Il 28 aprile, mentre il governo prestava giuramento, Luigi Preiti apriva il fuoco davanti a Palazzo Chigi, ferendo il brigadiere Giuseppe Giangrande. La figlia Martina oggi ha partecipato a un incontro al comando provinciale dei Carabinieri, a Milano, alla presenza del comandante Maurizio Stefanizzi, dove le sono stati consegnati due assegni del Consorzio commercianti corso Buenos Aires. “Finalmente papà potrà lasciare l’ospedale, questo Natale lo trascorreremo assieme”, ha spiegato ai presenti. Ai rappresenti del consorzio, ha detto: “Vi ringrazio tantissimo, non mi aspettavo tanta generosità. Voi non ci conoscete neppure ma avete fatto così tanto. Questo è un segnale importante, di grande speranza. Mi auguro che papà possa presto incontrarvi per ringraziarvi di persona, magari che possa stringervi la mano”. Il brigadiere Giangrande attualemnte si trova nell’ospedale di Imola, dove ritornerà (dopo la prossima pausa) verso aprile per un intervento che dovrebbe consentirgli di migliorare la sua mobilità degli arti superiori. Ancora, la figlia ha spiegato: “È migliorato in questi mesi ma non posso dire che stia bene, utilizza una carrozzina elettrica per gli spostamenti che attiva col mento, ma l’intervento potrebbe essere una svolta”. E ha raccontato che, in sette mesi di degenza, l’attenzione nei loro confronti non è mai venuta a mancare: “Anzi, è rimasta uguale, ho raccolto un migliaio di lettere scritte a mano, destinate a me o a mio padre- per non parlare delle e-mail: pensate che ogni martedì uno sconosciuto ci invia un mazzo di fiori diverso e non siamo ancora riusciti a scoprire di chi si tratta”. L’ultimo pensiero è per Luigi Preiti, l’attentatore. “L’ho incontrato al processo, l’ho guardato negli occhi ma non ho sentito niente per lui. Il perdono? È un sentimento che non posso provare, almeno non ancora”.
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Il brigadiere Giangrande passerà il Natale a casa. Lo annuncia la figlia
Pubblicato da tdy22 in novembre 29, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/11/29/il-brigadiere-giangrande-passera-il-natale-a-casa-lo-annuncia-la-figlia/
La testimonianza di Giangrande, Preiti non è un pazzo, era lucido
Ma cosa si aspetta Giangrande dai giudici che dovranno processare Preiti? “Mi aspetto che venga punito in base ai capi d’imputazione e sia riconosciuto colpevole perché matto non è. Era molto lucido quando ha parlato con me. So che hanno già tentato di farlo passare per folle, ma la richiesta è stata respinta dal tribunale”. Preiti non è quindi il pazzo di cui si era parlato nei primi momenti dopo il tragico attentato, ma, secondo Giangrande, era un uomo lucido e consapevole del gesto che stava compiendo.
Segue il ricordo di quel drammatico giorno: “Mi sono trovato al posto giusto nel momento sbagliato. Se questo soggetto passava il blocco in un attimo di distrazione dei miei colleghi, era una strage. Con Preiti prima che sparasse ci ho parlato. Mi ha chiesto di passare lo sbarramento. Gli ho detto che era impossibile e ha scaricato tutto il caricatore su di me e i colleghi vicini”. Ci sono stati altri quattro feriti, tra cui un altro carabiniere, per fortuna nessun morto. Ora però Giangrande guarda avanti: a Natale tornerà a casa e non vede l’ora. “Ci stiamo preparando a fare il panettone in casa. Sono molto felice.”
