La Chiesa “graziata”: niente Tasi

chiesa_tasi-tuttacronacaNel testo definitivo del dl Salva roma, approvato venrdì dal Consiglio dei ministri e che dovrebbe apparire nella gazzetta ufficiale oggi, c’è scritto che la Chiesa riesce a salvarsi anche dalla Tasi, così come aveva fatto con l’Imu: “I fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto” sono esenti dal pagamento della nuova tassa sugli immobili. Esenti dall’imposta, come previsto, anche gli immobili di proprietà della Santa Sede indicati nel Trattato lateranense.  Il comma 3 dell’articolo 1 del testo che ha ricevuto il bollino della Ragioneria generale dello Stato estende di fatto alla Tasi le esenzioni previste per l’Imu, relative – si legge nella relazione tecnica al provvedimento – “agli immobili posseduti dallo Stato, nonchè agli immobili posseduti, nel proprio territorio, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni, dalle comunità montane, dagli enti del servizio sanitario nazionale, destinati esclusivamente ai compiti istituzionali”. Inoltre viene disposta ai fini Tasi delle esenzioni “già previste ai fini Imu, di cui all’art. 7 del d.lgs. n.504 del 1992 in materia di Ici”, tra cui appunto anche quelle per la Chiesa.

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I due “ok” del Senato: “svuota caceri” e destinazione Italia

senato-voto-tuttacronacaSono stati approvati, nella giornata di mercoledì 19 febbraio, due decreti legge. Al Senato, con 121 voti a favore e 91 contro, è diventato legge il provvedimento Destinazione Italia, che definisce norme per il contenimento di tariffe elettriche e gas, per ridurre i premi RC-auto, per l’internazionalizzazione, sviluppo e digitalizzazione delle imprese, nonché misure per opere pubbliche e Expo 2015. Voto positivo anche per il dl “svuota carceri”, che ora diventa a sua volte legge. Il decreto è stato approvato, a due giorni dalla sua scadenza e in seconda lettura, con 147 sì e 95 no. Il provvedimento prevede una riduzione controllata dei detenuti, grazie a una serie di misure come l’ampliamento dell’affidamento in prova, di sconti di pena per i detenuti più meritevoli e dell’utilizzo dei braccialetti elettronici.

 

“Grazie Enrico”: un lenzuolo davanti casa

grazie - enrico-lenzuolo-tuttacronacaE’ bastato un lenzuolo davanti all’abitazione romana di Enrico Letta realizzato dai militanti del circolo Pd di Testaccio, il quartiere dove il Premier risiede da sempre e che non ha voluto cambiare neppure quando è divenuto Presidente del COnsiglio, a far capire che il suo operato per alcuni cittadini non cadrà nel dimenticatoio. Quella scritta rossa davanti alla sua casa è la testimonianza di quanti avevano creduto in un governo stabile e in un Pd compatto. Letta e Testaccio: quella casa nell’ex quartiere popolare a ridosso del Gasometro, in quel quartiere in cui la gente è discreta e cordiale e dove la vita ruota intorno al mercato in piazza. Testaccio, quasi un paese nella Capitale.  “Abbiamo deciso, proprio durante lo svolgimento delle Primarie per il segretario regionale del Pd Lazio – spiega la segretaria del circolo Claudia Santoloce – di esprimere pubblicamente il nostro apprezzamento a Letta per l’impegno, la serietà e la coerenza dimostrate nel suo operato come Presidente del Consiglio, esponendo uno striscione di ringraziamento sotto la sua abitazione. E’ doveroso e non c’è alcuna polemica, siamo anche a fianco a Renzi”.

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Al Colle pomodori contro Berlusconi

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Silvio Berlusconi è arrivato intorno alle 18.15 al Quirinale per essere ricevuto da Giorgio Napolitano per le consultazioni. Ad attenderlo una contestazione organizzata dal Popolo Viola con lancio di pomodori. Berlusconi salito dal Presidente a fine incontro ha dichiarato che Forza Italia sarà all’opposizione, ma rendendosi disponibile per le riforme e i provvedimenti che riterrano utili al Paese.

“Criminali in galera”: la Lega e la protesta contro il Dl carceri

carceri-lega-tuttacronaca“Criminali in galera”. Recita così lo striscione esposto dalla Lega mentre il decreto Carceri incassa il sì della Camera e passa al Senato. Il testo, recante misure urgenti per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e una riduzione controllata della popolazione carceraria, è stato approvato con 296 sì, 183 no, 2 astenuti. Si tratta della terza manifestazione in Aula della Lega sempre a proposito del Dl Carceri. Inizialmente Gianluca Buonanno aveva sventolato un paio di manette davanti al banco della presidenza, mentre ieri si era presentato in aula con un cartello: “Pd complice dei mafiosi“. Oggi Nicola Molteni, prima di esporre lo striscione, ha detto: “Con questo decreto rimettete in libertà gli stupratori. Per voi vengono prima i delinquenti e gli extracomunitari e poi la gente onesta ed i cittadini italiani. Siete degli ipocriti e degli ignoranti e votate un decreto vergognoso ed indecente”.Per la presidente della Commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, il voto di oggi è ”un altro passo avanti verso carceri più vivibili e detenzioni più dignitose. Credo che questo decreto, che si aggiunge agli altri interventi strutturali già approvati o in via di approvazione come la messa alla prova e la riforma del cautelare, sarà una buona carta da giocare in sede europea dopo la sentenza ‘Torreggiani’ per evitare la procedura di infrazione e l’esborso di vari milioni di euro”. E sottolinea: “Il testo che approda ora al Senato  è un buon punto di equilibrio tra garanzie umanitarie ed esigenze di sicurezza. Non c’è alcun cedimento nei confronti dei delitti gravi e di mafia, nessun indulto mascherato, nessuna liberazione automatica. Si potrà avere uno sconto di pena solo sulla base di una valutazione in concreto da parte del giudice della positiva condotta dei condannati”. Ma ricorda anche che serve che “il governo metta in campo anche risorse economiche: una politica carceraria seria è impensabile a costo zero. Servono investimenti per attuare un deciso piano edilizio secondo moduli e criteri avanzati, servono investimenti per potenziare numericamente e professionalmente l’organico degli agenti, degli educatori, degli psicologi, di tutte quelle figure che operano nei servizi sociali dell’esecuzione penale esterna”.

Riforma del Senato: sarà composto da 150 membri

riforma-senato-tuttacronacaE’ il segretario dem Matteo Renzi a riferire che c’è una prima bozza di accordo, tra i principali partiti, per la riforma del Senato. Il sindaco fiorentino spiega che sarà composto da “150 persone, di cui 108 sindaci di comuni capoluogo, 21 presidenti di Regione e 21 esponenti della società civile”. E ha aggiunto che siamo di fronte a una “straordinaria occasione per le riforme. Non basta più accarezzare i problemi, è finito il tempo”. Ancora, il segretario del Pd ha spiegato che il Senato non sarà elettivo e sarà senza indennità. Gli esponenti della società civile “saranno scelti temporaneamente dal Presidente della Repubblica per un mandato”. Il nuovo Senato, ha aggiunto, “non vota il bilancio, non dà la fiducia, ma concorre all’elezione del Capo dello Stato e contribuisce all’elezione dei rappresentanti degli organi europei”. Per quel che riguarda la riforma delle Province, invece, Renzi ha ammesso che “non c’è l’accordo di tutti i partiti”. Ma, ha specificato, “è possibile che avremo in queste ore la svolta in Senato”. “Noi – ha sottolineato – vogliamo che il 25 maggio non si voti per le Province”. “La riforma consentirà di avere Province di secondo livello – ha concluso – con i sindaci protagonisti”.

E’ arrivata l’ora del rimpasto? Saccomanni resta, saltano 4 ministri

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La direzione nazionale del Pd di domani sarà incandescente. Queste sono le previsioni per il duro faccia a faccia che domani ci sarà al Nazareno tra Enrico Letta e Matteo Renzi. Ora il Premier dovrà far attenzione al fuoco amico, il più pericoloso. Secondo alcune indiscrezioni raccontate ad Affaritaliani.it da un parlamentare democratico molto vicino al premier, dovrebbe annunciare il suo “rimpasto”.

“Il presidente del Consiglio è pronto. Molto probabilmente nel suo intervento di domani alla Direzione Nazionale del Pd annuncerà il rimpasto di governo”, afferma il dem. Il piano di Letta prevede un accordo con Renzi sulle riforme mentre l’esecutivo proseguirà la sua strada con l’agenda politico-economica.  Il cerchio verrà chiuso con il programma per il 2014, che includerà un’accelerazione sui temi economici, del lavoro e del Welfare. Ma per ripartire con l’azione di governo il premier ha intenzione di rinnovare la squadra dei ministri. Secondo quanto racconta un parlamentare democratico a stretto contatto con Letta, le teste pronte a saltare sarebbero 3 o 4. Certamente c’è da trovare un nuovo responsabile delle Politiche Agricole, dopo le dimissioni di Nunzia De Girolamo. E in pole rimane il renziano ex prodiano Ernesto Carbone. A rischio sarebbero anche Flavio Zanonato e Cecile Kyenge.

Promozione possibile per Graziano Delrio, stimatissimo dal sindaco di Firenze. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni dovrebbe restare invece al suo posto. “Con l’Europa dobbiamo essere credibili in termini di riduzione del deficit e del debito e per il contenimento della spesa pubblica. Per questo motivo – spiega la fonte lettiana – e per cercare di ottenere l’uscita della spesa per gli investimenti dal patto di stabilità Ue, serve continuità”. Quindi in Via XX Settembre non dovrebbero esserci novità, se non il rimpiazzo del viceministro Stefano Fassina.

Grasso si costituisce parte civile: rivoluzione?

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Il presidente del Senato, Pietro Grasso, dopo aver ascoltato i diversi orientamenti espressi dai componenti del Consiglio di presidenza, ha dato incarico all’Avvocatura dello Stato di rappresentare il Senato della Repubblica quale parte civile nel processo sulla «compravendita di senatori» che inizierà il prossimo 11 febbraio presso il Tribunale di Napoli. “Il presidente – si legge in una nota – ha ritenuto che l’identificazione, prima da parte del Pubblico Ministero poi del Giudice, del Senato della Repubblica italiana quale ‘persona offesa’ di fatti asseritamente avvenuti all’interno del Senato, e comunque relativi alla dignità dell’Istituzione, ponga un ineludibile dovere morale di partecipazione all’accertamento della verità, in base alle regole processuali e seguendo il naturale andamento del dibattimento”.

Compravendita senatori. Ufficio di presidenza: no al Senato come parte civile

compravendita-senatori-voto-tuttacronacaL’ufficio di presidenza di Palazzo Madama è stato chiamato oggi a decidere se il Senato dovesse o meno costituirsi parte civile nel processo sulla compravendita dei senatori che ha per protagonista Silvio Berlusconi. In pratica, il vertice della Camera alta ha se l’onore e la rispettabilità dell’istituzione è stata lesa dal Cavaliere, accusato dalla procura di Napoli di aver corrisposto somme di denaro ad alcuni senatori (l’ex Idv Sergio De Gregorio ha già patteggiato la condanna) per orientarne il voto in Aula. Il Pd ha spinto in tal senso, mentre Forza ITalia ha chiaramente alzato le barricate per opporsi. Scriveva l’Huffington Post prima del voto, spiegando che il risultato era sul filo di lana:

Perché a favore dovrebbero schierarsi i sei membri democratici (anche se alla fine il presidente Pietro Grasso non dovrebbe votare), la grillina Luara Bottici, e gli esponenti del gruppo delle Autonomie e di Sel. Otto voti, ai quali al momento se ne contrappongono nove. A dar manforte ai quattro forzisti saranno Roberto Calderoli e Giacomo Stucchi della Lega, Antonio gentile del Nuovo centrodestra, il socialista Lucio Barani e la montiana Linda Lanzillotta (quest’ultima però ha specificato di aver espresso un orientamento di massima, “non ho ancora letto le carte”). Un impasse che sarà sciolto dal voto decisivo di Antonio De Poli, questore del Senato, ma soprattutto vicinissimo a quel Pierferdinando Casini che appena qualche giorno fa ha aperto al ritorno dell’ovile del centrodestra. “Prevarrà il buon senso”, spiegano i senatori Pd, mentre da Forza Italia sono convinti: “Lanzillotta e De Poli voteranno con noi”. Se De Poli dovesse optare per il no, il leader azzurro sarebbe salvo. In caso contrario diventerebbe decisiva la scelta di Grasso: il presidente per prassi vota qualora in commissione si finisca in parità. L’ennesima battaglia di carte e di cavilli che si gioca sulle spalle del Cavaliere. Che, in caso di un ulteriore schiaffo da parte dei suoi ex colleghi, ha segnato in rosso una data sul calendario. L’11 febbraio infatti non solo il tribunale di Napoli darà fuoco alle polveri del processo. Ma è anche il giorno dell’approdo in Aula (alla Camera) dell’Italicum. E si sa quanto le vicende giudiziare del Cav abbiano da sempre una ricaduta politica. In questo caso, potrebbe addirittura far saltare il banco attorno al quale si sono seduti lui e Matteo Renzi.

