Il vostro compagno scorda anniversari e compleanni? Non è colpa sua!

anniversario-tuttacronacaAdesso c’è la conferma della scienza: gli uomini ricordano meno delle donne, in particolare nomi e date. Cosa significa? Se il vostro partner non ricorda anniversari e compleanni, non prendetevela troppo. A dimostrare questa caratteristica maschile c’ha pensato una ricerca dell’università norvegese di Scienza e tecnologia pubblicata sulla rivista Bmc Psychology, curata dal professor Jostein Holmen e il suo team. Lo studio è stato condotto coinvolgendo circa 37mila persone, alle quali è stato sottoposto un questionario con nove domande sulle capacità di ricordare. Ai partecipanti sono state poste domande riguardanti la difficoltà di ricordare le cose, di dire con esattezza cosa stessero facendo un anno fa o se fossero in grado di ricordare in dettaglio alcune conversazioni. I risultati hanno dimostrato, appunto, che gli uomini ricordavano peggio delle donne, in particolare nomi e date. Messi alla prova sui nomi, infatti, dichiaravano di aver difficoltà a ricordare l’86,5% delle donne e l’89,7% degli uomini, mentre per le date la stessa problematica riguardava il 79,4% degli uomini e il 64,7% delle donne.”Si aprla molto del fatto che le donne ricordino più degli uomini, ma non abbiamo ancora capito perché. Questo rimane ancora un mistero irrisolto” ha affermato Holmen.

Costa Concordia: il secondo anniversario del disastro

Costa-Concordia-naufragio_tuttacronacaRicorre il secondo anniversario del naufragio della Costa Concordia e oggi sul luogo della tragedia, all’Isola del Giglio, è in programma una cerimonia in memoria delle 32 vittime. Verrà deposta una corona di fiori in mare e, alle 11, nella Chiesa dei Santi Lorenzo e Mamiliano, la stessa dove in quella tragica notte trovarono rifugio molti naufraghi, sarà celebrata una Santa Messa di suffragio dal vescovo Guglielmo Borghetti. Nel pomeriggio, concerto nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Giglio Castello. Alle 21.30 infine, processione con fiaccolata partirà dalla chiesa di Giglio Porto per arrivare al “molo rosso” dove alle ore 21:45, orario dell’impatto, il suono delle campane e delle sirene delle imbarcazioni nel porto accompagnerà una preghiera per le vittime e la benedizione di una lapide apposta in loro memoria.  Nel frattempo, a Grosseto, nell’aula che ospita la nuova udienza del processo a Francesco Schettino, è previsto un sit-in promosso dagli avvocati di parte civile riuniti nel pool “Giustizia per la Concordia” e che vedrà protagonisti i naufragi del 13 gennaio 2012. Il senso di questa iniziativa è commemorare le vittime ma non solo. Si vuole anche evidenziare le presunte responsabilità di Costa Crociere nel naufragio. “Oltre che un anniversario e una doverosa forma di rispetto per le 32 vittime ed i loro familiari, è un invito ad una mobilitazione generale per quei passeggeri ancora indignati e decisi a non far passare sotto indifferenza tutte le vere responsabilità del naufragio”. Schettino, che oggi non sarà presente all’udienza, ha voluto ricordare a sua volta quella drammatica notte: “Esprimo il mio più profondo cordoglio e rinnovo la mia vicinanza ai famigliari delle vittime. Mi associo al silenzio commemorativo in aula che rinnova un dolore indelebile per tutto noi”.

De Andrè: l’Italia omaggia il cantautore nel 15° anniversario della morte

fabrizio_de_andre_tuttacronacaEra l’11 febbraio 1999 e la musica italiana perdeva una delle sue voci più ispirate. Ora, a 15 anni dalla sua scomparsa, Fabrizio De Andrè viene celebrato come uno dei grandi cantautori dal secondo dopoguerra ad oggi. “Sarebbe necessario che, invece di dire che Fabrizio è il Bob Dylan italiano, si dicesse che Bob Dylan è il Fabrizio americano” aveva detto la scrittrice Fernanda Pivano, sua amica, che alla sua morte lo definì “Il più grande poeta che abbiamo mai avuto”.

In tutta Italia, come si può vedere sul sito della fondazione nata per iniziativa della sua vedova Dori Ghezzi e della Pivano, verranno promosse iniziative per rendergli omaggio e diffonderne ancora la poesia. Ma anche il Festival di Sanremo, che si terrà dal 18 al 22 febbraio, gli renderà il suo omaggio in occasione della serata del venerdì, denominata ‘Sanremo Club’, come annunciato da Fabio Fazio. Intanto, tra i big in gara ci sarà anche suo figlio, Cristiano De André.

Una festa per l’anniversario della cattura di Riina

capitano-ultimo-tuttacronacaIl 15 gennaio 1993 il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo, e i suoi uomini bloccavano in mezzo alla strada il boss dei boss, il corleonese Totò Totò u’ curto e Salvatore Biondino, Capo del mandamento di San Lorenzo di Palermo. Ora, 21 anni dopo, si organizza una festa in onore di questo anniversario e nella Casa Famiglia “Capitano Ultimo” questi eroi antimafia si troveranno assieme agli ospiti del centro che ospita ragazzi disagiati che vengono rieducati alla legalità. Spiega Capitano Ultimo: “E’ una festa aperta alla gente perbene, agli umili, agli oppressi, a chi crede che con il proprio contributo si possa migliorare la convivenza civile. E’ la festa dell’Italia Comunità, dell’Italia Nazione, dell’Italia Patria Nostra ma l’ingresso è vietato all’Italia Sovrastruttura, all’Italia di Potere”. Ha inoltre sottolineato che tra gli ospiti ci saranno anche tanti esponenti delle forze di polizia che continuano questa battaglia di legalità nell’ombra e per un pezzo di pane. E non mancheranno neanche “i paracadutisti, poeti di strada, stornellatori romaneschi, volontari diversamente abili e mendicanti, fieri nemici di Riina e dei suoi complici”. L’appuntamento è per il 12 gennaio, a Roma, in via Tenuta della Mistica, zona Prenestina, dalle 11 di mattina alle 15.

Quelle verità su Adam Lanza a un anno dalla strage di Newtown

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A più di un anno di distanza, l’inspiegabile strage di Newtown, avvenuta nella scuola elementare Sandyhook, torna nelle cronache ed emergono particolari inquietanti sul figlio di Nancy, uccisa anche lei nella furia omicida di Adam. Mentre guidava verso la scuola, il giovane ascoltava musica rock e portava con sé oltre a dieci chili di munizioni, prelevate dall’armadio che la madre avrebbe dovuto tenere sottochiave. Ma nelle 7mila pagine dell’inchiesta c’è ben altro: un ritratto di una crescente follia. Testimonianze,foto, diari. Gli stessi scritti di Adam da bambino. Ad appena 7 anni il figlio di Nancy  scriveva un inno alla violenza: una vecchietta girava con un bastone che conteneva una mitragliatore con cui poteva uccidere tutti quelli che non le piacevano, soprattutto bambini. Ma oltre al racconto è stato reso noto anche il grafico che il ragazzo aveva realizzato con tutti i principali massacri nelle scuole da quello della Columbine a quelli più recenti. I segni c’erano anche solo ad ascoltare il fratello che ha dichiarato che Adam non voleva essere neppure sfiorato, non voleva che nessuno entrasse nella sua camera, non toccava le maniglie delle porte e continuava ossessivamente a cambiarsi i vestiti più volte al giorno. Nelle pagine della polizia spunta anche lo strano comportamento del ragazzo durante l’uragano Sandy, un mese e mezzo prima del massacro, quando Adam si era rifiutato di voler andare in hotel con la madre ed era rimasto al buio nella sua stanza per giorni.

