Ex amministratore di Finmeccanica svela politici corrotti e fondi neri

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Ex amministratore della Selex  Service Management, società controllata da Finmeccanica, arrestato la scorsa primavera per l’inchiesta di monitoraggio sui rifiuti avrebbe portato a svelare fondi neri e politici corrotti, almeno secondo quanto scritto sul Corriere della Sera. Il quotidiano rivela che grazie alla collaborazione tra le Procure di Roma e Napoli si sarebbe arrivati a rivelare quali ditte:

abbiano accettato la sovrafatturazione per creare le provviste illecite e, tra gli altri, indicano «le società che fanno capo a Nicola Lobriglio». Indicano i nomi dei politici destinatari delle tangenti e forniscono elementi e dettagli per consentire agli inquirenti di far scattare gli accertamenti sull’effettivo passaggio di denaro. E svelano come «per l’affare Sistri c’era l’interesse della “Gsp Holding” gestita da Giovanni Sabetti che in realtà è un uomo legato al senatore Sergio De Gregorio».

Nel sistema di assegnazione degli appalti, riporta il Corsera, la Italgo di Anselmo Galbusera sarebbe una delle aziende più tenute in considerazione:

“«La videosorveglianza delle discariche – si legge in uno dei nuovi verbali – è stata subappaltata ad una società di Elsag Datamat gestita da Francesco Subbioni che a sua volta l’ha affidata ad Anselmo Galbusera con la Italgo. Italgo mi venne imposta da Lorenzo Borgogni e Luigi Bisignani. La società è gestita da Galbusera che fa capo a Bisignani»”.

Uno schema già utilizzato nel 2012, secondo l’accusa, per assegnare un appalto a Palazzo chigi:

“la Italgo associata alla Selex service Management, grazie alla mediazione di Bisignani, se lo sarebbe aggiudicato illecitamente in cambio di favori al capo dipartimento della Presidenza del Consiglio, il generale Antonio Ragusa. In particolare «l’assunzione del figlio in Finmeccanica e la concessione di alcuni subappalti a ditte che a lui facevano capo»”.

Anche la Micheli Associati spa, scrive la giornalista del Corsera, sarebbe comparsa nell’ambito delle indagini:

“Tra le società che compaiono nell’indagine c’è anche la Micheli Associati spa che fa capo al finanziere Francesco Micheli, attuale vicepresidente dell’Abi. L’azienda figura infatti tra i soci della Italgo e secondo l’ex presidente del Poligrafico Roberto Mazzei, che di Bisignani è stato socio e amico, «Micheli è molto legato a Bisignani ed è socio di maggioranza di Italgo»”.

Nel mirino degli inquirenti anche la gestione degli appalti al Ministero dell’Ambiente:

“Secondo Stornelli alcune ditte da far lavorare «mi furono imposte dal direttore generale Luigi Pelaggi», già comparso anche nell’inchiesta sull’Ilva per i suoi rapporti con la famiglia. Anche su questo il manager ha fornito nomi e circostanze che vengono adesso esaminate, soprattutto tenendo conto che il dicastero doveva essere il supervisore del progetto Sistri, assicurandone il funzionamento. Nel 2009 si decise che il sistema dovesse essere protetto apponendo il segreto di Stato”.

Gli Stornelli, scrive il quotidiano, sarebbero poi stati accusati di aver avuto numerose case di Propaganda Fide a “prezzi stracciati”:

“Affitti che in alcuni casi non raggiungevano gli 80 euro mensili per dimore da sogno nei quartieri più esclusivi di Roma che erano stati assegnati a loro oppure a alle loro amanti. Ma su questo non hanno voluto fornire alcun elemento avvalendosi della facoltà di non rispondere”.

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Quote latte e l’anomalia delle mucche che lo producono fino a 82 anni

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Fino a  che età una mucca può fare latte a ritmo produttivo? Un algoritmo sbagliato sarebbe stato la causa che ha portato poi il nostro Paese a dove pagare 4 miliardi all’europa per una multa all’Italia e ai suoi allevatori, di cui 1,7 prelevati direttamente dalle casse dello Stato. Secondo tale algoritmo la mucca poteva fare latte fino a 82 anni, il che ha portato a sforare le quote latte dell’Italia e a far scattare la sanzione. 

