“L’Italia cade a pezzi”: così Franco Gabrielli

gabrielli_tuttacronacaE’ intervenuto questa mattina al Festival dell’acqua, a L’Aquila, Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile. Nel capoluogo abruzzese messo in ginocchio dal terremoto del 9 aprile 2009, ha esordito ricordando quel tragico evento e la situazione che la città sta vivendo, con il centro storico ancora “zona rossa”, lo stato d’emergenza permanente e l’attenzione sempre distolta dal capitolo ricostruzione: “Per me tornare a L’Aquila è una soddisfazione da un lato ma di anche di dolore per l’altro finché questa città non sarà tornata non dico all’antico splendore ma almeno alla lucentezza che le spetta. Per me è sempre una ferita aperta: questo territorio deve necessariamente ripartire.” Ma dell'”emergenza nazionale” che rappresenta la città abruzzese ha parlato anche il sottosegretario alle Infrastrutture Erasmo D’Angelis, che ha annunciato lo stanziamento nella prossima legge di stabilità di incentivi per aziende e territorio. Ma un’altra emergenza da affrontare, come ricordano anche i recenti accadimenti in Puglia, dove il maltempo ha provocato danni, stando alla conta provvisoria, di 50 milioni di euro per la sola Ginosa. Gabrielli ha infatti parlato anche del dissesto idrologico: “L’Italia cade a pezzi”. E proprio per questo nessuno, sia tra la Protezione civile che tra i cittadini, deve abbassare la guardia. “Io continuo a sostenere che un maturo sistema di protezione civile è un sistema nel quale i cittadini sono i principali attori. Non possono essere i cittadini sempre gli utilizzatori finali di un’attività messa in capo ad altri. I cittadini sono i beneficiari ma gli attori primi di un sistema di protezione civile. Quindi l’ informazione, la formazione, la consapevolezza sono alla base di un sistema nel quale non vi è un consumatore di sicurezza ma tutti noi siamo operatori di sicurezza.” L’Italia è un territorio che deve ripartire, ma non trova l’indispensabile sostegno dello Stato, troppo impegnato a occuparsi dell’economia di mercato per guardare a rischi ambientali che provocano morti umane. Come la tragedia del Vajont ha insegnato.

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  1. Il Premier ricorda la tragedia del Vajont: mai più cittadini di serie A e B | tuttacronaca

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