La nuova “botta” per gli italiani: Renzi e la Tasi

squinzi_confindustria-tuttacronacaGiorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha preso la parola nel corso di una conferenza per l’avvio di Micam, la fiera delle calzature, e ha parlato anche del neo premier: “Mi sembra che Renzi potenza nel motore ce l’ha, auguriamoci che sia capace di scaricarla per terra”. Chiamato a dare un giudizio sulle priorità indicate dal presidente del Consiglio, ha poi detto: ”E’ necessario un intervento forte sul cuneo fiscale nel lavoro. Mi sembra che Matteo Renzi condivida questa impostazione: mi auguro interventi incisivi in tempi rapidi”. E ha aggiunto: ”L’emergenza lavoro è quella numero uno di cui si deve occupare questo governo da lì può venire occupazione”, più lavoro ”per le nostre imprese facendo ripartire i consumi interni”. Secondo Squinzi la Tasi ”sembra un’altra botta”.  ”Sorrido ma non c’è  molto da sorridere – ha commentato -, ancora una volta”, si “aumenta il carico fiscale al posto di incidere sui costi”. ”Mi auguro – ha aggiunto – che il lavoro che Cottarelli ha avviato sulla spending review sia portato fino in fondo”. Secondo il numero uno degli industriali occorre ”mettere mano a riforme da istituzionali a amministrative. Naturalmente vedo come prioritario una riforma del titolo V della Costituzione per eliminare centri di spesa che si stanno mangiando risorse”. Squinzi, ancora sull’Irap, ha ricordato che su 40 paesi in cui è presente e 32 in cui produce ha un carico fiscale medio del 34%. ”In Italia da 10 anni non riusciamo mai a scendere sotto il 50% – ha detto -, essenzialmente dovuta all’Irap, ed è una situazione anomala” che si trova solo in Italia.

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Matteo Renzi e i 5 punti “per combattere la Mafia Spa”

renzi-saviano-tuttacronacaRoberto Saviano, nei giorni scorsi, scriveva una lettera a Matteo Renzi per invitare il neo premier a combattere la mafia e ora il segretario dem, che come lo scrittore parla attraverso le pagine di Repubblica, dà la sua risposta:

“Caro Roberto venerdì mattina, mentre leggevo dalle pagine di Repubblica iltuo articolo appassionato, ho pensato subito alle ragazze e ai ragazzi che ho conosciuto nel mio viaggio nella Terra dei Fuochi. O nei campi sottratti alla criminalità che ho visitato da amministratore, da Canicattì a Corleone, e – insieme a loro – alle tante persone perbene che hanno scelto, “nelle terre di mafia” di fare comunque la propria parte (…)”

Il premier parla quindi dei 5 punti “per combattere la Mafia Spa”:

Autoriciclaggio. Prevedo l’introduzione del delitto di autoriclaggio per punire così l’estorsore o il pusher che reimpiega il provento dei delitti.
Certificazione. Va ripensata la certificazione antimafia: troppo spesso si riesce ad aggirare. Servono controlli più severi.
Beni confiscati. Con urgenza porrò il tema della riforma dell’Agenzia nazionale dei Beni confiscati: restituire ai cittadini quanto i clan hanno loro sottratto.
I manager. Nei Comuni sciolti vanno inviati manager che possano operare a tempo pieno anche in deroga alle regole del patto di stabilità .
Corruzione. Ha un costo che ammonta a 60 miliardi di euro ogni anno. E’ fondamentale dare piena attuazione alle legge 190 del 2012. Mi impegno a nominare immediatamente, a partire già dai prossimi giorni, il Commissario anticorruzione, come previsto dalla stessa legge.

Ancora, nella sua lettera Matteo Renzi prende l’impegno di “nominare immediatamente, a partire già dai prossimi giorni, il Commissario anticorruzione”, come previsto dalla legge 190 del 2012. ed infine promette sostegno alle vittime: ”Mai più la sensazione di essere stati lasciati soli dallo Stato dopo aver denunciato!”.

Non chiamateli Famiglia Addams… o arriva Crosetto!

fratelli-italia-fam-addams-tuttacronacaAl termine dell’incontro tra i rappresentanti di Fratelli d’Italia con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Crosetto, La Russa e Meloni, che nei giorni scorsi avevano mostrato le loro tessere elettorali ai giornalisti, optano per mostrare un vecchio volantino che chiede la liberazione dei marò, tuttora in India e che oggi si sono visti slittare, per la 26esima volta, l’udienza. Durante le foto di rito, Crosetto lancia uno scherzoso avvertimento ai giornalisti: “Al primo che scrive di nuovo Famiglia Addams lo vado a prendere fisicamente…”

“Napolitano è il nonno di Montecristo”: il nuovo attacco di Grillo

nonno_montecristo-tuttacronacaNuovo attacco di Beppe Grillo che si scaglia contro il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, secondo il leader del M5S, avrebbe deciso di “mollare” Letta e nominare “Renzie” in seguito alle rivelazioni pubblicate sul libro di Alain Friedman in cui Monti, De Benedetti e Prodi ammettevano di essere stati consultati “prima della crisi economica del 2011 e non dopo, per sostituire un presidente del Consiglio eletto in regolari elezioni, oltrepassando così i suoi poteri”. Grillo, in un post dal titolo “Il nonno di Montecristo”, scrive: “Napolitano è il nonno di Montecristo il protagonista di una riedizione moderna del famoso romanzo “Il conte di Montecristo”. Edmond Dantès venne imprigionato per opera di tre nemici, ognuno dei quali ottenne qualcosa dalla sua condanna. Fernand Mondego ne sposò la fidanzata, Danglars da scrivano di bordo divenne comandante della nave Pharaon al suo posto, Gérard de Villefort, il giudice responsabile della sua incarcerazione, fece carriera come sostituto Procuratore del Re”. E ancora racconta: “La scorsa settimana è andata in onda una sceneggiata per costringere Napolitano a dimettersi e a nominare Renzie. I protagonisti sono tre persone alle quali si può imputare tutto, ma non l’ingenuità. Prodi, Monti e De Benedetti rilasciano a suo tempo dichiarazioni (filmate!) al giornalista Friedman ben sapendo che sono delle vere e proprie bombe. Attestano infatti che il presidente della Repubblica si mosse, prima della crisi economica del 2011 e non dopo, per sostituire un presidente del Consiglio eletto in regolari elezioni, oltrepassando i suoi poteri”. Il leader pentastellato insiste: “Quei filmati sono una lettera di licenziamento preparata con cura e tenuta in un cassetto, i cui contenuti, guarda caso, sono pubblicati un giorno prima che sia discusso l’impeachment in contemporanea sul Corriere della Sera, con due pagine, e dal Financial Times, con il titolo “The italian job” in copertina. Edmond Napolitano non ci sta e grida al fumo “Fumo, solo fumo!”, ma oltre al fumo c’è anche, ineludibile, l’arrosto e un impeachment alle porte. Molla quindi Letta e riceve Renzie, che poco dopo diventa il candidato unico alla presidenza del Consiglio. L’impeachment non viene neppure discusso, ma letto e liquidato dalla commissione in venti minuti netti. Un record mondiale. Un nuovo mistero per il romanzo d’appendice del Quirinale. Però, nonostante Napolitano abbia evitato un pubblico dibattito parlamentare sull’impeachment, cominciano a circolare voci insistenti sulle sue dimissioni a breve, dopo l’insediamento del nuovo governo”. Conclude quindi il comico ligure: “Ora, a pensar male si fa peccato, disse Andreotti, ma spesso ci si azzecca. Dei tre protagonisti del feuiletton Prodi è candidato a succedere a Napolitano, De Benedetti è il primo sponsor di Renzie e Rigor Montis, che ha ritirato ad horas la fiducia del suo partitino a Letta è un possibile candidato per la presidenza di una Commissione Europea”.

Letta torna alla vita da “normale” cittadino: il day after in giro per Roma

letta-day-after-tuttacronacaEnrico Letta trascorre il primo giorno dopo le dimissioni con una passeggiata tra le vie di Roma, dal Testaccio, dove abita, a Trastevere. Saluti a chi lo riconosce e un braccio sulla spalla del figlio che lo accompagna. Non manca neanche alla funzione in chiesa, un giorno da “normale” cittadino, insomma, per l’ex premier.

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Il giorno delle consultazioni al Colle: Fdi riconsegna la tessera elettorale

fratelliditalia-riconsegna-tessere-tuttacronacaGiornata di consultazioni al Colle, oggi, dopo le dimissioni dalla carica di presidente del Consiglio presentate da Enrico Letta. La delegazione di Fratelli d’Italia, formata da Giorga Meloni, Guido Crosetto e Ignazio La Russa, in dissenso con l’operazione del Pd, ha platealmente e simbolicamente consegnato la tessera elettorale nelle mani del presidente della Repubblica. Il loro voleva essere un segno di protesta per il fatto che si sta avviando “il terzo governo consecutivo che passa sopra le teste degli italiani”. Giorgia Meloni ha concluso: “Staremo all’opposizione. Se ci saranno provvedimenti votabili li voteremo, ma siamo poco ottimisti”.

Tempo di dimissioni… Sfiduciato da suo stesso partito Letta è rottamato!

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I dati schiaccianti che oggi hanno approvato la linea imposta dal Sindaco di Firenze con 136 sì, 16 no e due astenuti, il Pd rottama Letta. Una situazione davvero anomala visto che il Premier viene sfiduciato dal suo stesso partito e che lascerà il posto a Matteo Renzi, colui che aveva perso le primarie contro Bersani e che era poi diventato segretario dei dem assicurando la fiducia al governo Letta, ma poi, nei fatti, ponendosi come vero antagonsita di quelle larghe maggioranze che sarebbero dovute arrivare almeno a dare al Paese delle riforme che di fatto non ci sono state. Un ingranaggio che, anche se molti e lo stesso Renzi non amano più, sembra proprio annoverarsi sotto il nome di “rottamazione”. Quel meccanismo che fece lasciare Massimo D’Alema  e Walter Veltroni e che oggi fa sfiduciare Letta. Il Premier a seguito le decisioni assunte oggi dalla Direzione nazionale del Partito Democratico per poi informare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con il quale ha deciso che domani s’incontrerà per rimettere il suo mandato.

 

“Siamo proprio una gabbia di matti”: parola di Prodi

romano-prodi-tutacronacaDopo le polemiche che hanno preso il via dal libro di Alan Friedman, sugli incontri nell’estate 2011 tra Napolitano e Monti, Romano Prodi si limita a commentare: “Siamo proprio una gabbia di matti”. Ha quindi precisato la sue posizione: “Con riferimento alle polemiche attorno a presunte rivelazioni di Alan Friedman, confermo di avere incontrato Mario Monti, di avere avuto un colloquio con lui e di avere pronunciato le esatte parole che lo stesso giornalista mi attribuisce (‘Mario non puoi far nulla per diventare presidente del consiglio, se te lo offrono non puoi dire di no per cui una persona più felice di te non ci può essere al mondò). Ma nel corso di quel colloquio non ci fu alcun riferimento al presidente Napolitano”. Nel frattempo, Bruno Tabacci è intervenuto alla trasmissione di Radio2 Un giorno da pecora nel corso del quale ha mostrato di non aver dubbi: il Sindaco di Firenze sarà premier la prossima settimana. Alla domanda: vede la possibilità di un Letta Bis?, risponde invece: “Il Letta Bis me lo aspettavo da un mese e non credo nemmeno si possa andare al voto”. Quindi Renzi sarà premier la prossima settimana? “Mi sembra evidente, non ci sono le condizioni per fare altro, Renzi dovrà diventare premier. E’ necessario darci un governo lungo”.