Era davvero imprevedibile la strage?

 

61 anni di amore… festeggiati in stile Up

anniversario-tuttacronacaDorothy e Donald Luz hanno solo una foto del loro matrimonio, che è stato celebrato 61 anni fa. E per questo motivo i familiari hanno organizzato un servizio fotografico in occasione dell’anniversario della coppia di Boston. L’agenzia che si è occupata delle foto hanno calato gli 82enni Nina e Gramps, come vengono chiamati dai nipoti, in un piccolo set ispirato al film Disney Up. E sembra che per il loro amore il tempo non sia mai trascorso. “Se ripenso al nostro matrimonio – dice Dorothy – non mi importa delle foto che non abbiamo. La cosa più importante l’ho avuta al mio fianco per tutto questo tempo”.

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Sandy Hook, un anno dopo. Niente celebrazioni a Newtown

sandy-hook-tuttacronaca14 dicembre 2012: alla scuola elementare Sandy Hook il 20enne Adam Lanza aprì il fuoco uccidendo 26 persone, tra le quali 20 bambini. Dopo di che, si tolse la vita a sua volta. A Newtown, in Connecticut, quest’anno, in occasione del primo anniversario, non si terrà alcuna cerimonia ufficiale:  le autorità della cittadina del Connecticut non vogliono vedere di nuovo un esercito di giornalisti e chiedono che venga rispettata la privacy degli abitanti e dei parenti delle vittime.

La gelosia non ha età: a 81 anni incendia l’Ape del compagno

gelosia-tuttacronacaA Cave, in provincia di Roma, una signora di 81 anni, dopo essersi procurata un accendino e una cassetta di legno, ha dato alle fiamme il motocarro Ape del suo compagno, un 70enne, che in quel momento era assente. La donna, in seguito, è stata sottoposta a un lungo interrogatorio in caserma durante il quale, crollata, ha confessato. Ora è accusata di incendio doloso ed è stata denunciata a piede libero. Il motivo del suo gesto? “L’ho fatto perché mi ha fatto ingelosire”.

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Buon complenno Mole Antonelliana! Per i 150 anni, un francobollo

francobollo_mole-tuttacronacaE’ stato presentato ieri mattina il francobollo emesso da Poste Italiane in due milioni e 660mila pezzi dedicato alla Mole Antonelliana in occasione dei 150 anni dalla posa della prima pietra. Del valore di 70 centesimi, autoadesivo, il francobollo riproduce una veduta prospettica dell’edificio progettato da Antonelli e oggi sede del Museo del Cinema. Non è l’unico monumento al quale è stato dedicato un simile riconoscimento, fa infatti parte di una serie tematica intitolata “Il patrimonio artistico e culturale italiano” che dedica analoghi omaggi anche alle Mura rinascimentali di Lucca, al sito archeologico di Alba Fucens (L’Aquila), al Complesso monumentale di Santa Sofia in Benevento e alla Cattedrale di Nardò. L’emissione del francobollo dedicato al simbolo del capoluogo piemontese, il presidente del Consiglio comunale Giovanni Ferraris, il presidente del Museo del Cinema Ugo Nespolo e Marisa Giannini di Poste Italiane.

Gaffe made M5S: la senatrice e il dittatore cileno “Pino Chet”

sara-paglini-tuttacronacaIeri Emanuela Corda, alla Camera, aveva parlato della strage di Nassiriya sottolineando il fatto che anche il kamikaze era stato “vittima dell’attentato”. Oggi ha presentato le sue scuse, sotto lo sguardo vigile di Alessandro Di Battista, sempre nell’emiciclo di Montecitorio. Problema risolto quindi. Almeno così sembrava. Solo che, ancora prima delle parole della Corda è arrivato il post della sua collega Sara Paglini che le consigliava di scusarsi. In Facebook si leggeva, tra le altre cose, “Per favore, non giustifichiamo tutto, altrimenti mi verrebbe da pensare che qualcuno un giorno si potrebbe anche dire che le stragi naziste, i morti in Siberia, i regimi violenti come quello di Pino Chet , o i colonnelli in Argentina o Pol Pot in Cambogia”. A leggere con attenzione, quel “Pino Chet” non poteva certo passare inosservato, e tanto meno come un errore di battitura. E il popolo di internet non ha mancato di far notare la colossale gaffe di voler sostituire ad Augusto il nome Pino abbreviando in Chet il cognome Pinochet. In seguito, la grillina ha provveduto a modificare il post cancellando l’errore, ma il passaparola era già partito.
pino-chet-tuttacronacaIn seguito, cercando a sua volta di rimediare allo strappo e attaccando i media, ha voluto raccontare una sua esperienza personale: “Chissà se metteranno così in luce anche questo i giornalai, (Corriere in testa) … e chi in rete cerca di deridere (badate bene, non me… ma ) il Movimento. Avevo circa 12 anni , erano i primi anni 70, quando nella mia città arrivò un giovane uomo di nome Francisco, veniva dal Cile, da Santiago del Cile per la precisione, con se portava la moglie e tre bambini piccolissimi. Era fuggito dalla sua terra, dove si era opposto al regime di Pinochet. Aveva nelle braccia, nelle gambe e in tutto il corpo, i segni delle torture. Noi, come famiglia, li accogliemmo per un periodo, pur non conoscendoli, cercando di dar loro un minimo di supporto , soprattutto affettivo, visto che anche i genitori di Francisco, stavano subendo la stessa sorte laggiù. Ci raccontavano di quello che subivano le persone che si ribellavano al sistema dittatoriale , degli amici dispersi e uccisi, delle donne disperate e violentate. Loro erano riusciti a fuggire, e a trovare conforto, ma nello stesso tempo soffrivano per chi non si era salvato. Francisco era magrissimo e sofferente, si riprese dopo mesi . Un caso come tanti purtroppo in Cile, ma chi ha avuto modo di ascoltare con le proprie orecchie storie terribili come quelle, meglio capisce di cosa è capace l’animo umano. E scusate ancora se ho scritto nel post di prima Pino Chet, anzichè Pinochet.”