La votazione ha visto dieci voti contrari e otto a favore e per questo il Consiglio di Presidenza ha dato parere negativo alla costituzione di parte civile del Senato nel processo sulla compravendita dei senatori. Ora il presidente Grasso si è riservato di decidere.

La Camera ha votato la fiducia sul Dl Carceri, ma è caos in Aula

dlcarceri-tuttacronaca347 sì contro 200 no. Con questi numeri la Camera ha votato la fiducia posta dal governo Letta sul decreto carceri. Non sono mancate le proteste in aula, come quella di Buonanno, della Lega, che ha alzato delle manette durante le dichiarazioni di voto. Tutti i deputati della Lega hanno votato contro la fiducia al dl carceri e passando davanti al banco della presidenza nell’Aula della Camera hanno esposto un cartello con le scritte “No al libera-criminali” e “no al libera-mafiosi”. Ogni volta che è accaduto, la presidente Laura Boldrini ha chiesto la rimozione dei cartelli ai commessi. Ma se tutti i leghisti hanno votato contro, non sono stati da meno i pentastellati che hanno votato tenendo alta con la mano una copia del regolamento di Montecitorio. Man mano che sono stati chiamati dai segretari d’Aula per votare, hanno sfilato davanti alla presidenza, dicendo “no” e alzando il regolamento.

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“No al salva mafiosi”: Buonanno porta le manette in Aula

buonanno-manette-tuttacronacaDichiarazioni di voto nell’Aula della Camera sulla fiducia posta dal Governo al Dl Carceri e il leghista Gianluca Buonanno, dopo una frecciata sul caso Ligresti, “La Giustizia in Italia va male”, esordisce. “Con questo provvedimento siamo al supermercato, fate il 3×2 sulla libertà dei delinquenti. Noi vogliamo che i delinquenti stiano in carcere e la gente stia tranquilla”. Dopo di che, estrae dalla tasca un paio di manette e le agita in aria. E mentre la presidente Boldrini le dice: “tolga quella cosa, la smetta!” e chiede l’intervento dei deputati questori, Buonanno lascia il suo posto e lancia le manette sul banco del governo, proprio davanti del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. Sempre dai banchi della Lega sono apparsi dei cartelli con la scritta: “No al salva mafiosi”.

“In Italia è in corso un colpo di Stato. Dimettiti” così Grillo alla Boldrini

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L’ennesimo duro attacco di Beppe Grillo arriva dal suo blog e stavolta il Semplice Portavoce del M5S si scagli contro la riforma  elettorale, la ‘ghigliottina’ decisa dalla presidente Laura Boldrini e il decreto Imu-Bankitalia. Parole dure quelle di Grillo che si rivolgono proprio al Presidente della Camera: «In Italia è in corso, ora, un colpo di Stato. Non puoi più far finta di nulla», poi l’ex-comico ha aggiunto anche che secondo lui questa «è la fine della democrazia» e ha invitato Laura Boldrini a dimettersi.

#Fazioalzalatesta nasce la polemica sul web per l’intervista alla Boldrini

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Ospite da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” questa sera c’è la Presidente della Camera Laura Boldrini,che mancava dalla trasmissione da marzo 2013, quando a pochi giorni dall’elezione, aveva accettato l’invito di Fazio. Oggi, in un clima rovente per la politica italiana, in una domenica che precede una delle settimane più difficili per il Parlamento, Laura Boldrini dopo le contestazioni in Aula e sul web da parte del M5S appare nella tv pubblica. Immediata la reazione di Grillo che chiede a Fazio con un post di fare giornalismo e lancia l’hashtag #Fazioalzalatesta.

Questo il post di Grillo sul suo Blog:

La Boldrini in questi giorni sta occupando la RAI raccontando il falso agli italiani.

Non è vero che i cittadini avrebbero pagato l’IMU se avessimo fatto decadere il decreto Bankitalia. Bastava scorporare il decreto come chiesto dal M5S. La Boldrini ha la responsabilità di non essersi imposta al governo, ai burocrati di Palazzo e ha subito la volontà dei poteri forti che hanno voluto saccheggiare7,5 miliardi di euro dalle riserve della Banca d’Italia – soldi di tutti i cittadini – regalandoli a banche private e assicurazioni.

La Boldrini mente in tv e a Montecitorio sulla ghigliottina: è uno strumentonon previsto né dal Regolamento né dalla Costituzione.

Oggi, dopo aver imposto un suo intervento su Rai 1 nella trasmissione dove interveniva la deputata M5S Loredana Lupo, sarà ospite di Fabio Fazio.

E’ capitato già in passato di fronte alle bugie di Letta che Fazio abbia detto di non poter sapere tutto quello che accade in parlamento.

Ci teniamo quindi a informare Fazio.

La Boldrini ripeterà – mentendo agli italiani – che la ghigliottina è democratica e il m5s antidemocratico. Ricordiamo a Fazio cosa disse nel 2009 sulla ghigliottina il capogruppo del Pd alla Camera:http://www.beppegrillo.it/2014/02/la_coerenza_pd_nel_2009_era_contro_la_ghigliottina.html

Può Fazio fare informazione pubblica e imparziale e chiedere conto alla boldrini di questa incoerenza a distanza di pochi anni?

Può Fazio fare informazione pubblica e imparziale e chiedere in quale articolo del Regolamento della Camera e della Costituzione è prevista la ghigliottina? Può chiedere conto alla Boldrini dell’assenza di solidarietà alla portavoce Loredana Lupo aggredita in Aula e quali provvedimenti intende prendere nei confronti del suo aggressore?

Può Fazio fare informazione pubblica e imparziale e chiedere conto alla Boldrini delle sue parole eversive contro l’opposizione che invece dovrebbe tutelare in qualità di presidente della camera?

Può Fazio fare informazione pubblica e imparziale e chiedere conto alla Boldrini della sua responsabilità nel passaggio del decreto legge contro la Costituzione e ai danni degli italiani?

Può Fazio fare informazione pubblica e imparziale e chiedere conto alla boldrini della sua volontà di cambiare il regolamento della Camera per zittire definitivamente le opposizioni?

Può Fazio fare informazione pubblica e imparziale e chiedere conto alla Boldrini della presenza inusitata e incontrollata di lobbisti alla Camera che influenzano e manipolano i deputati del pd come nel caso Sorgenia e Tivelli?

Può Fazio fare informazione pubblica e imparziale e chiedere conto alla boldrini delle irregolarità avvenute in Commissione affari costituzionali prima del passaggio in Aula della legge elettorale firmata Renzi-Berlusconi?

Può Fazio oggi distinguersi nel panorama della stampa italiana e guadagnarsi il suo stipendio milionario pagato dai cittadini?

Immediata la reazione dei simpatizzanti M5S e scoppia la polemica in rete!

 

La Kyenge si dimette a fine mese. Anzi no. L’errore targato Reuters

kyenge-cecile-tuttacronacaLa Reuters aveva riportato la notizia che il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge si sarebbe dimesso. Si è poi scoperto che si era trattato di un equivoco sulle dimissioni del portavoce dello stesso ministro.  Cosimo Torlo, il portavoce che si trova al fianco di Cècile Kyenge sin dall’inizio del mandato del ministro, ha annunciato tramite l’ufficio stampa le sue dimissioni. Prima di annunciare le sue dimissioni, il portavoce ha chiarito l’equivoco e l’errore della Reuters: “La notizia delle presunte dimissioni del ministro Cècile Kyenge è del tutto priva di fondamento. E’ tutto falso. La Reuters ha sbagliato”, le sue parole.

Salvini invita la Kyenge a un dibattito. Risposta: “non m’interessa”

lega-salvini-tuttacronacaProsegue il duello a distanza tra Matteo Salvini e Cécile Kyenge con il segretario federale del Carroccio che, a questo punto, chiede un faccia a faccia “su ius soli, integrazione e immigrazione con la partecipazione degli esponenti leghisti di colore che rispetto al Ministro hanno idee diametralmente opposte.” Le contestazioni previste in occasione della visita del ministro domani a Milano, con la Questura che ha previsto ordinari servizi di sicurezza, Salvini sembra intenzionato a cambiare strategia ma all’Huffington Post spiega: “Nessuna dietrofront per carità  ma dopo queste schermaglie a distanze vorrei vedere se la Kyenge è in grado di sostenere un dibattito pubblico con solide argomentazioni senza trincerarsi dietro alle accuse preventive di razzismo e di pericolo per la democrazia.” Netta, e di chiusura, la replica della Kyenge: “Non mi interessa rinfocolare polemiche né tornare sull’argomento Lega.” Quello che le interessa ora è parlare delle prossime elezioni europee e del cartello elettorale dei noeuro. “In questo momento sappiamo che il tema dell’integrazione è importante nell’agenda europea ed è fondamentale spiegare ai cittadini che uscire dall’Europa significa mettere in discussione i valori fondanti la democrazia e la tolleranza. E affrontare seriamente l’immigrazione. L’Europa ci permette di gestire i flussi migratori anzi per meglio dire la mobilità dei cittadini. Senza l’Unione ogni Stato membro rimarrebbe isolato nel caos. E dietro ai movimenti noeuro che si stanno alleando si cela molto di più di una critica alla moneta unica. Si mettono in discussione i valori fondanti dell’Unione europea e della tolleranza.” Spiega l’HuffPost che il Ministro ricorda l’incontro del 23 settembre scorso a Roma dove 17 ministri di altrettanti paesi europei hanno sottoscritto un documento con il quale si chiede alla Commissione europea di predisporre un Patto 2014-2020 per un’Europa delle diversità e per contrastare il razzismo. “Le prossime elezioni europee – continua la Kyenge – rappresentano un momento importante per ricordare agli italiani e agli europei che la politica debba essere un modello di unità, di accettazione della diversità e di tolleranza.” Il documento che sarà a breve presentato a Bruxelles prevede la condanna dei “programmi politici e le organizzazioni basate sul razzismo, la xenofobia e le teorie di superiorità razziale” e si chiede agli Stati membri l’adozione di “strumenti legali per l’effettiva prevenzione, repressione ed eliminazione del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della discriminazione di genere”. E, soprattutto, di vigilare affinché ogni leader politico, ogni persona che ricopre una carica istituzionale abbia un linguaggio rispettoso e contro il razzismo. Il che è un bel modo, per Cécile Kyenge, di rispondere a Matteo Salvini senza citarlo.

La Lega occupa l’ufficio di Grasso contro lo “svuotacarceri”

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I senatori della Lega Nord occupano l’ufficio del presidente del Senato Pietro Grasso. Gli esponenti del Carroccio protestano contro la ripresa nell’aula di Palazzo Madama dell’esame del decreto “svuotacarceri”, che prevede anche la cancellazione del reato di immigrazione clandestina.

“Avevamo chiesto una Capigruppo (riunione dei capigruppo, ndr) – spiega il senatore della Lega Raffaele Volpi – e non è stata convocata. Come se niente fosse sono tornati in Aula”. Nonostante la protesta leghista l’aula di Palazzo Madama sta andando regolarmente avanti nell’esame del provvedimento sulla messa alla prova, ribattezzato dal Carroccio  ”svuotacarceri”.

“Bisogna essere neri per avere diritti in Italia”, il video di Buonanno

buonanno-sitinge-tuttacronacaContinua a lanciar strali contro il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge la Lega Nord e dopo la “battuta” della deputata FI Santelli ad Agorà, “I neri sono fortunati, non si devono truccare”, arriva una nuova provocazione in Aula. Gianluca Buonanno, durante il Question time con il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, si è tinto la faccia di nero sostenendo che i rifugiati hanno più diritti degli italiani. “I nostri cittadini dovrebbero dire di essere neri per essere ascoltati. Agli italiani dico: truccatevi di nero e andate in giro a dire che anche voi volete gli aiuti che si danno ai rifugiati”.

La deputata FI: “I neri sono fortunati, non si devono truccare”

jole-santelli-tuttacronacaMentre non si placa l’offensiva condotta dalla Lega contro Cecile Kyenge anche la deputata di Forza Italia, ex sottosegretario al Lavoro, Jole Santelli, dice la sua nella puntata odierna di Agorà: “I neri? Hanno la fortuna di non doversi truccare”. La battuta è stata pronunciata proprio mentre il ministro dell’Integrazione seguiva in collegamento il dibattito in studio. Un’uscita infelice sfuggita nella diretta ma subito stigmatizzata su Twitter dal conduttore Gerardo Greco, pochi minuti dopo la fine della trasmissione.

