Rimborsi d’oro in Sicilia, l’Ue minaccia lo stop ai fondi

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I pensionati d’oro saranno costretti al contributo di solidarietà, ma i rimborsi d’oro ai forestali? Chi ci pensa a tagliare le spese? La minaccia di bloccare i fondi alla Regione Sicilia arriva dall’Ue, che si scaglia contro a quei rimborsi che appaiono davvero troppo eccessivi. Basterebbe la sola voce che fa riferimento alla benzina per gridare allo scandalo. Se i conti riportati dai media infatti sono esatti e non ci sono, al momento, prove per dubitarne sarebbero 20 milioni di euro all’anno stanziati per il carburante. “O tagliate la spesa per i rimborsi chilometrici o niente fondi”, tuona l’Ue davanti alle spese e alle richieste di rimborsi presentate dai dipendenti dell’Azienda foreste.

Sono 15mila i forestali in Sicilia, a cui vanno aggiunti gli operai antincendio per un totale di 26mila addetti, scrive Emanuele Lauria su Repubblica:

“Decenni di politiche clientelari, nell’Isola, hanno allargato gli organici sino a un livello che non teme confronti: in Piemonte, per dire, i forestali sono 406, meno del piccoloComune di Solarino in provincia di Siracusa. E alla fine la cassa della Regione siciliana si è svuotata. Anche perché si scopre ora, con una denuncia dell’assessore alle Risorse Agricole Dario Cartabellotta, che i salari sono stati irrobustiti in virtù di benefici concessiallegramente: basti pensare che, in media, al costo di ogni lavoratore (82 euro) la Regione somma ogni giorno altri 12 euro di rimborsi chilometrici”.

Il governatore siciliano Rosario Crocetta parla di “cattiva organizzazione” e “furbizie”:

“Di “furbizie” parla proprio il governatore Crocetta che ora — davanti al disco rosso alzato da Bruxelles — ha deciso di inserire nella legge finanziaria in discussione all’Ars un taglio agli appannaggi di forestali. Ponendo un limite di 15 chilometri alle trasferte rimborsabili, bloccando il turn-over e i rinnovi contrattuali. I sindacati sono in rivolta e oggi manifesteranno in piazza”.

Anche il Pd si è schierato coi forestali, con il segretario regionale Giuseppe Lupo che ha detto:

“«Se c’è una cattiva organizzazione la responsabilità è del governo. Giusto abolire i privilegi, ma se ci sono diritti contrattuali quelli vanno rispettati. Così dovrebbe ragionare un’amministrazione di sinistra»”.

Una dichiarazione a cui Crocetta ha replicato duramente:

“«Essere di sinistra non significa essere illegali e parassitari»”.

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A Lampedusa arriva Barroso, a 6 giorni dalla tragedia. Video e Foto

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La macchina Europa si muove e a 6 giorni dalla tragedia arrivano a Lampedusa il presidente della Commissione europea Manuel Barroso e il commissario Ue degli Affari Interni Cecilia Malmstrom accompagnato dal premier Enrico Letta e dal vicepremier Angelino Alfano.

Il presidente della Commissione europea ha scritto in un tweet che si trova lì «per onorare le vittime e mostrare solidarietà con azioni concrete»

Ad accoglierli dal sindaco Giusi Nicolini, dal prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino e dal presidente della Regione Rosario Crocetta.

La prima tappa della loro visita è stata l’hangar dell’aeroporto dove sono sistemate le oltre 200 bare delle vittime. Il presidente del Consiglio si è inginocchiato davanti ai feretri bianchi dei bambini che hanno perso la vita nella tragedia, per un minuto di raccoglimento, e, affiancato dal presidente della Commissione Ue e dal ministro dell’Interno, si è nuovamente inginocchiato per deporre un mazzo di fiori sulle prima fila di bare. Finora sono 288 i cadaveri recuperati dai sommozzatori. E le ricerche nel relitto in fondo al mare continuano.

La politica e le istituzioni nazionali e internazionali arrivano sul luogo della tragedia, depongono fiori e pregano, un gesto di vicinanza con la popolazione residente e con i migranti ospitati nell’isola, ma forse le persone non riescono più a sopportare il peso dei morti e le condizioni pessime di vita nei centri di prima accoglienza e così sin dal loro arrivo in aeroporto i manifestanti hanno contestato aspramente le istituzioni e al grido di

«Vergogna! Vergogna!» li hanno invitati ad andare al centro di accoglienza: « Andate a vedere come vive questa gente. Assassini!».

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Intanto il quotidiano International Herald Tribune, edizione internazionale del New York Times, dedica questa mattina ampio spazio alla proposta del commissario Ue gli Affari interni – Cecilia Malmstrom – di lanciare nel Mediterraneo una grande operazione Frontex per il «salvataggio sicuro» di chi si trova in difficoltà in mare. Il giornale pubblica in prima pagina un’immagine a quattro colonne di relitti abbandonati sull’isola di Lampedusa, accompagnata da un lungo articolo nelle pagine di cronaca in cui riporta l’annuncio di Malmstrom, che definisce «uno dei più forti appelli» legati alla tragedia di Lampedusa.

