
Ferragosto di lavoro. Le aziende fiutano la un aumento di ordini e commesse e annullano le ferie dei dipendenti. Succede alla Electrolux nel Trevgiano dove si lavorerà anche il 16 e il 17. Buone notizie anche dalla RichardGinori, a lungo sul baratro: riaccesi i due forni, riprenderà l’attività produttiva. L’Ima di Bologna, la Brembo nei freni, la Tesmec nei macchinari: ecco alcune aziende che hanno allestito un piano per “fronteggiare” l’inaspettato aumento delle commesse. Positivi sono, d’altra parte, anche alcuni dati economici, come l’export che a giugno è salito a 3,6 miliardi (+2,8). Anche nel settore agroalimentare le buone notizie non mancano: le esportazioni sono aumentate del 7% da gennaio con un saldo positivo di 8 miliardi di euro. Segnali positivi sono anche gli annunci di aperture di nuove fabbriche o sede, come la giapponese Toshiba nel Savonese oppure la multinazionale Ikea con un nuovo punto vendita a Pisa. Ripresa? Dati positivi che non vanno sottovalutati, ma poi bisogna anche vedere l’altro lato della medaglia e qui le buone notizie tardano ad arrivare. La disoccupazione, soprattutto giovanile, ma non solo è alle stelle. Il settore automobilistico è in crisi e di conseguenza l’indotto ne risente fortemente, l’artigianato sta scomparendo dopo una lunga agonia e l’edilizia, nonostante gli sgravi fiscali, è ferma. Non parliamo poi del mercato immobiliare depresso, del mondo della cultura che boccheggia, tra la tax credit per il cinema che promette solo una boccata di ossigeno in un panorama desertico, intanto le sale cinematografiche chiudono, i teatri sono già con le serrande abbassate e i musei costretti a tenere capolavori nei magazzini. Se poi si parla di abbigliamento i dati sono in continua discesa, troppa la concorrenza dei prodotti asiatici, solo l’alta moda, tra le esportazioni e il suo mercato di nicchia riesce a incrementare gli utili in questo periodo di crisi. Dove è dunque la ripresa? Sicuramente nelle teste dei politici, ma questo avveniva già con il Governo Prodi (Per ritrovare la fiducia dopo lo scivolone sull’Afghanistan il 3 marzo 2007, legge un discorso cruciale nel quale gioca la carta della ripresa per trovare sui banchi del centrodestra il puntello venuto a mancare a sinistra: “I dati dell’Istat sono assolutamente confortanti. Il Pil all’1,9 per cento dimostra che c’è una crescita bilanciata che coinvolge tutto il paese. Non siamo ancora al grande slancio, ma possiamo favorirlo”) , poi con quello Berlusconi ( era il 4 giugno e Silvio Berlusconi, da Napoli, affermava solennemente che “i dati che emergono da alcune indagini, non estese a tutto il territorio nazionale, registrano che la ripresa è già cominciata”), ancora Monti parlava di ripresa (era l’ottobre 2012 e davanti alla platea degli imprenditori della Coldiretti il premier affermava: “Alla ripresa mancano pochi mesi” e naturalmente Letta cosa fa? Parla di ripresa!
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