La nuova bufera interna al M5S: polemiche sul ruolo di Casaleggio

grillo-casaleggio-tuttacronacaAria di tempesta all’interno del Movimento 5 Stelle, come dimostra un velenoso carteggio via mail tra diversi grillini e Claudio Messora, responsabile della Comunicazione del Movimento a Palazzo Madama. Il nuovo melodramma sembra essere la premessa e una nuova scissione, ma quello che ci si aspetta è riuscire a “evitare che il Movimento si trasformi nell’ennesima esperienza autoritaria”, dice un senatore. E a un’inviato de La Stampa dice: “Legga. Ci vogliono trasformare in un partito come gli altri. Anzi, peggio”.  Motivo del contendere, la “piattaforma web” che dovrebbe raccogliere le proposte di legge immaginate dai cittadini, definita dallo stesso Messora “poco più di un forum, un mezzo da perfezionare, comunque il primo passo verso una rivoluzione”. Ma c’è chi gli fa notare che in questo modo Casaleggio parcellizza la partecipazione degli elettori e controlla direttamente gli interventi sul blog. Rapida la risposta: “Le persone di cui voi senatori portate la voce sono (come in ogni partito) i comparabili ai tesserati. La democrazia diretta la fai con chi decide di partecipare attivamente”. La discussione, cartacea e vocale che si è svolta in un bar di Roma è accesa. Andrea Malaguti così la racconta:

 Una risposta che scatena la bufera. «Questa è l’idea di democrazia diretta a cui pensano Grillo, Casaleggio e il loro caporale sul campo a spese degli italiani», si lamenta il senatore, mostrando la mail della collega XXX che recita. «Quanti sono gli attivisti certificati? Circa 400.000. Quanto sono gli elettori M5S? Circa 9 milioni. Quanti sono i cittadini interessati dalle leggi proposte e approvate? Oltre 60 milioni». Siamo un Movimento orizzontale o verticale? Immediata la risposta di Messora («XXX ti rendi conto che i dati sugli attivisti certificati risiedono sui server della Casaleggio? Se non usi la piattaforma integrata come credi che una vostra proposta possa trovare legittimazione?») che scatena l’ironia di un altro dissidente. «XXX rassegnati, anche tu non emani la luce». Non è solo la piattaforma ad alimentare il disagio. Anche la scelta di mandare in streaming solo una parte delle riunioni dei cittadini-senatori non convince la minoranza dissidente. «La diretta è Comunicazione, impatta sull’immagine complessiva del Movimento, dunque ricade sotto la giurisdizione non dell’assemblea, ma di Grillo /Casaleggio. Qui rappresentati da me», scrive Messora. Così una senatrice, apparentemente in preda all’angoscia di chi è convinto che la notte durerà per sempre, si ribella. «ALT!!! Leggo cose inaccettabili. GIURISDIZIONE? Claudio sei sicuro di conoscere il significato dei termini che usi? Se sì, mi giunge nuova la notizia di avere una giurisdizione da parte di Grillo (Casaleggio?) o di chiunque su quello che facciamo». E quel Casaleggio tra parentesi è l’emblema del collasso imminente. Inevitabili anche le accuse sul denaro. Un dissidente si sfoga: «Claudio, del tuo trattamento economico e del tuo comportamento parleremo con Casaleggio, complice di tutto ciò», Complice. E un altro: «Ne parleremo anche con gli attivisti, che già si sono accorti delle ingenti spese del gruppo per il tuo alloggio, oltre che della tua diaria e del tuo compenso fuori dal codice di comportamento». Messora non ci sta. Attacca. «Io non ho nulla che non sia trasparente (allega il link con la busta paga), gli attivisti invece si sono accorti dei 1800 euro in un mese e mezzo per abbigliamento e lavanderia e dei 1950 euro di abbigliamento e spese per la campagna elettorale». Siamo agli stracci. C’è chi interviene in difesa del Capo della Comunicazione. E del Guru milanese. «YYY per me stai delirando. Il nostro problema è Messora? Per carità, torniamo in noi».

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Gaffe made M5S: la senatrice e il dittatore cileno “Pino Chet”