«Abbiamo deciso di riallocare due milioni di euro del nostro budget, dando priorità all’Italia e tagliando altre attività, per estendere l’operazione Hermes fino a novembre. Ma per farlo ci siamo rivoltati le tasche. I nostri fondi per il 2013 ora sono esauriti». Lo ha detto all’Ansa il vicedirettore di Frontex Gill Arias in un’intervista. Secondo il vice-dirigente di Frontex l’operazione Hermes (isole Pelagie) si sarebbe dovuta concludere a fine settembre, ma «si è deciso di estendere, dando priorità, perché abbiamo visto che i barconi continuano ad arrivare».

E dopo novembre che succederà? Si attenderà la prossima tragedia per ritrovare le istituzioni politiche a interrogarsi su quale sia la migliore soluzione per evitare ulteriori vittime? Si piangerà su altre casse bianche? Si darà asilo a tutti i migranti senza avere le risorse per dare un futuro a queste persone? Come possiamo assorbire in Italia questo costante flusso migratorio di cittadini costretti a scappare dalle loro terre a causa delle guerre civili? Quali risorse ha il nostro paese che sta perdendo la più grande compagnia telefonica italiana e l’Alitalia? Chi darà futuro ai migranti, l’Italia in crisi?

Tensione nella giunta Crocetta: gli assessori Pd non si dimettono

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Non si dimettono. Nessuno dei quattro assessori PD del Governo Crocetta si dimetterà, questo è quanto hanno deciso, dopo che il partito durante la direzione regionale, ieri, aveva sancito il ritiro dell’appoggio al Governo siciliano. Dirette le dichiarazioni dell’assessore all’Ambiente Mariella Lo Bello e quella della Formazione Nelli Scilabra. Più articolate le posizioni dell’assessore all’Economia Luca Bianchi e di quello alle Infrastrutture Nino Bartolotta: per loro inizia un periodo di riflessione, ma al momento la sostanza non cambia e restano al loro posto.

“Non sono affezionata alla poltrona ma non mi dimetto”, ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente, Mariella Lo Bello “Noi   –   ha aggiunto   –   ci siamo opposti alle zavorre, come quelle della Formazione. Nel mio assessorato ho trovato una montagna di pratiche non espletate. Abbiamo evaso 300 pratiche al mese. Oggi siamo a 5 mila pratiche aperte più altre mille non aperte, con grande sforzo del personale. La rivoluzione è nata in due notti all’assessorato alla Formazione e una all’Ambiente. Non vogliamo dimetterci perché siamo alla vigilia di una Finanziaria e non possiamo attendere gli strateghi della politica. Non è più tempo per l’equilibrismo. Abbiamo raggiunto un accordo con i forestali senza che scendessero in piazza. Daremo garanzie a questi lavoratori. Mai il presidente Crocetta mi ha chiamato sulle scelte che ho fatto. Completare questo lavoro è un dovere che non vogliamo disattendere”.

“Il Pd ha concordato un programma con Crocetta che riteniamo sia stato rispettato in questi nove mesi”, ha detto l’assessore alla Formazione, Nelli Scilabra, nella conferenza stampa convocata alla Presidenza della Regione. “Le nostre nomine sono state concordate con il Pd”, ha aggiunto Scilabra, che poi ha puntualizzato: “Il governo ha portato avanti politiche importanti, la Finanziaria e poi il lavoro sulla Formazione. Io mi sento offesa dal segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo perché in questi mesi non ho scherzato. Uscire da un governo che abbiamo contribuito a creare non se lo possono permettere. Una decisione del genere meriterebbe un referendum. Noi vogliamo compiere azioni importanti per questa terra. Io lo dico chiaramente, non mi dimetto. Anzi invito il Partito a rivederci e a riaprire il dialogo. Oggi dobbiamo essere più responsabili che mai”.

Le fa eco l’assessore Luca Bianchi. “Anche io rivendico il lavoro fatto in questi mesi. Mi sono occupato di un bilancio e di una Finanziaria difficilissima. Abbiamo portato a casa dei risultati grazie al contributo di tutti. Non so se questo è il miglior governo del secolo, ma neanche i partiti sono i migliori che ci sono in questo secolo. Crocetta è stato una guida disponibile e ci ha sorretti su scelte impopolari. Il gruppo parlamentare del Pd è stato un elemento fondamentale in questi mesi, non dirlo sarebbe disconoscere l’operato del Partito democratico. Io non parteciperò mai a un governo che non ha l’appoggio del Pd. Il tema fondamentale è ricostruire il rapporto tra il Pd e il governo. Il mio ruolo l’ho interpretato con uno spirito di servizio. Mi chiedo se ho ancora la credibilità di andare sui tavoli nazionali a discutere gli interessi della Sicilia. Noi senza partiti che creano consenso intorno al percorso che stiamo facendo non andiamo da nessuna parte. Il problema è costruire un percorso condiviso sia a livello regionale che nazionale. Per senso di responsabilità io aspetto che si ricreino le condizione. Io non faccio passi indietro finché non ho verificato che non ci siano le condizioni. Non è un problema di chi si dimette o no. Ma nel far cadere questo governo tutti devono prendersi le responsabilità, sia il partito che gli altri assessori”. Sulla questione Irpef, ha puntualizzato: “La verità è negli atti. Vi sfido a vedere il ddl, noi dovevamo sbloccare subito le risorse per le imprese mettendo liquidità nel sistema. Nell’attesa che tra settembre e ottobre avremmo potuto avere risorse dal gettito extra del sistema sanitario, c’è stato lo sblocco da parte del ministero dell’Economia di queste somme. Noi non volevamo aumentare le tasse ai siciliani. Ma i debiti si devono pagare”.

