Manca pochissimo ormai all’apertura delle Olimpiadi di Sochi 2014 e quello che appare evidente è che diverse multinazionali non sanno bene come muoversi nei confronti delle politiche anti-gay messe in atto dal presidente della Federazione russa. La grande domanda sembra essere: con o contro Putin. L’ultimo passo falso è quello della Coca Cola che, forse per seguire la linea della censura imposta da Putin, ha messo in atto una strategia che ha portato il noto marchio ad inimicarsi la lobby gay. Da un po’ di tempo, la Coca Cola ha reso possibile personalizzare le lattine con un nome, una parola o un aggettivo. Il procedimento è semplice: si va sul sito, si gita il termine e si attende che arrivi l’etichetta. Ma quando alcuni utenti hanno provato a digitare la parola “gay”, sul monitor è apparsa la scritta “Oops, facciamo finta che non ha digitato questa parola”. Un vera e propria censura. Lo stesso non avviene con altre parole, fra cui “straight”, eterosessuale in inglese. In questo caso, parola accettata. Ovviamente la comunità omosessuale si è indignata e l’applicazione al momento è stata rimossa dal sito. Ma la Coca Cola parla di “errore tecnico”, di una “svista”, non legando l’episodio alla sua partecipazione come sponsor a Sochi 2014 e alla “paura” di urtare la “sensibilità” di Putin. L’azienda ha comunque scelto di scusarsi con i propri consumatori: “Siamo consapevoli che la promozione Share A Coke che è in atto in Sud Africa, ha generato un risultato non intenzionale. Ci scusiamo per qualsiasi offesa causata” ha scritto in un comunicato ufficiale, precisando: “In Sud Africa, la versione digitale del “Condividere una Coca-Cola” ha posto una limitazione alla personalizzazione dei nomi. Stiamo lavorando per rimuovere il problema nel sistema digitale”. “Come uno dei marchi del mondo più inclusivi, stimiamo e celebriamo la diversità” si legge ancora sul sito. “Siamo da tempo grandi sostenitori della comunità LGBT e sosteniamo l’uguaglianza e la diversità attraverso le nostre politiche e azioni. Ancora una volta ci scusiamo per qualsiasi offesa che questa cosa può aver provocato”.
E’ colpa del caramello che viene usato come colorante nella nota bevanda analcolica a contenere un determinato livello di un agente cancerogeno. Il problema era già sollevato e il produttore si era detto pronto a sostituire e cambiare la formula della bevanda. Questo succedeva. Lo scorso marzo PepsiCo Inc.e Coca-Cola Co. avevano detto che avrebbero modificato le loro formule a livello nazionale, dopo che la California aveva approvato una legge secondo cui le bevande contenenti un certo livello di agenti cancerogeni dovessero avere un’etichetta di avviso contro il cancro. Sembrerebbe però che quando la legge è stata approvata i cambiamenti sono stati effettuati per bevande vendute solo in California.
La sostanza al centro della polemica è il il 4-methylimidazole, o 4-Mel, che si può formare durante il processo di cottura e, come risultato, può essere trovato in tracce in molti cibi. Secondo i test effettuati dal Centro per la salute ambientale i prodotti di Coca Cola non sono più risultati positivi all’elemento, mentre quelli di Pepsi venduti al di fuori della California risultano ancora positivi. Ora è prevista una nuova data di scadenza: a febbraio 2014 tutte le bevande Pepsi, vendute negli Usa, avranno cambiato la formula e quindi non avranno più caramello cancerogeno. Ma nel resto del Mondo? Non c’è una data! Ma la Pepsi si difende ancora una volta e spiega che la California ha aggiunto questa sostanza senza basarsi su studi certi che possano collegare il cancro umano all’assunzione del 4-Mel.
Nel dubbio però meglio astenersi!