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Cecile Kyenge vs la Lega: “La Padania chi?”

cecile-kyenge-tuttacronacaDa martedì 14 gennaio ‘La Padania’ ha una nuova rubrica che farà discutere: si chiama ‘Qui Kyenge’ e pubblica l’agenda istituzionale degli incontri pubblici del ministro dell’Integrazione nella pagina normalmente dedicata agli appuntamenti degli esponenti leghisti (‘Qui Lega’). Aurora Lussana, direttrice del quotidiano del Carroccio, spiega: “I nostri lettori hanno visto che in questi nove mesi Kyenge non ha prodotto alcun provvedimento in Consiglio dei ministri e in Parlamento. Sono nove mesi che fa pellegrinaggio filo-immigrazionista in lungo e in largo per l’Italia e i nostri lettori vogliono essere informati sulle sue iniziative”. Ma se le si chiede se non teme che tutto questo possa essere letto come una provocazione verso il ministro o essere percepito come una ‘istigazione’ alla protesta, Lussana risponde: “No, si tratta dell’elenco dei suoi appuntamenti pubblici, pubblicati sul portale del ministero: noi facciamo informazione sull’attività dei membri del governo. I nostri lettori vogliono sapere dove Kyenge si reca per ascoltare i suoi annunci e le sue chiacchiere: è giusto informarli”. Ma parlando degli attacchi della Lega al ministro dell’Integrazione, Vendola, su Twitter, ha affermato: “I razzisti nostrani pensano di essere nell’Alabama o nel Mississippi di mezzo secolo fa o nel Sudafrica dell’apartheid… Qualcuno gli dica che siamo nel terzo millennio e in un Paese civile, nonostante loro”. Per quel che riguarda la Kyenge, ai giornalisti che le chiedevano un commento ha risposto: “La Padania chi?”. “Non so chi sia la Lega Nord – ha continuato il ministro rispondendo alle sollecitazioni dei giornalisti a margine di un incontro a Roma – Non sapendo di chi si tratta praticamente saranno cittadini e fanno quello che vogliono”. Il ministro non ha voluto commentare la domanda se ritenga che l’iniziativa della Padania sia o meno un’intimidazione.

Bitonci: “La Kyenge vuole favorire la negritudine”

cecile-kyenge-tuttacronacaAttacco diretto al ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge in Aula dove Massimo Bitonci. Il presidente della Lega Nord al Senato, durante il suo intervento sul provvedimento sulla messa alla prova, che contiene anche l’abolizione del reato di clandestinità e sulla quale il capogruppo ha annunciato una dura opposizione, ha detto: “La gente ha paura ad uscire la sera. Leggo che la Kyenge e la sua consigliera Livia Turco vogliono le quote riservate agli immigrati nella società. Siamo alla demenza. La Turco non sa niente di niente, e la Kyenge non è qualificata per questo incarico molto delicato. La Kyenge non sa cos’è l’integrazione, non sa niente di niente, vuole favorire la negritudine come in Francia, ma noi possiamo farne a meno”.  E ha proseguito: “Ogni anno entrano nel nostro paese diecimila di clandestini. Una città nuova da mantenere. Il governo e la maggioranza evidentemente non si rendono conto di come i problemi della sicurezza che attanagliano le città del Nord sono legati all’immigrazione clandestina. Così facendo stanno sovvertendo lo stato di diritto. Noi faremo contro questo provvedimento un’opposizione durissima, non ci spaventa stare qui anche di sabato e domenica. Un emendamento dei 5 Stelle in commissione ha abolito il reato di clandestinità, reato per altro troppo spesso disapplicato dai giudici di sinistra. Diciamo basta a tutto questo, così come diciamo basta agli indulti mascherati. È un provvedimento inutile e dannoso contro il quale noi ci batteremo”.

Il decreto Salva-Roma è incostituzionale, bocciato al Senato

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Continua a tenere banco il tema della modifica delle aliquote della Tasi, la tassa sui servizi indivisibili dei Comuni (che vanno dalla manutenzione delle strade all’illuminazione): non è stato ancora sciolto il nodo dei livelli di imposizione sulla casa e è tramontata l’ipotesi di presentare un emendamento al decreto Imu-Bankitalia. Il governo dovrebbe invece inserire la soluzione nel decreto sugli Enti territoriali, dove sono confluite alcune misure del dl salva-Roma, arrivato a Palazzo Madama a fine dicembre. Decreto che è però incappato in un inatteso stop, visto che la Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama ne ha bocciato il parere sui presupposti di costituzionalità. Contro la costituzionalità hanno votato la Lega, Forza Italia, il Movimento Cinque Stelle e il rappresentante di Gal. Sarà ora l’Aula di palazzo Madama a doversi pronunciare sul punto, visto che a parità di voti i presupposti in questione, a palazzo Madama, devono essere considerati non approvati. “Grazie alla determinazione della Lega Nord la Commissione non ha approvato il parere di costituzionalità al decreto Enti Locali che contiene anche il mai convertito decreto salva-Roma”, ha dichiarato Patrizia Bisinella, capogruppo della Lega in Commissione.

In attesa di questi nuovi sviluppi sugli Enti Locali, resta irrisolto il nodo-Tasi. Il problema è che nell’attuale formulazione della tassa, con aliquota al 2,5 per mille del valore catastale degli immobili calcolato dai fini dell’Imu,

ai conti dei Comuni verrebbero a mancare circa un miliardo e 400 milioni di gettito. Per di più, visto che la Tasi rientra nella riorganizzazione dell’imposta sugli immobili e sui rifiuti denominata Iuc, si creerebbe un ulteriore problema: molti Enti che già hanno raggiunto il livello massimo di imposizione con l’Imu per la seconda casa (10,6 per mille), non avrebbero modo di far rientrare nella Iuc (che prevede lo stesso tetto massimo) anche la tassa sui servizi, che affianca nella nuova versione quella sugli immobili e quella sui rifiuti.

Il governo vuole superare l’impasse aumentando l’aliquota della Tasi al 3 per mille, fissando però l’obbligo di destinare il gettito aggiuntivo alle detrazioni per chi ancora dovrà pagare l’Imu e per la stessa Tasi delle fasce più deboli. Nel disegno di Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, si riuscirebbe così a ottenere una detrazione media di 150 euro ad abitazione. A quel livello di imposizione, però, secondo il Servizio politiche territoriali della Uil la tassa costerà in media 40 euro in più a contribuente, rispetto alle attuali aliquote fissate nella Legge di Stabilità, mentre le detrazioni saranno solo volontarie e inferiori a quelle della “vecchia” Imu del 2012 (200 euro di base più 50 euro a figlio).

Anche questa soluzione, comunque, continua a non soddisfare i Comuni, che chiedono di salire ancora al 3,5 per mille per ottenere tutto il miliardo e 400 milioni di ammanco oltre ad avere una maggiore libertà di azione nell’impiego di queste risorse. Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ha già avuto modo di far notare al governo che a fronte della precedente aliquota standard dell’Imu al 4 per mille, l’attuale tetto del 2,5 per mille dimezzerà il gettito sulla prima abitazione.

Quello che è certo è che per ora domina l’indefinitezza della situazione: “Mi domando se non sia opportuno fare una pausa di riflessione, riavvolgere il nastro e trovare una soluzione a regime sulla tassazione immobiliare più equa e meno improvvisata”, propone Angelo Rughetti, deputato renziano ed ex segretario generale dell’Anci. “Mi chiedo – sottolinea – se non valga la pena sospendere la frenesia normativa, rinviare a giugno tutti i pagamenti legati a Tasi, Tari ed Imu e nel frattempo fare un lavoro serio” sulla tassazione immobiliare. Una proposta che fa sempre più proseliti, come testimonia la richiesta del leader Cgil, Susanna Camusso: “Per evitare figure o scelte drammatiche come quelle che erano state fatte sulla scuola sarebbe ora che il governo si fermasse un attimo e rimettesse in ordine le scelte che fa”

Renzi e il patto ai grillini “per cambiare la storia italiana”

matteo-renzi-tuttacronacaHa rilasciato un’intervista al Fatto Quotidiano il segretario del Pd Matteo Renzi, durante la quale ha proposto un patto al M5S “per cambiare la storia italiana”: trasformare subito il Senato in una Camera degli enti locali per risparmiare un miliardo di euro”. Dice il sindaco fiorentino: “La madre di tutte le battaglie è la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie locali. Basterebbe un sì dei senatori Cinque Stelle e cambieremmo la storia italiana. Ma loro nicchiano, chissà perché”.E’ questo il messaggio che Renzi manda ai pentastellati: se si vuole davvero cambiare le cose, gli accordi in politica servono. “Grillo da solo non può fare niente, perché mancano i numeri. Non è colpa sua, è la politica. Alcune battaglie – anche sacrosante – del M5S possono essere portate a termine solo se i cittadini pentastellati fanno accordi. Limitati, circoscritti, in streaming, dal notaio, in piazza, al bar, come vogliono: ma accordi. Da soli si fa testimonianza, non si cambia l’Italia”. Secondo il segretario del Pd,”per i parlamentari Cinque Stelle il 2014 sarà l’anno chiave, quello in cui devono decidere se cambiare forma mentis: ci sono quelli che credono alle scie chimiche e ai microchip nel cervello, e questi fanno ridere, ma sta anche nascendo un gruppo dirigente molto interessante […]”. È a quest’ultimo che Renzi si rivolge. “Molti di loro stanno imparando il mestiere. Su alcuni temi hanno fatto cose giuste, sul Milleproroghe, sugli affitti d’oro alla Camera. Ma le loro posizioni sono passate solo perché qualcuno nel Pd ha deciso che bisognava andare in quella direzione; in altri casi l’iniziativa è stata nostra, come per bloccare l’emendamento sulle slot machine”. Sono tutte dimostrazioni – aggiunge – del fatto che non si può fare a meno di “accordi seri, trasparenti e alla luce del sole”. Ma Renzi si rivolge anche a Enrico Letta al quale dice che “sforare il 3% del deficit si può, eccome”. “Si tratta di un vincolo anacronistico che risale a 20 anni fa. Non è l’Europa che ci ha cacciato in questa crisi, ma la mancanza di visione”. Quanto alla web tax, il segretario ribadisce la sua posizione: “Tutti devono pagare le tasse, ma le modalità con cui questa battaglia è stata impostata da qualche nostro parlamentare sono un errore”. Riguardo il job Act, il suo piano per il lavoro, la cui presentazione è attesa nei prossimi giorni, spiega che “Non si tratta di un trattato giuslavoristico ma di un documento con alcune cose concrete da fare subito e altre più di prospettiva”. Un’impostazione che gli ha fatto già guadagnare il sostegno di Maurizio Landini, segretario generale Fiom. Con lui – spiega Renzi – “condividiamo un concetto semplice: chi ci ha portato fino qui, con polemiche ideologiche e scarsi risultati, non è adatto a portarci fuori da qui”.

Grillo vs Napolitano: il comico si vuole appropriare anche del discorso del 31

grillo-napolitano-tuttacronacaL’annuncio lo si legge nella pagina Facebook di Grillo, che avvisa che “Il messaggio di fine anno 2013 di Beppe Grillo sarà trasmesso sul blog alle ore 20.30 di martedì 31 dicembre. Non perdere questo appuntamento. Avvisa tutti i tuoi amici e parenti. In alto i cuori!” Il comico interverrà quindi in contemporanea con il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’evento conta già circa 8mila iscritti, anche se bisognerà comunque attende lo scoccare dell’ora x per sapere quanti effettivamente vi prenderanno parte. Nel frattempo prosegue, come spiega l’Huffington Post, un linciaggio virtuale ai danni di due deputati, Titti di Salvo (Sel) e Andrea Romano (Scelta Civica), che nei giorni predenti il Natale erano intervenuti in aula per chiedere l’accelerazione dei lavori della Camera, così da permettere a tutti i deputati di poter raggiungere le famiglie durante le festività. Grillo ha pubblicato sul social network il video che mostra l’intervento dei due deputati, che sono stati così ricoperti di insulti e minacce. “Avevano paura che il Movimento 5 Stelle li facesse lavorare durante le feste”, ha commentato su Facebook lo stesso Grillo. In poco più di un’ora, centinaia di persone hanno commentato – a modo loro – il post del leader. I soliti “Fannulloni”, “Bast***i” e “Vergognatevi”, ma non solo. C’è chi passa direttamente alle minacce. “Attaccate la corrente a 3000 volt sotto le loro poltrone”, scrive Chicca. “Ma quali famiglie, direttamente al crematorio, assassini statali siete”, è la voce di Michele. “Andate a casa dalle vostre famiglie, ci penso io a mettervi del tritolo in tutte le poltrone”, il commento di Stella. E c’è chi chiede l’intervento delle forze della natura: “Mi chiedo spesso perché l’epicentro di un terremoto devastante non è mai a Montecitorio”.