Mario Monti: “Contatti con il Colle erano riservati, mai parlato”

Mario-Monti_tuttacronacaDopo il clamore suscitato dalle anticipazioni del libro “Ammazza il gattopardo” di Alan Friedman, su un presunto contatto tra Giorgio Napolitano e Mario Monti nell’estate 2011, quando Silvio Berlusconi ancora rivestiva la carica di premier, Mario Monti prende la parola nel corso della trasmissione Omnibus di La7. L’ex presidente del Consiglio ha smentito di aver parlato di conversazioni avute con il Colle circa un suo possibile incarico a Palazzo Chigi. “E’ assurdo ritenere che io abbia detto a Carlo De Benedetti o a Romani Prodi i dettagli di mie conversazioni riservate con Giorgio Napolitano” ha detto Monti.

Berlusconi vuole il voto: “No all’impeachment ma alzare i toni”

berlusconi-voto-tuttacronacaDopo il “golpe” di Napolitano, Berlusconi prepara le prossime mosse e sceglie di non andare fino in fondo con l’impeachment ma di arrivare al voto non appena venga approvata la legge elettorale, tenendo saldo il tavolo sulle riforme con Renzi. L’ex premier ha deciso per il silenzio, salvo dare ordine ai suoi di scaldare il clima, mostrando da parte sua una calma “politica”. Con i suoi, ragiona che non è un caso che la ricostruzione di Friedman sia comparsa, nello stesso giorno, su un giornale dell’establishment italiano come il Corriere e su un giornale dell’establishment internazionale come il Financial Times, entrambi un tempo pronti a festeggiare l’arrivo di Monti. Ma un altro segnale è anche il fatto che testimonino del “complotto” Romano Prodi e Carlo De Benedetti, mentre la ricostruzione è confermata dallo stesso Monti.Come scrive l’Huffington Post:

Prodi, De Benedetti e Monti. Tre figure ostili che nella prospettiva del Cavaliere rappresentano uno che vorrebbe fare il capo dello Stato della sinistra (Prodi), il nemico economico e politico per definizione, nonché tessera “numero 1” del Pd di Matteo Renzi (De Benedetti), e uno che cerca incarichi in Europa dopo aver stretto con Renzi un patto di ferro (Monti). E allora si capisce l’analisi che l’ex premier consegna ai suoi dopo aver chiuso i giornali: “Stanno cambiando cavallo”. I fantini in questione sarebbero i poteri forti. Il cavallo scelto sarebbe Renzi. Una gara che passa attraverso l’indebolimento di Giorgio Napolitano, il grande tutore del governo Letta. Delegittimare Napolitano per archiviare il suo governo e aprire l’era Renzi, questa l’operazione secondo l’analisi del Cavaliere. Che però resta oscura sul “come”, se cioè attraverso le urne o attraverso un manovrone di Palazzo.

Da queste riflessioni, la scelta di alzare sì i toni ma senza arrivare fino in fondo sulla richiesta di impeachment senza unirsi a Grillo. Perfino Daniela Santanchè, a Piazza Pulita, non ha pronunciato la parola “impeachment”: “Quello che è emerso – dice – dimostra che aveva ragione Berlusconi a denunciare il complotto”. E con questo termina l’arsenale polemico del Cavaliere.

Perché l’obiettivo è il voto. Sondaggi alla mano, da giorni l’ex premier ha cambiato di nuovo idea. Ritenendo che, con la nuova legge elettorale, le elezioni tornano a essere la best option. E – paradossalmente ma non troppo – le dimissioni del capo dello Stato sarebbero controproducenti: “Il nuovo presidente – è il ragionamento dell’ex premier – lo deve eleggere il nuovo Parlamento, non questo”. Da cui uscirebbe una figura ostile, alla Prodi. Non è un caso che una vecchia volpe come Giuliano Ferrara, ascoltato consigliere nei momenti difficili, si affretti a registrare un video sul Foglio per spiegare che chiedere l’impeachment di Napolitano è un errore perché rischia di rianimare un governo morente. Tenere sulla corda il capo dello Stato, ma senza affondare è proprio l’ordine che dirama Berlusconi da Arcore. Convinto, anche in questo modo, di giocare di sponda con Renzi che non vuole andare a palazzo Chigi senza elezioni. Ma che vuole il voto una volta approvata la nuova legge elettorale. E chissà se è una coincidenza, ma la dichiarazione più importante a difesa del capo dello Stato, quella di Renzi, arriva per ultima. Come fosse un atto dovuto. Segnali, appunto.

Napolitano si difende con una lettera: “Fumo, solo fumo”

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L’asse Forza Italia e Movimento a 5 stelle con presunti colpi di Stato e complotti internazionali che sono poi sfociate sulla richiesta di impeachment stanno davvero creando un solco nell’opinione pubblica che oggi si interroga sul Presidente Napolitano e si schiera a favore o contro alle tante ipotesi che nelle ultime ore si sono succedute dopo la pubblicazione da parte del Corriere della Sera di alcuni passaggi di ”  Ammazziamo il Gattopardo”, il libro di Alan Friedman in uscita.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al Corriere della Sera su quanto accadde l’estate del 2011, dopo le dichiarazioni fatte da Mario Monti nel libro di Alan Friedman. “Complotto? Fumo, solo fumo”, ha detto il Capo dello Stato a quanto si legge sul sito del quotidiano. Così il Capo dello Stato:

In una lettera inviata al direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, Giorgio Napolitano non nega di aver incontrato Mario Monti diverse volte nel suo studio durante l’estate del 2011, ma fornisce la sua versione dei fatti che precedettero la formazione governo guidato dal Professore, definendo come «fumo, solo fumo» le confidenze personali fatte da Carlo De Benedetti ad Alan Friedman e «l’interpretazione che si pretende di darne in termini di complotto».

Nessuna difficoltà, certo, a ricordare di aver ricevuto nel mio studio il professor Monti più volte nel corso del 2011, e non solo in estate: conoscendo da molti anni (già prima che nell’autunno 1994 egli fosse nominato Commissario europeo su designazione del governo Berlusconi), e apprezzando in particolare il suo impegno europeistico che seguii da vicino quando fui deputato al Parlamento di Strasburgo. Nel corso del così difficile – per l’Italia e per l’Europa – anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera. Egli appariva allora – e di certo non solo a me – una risorsa da tener presente e, se necessario, da acquisire al governo del paese.Nessuna difficoltà, certo, a ricordare di aver ricevuto nel mio studio il professor Monti più volte nel corso del 2011, e non solo in estate: conoscendo da molti anni (già prima che nell’autunno 1994 egli fosse nominato Commissario europeo su designazione del governo Berlusconi), e apprezzando in particolare il suo impegno europeistico che seguii da vicino quando fui deputato al Parlamento di Strasburgo. Nel corso del così difficile – per l’Italia e per l’Europa – anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera. Egli appariva allora – e di certo non solo a me – una risorsa da tener presente e, se necessario, da acquisire al governo del paese.

Intanto anche Enrico Letta prende le difese del Capo dello Stato:

 ”Nei confronti delle funzioni di garanzia che il Quirinale ha svolto nel nostro Paese in questi anni, in particolare nel 2011, è in atto un vergognoso tentativo di mistificazione della realtà. Le strumentalizzazioni in corso tentano infatti di rovesciare ruoli e responsabilità in una crisi i cui contorni sono invece ben evidenti e chiari agli occhi dell’opinione pubblica italiana ed europea”.

E il premier ha poi aggiunto:

“di fronte a una situazione fuori controllo, si attivò con efficacia e tempestività per salvare il Paese ed evitare quel baratro verso il quale lo stavano conducendo le scelte di coloro che in queste ore si scagliano contro il presidente Napolitano”.

“Stupisce – sostiene Letta – la contemporaneità di queste insinuazioni con il tentativo in corso da tempo da parte del M5S di delegittimare il ruolo di garanzia della Presidenza della Repubblica. A questi attacchi si deve reagire con fermezza. E si devono semmai ricordare agli smemorati le vere responsabilità della crisi del 2011, i cui danni economici, finanziari e sociali sono ancora una zavorra che mette a repentaglio la possibilità di aggancio della auspicata ripresa economica”.

Napolitano interpellò Monti nell’estate 2011: FI insorge

napolitanoemonti-tuttacronacaE’ Alan Friedman a ricostruire, nel libro “Ammazziamo il Gattopardo”, i passaggi che hanno portato ad una nomina in pectore da parte del Colle per Mario Monti, chiamato a sostituire Berlusconi ben prima della fine dell’anno. Stando a quanto riporta il giornalista,  Giorgio Napolitano consultò il professore e ne sondò la disponibilità a fare il presidente del Consiglio già nell’estate del 2011, quindi in tempi non sospetti. Lo ribadisce anche Carlo De Benedetti, che testimonia di aver parlato a lungo con Monti. “Mario, non puoi fare nulla per diventare presidente del Consiglio, ma se te lo offrono non puoi dire di no. Quindi non ci può essere al mondo una persona più felice di te”, questo il consiglio. Friedman domanda quindi a Monti: “Con rispetto, e per la cronaca, lei non smentisce che, nel giugno-luglio 2011, il presidente della Repubblica le ha fatto capire o le ha chiesto esplicitamente di essere disponibile se fosse stato necessario?” Risposta: ‘Sì, mi ha, mi ha dato segnali in quel senso’. “Parole che cambiano il segno di quell’estate che per l’Italia si stava facendo sempre più drammatica. E che probabilmente porteranno a riscrivere la storia recente del nostro Paese”, scrive poi il giornalista nel libro edito da Rizzoli. Anche Romano Prodi sostiene la tesi del giornalista: anche a lui, infatti, Monti avrebbe chiesto consiglio. Alla fine lo stesso professore, dopo essersi schermito, ammette: “Il Capo dello stato mi ha chiamato”. Napolitano, invece, ha rifiutato qualsiasi intervista e qualsiasi commento. Le rivelazioni sono state invece commentate da Renato Brunetta e Paolo Romani, capigruppo di Forza Italia a Camera e Senato: “Apprendiamo con sgomento che il capo dello Stato, già nel giugno del 2011, si attivò per far cadere il governo Berlusconi e sostituirlo con Mario Monti. Lo conferma lo stesso Monti. Le testimonianze fornite da Alan Friedman non lasciano margine a interpretazioni diverse o minimaliste”. E continuano spiegando che tutto questo “non può non destare in noi e in ogni sincero democratico forti dubbi sul modo di intendere l’altissima funzione di presidente della Repubblica da parte di Giorgio Napolitano. Ci domandiamo se sia rispettoso della Costituzione e del voto degli italiani preordinare un governo che stravolgeva il responso delle urne, quando la bufera dello spread doveva ancora abbattersi sul nostro paese”. E concludono: “Chiediamo al capo dello Stato di condurre innanzitutto verso i propri comportamenti un’operazione verità. Non nascondiamo amarezza e sconcerto, mentre attendiamo urgenti chiarimenti e convincenti spiegazioni”. Le anticipazioni del libro di Friedman sono state pubblicate dal “Corriere della sera”.

“Andare a Palazzo Chigi: ma chi ce lo fa fare?”: così Renzi

matteo-renzi-tuttacronacaAndrà in onda domani mattina su Rai3, nel corso della trasmissione Agorà, un’intervista registrata oggi da Matteo Renzi nel quale il sindaco fiorentino spiega: “Sono tantissimi i nostri che dicono ‘ma perché dobbiamo andare a Palazzo Chigi, ma chi ce lo fa fare?” I segretario dem spinge lontana l’ipotesi che sia lui a sostituire in corsa Enrico Letta nel ruolo di presidente del Consiglio e liquida la faccenda: “Ci sono anch’io tra questi – richiamandosi al ‘chi ce lo fa fare’ della base e dei colonnelli – nel senso che nessuno di noi ha mai chiesto di andare a prendere il governo”. Le parole di Renzi richiamano quelle pronunciate in precedenza da Maria Elena Boschi: “Il mio augurio è che Matteo diventi presidente del Consiglio attraverso l’investitura popolare – aveva detto durante un’iniziativa del partito in Calabria – In questa fase abbiamo, però, la necessità di procedere speditamente sul piano delle riforme sulle quali il partito è unito”. Anche Davide Faraone, responsabile Welfare della segreteria Dem, si era unito al coro: “Chi propone Matteo Renzi premier, lo fa con lo spirito di quei democristiani che volevano far fuori un leader e lo ‘promuovevano’ a Palazzo Chigi”.

