioni d’oro: il contributo scatterà sui redditi oltre 90mila euro l’anno con un 6% che sale al 12% per redditi oltre 128mila euro fino al 18% per redditi sopra 193mila.

– Reddito minimo inserimento: le risorse derivanti dal prelievo sulle pensioni d’oro finanzieranno la sperimentazione della carta acquisti ma anche, come ha spiegato il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, il reddito minimo d’inserimento in alcune grandi aree metropolitane.

– Cartelle: i contribuenti che hanno ricevuto cartelle esattoriali da Equitalia potranno sanare la loro posizione pagando l’imposta al 100% e le sanzioni ma senza corrispondere gli interessi di mora.

– Cuneo fiscale: riduzione della platea dei destinatari con benefici aumentati fino a un massimo di 225 euro all’anno che si registra nella fascia tra i 15 e i 18mila euro. La norma prevede detrazioni fiscali fino ai 35mila euro.

– Stadi: entra la versione ‘light’ della norma che prevede l’aumento del fondo di garanzia presso l’istituto di credito sportivo per l’ammodernamento degli impianti sportivi gia’ esistenti e non per la costruzione ex novo.

– Cdp per sostegno economia: esteso il perimetro d’azione della Cassa per il credito alle Pmi, anche con garanzia dello Stato. La Cassa potra’ acquistare titoli cartolarizzati delle imprese di ogni dimensione.

– Credito pmi e mutui famiglie: nasce un ‘Sistema di garanzia nazionale’ con un fondo di garanzia per le Pmi, e un fondo per i mutui prima casa delle famiglie e per i lavoratori co.co.pro.

– Sardegna: nel biennio 2014-2015 lo Stato stanziera’ 103,4 milioni per la ricostruzione e la ripresa economica nelle zone interessate dagli eventi alluvionali il commissario delegato potra’ avvalersi dell’Anas per il ripristino della viabilità interrotta o danneggiata.

– Salva-Budelli: la norma consente allo Stato di riacquistare l’isola esercitando il diritto di prelazione e autorizza la spesa di 3 milioni di euro nel 2014.

– Costi standard: monitoraggio e revisione dei costi standard di regioni ed enti locali entro il 2015, incluso il comparto della Sanità.

– Conti correnti: il cliente potrà trasferire a un’altra banca a costo zero, senza spese aggiuntive, i servizi di pagamento connessi al rapporto di conto corrente. L’operazione deve essre perfezionata entro 14 giorni lavorativi dalla richiesta.

– Veicoli sequestrati in vendita: i veicoli sequestrati da oltre 2 anni per violazione al codice della strada saranno messi in vendita o riscattati. Resta il diritto di riscatto del proprietario. I veicoli che non riusciranno a essere venduti saranno rottamati.

– Manager società comunali: basteranno due bilanci in rosso perche’ i manager delle societa’ “partecipate” dai comuni possano essere cacciati “per giusta causa”.

– Calamità naturali: i risparmi derivanti dalla riduzione dei finanziamenti ai partiti andranno alle regioni colpite da calamità naturali. Le risorse dovrebbero ammontare a circa 68 milioni di euro.

– Election Day: dal 2014 le operazioni di votazione in occasione delle consultazioni elettorali o referendarie si svolgono nella sola giornata di domenica, dalle 7 alle 23.

– Autotrasporto: 330 milioni per il settore.

Chi sarà più Stabile con questa Legge di Stabilità? I cittadini o lo Stato o nessuno dei due?

La Stabilità non rispetta l’impegno, nessun risarcimento per la strage di Bologna

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I familiari delle vittime della strage di Bologna dovranno attendere ancora. E’ dal 2 agosto del 1980 che pazientemente aspettano che quelle 85 vite spezzate e quei 200 feriti della bomba alla stazione siano risarciti dallo Stato italiano. Ma nella Stabilità non c’è ombra di tale stanziamento a favore di queste famiglie.