Slitta il voto al Senato: quasi tutti in ferie?

senato-vuoto-tuttacronacaE’ stato il senatore pentastellato Santangelo a richiedere la verifica del numero legale che, non essendoci, ha spinto il presidente del Senato Pietro Grasso a rinviare  il voto sul processo verbale della seduta precedente dell’Aula. Ha osservato Grasso: “E’ evidente che il Senato non è in numero legale quindi la votazione è rinviata, si procede sulle comunicazioni che non comportano votazioni”. E’ stato lo stesso Movimento 5 Stelle a pubblicare poi in rete le immagini dell’Aula semi-vuota. Il presidente del Senato ha in seguito dato la parola al vicepresidente Maurizio Gasparri (Fi) che ha aperto la discussione su quello che è accaduto nelle vicende legate al decreto salva Roma, alla cui conversione in legge il Governo ha rinunciato, nel fuoco delle polemiche sugli emendamenti eterogenei inseriti in Parlamento sul provvedimento. Ci si domanda come sia possibile che, vista la situazione in cui vessa l’Italia, quelli che dovrebbero essere i rappresentanti dei cittadini preferiscano disertare l’Aula piuttosto che svolgere il lavoro per il quale sono stati eletti…

Napolitano e la lettera contro i decreti legge con dentro qualsiasi cosa

Boldrini,_Napolitano_and_Grasso_tuttacronacaIl Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato oggi venerdì 27 settembre una lettera al presidente del Senato Pietro Grasso e al presidente della Camera Laura Boldrini, con la quale invita il Parlamento a “verificare con il massimo rigore l’ammissibilità degli emendamenti ai disegni di legge di conversione” rispettando criteri di attinenza e omogeneità dei provvedimenti. Napolitano fa riferimento al decreto cosiddetto “salva Roma” e, in genere, agli esiti dell’ingolfamento parlamentare. Come quello che si èverificato in questi ultimi giorni,  durante i quali il Parlamento ha introdotto nei decreti una serie di emendamenti che non c’entravano più nulla con lo scopo originale dei provvedimenti. Ecco il testo della lettera come riportato dal Post:

Le modalità di svolgimento dell’iter parlamentare di conversione in legge del decreto legge 31 ottobre 2013, n. 126 recante misure finanziarie urgenti in favore di Regioni ed Enti locali ed interventi localizzati nel territorio – nel corso del quale sono stati aggiunti al testo originario del decreto 10 articoli, per complessivi 90 commi – mi inducono a riproporre alla vostra attenzione la necessità di verificare con il massimo rigore l’ammissibilità degli emendamenti ai disegni di legge di conversione.

Numerosi sono stati i richiami formulati nelle scorse legislature da me – in presenza di diversi Governi e nel rapporto con diversi Presidenti delle Camere – e già dal Presidente Ciampi alla necessità di rispettare i principi relativi alle caratteristiche e ai contenuti dei provvedimenti di urgenza stabiliti dall’articolo 77 della Costituzione e dalla legge di attuazione costituzionale n. 400 del 1988.

Come è noto questi principi sono stati ribaditi in diverse pronunce della Corte Costituzionale. In particolare nella sentenza n. 22 del 2012 la Corte ha osservato che “l’inserimento di norme eterogenee rispetto all’oggetto o alle finalità del decreto spezza il legame logico-giuridico tra la valutazione fatta dal Governo dell’urgenza del provvedere e i provvedimenti provvisori con forza di legge”, valutazione fatta sotto la propria responsabilità e sottoposta a giudizio del Capo dello Stato in sede di emanazione. Conclude la Corte affermando che “la necessaria omogeneità del decreto legge deve essere osservata anche dalla legge di conversione”, riservandosi la facoltà di annullare le disposizioni introdotte dal Parlamento in violazione dei suindicati criteri.

Proprio a seguito di questa sentenza il 22 febbraio 2012 ho inviato ai Presidenti pro-tempore delle Camere una lettera nella quale avvertivo che di fronte all’abnormità dell’esito del procedimento di conversione non avrei più potuto rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio, pur nella consapevolezza che ciò avrebbe potuto comportare la decadenza dell’intero decreto legge, non disponendo della facoltà di rinvio parziale. Esprimevo inoltre l’avviso che in tal caso fosse possibile una parziale reiterazione che tenesse conto dei motivi posti alla base della richiesta di riesame. La stessa Corte Costituzionale, del resto, fin dalla sentenza n. 360 del 1996, ha posto come limite al divieto di reiterazione la individuazione di nuovi motivi di necessità ed urgenza.

Rinnovo pertanto nello stesso spirito di collaborazione istituzionale l’invito contenuto in quella lettera ad attenersi, nel valutare l’ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti legge, a criteri di stretta attinenza allo specifico oggetto degli stessi e alle relative finalità, anche adottando – se ritenuto necessario – le opportune modifiche dei regolamenti parlamentari.

Approvato il Salva-Roma. E arrivano 700 milioni per lavoro e occupazione

salva-roma-tuttacronacaMattinata dedicata al decreto Milleproroghe quella ordierna al Parlamento al termine della quale il premier Enrico Letta, in conferenza stampa, non solo ha ufficializzato la procedura per la nomina a presidente dell’Istat di Pier Carlo Padoan ma ha anche annunciato una riforma complessiva del procedimento legislativo entro il 2014.  Oltre al Milleproroghe, il Consiglio dei ministri ha approvato le “norme essenziali” del decreto Salva-Roma dopo che la vicenda del dl con le “difficoltà incontrate” ha reso evidente come “in questo Paese sia essenziale una riforma complessiva del procedimento legislativo” che deve essere fatta “nel 2014”, ha detto il presidente del Consiglio, secondo cui l’attuale “procedimento legislativo non è più quello di una democrazia moderna”.  Il Cdm ha varato un “complesso intervento per salvare i finanziamenti dei fondi strutturali” che altrimenti si sarebbero persi, ha aggiunto il premier, precisando che si tratta di una riallocazione di fondi per 6 miliardi e 200 milioni. Ma Letta ha anche parlato di uno stanziamento di 700 milioni per misure a sostegno del lavoro e dell’occupazione. Il premier ha spiegato che 150 milioni vanno per le decontribuzione dell’occupazione giovanile, 200 per l’occupazione femminile e per i più anziani e 350 per interventi a sostegno della ricollocazione dei disoccupati. Gli interventi 2014 di contrasto alla povertà saranno di 800 milioni, ha annunciato il premier spiegando che sono stati ‘recuperati’ 300 milioni che si aggiungono ai 500 già stanziati a questo fine.

Domani è il giorno del “Milleproroghe”

milleproroghe-tuttacronacaDue giorni di festa sono trascorsi e domani si torna al lavoro. Lo farà anche il governo che ormai è giunto alla resa dei conti per quel che riguarda i provvedimenti economici. Dopo che il decreto Salva Roma, ormai trasformatosi in un “salva-tutti” per quanto vi era stato infilato dentro, è stato bocciato da Napolitano, c’è da chiedersi cosa accadrà. Il governo intende tentare di porre riparo a quanto accaduto inserendo i capitoli più urgenti in un altro decreto legge, il Milleproroghe: arriva a fine anno e proroga tutto ciò che non si è riusciti a fare in un anno. Il dl è in agenda per domani mattina e servirà vararlo con la massima urgenza, sia a per tamponare alcune emergenze a questo punto rimaste in sospeso, sia per fronteggiare le polemiche già esplose sul “Salva-Roma” e che non mancheranno di ripetersi. Tre temi hanno una particolare rilevanza: affitti d’oro, Salva-Roma (l’originale) e divieto d’incrocio tra stampa e tv. Non si parlerà invece delle norme sulla Tasi, la tassa sulla casa, che il governo ha fatto sapere che saranno inserite nel provvedimento sull’Imu in scadenza a fine gennaio. Come ricorda Repubblica:

Uno dei punti dolenti riguarda gli affitti d’oro, pagati dallo Stato e dalle sue istituzioni, nonostante un patrimonio immobiliare prestigioso, ampio e spesso inutilizzato o male impiegato. La questione è stata sollevata in particolare dal Movimento Cinquestelle che ha spinto alla fine anche il Pd a votare un emendamento utile a rescindere in tempi molto rapidi questi onerosi contratti d’affitto. Per poi accorgersi dell’esistenza di un altro codicillo, inserito però nella legge di Stabilità, che di fatto lo “neutralizzava”. Alla fine il Salva-Roma, come detto, è saltato del tutto, per l’intervento di Napolitano. E dunque ora la partita  –  che non può essere più ignorata, visto il pressing degli ultimi giorni e la minaccia di ostruzionismo parlamentare del M5S  –  passa al Milleproroghe.

Poi le altre due questioni calde. Da una parte le norme per “salvare” Roma dal default, motivo originario del decreto Salva-Roma, poi trasformato in un omnibus buono per saziare tutte le clientele. Il sindaco Marino le attende con impazienza (si tratta di “spostare” 400 milioni di debito sulla gestione commissariale). Dall’altra parte, la proroga del divieto antitrust per chi possiede reti televisive di acquistare anche quote di giornali. A mezzanotte del 31 dicembre scade. E tra un brindisi e un altro, l’Italia dalle mille anomalie, potrebbe ritrovarsi con un nuovo tycoon, senza averne però granché bisogno.

Rinvio invece per la casa e le norme sulla Tasi, la componente servizi della nuova imposta sugli immobili che dal 2014 sostituirà l’Imu (la Iuc). Alla fine la legge di Stabilità non ha modificato l’impianto del governo (a tre gambe: Tasi, Tari e Imu sulle seconde abitazioni) e – come annunciato oggi – non sarà modificato nemmeno dal milleproroghe. Ma i Comuni nei giorni scorsi hanno minacciato il governo di rottura nei rapporti istituzionali se non provvederà ad alzare il tetto alle aliquote (portando a 3,5 per mille quello sulla prima casa e all’11,6 per mille l’altro sulle seconde). E se non vi saranno nuove risorse (oltre i 500 milioni già stanziati) per consentire detrazioni per le prime abitazioni simili a quelle concesse con la vecchia imposta. Il ministro Delrio ha promesso che si arriverà ad una dote complessiva di 1,3 miliardi.

Poi c’è il problema della mini-Imu (coda velenosa dell’Imu 2013). Va pagata entro il 24 gennaio prossimo ed è pari al 40 per cento della differenza tra l’aliquota fissata dal sindaco e quella base (in più di un quarto dei Comuni italiani, di cui oltre cinquanta città capoluogo, nel 2013 è stata decisa un’aliquota più alta). Sarà possibile detrarla già dalla prima rata della Tasi? Oppure decideranno i sindaci? Infine, la questione del blocco degli sfratti, da prorogare per le famiglie più deboli e in difficoltà.

Il Governo fa un passo indietro: rinuncia al Dl Salva Roma

letta-napolitano-tuttacronacaIl Governo aveva appena incassato la fiducia per il Dl Salva Roma ma, dopo le perplessità espresse dal presidente della Repubblica e dopo un colloquio Letta-Napolitano, ora ha rinunciato alla conversione in legge dello stesso. Il decreto milleproroghe del 27 dicembre regolerà solo le situazioni urgenti: le norme sulla base delle quali il Comune di Roma ha approvato il proprio bilancio e la correzione della norma relativa agli affitti di immobili da parte della P.A.

