Mi costi, ma quanto mi costi? La politica italiana e i conti de Il Fatto Quotidiano

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E’ stato Il Fatto quotidiano a fare la classifica dei 10 politici più longevi e quindi, secondo il quotidiano, anche quelli più costosi per i contribuenti. Nella Top Ten ci sono:

1. Giorgio Napolitano – 60 anni – 13,6 milioni
2. Francesco Colucci (senatore Pdl) – 34 anni 107 giorni – 7,8 miliioni
3. Pier Ferdinando Casini – 30 anni 105 giorni – 6,9 milioni
4. Altero Matteoli – 30 anni 105 giorni – 6,9 milioni
5. Anna Finocchiaro – 26 anni 115 giorni – 5,9 milioni
6. Umberto Bossi – 22 anni 197 giorni – 5,1 milioni
7. Maurizio Sacconi – 22 anni 114 giorni – 5 milioni
8. Maurizio Gasparri – 21 anni 184 giorni – 4,9 milioni
9. Ignazio La Russa – 21 anni 184 giorni – 4,9 milioni
10. Carlo Giovanardi – 21 anni 184 giorni – 4,9 milioni

Come sono stati fatti i calcoli?

Prendiamo il caso di Napolitano:  60 anni fra Parlamento, governo e presidenza della Repubblica. Entrato alla Camera dei deputati nel 1953, è stato – tranne la IV legislatura, 1963, in cui fu nominato segretario del Pci di Napoli – deputato, ministro, presidente della Camera, parlamentare europeo, senatore a vita e presidente della repubblica. Il Fatto calcola che se questi sessant’anni di vita politica gli fossero stati pagati con lo stipendio di un attuale deputato (228 mila euro annui), Napolitano sarebbe costato 13,6 milioni di euro.

 La piccola nota di colore è che se Giulio Andreotti fosse ancora in vita sarebbe lui, deputato dalla prima legislatura, nel 1948, a guidare la classifica, essendo stato parlamentare per ben 65 anni.

 

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I dubbi di Anna Finocchiaro! “Difficile dichiarare l’ineleggibilità di Berlusconi!”

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A mio avviso, con questa legge e’ molto difficile dichiarare l’ineleggibilita’ di Silvio Berlsuconi, non mi pare si possa farlo”. Lo afferma la Senatrice Anna Finocchiaro presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, conversando con i giornalisti a Palazzo Madama. ”Il testo della legge sull’ineleggibilita’ va cambiato, la norma non e’ adeguata a fotografare le ipotesi che possono determinarla, non e’ adeguata alla modernita’ del Paese” prosegue Finocchiaro, che sempre sulla vicenda Berlusconi aggiunge: ”Se arrivasse la sentenza definitiva della Cassazione, a sancire la sua decadenza parlamentare, le Camere non potrebbero far altro che prenderne atto’ Ma che fa Anna Finocchiaro, fine giurista ed ex Magistrato? Dice e non dice… Dubita, ma non chiarisce… Poi sembra invitare altri ( la Cassazione ) a fare… quello che il Parlamento non può o forse non vuole…

“Lei se ne deve andare”: così Fuksas alla Finocchiaro

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Buon appetito? Difficile augurarlo ai politici di questi tempi: prima Franceschini contestato dai grillini mentre si trovava al ristorante, ora Anna Finocchiaro che riceve le urla dell’archistar vicina alla sinistra Massimiliano Fuksas. L’indignato architetto, in un impeto d’ira che l’ha colto in un ristorante romano, avrebbe urlato alla senatrice Pd: ” Lei se ne deve andare”. Stando a quanto riporta Dagospia, la signora avrebbe raccolto la sua borsa allontanandosi. Ancora non è certo il motivo di tanta acredine anche se s’ipotizza una scenata anticasta vista la presenza della scorta della Finocchiaro: dopo le foto pubblicate in precedenza della senatrice con i bodyguards all’Ikea potrebbe trattarsi di un moto di ribellione contro il loro uso disinvolto.