sara-paglini-tuttacronacaIeri Emanuela Corda, alla Camera, aveva parlato della strage di Nassiriya sottolineando il fatto che anche il kamikaze era stato “vittima dell’attentato”. Oggi ha presentato le sue scuse, sotto lo sguardo vigile di Alessandro Di Battista, sempre nell’emiciclo di Montecitorio. Problema risolto quindi. Almeno così sembrava. Solo che, ancora prima delle parole della Corda è arrivato il post della sua collega Sara Paglini che le consigliava di scusarsi. In Facebook si leggeva, tra le altre cose, “Per favore, non giustifichiamo tutto, altrimenti mi verrebbe da pensare che qualcuno un giorno si potrebbe anche dire che le stragi naziste, i morti in Siberia, i regimi violenti come quello di Pino Chet , o i colonnelli in Argentina o Pol Pot in Cambogia”. A leggere con attenzione, quel “Pino Chet” non poteva certo passare inosservato, e tanto meno come un errore di battitura. E il popolo di internet non ha mancato di far notare la colossale gaffe di voler sostituire ad Augusto il nome Pino abbreviando in Chet il cognome Pinochet. In seguito, la grillina ha provveduto a modificare il post cancellando l’errore, ma il passaparola era già partito.
pino-chet-tuttacronacaIn seguito, cercando a sua volta di rimediare allo strappo e attaccando i media, ha voluto raccontare una sua esperienza personale: “Chissà se metteranno così in luce anche questo i giornalai, (Corriere in testa) … e chi in rete cerca di deridere (badate bene, non me… ma ) il Movimento. Avevo circa 12 anni , erano i primi anni 70, quando nella mia città arrivò un giovane uomo di nome Francisco, veniva dal Cile, da Santiago del Cile per la precisione, con se portava la moglie e tre bambini piccolissimi. Era fuggito dalla sua terra, dove si era opposto al regime di Pinochet. Aveva nelle braccia, nelle gambe e in tutto il corpo, i segni delle torture. Noi, come famiglia, li accogliemmo per un periodo, pur non conoscendoli, cercando di dar loro un minimo di supporto , soprattutto affettivo, visto che anche i genitori di Francisco, stavano subendo la stessa sorte laggiù. Ci raccontavano di quello che subivano le persone che si ribellavano al sistema dittatoriale , degli amici dispersi e uccisi, delle donne disperate e violentate. Loro erano riusciti a fuggire, e a trovare conforto, ma nello stesso tempo soffrivano per chi non si era salvato. Francisco era magrissimo e sofferente, si riprese dopo mesi . Un caso come tanti purtroppo in Cile, ma chi ha avuto modo di ascoltare con le proprie orecchie storie terribili come quelle, meglio capisce di cosa è capace l’animo umano. E scusate ancora se ho scritto nel post di prima Pino Chet, anzichè Pinochet.”

Corda: “Non ho elogiato il kamikaze di Nassiriya, ma mi scuso”

corda-nassiriya-tuttacronacaIeri, alla Camera, la deputata del Movimento 5 Stelle Emanuela Corda aveva parlato della strage di Nassiriya mettendo in risalto il fatto che anche uno dei Kamikaze fu “una vittima”. La Corda ne aveva parlato anche come di un marocchino, confondendolo con il suo reclutatore arrestato in Spagna nel 2006. Ora la grillina è tornata sul suo intervento e ha spiegato: “Non ho fatto l’elogio del kamikaze ma, al contrario, ho denunciato l’orribile ideologia che, sfruttando la disperazione e l’ignoranza, lo ha portato a trasformarsi in una bomba umana”. Ha quindi aggiunto: “Se le mie parole hanno soltanto minimamente offeso i familiari delle vittime di Nassiriya chiedo scusa a loro perché questo non era in modo alcuno mia intenzione”. La deputata dell’M5S ha infatti precisato che “insieme agli altri miei colleghi in commissione Difesa, sappiamo distinguere molto bene chi, come i nostri militari, ha assolto fino al supremo sacrificio al proprio dovere e chi, invece, dal governo e dal Parlamento ha la responsabilità di aver portato l’Italia in Iraq in una guerra illegittima e crudele che ha amplificato le sofferenze di quel popolo”.