Il Governo incassa la fiducia alla Camera sul Dl Salva Roma

dl-salva-roma-tuttacronacaCon 340 sì e 155 no, il Governo ha incassato la fiducia alla Camera sul decreto “Salva Roma”. Il 27 dicembre ci sarà, invece, il voto finale sul decreto. Il testo dovrà poi essere rinviato al Senato, a seguito delle correzioni introdotte a Montecitorio, per essere convertito in legge entro il 30 dicembre. La Conferenza dei capigruppo di palazzo Madama ha deciso che il voto sul Dl si svolgerà sabato 28 dicembre. Nel passaggio a Montecitorio é stata soppressa la norma che avrebbe tagliato i trasferimenti ai Comuni impegnati nella limitazione delle sale per slot machine autorizzate. Rimane invece il nodo degli affitti dei palazzi della politica. Come riassume il Sole 24 Ore, per quel che riguarda la vicenda degli affitti d’oro della Camera, 22 milioni di euro all’anno sborsati per pagare il canone di vari edifici che ospitano uffici, tra questi il centralissimo palazzo Marini, ha tenuto impegnata l’aula di Montecitorio in un crescendo di accuse, denunce e colpi di scena. E mentre la Lega ha agitato un forcone in aula, il governo è stato costretto a mettere la fiducia sul decreto Salva Roma («decreto sulle misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali»), che altrimenti rischiava di non essere convertito in legge in tempo utile. La fiducia, alla fine, è passata. Ancora il quotidiano, riepiloga quella che è stata la battaglia dei pentastellati dello scorso week-end:

 in un decreto approvato qualche giorno fa (la cosidetta “manovrina”) era stato approvato un emendamento del M5s che consente anche alla Camera e al Senato di recedere dagli affitti da loro stipulati, anche in mancanza della clausola rescissoria. In questo modo si sperava che l’amministrazione di Montecitorio potesse liberarsi del pesante fardello degli affitti multimilionari dovuti all’imprenditore Scarpellini e trovare qualche altra sistemazione più a buon mercato. Peccato che in un altro decreto, il cosiddetto Salva Roma si scopre che una “manina” aveva eliminato quella norma, rendendo di nuovo libera la Camera di versare i suoi affitti d’oro. Se ne accorgono nuovamente i Cinque Stelle, che gridano alla truffa: e così la Camera, nella notte tra venerdì e sabato, corre ai ripari e corregge la correzione. Sembra proprio che i contratti d’oro possano essere finalmente disdetti. Ma è una falsa illusione. Spulciando bene le carte, nella serata di domenica la Lega e il movimento Cinque Stelle scoprono che nella Legge di Stabilità (in procinto di essere definitivamente approvata domani dal Senato) qualcuno ha piazzato un codicillo che neutralizza la norma anti-affitti. Di nuovo tutto in alto mare. Nel caos che segue, i leghisti e i Cinque Stelle chiedono a gran voce che il governo corregga subito il pasticcio intervenendo sul decreto Salva Roma, in discussione a Montecitorio. L’Esecutivo si impegna a risolvere (si spera una volta per tutte) l’intricata questione tra qualche giorno. Lo farà nel decreto Milleproroghe, che uscirà da palazzo Chigi il 27 dicembre. Lega e M5s restano sul chi vive. Hanno ancora un’arma da sfruttare: se il governo non manterrà la promessa, riapriranno le ostilità il 27 alla Camera quando, archiviata la fiducia, si tratterà di dare il via libera al decreto Salva Roma con il voto finale sul provvedimento. In serata arriva l’appoggio di Matteo Renzi alla battaglia dei Cinque Stelle. «Su questo hanno ragione, nessuno ha il monopolio delle buone idee», dice il segretario democratico da Fabio Fazio. «Non vedo perché alla Camera – aggiunge – non si debba fare qualche sacrificio ed accettare di avere uffici un pò più piccoli»

Gasparri indagato per peculato: i soldi “in prestito” dai fondi Pdl per un’assicurazione

maurizio-gasparri-tuttacronacaE’ stato notificato, dai militari del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, un avviso di chiusura indagini nei riguardi del senatore Maurizio Gasparri a cui viene contestato il reato di peculato, in qualità di presidente del gruppo Pdl al Senato. A firmare il provvedimento, il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, gli aggiunti Rossi e Caporale e i sostituti procuratori Orano e Pioletti. Nei mesi scorsi il senatore era finito nel mirino della procura capitolina per un presunto prelievo di 600mila euro dai conti del Pdl e ora rischia il processo per l’accusa di peculato. Secondo la Procura di Roma avrebbe versato tale cifra su un suo conto, per poi intestarsi una polizza sulla vita. Ancora stando a quanto sostiene l’accusa, Gasparri avrebbe il 1 febbraio di quest’anno proceduto “al riscatto anticipato della polizza e alla restituzione dei 600mila euro al gruppo Pdl al Senato, a seguito di specifiche richieste della direzione amministrativa del gruppo”. Nel capo d’imputazione si legge che la polizza è stata liquidata nel febbraio scorso “in 610.697,28 euro”. Scrivono ancora i pm che, in seguito, la somma di 600mila euro fu restituita da Gasparri in due tranche con due distinti bonifici da 300mila euro fatti il 20 febbraio e il 12 marzo scorsi. L’inchiesta dalla quale è scaturita la notifica di chiusura indagini al politico riguardava la gestione amministrativa del gruppo Pdl al senato negli ultimi due anni. Per questo troncone la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per lo stesso Maurizio Gasparri e per Gaetano Quagliariello, quest’ultimo in veste di vicepresidente del gruppo Pdl al Senato. Per i pm per i fatti esaminati “non deve essere esercitata l’azione penale”. Da parte sua, Gasparri ha commentato in Twitter: “Non mi sono appropriato di nulla, ho la coscienza tranquilla, come sempre, ho operato con correttezza nell’interesse del gruppo Forza Italia”. Ha quindi offerto qualche ulteriore informazione sull’accaduto: “L’operazione mi è stata proposta dalla banca che ha i suoi uffici in Senato, ogni euro è stata utilizzato per le finalità del gruppo. Mi auguro che questa storia così sgradevole, i cui termini francamente riesce difficile capire,possa essere chiarita e definita al più presto”.

I deputati Pd annunciano denunce nei confronti di Grillo

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Grillo potrebbe essere denunciato da alcuni deputati Pd per  “istigazione dei militari alla disobbedienza” a seguito della lettera in cui il Semplice Portavoce del M5S invitava le  forze dell’ordine in servizio durante le manifestazioni dei forconi ad unirsi ai manifestanti. “Nelle prossime ore presenteremo una denuncia formale alla Procura della Repubblica al fine di accertare se vi siano gli estremi di reato nella lettera aperta inviata da Beppe Grillo ai responsabili delle forze dell’ordine” .

Quella fiducia nell’inverno caldo… con i Forconi alle porte di Roma!

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“Sono qui a chiedere la fiducia per un nuovo inizio”, con queste parole, ben scandite, inizia il discorso di fiducia al Parlamento di Enrico Letta, a Roma. A Torino invece, qualche ora prima, grazie a un blitz della polizia, i trasportatori avevano consegnato la merce, i Forconi erano stati aggirati. Come in uno split screen da una parte scorrono le parole del Premier e dall’altra ci sono gli scontri in piazza. C’è chi s’interroga e si chiede come possa un governo “tecnico”, fortemente voluto da Napolitano e un Parlamento votato con una legge riconosciuta incostituzionale dalla Consulta chiedere la fiducia… Come fanno gli atti emanati da un organo eletto con una modalità incostituzionale essere legittimi?  I giuristi l’hanno spiegato… Distruggere gli effetti prodotti da una  norma, di qualunque rango essa sia, dichiarata illegittima o incostituzionale,  sarebbe pericoloso per l’intero ordine sociale e  potrebbe ledere diritti acquisiti  mentre era in vigore… Eppure basta andare in giro o aprire un social per vedere in quanti pensano che la fiducia si debba chiedere se c’è un “nuovo inizio”. Ma se è un inizio, sarebbe anche insito nel termine che è nuovo… ma in Italia occorre far chiarezza!

“E’ vero l’Italia è oggi una società fragile, stordita dalla crisi. E’ però nello stesso tempo una società pronta, dopo tanti sacrifici, a ripartire. E’ un dovere anche generazionale aiutarla a ripartire”, parole di speranza da parte del Premier che parla di ripartenza… ma le industrie chiudono, il cuneo fiscale è quasi inesistente ed è pronta la stangata nel prossimo anno della Iuc (altro modo di chiamare l’Imu). Ma non bisogna essere pessimisti e pensare a un nuovo inizio!

Questo il video per spiegare il nuovo inizio?

D’altra parte come dice Letta “le istituzioni esigono sempre rispetto e a maggior ragione in un tempo amaro in cui si tenta di immiserire questa aula con azioni e parole illegittime che avallano la violenza, mette all’indice i giornalisti e vuole fare macerie della democrazia rappresentativa”. Un attacco quindi duro e diretto a Grillo e al suo Movimento, che tuttavia basa le sue rivendicazioni su una sentenza della Consulta.

Altra questione spinosa dopo quella della legge elettorale, è sicuramente quella della decadenza su cui il Presidente del Consiglio non ha dubbi “nella questione giudiziaria di Berlusconi non sono entrato e non entro oggi” e poi nasce un nuovo Patto con gli Italiani… ” impegno 2014″, una nuova agenda, forse dettata e copiata a tratti da quella di Renzi, un block notes di appuntamenti e tappe che dovrebbero portare alle riforme, “Per le riforme dobbiamo muoverci nella procedura della revisione dell’articolo 138, e dobbiamo porci quattro obiettivi: riduzione del numero dei parlamentari; abolizione delle Province dalla Costituzione; fine del bicameralismo perfetto, con un’unica Camera che dia la fiducia e faccia le leggi, e l’altra che esprima le autonomie; una riforma del titolo V della Costituzione, chiarendo al massimo le responsabilità di governo”… anche se per il momento l’unica legge a cui si tende è quella dell’amnistia e dell’indulto: “siamo la patria di cesare Beccaria e Dobbiamo dimostrarlo”. Poi un esempio davanti agli occhi ora Letta lo ha L’anno prossimo studieremo “la Partecipazione dei lavoratori all’azionariato con una rappresentanza negli organi societari, ne parleremo insieme” con azienda e sindacati, ed “è il tentativo” di “sperimentare” quanto fatto in Germania. Ma mentre sperimentiamo, tanto il tempo ce lo abbiamo, Letta fa anche il “buon padre di famiglia” e ridurrà le bollette dell’energia elettrica “venerdì nel piano destinazione Italia che avrà il via libera del Consiglio dei ministri “interverremo sul costo dell’energia” con “una riduzione di 600 milioni sulle bollette”, una riduzione “che si somma a quella già prevista dal decreto Fare”.

Naturalmente arriva il bastone e la carota anche sull’Europa perché Letta sottolinea “vorrei tracciassimo una linea, di qua chi ama l’Europa e sa che senza l’Ue ripiombiamo nel medioevo. Di là chi vuole bloccare l’Europa e si scaglia contro i suoi limiti” e poi aggiunge “L’italia deve avere conti in ordine, come oggi accade. E lo ricordiamo a tutti anche ad alcuni tecnocrati di Bruxelles”.

Intanto i Forconi preparano la loro azione eclatante, mentre la politica parla d’Europa e la nuova agenda, spinta dal segretario Renzi, si ridisegna per cercare di creare una nuova, l’ennesima, larga intesa che sostenga un governo “tecnico-politico-presidenziale”

Balla Renzi a Ballarò e apre a Grillo sul Senato!

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“Grillo ha 160 deputati, se votano la proposta del Pd sul Senato si fa. Questo senso di urgenza Grillo non lo butti via, provi a cambiare le cose senza pensare che basta un post”. Questo è l’incipit dell’intervista a ‘Ballarò’ di Matteo Renzi. Poi altri temi caldi del momento sono le elezioni politiche e il governo.  “La legge elettorale si fa con tutti. Non solo con la maggioranza”, dice Renzi. Ma Letta è d’accordo? “Siamo d’accordo tutti che la legge elettorale si tolga dal Senato, dove l’hanno messa lì, aspettando che cresca. Come la pasta della pizza”, aggiunge. Renzi poi spiega che Sulla Porcellum la Consulta si è espressa “non so con quale razionalità”, perché il ricorso a suo avviso andava respinto ma “comunque le sentenze si rispettano” e sull’esecutivo il sindaco di Firenze è chiaro “Enrico Letta è il primo ministro di questo paese che deve, nel giro di un anno, fare le cose che ci siamo detti di fare. Ha un’occasione straordinaria”. Ma per le Europee ci sarà di nuovo il gioco delle poltrone e D’Alema e la Bindi saranno candidati? “No, non credo proprio – spiega -Renzi -. Alle Europee mandiamoci qualcuno che poi resta lì”, quelli “interessati all’Europa e non ai giochini italiani”.

Beppe Grillo e il movimento dei forconi. Quanto chiesto a Grillo alle forze dell’ordine dopo il loro atteggiamento verso i forconi è “demagogico e strumentale” da parte di qualcuno che “invitava i militanti no Tav a picchiare i poliziotti”. “In piazza – continua – ci sono persone molto diverse. È un movimento composito che va guardato con molta attenzione”. E aggiunge: “Tra quelle persone ce ne sono alcune veramente in difficoltà”.

E sulla Cancellieri c’ è la stoccata. Domani le peserà che il Pd rinnovi la fiducia al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri? “Credo – afferma Renzi – che sia costata l’altra volta, credo sia stato un errore tenerla lì. E’ una persona per bene, ma ha dato l’idea che la legge non è uguale per tutti”. Il leader democrat spiega: “Non mi hanno eletto per cambiare il ministro della Giustizia ma per cambiare il Paese. Vorrei riaprire il dossier Alitalia, il dossier Telecom ma non sono qui per prendermi una rivincita”.

Berlusconi. “Berlusconi mi ha chiamato all’una di notte. Mi ha fatto molto piacere ricevere la telefonata di tutti i leader politici. Lui mi ha detto: ‘finalmente farai un grande partito socialdemocratico’. Gli ho risposto di fare anche lui le primarie nel centrodestra”.

Bersani. “Bersani – dice Renzi – mi ha mandato un messaggio molto carino: ora tocca a te. Gli ho risposto mi piacerebbe vederti. Lui mi ha detto, prima dormi. Sa che in questi giorni è un frullatore”.