L’assessore alle Infrastrutture, Nino Bartolotta, pure lui in quota Pd, non si ritira come avevano chiesto i vertici regionali del partito ma non scioglie la riserva: “Non ho ancora deciso se mi dimetterò o no. Farò nelle prossime ore una valutazione per capire se il mio passo indietro possa o meno aiutare a ricomporre la crisi e la frattura tra il Pd e il presidente Crocetta. È un momento difficile per la Sicilia   –   ha proseguito   –   e oggi un’eventuale crisi, che mi auguro possa essere scongiurata, bloccherebbe il lavoro dell’amministrazione e questo non ce lo possiamo permettere. Invito il Pd   –   ha concluso   –   a sedersi al tavolo delle trattative e mi auguro che il dialogo possa riprendere”.

Il braccio di ferro continua e arriva la secca risposta da segretario del Pd siciliano: “Crocetta e gli assessori in quota Pd che non si sono dimessi come stabilito dalla direzione regionale, sono fuori dal partito” dice Giuseppe Lupo.

Incidente stradale per Crocetta, salvo il Governatore, grave la scorta.

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L’incidente stradale sull’autostrada Siracusa-Catania ha visto coinvolto il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta mentre si recava al congresso provinciale de Il Megafono nel capoluogo etneo. L’incidente sarebbe avvenuto nella zona di Cassibile, nel Siracusano, dove l’auto avrebbe perso il controllo e si sarebbe schiantata contro uno dei piloni di nuova costruzione. Al momento il tratto autostradale è stato chiuso per consentire di svolgere i rilievi da parte delle forze dell’ordine.

Il governatore è rimasto illeso, mentre sono feriti due agenti di Polizia della sua scorta, uno dei quali sembrerebbe gravi condizioni. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco per estrarre  dalle lamiere della macchina incidentata, l’uomo della scorta che viaggiava vicino al conducente.

Annullati tutti gli appuntamenti della festa del Megafono di Catania. L’organizzazione del Megaforum su disposizione del coordinatore provinciale, Giuseppe Caudo, ha deciso di annullare il corso di formazione per gli amministratori del Megafono che si sarebbe dovuto tenere domani mattina, domenica 22 settembre e tutti gli spettacoli del Megaforum.

Crocetta è stato portato nel pronto soccorso dell’ospedale Umberto I di Siracusa per stare vicino ai due agenti di polizia e a un addetto della segreteria rimasti feriti nell’incidente. Il governatore ha anche inviato un breve annuncio da leggere al Megafono e la notizia è stata resa nota in sala.
Nel nosocomio si è recato anche il direttore sanitario della Asp aretusea, Anselmo Madeddu. E’ intervenuto anche Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando con un messaggio: “Sono vicino agli agenti coinvolti nell’incidente di oggi ed esprimo la mia solidarietà al Presidente Crocetta e alla Polizia di Stato. Aspetto con trepidazione notizie sullo stato di salute degli agenti, alcuni dei quali conosco personalmente”.
 Il sindaco di Gela Angelo Fasulo appresa la notizia dell’incidente stradale in cui sono coinvolti gli uomini della scorta del Presidente Crocetta affida a facebook ed a Twitter “un pensiero a loro ed alle loro famiglie ed augurio di pronta guarigione”. “Siamo vicini ai poliziotti della scorta del Presidente. Uomini validi che lavorano h24 spendendosi per lo Stato con alto senso del dovere, auguri per una pronta guarigione”, è invece il messaggio di Alessia Liardi, coordinatore del movimento “Il Megafono” di Gela.
Dichiarazione ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione Gianpiero D’Alia appena appresa la notizia ha commentato così: “Sono vicino agli agenti di scorta rimasti feriti nell’incidente stradale che ha coinvolto anche il Presidente Rosario Crocetta. Condivido l’ansia dei loro familiari e l’attesa di notizie sul loro stato di salute che auspichiamo siano positive”.
Vincenzo Zerbo, 50 anni, sarebbe il più grave tra i tre feriti della scorta presidente della Regione siciliana. Sottoposto a tac, i sanitari gli hanno riscontrato traumi cranico e toracico, con perforazione del polmone. Quando saranno stati completati gli accertamenti verrà ricoverato nella divisione di Rianimazione. I medici si sono riservati la prognosi.