Prodi avverte Renzi e Letta: “La mia staffetta con D’Alema fu un suicidio”

prodi-romano-dalema-massimo-tuttacronacaIn attesa che Enrico Letta salga al Colle per il suo incontro con Napolitano e mentre Matteo Renzi incita i suoi, Romano Prodi parla al Mattino e mette in guardia sull’ipotesi di staffetta tra l’attuale premier e il segretario dem a Palazzo Chigi. “Quello fu un suicidio politico e spero che stavolta non si ripeta. Allora non fu ucciso solo un disegno di governo ma anche la speranza di un Paese”. In tanti hanno ricordato al sindaco di Firenze il precedente, quello che portò Massimo D’Alema a scottarsi dopo aver sostituito proprio il leader dell’Ulivo. L’ex premier sembra riconoscersi in Letta, motivo per il quale lo esorta a fare “uno scatto”, a “rischiare di più”, perché in questo momento “la mediazione non paga più”. Servono “riforme e decisioni coraggiose – dice – Subito la riforma del voto e quella del Senato”. Spiega il professore: “Oggi sappiamo che le larghe intese sono da noi pressoché impossibili. E abbiamo il dovere di rimediare a uno sfarinamento che ci sta di fronte. Lo strumento della legge elettorale non è esaustivo ma può servire. Soprattutto se elimina il rischio della governabilità in una delle due Camere”. Renzi è avvertito: “Nel Pd è estremamente forte e deve usare con saggezza questo vantaggio”. Per Prodi la compravendita dei parlamentari è “l’episodio più grave di tutta la storia politica italiana. Mi colpisce come in Italia la compravendita di senatori sia stata sottovalutata e derubricata a poco più che un incidente”. La difesa del Senato era quindi “quantomeno doverosa. Se poi per formalizzarla si sia trovata una procedura intelligente, o piuttosto no, è un altro discorso”, dice a proposito della decisione di Grasso. Riferendosi anche allo scenario europeo Prodi sottolinea che “il populismo è il termometro del disagio”. “Bisognerebbe iniziare a chiedersi perchè esso ha infiltrato tutte le democrazie europee tranne una. La Merkel lo ha spento”.

La Boldrini e l’altolà a Letta?

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Laura Boldrini, ha deciso di scrivere al Premier per fargli presente la sua preoccupazione circa l’uso frequente da parte del Governo dello strumento del decreto legge che da prassi straordinaria è diventata ormai una pratica quotidiana. In questo momento sono ben 9 i decreti legge alla Camera e 6 sono in scadenza nel mese di febbraio. Ecco il testo che il presidente della Camera a inviato a Letta:

“Caro Presidente, desidero rappresentarLe una forte preoccupazione istituzionale derivante dalle oggettive difficoltà – se non impossibilità – di organizzare i lavori della Camera dei deputati a causa del ricorso sempre più frequente allo strumento del decreto legge da parte del Governo. E ciò anche alla luce delle misure cui sono stata costretta a far ricorso nella giornata di mercoledì scorso al fine di garantire, nel rispetto dei principi costituzionali, la messa in votazione del disegno di legge di conversione del decreto legge n. 133 del 2014, prima della scadenza del termine di efficacia del provvedimento previsto dall’articolo 77 della Costituzione. Allo stato, pendono presso le Camere complessivamente 9 disegni di conversione di decreti legge; di questi, ben 6 hanno il termine di scadenza nel mese di febbraio 2014. E’ noto che tale situazione, unita al carattere spesso eterogeneo del contenuto dei decreti, genera tensioni nel rapporto tra maggioranza e gruppi di opposizione; essa incide anche – come è sotto gli occhi di tutti in questi giorni – molto negativamente sull’ordinato svolgimento dei lavori parlamentari, rendendo di fatto assai difficile una razionale programmazione dei lavori stessi, anche alla luce dell’attuale assetto regolamentare che disciplina la procedura di esame dei decreti stessi.  Tutto ciò, peraltro, come ripetutamente rilevato anche da parte dei gruppi parlamentari, costringe di fatto l’Assemblea – chiamata a convertire entro il termine costituzionale una mole così ingente di decreti legge – a concentrarsi pressoché esclusivamente nell’esame dei provvedimenti di urgenza, a scapito dell’esame di altri progetti di legge, anche di iniziativa parlamentare. Ho inteso rappresentarLe quanto sopra, affinché il Governo possa valutare l’opportunità di un uso più appropriato dei vari strumenti normativi a sua disposizione”.

Marina Berlusconi scende in campo come candidata premier?

marina-berlusconi-politica-tuttacronacaE’ Repubblica a rilanciare l’idea che Marina Berlusconi venga candidata come premier, con il padre che ormai si sarebbe deciso a chiederle questo sacrificio e scendere in campo:

Una svolta che aprirebbe una voragine sulla sponda forzista: chi candidare premier? Problema che finora il capo ha imposto ai suoi di rimuovere. Una qualsiasi investitura anzitempo lo avrebbe indebolito sotto il profilo politico, ma soprattutto giudiziario. Adesso il quadro cambia rapidamente. Bisogna correre ai ripari. Ecco perché in queste settimane natalizie ha fatto testare proprio Giovanni Toti e, a sorpresa, Angelino Alfano, in una prospettiva da ritorno del figliol prodigo. I risultati dei sondaggi — da qui la preoccupazione crescente — non sono stati affatto incoraggianti. Il direttore che di fatto non si è concesso ferie per restare ad Arcore, sogna la poltrona da vicepresidente unico del partito e lavora per organizzare le celebrazioni del ventennale del 26 gennaio, è risultato un tipo che «funziona» in tv. Ma nulla più di quello. Alfano non sarebbe andato meglio rispetto a quando guidava Forza italia da segretario. Col vicepremier i contatti sono stati «affettuosi» anche in questi giorni festivi, ripresi ora sulla legge elettorale. La Santanchè sferza Angelino, invitandolo a «lasciare l’amante e tornare alla famiglia».

 

Ma il Cavaliere non ci pensa proprio a organizzare le primarie per coinvolgere il vicepremier:

 

«A me interessa solo l’alleanza elettorale » assicura il Cavaliere ai dirigenti. Ma sta di fatto che in campo «c’è solo Marina». Molto dipenderà dalla nuova legge elettorale. Berlusconi ufficialmente tiene le carte coperte ma, racconta chi gli ha parlato ieri, esclude fin d’ora il Mattarellum corretto: «Saremmo spettatori della sfida tra Renzi e Grillo, per noi improponibile». Verdini invece sembra lo abbia convinto a puntare sullo spagnolo. «Un proporzionale rivisto ci consente di giocarcela ancora da protagonisti ». Ma non è detto si vada in quella direzione. E allora l’unico «jolly» resta la figlia Marina. «Il presidente sa che se scegliesse un uomo in chiave anti Renzi, sarebbe comunque un clone — spiega un ex ministro berlusconiano dell’inner circle — l’effetto sorpresa funzionerà solo con una donna. E il nome resta solo uno». Quello più fidato, che salverà il brand nel simbolo e forse lo zoccolo duro alle urne.

Enrico Letta e gli attacchi che arrivano dalla segreteria PD

davide-faraone-tuttacronacaE’ un post duro quello che il membro della segreteria Pd e ascoltato collaboratore di Matteo Renzi ha pubblicato sulla sua pagina Facebook, dove parla di “Un filotto impressionante” di errori commessi dal governo. Anche contando soltanto quelli delle ultime settimane, da quando Matteo Renzi è stato eletto segretario, dalle slot al Salva Roma. E per questo chiede al governo e al premier Enrico Letto un cambio radicale di passo. “Non basta un ritocco, un rimpasto, o si cambia radicalmente o si muore”. E ancora, il responsabile per Welfare e Scuola della nuova segreteria Pd scrive: “Mentre noi lavoriamo a un’agenda con dentro grandi riforme per il paese, con tempi certi di realizzazione, al governo e in Parlamento, con il suo ‘bicameralismo perfetto’ (un vero ossimoro) c’è chi brucia tutto. Così non va”. “Eletto Matteo Renzi si azzera il contagiri e si riparte”. Faraone osserva quindi: “Non elencherò gli errori del passato, ma se metto uno dietro l’altro gli errori commessi da questo governo, dal giorno dell’elezione del nuovo segretario Pd, 15 dicembre, fino ad oggi (appena 13 giorni) viene fuori un filotto impressionante: una legge di stabilità di ‘galleggiamento’ (poco per il futuro), le slot machine, gli affitti d’oro, il provvedimento su Roma capitale”. E incalza: “Se chiedi la fiducia ai parlamentari della Repubblica, se chiedi il sostegno in bianco ai deputati della maggioranza, lo fai per provvedimenti ‘alti’, utili per il paese, non per legittimare decine e decine di inutili ‘marchette'”. “E poi sul mille proroghe: si nominano nuovi prefetti, portati a 207 quando le prefetture sono la metà, si ‘abbonano’ 400 milioni a Roma quando tutti i comuni soffrono. Due ottimi provvedimenti per dar fiato alle stanche trombe della Lega Nord. E poi i soldi Ue parcellizzati per il Sud e per il lavoro su mille provvedimenti senza alcune strategia, con il solo obiettivo di non perderli. O ancora le deroghe al patto di stabilità per comuni non virtuosi, che chiedono di stabilizzare i precari anche dove si sfora la pianta organica e niente per i comuni virtuosi che vogliono realizzare opere utili per la collettività”, elenca. Quindi la dura conclusione: “Questo Pd, con le grandi speranze che suscita, l’Italia, con le sue difficoltà e le sue grandi potenzialità, non può permettersi questo governo e i suoi errori. E non basta un ritocco, un ‘rimpasto’, o si cambia radicalmente o ‘si muore'”.

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Pronta a morire per Hollande!

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Si chiama Sophie Hatt ed è stata scelta per dirigere l’unità di sicurezza del presidente francese  François Hollande. La 47enne commissario di polizia è oggi a capo di 62 uomini. Ma la Hatt non è nuova a stupire i francesi, infatti a 32 anni era già responsabile della tutela dell’allora premier socialista, Lionel Jospin, che nel febbraio 2000 venne salvato dalle pietre lanciate dagli studenti palestinesi dell’università Bir Zeit… ora è al servizio del Premier Francese… una donna pronta a tutto, anche a morire per Hollande.

“Resisteremo alle spinte della violenza”: così Letta

enrico-letta-tuttacronacaIl premier Enrico Letta è intervenuto alla sinagoga di Roma dove ha parlato della paura generata dalla crisi e dei suoi effetti: “Viviamo un tempo di crisi economica e sociale che alimenta la paura, la quale a sua volta fa crescere le spinte all’estremismo, all’odio, all’intolleranza”. Ha quindi aggiunto: “Queste spinte in Italia stanno crescendo in modo preoccupante. Resisteremo sempre alle spinte della violenza, prima verbale e poi fisica, dell’intolleranza, della xenofobia e del razzismo”.