Corda: “Non ho elogiato il kamikaze di Nassiriya, ma mi scuso”

corda-nassiriya-tuttacronacaIeri, alla Camera, la deputata del Movimento 5 Stelle Emanuela Corda aveva parlato della strage di Nassiriya mettendo in risalto il fatto che anche uno dei Kamikaze fu “una vittima”. La Corda ne aveva parlato anche come di un marocchino, confondendolo con il suo reclutatore arrestato in Spagna nel 2006. Ora la grillina è tornata sul suo intervento e ha spiegato: “Non ho fatto l’elogio del kamikaze ma, al contrario, ho denunciato l’orribile ideologia che, sfruttando la disperazione e l’ignoranza, lo ha portato a trasformarsi in una bomba umana”. Ha quindi aggiunto: “Se le mie parole hanno soltanto minimamente offeso i familiari delle vittime di Nassiriya chiedo scusa a loro perché questo non era in modo alcuno mia intenzione”. La deputata dell’M5S ha infatti precisato che “insieme agli altri miei colleghi in commissione Difesa, sappiamo distinguere molto bene chi, come i nostri militari, ha assolto fino al supremo sacrificio al proprio dovere e chi, invece, dal governo e dal Parlamento ha la responsabilità di aver portato l’Italia in Iraq in una guerra illegittima e crudele che ha amplificato le sofferenze di quel popolo”.

La strage di Nassiriya: la grillina che “commemora” il kamikaze

caduti_nassiriya-tuttacronacaRicorre il 10° anniversario della strage di Nassiriya oggi e in Aula ha preso la parola la grillina Emanuela Corda che ha voluto ricordare che “a nostro parere, non fu uno scontro tra buoni e cattivi, non fu un attacco di militari che fecero strage di civili inermi. Da una parte e dall’altra, infatti, vi erano delle vittime, e i responsabili politici e morali, i mandanti di quella strage non sono mai stati puniti.” Secondo la deputata, anche il kamikaze che causò la morte di 27 persone dovrebbe venir ricordato: “Tutti noi ricordiamo commossi i 19 italiani deceduti in quell’attacco kamikaze, e oggi siamo vicini ai loro familiari; a volte ricordiamo anche i 9 iracheni che lavoravano nella base italiana, ma non troppo spesso. Nessuno ricorda però il giovane marocchino che si suicidò per portare a compimento quella strage: quando si parla di lui, se ne parla solo come di un assassino, e non anche come di una vittima, perché anch’egli fu vittima oltre che carnefice! Un’ideologia criminale lo aveva convinto che quella strage fosse un gesto eroico, e lo aveva mandato a morire, e non è escluso che quel giovane, come tanti kamikaze islamici, fosse spinto dalla fame e dalla speranza che quel suo sacrificio sarebbe servito per far vivere meglio i suoi familiari, che spesso vengono risarciti per il sacrificio del loro caro.” Nonostante le proteste in aula, la deputata prosegue: “E se i nostri militari furono vittime, non furono solo vittime dell’ideologia terroristica, ma anche della politica occidentale: la politica dei nostri Governi, che spedirono e continuano a spedire i nostri ragazzi sui fronti di guerra, raccontando loro che è eroico occupare i territori di altri popoli col pretesto che si sta portando la pace, quando invece si fomentano talvolta le ideologie terroristiche, e tutti i drammi che ne conseguono.” Corda decide quindi di fare un esempio, portando alla memoria quando accaduto con Colin Powell: “Vorremmo ricordare la provetta agitata da Colin Powell al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che avrebbe dimostrato al mondo la presenza di armi di sterminio di massa, che in verità non vennero mai trovate. Lo stesso Colin Powell solo Pag. 122recentemente, purtroppo, ha detto di essere stato lui stesso raggirato da quella colossale truffa, che portò all’occupazione dell’Iraq.L’esistenza di quella truffa, di quella menzogna che ha portato al massacro di decine di migliaia di persone, sembra non sia servita di lezione ai Governi europei, che hanno continuato a credere alle balle organizzate a tavolino per scatenare nuovi ed atroci conflitti. La Libia – lo ha dichiarato ieri il Ministro Bonino è completamente fuori controllo, per esempio; l’Afghanistan ogni giorno è un calvario per gli afgani e per le truppe di occupazione.” Il kamikaze che la deputata 5 Stelle ha voluto ricordare era Abul Qasem Abu al-Leil, che guidò l’autocisterna forzando, ad alta velocità, l’entrata della base Maestrale, presidiata dai carabinieri italiani del MSU (Unità specializzata multinazionale), nella città di Nassiriya (Iraq). Con lui, a bordo, c’era un altro terrorista. I due fecero esplodere una bomba il cui peso fu stimato tra i 150 e i 300 chilogrammi.

La strage di Nassiriya, 10 anni dopo

nassiriya-tuttacronaca12 novembre 2013: nell’Iraq meridionale, a Nassiriya, un camion bomba esplode alle 10.45 locali, le 8.45 in Italia, dentro il recinto di una delle basi del contingente italiano, provocando la morte di 27 persone: 17 militari e 2 civili italiani, 9 civili iracheni. Oggi, a distanza di 10 anni, il premier Enrico Letta ha scritto su Twitter: “Oggi la memoria tragica di Nassiriya. Il pensiero per le famiglie dei 19 italiani e 9 iracheni che perirono. La vicinanza alle forze armate”. Quel tragico giorno, un camion aveva forzato il posto di blocco all’entrata, proseguendo la sua corsa sino alla palazzina di tre piani che ospitava il dipartimento logistico italiano e provocando una sparatoria. Dietro il mezzo, un’auto imbottita di esplosivo e guidata da un kamikaze. Nell’esplosione, rimasero feriti altri venti italiani, tra militari e civili.

In un messaggio inviato al ministro della Difesa Mario Mauro, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrive: “Rivolgo il mio deferente omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita adempiendo con onore al proprio dovere, al servizio dell’Italia e della comunità internazionale. Nel 10° anniversario della strage di Nassiriya, che oggi ricorre, un commosso pensiero va, in particolare, ai 19 italiani tragicamente caduti in quell’efferato, gravissimo attentato ed agli iracheni che con essi perirono, vittime di una stessa inaccettabile e vile barbarie”. E prosegue: “I militari ed i civili che, anche a rischio della vita, operano nelle aree di crisi, in tante travagliate regioni del mondo sono l’espressione di un paese che crede nella necessità di uno sforzo comune per la sicurezza e la stabilità”.

Il ministro della Difesa, intervenendo a una trasmissione radio ha poi affermato: “Quel 12 novembre 2003, capimmo nel modo tragico che sappiamo che le nostre coscienze dovevano fare i conti con una nuova stagione della storia, quella legata al terrorismo internazionale, al terrorismo fondamentalista. Ora, a dieci anni di distanza, abbiamo forse addirittura piu’ ragioni per riflettere e interrogarci; sul senso del sacrificio dei nostri militari e dei tanti civili coinvolti”. E aggiunto: “La giornata di oggi è dedicata a tutte le vittime cadute in operazioni di pace, e abbiamo istituito la medaglia della riconoscenza per non dimenticare i caduti ma anche per comprendere fino in fondo le ragioni e gli scopi di chi si è sacrificato”.