Meno allarmante, anche se pure in questo caso la prognosi è riservata, le condizioni dell’altro agente di scorta, Antonio Grigoli di 41 anni: ha subito una frattura esposta alla caviglia destra e sarà ricoverato in ortopedia. La prognosi potrebbe essere sciolta una volta completati gli accertamenti.

L’addetto al seguito del Governatore, Giuseppe Comandatore, 52 anni, ha invece riportato una serie di forti contusioni. Le sue condizioni non destano particolare apprensione. In ospedale, dove il presidente della Regione si è voluto fermare per stare accanto ai suoi uomini, è giunto anche il sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo.

Nell’indifferenza totale chiude il museo di Antonello da Messina

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Nell’indifferenza totale chiude il museo dove è conservata una delle opere più celebri e ammirate del Rinascimento italiano:  il Ritratto dell’Ignoto Marinaio di Antonello da Messina. Il quadro, conservato al  Museo Mandralisca a Cefalù, è quasi l’apoteosi dell’uomo siciliano. Un’icona di cui non si conosce il committente e che ancora incanta per quel sorriso enigmatico che ne fa uno dei migliori esempi di ritrattistica del pittore siculo. La luce, il richiamo ai modelli fiamminghi, la forte carica psicologica rendono poi l’opera un unicum ( su cui a lungo si è dibattuto che ancora oggi andrebbe approfondito visto che i dubbi permangono e ancora non si è certi che si tratti di un marinaio, ma c’è chi propende per l’ipotesi che si tratti un nobiluomo) che verrà sottratto ai turisti e ai visitatori. E’ stato Vittorio Sgarbi dalle pagine del suo blog a lanciare l’allarme:

“Nell’ignoranza generale, che rappresenta la vera decadenza dell’Italia del nostro tempo, può capitare che un meraviglioso ciclo di affreschi di un grande maestro del ‘400, che prende il nome dal suo paese – maestro di Cercenasco – sia lasciato deperire con infiltrazioni d’acqua e vistosi sollevamenti dell’intonaco, mentre a poche decine di metri si progetta e realizza una rotatoria con una orripilante scultura alta 5 metri, e si affida a un artista alla moda, Paolo Grassino, il disegno dei tombini, delle fogne, con una spesa superiore a quella che occorrerebbe a conservare gli affreschi”.

Lo stesso critico d’arte in un’altra parte del suo articolo denuncia:

“Chiudere un Museo è sempre una sconfitta, ma tanto più lo è se dentro al Museo vi è una delle opere più celebri e ammirate del Rinascimento italiano”

E ancora:

“Quale autorità penserebbe, a Milano, di decidere o di consentire la chiusura del Museo Poldi Pezzoli? Ma in Sicilia questo può accadere, ed è il più evidente segno delle lacerazioni e delle ferite della mafia. A parole si combatte la mafia, intanto si chiude un Museo così straordinario nella bellissima e turistica Cefalù”.

Poi l’attacco di Sgarbi è diretto:

“Ma non si vergogna Crocetta? Ha speso energie per contrastare i radar nelle basi americane per demagogia e retorica ed è stato del tutto sconfitto. Ma non si è preoccupato di fare ciò che la sua coscienza doveva imporgli: fare qualunque cosa per impedire questa serrata che umilia la cultura nei luoghi simbolici, con tutto il parlare che si fa della formazione dei giovani. Ma non importa a nessuno: tutte parole vane. Nessuna idea, nessuna consapevolezza dei valori che s’invocano per puro vaniloquio. Il Museo è ricco di collezioni: oltre alla Pinacoteca, una sezione archeologica, una raccolta malacologica, una collezione di monete e un arredo di mobili e oggetti pregevoli. Il Museo è anche ricercato, nonostante la cattiva politica turistica. Ed è visitato da circa 20 mila persone l’anno. È importante osservare che, nel testamento, il fondatore, il barone Enrico Piraino, nel pieno fervore di ideali risorgimentali, espresse programmaticamente l’intendimento di legare alla città le sue raccolte allo scopo di favorire la formazione di una classe popolare cittadina colta ed evoluta (come nei decenni si è dimostrata la popolazione di Cefalù). Responsabile e cosciente. Era una dimostrazione, anche politica, della posizione del barone Piraino, rispetto alla tradizione aristocratica degli eruditi siciliani. E a tal punto credeva in questi principi, d’aver disposto, a fianco del museo, la creazione di un Liceo e di una scuola serale, mantenuti con i suoi propri beni. Il Museo era quindi, con la biblioteca, il deposito di un sapere, vario ed esemplare, nel quasi totale vuoto d’istituzioni scolastiche a Cefalù e nelle cittadine vicine (con 4 abitanti su 5 analfabeti). Il Liceo Mandralisca fu dunque una emanazione del Museo; e il nesso così forte che le materie d’insegnamento e il personale scolastico erano stati indicati nel testamento del fondatore con grande precisione. Nacque così la «Fondazione scolastica Mandralisca», che adottò i dipinti e gli oggetti della Pinacoteca comunale. Una storia esemplare, consacrata, nella letteratura, da Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia, e da Vincenzo Consolo, con il libro Il sorriso dell’ignoto marinaio ispirato al dipinto di Antonello. Di quella civiltà e di quella cultura, nella coscienza degli attuali amministratori, non rimane più niente. Fumo e falsa lotta alla mafia”.