Ancora scontri in Turchia: protesta degli insegnanti

turchia-scontri-tuttacronacaAlcune migliaia di insegnanti hanno preso parte, ieri, a una manifestazione svoltasi ad Ankara per protestare contro i progetti di riforma dell’ educazione del governo del premier Recep Tayip Erdogan. La polizia turca ha reagito disperdendo i presenti con la forza, utilizzando gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e spray urticanti e impedendo loro di avvicinarsi alla sede del ministero dell’Educazione a Kizilay, nel cuore della capitale turca. Erano stati due dei principali sindacati della Turchia, la Confederazione dei dipendenti del settore pubblico Kesk e l’Unione del personale della Pubblica Istruzione Egitim-Senm, a convocare la manifestazione. Le violente polemiche sono sorte come reazione all’annuncio di Erdogan di chiudere migliaia di scuole private preparatorie alle grandi università. Inoltre, un dirigente del suo partito islamico Akp ha definito l’educazione mista “un errore” che, ha affermato, “sarà corretto”. L’opposizione accusa il premier di volere re-islamizzare il Paese.

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Non è un partito per giovani? Epifani: se Renzi vince non è il solo candidato premier

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Altro giro, altre regole, altre carte che vengono mescolate. Ormai sembra inarrestabile la corsa di Renzi alla segreteria del Pd e allora si deve cercare in tutti i modi di ostacolare almeno la Premiership. E così oggi Epifani rilasciando un’intervista a Maria Latella su SkyTg24 ha dichiarato Chi vincerà le primarie del Pd “sarà anche candidato premier”, ma non è detto che sia solo: “se concorressero altri, sarebbe giusto” farli entrare in gioco “perché si è fatto così nel passato”.

Così l’Huffington riportando l’intervista di Epifani scrive:

Letta, ad esempio? “Deciderà lui quando terminerà questa esperienza di governo, ma in via generale può essere, come anche per altri candidati”, ha risposto l’ex segretario Cgil. “Io vorrei che si assumesse tutto questo come un percorso fisiologico”, ha aggiunto Epifani. “Noi siamo orgogliosi di avere tante personalità che si stanno affermando”.

Sulla polemica riguardante un possibile secondo mandato da sindaco per Matteo Renzi, il segretario ha osservato che “fare il segretario del Pd è molto pesante”, ma serve anche guidare il partito “in modo nuovo, stando in mezzo alla gente”.

“Io tengo una posizione equidistante, dico quello che ho visto in questi mesi: fare il segretario è un compito molto pesante e oneroso, non è facile e semplice”, ha spiegato Epifani. “Ma penso anche che si debba fare il segretario di un grande partito in un modo nuovo, stando in mezzo alla gente. Questo lo capisco e vedrei bene questa possibilità, un segretario che sta in mezzo alle persone per rompere questa frattura tra cittadini e politica. Ma questo lo deciderà Renzi o gli altri candidati”.

Sempre rivolto a Renzi, un altro messaggio. “Renzi dice che le elezioni non sarebbero una catastrofe? In democrazia il voto non è mai una catastrofe ma in questa caso non serve al Paese”. Per Epifani, in questo momento “bisogna avere i nervi a posto e portare a casa questa legge di stabilità. La cosa peggiore che può capitare al paese è di considerare che tutto quello che è capitato non è servito. La gente cerca una indicazione”.

Dal segretario del Pd anche parole miste sulla legge di stabilità. Una legge che – secondo Epifani – “va nella direzione giusta”, “ma ha bisogno di avere un’anima, qualcosa che parli nell’interesse del Paese”. Per questo – ha aggiunto – è una legge che “deve essere migliorata in Parlamento”. Come? Puntando sulle chiavi di volta: investimenti, fiscalità più giusta, giù tasse su lavoro e impresa. E non certo – è la stoccata di Epifani al Popolo della Libertà – privatizzando le spiagge. “Ci sono beni pubblici fondamentali come le spiagge che è bene tenere nella proprietà di tutti”.

Il Pd non è un partito per giovani?

Air France non atterra ad Alitalia: ora sono 1000 gli esuberi

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Il piano per Alitalia si farà, ma non con Air France. La compagnia francese infatti non è convinta e soprattutto non ha sicurezze per investire in Italia, nonostante Letta continui a confermare che la stabilità politica è necessaria anche per infondere fiducia negli investitori esteri… quale migliore occasione? Alitalia poteva davvero rappresentare un esempio in tal senso, ma invece Air France si defila e resta solo il piano delle poste. Ritornano quindi di triste attualità anche gli esuberi che si stima possano essere circa 1000. Cosa ha fatto allontanare Air France? Prima di tutto le banche, non è infatti chiaro se parteciperanno o escuteranno i debiti. L’ad Gabriele Del Torchio e il nuovo partner Poste stanno definendo un loro piano industriale: saranno davvero solo 1000 gli esuberi?

Naturalmente sono a rischio anche i circa 2mila contratti a termine. Tutto ora ruota intorno alla capacità di Alitalia di reagire alla crisi, aumentando il fatturato in tempi rapidi… cioè quello che già si era auspicato con il precedente salvataggio. Come spiega Il Messaggero: 

Proprio a questo scopo la compagnia ha lanciato ieri un serie di proposte commerciale per attirare nuovi viaggiatori, le famiglie in particolare, con biglietti a prezzi ridotti che partono da 99 euro.

Air France-Klm passerà dal 25% all’11% come riporta il quotidiano francese Les Echos. Sull’altro versante, quello europeo, aperto da British che ha puntato il dito contro Alitalia parlando di un vero e proprio aiuto di Stato e di fatto catalizzando gli occhi dell’Europa sull’operazione di Poste Italiane nella sottoscrizione delle quote, ora l’Italia si giustifica  parlando di “passo transitorio” come ribadito dallo stesso Fassina. 

La compagnia di bandiera italiana incassa i 130 milioni di euro da banche e soci, ma secondo il quotidiano francese il valore di Alitalia si aggirerebbe intorno ai 30 milioni di euro. Forse è sottostimato dai francesi, ma la stessa assemblea dei soci aveva stimato il valore della compagnia intorno ai 50 milioni. Proprio per questo motivo l’Air France avrebbe fatto il decisivo passo indietro e decidere di non sborsazre la quota di 75% dell’aumento di capitale e di fatto andando in minoranza passando all’11%.  Uno scenario, questo, che per i francesi non comporterebbe grandi cambiamenti. Allo scadere del vincolo di ‘lock up’ (il 28 ottobre), il gruppo franco-olandese perderà il proprio diritto di veto e non potrà più opporsi all’ingresso di un investitore straniero, ma a Parigi – scrive Les Echos – restano persuasi che tutti gli operatori esteri potenzialmente interessati (Aeroflot, Etihad, Lufthansa o Air China) abbiano gettato la spugna. Una fonte di Air France, però, non conferma e non fa commenti.

 

“Avanti pancia a terra”, così Letta dopo la pace con Fassina

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“L’incontro è stato positivo. Ora avanti pancia a terra”, secondo fonti di Palazzo Chigi, ha commentato così il premier Enrico Letta le dimissioni scongiurate da parte di Stefano Fassina. Ora il vice ministro seguirà la legge di Stabilità in Parlamento e il confronto con le parti sociali per migliorarla. Letta e Fassina hanno “ragionato su come superare i problemi di collegialità che Fassina ha posto”. Letta ha incontrato il vice ministro a sorpresa il 19 ottobre visto che inizialmente l’incontro era in programma per lunedì. Letta e Fassina, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, “hanno esaminato insieme il complesso della situazione e valutato come gestire ora sia il passaggio della legge di stabilità che il vice ministro seguirà in Parlamento sia il confronto con le parti sociali per migliorarla”. Premier e vice ministro, riferiscono le stesse fonti, “hanno anche ragionato su come superare i problemi di collegialità posti da Fassina”.

Alitalia: chi resta a bordo? I consiglieri d’amministrazione e le dimissioni

alitalia-tuttacronacaE’ stato deliberato all’unanimità dall’assemblea dei soci di Alitalia l’aumento di capitale di 300 milioni di euro, da offrire in opzione ai soci in proporzione alla quota di capitale posseduta. A partire da domani, 16 ottobre, soci avranno 30 giorni di tempo per sottoscrivere le azioni di nuova emissione. Ma i consiglieri di amministrazione hanno già manifestato l’intenzione di rassengare le loro irrevocabili dimissioni dalla carica, questo in previsione del possibile mutamento degli assetti proprietari. Le dimissioni avranno effetto dalla data dell’assemblea, che sarà convocata subito dopo l’esecuzione dell’aumento di capitale. Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane, si recherà nel frattempo a Parigi per incontrare i vertici di Air France. L’intenzione è contrattare con i francesi le modalità dell’eventuale ingresso di Poste nel capitale della compagnia aerea italiana.

British Airways accende il riflettore su Alitalia: Ue intervenga su aiuti di Stato

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L’Alitalia Day è arrivato! Oggi consiglio di amministrazione e l’assemblea della linea aerea sono chiamati ad approvare l’operazione di salvataggio da 500 milioni di cui 300 milioni di aumento di capitale. Un’operazione che come noto prevede l’intervento delle Poste Italiane, controllate dal ministero dell’Economia. Oltre alle polemiche che ha suscitato questa scelta sulla sua opportunità in termini di politica economica, ora si levano anche serie proteste internazionali che ragionano in termini di diritto e concorrenza. “Ci aspettiamo che la Commissione europea intervenga per sospendere questo aiuto manifestamente illegale”, commenta la Iag, holding che controlla British Airways, Iberia e Vueling, commenta con l’Ansa gli ultimi sviluppi su Alitalia, sottolineando di essere “stati sempre contrari agli aiuti di Stato”.

Tornando all’operazione comunque in via di approvazione, il dubbio resta intorno alle intenzioni di Air France-Klm, che pure venerdì scorso ha approvato l’impianto dell’operazione. Il socio industriale di maggioranza tra i privati (25%) dovrebbe sborsare intorno a 75 milioni: non sta attraversando un periodo di salute ottimale e già a febbraio ne ha messi quasi 40 per il prestito ponte arrivato dai soci e ben presto rivelatosi insufficiente. Una fonte vicina alla compagnia ha dichiarato al quotidiano economico francese Les Echos: “Non è un piano definitivo bisogna ancora trovare un’intesa su una  ristrutturazione del debito e una revisione del piano industriale”. Malgrado le pressioni del ministro dei trasporti italiano, Maurizio Lupi, che ha invitato Air France-Klm a sottoscrivere la sua quota, Les Echos sottolinea che il gruppo franco-olandese ha intenzione di utilizzare il termine di un mese previsto dagli accordi per aderire al piano o diluire la propria quota all’11%.

“Abbiamo approvato il piano, che va nella giusta direzione, ma rimane insufficiente”, hanno fatto sapere, ricordando che una ristrutturazione del debito (di oltre un miliardo di euro) rimane un requisito indispensabile per qualsiasi impegno definitivo. Lupi aveva già risposto alle reticenze francesi senza mezzi termini: “Alitalia non sarà la Cenerentola di Air France”, ha detto ricordando che in caso di mancata sottoscrizione dell’aumento “verrà meno ogni vincolo per la ricerca di nuovi partner”. Proprio sui partner si è espresso il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, stamane a Radio1Rai: “Ci vuole un alleato, ma non credo che i francesi facciano al caso nostro”, ha sentenziato. Secondo Bonanni “loro vogliono solo il loro hub, tant’è che hanno detto che loro aderirebbero” all’aumento di capitale “alla sola condizione che Alitalia non apra nuove tratte internazionali e non acquisti nuovi veicoli. Anzi: hanno fatto di tutto perchè noi fossimo bloccati nell’acquisizione di nuove tratte che rappresentano le occasioni più remunerative per un’azienda Con loro noi andremmo in ulteriore default; meglio allearsi con i tedeschi oppure con altre compagnie di altre realtà regionali”. Tra i possibili partner, Lufthansa ha messo in chiaro di non essere interessata.