Quella scritta su un tovagliolo che commuove anche i cuori di pietra

napkin-tuttacronacaUn uomo solo, un avventore con una Coca davanti a sè. Un cliente come se ne vedono molti, ma che quando si allontana, resta indelebile. E’ la storia di Mike a restare impressa e a commuovere. Una volta che lui è uscito da un ristorante britannico, infatti, i camerieri che vi lavorano hanno trovato sul tavolo un tovagliolino sul quale l’uomo aveva ringraziato tutto lo staff del locale per i sorrisi che erano stati in grado di regalare alla moglie. Sul biglietto che lui stesso ha vergato, ha infatti spiegato: “Questo era il ristorante preferito da mia moglie, avremmo voluto venire qui per ogni anniversario. Ho pensato di portare avanti la tradizione anche se lei è morta”.

23 ottobre: Valentino Rossi ricorda Sic. Con due sorrisi

sic-tuttacronaca23 ottobre 2011. Marco Simoncelli, che tutti abbiamo imparato a chiamare Sic, in un terribile incidente durante il GP della Malesia perde la vita. La pista è quella di Sepang, le immagini, di quelle che non si dimenticano.

E non ci si scorda l’energia e quel sorriso che il pilota sfoggiava, lo stesso che Valentino Rossi gli ha voluto dedicare oggi. Nella foto che il Dottore gli ha voluto dedicare in Twitter non ci sono moto, nè piste, ma due amici che sorridono.

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Il Premier ricorda la tragedia del Vajont: mai più cittadini di serie A e B

vajont-letta-tuttacronacaIn occasione del 50° anniversario della tragedia del Vajont, il Premier Letta si è recato nel Bellunese, in visita ai luoghi della memoria, come il cimitero monumentale di Fortogna, vicino a Longarone, dove si trovano le lapidi delle 1910 vittime della tragedia. “Dobbiamo cambiare la filosofia dell’emergenza. Non è possibile che nel nostro Paese ci siano emergenze in cui i cittadini siano di serie A e di serie B a seconda del peso politico dei territori. I nostri cittadini sono tutti di serie A.” E visto che abbiamo il dovere di guardare alla Storia per imparare, ha aggiunto: “Nella legge di stabilità ci sarà una norma che stanzierà quei 50 milioni di euro che sono frutto della vendita degli aerei di Stato per la Protezione civile. E’ questo uno degli aspetti sui quali dobbiamo spingere”. Enrico Letta ha anche citato il Presidente Napolitano, che il 9 ottobre aveva ricordato come il Vajont non fu una classica fatalità, ma la conseguenza di drammatiche colpe umane, di cui non vanno taciute le responsabilità, aggiungendo che “è così che le Istituzioni si devono comportare oggi 50 anni dopo il Vajont. Perchè delle contraddizioni devono farsi carico”. E ancora: ”E’ importante celebrare i 50 anni del Vajont soprattutto per le importanti contraddizioni che questa storia ci ha consegnato: Mancanza dello Stato, mancanze pesanti del nostro sistema e, Oggi, una nuova attenzione rispetto al territorio e alla sicurezza dei cittadini”. Ma le parole del Premier ricalcano anche quelle di Franco Gabrielli: “Bisogna lavorare – ha aggiunto – perche’ il tema del dissesto idrogeologico trovi risposte, perchè le trovi la montagna, perchè le trovi il nostro territorio reso meno fragile con regole giuste ed un uso del suolo diverso rispetto al passato”. Rispondendo ai cronisti sulle istanze di autogoverno provenienti dai territori in montagna, il premier ha detto che “il tema dell’autogoverno e della specificità della montagna lo considero essenziale, ed è una delle questioni dell’agenda”.

Medaglia per il primo anno di Pontificato di Papa Francesco ritirata: c’è un errore!

medaglia_commemorativa_primo_anno_pontificato_francesco_sbagliata-tuttacronacaE’ stata messa in vendita ieri, dall’Istituto Poligrafico e dalla Zecca dello Stato, una medaglia commemorativa in onore del primo anno di pontificato di Papa Francesco. Ma il Vaticano l’ha già ritirata dal commercio. La scelta è stata obbligata visto che presenta errore grossolano. Spiega il certificato di garanzia che la medaglia dovrebbe riportare incisa la scritta: VIDIT ERGO JESUS PUBLICANUM ET QUIA MISERANDO ATQUE ELIGENDO VIDIT, AIT ILLI SEQUERE ME (Gesù guardò il pubblicano e avendone pietà gli disse Seguimi). Peccato, però, che al posto della “J” di Jesus sia stata incisa la lettera “L”. La frase, tratta dalle Omelie di san Beda il Venerabile e incisa intorno alla raffigurazione della chiamata di Matteo, segnò il giovane Jorge Mario Bergoglio quando nel 1953, ancora 17enne, fece esperienza della presenza di Dio nella sua vita in occasione della festa di san Matteo. In seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore e avvertì la discesa in esso della misericordia di Dio che lo chiamava alla vita religiosa, sull’esempio di sant’Ignazio di Loyola. La medaglia, opera di Mariangela Crisciotti, è stata coniata in oro, argento e bronzo, e ha un diametro di 44 mm. In tutto ne sono stati venduti 4 esemplari, destinati a veder moltiplicato il loro valore originario.
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Disastro del Vajont, nel 50° anniversario della tragedia, il video inedito

vajont-video-inedito-tuttacronacaErano le 22.39 del 9 ottobre 1963 quando un’onda dell’altezza di 300 metri, provocata da una frana del monte Toc precipitata nel bacino idrico della diga del Vajont, spazzò via il paese di Longarone, nel Bellunese. In occasione del 50° anniversario di quella strage Massimo Da Vià ha postato in Facebook un filmato ancora inedito di quei giorni. A far le riprese il padre Zoilo, residente in un paese poco distante. Nel gilmato si possono osservare le prime ore del giorno successivo all’esondazione, il 10 ottobre, quando all’alba giunsero i soccorsi. Quello che appare è una landa desolata, una vallata ricoperta di fango su cui si aggirano le prime squadre di soccorso che scavano in cerca di sopravvissuti. Tra di loro, come fantasmi, scivolano i superstiti, spersi in quella terra che era la loro ma non riescono più a riconoscere, immersi nel dolore della perdita. Da Vià ha scritto il seguente commento al video: “La mattina presto di un 10 ottobre di 50 anni fa mio padre prese una cinepresa super8 dal negozio e, in lambretta con un suo amico, da Domegge, raggiunsero Longarone. Nella notte era successo qualcosa, c’era stato un grande tuono e rumore di sirene ed elicotteri… forse le prime immagini, o tra le prime o chissenefrega… Vorremmo fossero le ultime”.