E proprio sul problema della lotta alla mafia il critico si sofferma:

“In Sicilia occorre inventare il contrasto con le mafie praticandone lo stesso modello d’ignoranza e d’insensibilità, come ha dimostrato, proprio a Cefalù, con inaccettabile retorica Manfredi Borsellino, senza rispettare neppure i nobili insegnamenti e riconoscimenti materni. Con il suo ministro Alfano, ha contrastato la mia presenza a Cefalù. Ne vediamo oggi i risultati e gli imperdonabili errori. Io avevo tentato di riaccendere l’attenzione, nell’indifferenza delle istituzioni, sul Museo Mandralisca, segnalando nel Museo un altro capolavoro: una Vanitas di Angelo Caroselli, originale ed eccentrico pittore caravaggesco. Tutto inutile e cieca indifferenza da parte della Regione. Il presidente Crocetta non sente la responsabilità del Museo Mandralisca, con la sua eredità culturale e morale, ma si sente minacciato dalle proteste dei rappresentati del Movimento Cinque Stelle. E l’uno e gli altri conoscono soltanto la retorica e non hanno nessun interesse e sensibilità per una così grave umiliazione per la città di Cefalù. Vivono, l’uno e gli altri, di retorica. Parlano per astrazioni, non hanno coscienza dei valori”.

E poi naturalmente lo sguardo si amplia a livello internazionale:

“Crocetta non si rende conto che, come lo stato di Pompei, la notizia della chiusura del Museo Mandralisca e della sottrazione di Antonello, indignerà il mondo, se questa notizia uscirà dai confini delle cronache locali e nazionali. Provvederò a trasmetterla oltre che all’Ansa, alla Reuters e alla Bbc. E se Crocetta non avrà capito, perso nei fumi dei suoi stereotipi, rischierà di cadere, non per i radar delle basi americane, non per le contestazioni del Muos, ma per non aver garantito la dignità e l’apertura del Museo Mandralisca. Suo primo e trascurato dovere”.

Si teme per il mare e le spiagge a Gela: sversamento di petrolio

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E’ scattato l’allarme ambientale oggi a Gela, in sicilia, a causa di una consistente perdita di petrolio da una tubazione dell’impianto Topping, nella raffineria Eni. Il greggio, dopo essersi riversato sul canale di scarico dell’acqua marina usata per il raffreddamento di talune apparecchiature della fabbrica, ha raggiunto la foce del fiume Gela. Ora il timore è che vengano inquinati il mare e la spiaggia a est della città Già mobilitate le imbarcazioni antinquinamento da parte della Capitaneria di porto e si è provveduto distendere le panne galleggianti per impedire al petrolio di espandersi nelle acque attorno alla foce del fiume mentre le idrovore tentano il recupero a bordo dei natanti appositamente attrezzati. La situazione sembra sotto controllo anche se si cerca di eliminare una parte di greggio già trascinata dalla corrente prima dell’intervento dei mezzi. Nel frattempo, all’interno dell’impianto è stata bloccata la perdita e si cerca di comprendere la causa della perdita. La direzione aziendale ha avviato un’ndagine, mentre un’inchiesta è stata aperta dalla procura della Repubblica del tribunale di Gela.

Su quanto accaduto è intervenuto anche Crocetta: “L’ennesimo episodio di sversamento a mare di petrolio proveniente dalla raffineria di Gela, all’indomani di una giunta di governo che proprio a Gela ha stabilito di potenziare nelle aree industriali siciliane le strutture di prevenzione sanitaria e cura sulle malattie tipiche dell’industrializzazione, obbliga il governo della Regione ad elevare il livello di soglia dei controlli da effettuare in quei siti». Lo ha detto in una nota il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta. “Ritengo – continua il governatore – che in questi siti bisogna organizzare in loco task force specifiche composte da Arpa, Genio civile, Asp e uffici ambientali delle province, per esercitare un’azione continua e costante di controllo. Da tempo, per Gela, sono state concesse le autorizzazioni ambientali, regionali e nazionali, necessarie per rafforzare la sicurezza degli impianti. Convocherò – conclude il governatore – immediatamente l’Eni, l’Asp, l’Arpa, l’assessorato alla Salute e al Territorio e Ambiente per giovedì prossimo, per approfondire le ragioni di questo ennesimo incidente ambientale, su quali investimenti immediati intende promuovere la raffineria per risolvere la situazione in maniera definitiva”.