Come riporta La Repubblica:

E dunque “gli impegni presi solennemente a Bologna il 2 agosto ad oggi non sono stati mantenuti”. Lo denunciano il vicepresidente dell’associazione italiana vittime del terrorismo (Aviter), Roberto Della Rocca, e Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna nonchè deputato Pd, non nascondendo un grammo della loro “grande amarezza e profonda delusione”. Non solo. Bolognesi annuncia il suo voto contrario alla Finanziaria se non passerà la questione dei risarcimenti per le vittime del terrorismo: “Non appena la finanziaria arriva alla Camera presenterò un emendamento. Poi,se non me lo votano, io voto contro”. Il parlamentare democratico insiste: “Gli impegni vanno mantenuti, se non lo fanno possono stare a casa. Io lo presento, se me lo respingono non voto la fiducia al provvedimento”. E a domanda: altri sono con lei?, risponde: “Per non creare imbarazzi lo presenterò io solo”.

Le loro sono parole pesantissime: “Se tutto questo dovesse persistere il disprezzo dei familiari delle vittime del terrorismo, nei confronti di questo governo sarebbe totale”. L’esclusione dalla legge di Stabilità è solo l’ultima goccia alla serie di rinvii che si sono susseguiti all’indomani delle cerimonie a Bologna dello scorso 2 Agosto. Quel giorno, il ministro Graziano Delrio disse parole che fecero sperare i parenti delle vittime in una vera svolta alla complicata partita dell’attuazione della legge per i benefici previdenziali e contributivi, oltre che per i risarcimenti.

In Italia il pensionato paga per tutti! Legge di Stabilità o campagna elettorale?

pensioni-d'oro-tuttacronacaIl Senato ha votato la fiducia riguardo la Legge di Stabilità. Tra i provvedimenti della nuova legge si trovano anche il reddito minimo e i tagli alle pensioni d’oro, fortemente collegati tra loro perchè il fondo per il contrasto alla povertà, che andrá a finanziare il reddito minimo garantito, verrà creato, con risorse che arriveranno proprio dalle pensioni d’oro. Il contributo su di queste partirá dal 6% per la parte eccedente quattordici volte il trattamento minimo Inps, (per gli assegni superiori ai 90.000 l’anno circa),  del 12% per le pensioni  oltre i 128.000 Euro  e salirá fino al 18%, per la parte eccedente trenta volte il trattamento minimo Inps (oltre 193.000 euro circa all’anno). In poche parole: il reddito minimo lo paga il pensionato d’oro, ossia chi riceve oltre 4.300 euro al mese. Una discriminazione, visto che il contributo di solidarietà viene imposto solo a loro e quindi sono gli unici bersagli dell’inasprimento fiscale. Nell’affondo, infatti, non sono stati compresi anche i redditi da lavoro. Di questo, se ne occuperà la Corte Costituzionale, che con due sentenze ha già fatto rilevare la sperequazione. Come sottolinea anche Blitz Quotidiano: “Reddito minimo per finta, tanto paga il pensionato d’oro. E’ un testa-coda assistenziale (pensionati d’oro in soccorso degli indigenti non ancora raggiunti dalla carta acquisti) di minima efficacia e bassa realizzabilità quello introdotto dalla Legge di Stabilità. La sperimentazione nelle grandi città del Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) si aggiunge a un altro programma sperimentale (appunto la nuova carta acquisti fino a 400 euro sulla base dell’Isee). Le limitatissime risorse  (40 milioni l’anno per tre anni) per finanziare il test Sia che confluiranno nel Fondo per la lotta alla Povertà, arriveranno dal prelievo supplementare (e ad alto tasso di illegittimità costituzionale) sulle pensioni.” Per quel che riguarda il reddito minimo, l’idea è d’integrare il reddito di tutte le famiglie sotto la soglia di povertà assoluta, in cambio di un patto di inserimento con i beneficiari. Era il 13 giugno 2013 quando il gruppo di studio istituito dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali  presentò il modello che, a regime, dovrebbe costare 7 miliardi per consentire a tutti l’uscita dall’indigenza. La sperimentazione nelle grandi aree metropolitane, secondo questo modello, prevedeva un fondo con dotazione di 400 milioni. Troppi per essere accolti dalla Legge di Stabilità che ora può solo contare sui 120mln  in tre anni tolti ai pensionati…  Meno di quanto la legge ha stanziato per i lavori socialmente utili in Calabria (110 nel biennio 2013-2014). Ma se inizialmente tale finanziamento sarebbe dovuto arrivare innalzando la tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 22%, alla fine si è preferito tassare le pensioni d’oro. Ma considerato che tale misura non è universale, cioè non è destinata a tutti i residenti in età lavorativa che si trovano sotto la soglia di povertà, cosa che avviene invece regolarmente in tutta Europa, le domande sorgono. Come, o meglio chi finanzierà i 7 miliardi? Come stabilire i criteri di assegnazione e riconoscere le persone realmente in difficoltà? Al momento, non sembra che gli enti locali siano pronti per una simile eventualità,  anche perché nessuno scommette, visti i precedenti, sulla loro affidabilità contabile. Guido Gentili, sul Sole 24 Ore, la chiama “zampata equo-distributiva” e sicuramente appare molto più come una strizzata d’occhio elettorale che cerca di accontentare tutti e vuole mostrare che ora  le larghe intese, dopo l’uscita di Forza Italia, mirano un po’ più a sinistra. I politici si sono limitati a spostare soldi  che nulla hanno a che fare con tagli alla politica e stipendi alti. Una “manovra all’italiana” insomma, in un Paese in cui anche le chiavi delle case popolari è più probabile che finiscano in mano ad amici piuttosto che a chi ne ha bisogno…