Giorgio Napolitano: il disastro del Vajont “conseguenza di precise colpe umane”

Longarone_vajont-tuttacronaca50 anni fa un’enorme frana sul monte Toc, sopra Longarone, nel Bellunese, precipitata nell’invaso artificiale della diga del Vajont fece fuoriuscire un’ondata d’acqua che, riversandosi a valle, spazzò via case e spezzò la vita a 1910 persone. Alcuni giorni fa Francesca Chiarelli, figlia di un noto notaio del paese distrutto quella tragica notte, ricordava la battaglia del padre per far conoscere la verità che lui conosceva: sarebbe stata la stessa SADE, all’epoca proprietaria della diga, a provocare la frana, non avendo previsto quello che sarebbe accaduto. Oggi, nel giorno dell’anniversario della tragedia che già all’epoca era stata prevista dai geologi perchè la zona era ritenuta inadatta alla costruzione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha diffuso un messaggio per ricordare come il disastro non fu una fatalità, ma un errore umano. Tra chi parlava di questo rischio, anche la giornalista Tina Merlin.

“La memoria – scrive Napolitano – del disastro che il 9 ottobre 1963 sconvolse l’area del Vajont suscita sempre una profonda emozione per l’immane tragedia che segnò le popolazioni con inconsolabili lutti e dure sofferenze. Il ricordo delle quasi duemila vittime e della devastazione di un territorio stravolto nel suo assetto naturale e sociale induce, a cinquant’anni di distanza, a ribadire che quell’evento non fu una tragica, inevitabile fatalità, ma drammatica conseguenza di precise colpe umane, che vanno denunciate e di cui non possono sottacersi le responsabilità”. E riprende: “È con questo spirito che il Parlamento italiano ha scelto la data del 9 ottobre quale ‘Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo, riaffermando così che è dovere fondamentale delle istituzioni pubbliche operare, con l’attivo coinvolgimento della comunità scientifica e degli operatori privati, per la tutela, la cura e la valorizzazione del territorio, cui va affiancata una costante e puntuale azione di vigilanza e di controllo”. E ancora: “Nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario del disastro, desidero rendere omaggio alla memoria di quanti hanno perso la vita, alla tenacia di coloro che ne hanno mantenuto fermo il ricordo e che si sono impegnati nella ricostruzione delle comunità così terribilmente ferite e rinnovare, a nome dell’intera nazione, sentimenti di partecipe vicinanza a chi ancora soffre”, scrive ancora il capo dello Stato. “Desidero, inoltre, esprimere – conclude – profonda riconoscenza a quanti, in condizioni di grave rischio personale, si sono prodigati, con abnegazione, nell’assicurare tempestivi soccorsi ed assistenza, valido esempio per coloro che, nelle circostanze più dolorose, rappresentano tuttora un’insostituibile risorsa di solidarietà per il paese”.

Tragedia del Vajont: oggi le celebrazioni per il 50° anniversario

vajont-anniversario-tuttacronacaEra il 9 ottobre del 1963 quando, alle 22.39, la vita degli abitanti della zona in cui sorgeva la diga del Vajont cambiò per sempre. Almeno per chi sopravvisse. L’onda, che raggiunse i 300 metri d’altezza, travolse 1910 vite umane, distruggendo quello che incontrava lungo il suo percorso e devastando il paese di Longarone. Tutto per una frana staccatasi dal monte Toc, di fronte ad Erto e Casso, e precipitata nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, che provocò l’onda che scavalcò la diga e travolse il paese sottostante. Oggi, proprio nel paese Bellunese più colpito, si terranno le celebrazioni per il 50° anniversario. All’evento parteciperà anche Pietro Grasso, che, come ha spiegato ieri, porterà le scuse dello Stato. “Il Vajont fu una strage che si poteva e si doveva evitare. Non è stata evitata perché sulla moralità, sul valore della vita, sulla legalità, è prevalsa la logica senza cuore degli ‘affari sono affari”’. Grasso deporrà una corona nel cimitero monumentale di Fortogna. Alle 9.45 il presidente del Senato parteciperà alla commemorazione civile al Palazzetto dello Sport di Longarone. ”Siamo soddisfatti che il presidente del Senato – ha detto il sindaco di Longarone Roberto Padrin, lanciando il monito che ‘altri Vajont si potrebbero verificare in Italia a causa delle speculazioni’ – abbia voluto essere presente in un momento così importante dedicato al ricordo, alla memoria e al silenzio”.

Aggiornamento ore 11:22

Grasso ha deposto una corona d’alloro in memoria, accanto a lui il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Il presidente del Senato ha detto: “Ricordare quanto accaduto significa essere consapevoli che nessun interesse, nessuna convenienza, nessuna scorciatoia può concedersi di incidere ‘sulla pelle viva’ di una popolazione”.  E continua: “Dove 50 anni fa tutto era fango e ghiaia, oggi c’è la più grande zona industriale della provincia di Belluno e il quarto polo fieristico del Veneto. È enorme la mia ammirazione verso le popolazioni di questa valle per la forza e la determinazione che hanno dimostrato, per la pazienza e la perseveranza con le quali hanno saputo rinascere dal fango”. E ha concluso: “Il Vajont è anche la storia di uno straordinario esempio di solidarietà e virtù civiche, da molti considerato alla base della nascita del sistema della protezione civile. E’ la storia di tutti quelli che accorsero con tempestività: Alpini, Vigili del Fuoco, Forze dell’ordine, volontari da tutta l’Italia. Persone che, con abnegazione, generosità e impegno hanno offerto la propria opera nel momento del dolore e dell’orrore. Persone che, in qualche modo ancora oggi portano il segno di quell’esperienza”.

Denuncia shock: il disastro del Vajont dovuto a una frana pilotata

Longarone_vajont-verità-tuttacronacaEra il 1963 e nell’ufficio di Longarone (Belluno) dell’allora notaio Isidoro Chiarelli si trovavano, per firmare un atto relativo all’acquisto di un terreno, i dirigenti della SADE, Società Adriatica Di Elettricità, proprietaria della diga del Vajont e l’Enel. Tra quelle quattro mura, le parole che il notaio udì furono più o meno queste: “Facciamolo il 9 ottobre, verso le 9-10 di sera, saranno tutti davanti alla tivù e non ci disturberanno, non se ne accorgeranno nemmeno. Avvisare la popolazione? Per carità. Non creiamo allarmismi. Abbiamo fatto le prove a Nove, le onde saranno alte al massimo 30 metri, non accadrà niente e comunque per quei quattro montanari in giro per i boschi non è il caso di preoccuparsi troppo”. Dopo di che, un avvertimento: “Lei ha un segreto professionale da rispettare, altrimenti se ne pentirà”. Sono passati 50 anni, l’onda raggiunse 300 metri d’altezza e travolse 1910 vite umane, distruggendo quello che incontrava lungo il suo percorso e devastando il paese di Longarone. Una strage che si pensava causata da una frana staccatasi dal monte Toc, di fronte ad Erto e Casso, e precipitata nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, provocando un’onda che scavalcò la diga e travolse il paese sottostante.