Ora i funzionari dell’Agea sono indagati per falso in atto pubblico dalla procura di Roma, come riporta Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera:

“Sulla scorta di una querela sporta a Roma contro Agea da parte di un gruppo di allevatori milanesi rappresentati dall’avvocato Consuelo Bosisio, la magistratura è stata investita della non corretta quantificazione delle quote latte, e quindi degli errori di calcolo nelle sanzioni inflitte per il superamento teorico della singola quota latte attribuita.
Per giustificare gli errori commessi, e quindi schivare le responsabilità contabili che rischiavano, i funzionari Agea – ricostruisce ora la giudice preliminare romana Giulia Proto – «hanno chiesto la modifica dei criteri di calcolo del numero dei capi potenzialmente da latte. All’inizio l’algoritmo, che si basa sul lavoro della commissione Mariani, prese in considerazione l’età dell’animale tra i 24 mesi e 10 anni di età». Ma «successivamente sono stati modificati i criteri per l’ottenimento dell’algoritmo» e il limite massimo di età «è passato da 120 a 999 mesi (ossia 82 anni di età)!». Il punto esclamativo è del giudice, che sulla base di alcune mail agli atti scrive che «ciò avvenne per espressa richiesta dei funzionari di Agea, con l’evidente fine di giustificare il dato in eccesso che aveva determinato le sanzioni».

Il risultato, indicato sin dal 15 aprile 2010 da un’informativa del colonnello dei carabinieri Marco Paolo Mantile, è che «portando il limite massimo da 120 mesi a 999 mesi, si ha una differenza in aumento di 300.000 capi, pari a oltre il 20% dell’intera popolazione bovina a indirizzo lattifero». Una scoperta politicamente insostenibile nei rapporti con Bruxelles, stando a quello che il 20 luglio 2010 l’allora capo di gabinetto del ministero delle Politiche agricole dirà (non sapendo di essere registrato) al colonnello per provare a convincerlo dell’opportunità di ammorbidire la relazione.
Ora il gip romano scrive che l’algoritmo da 999 mesi, «il cui inserimento è stato fortemente voluto dai funzionari di Agea che non potevano certo ignorare la sua inverosimiglianza, comporta calcoli non rispondenti al vero», inseriti in atti pubblici, «il cui contenuto deve pertanto ritenersi ideologicamente falso». Di qui il no del gip all’archiviazione, e la restituzione degli atti al pm affinché indaghi i funzionari Agea per l’ipotesi di reato di falso in atto pubblico“.

Quanti clienti hanno i politici? Dopo Alemanno arrivano quelli di Marino?

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La politica è invasa dai clienti. Viene da chiedersi ma quanti  ne hanno i politici? Secondo Il Corriere della Sera, dopo i parenti di Alemanno la tradizione sarebbe passata nelle mani di Ignazio Marino che sembra aver ereditato volentieri dal predecessore il sistema che avrebbe trovato già oliato. Così Il Corriere della Sera grazie allo scoop di Paolo Foschi e Ernesto Menicucci, che “il Comune di Roma assume l’occupante”. Chi è l’occupante? Benedetta Cappon!

Questa la sua storia riportata dal Corriere della Sera:

“Da portavoce del teatro Valle occupato a impiegata nelle istituzionali e austere stanze del Dipartimento alla cultura del Campidoglio. È il salto professionale di Benedetta Cappon, 33 anni, figlia dell’ex direttore generale della Rai Claudio, assunta con contratto a tempo determinato dall’amministrazione di Roma Capitale su proposta dell’assessore Flavia Barca (e quindi a chiamata diretta, cioè senza bando pubblico). Benedetta Cappon, che prima di diventare la voce degli ‘occupanti’ del teatro Valle era stata capo ufficio stampa dell’Eliseo, è una delle tredici persone assunte con delibere della giunta guidata da Ignazio Marino nell’ultimo mese, paradossalmente proprio mentre all’interno dello staff dello stesso sindaco c’era chi provava a studiare, come misura salva-bilancio, il prepensionamento di circa 5000 dipendenti comunali in esubero. L’ipotesi per adesso è accantonata. (…) Appena insediata l’assessore Barca aveva annunciato agli uffici la volontà di ‘inserire delle nuove professionalità’. Dopo pochi giorni, la prima novità: Rosi Nicolai, dipendente del Comune che lavorava al Dipartimento cultura dai tempi di Gianni Borgna assessore (e che era rimasta con tutte le giunte, compresa quella di Alemanno), tornata da un periodo di ferie non ha ritrovato il proprio posto. Flavia Barca aveva deciso infatti di privarsi della sua collaborazione (dopo aver ricevuto tantissime attestazioni di stima e solidarietà, Rosi Nicolai è stata poi ripescata nella Commissione cultura dell’Assemblea capitolina).