L’Europa vuole la Stabilità, ma la Germania non ce l’ha

angela-merkel-grande-coalizione

L’Europa chiede la Stabilità, ma la Germania con le elezioni fatte il 22 settembre per diversi mesi non è riuscita a formare la grande coalizione. Ora sembra che un governo potrebbe arrivare entro il 17 dicembre. L’accordo infatti è stato raggiunto tra la Cdu/Csu della cancelliera Angela Merkel e la Spd di Sigmar Gabriel. Lo hanno reso noto il parlamentare conservatore Michael Grosse-Broemer e la premier del land della Saar Annegret Nramp-Karrenbauer su Twitter al termine di una maratona negoziale durata tutta la notte. Ora dovrà essere ratificata dagli oltre 470 mila militanti della Spd che secondo molti osservatori e parte della stampa tedesca potrebbero far saltare tutto.

Come racconta La Repubblica:

I leader dei partiti presenteranno i dettagli dell’accordo in una conferenza stamani, termine ultimo fissato da Merkel per concludere le trattative. Ma per l’annuncio dei nomi dei ministri bisognerà aspettare ancora un paio di settimane.

La cancelliera ha fatto diverse concessioni che potrebbero contribuire a superare lo scetticismo della base socialdemocratica. In primo luogo sul salario minimo che viene fissato a 8,50 euro l’ora a partire dal 2015, anche se stando alle indiscrezioni verrà applicato a tutte le categorie non prima del 2017 e ci sono ancora molti particolari da definire. In ogni caso si tratta di una vittoria per la Spd, che della creazione di questo istituto – una novità assoluta per la Germania – aveva fatto un punto chiave del suo programma elettorale. L’obiettivo è sostenere i redditi da lavoro più bassi e stimolare i consumi interni, come chiesto a Berlino dalla Commissione europea e da diversi governi Ue ma anche dall’Ocse e dal Fmi. Secondo l’osservatorio economico DIW, in Germania 5,6 milioni di persone, pari al 17% dei lavoratori dipendenti, guadagna attualmente meno di 8,50 euro l’ora. I socialdemocratici hanno inoltre ottenuto significativi miglioramenti nel trattamento pensionistico dei lavoratori a più basso reddito e la possibilità di andare in pensione a 63 anni anziché a 67 per chi abbia già 45 anni di contributi.