I cittadini mettono mano al portafoglio per pagare Alitalia: esposto alla Ue

alitalia-tuttacronacaIl ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, aveva dichiarato che lo Stato Italiano “non ha messo soldi, neanche un euro dei soldi dei cittadini” per il salvataggio dell’Alitalia. Stando al Codacons, però, la verità è ben diversa. Meglio, “è vero esattamente il contrario”. L’associazione spiega infatti che “Saranno proprio gli utenti, attraverso la società controllata al 100% dal Tesoro, Poste Italiane, a ripianare i debiti della compagnia aerea. L’intera operazione Alitalia avrà effetti diretti sulla tasche dei cittadini italiani, e il ministro Lupi lo sa bene. Questo perchè lo sforzo economico di Poste andrà inevitabilmente ad intaccare i servizi universali gestiti dall’azienda, a tutto danno degli utenti, specie le fasce più deboli, che indirettamente si troveranno a pagare il prezzo dell’operazione”. Il Codacons, al riguardo, presenterà domani alla Ue un esposto urgente secondo il quale Poste Italiane “E’ una società per azioni che nel caso di Alitalia acquista titoli azionari, ma l’assetto proprietario di Poste vede la partecipazione totalitaria del ministero dell’Economia, e l’attività di controllo contabile sono affidate a una società di revisione e soggette al controllo della Corte dei Conti sulla gestione del bilancio e del patrimonio”. Così stando le cose, afferma ancora l’associazione, non solo vengono smentite le dichiarazioni di Lupi, ma si configura un aiuto statale che è l’intera collettività a pagare.

Poste salva Alitalia… o prova a salvare se stessa?

poste-alitalia-tuttacronacaSi è detto che il governo ha scelto un socio per Alitalia che abbia anche un know how e che Poste, oltre a 75 milioni di euro, possono garantire la condivisione di infrastrutture logistiche, informatiche e di controllo attraverso la compagnia aerea controllata Air Mistral. Il problema è che della flotta, nelle mani di Poste al 100% dal 2005, l’anno scorso si era annunciata la vendita a causa di continui risultati economici negativi, con bilanci sono in perdita continua negli ultimi anni. Come sottolinea Giornalettismo: “Poco sembra aver insegnato la ‘lezione’ del passato ‘salvataggio dei patrioti del Cai’, voluto dal governo Berlusconi. Quello che per i contribuenti è costato circa 5 miliardi di euro, secondo le stime di Sergio Rizzo. Più del gettito Imu. E che non è certo riuscito ad aggiustare i conti della compagnia di bandiera italiana, considerati i debiti che ammontano a circa 1 miliardo e 300 milioni di euro”. Mistral è stata nel 1981 dall’attore Carlo Pedersoli, meglio noto come Bud Spencer, diventando operativa nel 1984. In seguito passata in mano al gruppo olandese Tnt, nel 2002 finì in mano a Poste Italiane quando ancora erano amministrate da Corrado Passera. Costo: 9 milioni di euro. Della flotta fanno parte 8 velivoli, tra cui 4 Boeing. I mezzi sono adibiti al trasporto pacchi e lettere di notte, mentre, durante il giorno, trasportano passeggeri verso mete e luoghi di culto. Per quel che riguarda le perdite, come ricorda anche Il Fatto, nel 2010 si registrava un -1.5, passato a -2.2 l’anno successivo mentre nel 2012 ha fatto registrare una perdita netta di 8,2, tanto che l’ad Massimo Sarmi chiese una ricapitalizzazione di 3 milioni di euro. E annunciò la volontà di venderla. Ma per Mistral Air sono passati anche altri nomi. Dal luglio 2008 all’agosto 2010 ne fu presidente il berlusconiano Antonio Martuscello, ex dirigente di Publitalia e ora commissario Agcom. Praticamente con l’offrire Poste come socio per ricapitalizzare Alitalia con 75 mln di euro e studiando “strategie” e “sinergie” tra le due compagnie di volo, Sarmi tenterebbe di ricadere sotto la bandiera italiana con un obiettivo che potrebbe essere quello, nota Giornalettismo,  “di puntare su viaggi a lungo raggio, in particolare verso le capitali e le grandi città d’Oriente, soprattutto se ci sarà una collaborazione crescente con Air France Klm, il gruppo franco olandese che detiene già il 25% di Alitalia e che era in corsa per salire al 50%.” Per quel che riguarda la compagnia d’Oltralpe, al momento resta in stand-by,  per capire quali saranno le mosse definitive, aspettando anche il consiglio d’amministrazione del gruppo. Dopo aver già fatto capire di non essere intenzionata a farsi carico dei debiti di Alitalia, dovrà decidere se ricapitalizzare o tirarsene fuori.

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Le Poste entrano in Alitalia: la compagnia di bandiera torna in quota?

alitalia-posteitaliane-tuttacronacaRiguardo la situazione dell’Alitalia, Enrico Enrico Letta, dopo aver vagliato diverse possibilità, si è concentrato sull’opportunità di un socio che abbia anche un know how specifico per quel che riguarda Alitalia. Come spiega Ansa le Poste, attraverso la compagnia aerea controllata Air Mistral, possono garantire la condivisione di infrastrutture logistiche, informatiche e di controllo. E questo per il governo rappresenta un punto cruciale per avviare quella discontinuità che ad un certo punto Letta decide di imporre con un obiettivo sicuramente ambizioso: quello di non far vivacchiare Alitalia ancora un po’ e poi svenderla ma rilanciarla facendo fare a ciascun attore, anche gli attuali azionisti, la sua parte per bene e fino in fondo. La morale è che ora Alitalia potrà contare sull’innesto di capitali freschi: un totale di 300 milioni, di cui 75 provenienti dalle Poste, 150 da privati, e con altre formule comprese le obbligazioni azionarie. Da parte sua governo scende in campo da garante per dare fiducia agli azionisti, dopo il fallimento del progetto Fenice, e rendere Alitalia nuovamente competitiva e pronta ad affrontare qualsiasi trattativa decidendo da sola il suo destino in una cornice che rafforzi il progetto, punta di diamante del programma dell’Esecutivo, del ‘fare sistema’.

In mattinata, ai microfoni di Sky Tg 24, Corrado Passera, sul tema Alitalia, ha detto: “Non erano prevedibili cinque anni di recessione così forte che ha toccato fortemente i ricavi dell’azienda: l’impegno dei dipendenti e dei soci privati era servito per superare il fallimento della vecchia Alitalia, che grazie all’intervento della nuova Alitalia aveva permesso di salvare 30.000 posti di lavoro e rendere meno oneroso per le casse pubbliche le conseguenze di quel fallimento che va addebitato alla gestione precedente”. E ha aggiunto: “Non so se Alitalia è salva, bisogna vedere se si porta fino in fondo questo aumento di capitale che in gran parte mi sembra che i soci privati siano disposti a coprire. Certamente è un lavoro che da molti anni si sta facendo”.

Da parte sua Carlo De Benedetti, a margine dell’Internet Festival di Pisa, non ha risparmiato un attacco a queste dichiarazioni: “Sconvolgenti ma non sorprendenti le dichiarazioni di Passera sulla vicenda Alitalia. Certo c’è stata la crisi da noi come altrove ma la combinazione tra il marketing elettorale di Berlusconi e il marketing politico di Passera si è dimostrata disastrosa per tutti meno che per loro”. Ha quindi precisato: “più di 5 miliardi del denaro dei contribuenti è stato bruciato sull’altare delle ambizioni personali”, e proseguito: “Tutto ciò ha portato al risultato economico-finanziario-strategico che oggi vediamo. Con il fallimento della politica “liberale” di Berlusconi e per la inconcludente esperienza politica di Passera, questa sì, giudicata da tutti un’irrecuperabile delusione”.

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha invece spiegato di essere “sempre molto perplesso di fronte agli interventi della mano pubblica in una società privata. Certo, se è un cerotto per tamponare una situazione di emergenza, passi; però bisognerà una volta per tutte fare una riflessione seria per avere un piano di medio-lungo termine”. Squinzi ha anche sottolineato la complessità della situazione, aggiungendo cheForse l’Italia è diventata un paese troppo piccolo per permettersi una grande compagnia di bandiera, bisognerà fare una riflessione forte da questo punto di vista”.

Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupo, a Radio anch’io Rai, ha invece spiegato la mossa del governo, spiegando che è intervenuto affinché i privati facessero la loro parte nel risanamento e rifinanziamento e per un “fortissimo piano industriale all’insegna della discontinuità”, perché Alitalia era in condizioni “disastrose”. Ha quindi precisato che “Poste Italiane certamente può essere non un aiuto da parte del pubblico, ma l’individuazione di un’azienda sana come partner industriale in un settore che è sempre di più complementare”.

Ad appoggiare le scelte del Governo Letto i segretari della Uil e della Cisl. Luigi Angeletti ha spiegato che l’intervento dello Stato per Alitalia a questo punto, al di là delle ideologie, è necessario, visto che la compagnia è “sull’orlo del fallimento” e “il capitalismo italiano non riesce a mantenere certe dimensioni aziendali”. Un fallimento di Alitalia “avrebbe comportato una piccola catastrofe economica per il Paese, che non possiamo permetterci. Per questo l’intervento del governo è necessario, non è una scelta politica. Quindi per il segretario Uil, ad un certo punto è meglio parlare di un intervento dello Stato in modo meno ideologico”. Da parte sua Raffaele Bonanni ha detto che l’ingresso di Poste in Alitalia ”è una buona cosa, Alitalia ha bisogno di un po’ di giorni per prendere fiato e vedere un po’ cosa costruire per utilizzare un’energia davvero potentissima”. ”Il nostro bacino utenti – ha detto – è il quinto del mondo, quindi molto appetibile. Ed è un peccato distruggerlo insieme ad un’azienda che oggi è in difficoltà per varie ragioni. Bisogna poi costruire una joint venture con altre realtà”.

Quello che è certo è che c’è da augurarsi che, una volta risanata, la compagnia di bandiera abbia ali forti per ricominciare a volare e tenersi in quota, senza “atterraggi d’emergenza” tra un’altra manciata d’anni. Solo cinque anni fa Crozza cantava:

Chi sono i ribelli che hanno rapito il premier libico Ali Zeidan?

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Rapito il premier libico Ali Zeidan e poi rivendicato dagli ex ribelli della ‘Camera dei rivoluzionari di Libia’ che lo hanno definito un arresto.

«Il suo arresto giunge dopo una dichiarazione di John Kerry sulla cattura di Abu Anas al-Liby, dopo aver detto che il governo libico era al corrente dell’operazione», ha detto un portavoce del gruppo riferendosi al Segretario Stato americano.

Chi sono i ribelli che lo hanno rapito?

Il Messaggero parla di:

Uno dei tanti gruppi di ribelli che, dopo la fine vittoriosa della guerra che ha causato la caduta di Muammar Gheddafi e del suo regime, non ha deposto le armi, di fatto imponendo il suo controllo su vaste porzioni del territorio.

Così come ha fatto la Brigata di lotta contro il crimine, la Camera dei rivoluzionari ha allacciato dei rapporti ufficiali soprattutto con il Ministero dell’Interno (ma anche con quello della Difesa) per esercitare, in sua vece, compiti di polizia e di controllo delle frontiere, soprattutto nel sud del Paese dove la presenza dell’esercito di Tripoli è al momento solo simbolica.

In sostanza, il governo di Tripoli ha deciso di «neutralizzare» il potenziale eversivo che tali gruppi portano in loro, ingaggiandoli ufficialmente, con tanto di salari mensili. E quando gli stipendi non arrivano con puntualità i miliziani sono pronti a schierarsi, in armi, contro i palazzi del Potere (è accaduto anche pochi mesi fa, con un lungo assedio al ministero dell’Interno) sino a quando non ottengono il dovuto.