Ora, come spiega il Gazzettino, la figlia del notaio scomparso nel 2004, Francesca, racconta una verità che, all’epoca, aggiunge la sorella Silvia, docente universitaria a Padova, “costò alla famiglia l’isolamento dalla Belluno che conta. Ma nostro padre, anche se per quasi due anni non lavorò più, schivato da tutti, non smise mai di farsi testimone di quelle parole. Per questo ebbe molti problemi, pressioni e minacce. Il suo grande cruccio fu quello di non essere mai creduto, nemmeno nella sua veste ‘certificante’ di notaio”. L’onda, in quella tragica notte del 9 ottobre, arrivò alle 22.39, appena 39 minuti più tardi rispetto l’orario indicato dai dirigenti SADE. “La sera del disastro programmato mio padre ci fece stare pronti. Eravamo vestiti di tutto punto, pronti a scappare”. In paese, la maggior parte della popolozione era a casa, guardava la partita in televisione. Secondo la SADE, questa sarebbe stata la loro garanzia di tranquillità per eseguire la manovra di far scendere quella frana che pesava come un macigno sul valore dell’opera, destinata ad essere venduta all’Enel. Stando agli studi effettuati a Nove, l’onda doveva avere un’altezza di una trentina di metri: non avrebbe mai potuto provocare simili danni. Francesce di tutto questo ne parla ora, quasi 50 anni dopo, perchè  “Mio padre ci provò in tutti i modi, ma non ebbe ascolto. Parlarne oggi, in cui l’attenzione mediatica è forte, per l’imminente cinquantesimo, non può che rendere onore al coraggio di nostro padre. E poi basta parlare di disgrazia: nostro padre lo chiamava eccidio”.

A 28 anni dall’omicidio di Giancarlo Siani, la Mehari torna a correre

giancarlo-siani-Mehari-tuttacronaca23 settembre 1985. Napoli. La camorra uccide, a pochi metri dalla sua abitazione, il giornalista del Mattino Giancarlo Siani. A 28 anni dalla sua morte, la sua Mehari torna oggi a correre e diventerà la protagonista del progetto “In viaggio con la Mehari”, promosso da Regione Campania e Comune di Napoli. L’auto ha ripreso oggi il suo cammino per il capoluogo campano, con meta la sede del quotidiano per il quale lavorava il giornalista, in nome della libertà di stampa e in memoria di tutte le vittime innocenti della criminalità. Alla guida, autorevoli rappresentanti del mondo della cultura, della magistratura e dell’antimafia sociale. Dopo che lungo le Rampe Siani, a poca distanza dal luogo del delitto, sono stati deposti dei fiori, Saviano ha avviato il motore. Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, ha detto: “Vedere la Mehari qui dove fu ucciso Siani dà la contezza della potenza della memoria”. Al volante si sono succeduti volti conosciuti del mondo del giornalismo, della cultura e della giustizia legati alla storia di Giancarlo Siani e a quella delle vittime innocenti di criminalità. Tra gli altri, don Luigi Ciotti, Giovanni Minoli e Alfredo Avella, del coordinamento familiari vittime innocenti criminalità.

Prima di salire a bordo dell’auto, Saviano ha detto: “La ripartenza della Mehari significa che riparte tutto. Riparte anche Napoli”. E’ stato il fratello di Giancarlo, Paolo Siani, a consegnare le chiavi della Mehari allo scrittore che, al termine del giro, ha spiegato: “Sai cosa ho visto? Una Napoli minoritaria agguerrita. Quando siamo partiti c’era tutta la Napoli che volevo vedere ma non ho visto l’intera città”. E ancora: “Più che deluso mi ha fatto vedere che c’è una parte della città molto agguerrita un’altra parte molto delusa”. Don Ciotti, ha a sua volta ricordato il giornalista che proprio su quell’auto è stato ucciso. “Amava la ricerca della verità, era un archeologo della verità, scavava sempre in profondità, non si fermava mai in superficie e cercava di fare emergere le contraddizioni. Quello che per lui era importante non era solo la denuncia ma anche cercare di leggere quali erano le cause, i meccanismi di molte forme di marginalità e di cosa alimentava la criminalità camorrista”.

Match in casa per la Juve a Villar Perosa. E arriva anche Platini

juve-platini-villaperosa-tuttacronacaPartita in famiglia oggi per la Juve, nel tradizionale incontro a Villar Perosa. E non sono mancate le sorprese, come l’arrivo di Michel Platini, ex stella bianconera e attualmente numero uno dell’Uefa. Con lui,  John Elkann e Andrea Agnelli hanno salutato la squadra di Conte. Platini è però rientrato in Francia prima della partita, ma non ha mancato una visita al cimitero per pregare sulla tomba di Gianni Agnelli. Il club bianconero, sul suo sito, ha riportato: “Il presidente della Uefa non ha voluto perdere l’occasione di passare un po’ di tempo con la Juventus. In un anno, questo 2013, che ha un doppio valore simbolico: i 90 di legame tra gli Agnelli e il club bianconero e i 10 anni dalla scomparsa dell’Avvocato. Una presenza sempre gradita, quella di LeRoi, che ha reso ancora più speciale la tradizionale giornata in famiglia a Villar Perosa”. Ma la squadra ha avuto anche un altro, caloroso, “abbraccio”: quello dei 7mila tifosi presenti. A spiegare i prossimi obiettivi juventini c’ha pensato John Elkann, che ha parlato ai microfoni di Sky Sport: “Obiettivi? La Juve deve far bene, come sempre. E deve riuscire a farlo in Italia, per la terza volta consecutiva: una impresa non semplice. Infine, c’è sempre il sogno Champions. I risultati della tournèe americana non sono indicativi per il resto della stagione. Non dovrebbero preoccuparci”. Anche Marchisio ha preso la parola: “Questo è un giorno di festa per noi , un giorno particolare nel quale i nostri tifosi non mancano mai. La loro presenza è importante. Sono sempre stati vicini a noi giocatori e a tutta la famiglia Agnelli, sia nei momenti felici che in quelli meno buoni. La tournèe americana? Sia con l’Inter che con l’Everton abbiamo disputato buone partite, perdendo solo ai rigori. E’ normale aver pagato la fatica per i diversi carichi di lavoro, che in questo periodo sono intensi. Non siamo preoccupati. Ci stiamo preparando per arrivare in buone condizioni per la gara di Supercoppa. Per quanto riguarda il mercato – ha aggiunto il centrocampista – è sempre così: si parla tanto di me. Ma io sono felice qui, quindi va tutto bene”. Il match in casa è terminato a favore della Juve A, per 4 reti a 1.