Legge di Stabilità: il Senato ha votato la fiducia

Legge-di-Stabilità-tuttacronacaIl governo aveva posto la fiducia sulla Legge di Stabilità e il Senato è stato chiamato al voto, che è risultato positivo. I sì hanno superato la maggioranza necessaria, di 154 voti: il governo ne ha infatti incassati 171. I contrari sono stati 135. Hanno votato a favore i gruppi di: Pd, Scelta civica, Nuovo centrodestra, Per le autonomie. Contro: M5s, Sel, Lega, Gal e Forza Italia.

Quanto è in bilico il Governo? lo dirà la legge di Stabilità!

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«La necessità di verificare la sussistenza di una maggioranza a sostegno dell’attuale governo sarà soddisfatta in brevissimo tempo durante la seduta in corso al Senato con la discussione e la votazione sulla già posta questione di fiducia». Lo sottolinea una nota del Quirinale diffusa al termine di un incontro tra Napolitano e Letta.

Instabilità? Di chi poteva essere la colpa? Delle donne!

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Davvero di cattivo gusto la battuta di Gennaro Nocera, consigliere regionale campano del Pdl, durante una trasmissione televisiva locale che ha accusato le donne di creare instabilità politica. “Nel nostro consiglio c’è il record di donne e si fanno prendere dalla stanchezza. Perché sono deboli”.

“In questo consiglio regionale ci sono gruppi di opposizione che praticano l’ostruzionismo per l’ostruzionismo, presentando migliaia di emendamenti sulle leggi”, spiega Nocera che poi espone la sua teoria: “Essendo un Consiglio regionale, forse il primo in Italia per presenza femminile, con quindici consigliere donne, sette solo nel nostro gruppo, si cade sulla stanchezza. E, quindi, qualche volta capita che non abbiamo la maggioranza”.

“Ci sono donne deboli nella maggioranza, allora?” ironizza in studio l’incredulo Antonio Marciano del Partito Democaritco. “Ci sono donne deboli come sono tutte le donne di questo mondo” ribadisce convinto il capogruppo Pdl.

La stabilità di Letta raccoglie critiche nel mondo? “si rischia il cimitero”

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Secondo il Wall Street Journal la stabilità di Letta rischia  di portare l’Italia a una stabilità simile a quella del cimitero. Almeno questa è l’ipotesi ventilata dall’articolo in cui si legge anche che L’Italia “ha fatto più progressi di ogni altro nel ripianare il proprio bilancio” ha bisogno di riforme, che l’attuale governo non riesce a portare avanti perché “appare paralizzato”.

Il Paese si trova di fronte a tre scenari: il primo è quello di un governo “senza catene” in grado di lanciare le riforme; il secondo è che il successo di Matteo Renzi alle primarie del Pd costringa il governo Letta “ad accettare nuove elezioni per arrivare ad un governo di maggioranza” che possa agire con maggiore autonomia; il terzo è che Renzi non riesca a “soppiantare” Letta, che ha “il sostegno parlamentare del proprio partito e del capo dello Stato Giorgio Napolitano“, e che i due vengano trascinati “nella loro amara rivalità” portando a un nuovo stallo politico che ostacoli le riforme”. In questo quadro, scrive il Wsj, “non sorprende che molti italiani temano che la stabilità che offre Letta si scopra essere quella di un cimitero”.

Meno di una settimana fa, il Wall Street Journal aveva duramente criticato l’enorme pressione fiscale italiana a causa della quale la fatidica ripresa diventa una chimera irragiungibile. L’Italia si distingue in Europa per la sua dipendenza dalle tasse sul lavoro, pagate da imprese e dipendenti, per finanziare il sistema pensionistico, scriveva il quotidiano a stelle e strisce, spiegando che “l’esborso per le pensioni di anzianità rappresenta circa il 13% del Pil, ossia un terzo più alto rispetto alla Germania e il doppio rispetto agli Usa, secondo i dati Ocse”. “L’assurdità è che un lavoratore italiano costa più di uno spagnolo ma ha uno stipendio più basso”.