A breve giro di posta, dopo la rimozione della collaboratrice storica dell’ufficio, è stato quindi approvata la delibera che prevede l’assunzione a tempo determinato della Cappon e di altre due persone, Valerio Mingarelli e Mariangela Modafferi, selezionate perché – fra i vari motivi – ‘in considerazione delle numerose e rilevanti funzioni politico-istituzionali assegnate all’assessore, si rende necessario individuare dei collaboratori che, per esperienza, capacità personali e professionali, siano in grado di coadiuvare il medesimo nell’espletamento del proprio mandato’. Tutti selezionati ‘intuitu personae’, cioè a chiamata diretta a causa del «carattere fiduciario» dell’incarico. Le retribuzioni per tutti e tre i neo-assunti ammontano a circa 22 mila euro lordi all’anno, più un misterioso ‘emolumento unico’ stabilito con ‘note protocollari’ firmate dall’assessore che però, pur essendo citate, non sono allegate alla delibera (come del resto i curriculum delle persone selezionate, non ancora disponibili sul sito Internet di Roma Capitale)”.

Clamoroso scandalo sui fondi Rcs ?

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Tornado in Rcs e la casa editrice del Corriere della Sera rischi di finire inghiottita da uno scandalo di cui i confini ancora non si conoscono: Proprio sul Corriere della Sera si legge:

“Audit straordinario in arrivo per Rcs Sport. Lo ha comunicato ieri con una nota la capogruppo — Rcs Mediagroup, editore del Corriere della Sera — dopo alcune verifiche sulla controllata”

La controllata è Rcs Sport, infatti e nel comunicato, si sottolinea il Corriere,

“non entra nei dettagli, ma sarebbero state riscontrate irregolarità nei rapporti tra Rcs Sport e alcune associazioni sportive collegate (con cui Rcs Sport lavora per l’organizzazione di eventi), non consolidate però nel gruppo. Il consiglio di amministrazione di Rcs Sport ha incaricato una società di revisione di «svolgere gli opportuni ulteriori approfondimenti» sulla «natura di alcune transazioni bancarie» tra Rcs Sport e le associazioni in questione”.

Le ipotesi sono che:

“potrebbero essersi verificati ammanchi di cassa o potrebbero essere stati registrati crediti in realtà inesigibili. L’obiettivo del gruppo, dopo l’individuazione di queste presunte irregolarità, è valutare gli eventuali danni subiti”.

E che, secondo tali sospetti:

“Qualcuno all’interno della controllata di Rcs avrebbe utilizzato alcune transazioni finanziarie tra la società e le associazioni sportive per creare fondi da cui sarebbero poi stati sottratti i soldi”.

Il comunicato riferisce che

“nei giorni scorsi Laura Bertinotti, responsabile amministrativo di Rcs Sport, ha rassegnato le dimissioni. Gli eventi sportivi che girano intorno a Rcs Sport sono diversi: solo alcuni, a quanto sembra, potrebbero essere toccati dalla vicenda. E tra questi non ci sarebbe il Giro d’Italia. Sempre ieri, Rcs Mediagroup ha comunicato la nomina di Riccardo Taranto — direttore finanziario del gruppo dallo scorso febbraio — ad amministratore delegato di Rcs Sport”.

Lutto nel mondo della letteratura: è morto lo scrittore Carlo Castellaneta

castellaneta-tuttacronacaE’ mancato la notte scorsa a Palmanova, in provincia di Udine, dove viveva da una decina d’anni, lo scrittore milanese Carlo Castellaneta. L’annuncio è stato dato dai figli, Dario e Paola, e dalla seconda moglie, Caterina.. E’ deceduto, all’età di 83 anni, in ospedale per una complicazione sopraggiunta durante una polmonite.  Castellaneta, scrittore di narrativa e giornalista, ha legato il suo nome alla città di Milano, dove era nato nel 1930. I suoi numerosi romanzi sono stati tradotti in inglese, francese, spagnolo e tedesco. Il primo, ‘Viaggio col padre’, è stato pubblicato da Mondadori nel 1958, su approvazione di Elio Vittorini, consulente della casa editrice. che ne aveva letto il manoscritto. L’autore, scrittore e giornalista, ha collaborato al Corriere della sera e a Storia illustrata, di cui fu anche direttore. L’ultimo romanzo, ‘Gridando: avanti Savoia!’ è stato pubblicato, sempre di Mondadori, nel 2007. Castellaneta è stato anche presidente del Museo Teatrale della Scala. Tra le sue opere anche ‘La Paloma’, ‘Notti e Nebbie’ da cui è stata tratta una serie televisiva, ‘L’età del desiderio’.