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Il portavoce del Dipartimento anti-crimine, sezione del ministero dell’Intero, Abdel Hakim Albulazi, ha confermato che il premier Ali Zeidan è «in custodia per un mandato di arresto emesso dal Dipartimento». Albulazi ha detto all’agenzia ufficiale Lana che Zeidan è «in buona salute e che viene trattato bene come qualsiasi cittadino libico». 

Una foto del premier libico Ali Zeidan al momento dell’arresto è stata diffusa dai rapitori e riportata da Al Arabiya. La foto mostra il premier con una camicia marrone semiaperta e un’espressione accigliata, tenuto sotto braccio da due persone in borghese.

Aggiornamento 10 ottobre 2013, 12.00:   Ali Zeidan è stato rilasciato. Il premier dellaLibia, riferiscono fonti della sicurezza, è stato liberato dal gruppo armato che lo aveva rapito all’alba del 10 ottobre a Tripoli.

Reddito minimo al via con la nuova legge di Stabilità?

Reddito-minimo-di-cittadinanza-tuttacronacaIl Governo Letta, con la legge di Stabilità, introdurrà il reddito minimo di cittadinanza, ossia uno dei punti forza della campagna elettorale di Grillo? Secondo il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, la legge di stabilità “darà via libera a reddito minimo”, almeno stando a quanto ha detto nel corso di un’intervista a Repubblica. Ma l’intenzione di captare le simpatie di chi è favorevole all’introduzione e la strizzata d’occhio al M5S non può far dimenticare che nel programma dei pentastellati erano presenti anche altre 19 priorità che il Pd non è certo in grado di sottoscrivere, tra cui:

abolizione dei contributi pubblici ai partiti, un “politometro” per verificare arricchimenti illeciti dei politici negli ultimi 20 anni, Referendum propositivo e senza quorum, Referendum sull’euro, una sola rete televisiva pubblica,senza pubblicità,indipendente dai partiti, ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola pubblica, abolizione dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali, abolizione di Equitalia.

A questo punto, se Giovannini e Letta non faranno nulla circa il reddito minimo sarebbero legittimati coloro che iniziano a dubitare dell’affidabilità della parola del premier, se al contrario faranno qualcosa dovranno anche trovare il modo di finanziarlo, il che significa tagli o tasse che porterebbero alla perdita di consenso. Del resto anche Matteo Renzi si era pronunciato negativamente al riguardo. Roberto Mania, l’intervistatore, riferisce così le parole di Giovannini:

“C’è una proposta elaborata da un gruppo di esperti che prevede un sostegno per chi ha un reddito al di sotto della soglia di povertà. Un’integrazione che si riceverà solo a condizione che ci si attivi seriamente a cercare un lavoro, e che nel caso si abbia figli li si faccia frequentare la scuola e li si porti alle visite di controllo medico. È qualcosa di molto simile a quanto stanno già sperimentando diversi Comuni”.

Quanto ai tempi di applicazione,

“Si parte dal 2014, ma si farà con gradualità”.

L’ultimo sgambetto a Renzi viene da D’Alema?

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In caso di elezioni a febbraio il Pd dovrebbe scegliere solo un candidato Premier e non un nuovo segretario. Questo è il pensiero di Massimo D’Alema al TgCom24 “Dipende molto dai tempi del processo politico ed elettorale” ma se si va al voto “tra fine febbraio e primi di marzo temo che a dicembre si dovrebbero fare le primarie per il premier”.

Secondo D’Alema anche Enrico Letta potrebbe essere della partita: “Certo, nel pd ci sono diverse personalità che potrebbero essere buoni candidati premier. Non mi limiterei neanche a questi due (Renzi e Letta, ndr), ci saranno le primarie. Siamo un partito democratico, una coalizione, perché se andiamo alle elezioni dovremo lavorare per una coalizione ampia per dare una base forte di governabilità al paese”.

L’ex leader Ds chiude poi le porte ad un Letta bis con un orizzonte politico lungo, retto su pochi transfughi Pdl. “O Berlusconi cambia posizione, cosa che a me sembra francamente questa volta improbabile…”, Oppure in caso di appoggio esterno “è un’altra cosa, significa un governo di breve durata che vota la legge di stabilità, che cambia la legge elettorale – cosa che è assolutamente necessaria – e poi porta il paese alle elezioni”.

L’unica altra possibilità è un “fatto politico nuovo”, ovvero la nascita di un partito di moderati da una costola del pdl: “i giornali parlando dei dissidenti… Se si manifesta un fatto politico molto rilevante, se cioè una parte rilevante di Pdl dovesse distaccarsi da Berlusconi, dalle posizioni estremistiche che oggi prevalgono e fare una scelta europea, allora questo dovrebbe essere considerato, perché potrebbe configurare uno scenario politico nuovo. Un’alleanza politica che non sarebbe più quella delle larghe intese con Berlusconi ma una cosa nuova”.

Al contrario, “ma se contiamo di poter sopravvivere contando sul voto di qualche dissidente, sinceramente non credo che una prospettiva di questo genere sarebbe plausibile. O matura uno scenario politico nuovo, che effettivamente possa far pensare ad un rilancio politico, oppure due priorità: legge di stabilità e nuova legge elettorale e dopodiché si va al voto. Non sono un fan di elezioni anticipate, ma a volte sono una via d’uscita democratica”.

La foto del primo ministro inglese che dorme fa il giro del web

cameron-dorme-tuttacronacaFotografie del primo ministro inglese David Cameron se ne vedono molte, ma nessuna come quella postata (e poi rimossa) dalla cognata Alice Sheffield. Al termine del G20 di San Pietroburgo, Cameron si è dovuto recare a York, per assistere al matrimonio della cognata Alice, sorella acquisita della moglie Samantha. Nell’occasione, il leader dei Tories si è ritagliato un po’ di tempo per smaltire le fatiche del summit russo, non sapendo che Alice non avrebbe resistito alla tentazione di fare uno strappo alle regole del protocollo ufficiale decidendo di scattarsi una foto in cui viene immortalato anche il premier dormiente sul letto alle spalle. Postata sul profilo Instagram della sorella della stessa Alice, Emily, l’immagine ha fatto il giro del Regno Unito nello spazio di pochi giorni, prima di essere rimossa.

Direzione Pd, prime anticipazioni… tutto rinviato!

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Tutto rimandato! Questa sarebbe la prima indiscrezione che emerge poco prima che la Direzione Pd abbia inizio. L’assemblea dovrebbe tenersi tra il 20 e il 21 settembre, in quanto non ci sarebbero altre date utili, visto che il 14 settembre molti esponenti del partito saranno impegnati nell’inaugurazione della Fiera del Levante a Bari. Le primarie, di cui le regole non si conoscono ed è ancora avvolto nel mistero se la leadership coinciderà con la premiership, si dovrebbero invece tenersi entro novembre… Terrà il governo fino a quella data?

Guido BERTOLASO e Angelo BALDUCCI INDAGATI per il G8 a LA MADDALENA

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Nel giorno della sentenza Berlusconi per il Processo Mediaset arriva la notizia che Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile,  insieme ad Angelo Balducci, l’ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, e altre 16 persone sono stati  indagati per  falso in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato e inquinamento ambientale per i lavori di bonifica mai realizzati a La Maddalena in occasione del G8 del 2009, poi trasferito a L’Aquila. La notizia questa mattina è stata riportata da La Nuova Sardegna.

 Gli altri indagati per il lotto numero 7, quello che prevedeva la bonifica di uno specchio di mare ampio 60mila metri e costato oltre sette milioni di euro – secondo quanto riferisce il quotidiano sardo – sono l’ex capo della struttura di missione per il G8 Mauro Della Giovanpaola, il direttore dei lavori Luigi Minenza, l’ingegnere e direttore operativo Riccardo Miccichè, il responsabile unico del procedimento Ferdinando Fonti, i due dirigenti della Cidonio Spa, Marco Rinaldi e Matteo Canu, il provveditore per le opere pubbliche, Patrizio Cuccioletta, la componente (con il collega Andrea Giuseppe Ferro) della commissione di collaudo Valeria Olivieri e il segretario della commissione, Luciano Saltari, il provveditore ai lavori pubblici per la Toscana Fabio De Santis, il sismologo già condannato per il terremoto in Abruzzo Gian Michele Calvi, il responsabile nazionale dell’Ispra Damiano Scarcella e Gianfranco Mascazzini, direttore generale della qualità della vita del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Stando alle indagini portate avanti per oltre due anni dai carabinieri del Noe di Sassari, Guardia costiera e Arpa Sardegna, con la consulenza di un pool di esperti in inquinamento ambientale, i 17 indagati non avrebbero riqualificato l’area anzi avrebbero ampliato l’inquinamento in aree sino ad allora pulite, come ad esempio con la distruzione del “molo Carbone”, che ha visto la demolizione del manufatto, i cui detriti sono stati lasciati sul fondo del mare.

La madre di una delle vittime dell’incidente di Santiago fa riflettere “le cariche”

carolinabesada-santiago-tuttacronacaFaro de Vigo ha pubblicato la lettera della madre di una delle vittime dell’incidente ferroviario di Santiago de Campostela, la 18enne Carolina Besada Garrido. La donna spiega che “mia figlia mi ha sempre detto di essere orgogliosa di avere una madre lottatrice e so che non le sarebbe piaciuto che rimanessi in silenzio. Questo è un omaggio per lei. A tutti coloro che hanno aiutato i nostri cari e noi in questi difficili momenti, voglio dire che ogni loro gesto ha riempito di calore la nostra anima. Chi si è sentito scioccato da quello che è successo, deve sapere che la sua empatia ci dà forza. Tutti loro ci hanno ricordato che il mondo è pieno di esseri eccezionali. A chi, come noi, prova dolore per la sua perdita, mando un abbraccio sincero e tutto il mio affetto. Pensiamo che siano in pace e lasciamo che il tempo ci aiuti affinchè il loro ricordo c’inondi d’amore. Grazie per tutti gli abbracci, i baci e le parole sincere d’incoraggiamento che abbiamo ricevuto, anche dalle persone che non conoscevamo, anonimi o con ‘cariche’.”

Dopo i sentiti ringraziamenti, la madre di Carolina lancia anche un attacco a chi ha causato o “approfittato” della tragedia solo per “mostrarsi”. Continua infatti lo scritto: “E infine voglio rivolgermi a quelli che si credono ‘importanti’ e hanno sfilato davanti ai nostri occhi per offrirsi alle telecamere, con i loro completi e uniformi, per ‘farsi vedere’, dopo che noi avevamo già trascorso dodici ore di angoscia, non sapendo se avremmo potuto riabbracciare i nostri cari. Anche al macchinista che, se verrà confermata, ci ha spezzati con la sua irresponsabilità. A coloro che sono venuti a mostrarci una falsa simpatia perchè la loro carica o il loro partito lo ‘esigeva’ (che sappiano che è questo quello che trasmettono; avreste dimostrato una qualche compassione rimanendo nei vostri lussuosi uffici). A coloro che hanno ceduto alle pressioni ‘dall’alto’ e ci hanno torturato promettendo informazioni che ancora non ci hanno fornito. A coloro che preferiscono ‘tagliare’ vite piuttosto che dover rinunciare alla loro auto ufficiale. Mi rivolgo a voi per dirvi che le vostre azioni vi stanno facendo marcire il cuore, ma forse non è troppo tardi perchè voi cambiate e collaboriate per rendere questo mondo un posto dove la cosa importante tornino ad essere le persone.”