Ecco la fotografia del nostro Paese all’estero? L’Italia è una tomba?

 

Arriva l’ok per Budelli, lo Stato può riacquistarla

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Tramite un emendamento trasversale alla legge di stabilità, forse si riuscirà a salvare l’isola di Budelli. La norma autorizza la spesa di 3 milioni di euro nel 2014. Un banchiere neozelandese l’aveva comprata a un’asta per 2 milioni 940 mila euro ma entro l’8 gennaio lo Stato italiano può ancora esercitare il diritto di prelazione. La proposta di modifica è firmata da senatori di Sel, Pd, Fi e M5S.

L’emendamento che prende tempo… L’Italia tra proroghe e svendite

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Una proroga di un anno della possibilità per i Comuni di utilizzare Equitalia per la riscossione dei tributi locali: è quanto prevede un emendamento alla Legge di Stabilità che sarà presentato a breve in commissione al Senato. Lo riferisce il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanni Legnini.

Saccomanni: la Stabilità non si tocca!

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Non si modificherà. la Stabilità resta com’è? E’ il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni al suo arrivo alla sede del Consiglio europeo per l’Eurogruppo ad affermare:

“Spiegherò bene le misure che abbiamo preso negli ultimi giorni, dal 15 ottobre a oggi sono accadute molte cose come privatizzazioni, spending review e il progetto quote Bankitalia, che secondo noi rispondono a richieste Ue”:

Saccomanni ha poi aggiunto che le misure prese “vanno incontro alle richieste della commissione europea” e ha ricordato il commento del presidente eurogruppo Jeroen Dijsselbloem sull’Italia che ha detto come “non sia stata avanzata nessuna richiesta di modifica dei progetti di bilancio”. L’impegno del ministro è tutto per la riduzione dello “stock del debito e tutto è utile perché una volta che scende, se le politiche sono virtuose, non sale”.

Per quanto riguarda le disposizioni per il rientro dei capitali all’estero, Saccomanni ribadisce che non rappresentano “un condono e neppure uno scudo” spiegando che si tratta di un intervento strutturale perché incide nelle relazioni dello Stato con il contribuente “distinguendo tra il contribuente onesto e collaborativo e il contribuente non collaborativo”.

Chissà se dopo le spiegazioni di Saccomanni non ci saranno più macchie sulla Stabilità italiana?

Berlusconi boccia la Stabilità: “Se non la cambiano non la votiamo”

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I nodi non si sciolgono ma la posizione di Silvio Berlusconi è chiara o la Stabilità cambia o non la voterà, in tal modo automaticamente passerà all’opposizione. La manovra, ha sottolineato l’ex premier secondo quanto riferisce chi era presente, è fatta di troppe tasse: inaccettabile per gli elettori del centrodestra. E non sembra esserci margini di miglioramento visto lo scarso coinvolgimento da parte del governo lamentato dai parlamentari di FI dopo la separazione da Alfano. Sul piano dei numeri non ci sarebbero però problemi per la maggioranza, perché anche se si verificassero incidenti di percorso in quelle commissioni in cui la scissione del Pdl fa prevalere i rappresentanti di FI rispetto a quelli di Ncd, in Aula, dove i governativi prevalgono, si potrebbero rimettere, viene spiegato, a posto le cose. 