Bertinotti a Napolitano: “Non può costringerci ad avere questo governo”

bertinotti-letteraaperta-tuttacronacaLettera aperta al Presidente della Repubblica firmata dall’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti e pubblicata sul Corriere della Sera con cui il politico spiega il suo punto di vista, ossia che il governo in carica “non è l’unica soluzione possibile” e il Capo dello Stato non può “congelare d’autorità” questa soluzione, “perchè altrimenti la democrazia sarebbe sospesa”. “Lei non può. Lei non può congelare d’autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto, come se fosse l’unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica. Lei non può, perchè altrimenti la democrazia sarebbe sospesa”, afferma Bertinotti, secondo il quale Napolitano “non può trasformare una sua, e di altri, previsione sui processi economici in un impedimento alla libera dialettica democratica”. E Bertinotti insiste: “C’è nella realtà politico-istituzionale del Paese una schizofrenia pericolosa: da un lato si cantano le lodi della Costituzione repubblicana, dall’altro, essa viene divorata ogni giorno dalla Costituzione materiale”, e quando il Capo dello Stato chiede al Parlamento di “sostenere il governo perchè la sua caduta porterebbe a danni irreparabili, contribuisce alla costruzione dell’edificio oligarchico promosso da questa costituzione materiale. Il capitalismo finanziario globale non può essere imposto come naturale, nè la messa in discussione del suo paradigma può essere impedito in democrazia. O le rivoluzioni democratiche possono essere possibili solo altrove?”.

Il tesoriere del Pdl accusa i suoi parlamentari

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Conti in rosso e casse vuote questo il bilancio del Pdl. Ad accusare i parlamentari è proprio il tesoriere del partito di Silvio Berlusconi, Maurizio Bianconi, che lancia l’allarme dalle pagine del Corriere della Sera. Il buco nero sarebbe di quei sei milioni di contributi che sarebbero dovuti arrivare dagli eletti alle casse del partito e invece non si sono visti:

“Io i nomi non glieli posso proprio fare perché violerei le leggi sulla privacy”, scandisce uno sconsolato Bianconi, che tutto immaginava anni fa meno che avere degli “evasori” tra i colleghi di partito. “Certo”, aggiunge, “quella voce l’abbiamo un po’ enfatizzata anche perché adesso abbiamo davvero un bisogno disperato di soldi. Ma il problema c’è. Eccome se c’è. Berlusconi dovrebbe intervenire subito”. Tra i consiglieri regionali il 60 per cento non ha mai sborsato un euro. E quando il discorso arriva a deputati e senatori, Bianconi prima smorza (“Diciamo che quelli che non versano i soldi al partito sono più o meno il 20 per cento”), poi attacca: “Sapesse quanti tirchi ci sono tra noi. Alcuni sono tirchi celebri, altri tirchi meno. Ma sempre tirchi sono…”. E dire che la cifra da versare al Pdl non sarebbe neanche alta, soprattutto se confrontata con i guadagni. Cinquecento euro al mese per i consiglieri regionali, ottocento per i parlamentari nazionali ed europei. Tra questi ultimi, dice il tesoriere, “praticamente non c’è nessuno che ci paga. Credo che uno, tale Silvestri (in realtà si chiamo Sergio Silvestris ed è pugliese, ndr), fino a un certo punto ha pagato, poi non so”.

Il Corriere della Sera poi prosegue:

Il bilancio 2012, che il tandem Bianconi-Crimi ha confezionato rispettando il termine del 30 giugno, è la fotografia di una valle di lacrime. Colpa di entrate ridotte all’osso, anche per i tagli ai rimborsi elettorali e al finanziamento pubblico. E anche di un Berlusconi, che comunque continua a garantire sui 75 milioni di debito della vecchia Forza Italia, fermamente intenzionato a chiudere i cordoni della borsa.