Epifani alla guida del PD: per lui l’85,8% di voti

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Durante all’Assemblea del PD, i vari politici che hanno preso la parola hanno commentato la manifestazione contro i pm organizzata dal PdL a Brescia. Se per Epifani “A Brescia il PdL mette mine”, mentre la Bindi ha attaccato Alfano: “Grave che vada a una manifestazione contro i giudici”, considerato anche il suo ruolo di vicepremier. E se Renzi ha auspicato che i democratici “non subiscano questo governo”, Letta ha confermato il suo appoggio alle toghe: “Rispetto sempre e comunque la magistratura”. Il Premier è poi passato al lanciare l’allarme sulla disoccupazione giovanile, priorità che “deve essere affrontata a livello nazionale ed europeo con misure immediatamente applicabili”. L’accento è poi stato messo su due tra le riforme che varerà il governo,  quella elettorale e ”la fine del finanziamento pubblico dei partiti come lo abbiamo conosciuto sostituito da forme che diano protagonismo alla società”. Letta è apparso determinato sul palco: “Mi dedicherò con impegno totale alla missione che il Parlamento mi ha dato. Non governerò a tutti i costi ma con tutte le energie che il Signore mi ha dato”.  Al termine dell’Assemblea, la votazione ha eletto Epifani a nuovo segretario del PD con l’85,8% dei voti.

Ma chi è il nuovo segretario del PD che dovrà traghettare il partito fino al Congresso?

Nato a Roma il 24 marzo 1950, Guglielmo Ettore Epifani è un sindacalista e politico italiano ed è stato  segretario generale della Cgil dal 2002 al 2010. Dopo aver seguito la famiglia a Milano per poi tornare nella capitale, Epifani prese la maturità classica al Liceo Orazio per poi iscriversi a La Sapienza e laurearsi in filosofia nel ’73, con una tesi su Anna Kuliscioff. Iscritto alla CGIL, nel 1974 ne diresse la Casa editrice, l’Esi per poi approdare prima all’Ufficio sindacale e quindi a quello Industria della Confederazione. Iscritto prima al PSI e poi al partito dei Democratici di Sinistra, intraprende la carriera di dirigente sindacale prima come segretario generale aggiunto della categoria dei lavoratori poligrafici e cartai per poi entrare nella segreteria confederale. Nel 1993 riceve la nomina a segretario generale aggiunto da Bruno Trentin mentre l’anno successivo lo vede come vice di Sergio Cofferati dal 1994 al 2002, quando diventa Segretario Generale della CGIL, posizione che occuperà fino al 2010. Alle ultime elezioni, Epifani è stato candidato ed eletto alla Camera dei Deputati come capolista della lista PD nella circoscrizione Campania I.

Guglielmo Epifani dirigerà il PD fino al congresso? Oggi Assembla al voto

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Spetterà a Guglielmo Epifani il compito di traghettare il Pd fino al congresso? Grazie all’ampia convergenza sulla sua figura, al termine di due giorni “di consultazione e di confronto”, del  “gruppo indicato dal coordinamento per preparare l’Assemblea nazionale”, sarà quindi suo il nome che verrà sottoposto oggi al voto dell’Assemblea. Una nota del Pd, firmata dai vicepresidenti dell’Assemblea, Marina Sereni e Ivan Scalfarotto, i capigruppo Roberto Speranza, Luigi Zanda e David Sassoli e il coordinatore dei segretari regionali Enzo Amendola, spiega infatti che “il suo profilo risulta il più idoneo a condurre il partito verso la stagione congressuale e nelle nuove e impegnative responsabilità che spettano al Pd nella difficile fase politica del Paese”. Cadute quindi le ipotesi Fassino e Finocchiaro, gli altri due nomi ipotizzati come candidati alla segreteria dei democratici, Epifani sembra ricevere ampi consensi, come dimostra anche un tweet di Franceschini: “Epifani ha l’autorevolezza, il buonsenso, l’esperienza che servono adesso per sostenere il governo e rilanciare il partito tenendolo unito”. Anche Speranza, capogruppo del Pd alla Camera, condivide l’opinione: “Epifani è la persona giusta per guidare il Pd in questo passaggio difficile. A lui va il mio pieno e convinto sostegno”.