 

 

Condacons e i dati drammatici sul 2014

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I dati sono drammatici e la Confcommercio diffonde il calo dei  consumi previsti anche nel 2014. Se le previsioni saranno confermate si tratterebbe del terzo anno di fila in cui si registra un segno negativo e una contrazione della spesa. Secondo le stime la flessione  sarà pari ad un -0,2%. La Condacons lancia l’allarme perché il calo è solo l’ultimo in ordine di tempo e viene dopo i crolli del 2013 (-2,4%) e del 2012 (-4,2%). Persino i consumi alimentari scendono ormai ininterrottamente dal 2007, con percentuali da Terzo Mondo:  -3% nel 2012, -1,8% nel 2011, -0,7% nel 2010, -3,1% nel 2009, -3,3% nel 2008, -1,4% nel 2007 (dati in quantità). Per l’associazione di consumatori un terzo delle famiglie italiane vive orami come nel dopoguerra, ossia alla ricerca di soldi per poter acquistare il cibo ed arrivare a fine mese. Ecco perché la priorità della legge di stabilità dovrebbe essere quella di occuparsi di questi nuovi poveri,  concentrando la riduzione delle tasse sui ceto medio bassi.

 

L’instabilità trasformata in Stabilità. Pagano banche, imprese e agricoltura.

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Dove sono le coperture? Come si riesce a non sforare il 3% e non far pagare l’Imu? Aggravando le banche, le imprese e l’agricoltura, a danno di mutui, prestiti, lavoro e Pil. Non c’è tempo per calibrare la manovra e quindi Letta ha giocato d’anticipo:  “La decisione è stata assunta, gli italiani non pagheranno la seconda e terza rata Imu”. Quindi il totem del centro-destra non si tocca, anche a scapito dei lavoratori e degli agricoltori. L’unico settore quindi che sembrava tirare e potesse essere un’alternativa… si è dissolta! Ecco che arriva l’Imu all’agricol: quindi terreni  e beni agricoli sembra ormai tacito che debbano essere tassati.

Come rileva l’Huffington:

A via XX settembre, l’unica ipotesi che sembra scongiurata sarebbe quella che a crescere possano essere anche gli acconti Irpef dei contribuenti comuni. In questo caso, i cittadini finirebbero per non pagare l’Imu a dicembre, ma si troverebbero quindici giorni prima di fronte a cartelle Irpef più onerose. Una beffa che sarebbe praticamente impossibile far digerire senza conseguenze.

Restano quindi gli acconti Ires e Irap (Il secondo è di fatto agganciato al primo). Qui la questione è particolarmente complessa. Perché l’imposta sui redditi di impresa era già aumentata dal 100 al 101% con il varo del decreto per congelare l’aumento dell’Iva a fine giugno. All’indomani del via libera al provvedimento, peraltro, il capogruppo Pdl aveva tuonato contro la soluzione trovata parlando di “presa in giro” e dicendosi convinto che il Parlamento avrebbe cambiato il testo in sede di conversione. In piena estate, il Parlamento lasciò le cose esattamente così. Con l’acconto Irpef portato al 100% e quello Ires, e Irap al 101%.

Il secondo aumento, si legge nel dossier della Camera che accompagna il provvedimento, vale 267 milioni di euro per l’Ires e 163 per l’Irap.

acconti

Una delle ipotesi più accreditata è quella di far crescere ancora questa percentuale. Di quanto? Dipenderà dalle “scelte politiche” e a quanto si vorrà far pagare le imprese, pensando che ogni punto vale circa 450 milioni di euro. Meno si deciderà si spingere l’accelerazione in questa direzione più si dovrà puntare sulla soluzione ipotizzata in partenza. Far schizzare oltre il 115% il solo acconto riservato alle banche. Insomma, meno pagheranno le imprese, più pagheranno le banche.