Il Pd ha ancora idea di cosa sia la base e di cosa voglia? La nuova puntata Mediaset

Dario Nardella-pd-tuttacronaca

Sarà forse il caldo o forse davvero c’è stato un gap tra elettori e parlamentari che ormai non è più colmabile. L’ultimo, ma solo in ordine cronologico, a mettere di nuovo un divario tra quello che la base del Pd si auspica nel processo Mediaset e quello che invece si spera fra i parlamentari democrats è Dario Nardella, braccio destro di Matteo Renzi al comune di Firenze e ora punto di riferimento centrale del gruppo dei renziani in Parlamento:

“Abbiamo sempre detto che non si batte Berlusconi per via giudiziaria e restiamo di questa opinione. Dopodiché, un’eventuale decisione della Cassazione di confermare la condanna di secondo grado sarebbe pesante da sopportare per la nostra base. E dunque in questo caso prevedo una fortissima tensione nel Pd anche con reazioni imprevedibili. E lo stesso vale per il governo”.

Ma il Pd ha ancora idea di cosa sia la base e di cosa voglia? Si ricordano che la loro base è fatta di disoccupati, di giovani in cerca di prima occupazione, di operai costretti ad accettare condizioni di lavoro pesanti per non subire un licenziamento? Perché il Pd continua a interessarsi del processo di un cittadino (solo incidentalmente anche leader del Pdl) invece di varare riforme che servono veramente alla base? La disoccupazione dilaga, la crisi continua… il disco non cambia: ogni giorno va in scena una “nuova puntata” su Mediaset!

 

 

Il treno deragliato a Santiago: il macchinista parlava al telefono?

santiago-macchinista-arrestato-tuttacronacaSono ufficialmente 78 le vittime del disastro ferroviario di mercoledì scorso. Ora il macchinista del treno deragliato nei pressi di Santiago de Campostela, Francisco Josè Garzon Amo, è accusato di “omicidio per imprudenza”. Il presidente della giunta della Galizia, Alberto Nunez Feijoo, ha affermato che “Non poteva essere così”, precisando che  “il tratto interessato dall’incidente non è stata ancora adeguato all’alta velocità”. Il mezzo viaggiava a 190 Km/h in un tratto con il limite di 80 Km/h. Per gli investigatori l’accusato, che dal suo profilo Facebook, sembra avesse il “vizio della velocità“, potrebbe essersi distratto parlando al telefono.

La Farnesina conferma: un italiano tra i morti di Santiago de Campostela

incidente-santiago-tuttacronacaLa conferma arriva dalla Farnesina: una delle vittime del treno deragliato a causa dell’alta velocità a Santiago de Campostela, in Galizia. è il 25enne Dario Lombardo, originario di Messina. I genitori del giovane sono giunti in Spagna e il rientro della salma avverrà nei prossimi giorni. Nel frattempo il macchinista del treno, Francisco Josè Garzon Amo, 52enne, è stato formalmente arrestato e si trova piantonato in ospedale. L’uomo lavorava da 30 anni in ferrovia e da 10 era alla guida di un treno. Nel frattempo i tecnici stanno assemblando la scatola nera del convoglio, ha detto una portavoce della corte suprema regionale della Galizia.

Il disastro ferroviario di Santiago: anche un italiano tra le vittime

incidente-santiago-tuttacronacaSarà l’esame del Dna previsto per oggi a confermare ufficialmente l’identità, ma tra i morti dell’incidente di Santiago ci sarebbe anche un 25enne originario della Sicilia ma residente in Germania con i genitori. La presunta vittima italiana, secondo quanto reso noto dalle autorità galiziane, sarebbe Dario Lombardo, di Forza d’Agrò, provincia di Messina. Al momento, le vittime accertate sono 80, 19 delle quali già identificate. 140 sono invece le persone rimaste ferite, cinque sono in coma, secondo fonti dei soccorritori. “La nostra priorità in questo momento è identificare le vittime” ha detto il vicepresidente della giunta della Galizia, Alfonso Rueda, il quale ha riferito che i nomi delle vittime saranno resi noti solo dopo il completamento delle identificazioni e la comunicazione ai familiari. Rueda ha rilevato che “le operazioni di soccorso sono state tempestive”. Sul posto operano circa 500 tra vigili del fuoco, soccorritori e agenti di polizia e della Guardia civil. Anche il premier spagnolo si è recato sul luogo della tragedia. “Ho avuto l’opportunità di visitare alcuni feriti all’Università di Santiago di Compostela”, ha poi raccontato Rajoy, che ha ringraziato “tutta la popolazione di Santiago” così come “tutti i funzionari, i dipendenti pubblici, di tutti i settori. Il comportamento da parte loro è stato esemplare. Vorrei congratularmi anche con le forze di polizia della regione galiziana e vorrei ringraziare il ministero dell Infrastrutture, i soccorritori, i vigili del fuoco, il personale sanitario”.

Il macchinista del treno del disastro di Santiago aveva il vizio della velocità

santiago-macchinista-tuttacronacaFrancisco Josè Garzon Amo, il macchinista del treno deragliato a Santiago De Compostela, non è nuovo alle imprese di velocità. Solo qualche mese fa si vantava infatti sulla sua pagina Facebook della velocità raggiunta dal treno che stava guidando, pubblicando la foto del tachimentro che indicava circa 200 Km/h. Al momento dell’incidente di ieri, il mezzo viaggiava a 190 km/h, in un tratto dove il limite massimo consentito è di 80 kilometri orari. Quando pubblicò la foto in Facebook, aggiunse il commento: “Sono al limite non posso andare di più” e al commento “Ma se vai a 200”, rispose: “Ma il tachimentro non è truccato”. Una terza persona s’intromise nella conversazione osservando: “Se ti becca la Guardia Civil (la polizia spagnola) rimani senza punti”. Il macchinista aggiunse la battuta: “Che bello sarebbe andare in parallelo alla Guardia Civil e superarli facendo saltare l’autovelox. Ah ah, che bella multa per Renfe”.

Il disastro ferroviario di Santiago: sale il numero dei morti, 77. Gaffe del premier

spagna-incidente-tuttacronacaMariano Rajoy, poche ore dopo il disastro ferroviario di Santiago di Campostela, ha diffuso un comunicato di condoglianze. Come ha fatto notare il quotidiano El Pais, però, il premier spagnolo ha fatto una gaffe: a un certo punto della comunicazione, infatti, si fa riferimento alle vittime del terremoto della città cinese di Gansu: un cordoglio in copia carbone insomma, con le frasi adatte in ogni circostanza e solo i nomi dei soggetti protagonisti della vicenda da cambiare. Se qualcuno si ricorda di farlo.
1374706645_500413_1374709176_noticia_grandeIntanto è cresciuto il numero delle vittime: l’ultimo bilancio fornito dal Tribunale della Galizia parla di 77 morti e 143 feriti. Sul posto sono intervenuti la polizia nazionale, i vigili del fuoco e il soccorso sanitario. Per il governo spagnolo, come ha riferito in serata la portavoce del primo ministro Mariano Rajoy che ha convocato una riunione d’emergenza del governo spagnolo a Madrid, prevale l’ipotesi dell’incidente causato da un errore umano dovuto all’alta velocità.

L’ipotesi è stata poi confermata dalle dichiarazioni del macchinista del convoglio, riportate da El Pais. L’uomo, che è rimasto illeso, avrebbe ammesso di aver preso la curva a velocità elevata, ma non ne avrebbe spiegato i motivi. Alcuni tecnici stimano che il treno viaggiasse a oltre 180 chilometri orari, mentre nel tratto interessato il limite è di 80 km/h.

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Hazem Beblawi, è lui il nuovo premier egiziano.

Hazem Beblawi-premier-egiziano-tuttacronaca

Il presidente egiziano ad interim Adly Mansour ha scelto Hazem Beblawi come premier e gli ha conferito l’incarico di formare il nuovo governo. L’ex numero uno dell’Aiea, Mohamed El Baradei,è stato nominato vicepresidente con delega agli Affari esteri. I salafiti hanno annunciato che avrebbero appoggiato la nomina di Beblawi e valutato quella di El Baradei, alla fine hanno votato anche il premio nobel.

Intanto in Egitto continuano gli scontri tra i militari e i Fratelli musulmani. Ora dopo ora sale il fronte dei sostenitori del destituito presidente Mohamed Morsi.

La Fratellanza ha respinto la dichiarazione costituzionale del presidente Mansour che fissa il calendario della transizione con elezioni politiche entro sei mesi. E ora si teme che la Giornata del milione dei martiri, come i Fratelli musulmani hanno ribattezzato le manifestazioni, produca nuove vittime.

Nuovo premier per l’Egitto: Zeyad Baha Eddin?

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La tv di stato egiziana è stata la prima fonte a dare il nome del nuovo probabile candidato a premier ad interim per l’Egitto. Sarebbe l’economista socialdemocratico, avvocato laureato a Oxford,  Zeyad Baha Eddin, che ha già ricoperto l’incarico dell’authority finanziaria negli anni del regime di Hosni Mubarak, ma, all’epoca, si era dimesso prima che l’ex rais venisse deposto. Secondo quanto ha riferito un portavoce della presidenza, il premio Nobel El Baradei, il cui nome era stato proposto come premier riscontrando l’opposizione dei musulmani, sarà invece nominato vice presidente ad interim.

Un nobel alla guida dell’Egitto: El Baradei

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A tre giorni dal colpo di stato che ha deposto il presidente egiziano Mohammed Morsi, è stato scelto Mohamed El Baradei, premio nobel per la pace nel 2005 e simbolo del Fronte di Salvezza Nazionale. Una scelta sicuramente coraggiosa, che troverà l’opposizione dei Fratelli Musulmani che da sempre vedono El Baradei come il nemico numero uno.

L’Italia nel pomeriggio, prima della comunicazione del Premier egiziano, non aveva perso l’occasione per esprimere le perplessità sulla situazione egiziana.  “Siamo sull’orlo di un non ritorno. E’ questo il messaggio da far passare”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Emma Bonino, al termine di una riunione con il premier Enrico Letta sul caos in Egitto. “Il movimento sceso in piazza – ha aggiunto – è abbastanza acefalo e comunque con moltissime componenti. Non c’è moltissimo che si possa fare, ne dobbiamo essere consapevoli, ma è indubbio che la situazione è preoccupante”. Forse un premio nobel per la pace al governo in Italia è impensabile?

 

Quel libro serbo che celebra il Cav!

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Chi è Adriana Mirkovic? Una quarant’enne  che  ha lavorato come direttrice marketing nella Bk Television e ora ha deciso di pubblicare un libro celebrativo di Silvio Berlusconi dal titolo inequivocabile: Silvio Berlusconi, uspeh i moc (Silvio Berlusconi, successo e potere). Lei è proprio una persona entusiasta di questa figura della politica italiana, tanto da definirlo  un esempio irraggiungibile nel business, nella vita e nella politica. E per certi versi sicuramente ha ragione…. Chi mai potrà paragonarsi a Silvio Berlusconi?

Ma sicuramente l’ex Premier ha insegnato come vendere un libro alla Mirkovic: “La gente – scrive Adriana nel volume – mi chiede, sempre e dappertutto come ha fatto Silvio Berlusconi ad avere successo e a diventare potente? La mia risposta è: lo saprete quando leggerete il libro”.

Ma se la Mirkovic scrive a quanto pare Silvio Berlusconi risponde e andrà presto a farle visita a Belgrado. «Sono io ad averlo invitato», afferma la Mirkovic, «è rimasto impressionato dal fatto che una donna serba abbia scritto un libro sul suo successo quando tutti gli altri lo davano per sconfitto. Il libro l’ho pubblicato a spese mie, anche se mi è costato molto, così da non dover subire nessuna pressione».