La strage di Nassiriya: la grillina che “commemora” il kamikaze

caduti_nassiriya-tuttacronacaRicorre il 10° anniversario della strage di Nassiriya oggi e in Aula ha preso la parola la grillina Emanuela Corda che ha voluto ricordare che “a nostro parere, non fu uno scontro tra buoni e cattivi, non fu un attacco di militari che fecero strage di civili inermi. Da una parte e dall’altra, infatti, vi erano delle vittime, e i responsabili politici e morali, i mandanti di quella strage non sono mai stati puniti.” Secondo la deputata, anche il kamikaze che causò la morte di 27 persone dovrebbe venir ricordato: “Tutti noi ricordiamo commossi i 19 italiani deceduti in quell’attacco kamikaze, e oggi siamo vicini ai loro familiari; a volte ricordiamo anche i 9 iracheni che lavoravano nella base italiana, ma non troppo spesso. Nessuno ricorda però il giovane marocchino che si suicidò per portare a compimento quella strage: quando si parla di lui, se ne parla solo come di un assassino, e non anche come di una vittima, perché anch’egli fu vittima oltre che carnefice! Un’ideologia criminale lo aveva convinto che quella strage fosse un gesto eroico, e lo aveva mandato a morire, e non è escluso che quel giovane, come tanti kamikaze islamici, fosse spinto dalla fame e dalla speranza che quel suo sacrificio sarebbe servito per far vivere meglio i suoi familiari, che spesso vengono risarciti per il sacrificio del loro caro.” Nonostante le proteste in aula, la deputata prosegue: “E se i nostri militari furono vittime, non furono solo vittime dell’ideologia terroristica, ma anche della politica occidentale: la politica dei nostri Governi, che spedirono e continuano a spedire i nostri ragazzi sui fronti di guerra, raccontando loro che è eroico occupare i territori di altri popoli col pretesto che si sta portando la pace, quando invece si fomentano talvolta le ideologie terroristiche, e tutti i drammi che ne conseguono.” Corda decide quindi di fare un esempio, portando alla memoria quando accaduto con Colin Powell: “Vorremmo ricordare la provetta agitata da Colin Powell al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che avrebbe dimostrato al mondo la presenza di armi di sterminio di massa, che in verità non vennero mai trovate. Lo stesso Colin Powell solo Pag. 122recentemente, purtroppo, ha detto di essere stato lui stesso raggirato da quella colossale truffa, che portò all’occupazione dell’Iraq.L’esistenza di quella truffa, di quella menzogna che ha portato al massacro di decine di migliaia di persone, sembra non sia servita di lezione ai Governi europei, che hanno continuato a credere alle balle organizzate a tavolino per scatenare nuovi ed atroci conflitti. La Libia – lo ha dichiarato ieri il Ministro Bonino è completamente fuori controllo, per esempio; l’Afghanistan ogni giorno è un calvario per gli afgani e per le truppe di occupazione.” Il kamikaze che la deputata 5 Stelle ha voluto ricordare era Abul Qasem Abu al-Leil, che guidò l’autocisterna forzando, ad alta velocità, l’entrata della base Maestrale, presidiata dai carabinieri italiani del MSU (Unità specializzata multinazionale), nella città di Nassiriya (Iraq). Con lui, a bordo, c’era un altro terrorista. I due fecero esplodere una bomba il cui peso fu stimato tra i 150 e i 300 chilogrammi.

La strage di Nassiriya, 10 anni dopo

nassiriya-tuttacronaca12 novembre 2013: nell’Iraq meridionale, a Nassiriya, un camion bomba esplode alle 10.45 locali, le 8.45 in Italia, dentro il recinto di una delle basi del contingente italiano, provocando la morte di 27 persone: 17 militari e 2 civili italiani, 9 civili iracheni. Oggi, a distanza di 10 anni, il premier Enrico Letta ha scritto su Twitter: “Oggi la memoria tragica di Nassiriya. Il pensiero per le famiglie dei 19 italiani e 9 iracheni che perirono. La vicinanza alle forze armate”. Quel tragico giorno, un camion aveva forzato il posto di blocco all’entrata, proseguendo la sua corsa sino alla palazzina di tre piani che ospitava il dipartimento logistico italiano e provocando una sparatoria. Dietro il mezzo, un’auto imbottita di esplosivo e guidata da un kamikaze. Nell’esplosione, rimasero feriti altri venti italiani, tra militari e civili.

In un messaggio inviato al ministro della Difesa Mario Mauro, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrive: “Rivolgo il mio deferente omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita adempiendo con onore al proprio dovere, al servizio dell’Italia e della comunità internazionale. Nel 10° anniversario della strage di Nassiriya, che oggi ricorre, un commosso pensiero va, in particolare, ai 19 italiani tragicamente caduti in quell’efferato, gravissimo attentato ed agli iracheni che con essi perirono, vittime di una stessa inaccettabile e vile barbarie”. E prosegue: “I militari ed i civili che, anche a rischio della vita, operano nelle aree di crisi, in tante travagliate regioni del mondo sono l’espressione di un paese che crede nella necessità di uno sforzo comune per la sicurezza e la stabilità”.

Il ministro della Difesa, intervenendo a una trasmissione radio ha poi affermato: “Quel 12 novembre 2003, capimmo nel modo tragico che sappiamo che le nostre coscienze dovevano fare i conti con una nuova stagione della storia, quella legata al terrorismo internazionale, al terrorismo fondamentalista. Ora, a dieci anni di distanza, abbiamo forse addirittura piu’ ragioni per riflettere e interrogarci; sul senso del sacrificio dei nostri militari e dei tanti civili coinvolti”. E aggiunto: “La giornata di oggi è dedicata a tutte le vittime cadute in operazioni di pace, e abbiamo istituito la medaglia della riconoscenza per non dimenticare i caduti ma anche per comprendere fino in fondo le ragioni e gli scopi di chi si è sacrificato”.

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