 

Quel timido sciopero di 4 ore dei sindacati contro la Stabilità

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Chi si aspettava una mobilitazione di massa, dovrà ricredersi. Nel giorno in cui Bruxelles esamina la Legge di Stabilità italiana, Cgil, Cisl e Uil decidono di indire scioperi territoriali per metà novembre della durata di 4 ore. Quindi nessun movimento unitario come invece sembrava che dovesse esserci, né una serie di scioperi a catena ma solo un “timido” avviso di dissenso contro una “soft” legge finanziaria che ha scontentato quasi tutti senza poter però alzare la voce poiché stavolta le bastonate sono meno evidenti di altre anche se alcuni sentori già ci sono: con la Tasi ci sarà chi pagherà più dell’Imu e inoltre, a lungo andare, i tagli si ripercuoteranno sui cittadini, la ripresa e l’occupazione tarderanno ad arrivare e allora sì che la mobilitazione si farà sentire… ma ci sarà ancora tempo per protestare?

 

“Avanti pancia a terra”, così Letta dopo la pace con Fassina

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“L’incontro è stato positivo. Ora avanti pancia a terra”, secondo fonti di Palazzo Chigi, ha commentato così il premier Enrico Letta le dimissioni scongiurate da parte di Stefano Fassina. Ora il vice ministro seguirà la legge di Stabilità in Parlamento e il confronto con le parti sociali per migliorarla. Letta e Fassina hanno “ragionato su come superare i problemi di collegialità che Fassina ha posto”. Letta ha incontrato il vice ministro a sorpresa il 19 ottobre visto che inizialmente l’incontro era in programma per lunedì. Letta e Fassina, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, “hanno esaminato insieme il complesso della situazione e valutato come gestire ora sia il passaggio della legge di stabilità che il vice ministro seguirà in Parlamento sia il confronto con le parti sociali per migliorarla”. Premier e vice ministro, riferiscono le stesse fonti, “hanno anche ragionato su come superare i problemi di collegialità posti da Fassina”.

Napolitano e la difesa della Stabilità

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La video-intervista di Giorgio Napolitano trasmessa oggi nel corso del convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria, in corso a Napoli, ha toccato i punti salienti della Legge di Stabilità che si appresta ad approdare al Parlamento per l’approvazione. Secondo il Capo dello Stato:

“La questione non è tanto di vedere quanto si sia stanziato o se si dovesse o potesse stanziare di più” che poi ha aggiunto “Il problema è di vedere nell’insieme su quali risorse possiamo contare seriamente senza inventarci delle coperture fasulle”.

Bisogna intendersi sul significato della parola “coraggio”, riflette Napolitano. “È una parola importante che si può prestare a vari usi. Esiste, infatti, anche la categoria del coraggio facile, che può essere usata in maniera molto retorica. Si deve stare attenti al coraggio poco responsabile”.

L’Italia non è pronta quindi per il “coraggio” che implichi  “un po’ di coraggio” ? Va dà sé che in tal caso qualcuno potrebbe pensare   che resta valida ancora una volta  l’equazione “coraggio:irresponsabilità=giovani:emigrazione”… Quando si riuscirà a cambiare la formula?

I governi cambiano, le politiche no! Anche Letta fa un “regalo” alle banche

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I governi cambiano, ma la politica sembra ormai da anni andare in un unica direzione: le banche. E se è giusto rendere sicuro il sistema bancario, appaiono smisurati i “regali” che vengono concessi agli istituti di credito. Così dopo Monti anche Letta “concede” un miliardo alle banche. Il meccanismo lo spiega il Sole 24 ore:

L’impatto si vedrà sul lungo termine, ma le nuove norme sulla deducibilità fiscale di svalutazioni e perdite sui crediti potrebbero consentire alle banche di incrementare i loro utili del 7% del 2014 e del 5% l’anno dopo; in pratica, un miliardo di profitti in più per le prime nove banche italiane in due anni.

La stima è di Mediobanca securities, che ha ragionato sulla base delle bozze del provvedimento, in base alle quali le perdite sui crediti – oggi deducibili in 18 anni sopra una franchigia pari allo 0,3% del totale del portafoglio crediti – potranno essere scaricati in cinque anni. La norma dovrà essere prima ufficializzata e poi passare al vaglio di Camera e Senato, ma i benefici maggiori sembrano destinati alle banche con la situazione più problematica sul fronte dei crediti: è così che secondo gli analisti di Piazzetta Cuccia il maggior impatto potrebbe riguardare Bper e il Creval (+20% dell’utile 2014), mentre per UniCredit (+5%) i benefici sarebbero limitati dal fatto che molte svalutazioni su crediti hanno origine all’estero.