Le minacce dei Forconi al governo Letta: “azione eclatante, se passa la fiducia”

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«Oggi decideremo come portare avanti la nostra mobilitazione. Se i politici non andranno a casa e domani sarà votata la fiducia al governo Letta, ci sarà un’azione eclatante non violenta a Roma e forse in altre città: non ci arrendiamo». A dirlo è uno dei coordinatori del movimento «9 dicembre», così Danilo Calvani, che guida la protesta del movimento dei Forconi. Così alle 16 si è deciso di tenuta una riunione al Viminale al quale hanno partecipato i vertici delle forze dell’ordine e il ministro dell’Interno Alfano per fare il punto della situazione sulla mobilitazione dei Forconi che pian piano si sta allargando in tutta Italia.

Torino è la zona più calda. nelle ultime ore proprio nel capoluogo piemontese il traffico è andato in tilt per la protesta che si è svolta a Corso Francia una delle principali arterie della città che arriva in piazza Statuto. E proprio nella zona di piazza Statuto c’è un blocco del traffico ad opera dei giovani “Forconi”, monitorati da Polizia e Vigili. In mattinata i manifestanti hanno percorso una parte dell’adiacente via San Donato, costringendo con maniere spicce e minacce gli esercenti ad abbassare la serranda.   

Intanto il Coordinamento 9 dicembre, che ha organizzato la mobilitazione nel capoluogo piemontese, ha annunciato che la Questura, dopo la guerriglia urbana scatenatasi ieri «ha revocato il permesso per i presidi di Piazza Derna, Piazza Pitagora e Piazza Castello» a Torino, quindi «ogni presidio presente in città è del tutto spontaneo ed auto organizzato da gruppi indipendenti di cittadini torinesi» ha precisato una nota del movimento. Nel messaggio diffuso dai Forconi torinesi si condannano le violenze di ieri e si parla di pacifica protesta. Domani alle 18.30 in piazza Castello, ci sarà un comizio di Danilo Calvani, «uno degli ispiratori di questo movimento» si legge nella nota diffusa. Intanto anche i punti vendita della grande distribuzione sono entrati nel mirino dei forconi. Sedicenti manifestanti hanno istituito forme di picchettaggio davanti ai supermercati torinesi e della prima cintura, impedendo ai clienti di entrare. Al Pam e all’Esselunga di Corso Traiano sono intervenuti i Carabinieri, ma si sono registrati problemi anche al centro commerciale Le Gru di Grugliasco (Torino). Mentre altri grandi supermercati alle porte di Torino hanno scelto di chiudere.

Non molto migliore la situazione a Milano a piazzale Loreto. Qui la viabilità è stata bloccata la viabilità e i manifestanti ogni tanto fanno passare alcune macchine. A presidiare la zona forze di Polizia e Guardia di Finanza. «Bloccheremo piazzale Loreto fino alle 22 di questa sera – ha spiegato uno sei leader del movimento, Chowbe De Leo, tecnico informatico di Milano – vogliamo gridare che ne abbiamo piene le scatole della politica». Presidi e proteste anche fuori dall’aeroporto di Orio al Serio a Bergamo e a Brescia.«Non possiamo protestare con i nostri camion, perché altrimenti la polizia ci sequestra i mezzi e ci impedisce di usarli, perciò abbiamo dovuto fare dei presidi», ha spiegato Sandro Norcini, responsabile di Trasporto Unito della Lombardia, movimento che fa parte del comitato 9 dicembre, che questa mattina si trova a Rho. Disagi stamani anche a Bergamo: alcuni manifestanti hanno rallentato il traffico lungo l’Asse interurbano del capoluogo, all’altezza di Orio al Serio. Lungo la circonvallazione si sono registrate in mattinata lunghe code, costringendo molti automobilisti a imboccare strade alternative. Presenti tra i manifestanti numerosi camionisti che hanno distribuito dei volantini. Disagi anche in centro a Bergamo, dove alcune auto sono state fatte marciare a velocità ridotta, creando incolonnamenti. 

Seconda giornata di blocchi anche a Imperia:  dalle 8.25 circa un gruppo di manifestanti ha bloccato l’accesso allo svincolo di Imperia Est dell’Autostrada dei Fiori, così come già avvenuto nel primo pomeriggio di ieri. Blocchi si segnalano anche in vari punti della città ligure. A Savona è stato sgomberato il presidio sulla via Aurelia, nei pressi della Torretta: le forze dell’ordine, questa mattina all’alba, sono intervenute facendo allontanare i manifestanti che bloccavano il traffico. «La manifestazione ha trasceso i limiti della libertà di protesta – ha detto il prefetto savonese, Gerardina Basilicata – interferendo con la vita dei cittadini. È durata troppo a lungo e ha avuto forme intollerabili». A Genova, infine, i manifestanti si stanno concentrando in zona Corvetto ed è possibile un nuovo corteo nelle vie della città. Il leader dei Forconi Danilo Calvani dovrebbe arrivare domani pomeriggio in piazza De Ferrari a Genova per organizzare la “marcia su Roma” contro il governo Letta e contro la classe politica italiana. «Calvani ci darà le direttive di come comportarci fino al giorno in cui si andrà a Roma, tutti presenti! – spiega un comunicato del movimento genovese – Mandiamo a casa i parassiti!».

Tutto è pronto per l’arrivo a Roma dei Forconi. Domani la Capitale potrebbe essere interessata dai manifestanti che stanno scendendo da Torino per protestare davanti ai palazzi del potere. Poco probabile che arrivino vicino agli obiettivi sensibili ma è già presente una buona partecipazione al  presidio che il  Movimento  ha a Piazzale dei partigiani. Inoltre in  zona Ostiense prosegue l’assembramento di manifestanti.  

In Puglia si registrano momenti di protesta di alcuni autotrasportatori e del cosiddetto movimento dei Forconi, con alcuni presidi stradali che stanno causando qualche disagio alla viabilità. In particolare sulla tangenziale di Bari, in direzione sud, si segnala una coda di circa 2 km di camion e tir. Anche a Foggia, sulla statale 16, sono segnalati due presidi di manifestanti su entrambi i sensi di marcia, mentre sulla strada provinciale 231, nei pressi di Corato (Ba), stazionano decine di autotreni con il conseguente rallentamento della circolazione.

Traffico in tilt a Palermo per la protesta dei Forconi. Paralizzata la circolazione stradale in piazza Indipendenza, dove un gruppo di manifestanti sta protestando davanti Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione nel capoluogo siciliano. I Forconi urlano cori contro la politica e «lo Stato da cui arrivano solo tasse». Difficoltà anche in via Ernesto Basile, per il volantinaggio di alcuni manifestanti.

Non è finita la protesta dei «forconi» sardi: questa mattina una nutrita delegazione di anti Equitalia si è presentata alla sede della Agenzia delle Entrate a Cagliari. Ma questa volta senza simboli e striscioni: semplicemente per chiedere atti e documenti agli sportelli. «Vogliamo chiarire – spiega Vincenzo Bodano, del Movimento per la gente anti Equitalia – alcuni aspetti che saranno poi oggetto di una nostra comunicazione: vogliamo avere tutte le carte in mano. Tutto questo in maniera assolutamente pacifica». Una sorta di coda della protesta di ieri mattina con il presidio all’Agenzia e i blocchi e i rallentamenti in via Vesalio e nelle statali 130 e 131. Il movimento sardo si muove insieme a quello nazionale: nei prossimi giorni potrebbero essere organizzate nuove azioni di protesta.

Decaduto in Senato e sfrattato da Palazzo Grazioli: i guai del Cavaliere

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Lo racconta Carlo Tecce su Il Fatto Quotidiano. Silvio Berlusconi decaduto dalla carica di senatore ora rischia anche lo sfratto da Palazzo Grazioli, infatti il Pdl, ormai partito morto e sepolto non avrebbe pagato l’affitto per sette mesi e così i proprietari, il conte Emo Capodilista e Saverio Caravita di Sirignano hanno denunciato i parlamentari per morosità.

Tecce scrive:

 Non è senatore neanche a casa sua. Il decaduto Silvio Berlusconi lo sfrattano pure dal “parlamentino” di palazzo Grazioli, un emiciclo di legno intagliato che ha ospitato memorabili conferenze stampa, riunioni plenarie e simulazioni di governo. Perché il morosità: abusivi, non pagano l’affitto da sette mesi, occupano l’aula di un finto Montecitorio, l’ex redazione del Mattinale (Primo Piano) compreso l’ufficio di Paolo Bonaiuti e spergiurano di aver disdetto il contratto. E poi il fatidico 27 novembre dopo le fatidiche 17: 42 e 30 secondi, il sofferente Berlusconi ha radunato le truppe di Forza Italia proprio nel “parlamentino”. Il tribunale civile di Roma dovrà valutare il danno.

(…) Ora va scoperto il Cavaliere parsimonioso, che non vuole saldare arretrati di un partito gestito da un tale Angelino Alfano e che la fidanzata Francesca Pascale ha iniziato al risparmio casalingo: inaccettabili i fagiolini a 80 euro per un chilogrammo. E così Berlusconi ha spedito l’architetto Gianni Gamondi in missione per le residenze più blasonate di Roma: caccia alla nuova magione, riservata, immune ai fotografi e ai giornalisti.

Berlusconi starebbe cercando una nuova sede per non mischiare più politica e vita privata, visto come sono andate a finire certe serate con i falchi a Palazzo Grazioli e Francesca Pascale che non gradiva.

Scrive ancora Tecce:

Il fidatissimo Gamondi, scultore di ville berlusconiane da Antigua a Lampedusa sino a Villa Certosa, non ha trovato il pezzo giusto più che il prezzo: adesso ha occhi solo per Palazzo Taverna. Per un po ’ di pigrizia, raccontano gli amici di Fininvest, Silvio s’è fatto sfuggire il Pecci-Blunt, il palazzo con lo sguardo al Campidoglio. Dove Denis Verdini, anni fa, riuniva avventurieri e (Marcello Dell’Utri) per cercare di condizionare la Consulta sul prezioso Lodo Alfano. Ma il Cavaliere, forse, avrà preferito ignorare quei mattoni pregiati e storici che sanno di sconfitta. Le ispezioni di Gamondi vanno avanti, piano: il decaduto non vuole abbandonare la Capitale, anche se non vuole più confondere politica e Pascale. (…) Per i servizi sociali o i domiciliari, anche su suggerimento di Francesca, Berlusconi ha indicato Roma. Il prossimo palazzo dovrà avere un cancello molto imponente, numerose entrate, più verde (chissà se sintetico) e, soprattutto, tanta erba per Dudù. Dismesso da senatore e dismesso il “parlamentino”, il Cavaliere parsimonioso ricomincia da Roma 2.

De Magistris chiama governo: “non siamo i vostri bancomat”

luigi-de-magistris-imu-tuttacronacaI sindaci italiani aspettano risposte dal governo e non intendono attendere oltre. Piero Fassino, presidente dell’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), rinnovando la richiesta di un incontro urgente con il Presidente del Consiglio ha lanciato un appello: ”Il Governo faccia rapidamente chiarezza sulla seconda rata dell’Imu 2013 e onori gli impegni assunti con i contribuenti e i Comuni italiani. I sindaci hanno dimostrato ampiamente responsabilità e spirito propositivo, ma non si può abusare della loro pazienza e tanto meno si puo’ abusare della pazienza dei cittadini”. Ha quindi sottolineato: ”Da troppe settimane e ancora nelle ultime ore -si susseguono da parte di singoli esponenti governativi dichiarazioni contraddittorie e addirittura antitetiche. E’ tempo che cessi questo assurdo balletto di parole che hanno il solo esito di alimentare confusione e sconcerto nei cittadini ed esasperazione negli Amministratori locali”. E poi ha aggiunto: “All’atto della decisione di superare l’Imu sulla prima casa il Governo assunse due espliciti impegni: i contribuenti non avrebbero più pagato l’Imu nel 2013 e ai Comuni sarebbe stato garantito l’identico importo onde poter assicurare l’erogazione di essenziali servizi ai cittadini. E’ troppo chiedere che finalmente si dia corso a impegni così esplicitamente assunti?” A rimarcare la dose il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, anche lui in merito all’abolizione delle seconda rata dell’Imu: ”L’ipotesi che il Governo non dia ai si sono stancati di essere bancomat o esattori del Governo”. Una situazione, quella del reperimento delle risorse che vengono meno in seguito all’abolizione dell’imposta per cui de Magistris ha riferito di essere ”in costante contatto” con il presidente dell’Anci Piero Fassino.