 

Berlusconi non ha osservato il principio di “leale collaborazione”

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Sono state pubblicate oggi, dalla Corte Costituzionale, le motivazioni della sentenza sul legittimo impedimento, emessa lo scorso 19 giugno, con cui era stato respinto il ricorso presentato dai legali di Berlusconi contro il mancato riconoscimento del legittimo impedimento del’ex premier a comparire nell’udienza del processo Mediaset del primo marzo 2010 in quanto impegnato a presiedere un Consiglio dei ministri. La Consulta ha spiegato che, da parte dell’allora Premier, non è stato osservato il principio di “leale collaborazione” con il tribunale di Milano mentre l’autorità giudiziaria ha esercitato il proprio potere “senza ledere prerogative costituzionali dell’organo di governo, che restano tutelate in ordine sia all’attività sia all’organizzazione”. Tale principio è “bidirezionale”: in quanto tale, il giudice deve tener conto degli impegni del premier ma quest’ultimo deve dare adeguato spazio nella sua agenda al processo che lo riguarda. La Corte osserva quindi che, da un lato, il giudice “deve definire il calendario delle udienze ‘tenendo conto degli impegni del Presidente del Consiglio dei ministri riconducibili ad attribuzioni coessenziali alla funzione di governo e in concreto assolutamente indifferibili’; dall’altro lato, il presidente del Consiglio dei ministri deve programmare i propri impegni ‘tenendo conto, nel rispetto della funzione giurisdizionale, dell’interesse alla speditezza del processo che lo riguarda e riservando a tale scopo spazio adeguato nella propria agenda’”. In astratto, il dover presiedere una riunione del Cdm può sì rappresentare un legittimo impedimento, ma lo stesso è convocato dal premier in persona e questo “segna una netta differenza rispetto ai casi in cui la possibilità di rinviare l’impegno sfugga interamente alla programmazione dell’imputato (come avviene, per i componenti delle assemblee elettive)”. La Corte Costituzionale sottolinea inoltre che il Regolamento del Consiglio dei ministri “prevede espressamente l’ipotesi di assenza o impedimento temporaneo del presidente del Consiglio dei ministri”, attribuendo le relative funzioni al vicepresidente del Consiglio o, in mancanza, ministro più anziano. Un’ipotesi, osserva la Consulta, “che, nella XVI legislatura, si è verificata in oltre il dieci per cento delle riunioni”.

Renzi rompe gli indugi: il vincitore delle primarie guidi governo

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«La sfida più grande sarebbe certamente la posizione di premier e per questo diventa importante il partito. Chi vince le primarie aperte dovrebbe essere il candidato a guidare il Governo. Certo, non vorrei diventare capo del Pd per cambiare il partito, ma per cambiare l’Italia».

Lo ha detto Matteo Renzi in un’intervista a Frankfurter Allgemeine Zeitung, resa nota dal suo staff. Il sindaco di Firenze ha poi ribadito che potrebbe lasciare Firenze «solo per cambiare l’Italia».

Renzi auspica anche un ruolo forte dell’Italia quando il problema del deficit sarà superato: «un ruolo più forte della Francia, dove la crisi ancora peggiorerà… Finora la Germania per noi è ancora un modello, ma presto si andrà avanti insieme»

Il sindaco di Firenze è convinto che l’Italia debba sistemare il debito «non perchè lo chiede la Signora Merkel» ma «perchè obbligati a farlo di fronte agli italiani del futuro».

Inoltre Renzi torna anche sull’imprenditoria e afferma che gli imprenditori italiani «sono in grado di competere con i tedeschi» e «l’Italia rappresenta il Paese decisivo sul fronte delle sfide europee»

Il primo cittadino di Firenze  è convinto che la stessa Germania «ha interesse che l’Italia sia nel team dell’Ue» e che «fino ad oggi l’Italia era in stagnazione perchè i politici fungono da tappo»: uno dei primi passi da fare è la riforma della burocrazia« per la «quale da sindaco mi vergogno».

E conclude: «Enrico Letta è un amico, solido, abile, competente ed è un grande europeista. Tutto quello che fa è pragmatico e non rivoluzionario. E nella nostra situazione i piccoli passi non bastano».

In Svezia si sterilizzavano i trans: chiesto risarcimento

trans-svezia-tuttacronacaNon è passato molto da quando in Svezia, per essere riconosciuti dal governo, i transessuali erano obbligati a sottoporsi a sterilizzazione. Ora, lo riporta il sito queer.de, 142 vittime di questa legge, che dal 1972 prevedeva che venisse concesso lo stato di cittadine alle trans solo se accettavano di non essere in grado di riprodursi, hanno presentato denuncia al ministero della giustizia per quanto accaduto tra il 1972 e il 2012. Il movimento LGBT riporta che i querelanti chiedono un risarcimento di 300 mila corone a testa (circa 34 mila euro) per un totale di 4,8 milioni di euro. Oltre a questo, sono richieste le scuse ufficiali da parte dello stato. Già negli anni passati il dibattito riguardo la legge era stato molto acceso, ma la legge è stata abolita solo l’anno scorso, a causa di un piccolo partito cristiano che fa parte della coalizione guidata dal primo ministro Reinfeldt. E’ stato lo stesso premier conservatore a rifiutare però di porgere le scuse: “Il governo non può porgere le porprie scusa ogni volta che gli viene chiesto”. Pronta la risposta dell’attrice Aleksa Lunderberg, una delle vittime di questa legge e che lunedì si è unita al gruppo dei querelanti: “Onestamente,  qual è il problema?”. Solo nel dicembre 2012 il governo ha abolito tale pratica disumana, a seguito di quanto stabilito da un tribunale di Stoccolma secondo il quale la legge che regolava la sterilizzazzione forzata andava contro tutti i diritti garantiti dalla costituzione svedese e contro la convenzione europea de idiritti dell’uomo. Il movimento LGBT riporta che, in circa 30 anni, sono stati sterilizzati forzatamente almeno 500 transessuali. Ma tra il 1934 e il 1976, in questo stato, l’obbligo di sterilizzazione era allargato anche a chiunque presentasse difetti genetici, come i down, così come per i cirminali e addirittura per quelle ragazze che, stando alle autorità, avevano dei comportamenti asociali, come per esempio poteva essere andare in discoteca troppo spesso. In totale, simile legge ha mietuto 63mila vittime e solo nel 1999 il governo ha risarcito ognuna di loro con 175 mila corone.

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Il vertice dopo la sentenza Mediaset: Pdl pronto a far esplodere il governo

SENTENZA-MEDIASET

La notte porta consigli. A volte ne porta di belligeranti. E infatti al vertice con i fedelissimi Berlusconi dimostra di essere pronto a tutto, soprattutto ora che è chiaro che l’operazione politica che ha portato al governo Letta non ha garantito un ammorbidimento delle procure ma, piuttosto, potrebbe arrivare la valanga: Ruby, lodo Mondadori, compravendita di parlamentari, senza parlare che la Cassazione potrebbe cacciare il Cavaliere dal Parlamento. “Mi hanno indotto a collaborare solo per dare tempo alle varie Corti di massacrarmi meglio. E per dare tempo al Pd do riorganizzarsi. Ma a questo punto basta. Al governo non si concede più nulla. A costo che salti tutto”. Ma prima ancora che con i giudici, al vertice se la prendono con il Presidente della Repubblica, il “comunista che non è stato ai patti”. Più di uno dei presenti spiega che non è vero che col Colle non ci sia stata trattativa e il ragionamento è: “Certo, non abbiamo chiesto a uno come Napolitano un decreto ‘salva Berlusconi’ ma certo c’era uno schema condiviso. Che è stato sviluppato e preparato nel tempo.” E secondo il Cavaliere Napolitano ha tradito proprio questo schema. E l’operazione partirebbe da lontano, già dal giono dopo la manifestazione dei parlamentari di fronte al Tribunale di Milano, quando al Colle salì Alfano accompagnato dai capigruppo. In quell’occasione, venne formalizzata la prima offerta di un bis e allora, stando ai berlusconiani, Napolitano avrebbe detto “E’ prematuro”, ma non ci fu un no. La preoccupazione era che il Pd puntava su altri, ma ci fu un segnale sulla giustizia, ricorda l’Huffington Post, quando richiamò “la magistratura in un comunicato che gelò sinistra e procura di Milano“. Ma nella partita al Quirinale, Berlusconi ha sempre messo al centro la giustizia. Tra la rosa presentata da Bersani, Marini, Amato e D’Alema, solo il primo accettò le sue condizioni: la nomina di senatore a vita e Gianni Letta settosegretario alla presidenza. Ma fu lo stesso Pd a voltare le spalle al candidato. Ha dunque preso avvio la seconda trattativa con Napolitano: alla base larghe intese e tregua giudiziaria. Enrico Letta, nipote di Gianni, diventa premier, ma il patto sulla giustizia non è stato rispettato. “Perché Napolitano poteva agire, eccome: “In Cassazione doveva finire 8 a 7, con i membri nominati dal Colle che votavano l’accoglimento del legittimo impedimento”. I legali del Cav avevano anche trovato un precedente Previti, con la Corte che rimanda tutto alla Cassazione lavandosene le mani. E invece è arrivata la scossa: “Io – è sbottato l’ex premier – sono stato responsabile, e lui non ha mosso un dito”. Riporta ancora l’HuffPost. Quindi fine tregua, perchè la colpa di tutto è Napolitano, come ripete anche la Santanchè, che dichiara anche che “L’intero quadro è una trappola. E’ il Quirinale e l’intero governo che vuole far fuori Berlusconi. E’ una situazione buona a far fuori Berlusconi. I tribunali lo massacrano, noi non possiamo fare niente e quando siamo morti arriva Renzi”. Berlusconi ascolta tutti i fedelissimi presenti: Brunetta, Gasparri, Schifani, Verdini, Santanchè, Alfano, Quagliarello e tutti i ministri. Dopo di che, la dichiarazione di guerra: “Ora basta, non mi faccio massacrare. Alziamo il tiro su tutto: Imu, Iva. Su tutto, a costo di rompere”. E di sfidare Napolitano: “Se scioglie, andiamo al voto. Se non scioglie e si fa un’altra maggioranza con i grillini significa che ci scateniamo nel Paese contro il governo delle tasse e della recessione. E vediamo se in questo clima cacciano Berlusconi dal Parlamento. E tutti sono con lui.

Alfano opera per spaccare il Pd?

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In programma per domani l’inizio della discussio in casa PD sui temi caldi del dibattito politico: presidenzialismo e riforme costituzionali. Ma nel partito democratico la tensione è alta tra due posizioni contrastanti che difficilmente riusciranno a trovare un punto in comune. Come sintetizza L’Unità: “Da una parte – si legge – i difensori della Costituzione e del parlamentarismo, dall’altra chi è pronto a discuterne mettendo però sul tavolo pesi e contrappesi (compresa una severa legge sul conflitto di interessi) tra i poteri dello Stato. Altro fronte di discussione interna è il futuro assetto del partito e la corsa alla segretaria”. A buttare benzina sul fuoco ci pensa Angelino Alfano, in un’intervista rilasciata a il Giornale in cui parla di Imu, dell’agenda di governo, di lavoro, tasse, impresa ma soprattutto rilancia il presidenzialismo. S’intromette così in una situazione già critica ammiccando a quella parte di Pd che sembra aver aperto alla possibilità di eleggere direttamente il capo dello Stato: “I segnali arrivati dal Pd, da Renzi, da Veltroni e dallo stesso Enrico Letta sono molto confortanti” e dando l’impressione di mirare a spaccare ulteriormente il fronte “avversario”. Del resto in un governo di larghe intese i destini s’incrociano e i confini appaiono quanto mai labili. Riuscirà la direzione a fare luce?

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