Il video inedito dei Nirvana… The man who sold the world!

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Chi l’avrebbe mai potuto immaginare che ci potessero essere ancora video inediti dei Nirvana? Eppure più di 20 anni fa, nel concerto dei Nirvana a Los Angeles il 30 dicembre del 1993, quello che si tenne pochi mesi prima del suicidio di Kurt Cobain, c’era anche  il regista di documentari Dave Markey che ha ripreso l’evento e solo distanza di decenni ha deciso di caricarlo su YouTube scrivendo “Vent’anni fa ero sul palco con Kurt Cobain a filmare l’ultimo concerto che avrei visto della band”  e poi nel commento del video aggiunge “Un gruppo con cui ho lavorato e seguito in tour. Una band che tutto il mondo adora. Sono felice di aver documentato questo show come quelli di quando ancora non erano famosi prima del 1991”. Nel video completo i Nirvana si esibiscono in “Jesus don’t want me for a sunbeam”, “The man who sold the world” e “All apologies”.

Un regalo per tutti i fans della band!

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L’intervista rivelazione di Kurt Cobain… e il mito continua

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Uno degli aforismi più famosi di Kurt Cobain era proprio “non sono gay, ma vorrei esserlo solo per il desiderio di far in******e gli omofobici” e ora a distanza di 19 anni dalla sua morte è stata ritrovata l’intervista con Jon Savage che il cantante rilasciò alla PBS nel luglio del 1993.

Kurt racconta prima delle sue amicizie femminili. “Ho pensato che forse era la soluzione ai miei problemi. Anche se non ho mai sperimentato [un rapporto gay] ho avuto un amico gay e mia madre mi ha impedito di continuare a vederlo perché… beh, è omofobica. E’ stato davvero devastante perché finalmente avevo trovato un amico che potevo abbracciare e a cui ero davvero affezionato. Parlavamo di un sacco di cose… Non ho più potuto vederlo”.

Nell’intervista appena ritrovata, Kurt parla di come si sentisse più vicino alle ragazze per via delle discriminazioni a i pregiudizi a cui venivano sottoposte. Un sessismo che, dice Kurt, ritrovò anche in alcune icone del rock, come i Pink Floyd e gli Aerosmith: “Anche se mi piacciono molte delle loro melodie, mi ci sono voluti anni per rendermi conto che molto aveva a che fare con il sessismo, come cantavano tutto il tempo del loro c***o e di fare sesso”.

Kurt è anche famoso per esser sempre stato solidale con la comunità LGBT, Patty Schemel, in un intervista al magazine Out un anno fa, ha detto: “Quando Kurt è arrivato, attraverso la sua e il modo in cui si esprimeva ha sostanzialmente decretato : ‘ciò che strano è bello’. Disse che essere gay era forte e questo ha migliorato le cose per noi”.

In un’altra intervista a The Advocate, del 1993 il cantante raccontava nuovamente del periodo dell’adolescenza: “Tutte le ragazze avevano tagli di capelli orrendi e non ne trovavo attraente nessuna. Così ho pensato di provare ad essere gay per un po’ ma sono più sessualmente attratto dalle donne. Però sono felice di aver trovato alcuni amici gay, mi hanno salvato dal diventare un monaco o qualcosa del genere”.

Lo studente che invita Kurt Cobain e i Nirvana a girare un video…

-kurt-cobain-invito-tuttacronacaLa Sub Pop Record, casa discografica dei Nirvana, band simbolo degli anni 90 e che cessò la produzione musicale nel 1994, dopo il suicidio del leader del gruppo Kurt Cobain, ha ricevuto una mail che non ha esitato a rendere nota. A inviarla uno studente dell”Istituto Politecnico della Virginia, noto come Virginia Tech. Il giovane ha ricevuto dal direttivo l’incarico di contattare le celebrità al fine di raccogliere brevi clip di buon augurio per proiettarle in occasione della festa di benvenuto delle matricole 2013. “È possibile far partecipare al nostro evento anche i Nirvana? Qui li amiamo molto, sarebbe un’ottima occasione di rilancio, per loro”. Il video, spiega lo studente, può essere “anche realizzato con un Iphone andrebbe benissimo”. Ma non basta, nella missiva si riferisce al cantante con il pronome “her”, di genere femminile. Una volta che la missiva è stata pubblicata sul sito della casa discografica, dopo aver cancellato il nome del mittente, ed è subito diventata bersaglio di scherno da parte dei fans della band.