Ora che Silvio Berlusconi ha rilanciato Forza Italia rottamando il Pdl che ne sarà di questi conti? Il Popolo della Libertà è destinato a finire nel registro delle bad company? I dati sono allarmanti, ma il Cavaliere preferisce ritornare al passato piuttosto che risanare il presente?

La Fiat aumenta il suo peso nell’editoria: la vicenda Rcs

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Era nell’aria da giorni. Le indiscrezioni che parlavano di un rastrellamento dei diritti di opzione in Borsa di Diego Della Valle sul titolo Rcs avevano fatto intendere che ci fosse un altro concorrente. Ora la Fiat esce allo scoperto. L’azienda automobilistica, già impegnata per la sua quota parte dell’aumento Rcs, ha acquistato altri 10.700.000 diritti di opzione che danno diritto alla sottoscrizione di 32.100.000 azioni Rcs. “Al termine dell’aumento, nel caso in cui risulti integralmente sottoscritto, la partecipazione sarà pari al 20,135%”

A cedere i diritti sul mercato erano stati l’imprenditore della sanità, Rotelli, i Benetton, Merloni e le Generali. Tutti azionisti di via Solferino che avevano deciso di non sottoscrivere l’aumento di capitale di Rcs da 400 milioni di euro.

 

“Siete degli stronzi”. Storace non parla a Il Fatto delle multe stracciate

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Nell’ufficio contravvenzioni di Roma del Comune di Roma c’è una lunga lista di nomi eccellenti, circa 1500, che hanno avuto il privilegio di non pagare le multe nel corso degli anni. Il Fatto Quotidiano afferma di possedere la lista e parla di “Amici di amici, politici, imprenditori, ma anche gente comune che approfittava non si sa in cambio di cosa. Accanto ai nomi, nella lista, non è scritto l’importo esatto della contravvenzione, ma semplicemente ‘verbale improcedibile’. Teoricamente, spiegano gli inquirenti, le dichiarazioni di improcedibilità nascono dalla contestazione di cittadini, ma di quel carteggio non c’è più traccia. Di conseguenza, non c’è possibilità per i magistrati di agire contro i citati anche perché chiunque potrebbe asserire che si tratti di un omonimo.” Tuttacronaca aveva già parlato della vicenda ma ora su Il Fatto s’insiste su altri nomi. Tra questi Francesco Storace, Alleanza Nazionale che avrebbe fatto cestinare una multa presa da un’auto intestata al partito e lo stesso dicasi per alcuni dipendenti del Consiglio regionale del Lazio, che avrebbe approfittato del privilegio una quarantina di volte. Ma ancora: Manuela di Meglio, moglie del delegato allo sporto del Comune di Roma Alessandro Cochi; Giovanni Serra, direttore del dipartimento mobilità e trasporti del comune di Roma; Monica Tagarelli, segretaria del delegato allo Sport; Claudio Giuliani, ex consigliere VII Municipio per la lista civica di Rutelli. Ma una multa è stata intestata anche al segretario generale del consiglio regionale del Lazio, Nazzareno Cecinelli. Scorrendo altri nomi, si scopre che “Anche i membri del Pdl non disdegnavano la pratica che regnava sovrana all’ufficio contravvenzioni del comune. Come l’onorevole Sestino Giacomoni appena rieletto nella circoscrizione di Lazio 1. A seguire Fabrizio Di Stefano, in passato consigliere comunale d’Abbruzzo, ex Pdl, poi passato a dicembre 2012 con Ignazio La Russa. E Fabio Sabbatani Schiuma, uno degli esclusi eccellenti del centrodestra romana alle scorse elezioni. E per concludere nella lista ci sono anche i nomi di Carlo Orichuia, dirigente Rai, di Maurizio Mattei, ex arbitro, oggi dirigente della Federazione italiana gioco calcio, Ludovico Maria Todini, imprenditore e padre di Luisa, membro del consiglio di amministrazione Rai. E per finire, sono circa 42 le multe che farebbero riferimento a Forno Roscioli, della nota famiglia romana Roscioli.” Ora la Corte dei conti ha aperto un’indagine ma nel frattempo Il Fatto Quotidiano ha tentato di porre delle domande al leader de “La Destra” Storace. La sua risposta? “Siete degli stronzi. Con Il fatto Quotidiano non parlo”

A Roma, tra i “graziati” dalle multe, anche Antonio Cassano e una suora!