Pubblicato da tdy22 in settembre 15, 2013
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“Voglio tornare a correre”: parla Giangrande, il carabiniere ferito
E’ un combattente il brigadiere dell’Arma Giuseppe Giangrande, ferito da Preiti il giorno della sparatoria all’esterno di Palazzo Chigi, mentre i nuovi ministri prestavano giuramento. Ricoverato da venti giorni in un istituto di riabilitazione a Montecatone, sulle colline imolesi, è riuscito a conquistare il diritto di tornare a sedersi su una sedia e poter tornare a guardare la gente negli occhi e, soprattutto, il suo futuro. Ma anche quello che sta accadendo attorno a lui: ecco allora l’importanza di avere tra le mani un telecomando “perché debbo seguire tutto, debbo tenermi informato” e quella quotidiana domanda alla figlia Martina: “Mi controlli la posta su facebook?”. Perchè saluti, incoraggiamenti e messaggi, tutti per lui, corrono in rete. Ma non solo, la ragazza si preoccupa anche delle lettere: “Rispondo a tutte le lettere che hanno un mittente, a una a una. Ma non c’è verso: più io rispondo e più loro scrivono”. E poi ci sono i regali, consegnati a mano alla stessa Martina e che finiscono nella stanza del padre. Tra i tanti, uno in particolare ha riscaldato il cuore di quello che ormai è considerato un eroe: una maglietta arrivata dal fratello Pietro con stampata la sua foto e sotto la scritta “Corro anche per te”: un capo cehe ha fatto dichiarare al brigadiere, sportivo da sempre: “Voglio tornare a correre, spero proprio di farcela”. Quello di cui non riesce a parlare è invece quanto è accaduto quella maledetta mattina, anche se al fratello ha chiesto più volte informazioni sul processo a Preiti. “Gli abbiamo spiegato -racconta Pietro Giangrande- che è un faccenda lunga, che per arrivare al processo ci vuole tempo, più tempo di quanto lui dal letto d’ospedale possa aver pensato”. Intanto le sue giornate, durante le quali ha sempre qualche attenzione per i medici e le infermiere che si prendono cura di lui, si dividono in due: la mattina è per la dura terapia a cui si sta dedicando, e che offre i suoi frutti, il pomeriggio per le visite, in primis la figlia Martina, poi tutti gli altri, in particolar modo i colleghi del Battaglione Toscana, che non l’hanno lasciato solo un momento. Poi ci sono gli incontri con le autorità, il comandante dell’Arma Gallitelli, il presidente del Consiglio Letta, il presidente della Regione Emilia Romagna Errani. “Sapesse come si prepara con cura” racconta la figlia al Mesaggero. Ogni volta lui che le dice: “Voglio farmi vedere pronto anche da loro”. E così questi brevi colloqui durano qualche minuto in più del previsto, il brigadiere diventa sempre più forte e riesce a compiere qualche minimo movimento. Con il sogno, sempre, di riprendersi quella vita che conosceva, perchè a restare con i piedi per terra è la figlia, che dalla psaratoria si dedica esclusivamente a lui. “Sono piccoli passi, la strada è lunga”. Una cosa è certa: quel “piccolo esercito molto sgarruppato” non è solo, come testimonia la rete.
Pubblicato da tdy22 in giugno 2, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/02/voglio-tornare-a-correre-parla-giangrande-il-carabiniere-ferito/
“Non credo che potrò perdonare” così la figlia del cc ferito.
“Non credo potrò perdonare Luigi Preiti. Adesso devo pensare”. Lo ha detto tra le lacrime Martina Giangrande, la figlia del carabiniere ferito nella sparatoria davanti a Palazzo Chigi. “Ringrazio – ha aggiunto – l’Arma, come i rappresentanti delle istituzioni che mio padre stava con orgoglio vigilando e proteggendo”. La ragazza, intervistata al Policlinico Umberto I, ha poi ricordato che “proprio oggi sono tre mesi che mia madre è mancata. Sono fiera di mio padre che ha dedicato tutta la sua vita alle istituzioni. Grazie a tutte le istituzioni che mi hanno trattata come una figlia, grazie a chi mi ha trasmesso umanità. Mi ha toccato molto la sensibilità della signora Boldrini, la presidentessa della Camera, che vorrei incontrare nuovamente. Ora dovrò rimodulare la mia vita, come ho già fatto, ho lasciato il lavoro. Mi dedicherò a questa famiglia al momento sgangherata”, ha poi concluso.