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Ciao Kurt… 19 anni dopo!

Mi piace infiltrarmi nell’ingranaggio di un sistema fingendo di farne parte e poi lentamente far marcire tutto l’impero da dentro.

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Non c’è frase migliore per spiegare il fenomeno Cobain, ma se forse Kurt può avere una frase, che se pur limitante lo rappresenta, non c’è aforisma o parola per spiegare la rivoluzione che i Nirvana hanno operato. Artefice del grunge, figlio del rock, nipote stretto del punk rock e fratello dell’heavy metal che si incontra, e a volte si scontra, con l’hardcore punk e l’hard rock. Il grunge che supera il garage rock, che si ibrida, si contamina fino a diventare unico… un suono che è una città, che è quella Seattle di metà anni ’80, di quei camicioni di flanella, i capelli lunghi e i jeans strappati… è quel sapore tipico della birra dello stato di Washington, che le veniva dall’acqua prelevata dai pozzi artesiani. Quella stessa birra che ha segnato la cultura pop, che si era impressa sul paracadute attaccato al suo dragster. Quella città smeraldo, che si ghiaccia d’inverno, dove c’è un senso di sospeso, di mistico… di quelle note che vibrano e poi lentamente si trasformano per seguire il dolore dell’anima, quelle note che ti conoscono nel profondo, che sanno sviscerare la tua inadeguatezza a vivere… Kurt Cobain che travalica i confini di quello Stato sconosciuto a gran parte degli europei, di quella città che non è New York o Los Angeles… che non è neppure la ribelle San Francisco, che non è Chicago o Detroit… è la città in cui una piccola etichetta indipendente,  la Sub Pop di Jonathan Poneman e Bruce Pavitt, scova il nuovo fenomeno musicale e produce i primi dischi di band come Mad Season, Green River o Mudhoney. E poi arriva il 1991 e nulla sarà più lo stesso. Il mondo capisce immediatamente che i Nirvana stanno a Seattle come i Beatles stanno a Liverpool… che quella sonorità viene generata da quel “freddo” dell’anima che si rispecchia nelle montagne che circondano la città, che quei due album cambieranno per sempre la storia della musica a livello mondiale. E’ il 1991 è Ten dei Pearl Jam e Smells Like Teen Spirit dei Nirvana. E’ il 1991 quando alcuni stati proclamano la loro indipendenza all’Unione Sovietica, è l’anno della Guerra del Golfo che, almeno a parole volge al suo termine. Quel secondo Vietnam, celato da vittorie che hanno il sapore di sconfitte… è l’anno in cui Kurt Cobain urla in un microfono il suo disagio e quell’urlo diventa la voce di milioni di adolescenti… come me! Quell’urlo che ti spacca l’anima e ti tira fuori il dolore e la rabbia che hai dentro, che ti fa sentire forte nel tuo essere vulnerabile, quell’inadeguatezza che diventa unicità…

A 19 anni dalla tua morte… GRAZIE KURT per avermi regalato l’URLO!

Gli schiavi nati nel proprio mondo…

…che non si domandano nulla, inconsapevoli dell’approvazione, da parte della propria generazione, di un atteggiamento alla “è così che va il mondo”, derubati di una cultura della penna, nati in una penna che perde l’inchiostro, ma che si ricarica con la razzia dei beni effimeri e la preghiera per il superfluo attraverso la fede dettata dai signori feudali. “Prendere o lasciare”, “mangia questa minestra o salta dalla finestra”, “ti ho messo al mondo e dal mondo posso toglierti”, “sarò io a giudicare”. Nessun istinto di fuga, solo un gran trascinarsi gli uni sugli altri dentro una sovrappopolata cisterna, stesi nell’attesa di mangiare più di quel che occorre, e desiderosi di averne di più perché non si sa mai se risuccederà. Procreare, mangiare, aspettare, lamentarsi, pregare.

From “Diaries” by Kurt Cobain
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