Respiro di sollievo per l’abolizione dell’Imu? Ora arriva la mini-Imu

imu-sindaci-tuttacronacaLiberi dall’Imu (che in realtà ha cambiato nome in Tasi)? Non proprio e non tutti. A parlare della ‘mini-Imu’ è Il Mattino che spiega che, per i residenti nei Comuni che quest’anno hanno deciso aumenti di aliquote, la decisione di far pagare ai contribuenti il 50% dell’aumento delle aliquote Imu sulle prime case decise dai Comuni nel 2013 porterebbe una ‘mini-stangata’ di 42 euro medi a residente. Come spiega il segretario confederale Uil Guglielmo Loy, infatti, ad oggi, anche se c’è ancora tempo per l’approvazione dei Bilanci comunali, sono 873 i Comuni che hanno deliberato aumenti di aliquote dell’Imu sulla prima casa e tra essi 11 Città capoluogo. Il quotidiano così scrive:

In totale, ad oggi (c’è tempo ancora fino al 9 Dicembre per definire le aliquote del 2013), si tratta di 3,4 milioni di prime case che si aggiungono ai 44.785 «nababbi» possessori di una prima casa di lusso (A/1, A/8 e A/9), i quali verseranno il saldo il 16 Dicembre. Nello specifico, rileva lo studio della Uil, a Milano l’aliquota è passata dal 4 al 6 per mille; a Bologna dal 4 al 5 per mille; a Napoli dal 5 al 6 per mille; a Genova dal 5 al 5,8 per mille; ad Ancona dal 5,5 al 6 per mille; a Benevento dal 5 al 6 per mille; a Verona si passa dal 4 al 5 per mille; a Frosinone, Caltanissetta, Cosenza e Vibo Valentia passa dal 4 al 6 per mille.

Ecco allora che l’esenzione totale viene a mancare:

Diversamente, dunque, dalle aspettative, non c’è la propagandata esenzione totale. Secondo i calcoli del Servizio Politiche Territoriali della Uil, il conto a Milano è di 73 euro (nel 2012, però, si sono pagati 292 euro medi); a Bologna di 40 euro medi (321 euro nel 2012); a Napoli di 38 euro medi (379 euro nel 2012); a Genova di 31 euro medi (72 euro nel 2012); ad Ancona di 21 euro medi (341 euro nel 2012) ; a Verona di 31 euro medi (281 euro nel 2012).

Dunque, rileva la Uil, si avrà un risparmio rispetto al 2012, ma la tassa sulla casa si pagherà comunque. In totale, ad oggi (c’è tempo ancora fino al 9 Dicembre per definire le aliquote del 2013), si tratta di 3,4 milioni di prime case che si aggiungono ai 44.785 possessori di una prima casa di lusso (A/1, A/8 e A/9), i quali verseranno il saldo il 16 Dicembre.

Quindi, tra saldo Imu e Tares e acconto Iuc, tra il 16 Dicembre e il 16 Gennaio, si profila un vero ingorgo fiscale per le tasse sulla casa. «Questo incrocio fiscale, insieme agli aumenti delle Addizionali Irpef, rischia di contrarre ancora di più i consumi interni e quindi la ripresa economica ed occupazionale. Sul fisco locale – conclude Loy – servono certezze, perchè con cambi di nome, di regole di scadenze, oltre che ad aumentare il peso fiscale si disorientano i contribuenti».

L’Imu cambia nome e aumenta! Ecco a voi la Tasi

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L’Imu non si pagherà più, la promessa del centrodestra è mantenuta! E’ infatti in arrivo la Tasi, cioè un Imu che costa di più. Domani mattina, 26 novembre si discuterà l’emendamento che riguarda la Tasi ovvero la  la“service tax” che sostituirà l’Imu. Che differenza c’è tra le due tasse? Che la Tasi costerà di più! Rimane infatti l’impianto di fondo, cioè che saranno i Comuni a stabilire l’aliquota e queste modifiche istituirebbero un fondo comunale di circa 350-400 milioni l’anno. Saranno previste delle detrazioni per i carichi familiari, come era già previsto nel 2012 con una detrazione di 50 euro a figlio.

Come spiega Blitz Quotidiano:

A questo si affiancherebbe un altro miliardo, già stanziato nella legge di stabilità, per la detrazione sulla prima casa. In questo modo chi non ha pagato l’Imu nel 2012, rimarrebbe esente anche nel 2014. Lo slittamento dell’approvazione del provvedimento da parte della commissione Bilancio a lunedì pomeriggio (oggi 25 novembre), costringerà il governo a porre la fiducia in Aula. Qui, infatti, la legge di stabilità arriverà martedì mattina, con l’obbligo di approvarla entro la giornata, prima cioè del voto del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi. E sarà proprio quel voto di fiducia a sancire il passaggio all’opposizione di Forza Italia che in commissione nel week-end a quasi sempre votato contro il Governo.

Saldo seconda rata, gli aumenti, le aliquote. In ogni caso la rata Imu di dicembre (prime case di lusso, seconde case, affitti) riguarderà circa 30 milioni di immobili, in molti caso con importi maggiorati perché le delibere locali fanno lievitare il conto fino al25% in più rispetto ai valori del 2012. Nei capoluoghi di provincia l’aliquota ordinaria è arrivata all’1% di media grazie anche agli ultimi rincari deliberati la scorsa settimana da 17 Comuni. A Trieste, per esempio, un trilocale affittato a canone libero, quest’anno pagherà 993 euro (di cui 539 di saldo) contro i 909 euro del 2012. Per un box auto, un proprietario di Prato verserà 294 euro contro i 233 del 2012. Dal momento che l’acconto Imu è stato pagato con riferimento alle vecchie aliquote, il risultato è che i rincari si fanno sentire proprio in sede di saldo.

Però rallegriamoci che non la chiameremo più Imu!

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Segreteria del Senato: che gaffe! E Bonolis la riprende in diretta

Paolo-Bonolis-tuttacronaca5Durante la puntata odierna di Avanti un altro, Paolo Bonolis ha sgridato la Segreteria del Senato a seguito di una telefonata arrivata in redazione il giorno prima. La segreteria aveva infatti contattato i giudici del quiz per segnalare una risposta errata in merito al Senato e che era stata data per buona. Peccato che lo scopo dell’ultimo gioco sia precisamente quello di rispondere erroneamente e quello che lascia perplesso il presentatore è il fatto che, nella logica della Segreteria del Senato, anche tutte le altre risposte sarebbero dovute essere errate. Bonolis ha quindi invitato la segreteria del Senato a trovarsi qualcos’altro da fare durante le ore lavorative.

L’emendamento che prende tempo… L’Italia tra proroghe e svendite

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Una proroga di un anno della possibilità per i Comuni di utilizzare Equitalia per la riscossione dei tributi locali: è quanto prevede un emendamento alla Legge di Stabilità che sarà presentato a breve in commissione al Senato. Lo riferisce il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanni Legnini.

“Un anziano signore con cui abbiamo seri problemi”, l’attacco di Grillo

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Arriva a sorpresa al Senato, Beppe Grillo, per incontrare i suoi parlamentari. Mentre entrava a Palazzo Madama, il comico non ha perso occasione per lanciare l’ennesimo attacco al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, definendolo “un anziano signore con cui abbiamo seri problemi”, ha detto Grillo e poi ha aggiunto “Napolitano è un presidente di parte ed è sconveniente che prenda decisioni senza ascoltare noi che rappresentiamo 9 milioni di persone”. E, alla domanda che i cronisti gli rivolgono sulla decisione di disertare l’incontro al Quirinale, risponde scherzando: “Volete che vi faccia contenti? Sì l’ho deciso io”. “Questo Paese – ha poi proseguito – ce lo dobbiamo riprendere: lo Stato non c’è più”. “Lo Stato non c’è e quando c’è la gente lo percepisce con ansia. Si rappresenta come Equitalia, la burocrazia, le tasse. Non abbiamo più tempo di giocare”, ha ribadito.

Chi sono i più assenteisti d’Italia? I parlamentari si piazzano bene!

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E’ SkyTg24 a dare i numeri e stavolta non sono quelli della follia, ma dell’assenteismo dei parlamentari di Camera e Senato. Ci sono infatti deputati come Antonio Angelucci del Pdl che nelle 1370 votazioni dall’inizio della legislatura risulta assente, tanto da essere soprannominato il fantasma. 100% di assenze in quale altro posto di lavoro sarebbe tollerabile?

Ma certo non è l’unico. I suoi compagni di partito come Pietro Longo e Daniela Santanchè,  superano il 90% di assenze nei lavori parlamentari, così come sono vicini al record anche Umberto Bossi della Lega Nord, Bombassei di Scelta civica e Guido Galperti e Umberto Marroni del Pd.

Certo il sito della Camera, come sottolinea anche SkyTg24, mette a disposizione le statistiche senza specificare a cosa siano dovute le assenze, se si tratti quindi di malattie o altri incarichi, ma resta comunque abbastanza agghiacciante il dato.

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 Al Senato la situazione non migliora, con Silvio Berlusconi recordman dell’assenteismo: dall’inizio della legislatura è stato presente a un voto soltanto: quello della fiducia a Letta, lo scorso 2 ottobre. E sono molti gli uomini dell’entourage del Cavaliere che si fanno vedere ben poco a Palazzo Madama: il suo legale Nicolò Ghedini, ad esempio, che ha totalizzato il 99,94% di assenze, o «l’uomo del Pdl» Denis Verdini che non c’è stato il 99,88% delle volte. Un po’ più in basso nella classifica dei senatori «introvabili» anche due nomi noti: l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti (assente l’88,88% delle volte) e anche lo stesso Mario Monti, che ha disertato l’aula nel 65% delle occasioni.

Ma ci sono anche i virtuosi, e Sky mette in luce anche quelli: alla Camera il record delle presenze spetta a Francesco Cariello del MoVimento 5 Stelle (presente al 99,12% delle votazioni), che stacca di poco Giorgio Brandolin del Pd, Lainati del Pdl e Paola Binetti di Scelta Civica, che ha votato il 94% delle volte.

 

Il grillino che scivola sulla Costituzione: chi destituisce il Premier?

grillini-costituzione-tuttacronacaCurioso siparietto ieri in Aula dove Carlo Sibilia, deputato Cinquestelle, è intervenuto nel dibattito sul Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi. Dopo un suo discorso pieno di accuse contro Letta e di denunce contro i suoi conflitti di interessi, il pentastellato se la prende con Napolitano, accusandolo maldestramente di non avere revocato l’incarico a Letta.

Se avessimo ancora un Presidente della Repubblica veramente super partes, l’avrebbe già destituita dal suo incarico.

I colleghi  del deputato applaudono, inconsapevoli del clamoroso errore, mentre Letta si rivolge ai ministri accanto a lui chiedendo “Ma cosa sta dicendo?”. Dopo di che, ride. Reazione non apprezzata dal Cittadino Sibilia.

Mi fa piacere che lei rida: purtroppo le persone sono poco credibili e ridono, giustamente.

Al termine della sua replica, ilpresidente del Consiglio non si lascia sfuggire una battuta con la quale sottolinea l’ignoranza costituzionale di Sibilia.

Le aggiungo anche che il Presidente del Consiglio non può essere destituito dal Presidente della Repubblica, ma soltanto da questo Parlamento, che, se vuole, può votare la mozione di sfiducia nei nostri confronti.

ARIA DI CRISI al Senato… Governo salvato dalla Lega che è all’opposizione

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Quella crisi di Governo scongiurata qualche settimana fa torna prepotentemente a spirare tra i banchi del Senato. Oggi è andata infatti al voto la legge costituzionale che istituisce il famoso comitato che dovrà discutere e varare la grande riforma dell’architettura dello Stato. Il super comitato evita il pantano parlamentare, ma apre anche la strada al superamento di riforme fatte dai rappresentanti dei cittadini. Chi ha votato il comitato?  E’ stato scelto nei palazzi, di fatto per blindare il governo e fare riforme senza che possa entrare in crisi l’esecutivo. Essendo una legge costituzionale e avendo bisogno di 214 voti (pari ai due terzi) il Governo Letta è salvo solo grazie ai voti della Lega, quei 16, che hanno permesso di far passare indenne la legge elettorale. Un partito, quello della Lega, che è all’opposizione e che si è dimostrato compatto, dopo l’ordine dato da Calderoli, di votare a favore della Legge. E’ stato poi lo stesso Roberto Calderoli, presidente di turno a legge l’esito della votazione:

“Favorevoli duecentodiciotto, contrari 58, astenuti 12”.

Sguardi tesi tra Quagliariello e Schifani, quando è stato chiaro che molti avevano tradito e non solo i soliti noti.

11 sono stati gli astenuti: Elisabetta Casellati, Vincenzo D’Anna, Domenico De Siano, Ciro Falanga, Pietro Iurlaro, Pietro Langella, Eva Longo, Antonio Milo, Augusto Minzolini, Nitto Palma, Domenico Scilipoti. A cui si devono aggiungere i numerosi assenti: Bondi, Bonfrisco, Ghedini, Matteoli, Mussolini, Enrico Piccinelli, Repetti, Maria Rosaria Rossi, Denis Verdini, Riccardo Villari, oltre ovviamente a Silvio Berlusconi.