Hiroshima 68 anni dopo: l’anniversario

-hiroshima-tuttacronacaSono trascorsi 68 anni da quando la città di Hiroshima venne messa in ginocchio dagli Stati Uniti con un bombardamento atomico. La popolazione ha ricordato quella tragedia che spezzò centinaia di migliaia di vite umane con una cerimonia, che si è svolta al Peace Memorial Park, il cui primo scopo era, oltre celebrare la memoria, sottolineare come l’eliminazione delle armi nucleari sia l’unica via praticabile. Alle 8:18 locali, l’1:16 ora italiana, tutti i presenti hanno inoltre osservato un minuto di silenzio: 68 anni fa, proprio a quell’ora, avvenne lo sganciamento. Si era verso la conclusione della Seconda guerra mondiale e Little Boy, questo il nome dell’ordigno, sorprese un’intera comunità. All’evento hanno partecipato anche il premier nipponico Shinzo Abe, il sindaco della città Kazumi Matsui e, per il terzo anno, l’ambasciatore americano John Roos, insieme ai rappresentanti delle potenze nucleari, come Regno Unito, Francia e Russia (non la Cina) e di numerosi altri Paesi, nonché delle popolazioni colpite dalla grave crisi del 2011 ancora irrisolta della centrale nucleare di Fukushima.

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Come ti “suono” la Tour Eiffel

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La Tour Eiffel compie 125 e, per festeggiare l’evento, il compositore Joseph Bertolozzi ha deciso di trasformare il monumento in strumento musicale. Il progetto, che porta avanti con il suo team, si chiama “Tower Music” e prevede la realizzazione di un concerto celebrativo per l’anniversario della torre. Per effettuarlo, sono stati realizzati campioni sonori registrando i vari suoni emessi dalla torre sotto lo stimolo di martelli di varie dimensioni e materiali.

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Oggi e per un solo giorno: torna in sala Akira!

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Torna al cinema solo per oggi, in occasione del suo 25° anniversario la pellicola Akira, il capolavoro anime di Tetsuo Otomo, uno tra i maggiori esponenti del fumetto nipponico. La storia è ambientata nella Tokyo del 2019, devastata dalla Terza Guerra Mondiale e in cui regna il caos: bande di motociclisti si fronteggiano, gruppi di terroristi e di ribelli mettono la città a ferro e fuoco, sette religiose proliferano in attesa della seconda venuta del leggendario Akira.  E’ in questo contesto che vive il giovane Kaneda, ragazzo altruista e leader rispettatissimo di un gruppo di motociclisti. Il merito del film è di aver rivoluzionato il cinema da un punto di vista sia linguistico che sociale, utilizzando la computer grafica già nel 1988, riprendendo temi, personaggi e generi tipici del post punk ambientando la storia in un futuro post atomico, come poco prima aveva fatto Blade Runner, con il quale ha diverse somiglianze da un punto di vista di immaginario scenografico. Akira, che la rivista Wired ha inserito tra i 20 migliori rappresentanti del genere, è un ottimo esempio di cartone animato adulto, un’ottimo spunto per tuffarsi nella storia dell’animazione giapponese. 

A un anno dall’anniversario per la morte di Melissa, arriva un libro per lei

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Ore 7.42, scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, un anno fa. Un’esplosione, attimi di panico, una ragazza che perde la vita, altre nove persone ferite.

Ore 7.42, scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, oggi. I ministri dell’Istruzione e dei Beni culturali, accompagnati da altre autorità, depongono un fascio di fiori bianchi davanti alla stele che ricorda Melissa Bassi, la studentessa uccisa dall’ordigno azionato dal reo cofesso Giovanni Vantaggiato, per il quale è stato chiesto l’ergastolo.

E’ trascorso un anno da quel tragico evento che colpì tutta l’Italia come un pugno allo stomaco: in questo Paese uno dei tanti modi di morire è andando a scuola, finendo vittime di un assassino che ha posizionato una bomba. Ma un anno è anche un tempo sufficente per provare a ricominciare, ad andare avanti, per tentare di ritrovare quella serenità che è stata strappata in un attimo. A testimonianza di tutto questo arriva “I giorni dopo il tramonto”, li libro-diario scritto dalla 17enne Selena Greco, amica del cuore e compagna di banco di Melissa e anche lei coinvolta nell’attentata in cui riportò ferite gravi insieme ad altre quattro compagne, Veronica, Vanessa, Sabrina e Azzurra. “Il mio libro e’ un messaggio di speranza. Melissa accoglieva ogni giorno che arrivava con il sorriso. Vorrei che questo diario fosse utile a tutte le persone come noi che si sono ritrovate a vivere momenti di sofferenza”. Selena, con la sua opera prima, racconta il dramma per la scomparsa, il dolore delle ferite, la rabbia e la reazione, perchè l’ha imparato a sue spese che il sole torna a splendere, anche se per un po’ ha lasciato il posto all’oscurità. E se “Il passaggio più difficile è stato scrivere la frase che Melissa non c’e più”, “I giorni dopo il tramonto” sono uno spartiacque tra la disperazione e la normalità, intrisi di memoria ma aperti all’idea di ricominciare a vivere, aspettando nuovi sorrisi, attendendo di essere felici, nonostante quelle cicatrici che, da un anno, affliggono il corpo ed il cuore.

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Ciao Moro un anno dopo. Il video messaggio dei compagni di Piermario.

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Domani cadrà l’anniversario della morte di Piermario Morosini. E’ passato un anno e i suoi compagni del Livorno hanno deciso di ricordarlo in un video-messaggio affidato al giornale Il Tirreno. Una lettera scritta poco prima del funerale che solo oggi vengono rese pubbliche. Sul sito ufficiale del Livorno si legge: “La città e il Livorno Calcio ricordano il calciatore Piermario Morosini a un anno esatto dalla sua tragica e prematura scomparsa”.

L’anniversario di Beyoncè e Jay Z rischia di diventare una crisi internazionale!

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Doveva essere una seconda luna di miele, invece il viaggio a Cuba di Beyoncè e Jay Z finisce sulle scrivanie di Washington. A rovinare la festa ai due sposini, sull’isola per il loro quinto anniversario di matrimonio, due parlamentari repubblicani dello stato della Florida che hanno chiesto all’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro di spiegare come mai alla celebre coppia è stato consentito andare a Cuba. «Scriviamo – hanno detto – per esprimere preoccupazione e per chiedere informazioni sul tanto pubblicizzato viaggio dei due musicisti americani Beyoncè Knowles-Carter (Beyoncè) e Shawn Carter (Jay-Z) a Cuba. Vorremmo sapere che tipo di permesso e per quale scopo è stato approvato il viaggio». La legge americana proibisce transazioni finanziarie a Cuba per attività turistiche. La stampa americana fa inoltre notare che esiste un embargo da 51 anni che vieta ai cittadini americani di andare a Cuba al solo scopo turistico. Nessun commento al momento dal ministero del Tesoro che ha approvato il viaggio. Tuttavia le due star non sono finite nel mirino solo per quella che potrebbe sembrare una violazione dell’embargo, bensì anche per essersi recati in un Paese dove si ignorano i diritti umani, come ha sottolineato Mauricio Claver-Carone, direttore esecutivo di Cuba Democracy Advocates, un gruppo che promuove la democrazia nell’isola caraibica.