L’epifania del Pd!

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Epifani verso la nomina a sottosegretario?

E’ aria pesante, convergenza sì ma tanta paura serpeggia negli animi dei democratici. Ogni nome rischia di essere sottoposto al linciaggio avvenuto con l’elezione del Capo dello Stato. Ogni nome può diventare l’ennesimo “Prodi o Marini”.  E se c’è chi ormai è convinto che la figura di aggregazione possa essere proprio Epifani c’è chi rovina immediatamente la festa e riporta alla realtà concreta di un Pd dalle molte ( e troppe) identità.

E’ Pippo Civati che sottolinea: “E’ in continuità con il vecchio gruppo dirigente, se il candidato sarà lui, ce ne saranno altri: un’epifania”.

E il problema del Pd sembra ancora una volta generazionale, con i giovani ceh spingono ma non hanno un nome su cui riunire le loro forze per i troppi protagonismi che sono emersi nelle ultime ore, e un vecchio “regime” che vuole imporre una figura di politica spolverata, ma che conserva ancora l’odore di naftalina.

Chi sarà il prossimo ad essere demolito dai franchi tiratori?

Fioroni attacca Renzi fa male al Paese. E lui, è la medicina?

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Per Giuseppe Fioroni (Pd) quella di Matteo Renzi contro Anna Finocchiaro e Franco Marini è “una pesante aggressione, un errore politico che fa male al Paese”, nata dalla mancanza di “rispetto nella diversità di vedute”, ancora peggiore perché interna a uno stesso partito. Insomma nel partito democratico la democrazia è scomparsa, vige una dittatura dettata dagli alti vertici a cui tutti si devono adeguare. Una voce fuori dal coro è una malattia da curare e Fioroni, laureato in medicina e chirurgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, sa come debellare questo cancro che sta logorando il Pd. Fiorioni continua in un intervista al TgCom24:

“Aggredirli con la voglia di umiliarli non è dignitoso. Bisognerebbe collegare la lingua al cervello prima di sferrare un colpo”.

Lo ringraziamo di questa teoria media, un luogo comune, che si erge a difesa di un partito allo sbando in un’Italia che anche oggi conta i suoi suicidi per la crisi.

Anna Finocchiaro vista da Travaglio.