A esercitarsi sul tema ieri, anche gli economisti di Banca Imi, secondo i quali per UniCredit uil beneficio fiscale 2013 sarebbe di 271 milioni (più 236 nel 2014 e 219 nel 2015), per Banca Mps di 101 milioni, per Ubi di 45 milioni, per il Banco Popolare di 48 milioni.

La stabilità che destabilizza il Governo: Fassina pronto alle dimissioni?

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Avrebbe deciso Stefano Fassina! Secondo le indiscrezioni raccolte  dall’Huffington Post in ambienti politici il vice ministro all’Economia, ha già pronte le dimissioni e attenderebbe solo il ritorno di Letta dagli Stati Uniti per presentarle. Alla base della decisione ci sarebbe l’estromissione a cui il vice di Saccomanni sarebbe stato “sottoposto” in occasione dei lavori preparatori per la legge di stabilità.  Provvedimento che, anche in base alle deleghe ricevute, avrebbe dovuto seguire e difendere durante l’iter parlamentare che inizierà in Senato il prossimo 22 ottobre. Del resto Fassina non ha nascosto di non condividere quasi nulla dell’impianto della manovra che Letta e Saccomanni si preparano a firmare. In un durissimo post pubblicato solo ieri proprio su Huffpost, Fassina ha praticamente smontato pezzo per pezzo la legge di stabilità.

La stabilità destabilizza il Governo?

Gli 8 euro salveranno l’Italia?

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Ci sarà in media un aumento di 8 euro al mese nelle buste paga dei lavoratori per il 2014 e ci si domanda se, attendendo i 25 euro (ammesso che siano confermati) nel 2016 davvero questo, insieme alle poche misure per le industrie che hanno già messo sul piede di guerra Confindustria, possa dare la svolta di cui l’Italia ha bisogno per ricominciare a crescere. L’inversione di tendenza c’è stata e questo è un dato positivo, ma purtroppo la crisi economica italiana è profonda… Davvero gli 8 euro in busta paga salveranno l’Italia?

Io vi dico… DIAMO MESSAGGIO DI STABILITA’ – Il Messia B!

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Silvio Berlusconi commenta con un videomessaggio i risultati delle elezioni appena svolte, postando il filmato sulla sua pagina Facebook:  «Nei prossimi giorni dovremmo riflettere sugli scenari politici e sulle proposte per il futuro del Paese. Nessuna forza politica e responsabile può ignorare il valore della governabilità».

«DARE UN MESSAGGIO DI STABILITÀ» «Solo dopo che dal 15 marzo si è insediato il Parlamento e si sono votati i presidenti ci saranno le consultazioni del nuovo governo, sono tempi troppo lunghi per questo vogliamo riformarli. Se un messaggio di stabilità non verrà lanciato prima rischiamo di pagare un prezzo troppo alto». Lo afferma Berlusconi in un video messaggio.

ELETTORI IN CAMPO «Prometto a chi mi ha sostenuto che sarò personalmente e direttamente in campo per far fruttare nell’interese dell’Italia il consenso di cui sono stato destinatario». Silvio Berlusconi assicura che sarà impegnato in prima persona dopo il consenso ottenuto alle politiche.

CAMBIO DI ROTTA «Per quanto mi riguarda farò di tutto per consentire al Paese di cambiare rotta, si deve aprire la fase di alleggerimento fiscale che è l’unica via per ridare respiro alle famiglie, alle imprese e aumentare i consumi, per dare vigore a Italia. Per noi ogni discorso deve partire da qui. Una svolta nella politica economica è un punto irrinunciabile del governo del Paese».

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