No MUOS: si continua a manifestare

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Continuano le manifestazioni degli attivisti “No Muos” a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Se il 29 marzo  il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta,  aveva affermato che “L’assessorato regionale al Territorio e ambiente ha revocato definitivamente l’autorizzazione per la realizzazione de Muos di Niscemi”, il 9 aprile, all’interno della base di contrada Ulmo, nella riserva naturale della Sughereta, era stata notata la presenza di una gru, utilizzata per realizzare una torretta che dovrebbe servire da sostegno per  una parabola. Il MUOS (Mobile User Objective System) è un sistema di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza e a banda stretta composto da quattro satelliti e quattro stazioni di terra, una delle quali, appunto, in Sicilia. Tale sistema è ritenuto pericoloso per la salute dei cittadini oltre che per l’ecosistema, motivo per il quale era stato chiesto uno stop dei lavori che, a quanto pare, non ha avuto seguito.

L’ennesimo blitz No Muos si è svolto ieri, quando quattro attivisti si sono arrampicati sul traliccio di una delle 46 antenne in esercizio da anni sostandovi per alcune ore, fino all’intervento della polizia. L’indignazione degli abitanti, nonchè del coordinamento regionale dei comitanti No Mous, è accresciuta quando un ingente schieramento di forze di polizia ha cinto d’assedio tutta l’area intorno alla base Nrtf della Marina militare americana.  Agli stessi cittadini italiani viene impedito il transito nella zona tramite il blocco di tutte le strade che conducono alla base, transitabili solo a piedi e previa identificazione dei passanti. “Lo scopo evidente e dichiarato – viene spiegato – è di consentire il transito di un convoglio composto da diversi mezzi che trasportano operai, tecnici e materiali diretti al cantiere Muos, in barba alla revoca delle autorizzazioni”. La condanna del blitz di dieci attivisti, ieri, è arrivata tempestiva dagli USA: “Lo sconfinamento illegale da parte di manifestanti in una struttura militare e la deliberata e irresponsabile distruzione della proprietà degli Stati Uniti hanno messo a rischio sia i manifestanti che i soccorritori. Condanniamo tali azioni”. Per quanto riguarda le quattro persone che si sono arrampicate sui tralicci, già identificate dalla polizia, in due sono state arrestate: Salvatore Vaccaro, detto Turi, 57 anni, di Palermo e Nicola Boselli, di 38 anni, residente a Piazza Armerina (Enna). Vaccaro è accusato di danneggiamento aggravato, resistenza a pubblico ufficiale e introduzione abusiva in luogo di interesse militare mentre Boselli dovrà rispondere di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale oltre che del reato di essersi introdotto nell’area vietata della base americana.

Che ha fatto Ingroia per meritare questo?

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Non passa giorno che qualcuno non se la prenda con Ingroia: giornali, tv, social network, etc… Si censura il fatto che dal lavoro di magistrato possa passare ad altre attività. Invece, l’Italia, in questo senso, è piena di esempi illustri che non sono mai stati censurati. Di Pietro 20 anni fa è transitato dalla magistratura alla politica, tirandosi dietro una discreta pensione. Antonio Catricalà, prima Segretario generale della Presidenza del Consiglio e poi Sottosegretario, in realtà viene dall’avvocatura dello Stato, la moglie di Bruno Vespa, Augusta Iannini, che ha la qualifica di magistrato ha lavorato per anni presso amministrazioni e dal 6 giugno 2012 è membro dell’Autorità per la Privacy. Ma non sono casi isolati perchè quasi tutti i Capi di Gabinetto e i Capi Uffici Legislativi delle Amministrazioni Centrali provengono dalla magistratura ordinaria o amministrativa. E che non ci sia niente di male lo attesta il fatto che c’è stata di recente un’apposita legge a regolare flussi e riflussi presso la magistratura. Quanto poi all’ultima critica in merito al fatto che Ingroia proveniente dalla magistratura non potesse essere in grado di gestire la contabilità della regione Sicilia è solo il caso di far notare che Ingroia presso la regione avrebbe dovuto svolgere un compito manageriale che significa obiettivi, coordinamento, relazioni, etc… e non contabilità in senso stretto alla quale debbono provvedere impiegati e quadri. 

In realtà sembra veramente che ci sia in giro odor di vendetta perché Ingroia ha osato “alzare gli occhi troppo al cielo”.  Ma forse a Ingroia conviene andare ad Aosta… può darsi che la Sicilia sia terra pericolosa per lui! 

La “condanna” di Ingroia: Aosta!

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Trasferito alla procura di Aosta come sostituto, ecco la punizione di Antonio Ingroia che aveva tentato di ribellarsi ai poteri costituiti e aveva messo le mani nella trattativa Stato-Mafia. In quella vergognosa contrattazione tra criminalità e istituzioni che doveva per sempre rimanere un segreto di stato. Così come le conversazioni Mancino-Napolitano, non sarebbero dovute mai emergere. Così con 19 voti a favore e 7 astenuti il Csm in plenum “condanna” Ingroia alla procura di Aosta. Il magistrato aveva anche chiesto di essere ascoltato sulla questione del trasferimento, ma il Csm ha invece deciso di andare subito al voto.