Pubblicato da tdy22 in aprile 29, 2013
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La famiglia si stringe intorno a Giangrande
Giuseppe Giangrande, il carabiniere ferito gravemente ieri davanti a Palazzo Chigi, “resta sedato, intubato e ventilato meccanicamente” mentre nel suo bollettino medico si parla di moderato ottimismo. Amalia Allocca, direttore sanitario del policlinico Umberto I, non fa però previsioni sulla futura mobilità del militare, sottolineando che “per ora la condizione neurologica non è valutabile”. Giangrande, in questo periodo,stava cercando di riprendersi dal lutto della moglie, avvenuto appena due 2 mesi fa. L’uomo non resta comunque solo, tutta la famiglia gli si è stretta attorno e con lui si trova la figlia 23enne, Martina, arrivata nella capitale dopo aver appreso la notizia. I giornalisti non paghi del bollettino medico, “freddo e impersonale” e che non fa scoop, hanno approfittato della presenza del fratello Pietro per farsi rilasciare ulteriori dichiarazione, in cerca di dettagli che rendano più “saporite” le notizie. “Mio fratello ha trascorso la notte tranquillamente, ha riconosciuto la figlia, l’ha vista. Ha mosso le palpebre. Ha cercato di parlare, ha tentato di rassicurarla come a dire ‘vai a casa nulla è accaduto”, racconta Pietro Giangrande prima di aggiungere: “Ha riconosciuto la figlia Martina e ha mosso le spalle. In nottata ha respirato da solo”. Un altro velo squarciato, quello che c’è di più sacro, la vicinanza di un padre ed una figlia, gettato sotto gli occhi di tuttti. La ragazza, che lo zio Ciro definisce forte, è ora circondata dall’affetto dei familiari e dai colleghi del padre e, secondo quanto dicono i parenti, ha ssorbito bene il colpo. E’ giusto intervistare i parenti, voler sapere ogni dettaglio della vita di Giangrande? Se ha riconosciuto la figlia, se ha mosso le spalle, se ha cercato di parlare? E’ giusto puntare l’ “obiettivo” sulla figlia, su una ragazza di 23 anni che ancora deve elaborare il lutto della madre e che si trova a dover affrontare un nuovo dramma? Ma a volte anche quest’intrusione sembra non bastare, la vita che si trasforma in un reality passa anche per i social network e per una frase postata tempo fa dal carabiniere nel suo profilo Facebook: “A volte la vita ti riserva delle brutte sorprese che ti fanno pensare a tante cose, l’importante è non abbattersi e ricominciare tutto da capo”. Deve ripartire da questo punto Giangrande, dalla sua famiglia, dalla sua stessa vita… non dalle troppe parole. Non è importante sapere che fosse una brava persona, un buon padre, uno stimato professionista. E’ stato la vittima innocente di una crisi nazionale di cui non ha colpa. Una crisi che ha spezzato tante vite ma questa volta, per fortuna, non ce l’ha fatta. Per questo va rispettato, la sua famiglia con lui, senza dover ogni volta per forza buttar giù una porta per osservarli nella loro intimità.
Pubblicato da tdy22 in aprile 29, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/29/la-famiglia-si-stringe-intorno-a-giangrande/
Morire a 13 anni travolti da un tir!
Una ragazzina di soli 13 anni, Martina Bonavera, è morta dopo essere stata investita questa mattina non lontano da casa a Giamosa, alle porte di Belluno. La giovane, studentessa di terza media, stava attraversando la statale del Grappa per raggiungere la fermata dell’autobus che l’avrebbe portata a scuola a Belluno quando è stata travolta da un furgone diretto verso Feltre. La tragedia si è consumata in uno dei punti più pericolosi dalla strada, già oggetto di denunce da parte di cittadini e amministratori.
Pubblicato da tdy22 in marzo 9, 2013
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Poesie e racconti: i colori della fantasia
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