Per avere l’autorizzazione a suonare nella splendida cornice dell’Arena di Verona, gli artisti dovranno presentare il progetto di palco, luci e immagini. A deciderlo la Soprintendenza veronese, che ha fissato limiti ben precisi: nessuna autorizzazione senza aver prima preso “visione delle caratteristiche tecniche delle soluzioni scenografiche che si prevede di utilizzare in ciascuno degli eventi programmati, ai fini della necessaria verifica e approvazione”. Ma il rischio a cui si va incontro è che, posti di fronte a simili richieste, siano proprio gli artisti a cambiare idea e optare per altre città, come spiega anche il sindaco di Verona Flavio Tosi: “i concerti con gli artisti vengono programmati con un anno di anticipo. Come faccio io a dire loro ‘se non mi fai vedere il progetto del palco non ti do l’autorizzazione?'”. I limiti che sono stati comunicati via lettera lo scorso 3 ottobre dal Soprintendente per i Beni Archeologici di Veneto, Vincenzo Tinè, al Comune e alla Fondazione Arena si basano sul piano estetico e sembra che l’idea tragga origine dai concerti di Ligabue, apparso dell’Arena sei volte dal 16 al 23 settembre. In quelle occasioni, stando alla Soprintendenza, il palco era “palesemente in contrasto con le caratteristiche di decoro e con le esigenze di fruizione monumentale dell’edificio”. In un altro passaggio del testo si legge anche che l’incremento dei concerti all’Arena ne condiziona “la piena leggibilità”. Frase contro la quale punta il dito il sindaco: “Come se chi viene a vedere i concerti vuole avere la leggibilità dell’Arena”. Niente più autorizzazioni preventive ai concerti organizzati da 2Arena Extra”, la società della Fondazione Arena che si occupa degli eventi extra-lirici, dunque. E questo perchè, rimarca la Sopritendenza, “non esiste alcuna regolamentazione” in merito alla valutazione dell’impatto delle strutture sceniche e che “non viene esercitato da parte del Comune alcun ruolo autorizzativo nella predisposizione degli allestimenti”. A Tosi non resta altro che sfoderare le armi, perchè, come lui stesso dice, “Questa burocrazia deve cambiare”.