Ora Ingroia pensa di lasciare la magistratura? “E’ una possibilità. C’è poco da commentare”. Ha detto il magistrato apparso deluso e amareggiato al TgCom e poi ha aggiunto: “Il Csm ha fatto valutazioni che mi lasciano abbastanza sconcertato. Prendo atto delle decisioni che non mi sembrano ispirate da disponibilità e attenzione nei confronti di un magistrato come me che per 25 anni ha dedicato la propria vita e la propria attività nella lotta alla mafia. Si è trascurato la possibilità di mettere a frutto la mia esperienza. Ne prendo atto e aspetto che mi venga notificato il provvedimento.”

Arriva il “NO” per Ingroia dal Csm

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L’ex pm di Palermo, Antonio Ingroia, non può andare a presiedere la società che riscuote le tasse in Sicilia. A negare l’autorizzazione, la Terza commissione del Consiglio superiore della magistratura. Il leader di Rivoluzione Civile era stato scelto dal governatore Rosario Crocetta per questo incarico, dopo il suo rifiuto al trasferimento alla procura di Aosta.

E’ stato unanime il “no” della terza Commissione del Csm all’autorizzazione per Antonio Ingroia ad andare a ricoprire l’incarico di presidente della “Riscossione Sicilia Spa”. Una decisione attesa, visto che in tutti i casi analoghi precedenti, l’ultimo dei quali risaliva all’inizio di quest’anno, il Csm ha finora vietato le autorizzazioni per incarichi amministrativi. Ora il plenum del Csm deciderà sul trasferimento di Ingroia al tribunale di Aosta.

Il Csm di solito autorizza un magistrato a lavorare in un altro ente quando l’incarico è occasione di un accrescimento professionale del magistrato e quando c’è anche un interesse dell’amministrazione della giustizia che – nel caso di semplice collocamento fuori ruolo, a differenza di quanto accade con l’aspettativa – continua a corrispondergli lo stipendio, oltre a garantirgli il mantenimento dell’originario rapporto di servizio, anche sotto il profilo della progressione della carriera.

Per questo Ingroia aveva sottolineato la “linea di continuità” del nuovo ruolo con la sua esperienza di magistrato a Palermo, ricordando che in passato “la riscossione delle imposte era in mano al sistema mafioso”, e evidenziando le “opacità e anomalie” emerse negli ultimi tempi e denunciate da Crocetta.

Ingroia attaccato su Twitter per l’incarico in Sicilia

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Ingroia al centro di una discussione virtuale dopo aver accettato l’incarico di presidente di Riscossione Sicilia Spa, offertogli da Crocetta in Sicilia.

Proprio qualche giorno fa Crocetta aveva denunciato la gestione troppo “spericolata” della società e quelle consulenze milionarie che proprio non erano in linea con la sua politica. Anche per questo la scelta è ricaduta poi su Ingroia.

Molte le critiche su twitter. “Che brutta impressione che fa Ingroia aiutato a restare a casa da Crocetta. Tra Caste ci si aiuta, dirà qualcuno”, scrive Rossella Vivio. “Ingroia salvato dal trasferimento ad Aosta. Quanti statali potrebbero ricevere tali aiuti? Io no!”, afferma Emiliano Fabbri. “Ingroia passa dalla rivoluzione alla riscossione. Speriamo che quest’ultima abbia maggiori consensi…”, scherza Fabio Meloni. E Rossella Favi ironizza: “Tutti hanno a cuore il bene della collettività e non il proprio…”. Altri storpiano il nome “Rivoluzione civile” in “Riscossione civile”, altri ancora parlano di “nulla Aosta” per Ingroia.

Ma l’ex candidato premier replica sempre su Twitter: “Niente sottogoverno. Un incarico da magistrato dove posso mettere a frutto la mia esperienza contro abusi e opacità del passato”.

Ed è scattato il linciaggio mediatico 

“Da rivoluzionario a gabelliere”, ironizza Maurizio Gasparri (Pdl). “A uno che doveva fare la “rivoluzione civile” – continua – è toccato un posto da lottizzato comune. Niente male. Tireranno un sospiro di sollievo i cittadini della Valle d’Aosta”.

Ma anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia il 19 luglio ’92, uomo molto vicino al pm, è gelido su Ingroia: “Per la verità lo preferivo quando faceva il suo lavoro di magistrato e lo faceva in maniera egregia, mentre su Ingroia politico preferisco non pronunciarmi”.

Gelo e malumori ricadono su una figura che forse come unico torto ha avuto quello di provare a fare un cambiamento. Senza paura ha fatto emergere le intercettazioni fra Napolitano e Mancino, ha fatto emergere “quel segreto di stato vergognoso” che nessuno avrebbe mai potuto tollerare. Ora il Dott. Ingroia paga quell’alzata di testa , paga la verità scomoda che ha portato in luce e che presto è stata rinsabbiata sotto quei plichi  che forse non potranno neppure più giudicare le generazioni future. Un magistrato che ha cercato troppo la giustizia, tanto da venire travolto da quel potere che di giusto ha ben poco e spesso quel giusto è sempre frutto di un compromesso.