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Si allunga di 789 nomi la lista delle persone “alleggerite” dalle multe a Roma, con verbali stracciati a migliaia da due funzionari dell’Ufficio contravvenzioni di Roma, arrestati nei giorni scorsi. I fortunati sono attori, politici ma anche, secondo il Corriere della Sera, Antonio Cassano, ex calciatore della Roma e ora in forza all’Inter. Ma nell’elenco D  comparirebbero anche l’ex arbitro di serie A Maurizio Mattei, oggi dirigente della Figc, suor Maria Rosaria Attanasio, nominata come membro della Consulta dell’ufficio catechistico nazionale e l’attrice Milena Miconi. Come se non bastasse, anche un partito politico avrebbe visto dichiarata improcedibile una contravvenzione. Le multe prese nel 2011 sono sparite inoltre per due deputati appena eletti in Parlamento. Anche Franco Cannone, cassiere della famiglia Piccolo, ha goduto del privilegio, così come la moglie e la segretaria di un consigliere comunale che cerca la conferma del posto in questa tornata elettorale. Al momento sono in corso approfondimenti, finalizzati all’accertamento della reale identità dei graziati. Insomma, se la fortuna è cieca… le contravvenzioni ci vedono benissimo!
Aggiornamento:
Il Corriere della Sera ha poi provveduto a cancellare il nome di suor Maria Rosa Attanasio spiegando che: “Non c’entra nulla con l’inchiesta sulle multe cancellate”.

Quel figlio un po’ scomodo di… Di Pietro?

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L’Italia dei valori già non godeva di ottima salute, ora arriva l’ennesima pietra. Ad affondare ancor di più il partito di Di Pietro è la Corte dei Conti in Molise che senza mezzi termini dice che l’Idv nel 2012 ha speso 90mila euro in modo “non ammissibile”. Ma le disgrazie non arrivano mai da sole ed ecco che qualcosa di strano succede anche a Cristiano Di Pietro figlio del fondatore del partito da sempre in lotta per la legalità. Come riporta il “Corriere della sera”:

Il figlio del leader del partito, approdato finalmente nella precedente tornata elettorale al consiglio regionale, dopo essere passato per il consiglio provinciale e per quello comunale. Il 2 novembre 2012, mentre infuriava lo scandalo del Lazio, dichiarava risoluto: «Dopo i tristi esempi provenienti da alcune Regioni possiamo andare controcorrente e dimostrare che non tutti i consiglieri sperperano il denaro pubblico». Faceva parte del gruppo, abbiamo detto, perché ne è uscito qualche settimana fa dopo che un candidato dell’Idv rimasto fuori dal Consiglio alle ultime elezioni ha presentato un ricorso al Tar. Lui non ha gradito e ha imboccato la porta.

Lo stesso “Corriere della Sera” poi aggiunge un dettaglio interessante. Cristiano Di Pietro è uscito dal gruppo, ma non dal partito:

È soltanto emigrato al gruppo misto, che prima non esisteva. Lui l’ha costituito, ne è l’unico componente nonché il presidente: incarico, per inciso, che vale 800 euro netti in più al mese. Tanto per Di Pietro junior come per altri suoi 15 colleghi. Perché con la nascita del misto i gruppi politici della Regione Molise sono infatti diventati 16, per 21 consiglieri. In media, 1,31 per ogni gruppo.

A Roma c’è chi paga le multe e chi no… ad esempio i politici

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I cittadini romani non sono tutti uguali… c’è chi prende la multa e la deve pagare, ma c’è anche chi senza un’apparente giustificazione vede “annullarsi magicamente” quella violazione al codice della strada senza nessun esborso. Ma se forse si analizza meglio il fenomeno una giustificazione a quelle multe sparite la si trova eccome!  Lo riporta “Il Corriere della Sera”  che ci racconta di quei politici e notabili cittadini per cui sarebbe stata creata un’apposita sezione e per cui le multe verrebbero automaticamente stracciate:

Una ex deputata dell’opposizione durante il precedente governo dei tecnici. Un consigliere municipale capitolino del Pdl. E poi, una sindacalista della Cgil, una concorrente del Grande Fratello. E anche un primario del Policlinico Umberto I e un ex assessore del Comune di Frosinone. Un Cavaliere della Repubblica ordinato nel 2008. Sono alcune delle persone inserite in una «sezione speciale» di cittadini — creata nell’Ufficio contravvenzioni del Comune di Roma — a cui sono state stracciate o annullate, senza un’apparente giustificazione, le multe prese nel 2011 per viola- zione del codice della strada.