Il Governo è comunque indebolito per non dire a pezzi… sono lontani quei 235 sì che avevano dati una larga maggioranza a Letta di proseguire sulla sua strada e ora le dinamiche in Aula hanno mostrato davvero di poter far crollare l’esecutivo in ogni istante. Il Pd ha dovuto anche stringere le maglie e riunire i dissidenti storici come la Puppato che hanno votato a favore:

“Niente scherzi – è il messaggio recapitato loro dal gruppo del Pd – perché i numeri sono in bilico e se si va sotto su questo rischiamo la crisi e l’incidente atomico con Napolitano”. L’unico che si è comunque astenuto del Pd è Felice Casson.

Quanto è lontano il Senato dagli italiani?

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Battibecco a suon di ‘vergogna’ nell’aula del Senato fra il presidente di turno, Maurizio Gasparri, e il Movimento 5 stelle che prosegue l’ostruzionismo alle riforme costituzionali e ‘porta’ nell’aula di Palazzo Madama anche Dario Fo a difesa della Costituzione.

Una presenza virtuale, con le parole di Fo prima lette dal senatore Bruno Marton che poi avvia una registrazione invitando l’emiciclo ad ascoltare il Premio Nobel. E’ a questo punto che Gasparri sbotta: “Non è che siamo a ‘Radio campo base’”. Il senatore M5s riprende la parola per una raffica di “si vergogni” e qui è l’esponente Pdl a fermarlo con un “si vergogni lei, non siamo qui per giocare”.

Quanto dista il Senato dagli italiani? Lontano, lontanissimo, anni luce. E oggi non fa eccezione, anzi scoppia l’ennesima bufera con i soliti insulti che non fanno bene all’istituzione che assomiglia sempre più a un ring e sempre meno a un organo politico. Non si tratta più di giudicare, né di schierarsi, né di provare ad avere un partito di riferimento, ormai è solo una guerra personale a colpi di insulti.

“Noi del Movimento 5 Stelle ci siamo sempre orgogliosamente definiti portavoce dei cittadini – esordice Marton – Oggi ho l’onere e l’onore di portare in difesa della Costituzione la voce di un cittadino Premio Nobel per la Letteratura, Dario Fo. Ascoltate queste semplici, chiare e rivoluzionarie parole che ci ha lasciato questa mattina. Le leggo per lui in questo Senato”.

“Che strano, abbiamo sempre detto – sono le parole di Fo che il senatore M5s legge – che la nostra è la Costituzione più bella del mondo ed ecco che all’improvviso qualcuno vuole cambiarla perché, dicono, in quel testo ci sono delle incongruenze e degli errori e, guarda caso, questi senatori e deputati sono gli stessi che hanno voluto e imposto le leggi ad personam. Strane coincidenze della storia”.

“Troppe volte – qui è Marton che riprende in prima persona la parola – questo Senato è stato sordo alle parole di chi Dario ha tanto amato, la sua compagna di una vita, una grande donna: Franca Rame che da qui, da questo Senato è fuggita. Ascoltiamo tutti Dario Fo”. E qui, invece, parte il sonoro che viene pero’ bloccato da Gasparri che sbotta: “Non e’ che siamo a ‘Radio campo base’. Poi discuteremo se innovazioni di questo tipo sono permesse, fino ad ora non ne ho consapevolezza”. “Si vergogni”, replica allora Marton. “No, si vergogni lei. Non siamo qui per giocare. Questo giochino  è poco serio per l’assemblea. Non le consento di dire si vergogni alla presidenza”, è il rimbrotto che arriva dal presidente di turno dell’Assemblea.

Gli italiani intanto hanno da pensare alla nuova Tirse, a quel cuneo fiscale inesistente anche se fortemente sbandierato come vessillo di una nuova politica e a una ripresa che, anch’essa annunciata, sembra però essere ulteriormente scappata di mano.

Regalo a Berlusconi? Slitta la data del voto di decadenza

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Non è in programma fino al 31 ottobre. «Il tema non è stato affrontato e il voto» sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi nell’aula di palazzo Madama «non è nel calendario di ottobre votato dalla capigruppo», così arriva anche la conferma del vicepresidente del Senato (Pdl) Maurizio Gasparri al termine della conferenza dei capigruppo. La relazione sulla decadenza del leader Pdl del presidente della giunta delle Elezioni Dario Stefàno, secondo quanto si apprende, verrà consegnata nelle prossime ore alla presidenza del Senato. A mettere a dura prova la tenuta del governo è la partita legata al voto palese. «Il fatto che il Pd si dichiari a favore del voto palese, a dispetto del regolamento vigente, della prassi parlamentare e dei principi più elementari posti a salvaguardia della libera coscienza dei parlamentari, è una vergogna e si spiega solo con la volontà da parte del Pd di mettere in discussione quel minimo di coesione e di rispetto reciproco su cui si può fondare una alleanza di governo», attacca Bondi. Si arriverà a Natale? Magari con un regalo sotto l’albero per il Cav? Amnistia o Indulto ci troverà nel pacco?

“Stop al voto segreto”: manifestanti in slip e cartelli davanti al Senato

manifestazione-votosegreto-tuttacronacaLa giunta del regolamento oggi discuterà la proposta sul voto palese legato alla decadenza di Berlusconi. Proprio per manifestare contro il voto segreto si sono riuniti davanti al Senato, in piazza delle 5 Lune, una decina di attivisti di Avaaz, organizzazione che ha lanciato una raccolta firme online: biancheria intima e cartelli “Non abbiamo niente da nascondere e tu senatore? Stop al voto segreto!” tutto quello che indossavano. Vincenzo Santangelo, Senatore M5S membro per la giunta per il regolamento è andato ad incontrarli: proprio dal suo partito è partita l’iniziativa per l’abolizione di questa pratica.

Gli attivisti hanno spiegato che “noi non abbiamo segreti” mentre sul loro sito sono state raccolte oltre 80mila firme per questo: e non solo per il caso Berlusconi. Allargando la richiesta a tutte le votazioni che si tengono al Senato, infatti, “si eviterebbero anche altri casi come quello dei 101 franchi tiratori che hanno colpito Prodi, nella corsa alla presidenza della Repubblica”.

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Del resto la lotta contro il voto segreto non è una peculiarità italiana: il 18 settembre, a Brasilia, un gruppo di giovani ha manifestato nudo fuori dal Congresso per chiedere la fine di ogni votazione segreta nelle assemblee legislative. ”La democrazia non e’ condotta con voti segreti, quindi abbiamo bisogno di un voto aperto,” ha detto Michael Mohallem, uno degli organizzatori della protesta. ”Non abbiamo nulla da nascondere” o ”Io sono qui e ho esposto me stesso” si legge in alcuni dei cartelli innalzati dai manifestanti.

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Reato di clandestinità: Grillo ha bacchettato i suoi… e Dario Fo bacchetta lui

Fo-Grillo-Clandestinità-tuttacronacaLa Stampa intervista Dario Fo e il Nobel non risparmia una critica a Beppe Grillo dopo che il semplice portavoce del M5S ha sconfessato i suoi parlamentari che hanno presentato l’emendamento sul reato di clandestinità: “Ci sono rimasto male, tutti quelli di sinistra ci sono rimasti male leggendo quel post”. E spiega: “Beppe ha sbagliato e, credo, ha anche capito ieri sera tardi (nella notte di giovedì, ndr) di avere esagerato. Da quello che so se ne è reso conto, e c’è chi gliel’ha detto in modo franco”. Fo aggiunge quindi: “Io sono sempre stato chiaro e non li ho mai adulati”, anzi, “mi sono scagliato duramente verso tutti e due (Grillo e Casaleggio)” sul tema dell’immigrazione perché non considerano “tra le altre cose, il grandissimo utile che viene all’Italia dall’arrivo di questi profughi. Non è solo una questione etica, ho detto. E’ un’opportunità per noi italiani”.

I pentastellati fanno disperare Grillo? “Stop a clandestinità, non è nel programma”

beppe-grillo-reatoimmigrazione-tuttacronacaIeri i senatori del Movimento 5 Stelle Buccarella e Cioffi hanno presentato un emendamento contro l’abolizione del reato d’immigrazione clandestina, che poi è stato approvato dalla commissione giustizia al Senato. Oggi i leader del movimento, Grillo e Casaleggio, hanno pubblicato un post a doppia firma sul blog, sconfessando i due pentastellati, ricordando che il “M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in parlamento senza controllo”. Scrivono il semplice portavoce e il guru: “Ieri è passato l’emendamento di due portavoce senatori del MoVimento 5 Stelle sull’abolizione del reato di clandestinità. La loro posizione espressa in Commissione Giustizia è del tutto personale. Non è stata discussa in assemblea con gli altri senatori del M5S, non faceva parte del Programma votato da otto milioni e mezzo di elettori, non è mai stata sottoposta ad alcuna verifica formale all’interno. Non siamo d’accordo sia nel metodo che nel merito. Nel metodo perché un portavoce non può arrogarsi una decisione così importante su un problema molto sentito a livello sociale senza consultarsi con nessuno. Il M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in Parlamento senza controllo. Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico. Sostituirsi all’opinione pubblica, alla volontà popolare è la pratica comune dei partiti che vogliono “educare” i cittadini, ma non è la nostra. Il M5S e i cittadini che ne fanno parte e che lo hanno votato sono un’unica entità. Nel merito questo emendamento è un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice “La clandestinità non è più un reato“. Lampedusa è al collasso e l’Italia non sta tanto bene. Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?”. Non sono mancate le prime reazioni. A partire dal Pdl con Maurizio Gasparri, vicepresidente a Palazzo Madama, che ha commentato il post su Twitter:
gasparri-clandestinitiàAnche la Lega, attraverso il senatore Massimo Bitonci, è entrata nel merito. Riguardo alle parole di Grillo e Casaleggio, vengono bollate come una “dichiarazione molto in ritardo. In commissione è successo un fatto estremamente grave perché i proponenti dell’emendamento sono del M5S. Ora chiediamo a Grillo e a Casaleggio e agli esponenti del M5S di firmare loro il nostro emendamento che ripristina il reato di immigrazione clandestinà”.

Ok all’emendamento dei 5 Stelle per abolire il reato d’immigrazione clandestina

reato-immigrazione-tuttacronacaIl sottosegretario Ferri ha reso noto che i senatori pentastellati Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi hanno presentato un emendamento, approvato dalla commissione giustizia del Senato, che elimina il reato di immigrazione clandestina. Tale emendamento riguarda la delega sulla messa alla prova. Restano comunque validi i procedimenti per l’espulsione e altre fattispecie di reati collegati. Il sottosegretario ha detto: “La sanzione penale appare sproporzionata e ingiustificata. E la sanzione penale pecuniaria è di fatto ineseguibile considerato che i migranti sono privi di qualsiasi bene”. Oltretutto “il numero delle persone che potrebbero essere potenzialmente incriminate sarebbe tale da intasare completamente la macchina della giustizia penale, soprattutto nei luoghi di sbarco”. Ferri ha quindi aggiunto: “Lo Stato deve regolare i flussi migratori in modo compatibile con le concrete possibilità di accogliere i migranti e questo non solo per ragioni di ordine pubblico ma anche per motivi umanitari. A persone che cercano di sfuggire da situazioni di estrema indigenza e spesso disumane dobbiamo garantire un’ospitalità dignitosa. Occorre invece continuare a punire con severità chi sfrutta e favorisce questi fenomeni migratori incontrollati che possono causare tragedie come quella di Lampedusa”. Non si sono fatte attendere le prime reazioni della Lega Nord, con il capogruppo della commissione giustizia a Palazzo Madama Erika Stefani che ha parlato di un tentativo di “smantellare la legge Bossi-Fini”. “È passato in commissione giustizia l’emendamento che abroga il reato di clandestinità previsto dalla legge Bossi-Fini e in generale la trasformazione in illeciti amministrativi per i quali oggi è prevista una multa o una ammenda. Ci siamo fermamente opposti a queste modifiche proposte dal Movimento 5 Stelle e passato con il parere favorevole del governo e i voti di Pd e Pdl”. Ha quindi proseguito: “A questo punto il ministro dell’Interno Alfano chiarisca la sua posizione visto che il governo sembra andare nella direzione opposta rispetto alle sue dichiarazioni. Questo irresponsabile buonismo alimenterà ancora il disastro umanitario al quale stiamo assistendo perché gli immigrati arrivano sulle nostre coste attratti da false speranze. Scelte politiche simili sono un vero e proprio richiamo per ingressi clandestini che, come Lampedusa insegna, possono trasformarsi in tragedia”. Da parte sua il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, ai microfoni del Tg3, interpellata riguardo un’eventuale modifica della legge Bossi-Fini aveva ricordato che “su leggi come la Bossi-Fini o la Fini-Giovanardi – temi di grandissimo dibattito politico – sarà il Parlamento a valutare se ci sono le condizioni per fare le modifiche”.

Il tema dell’immigrazione era tornato prepotentemente alla ribalta in seguito alla recente tragedia di Lampedusa.

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