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Anna Finocchiaro: Anna Finocchiaro è una specie di Violante in gonnella, nel senso che ha fatto il Magistrato anche se soltanto per due anni a Catania, poi nel 1987 è entrata in Parlamento e da lì non si è più mossa praticamente. Se non ricordo male ha 8 legislature all’attivo che è un record che condivide con la Bonino e lì ne ha combinate di tutti i colori, naturalmente. Tutti disastri di solito, quasi sempre veniva recuperata con il proporzionale perché non riusciva a farsi eleggere dai collegi maggioritari, quando non c’era il recupero come alla sua candidatura alle regionali in Sicilia è stata violentemente sconfitta, addirittura da Raffaele Lombardo, bel personaggino, e si è sempre fatta paracadutare altrove. L’ultima volta l’hanno paracadutata addirittura a Taranto e infatti in tutta la Puglia proprio il PD ha perso nonostante che abbia non solo il Sindaco di Taranto, ma anche il Presidente della Regione di centro-sinistra Vendola.
Nonostante sia un Magistrato, in Parlamento si è segnalata, esattamente come Violante, per inciuci di ogni genere sulla giustizia. Nel corso degli anni, stavo ripassando proprio il paragrafo di “Se li conosci li eviti” che è il nostro libro scritto insieme a Peter Gomez sugli impresentabili della scorsa legislatura, è riuscita a parlare a favore di amnistie, indulti, immunità parlamentare, di cui lei è una fervente sostenitrice. Contro l’indipendenza della magistratura, anzi ha detto che la magistratura si occupa di troppe cose, di solito lo dice quando qualche suo compagno di partito è coinvolto in vicende giudiziarie. Addirittura ha trovato da ridire sull’obbligatorietà dell’azione penale che purtroppo per lei è garantita dalla nostra Costituzione; ha avuto occasione di elogiare molto Andreotti per la sua assoluzione, peccato che Andreotti non sia stato assolto, ma sia stato salvato dalla prescrizione per il reato di mafia commesso fino almeno alla primavera del 1980. E se un somaro in fatto di diritto può confondere forse la prescrizione con l’assoluzione, un magistrato non può confonderla, quindi questi non sono errori in buonafede, sono errori dolosi dovuti naturalmente a magheggi e intrugli che si fanno in Parlamento.
È riuscita anche a nominare capo del suo staff, quello che le scriveva i discorsi Salvo Andò un vecchio arnese del Partito Socialista molto legato a ambienti addirittura malavitosi anche se poi nel processo è stato assolto, ma i contatti con elementi piuttosto pericolosi della Catania di un tempo li aveva e la Finocchiaro è riuscita a nominarlo praticamente suo ghost writer definendolo una personalità di altissimo livello, pensate Salvo Andò. Che altro dire? La cosa principale è che purtroppo la Signora Finocchiaro ha un marito, Melchiorre Fidelbo, il quale è attualmente sotto processo per truffa allo Stato. Mi sono segnato qua un’Ansa del 24 ottobre 2012: “il Gup di Catania Marina Rizza ha rinviato a giudizio 4 delle 5 persone indagate nell’inchiesta sulla procedura amministrativa che avrebbe portato all’affidamento senza gara dell’appalto per l’informatizzazione del Presidio Presidente di assistenza di Giarre, assegnato allo Solsamb”, società guidata da Melchiorre Fidelbo, che è il marito della Finocchiaro ma è anche un medico – ginecologo, piuttosto addentro nei sistemi della sanità regionale siciliana.
“Per abuso d’ufficio e truffa aggravata sono stati rinviati a giudizio oltre a Fidelbo, l’ex-direttore amministrativo dell’azienda sanitaria e provinciale di Catania, l’ex direttore generale dell’Asp 3 e il Gup ha disposto sentenze di non luogo a procedere invece per la responsabile di quella procedura etc., L’accusa è stata rappresentata dal PM La Rosa, al centro dell’inchiesta la stipula della deliberazione del 2010 e che autorizzava l’Asp di Catania a stipulare una convenzione con questa società del marito della Finocchiaro, che secondo l’accusa sarebbe stata redatta senza previo espletamento di una procedura a evidenza pubblica”. -Non hanno fatto la gara, gliel’hanno data così, brevi manu come si fa per i raccomandati, del resto tutti lo sanno chi è Fidelbo, è il marito della Signora Finocchiaro, quindi ha ottimi argomenti per ricevere eventuali favori, se poi il processo stabilisse che li ha avuti,- In violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna, come previsto dalla normativa regionale. L’atto, sostiene la Procura, avrebbe procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale alla società Solsamb,- la società di Fidelbo- “Consistito nell’affidamento diretto alla società di una prima anticipazione di 175 mila Euro”.

Prendiamo una Presidente della Repubblica con il marito sotto inchiesta?

Credo che un Presidente della Repubblica non possa avere il marito sotto processo, mettetevi nei panni di chi sta facendo quel processo, con quale serenità potrebbe giudicare il marito del Presidente della Repubblica, quindi la Finocchiaro, mi dispiace, ma almeno questa volta per decenza dovrebbe saltare un turno. Ed è sorprendente che il suo partito non si renda conto dell’imbarazzo che creerebbe a tutti gli italiani, oltre che, spero, al suo partito di provenienza, l’ascesa della Finocchiaro addirittura sul Colle più alto, dove non solo si fa il Presidente della Repubblica, ma si fa anche il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. E’ evidente che un magistrato dovendo processare il marito della Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura è evidente che non sarebbe affatto sereno e non potrebbe essere certamente scevro da quei condizionamenti che invece non devono minimamente sfiorare chi deve giudicare.

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