I loro nomi sono nella lista acquisita dalla Procura, che indaga sulla distruzione di migliaia di verbali, molti dei quali riconducibili a deputati e senatari, funzionari di polizia, carabinieri, agenti dei servizi segreti. Dall’elenco dei 255 «graziati», però, agli atti dell’inchiesta ne mancano molti: per 160 di loro è scattato un provvidenziale (quanto tempestivo) omissis. In questo gruppo di privilegiati — alleggeriti dall’onore di dover pagare multe spesso assai «salate» — compaiono pure cittadini privati che non ricoprono alcun ruolo istituzionale: è il caso degli imprenditori Paolo e Silvio Bernabei, a cui sono state cancellate oltre mille contravvenzioni a partire dal 2005.

Lutto nel mondo del giornalismo: è morto Giuliano Zincone

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Si è spento oggi, a Roma, il giornalista Giuliano Zincone, all’età di 73 anni. Zincone è stato a lungo inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”, ha diretto “Il Lavoro” di Geno,va e negli ultimi anni, la sua firma è apparsa sul “Foglio” e sul “Sole 24 Ore”. Oltre agli articoli, il giornalista ha pubblicato anche inchieste sulle fabbriche e sui boat people vietnamiti. Ma si è dedicato anche a testi teatrali e racconti, oltre ai cinque romanzi “Edizione straordinaria” (Mazzotta 1979), “Vita, vita, vita!” (Rizzoli, 1985), “Il miele delle foglie” (Marsilio 1995), “Ci vediamo al Bar Biturico” (2006, firmato Paolo Doni) e “Niente lupi” (Rizzoli, 2009). Altre sue opere sono “Lo stivaletto malese” (1996), il poemetto “Giovanni Foppa vuole cambiar vita” (1997) e i “Racconti di Palazzo Cuccumo”.

Il tweet di Maria Laura Rodotà!

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Sta facendo molto discutere un tweet di Maria Laura Rodotà, giornalista del Corriere della Sera e soprattutto figlia di Stefano Rodotà, in cui racconta di essere bersagliata dalle telefonate degli esponenti del Pd. Il contenuto è facilmente immaginabile:

Fantastico. Pur di non parlare col garante quelli del piddì chiamano me per convincermi a convincerlo non si sa di che #aldolapachealcolle

Il tweet ha provocato tantissime reazioni, anche perché dove si è visto mai che gli esponenti del Pd chiamano la figlia del ex garante della Privacy? E poi per cosa? Convincere il padre a rinunciare alla candidatura al Quirinale? Sono impazziti nel partito? Sono allo sbando?

A rispondere al tweet, fra gli altri, anche la piddina Anna Paola Concia che afferma di aver contattato Rodotà e che lui le ha risposto senza problemi.

Massimo D’Alema e le azioni Serravalle

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Era il 4 febbraio quando, secondo il Corriere della Sera, l’architetto Renato Sarno, posto sotto interrogatorio dai pm di Monza, ha rivelato che Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano, gli disse: «Io ho dovuto acquistare le azioni di Gavio. Non pensavo di spendere una cifra così consistente, ma non potevo sottrarmi perchè l’acquisto mi venne imposto dai vertici del partito nella persona di Massimo D’Alema».

Penati, contattato immediatamente dal Corriere, nega assolutamente questa versione: «Costretto da D’Alema a strapagare le azioni di Gavio? Non l’ho mai detto a Sarno, nè avrei mai potuto dirglielo perchè non è vero: difendo l’operazione Serravalle fatta nell’interesse della Provincia e destinata ancora oggi a procurarle una plusvalenza. Non c’era alcuna ragione per la quale io dovessi parlare con lui ( con Sarno, ndr) dell’operazione Milano-Serravalle».

Forse solo una mossa politica per screditare un nome in lizza per il Quirinale?

Il cuore di Martina per Billy!

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“Grazie Ale per questi meravigliosi 17 anni passati insieme. Buon Anniversario”, così Martina Colombari festeggia l’anniversario di matrimonio con Billy Costacurta. L’ex Miss Italia non ha badato a spese per fare gli auguri al marito: ha comprato uno spazio nell’inserto sport del Corriere della Sera e ha scritto il suo messaggio dentro a un cuore a tutta pagina

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