Mentre i saggi pensano, Ingroia lavorerà nella giunta Crocetta e forse la Sicilia avrà la sua riscossa con i fatti, con il lavoro, con l’evidenza.

 

Crocetta liquida Battiato!

Rosario Crocetta- battiato-tuttacronaca

Il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, ha deciso di revocare l’incarico di assessore al Turismo al cantautore Franco Battiato che ieri a Bruxelles aveva defininto “t…” le parlamentari italiane. Crocetta ha deciso di revocare l’incarico anche al fisico Antonino Zichichi, al quale aveva assegnato la delega ai Beni culturali. Il governatore siciliano ha inviato le scuse del suo governo “per le affermazioni, certamente non istituzionali ed offensive” di Battiato. “Quando si sta nelle istituzioni – ha detto Crocetta – si rispettano e si rispetta la dignità delle istituzioni medesime e, nel caso di Battiato sicuramente si è andati ben oltre e si è violato il principio della sacralità delle stesse. Siamo orgogliosi di appartenere al popolo italiano e di avere un Parlamento – prosegue Crocetta – l’espressione della sovranità del popolo e della partecipazione dei cittadini alla vita democratica. Quando si offende il Parlamento, si offende tutto il popolo italiano e ciò non è consentito a nessun componente delle istituzioni”.

“Mi dispiace veramente molto, sono addolorato. Il Parlamento in questo momento -continua il presidente- è rappresentato da figure come Laura Boldrini e Piero Grasso, impegnati nel profondo per rinnovare il Paese e all’interno del Parlamento ci sono uomini

e donne -conclude

Le parolacce gratuite di Battiatto!

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Le «troie in Parlamento» scatenano l’ultima bufera nel mondo della politica. A pronunciare il duro attacco è stato il cantautore siciliano Franco Battiato, ed assessore della giunta Crocetta. Intervenendo al parlamento Europeo, proprio nelle vesti di assessore al turismo della Regione Sicilia, il maestro non ha usato mezze misure. «Ci sono troie in giro in Parlamento che farebbero di tutto, dovrebbero aprire un casino». E dire che l’incontro al quale era stato invitato Battiato aveva ben altro tema. Si doveva parlare di «Nuovi percorsi fra turismo e cultura in Sicilia» ma si è finito per parlare anche della situazione politica italiana con quelle dichiarazioni choc che hanno scatenato un vespaio di polemiche. La prima a dichiararsi sconcertata è stata la neo presidente della Camera Laura Boldrini. «Stento a credere che un uomo di cultura come Franco Battiato, peraltro impegnato ora in un’esperienza di governo in una Regione importante come la Sicilia, possa aver pronunciato parole tanto volgari» afferma la Boldrini che respinge «l’insulto» di Battiato.

Dobbiamo avere politici presi a prestito dalla musica che si esprimono con un linguaggio in disuso anche nelle balere?

Minacciato, Crocetta denuncia il sindacalista!

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Rosario Crocetta, Presidente della Regione siciliana, oggi ha sporto denuncia nei confronti di un dirigente sindacale che ha espresso pesanti minacce, dopo i provvedimenti sulla formazione, nei suoi confronti oltre che dell’assessore Scilabra e del direttore generale Anna Rosa Corsello. Il sindacalista avrebbe detto: “Non vi rendete conto della linea che  avete preso – riferendosi all’assessore Scilabra e al dirigente generale  Corsello – io stesso pagherò la benzina per darvi fuoco e al presidente Crocetta non basteranno neppure cento uomini di scorta per salvarlo”. Crocetta  ci tiene a sottolineare che “oltre alla gravità delle minacce che sicuramente non intaccano la riforma del settore della formazione, è veramente incomprensibile che un sindacalista adotti un tale linguaggio, soprattutto  quando da parte della Regione è stato garantito che tutti i lavoratori verranno tutelati”.

Ieri il governatore aveva annunciato l’avvio del procedimento di revoca dell’accreditamento per 42 enti, tra i quali lo Ial, ma anche il Lumen o l’Ancol,  tutti vicini a politici di area Pd e Pdl. Ma anche lo stop all’Avviso 20, che aveva sostituito il vecchio piano del’offerta formativa: “I soldi per l’Avviso 20 non ci sono, cambieremo tutto il sistema della formazione e faremo un nuovo bando che metterà fine al carrozzone che ha fatto arricchire pochi a danno dei giovani siciliani e della Regione”

Fumata bianca per la Sicilia: Crocetta completa la squadra di governo

 

“Seggi canterini”

Franco Battiato prende tempo prima di dare una risposta a Crocetta riguardo l’offerta di diventare assessore alla cultura. Le sue condizioni sono che ci sia “un impegno limitato, mirato a progetti” e l’assenza di stipendio. L’artista ammette che ”e’ un’occasione unica per contribuire alla crescita della Sicilia” dove ”avverte una forte esigenza di cambiamento”, quindi, ”se posso una mano la do volentieri”.

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