Ciao Kurt… 19 anni dopo!

Mi piace infiltrarmi nell’ingranaggio di un sistema fingendo di farne parte e poi lentamente far marcire tutto l’impero da dentro.

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Non c’è frase migliore per spiegare il fenomeno Cobain, ma se forse Kurt può avere una frase, che se pur limitante lo rappresenta, non c’è aforisma o parola per spiegare la rivoluzione che i Nirvana hanno operato. Artefice del grunge, figlio del rock, nipote stretto del punk rock e fratello dell’heavy metal che si incontra, e a volte si scontra, con l’hardcore punk e l’hard rock. Il grunge che supera il garage rock, che si ibrida, si contamina fino a diventare unico… un suono che è una città, che è quella Seattle di metà anni ’80, di quei camicioni di flanella, i capelli lunghi e i jeans strappati… è quel sapore tipico della birra dello stato di Washington, che le veniva dall’acqua prelevata dai pozzi artesiani. Quella stessa birra che ha segnato la cultura pop, che si era impressa sul paracadute attaccato al suo dragster. Quella città smeraldo, che si ghiaccia d’inverno, dove c’è un senso di sospeso, di mistico… di quelle note che vibrano e poi lentamente si trasformano per seguire il dolore dell’anima, quelle note che ti conoscono nel profondo, che sanno sviscerare la tua inadeguatezza a vivere… Kurt Cobain che travalica i confini di quello Stato sconosciuto a gran parte degli europei, di quella città che non è New York o Los Angeles… che non è neppure la ribelle San Francisco, che non è Chicago o Detroit… è la città in cui una piccola etichetta indipendente,  la Sub Pop di Jonathan Poneman e Bruce Pavitt, scova il nuovo fenomeno musicale e produce i primi dischi di band come Mad Season, Green River o Mudhoney. E poi arriva il 1991 e nulla sarà più lo stesso. Il mondo capisce immediatamente che i Nirvana stanno a Seattle come i Beatles stanno a Liverpool… che quella sonorità viene generata da quel “freddo” dell’anima che si rispecchia nelle montagne che circondano la città, che quei due album cambieranno per sempre la storia della musica a livello mondiale. E’ il 1991 è Ten dei Pearl Jam e Smells Like Teen Spirit dei Nirvana. E’ il 1991 quando alcuni stati proclamano la loro indipendenza all’Unione Sovietica, è l’anno della Guerra del Golfo che, almeno a parole volge al suo termine. Quel secondo Vietnam, celato da vittorie che hanno il sapore di sconfitte… è l’anno in cui Kurt Cobain urla in un microfono il suo disagio e quell’urlo diventa la voce di milioni di adolescenti… come me! Quell’urlo che ti spacca l’anima e ti tira fuori il dolore e la rabbia che hai dentro, che ti fa sentire forte nel tuo essere vulnerabile, quell’inadeguatezza che diventa unicità…

A 19 anni dalla tua morte… GRAZIE KURT per avermi regalato l’URLO!

Napolitano alle Fosse Ardeatine!

tuttacronaca- fosse- ardeatine - napolitano- 24 marzo-2013

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è recato alle Fosse Ardeatine per ricordare il massacro compiuto il 24 marzo 1944 a Roma dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia in seguito all’attentato di via Rasella, il giorno prima, ad opera di partigiani italiani che uccisero 32 soldati tedeschi.

Nel 69° anniversario della ricorrenza il Presidente della Repubblica si è appellato all’unità del Paese e al benessere dei cittadini. Napolitano ha richiamato anche il dovere di dare continuità alle istituzioni. Poi si è fermato con i ragazzi delle scuole nel cortile delle Fosse Ardeatine.

Quattrocentesimo anniversario della nascita di Amsterdam. Tour insolito!

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Il nuovo Eye Film Museum o il quieto Begijnhof, cortile circondato da splendidi palazzi del Seicento e del Settecento. Una gita tra i canali e un passaggio all’Albert Cuyp Market. Un Picasso nel parco a due passi dalla celebre Museum Square. Amsterdam, nell’anno del quattrocentesimo anniversario della nascita del suo celebre “anfiteatro” di canali non ha solo da offrire la riapertura del Rijks. Ecco un viaggio per immagini in una città tutta da scoprire o riscoprire:

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Shock Yoko Ono… gli occhiali insaguinati di John per dire “basta armi!”

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Gli occhiali insanguinati del marito e un appello a irrigidire le leggi americane sul possesso delle armi. Così Yoko Ono, in occasione del 44esimo anniversario del suo matrimonio con John Lennon, è intervenuta su Twitter e Facebook. L’80enne artista di origine giapponese, vedova del cantante scomparso 33 anni fa, ha voluto celebrare la ricorrenza sottolineando in questo modo il suo impegno pacifista e attivismo umanitario.

Yoko Ono ha postato l’immagine degli occhiali insanguinati del marito, ucciso all’età di 40 anni da Mark Chapman a New York l’8 dicembre 1980, accompagnando l’immagine con questa frase: “Più di 1.057.000 persone sono state uccise da armi da fuoco negli Stati Uniti da quando John Lennon fu colpito e ucciso l’8 dicembre del 1980. Insieme cerchiamo di riportare l’America ad essere la terra verde di pace. La morte di qualcuno che si ama è un’esperienza che ci svuota. Dopo 33 anni, nostro figlio Sean ed io sentiamo ancora la sua mancanza.”

Il cuore di Martina per Billy!

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“Grazie Ale per questi meravigliosi 17 anni passati insieme. Buon Anniversario”, così Martina Colombari festeggia l’anniversario di matrimonio con Billy Costacurta. L’ex Miss Italia non ha badato a spese per fare gli auguri al marito: ha comprato uno spazio nell’inserto sport del Corriere della Sera e ha scritto il suo messaggio dentro a un cuore a tutta pagina

Scie intrecciate nei cieli del Kuwait!

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Spettacolare esibizione del team acrobatico «Al Fursan» ovvero i «Cavalieri». La pattuglia nazionale dell’Al-Quwwāt al-Jawiyya al-Imārātiyya solca i cieli sopra Kuwait City, per celebrare il 52esimo anniversario dell’indipendenza del Kuwait dalla Gran Bretagna.

 

Anniversario per le Pussy Riot…

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Il primo anniversario della preghiera punk anti Putin da parte delle Pussy Riot e’ stato ricordato oggi solo da due attiviste, Irina Katsuba e Elena Volkova, docenti all’universita’ di Mosca, che hanno indossato la balaclava – il passamontagna colorata della band femminile – e tentato di deporre dei tulipani sull’iconostasi della cattedrale di Cristo Salvatore, vicino al luogo della performance incriminata. Le due donne sono state rilasciate dopo un breve interrogatorio.

Concerto a Busseto il 27 gennaio: iniziano i festeggiamenti per i 200 anni di Verdi

L’orchestra Verdi intanto sta progettando un museo dedicato al compositore. Dovrebbe sorgere a Milano.

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