Era il 9 ottobre del 1963 quando, alle 22.39, la vita degli abitanti della zona in cui sorgeva la diga del Vajont cambiò per sempre. Almeno per chi sopravvisse. L’onda, che raggiunse i 300 metri d’altezza, travolse 1910 vite umane, distruggendo quello che incontrava lungo il suo percorso e devastando il paese di Longarone. Tutto per una frana staccatasi dal monte Toc, di fronte ad Erto e Casso, e precipitata nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, che provocò l’onda che scavalcò la diga e travolse il paese sottostante. Oggi, proprio nel paese Bellunese più colpito, si terranno le celebrazioni per il 50° anniversario. All’evento parteciperà anche Pietro Grasso, che, come ha spiegato ieri, porterà le scuse dello Stato. “Il Vajont fu una strage che si poteva e si doveva evitare. Non è stata evitata perché sulla moralità, sul valore della vita, sulla legalità, è prevalsa la logica senza cuore degli ‘affari sono affari”’. Grasso deporrà una corona nel cimitero monumentale di Fortogna. Alle 9.45 il presidente del Senato parteciperà alla commemorazione civile al Palazzetto dello Sport di Longarone. ”Siamo soddisfatti che il presidente del Senato – ha detto il sindaco di Longarone Roberto Padrin, lanciando il monito che ‘altri Vajont si potrebbero verificare in Italia a causa delle speculazioni’ – abbia voluto essere presente in un momento così importante dedicato al ricordo, alla memoria e al silenzio”.
Aggiornamento ore 11:22
Grasso ha deposto una corona d’alloro in memoria, accanto a lui il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Il presidente del Senato ha detto: “Ricordare quanto accaduto significa essere consapevoli che nessun interesse, nessuna convenienza, nessuna scorciatoia può concedersi di incidere ‘sulla pelle viva’ di una popolazione”. E continua: “Dove 50 anni fa tutto era fango e ghiaia, oggi c’è la più grande zona industriale della provincia di Belluno e il quarto polo fieristico del Veneto. È enorme la mia ammirazione verso le popolazioni di questa valle per la forza e la determinazione che hanno dimostrato, per la pazienza e la perseveranza con le quali hanno saputo rinascere dal fango”. E ha concluso: “Il Vajont è anche la storia di uno straordinario esempio di solidarietà e virtù civiche, da molti considerato alla base della nascita del sistema della protezione civile. E’ la storia di tutti quelli che accorsero con tempestività: Alpini, Vigili del Fuoco, Forze dell’ordine, volontari da tutta l’Italia. Persone che, con abnegazione, generosità e impegno hanno offerto la propria opera nel momento del dolore e dell’orrore. Persone che, in qualche modo ancora oggi portano il segno di quell’esperienza”.